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ARTE - interrogazione

ARTE ETRUSCA
Gli etruschi si stanziarono nel Lazio e in Toscana, confinavano con la Magna Grecia. Svilupparono la civiltà
villanoviana con le città-stato. La loro massima autorità era il lucumone, si organizzarono in federazioni, fino
ad arrivare a 12 città federali.

Gli archi e le volte:

L’arco a tutto sesto scarica


sui piedritti il peso. È
formato da conci e quello
che sta esattamente in
mezzo è detto concio di
chiave o chiave d’arco. Il
raggio dell’arco è detto
freccia e la parte su cui
poggia tutto l’arco è detto
imposta (una per lato, si
intende). La centina è la
struttura mobile in legno
che serve per appoggiarsi
mentre lo si costruisce. Ci
sono anche altri due tipi di
arco: l’arco a sesto acuto e
l’arco a tutto tondo. Volta a
botte con un soffitto curvilineo, volta a crociera formata dall’intersezione di due volte a botte a pianta
quadrata.

Le tombe:

- Tomba a tholos: (VII-VI a.C.) con una copertura a falsa cupola (ricoperta di terra formava una
piccola collina) e accesso tramite un lungo corridoio (dromos)  disposte anche in necropoli
(struttura regolare con strade fuori dalle mura cittadine).
- Tomba a camera ipogeica: scavata sotto terra, nella roccia o nel tufo, accesso tramite un dromos in
pendenza o una scala. L’arredo poteva variare e talvolta veniva scolpito nella roccia.
- Tomba a dado: ha una forma squadrata, la camera sepolcrale si trova nella roccia scavata o
costruita  nelle necropoli organizzate ortogonalmente.
- Tomba a tumulo: poteva contenere anche più tombe a camera, dall’esterno si vedeva un
monticello di terra e sottostante c’era la struttura scavata nella roccia o costruita nella pietra.
- Tomba ad edicola: è edificata in pietra e ha un tetto a doppio spiovente  simile a un tempietto
I templi:

Arrivano a noi solo tramite le descrizioni di Vitruvio,


i modellini trovati nelle tombe e le fondamenta. Il
tempio veniva costruito su un podio di pietra e il
resto veniva fatto con mattoni di terracotta e legno.
Le gradinate si trovavano solo davanti. Il pronao era
aperto e aveva le colonne (come nel tempio
prostilo). Ordine tuscanico (la regione era la
Tuscia): colonne doriche ma con la base. Dal
pronao si ha accesso a tre celle per tre divinità,
quest’usanza passerà poi ai romani con la triade
capitolina (Giove, Giunone e Minerva). Le
decorazioni erano in terracotta e componevano
l’acroterio (vertice e angoli del frontone nei templi
antichi) e la cornice.

Frontone del Tempio A di Pirgi (Roma), frammento centrale, 460


a.C. ca.

Decorazione ispirato all’antica Grecia  Atena assiste alla


battaglia fra Tebani e Argivi, Tideo morde il capo a Melanippo. È
in terracotta che è un materiale plastico che consente di creare
composizioni più complesse. Questa decorazione supera i modelli
greci. I volti dei guerrieri si ispirano allo stile tardoantico.

Apollo di Veio, fine del VI secolo a.C., terracotta in origine policroma, h


181cm, Roma, Museo Nazionale etrusco di Villa Giulia

Vulca, a cui si devono alcune statue acroteriali  tempio di Portonaccio. Fatto


in terracotta (fittile) cava all’interno, è una statua mutila. Una statua di Apollo
con le braccia in avanti, Eracle sta per rubare la cerva dalle corna d’oro ad
Artemide. Apollo viene raffigurato con un appoggio anche se non è una copia.
È in movimento con un sorriso arcaico e trecce lunghe e compatte. È vestito al
contrario dei kuroi greci. Il vestito serve infatti ad indicare la classe sociale. Si
vedono vene e tendini nelle sue gambe (il che non succedeva in Grecia). La
terracotta dà maggiore libertà nella ponderazione. Questo tipo di arte è molto
più realistica e ha una forte influenza su quella romana.

Sarcofago degli sposi, da Cerveteri (Roma), 520 a.C.


ca., terracotta dipinta, 141 x 220 cm, Roma, Museo
nazionale etrusco di Villa Giulia

Nel IV secolo a.C. nasce il ritratto in ambito


funerario. L’altro sarcofago degli sposi è conservato
a Parigi. È composto da due parti assemblate. Non
contiene i corpi ma le ceneri (cinerari). Questo stile
si rifà a quello ionico arcaico (le donne in Etruria
partecipano attivamente ai convivi). Sono
rappresentati durante un banchetto semisdraiati
Vengono descritti i volti, i busti e i gesti mentre le
gambe sono prive di volume. Il braccio destro
dell’uomo si appoggia sulla spalla sinistra della moglie. La donna faceva un gesto di conversazione o aveva
una boccetta di, probabilmente, profumo in mano e stava per versare il contenuto nella mano del coniuge. I
volti sono simili e stilizzati, venivano fatti con uno stampo

Chimera, da Arezzo, 380 a.C. ca., bronzo, h 80 cm, Firenze, Museo


archeologico nazionale

È in posizione d’attacco, sul collo della capra c’è del sangue, non è
in rame ma in rilievo in bronzo. Originariamente faceva parte di un
gruppo che comprendeva anche Bellerofonte (l’eroe che l’uccise) e
il suo cavallo alato pegaso. La tensione del corpo riprende lo stile
magnogreco. È in bronzo con la tecnica della fusione a cera persa.
Sulla zampa destra c’è un’incisione che dice “al dio Tinia
(corrispondente romano di Plutone)”. Il serpente morde la capra
(figura incongrua)  la coda venne trovata chiusa in sé stessa e
venne rifatta nel 1500. Fu ritrovato durante il rinascimento
facendo degli scavi commissionati dai Medici (prima infatti faceva
parte della collezione del duca) attorno alle mura di Arezzo. È una
statua cesellata (cesello: attrezzo per la lavorazione del bronzo).
Denti e occhi del leone sono andati persi.

Urna degli sposi, Museo Guarnacci, II secolo a.C., in


terracotta

Sono anziani e abbracciati. L’uomo fa un gesto di scongiura


che è arrivato fino ai nostri giorni. I volti sono resi con un
panneggio.

Sarcofago dell’obeso
È raffigurato un membro dell’aristocrazia e di una patra. È benestante, da questa statua si capisce quanto
diventa importante la raffigurazione realistica

Testa di generale, da San Giovanni Lipioni (Chieti), III secolo a.C., bronzo,
h 28cm, Parigi, Bibliothèque nationale

Faceva parte di una statua completa, sono presenti gli occhi e ciglia e
sopracciglia sono molto dettagliate. Era un capo militare dei sanniti ed è
una statua votiva che si rifà allo stile greco. I capelli sono aderenti al
cranio e segue i modelli classici. Ha un’espressione energica data
mediante l’aggrottarsi delle sopracciglia. È un’immagine decisa di
comandante, ha una barba cortissima che è ricavata da una puntinatura
a imitazione delle statue di marmo.

Statua di Aule Meteli detta l’Arringatore, da Cortona (Arezzo), fine del II-inizio
del I secolo a.C., bronzo, h 179 cm, Firenze, Museo archeologico nazionale

Questo nome è inciso sulla statua in caratteri etruschi. È un avvocato


(arringatore, colui che dice le arringhe). Indossa la toga praetexta (color
porpora). È composta da parti assemblate con particolari in rame. Compie il
gesto della parola ossia l’ad locutio. Probabilmente è da datare prima della
guerra sociale (91 - 89). I capelli sono aderenti al cranio e le ciocche sono
disposte regolarmente. Ci sono anche profonde rughe ai lati della bocca e sulla
fronte per indicare l’età.

La pittura tombale:

Fu molto usata in ambito funerario che infatti garantì la conservazione degli affreschi. Questa si sviluppò tra
il VII e il II secolo a.C. Grazie a questi affreschi possiamo osservare le varie conquiste della pittura ellenica
contemporanea. Soprattutto dalla seconda metà del VI secolo a.C. a Tarquinia, la ricchezza consentì la
nascita di una committenza privata molto ampia. Queste persone vollero sontuose dimore funebri
interamente affrescate. Questi affreschi illustrano l’ideologia aristocratica con frammenti di vita quotidiana
parecchio ellenizzata (scene di convivi, di caccia e di atleti  adesione agli ideali greci)

Tomba del guerriero, ritorno del guerriero, particolare, Nola (Napoli),


330-320 a.C., affresco, Napoli, Museo archeologico nazionale

Dal IV secolo a.C. a Tarquinia e Vulci si diffusero l’uso del chiaroscuro e i


primi ritratti individuali (novità dalla Magna Grecia). A Paestum
(Poseidonia) le aristocrazie italiche apule e sannitiche iniziano a decorare
le tombe con scene di vita del defunto. In questo particolare affresco è raffigurato un soldato di ritorno
dalla guerra con altri compagni. Questo indica quanto la componente bellica fosse importante in questa
civiltà.

Tomba François a Vulci (Viterbo, Lazio), IV secolo a.C., Vel Saties con un
servitore, parete destra dell’atrio

Fu scoperta nel 1857 da Alessandro François. Risale alla fine del IV secolo
a.C. Gli affreschi sono di carattere mitologico e storico. Questa tomba
venne ideata dal proprietario Vel Saties. Si tratta di una tomba a camera
ipogeica nella roccia. È ispirata a una casa aristocratica etrusca, è composta
da un grande ambiente dalla forma di una T rovesciata da cui si arrivava a 6
camere minori e alla camera principale (per i proprietari). La camera a T
rovesciata era divisa in due sezioni: il braccio orizzontale o atrio costituiva
l’anticamera e il braccio verticale o tablino la camera principale. Gli
affreschi sono accompagnati da didascalie per riconoscere i soggetti. Il
significato ideologico di ciascuno è ancora discusso. Nell’atrio-anticamera ci
sono sei gruppi di figure: ai lati della porta Anfiarao con Sisifo e Aiace Oileo
con Cassandra; all’accesso di una camera ci sono Vel Saties con altre due
figure e Nestore con Fènice. Vel Saties è vestito di porpora e d’oro (come
trionfatore)  sta per compiere un auspicio osservando il volo di un picchio che il suo servitore sta per
lasciare. Di fronte all’ingresso c’è una scena mitologica (Edipo Etèocle contro Polinice) e una storica
(l’etrusco Camitlnas vince sul romano Gneo Tarquinio). Nel Tablino si trovano i due affreschi più complessi.
Nel primo (mito greco) si vede il sacrificio dei prigionieri troiani fatto da Achille sulla tomba di Patroclo alla
presenza della divinità etrusca Vanth/ Carunh. Il secondo (storia etrusca) illustra la battaglia tra vulcenti e
romani con in vulcenti e i loro alleati vincitori. Si riconosce Macstarna (Servio Tullio).

ARTE ROMANA
Capitolium a Roma

Capitolium è eretto sul campidoglio, fu voluto da


Tarquinio Prisco e fu concluso nel 509 a.C. Aveva anche
decorazioni in terracotta create da Vulca di Veio. Era
dedicato anticamente a Giove Ottimo Massimo e in
seguito alla triade capitolina (giove, giunone e minerva).
Aveva infatti tre celle e un pronao aperto. Non si sa che
aspetto avesse originariamente e si conosce solo la
ricostruzione del I secolo. Le colonne sono in marmo,
proseguivano anche sui lati lunghi, e gli intercolùmni
sono ampi. Ogni città romana aveva il suo Capitolium.

Tempio di Portunus a Roma, Foro Boario, inizio I secolo


a.C.

Tra il IV e il III secolo a. C. si trovò un compromesso tra


tempio greco ed etrusco: il tempio perittero sine
postico, con un colonnato su tre lati; rispettava la
concezione frontale dell’ordine tuscanico con un solo
ingresso e il tempio era eretto su un alto podio.
Accettava anche il prolungamento del colonnato sui lati lunghi (greco). I capitelli erano gnomici,
caratteristica etrusca. Non c’erano colonne sul retro e la cella era singola. Questo è detto tempio
pseudoperittero in quanto le colonne ci sono solo nel pronao e quelle sulle pareti sono dette semicolonne,
niente deambulatorio. Era dedicato ad un’antica divinità laziale e venne restaurato nel 80 a.C.; è un tempio
tetrastilo su un alto podio e viene usato eccezionalmente l’ordine ionico.

Tempio di Ercole vincitore a Roma, Foro Boario,


seconda metà del II secolo a.C.

Dedicato (poco dopo il 142 a.C.) ad Ercole o a Vesta


anche se, essendoci una pianta a tholos che era per
eroi, è più probabile fosse ad Ercole. Ha una copertura
a cono come nel megaron a micene. Fu costruito in
marmo greco e fu adottato l’ordine corinzio; la
peristasi (colonnato intorno alla cella del tempio
perittero) esterna.

Maison Carrée a Nimes (Francia), fine del I secolo a.C.

Nel II secolo a.C. l’uso dell’ordine corinzio nella peristasi


esterna si affermò. In età augustea la resa della parte
vegetale del capitello divenne più morbida e naturale.
L’antica Nemausus in Provenza fu costruita tra il 19 e il
16 a.C. Con un pronao corinzio la decorazione vegetale si
estendeva anche al fregio della trabeazione. Chiaroscuri
grazie alle foglie di acanto e alle volute  caratteristiche
del capitello corinzio romano. Ha un accesso anteriore, il
pronao è largo ed è uno pseudoperittero.

Pantheon a Roma, 118 – 125 d.C.

C’è un’area delimitata da portici intorno al Pantheon,


sul fregio si trova la scritta che ci dice che è stato
voluto da Agrippa. Il primo pantheon era stato fatto
sotto committenza di Augusto. Mecenate si occupava
dei rapporti con gli artisti insieme ad Agrippa. Viene
ricostruito nel 117 da Adriano dopo un incendio;
unisce i due modelli (pianta rettangolare e a tholos). Il
pronao corinzio è a 8 colonne con un frontone
triangolare e una cella a pianta circolare. Ha uno
spazio perfetto: 43.3 m di diametro. Simboleggia il
cosmo. Guardando verso il cielo si vede la luce grazie ad un foro di 9 metri che rende più fragile la volta. Sta
in piedi perché tutte le pareti sono costruite con materiali sempre più leggeri salendo. Nel ‘900/ ‘800 si usa
il cemento (opus coementicium) unito alla pietra pomice che è molto leggera e di origine vulcanica. È
composto da 5 file di 28 cassettoni via via sempre più piccoli che creano un effetto prospettico. 28 è il
simbolo della perfezione (somma dei suoi divisori) e giorni del mese lunare. Questi cassettoni sono decorati
anche in oro. I pavimenti riprendono il tema del cerchio (cielo) e del quadrato (terra). Nelle pareti si aprono
delle nicchie a base rettangolare e semicircolare. Ora il pantheon è una chiesa che custodisce la tomba di
raffaello e dei re d’italia. Nel 1600 Urbano VIII fece sciogliere la lastra d’oro e le lastre di bronzo per far
costruire il baldacchino di San Pietro del Bernini (quod fecerunt barbari fecerunt barberini). I cassettoni
uniti alle nicchie creano dei meravigliosi giochi di luce  vengono ripresi anche nell’arte moderna (Turrel =
villa panza – varese  l’idea è quella di far diventare il fuori parte integrante dell’opera).

Togato Barberini, I secolo a.C., Museo della centrale Montemartini,


Roma

Si afferma il culto delle imagines, che sono delle maschere funerarie


del morto, erano un calco e potevano essere indossate dai giovani per
ricordare gli antenati e far capire la loro classe sociale. Polibio ci dà
delle indicazioni su questo culto e questa statua è molto vicina alla sua
descrizione (…). Non si sa chi rappresenti, la figura indossa una toga e
ha in mano due imagines dei suoi antenati. Segue l’esempio del ritratto
di Lisippo.

Ritratto di Gaio Giulio Cesare, I secolo a.C., marmo, Napoli, Museo


archeologico nazionale

Ha un accenno di rughe e un’espressione seria e sicura di sé (severitas


= serietà). Il pathos è attenuato, i capelli sono incollati alla testa (segno
di vanità- era calvo). Occhi attenti, bocca chiusa indicano autocontrollo
e determinazione.

Statua di Augusto con capo velato, fine del I secolo a.C., marmo, h 217 cm,
Roma, Museo nazionale romano

In tutte le statue o i ritratti che gli vengono fatti non invecchia mai. È
rappresentato come pontifex maximus. Il braccio in avanti regge una capsa che
è un contenitore del mestiere e serve per contenere libri o incensi. È detta
anche capite velato, venne trovata in via Labicana a Roma. Augusto indossa
una toga ed è impegnato in un atto pubblico (rito religioso). Questa statua
indica la devozione di Augusto nei confronti degli dèi.

Statua loricata di Augusto, dalla Villa di Livia a Prima Porta a Roma, dopo il
27 a.C., marmo, h 204 cm, Città del Vaticano, Musei vaticani

Ha una corazza di cuoio, venne trovato a Prima Porta. Ha una lancia in


mano come il Doriforo. Fa il gesto dell’ad locutio con la mano destra
mentre fa un discorso ai suoi soldati. Ai piedi dell’imperatore è presente
un piccolo Eros che è un porta fortuna. Augusto diceva di discendere
direttamente da Enea dalla famiglia di Venere. Sulla corazza si racconta
l’episodio della restituzione delle insegne, che crasso aveva perso, ai
romani da parte dei parti (segno di grande potenza militare).

Statua del Divo Augusto, da Ercolano, Napoli, Museo archeologico, 48-49


d.C., bronzo, h 250 cm

Apoteosi dell’imperatore dopo la sua morte = viene divinizzato. È un nudo


eroico, non è presente né una veste né una corazza  come nel modello
greco. Nella mano sinistra tiene le saette di Zeus e nella mano destra la
lancia (come nel doriforo).

Statua equestre di Marco Aurelio, dopo il 173 d.C., bronzo dorato, h 535 cm
Roma, Musei Capitolini

Sta passando in rassegna l’esercito. Non è stata fusa dai cristiani perché
credevano rappresentasse Costantino. Indossa una tunica e un mantello
pesante da campagna (costume militare da viaggio). Dopo una vittoria sui
germani o sui sarmati. La barba è formata da lunghi boccoli spartiti al
centro. È in bronzo dorato. Siede su una gualdrappa tipica delle popolazioni
nomadi e poi anche della cavalleria romana.

Altare/ Ara di Domizio Enobarbo


Rilievo storico in realtà un piedistallo

Struttura con due rilievi completamente


diversi, uno è storico e raffigura un ‘attività
romana, mentre l’altro lato una scena ispirata
al mondo mitologico greco.

La parte sinistra e la parte destra hanno un


altare centrale con il dio Marte con la cotta
(indumento liturgico bianco - come augusto
nella scultura di prima porta). Nella parte
destra c’è una scena di sacrificio chiamato suovetaurilia (sacrificio di un suino un caprino e un toro). Alla
sinistra vengono raffigurati dei magistrati seduti perché il sacrificio veniva fatto durante l’iscrizione dei
cittadini nelle liste militari. Viene raccontato un episodio di vita reale romana. Domizio enobarbo = censore,
si fa riferimento alla sua devozione verso il dio Marte. Lo stile è plebeo. Stile sintetico ma molto attento a
raccontare, di tipo narrativo attraverso gesti ed oggetti. I volti sono realistici, è importante rendere vivo il
racconto. il sacrificio viene accompagnato da persone con dei rami di palma.

L’altro lato di questo altare viene appresentato un ambiente mitico  corteo nuziale di nettuno e di
anfitrite. Meraedi e tritoni, anche lo stile cambia, il rilievo è molto basso e poi ci sono dei particolari che
emergono. Vengono accentuate dalle curve delle code e viene descritto il panneggio. Soggetto greco 
stile aulico.

Ara Pacis Augustae, 13 – 9 a.C. marmo, 10 x 11 m,


Roma, Museo dell’Ara Pacis

L’ara pacis, il suo museo dall’architetto Meier (nel


campo marzio c’era anche un grande obelisco che
segnava le ore e proiettava la sua ombra al centro
dell’ara per la nascita di augusto) a sostituzione di
quello del 1938. Venne costruito dal 13 a.C., in piena
età augustea. Perché augusto ritorna da Gallia e
spagna e ha consolidato il suo potere. Viene decretata
la sua vittoria e la fine delle guerre civili. Si trovava
vicino al Tevere di natura alluvionale. Nei secoli successivi la zona non era più accessibile perché il Tevere
aveva accumulato strati di limo e si erano perse le tracce di questo monumento  stava vicino alla via
flaminia. Gli scavi e la ricostruzione per opera di mussolini nel 1937 1938 (perché ricorrono i 2000 anni dalla
nascita di augusto) viene dato l’incarico a morturgo. Originariamente era colorata per sottolineare le varie
scene. Costituita da due recinti e due ingressi, la decorazione interna il marmo è scolpito per riprodurre una
staccionata di legno come i romani erano soliti costruire. Decorazione a meandri, lesene con capitelli
corinzi. Decorazione con i bucrani, le ghirlande e le patere (piatti per i sacrifici). Tema del sacrificio. Sulla
parte esterne ci sono rilievi storici / mitologici per celebrare augusto anche se voluto dal senato. Nel 9 a. C
inaugurazione. Per volontà di augusto vengono rappresentati anche quelli della sua famiglia
Augusto accompagnato dai consoli + sacerdoti flamini (come privati, hanno il bastone dell’augure e un
copricapo con una antenna) + littori (fasci littori e scure) + agrippa con capo velato + giulia + Tiberio +
germanico (anche i bambini vengono rappresentati). Scena della processione, lo scultore è attento a
rappresentare lo spazio (rilievo basso + rilievo accentuato). Resa fisiognomica e trascrizione realistica dei
singoli caratteri. Nel registro inferiore dal mondo ellenistico  elementi naturali girali. Dettagli differenti 
cigni, serpente con i pulcini, lucertole. I due ingressi servono a celebrare anche Roma e lo stato romano.
Raffigurazione della dea terra (lato orientale esterno del recinto) con due figli (opulenta) circondata dai
frutti toro e pecore + personificazione del vento di mare e della brezza terrestre  glorificazione del regno
di augusto con pace e prosperità. Dalla parte opposta glorifica augusto e la sua famiglia  enea che compie
un sacrificio (lato occidentale esterno del recinto) agli dei penati (augusto ed enea: uomini pii) per ricordare
quello che augusto stava facendo scrivere a Virgilio  mos maiorum

Il lupercale: a Marte che trova la lupa nella grotta che allatta Romolo e remo (accanto all’ingresso
posteriore)

Dea Roma come una figura femminile con un elmo turrito seduta su un cumolo di armi (in pace)  uno dei
temi politici su cui augusto insiste

Il teatro segue i modelli greci, mentre l’anfiteatro deve


soddisfare esigenze specifiche per i combattimenti dei
gladiatori. Il teatro veniva usato per spettacoli teatrali
tradizionali e il pantomimo, che è una danza di soggetto
mitologico. La cavea (gradinata per gli spettatori) non
veniva appoggiata su pendii naturali, ma veniva edificata
usando grandi costruzioni coperte da volte di pietra e
poteva quindi essere collocato con estrema libertà
all’interno della città. Per quanto rigurda il frontescena
(struttura architettonica a due o più piani coperta da una
tettoia) era in pietra, scandito da nicchie colonne su due o tre piani. Conservava anche statue. Il muro del
frontescena toglieva la visuale agli spettatori che non godevano di aperture sul panorama. Il più antico
teatro romano è quello voluto da Pompeo nel 55 a.C., anche se l’idea di questo tipo di teatro era già stata
elaborata nel II secolo a.C. con il teatro di Pompei. Anche l’odeion prende spunto da un tipo greco, un
teatro di piccole dimensioni coperto dove si tenevano pubbliche letture di poesia.

L’anfiteatro veniva utilizzato per i giochi gladiatori.


Originariamente questi giochi venivano fatti nelle
piazze dei fori, ma dalla fine del II secolo si sentì la
necessità di costruire edifici appositi. I primi vennero
costruiti a Pozzuoli, Capua e Pompei, mentre a Roma
si continuarono ad utilizzare le piazze fino all’età
augustea dato che il senato era contrario. Questi
edifici erano fatti per consentire una migliore visione
dei giochi quindi era necessaria una grande arena
con un’ampia gradinata. Venne adottata la pianta
ellittica (forma di un’ellisse) con una cavea come nei teatri.
L’anfiteatro Flavio o Colosseo, detto così per la statua colossale del dio Sole che si trovava appena fuori
dall’arena. Viene costruito dal 70 d.C. con Vespasiano dove prima c’era la domus aurea di Nerone, venne
inaugurato nell’ 80 da Tito e completato da Domiziano. L’esterno era in travertino (roccia sedimentaria
calcarea), la cavea era divisa in 4 livelli (i primi tre erano ad arcate con semicolonne doriche al pian terreno,
ioniche al primo piano e corinzie al secondo; nel quarto livello erano presenti finestre fra lesene (pilastri
verticali che sporgono) corinzie). Sulla cornice superiore c’erano dei sostegni del velario mobile, per
proteggere l’interno dal sole. L’arena era coperta da un tavolato ligneo e separata dalla cavea per mezzo di
un podio. Sotto questo tavolato c’erano le strutture di servizio sotterranee. La cavea era divisa in tre fasce e
al suo interno c’era un complesso sistema di gallerie, scalinate e vomitoria (ingressi alle gradinate) che
servivano per regolare l’accesso del pubblico.

Il circo sostituisce l’ippodromo greco, a Roma le gare sui


carri divennero molto popolari e quindi ci volle maggiore
attenzione alle esigenze del pubblico. Aveva una
struttura ellittica: la pista (arena) era divisa
longitudinalmente da un muretto (spina) con statue e
fontane. Alle estremità della spina c’erano le metae
(colonnette). Innovazione rispetto ai greci sono stati i
carceres che erano i cancelli da cui partivano i carri. Le
gradinate erano costruite.

Nello stadio venivano fatte le gare di corsa a piedi.


Struttura dotata di una cavea. In Piazza Navona originariamente ce n’era uno.

Manufatti in oro, piatto rituale raffinato. Fibule con rappresentazioni di animali e l’uso dello smalto
all’interno del castone d’oro  uccelli rapaci.
La colonna Traiana
La colonna traiana a Roma: all’inizio del viale dei fori imperiali. Si
trova in posizione isolata una grande colonna onoraria, costruita per
celebrare l’imperatore e le sue imprese. Colonna di grandi
dimensioni. Struttura a dado su cui poggia. Il fusto della colonna su
una struttura a toro (base attica) tutto scolpito. 43 metri circa. Per
costruire questa colonna fu sbancata una collina alta come questa.
In alto c’è la statua di san Pietro, in origine c’era una statua bronzea
dorata di Traiano. Accanto, a destra e a sinistra, c’erano due
biblioteche una con testi (rotuli) in lingua latina e una con testi in
lingua greca. Quando un visitatore entrava in una delle biblioteche
poteva vedere perfettamente quello che era raffigurato sulla
colonna (in alto). Colonna coclide: colonna con una scala interna
che sale, si avvolge all’esterno un nastro con una struttura a spirale.
Ci sono vari rilievi. apollo d’oro di damasco: idea della colonna è di
fare una graphic novel che racconti le due campagne contro i daci
(101, 106) come se fosse un’unica storia. Venne costruita nel 113
d.C.; l’idea del nastro dà l’usanza delle pitture trionfali. Per
raccontare le varie fasi della campagna i romani utilizzavano queste
pitture  grandi teli su cui rappresentavano in modo semplice le
fasi delle campagne. L’idea di Apollo doro è quella di riportare sulla
colonna l’idea della pittura trionfale. Ci vollero sicuramente molti artisti. Le parti che la compongono sono
detti rocchi; in marmo dalle cave toscane per mare. C’è un bassorilievo narrativo molto particolareggiato.
Vengono raccontate anche tutte le vicende di contorno.  trasporti di materiali per il Danubio. Per dividere
i rilievi ci sono dei bordi superiori e inferiori. Era colorata, c’era un bordo nero e poi spade, corazze… erano
colorate. C’è la costruzione di un ponte, un’insegna materiale (come un totem). Costruzione di una città 
quando prendevano un territorio dovevano affidarlo ai coloni così che lo potessero coltivare. Quando si
vede un personaggio circondato da altri è l’imperatore traiano  vestito da soldato e circondato dai suoi
centurioni  gesto dell’ad locutio, sta spiegando ai soldati come fare in battaglia. I panneggi sono definiti
come i volti. In alto si arriva al culmine, maggiore pathos, Decebalo (re dei daci) sta per essere catturato, ma
in realtà Decebalo per non essere portato in catene a Roma si suicida, sta per tagliarsi la gola. I barbari sono
vestiti in modo differente e a differenza dei romani. La colonna traiana è stata tutta studiata da uno storico
dell’arte che si chiama salvatore settis che ha pubblicato un libro. Sono stati fatti dei calchi di queste scene.
È una narrazione anche di materia storica. La parte bassa, il dado, era una camera mortuaria che conteneva
le ceneri dell’imperatore, la sua tomba lo ricorda soprattutto come soldato e grande comandante (primus
inter pares): non è più alto o più bello, vestito allo stesso modo dei suoi centurioni  vince anche per
questo motivo.

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