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STORIA DELL'ARCHITETTURA E DELLA CITTÀ I

(prof. S. Piazza – 8 cfu)


13-03-2018
2.0 I Greci
La storia dell’architettura greca è imprescindibile per la comprensione e lo sviluppo della cultura occidentale.
La più grande sfortuna per i Greci fu quella di essere stati conquistati dai Romani, venendo letteralmente spazzati via.
I Romani vennero considerati, dai Greci, la fine della loro indipendenza
In realtà, questa fine tragica corrisponde anche alla FORTUNA DEL MONDO GRECO, perché fu il modo di esportare la loro
cultura nel resto del mondo allora conosciuto.
I Romani, infatti, si innamorarono, letteralmente, dei Greci e della loro cultura, adottandone persino le divinità e i
costumi (diventando essi stessi greci).
La più grande sfortuna dei Greci, quindi, divenne la loro più grande fortuna, perché non fecero la stessa fine degli altri
popoli conquistati.
La storia dell’architettura greca può essere studiata o in quanto tale o in funzione della cultura romana (che è l’aspetto
che ci interessa).

L’architettura greca si basa sul SISTEMA TRILITICO (o PESANTE), formato da due piedritti che sostengono un
orizzontamento.
Il ritrovamento più antico che abbiamo di questa tecnica è Stonehenge, insieme a tutti gli altri sistemi megalitici.
Il tempio, ad esempio, è un sistema trilitico intelligente, che sfrutta al massimo la capacità di resistenza a compressione.
I Greci non furono gli inventori del sistema trilitico (prima di loro bisogna menzionare gli Egizi, gli Ittiti e le
popolazioni latine) ma viene loro riconosciuto il merito di essere stati i più intelligenti nell’usufruire del sistema più
conosciuto al mondo, mettendolo a frutto nel migliore dei modi.
I Greci, quindi, non inventano nulla a differenza dei Romani che si spingeranno oltre nella sperimentazione di nuovi
criteri costruttivi.

2.1 La colonizzazione greca


I contatti del mondo greco con il Mediterraneo centro-occidentale sono attestati sin dall’età preistorica.
La vocazione marittima e la ricerca di materie prime spinsero le popolazioni dell’Egeo a creare e a
intrattenere una rete intensa di relazioni commerciali in tutto il bacino del Mediterraneo, partendo dalla
penisola ellenica, fino ad arrivare ai più lontani insediamenti in altre terre del bacino del Mediterraneo.

Questo fenomeno viene generalmente distinto in due fasi storiche cronologicamente distanti:

• La, cosiddetta, PRIMA COLONIZZAZIONE, causata dall'invasione dei Dori intorno al IX secolo a.C.,
avvenuta durante la fase matura dell’età micenea e di cui non abbiamo testimonianze dirette a causa
della scomparsa delle fonti scritte nella cosiddetta età pre-arcaica o medioevo ellenico.

• La SECONDA COLONIZZAZIONE, collocabile tra l’VIII e il VI sec a.C., causata, oltre che da fenomeni
di tipo economico e commerciale, dalle conseguenze delle lotte politiche tra le πόλεις, che portavano
spesso la fazione sconfitta a trovare salvezza nell’esilio verso luoghi sconosciuti e lontani situati in
tutto il Mediterraneo.

In questo periodo (a partire, cioè, dalla metà dell’VIII secolo) furono colonizzate l'Italia meridionale e
insulare, nacque Roma e un terzo incomodo si aggirava per le coste del Mediterraneo: i Fenici, che
avevano il monopolio del circuito navale e occupavano la parte occidentale della penisola.

Dopo le tre Guerre Puniche, i Romani, che vinceranno contro Cartagine, la più potente colonia fenicia,
conquisteranno tutti i territori fenici e greci in Italia.

Le nuove colonie greche si caratterizzavano per il forte legame con la madrepatria: erano a tutti gli effetti
delle città greche, nei costumi, nell'organizzazione, nell'urbanistica e nella lingua (il capitello arcaico
dorico era uguale sia ad Atene che a Siracusa). Ogni colonia greca conservava una notevole autonomia
culturale. Anche quando le colonie greche venivano assoggettate da altre popolazioni, tendevano a
mantenere una propria autonomia culturale e politica nei confronti dei dominatori, continuando ad
intrattenere rapporti di tipo commerciale e culturale con la madrepatria. I siciliani greci, quindi, non
avevano nulla a che vedere con i Sicani, gli Elimi e i Siculi.
Il mondo greco di divide in tre fondamentali periodi che segnarono la storia del mondo occidentale:

• ETÀ ARCAICA, che comprende un periodo molto vasto, ma noi la riduciamo al VI sec a.C., ossia
quando nascono i primi templi

• ETÀ CLASSICA che è il periodo più florido della Grecia, segnato dalla prosperità delle πόλεις sotto
Pericle (V - metà IV sec a.C.)

• ETÀ ELLENISTICA caratterizzata dall’avventura politica di Alessandro Magno (il macedone) e


dalla divisione, dopo la sua morte, dell’impero in regni monarchici che verranno spazzati via da
Roma, segnando la fine dell’indipendenza greca. (IV sec a.C.)

2.2 Gli ordini architettonici


Gli ordini architettonici sono elementi costruttivi composti da elementi di sostegno verticali (COLONNA) che poggiano
su un crepidoma (ossia la piattaforma a gradoni) e da un elemento orizzontale (TRABEAZIONE)sopra cui sta il frontone.

N.B.: Ogni tipo di colonna porta con sé un tipo preciso di trabeazione; sono due cose inscindibili.

I più famosi ordini architettonici sono tre: l'ordine dorico, l'ordine ionico e quello corinzio; altri meno conosciuti sono
l'ordine tuscanico (variante italica di quello dorico) e l'ordine composito (creato per mescolanza di elementi dell'ordine
corinzio e di quello ionico).

La COLONNA si suddivide in:


• FUSTO, ossia il corpo principale della colonna che, per essere definito tale deve
avere due caratteristiche principali:
- Una rastremazione, ossia una riduzione progressiva dello spessore della colonna,
che nasce, secondo i critici, dall’assottigliarsi degli alberi.
- Un’entasi, cioè un leggero rigonfiamento del fusto della colonna in
corrispondenza del terzo medio inferiore.
Essa tende a trasporre nella pietra l’elasticità di un corpo sottoposto a pressione.
È molto accentuata nei templi di età arcaica, mentre in quelli di epoca successiva
va, a mano a mano♥, riducendosi, diventando, in alcuni casi, quasi invisibile.
Il fusto greco è scanalato (esigenza di tipo estetico), e viene
realizzato da diversi blocchi in pietra, detti conci, assemblati
successivamente in loco e poi levigati.
La scanalatura del fusto dorico è a spigolo vivo, caratteristica messa
da parte nel mondo romano, perché troppo camurriuso.
Nell’ordine ionico e corinzio in vece non si tocca, rimane un listello.
• CAPITELLO, cioè l'elemento superiore della colonna, composto da:
- abaco, l’elemento in cui viene assestata la trabeazione che nel tempio
dorico è a base quadrata
- echino, costituisce l’elemento di raccordo tra il punto di posa della
trabeazione e la sezione terminale della colonna (nell’ordine dorico è a
tronco di cono)

La TRABEAZIONE è composta da:


• ARCHITRAVE, detto anche epistilio, è l’elemento orizzontale che si appoggia
sopra agli elementi portanti
• FREGIO, caratterizzato, nell’ordine dorico, dall’alternanza di metope (spazio
per rappresentazioni figurative) e triglifi (elementi lapidei verticali con due
scanalature a V e tre fasce, mentre gli ordini ionico e corinzio hanno dei fregi a
decorazione continua.
• CORNICE, che culmina nel timpano triangolare.

Nell’ordine dorico, in età arcaica (VI sec), i capitelli sono tutti molto sporgenti rispetto al fusto della
colonna e l’echino è sporgente, molto schiacciato e curvo, mentre col passare del tempo verrà
progressivamente ridimensionato fino ad arrivare a una riduzione minima in età romana ellenistica.
L’ordine ionico è legato alla zona dell'Asia Minore: di notevole valore decorativo poiché è
connesso con un ambiente artistico sensibile.
Ha un abaco e un echino molto contratti e l’elento dominante è la doppia voluta a spirale.
L’echino è la fascia decorata da ovoli, mentre l’abaco è una fascia, decorata a lancette, che fa da
tramite tra il capitello e la trabeazione.

L’ordine corinzio, nato successivamente al Dorico e allo ionico, è ancora più snello, il capitello
presenta forme ispirate alle forme naturali viene utilizzata soprattutto nel periodo dell'ellenismo ma in
generale poco utilizzata dai Greci che molto spesso la utilizzano negli spazi interni mentre verrà
utilizzata largamente dai Romani.
È caratterizzato da due ordini di foglie d’acanto con quattro volute angolari.

L’aspetto significativo dell’architettura greca si basa su principi universalistici, ossia che è


perfettibile ma i suoi concetti base, una volta fissati non variano più.

L’architett. templare era POLICROMA: i templi erano dipinti con colori sgargianti
(anche il Politeama è caratterizzato dalla policromia)
L’architettura si manifestava anche attraverso il colore, sia nei templi che nelle statue.

2.3 Il tempio greco


Il TEMPIO greco nasce da un’idea molto diversa da quella della chiesa. Non è un luogo di riunione dei fedeli bensì la
casa della divinità ed è accessibilie solo alla classe sacerdotale.
I riti si svolgono all’esterno; per questo motivo gli architetti si concentravano nella realizzazione del’esterno mentre
quella dell’interno era trascurabile. La componente prioritaria era legata alla realizzazione dell’involucro esterno.

• Il tempio si sviluppa sempre a partire dal ναός (la CELLA), cioè la casa della divinità, che contiene il simulacro del
dio e l’accumulo delle donazioni non deperibili. Esso piò essere a cella unica o, come nel caso del Partenone a doppia
cella. (Quelle deperibili, come i sacrifici di animali, venivano effettuate all’esterno).

• A partire dal VII sec. a.C. si cominciano a concepire delle celle circondate da un portico sui 4 lati, περίστασις,
mentre il tempio viene detto PERIPTERO (che è la tipologia più diffusa), se ha due file di colonne viene detto
DIPTERO (raro).
• Poi ci sono i templi PSEUDO-PERIPTERI e PSEUDO-DIPTERI ossia templi che in realtà non hanno una peristasi
completa bensì delle colonne addossate alla cella che simulano la sequenza ritmica delle colonne.
Abbiamo un caso famoso di pseudoperìptero in Sicilia che è il Tempio di Zeus (o di Giove) ad Agrigento, il più
grande che sia mai stato realizzato, dove troviamo delle semicolonne addossate al muro.
• I templi, poi, si clssificano anche in base al numero delle colonne, quasi tutti sono esastili ed, in alcuni casi, come per
quanto riguarda il Partenone, octastili.

Classificazione per quanto riguarda la conformazione della cella:


• La cella può avere un portico nella parte anteriore, πρόναος, e uno nella parte posteriore, οπισϑόδομος.
Se la cella ha solo il pronao il tempio è detto PROSTILO, se ha pure l’opistodomo è ANFIPROSTILO.
• La cella, a volte, presenta anche dei prolungamenti dei muri longitudiali, detti ANTE.
Se il tempio le ha solo davanti è detto in antis, se le ha anche dietro è doppiamente in antis.

Quando si classifica un tempio si dice, per esempio, che è perìptero, octàstilo, anfipròstilo e doppiamente in antis.

2.4 Differenze tra età arcaica ed età classica


I due periodi si distinguono dall’introduzione nel V sec. di nuovi criteri progettuali, inesistenti nel secolo precedente,
che diverranno il punto di partenza nei secoli a venire.

• CONCERTAZIONE GEOMETRICA: prima nuova tendenza progettuale del V sec.


Nasce dalla necessità di allineare i triglifi con il numero delle colonne. L’asse della colonna corrisponde all’asse
del triglifo, in modo tale da creare un allineamento, una corrispondenza tra le parti.
• STUDIO DELLE PROPORZIONI: sullo studio delle proporzioni saranno ossessionati gli architetti del
rinascimento che li trarranno dall’unico testo romano sopravvissuto, visto come una Bibbia, ossia quello di
Vitruvio, che in realtà visse in età imperiale e non era particolarmente brillante.
I Greci avevano degli scritti sulle regole, ma vennero persi tutti
Nel De architectura Vitruvio scrive che la dimensione di ogni elemento va ponderata e commisurata in
relazione agli altri elementi.
Una proporzione è ritenuta giusta rispetto al bello, che in architettura consiste nell’equilibrio delle forme.
Nessun elemento deve prevalere sull’altro ma devono essere in equilibrio tra loro.
La forma, l’altezza e la dimensione della colonna devono essere in equilibrio con la trabeazione.
Per i Greci il bello non è soggettivo ma oggettivo.
I Bronzi di Riace sono originali greci, grecissimi, fatti dai Greci in persona e rappresentano il bello ideale,
l’ideale di atleta greco, di corpo, che per loro è universalistico.
La figura più famosa di Vitruvio è l’uomo vitruviano, ripreso da Da Vinci, in cui V. si serve della sapienza
greca travasata nel mondo romano, quindi lo disegna inscritto nelle forme del quadrato e del cerchio.
• CORREZIONI OTTICHE: studiando con attenzione i templi greci, in modo particolare il Partenone, sono
emerse delle difformità rispetto alla teoria.
La teoria dice che la colonna è un elemento perfettamente verticale.
Tutte le colonne del Partenone non sono verticali, sono fuori piombo, fuori asse, leggermente inclinate, piegate
verso l’interno. Ne abbiamo la certezza perché anche i muri della cella sono inclinati e i conci delle colonne
sono tagliati così di proposito.
Non c’è un angolo tagliato a 90°. Sono stati pensati così, non ci sono diventati col tempo.
I Greci cominciano a ragionare in un’ottica di correzione visiva, quindi partendo dalla teoria, la deformano in
modo da evitare effetti ottici strani come l’incombenza del tempio che pare che sta cadendo ‘ncapu i cristiani.
La variazione di misura non è però casuale, ma è uguale per tutte le colonne.
Si bada al COME SI VEDE rispetto al COME È REALMENTE.
Tutti gli architetti formati al mondo classico ragionano in questa maniera.
L’ultima parola deve averla l’OCCHIO.

19-03-2018
2.5 I Templi Arcaici
In molti casi, specialmente nel mondo antico, non abbiamo testimonianze scritte, quindi l’architettura costituisce la
nostra unica fonte, permettendo un riscontro immediato del modus operandi dell’epoca.
Il mondo greco può essere definito parte integrante del mondo romano, poiché ne ha condizionato enormemente
l’estetica e la filosofia.

• TEMPIO DI APOLLO A SIRACUSA (570-560 a.C.)


Si tratta di un tempio periptero, esastilo, prostilo, in antis.
Il tempio arcaico siciliano più antico è probabilmente il Tempio di Apollo a Siracusa,
risalente agli inizi VI secolo.
Nonostante la colonizzazione greca in Sicilia e Magna Grecia inizi nell’VIII secolo, tutto
ciò che precede il VI secolo non ha alcuna connotazione architettonica, ma riveste
importanza esclusivamente dal punto di vista archeologico.
Del tempio è rimasta parte della peristasi (nonostante sia parzialmente distrutto, la cella è
perfettamente identificabile, a differenza dello pseudo-tempio di Segesta).
Il capitello è tipicamente arcaico: si presenta infatti schiacciato e spanciato.
Sono inoltre fortemente accentuate le due connotazioni distintive del capitello arcaico: la
rastremazione e l’entasi.
La trabeazione appare molto imponente rispetto alle colonne, indice di come nel VI secolo
ancora l'architettura non fosse orientata sui ragionamenti proporzionali.
Altra componente distintiva dell’età arcaica è la pianta fortemente longitudinale, con una
chiara e netta prevalenza del lato lungo. Lo scopo è mettere in risalto la profondità,
attraverso la fuga prospettica.
Dalla metà del V secolo, ovvero durante l’età classica, la finalità riguarderà piuttosto il
rapporto proporzionale tra lato corto e lato lungo, arrivando alla sezione aurea, grazie alla
quale è possibile di ottenere un rettangolo equilibrato ed armonico.
Osservando la pianta è chiaro che si tratti un tempio siciliano: i templi della Madre Patria
erano infatti caratterizzati da piante perfettamente simmetriche, dunque doppiamente in
antis e anfiprostile; i templi siciliani presentano, invece, una netta prevalenza del lato
d’ingresso rispetto a quello retrostante.
L’impostazione planimetrica della facciata principale è architettonicamente accentuata grazie alla
presenza di un filare doppio di colonne, più il pronao e le ante (soluzione già più avanzata rispetto ad
altri templi contemporanei, come la Basilica di Paestum che presenta, al contrario, un filare centrale
di colonne, che, se da un lato costituisce una soluzione comoda dal punto di vista statico e
funzionale, dividendo in due la luce della cella, dall’altro non permetteva di porre la statua in
corrispondenza del fondale. La soluzione a doppio filare verrà per esempio utilizzata nel Partenone).

• BASILICA DI PAESTUM O TEMPIO DI ERA


Si tratta di un tempio in antis, anfiprostilo, ennastilo, periptero.
La Basilica di Paestum, edificata durante la seconda metà del VI secolo, presenta file di colonne
centrali e una pianta allungata. Presenta caratteristiche architettoniche molto simili al tempio di
Apollo, e, in generale, a tutti i templi arcaici: ciò testimonia un continuo ed ininterrotto scambio
di idee tra la Madre Patria e la Magna Grecia, una peculiare uniformità di lessico architettonico,
in una sincronia culturale della civiltà greca.

• TEMPIO DI ERA A OLIMPIA


Altro tempio, risalente al 600 a.C., che dimostra tale coalizione culturale è quello Di Era A
Olimpia.
Costituisce uno dei templi più antichi, databile alla fine del VII secolo, realizzato pochi decenni
prima rispetto al tempio di Siracusa: anche in questo caso il capitello è tipicamente dorico, e la
rastremazione della colonna risulta notevolmente accentuata, oltre a presentare scanalature
doriche a spigolo vivo.
Ne rimangono solo poche colonne ricostruite. Le colonne sono posizionate vicine alle pareti.

• TEMPIO G DI SELINUNTE (520 a. C.)


Il Tempio G si trova nella collina est del sito archeologico di Selinunte.
Non si conosce la titolazione del tempio, e costituisce una delle strutture più grandi mai
realizzate nel mondo greco. I templi E ed F hanno delle dimensioni consuete se confrontate
con il tempio G. Poco rimane del tempio, e ciò nonostante la cella è perfettamente
individuabile. La notevole dimensione dei conci dimostra la maestosità originale della
struttura.
Gli intercolunni, così come le sezioni delle colonne, variano in modo abbastanza casuale: ciò
testimonia il fatto che, in cantiere, non rivolgessero particolare attenzione alle misure, ma si
affidassero piuttosto ad una certa empiria esecutiva.
Durante il periodo classico, questa particolare forma di tolleranza scomparirà per lasciar spazio
a una vera e propria ossessione per la misura e l’equilibrio (solitamente le colonne arcaiche si
presentano piuttosto tozze, il tempio G di Selinunte è un esempio di colonna arcaica dalla
sezione più snella)

• TEMPIO C DI SELINUNTE
Nel museo Salinas di Palermo ritroviamo diversi esempi di metope e triglifi del Tempio C Di
Selinunte (550-540 a. C.) che, dal punto di vista figurativo, non presentano ancora l’idea di
proporzione armonica tipica del mondo classico.
Risulta infatti evidente come lo studio del corpo di Perseo (in questa particolare metopa) sia
finalizzato a mettere in evidenza la forza possente delle gambe dell’eroe, risultando totalmente
sproporzionato e disarmonico.
2.6 I Templi Classici

• TEMPIO DI ZEUS A OLIMPIA


Uno dei primi templi della Madre Patria in cui è evidente un cambiamento di tendenza, nonostante
presenti ancora retaggi arcaici, è il T. di Zeus a Olimpia,
risalente alla prima metà del V secolo.
Evidente è lo studio delle proporzioni, riguardante non soltanto
la colonna, ma soprattutto il rapporto tra piedritti e trabeazione,
risultando notevolmente più snello. Uno tra gli elementi più
innovativi è la concertazione geometrica, che si manifesta nel
posizionamento ragionato dei triglifi, in asse rispetto alle
colonne. Nell’impostazione planimetrica risulta arcaico poiché
la pianta si sviluppa nel senso della lunghezza.
Dalla seconda metà del V secolo le piante avranno rapporti tendenti alla sezione aurea.

• PARTENONE (447-432 a. C.)


Il Partenone venne realizzato sotto il governo di Pericle dagli architetti
Callicrate e Ictino. E’ un tempio dorico octastilo che presenta una peristasi
stretta, costruito sopra le macerie di un altro tempio dedicato ad Atena
Parthenos, distrutto durante le guerre persiane. Entrando nel recinto Sacro di
Atene, il Partenone appariva lateralmente e non perpendicolarmente,
permettendo una comprensione completa del volume attraverso la visione di
due fronti.
Perfettamente inscrivibile all’interno di una sezione aurea, denota lo studio
delle proporzioni, con particolare attenzione per l’impostazione complessiva
di alzati e piante, per l’allineamento dei triglifi e delle colonne e per le
correzioni ottiche, ottenute arretrando leggermente le colonne e ponendo
particolare attenzione alla variabilità di sezione della colonna in relazione al
suo fondale (le colonne che hanno il fondale libero hanno un tipo di sezione, quelle che sullo sfondo hanno la cella
ombrosa hanno un altro tipo di sezione).
La finalità di tale ricerca compositiva è l’equilibrio delle forme e l’armonia, ottenuta mettendo in relazione le misure di
uno stesso elemento e il rapporto tra l’elemento stesso e il tutto, e ricondotta all’idea che nessun elemento deve prevalere
sugli altri, restituendo, in questo modo, un’immagine visivamente equilibrata.
E’ anche uno degli edifici più significativi che bene rappresentano il tema di ibridazione degli ordini: è un tempio di ordine
dorico ma all’interno, nella stanza del tesoro posteriore alla cella, troviamo una struttura tetrastila di ordine ionico gigante.
La cella è caratterizzata dalla presenza di un circuito colonnare, sviluppato su due livelli, che inquadrava la statua
crisoelefantina di Atena, realizzata da Fidia (oggi perduta e conosciuta attraverso fonti scritte).
E’ bene ricordare che l’architettura greca era policroma. Il colore era ottenuto con uno spesso strato di intonaco riccamente
colorato e ornato; nel caso del Partenone si suppone che fosse realizzata con una velatura sul marmo pentelico (in età
arcaica la policromia era molto più accentuata, successivamente venne utilizzata per mettere in evidenza alcune parti
piuttosto che altre).

Altri tre elementi, fondamentali per la caratterizzazione dello spazio interno, sono:

•TEMPIO A THOLOS: unica struttura templare concepita in base al cerchio (un esempio è il
Tholos di Delfi del IV secolo).
Caratterizzato da cella circolare con una peristasi anulare intorno, nel mondo greco era dedicato
agli eroi, mentre nel mondo romano a Vesta, dea della patria e del focolare domestico (Questa
tipologia templare verrà poi ripresa nel Rinascimento, un esempio è il tempio, progettato da
Bramante, di San Pietro Montorio.)
-SEMICOLONNE E PARASTE: In Grecia, l’ordine nasce come elemento strutturale per eccellenza e fa espressamente
riferimento al sistema trilitico, costituendone una nobilitazione. I greci iniziano ad usarlo come elemento decorativo
parietale, che tende a qualificare il muro senza avere nessuna funzione portante.
Mentre la semicolonna è un elemento di un ordine architettonico addossato a parete, che consiste in un fusto dalla forma
semicircolare, appena sporgente rispetto al muro, che presenta i relativi capitelli e base, la parasta è la riproposizione
piatta dell’ordine, che possiede una sezione rettangolare piuttosto che semicircolare ma che mantiene tutte le
caratteristiche dell’ordine stesso (base-fusto-capitello).
La differenza tra parasta e lesena è che la parasta è un elemento che riprende le connotazioni dell’ordine e le “schiaccia”,
la lesena è un elemento verticale che non possiede alcuna connotazione riconducibile agli ordini architettonici (fascia
senza fusto e capitello).

Troviamo tracce di paraste e semicolonne (utilizzate principalmente per definire le


celle) nel TEMPIO DI APOLLO A BASSAE, (450-425 a. C) caratterizzato dalla
presenza di setti murari uscenti che si accorpano alle semicolonne per creare
continuità. Altra peculiarità sono le colonne Ioniche, che presentavano nei capitelli,
per esigenze di continuità, tre facce piuttosto che una soltanto.

Altro esempio è il TEMPIO DI ATENA A TEGEA, risalente alla metà del


IV secolo: all’interno della cella presenta un doppio livello di semicolonne
addossate alla parete liscia, sulla sommità di ordine ionico, in basso di ordine
corinzio.
All’esterno, il colonnato di ordine dorico risulta più slanciato, segno
dell’avvicinamento a proporzioni tipiche del periodo ellenistico.
Le semicolonne hanno la funzione di evitare di stringere la cella e mantenere
un decoro interno: costante risulta il ritmo dell’ordine ma, piuttosto che
occupare spazio, viene parzialmente annegata nel muro. Questo aspetto,
ovvero l’uso dell’ordine decorativo-murario, diverrà fondamentale nel mondo
romano, che adotterà in modo sistematico questa soluzione.

-ORDINE ANTROPOMORFO: ossia un ordine che


presenta sembianze femminili (detta Cariatide) o maschili
(definito Atlante o Telamone).
Le cariatidi più celebri sono quelle dell’ERETTEO,
struttura religiosa polifunzionale costruita all’interno
dell’Acropoli di Atene, risalente al 421-405 a. C. e realizzato
da Mnesicle. Due sono i temi fondamentali riconducibili a
tale struttura: l’ordine antropomorfo e il maggior grado di
libertà concepito, ovvero la pianta libera.
L’Eretteo risulta composto da tre volumi, tre altimetrie e tre
giaciture diverse, di differente stile ed ordine: costituisce
dunque il maggior grado di libertà raggiunto nella
progettazione greca.
Dal punto di vista tipologico, rappresenta perfettamente
l’idea del libero montaggio di volumi distinti e scomponibili,
senza specularità e simmetria (i Romani riprenderanno e
assimileranno questa non-simmetria).
Le cariatidi possono essere concepite come elemento di
nobilitazione decorativa della colonna, governata sempre
dalla medesima logica delle proporzioni tipica del periodo
classico.
Nella loggetta delle Cariatidi (uno dei tre volumi
dell’Eretteo) ritroviamo una loggia trabeata ma, al posto
delle colonne, figurano delle sculture femminili (le originali
sono conservate al museo archeologico di Atene) che
presentano, sulla sommità, una sorta di copricapo: dal punto
di vista concettuale, l’idea delle Cariatidi rappresenta uno dei
pilastri della teoria artistica del tempo, ovvero l’universalità
del bello. Il corpo umano sta alla colonna come l’uomo
vitruviano sta all’interno del quadrato e del cerchio, e mette
in evidenza un elemento sottolineato da Vitruvio nel suo celebre trattato: la
sovrapponibilità delle proporzioni umane con le proporzioni dell’opera (in particolare,
l’ordine dorico viene associato al corpo maschile e lo ionico e il corinzio al corpo
femminile). Numerosi sono i disegni rinascimentali in cui gli architetti, prendendo spunto
dal trattato di Vitruvio, studiano le proporzioni del capitello rapportate al viso e al corpo
umano.
Altro aspetto dell’Eretteo è il vincolo che denota i limiti la cultura progettuale dei greci:
nonostante la pianta libera dell’edificio, che bene si adatta all’idea di accessibilità da
diversi culti, il mondo greco non è in grado di uscire dalla progettazione per linee
ortogonali (saranno i romani che riusciranno a rompere questa logica progettuale). Un
altro limite greco è quello dell’impossibilità di realizzare strutture non definite da alcun
ordine: ogni volume è infatti riconducibile ad un ordine specifico.

Altro edificio di notevole importanza sono i PROPILEI, l’ingresso monumentale dell’Acropoli di Atene, progettati da
Mnesicle nel 437 e mai completati.
Si tratta di un edificio formato da tre volumi affiancati; nel corpo centrale ritroviamo un atrio-filtro del recinto sacro,
affiancato da due ali sporgenti (solo una delle due venne completata, ovvero la Pinacoteca).
All’esterno è caratterizzato dalla presenza di portici esastili in ordine dorico, nella parte anteriore e posteriore, mentre
all'interno ritroviamo l'ordine ionico.
L'architetto ha volutamente ricercato il passaggio da una forma architettonica all'altra per creare un contrasto compositivo.
Eretteo e Propilei rappresentano Eccezioni importanti per la ricerca architettonica greca.

Le due strutture siciliane più note della metà del V secolo sono:

-TEMPIO DI HERA LACINIA AD AGRIGENTO, risalente al 450 a. C., è un


tempio dorico classico, periptero ed esastilo.
Dal punto di vista dell’impostazione complessiva, ricorda il tempio di Zeus a
Olimpia, mentre per la sua impostazione planimetrica è molto più simile al
Partenone, infatti presenta una pianta molto meno sviluppata sul fronte
longitudinale.

-TEMPIO DELLA CONCORDIA AD AGRIGENTO, innalzato intorno al 430


a. C., presenta caratteristiche quasi del tutto identiche rispetto al tempio di Hera
Lacinia. Anche in questo caso, il fronte è molto simile a quello del tempio di Zeus
a Olimpia. Ha perso gli ultimi retaggi di arcaismo che ritroviamo invece ad
Olimpia, ne è prova la pianta più proporzionata e meno allungata.
E’ stato sottoposto ad anastilosi, ovvero ricostruzione delle parti cadute. Fu
probabilmente incendiato (causa dell’ossidazione dei conci del tempio), oltre che
vessato da terremoti e saccheggi.
Entrambi i templi sono fondamentali poiché testimoniano, ancora una volta, la
sincronia di pensiero tra Madrepatria e Magna Grecia; inoltre presentano ottime
condizioni di conservazione. Entrambi vennero costruiti quasi sincronicamente
nell’Acropoli di Agrigento.

-TEMPIO DI ZEUS AD AGRIGENTO, (anche detto di Giove) è stato costruito dopo il


480 a. C.: Presenta dimensioni mastodontiche (al momento della costruzione era la
struttura più grande mai realizzata) e una pianta assolutamente non convenzionale: non vi
è peristasi ma una sorta di pseudo peristasi, con semicolonne addossate al muro.
Probabilmente non era prevista la copertura, fatta eccezione per la cella. Presenta paraste
all'interno e all'esterno della cella. Non è chiaro come si accedesse al tempio, poiché al
centro è stato ritrovato un muro pieno, probabilmente prevedeva delle aperture laterali.
E’ bene ricordare che i conci dei templi venivano assemblati grazie all’ausilio di particolari
scanalature a U, lungo cui veniva fatta passare la cima, fondamentale per il sollevamento.
I conci del tempio di Zeus sono tanto grandi da presentare ben tre scanalature a U.
Due sono le possibili funzioni dei telamoni: o avrebbero avuto funzione portante, con
conseguente posizionamento negli intercolumni (tale tesi è confutata dal fatto che, a stento,
il telamone si regge da sé: oltre ad essere una scultura a tutto tondo, sarebbe stato
impossibile agganciarlo alla struttura se non inserendo degli speroni su ogni concio.
Inoltre questo particolare posizionamento avrebbe richiesto almeno trenta statue, ma attualmente ne sono state ritrovate
molte di meno), oppure una tesi più probabile è che facessero parte della decorazione del frontone (come riportato da
alcuni fonti scritte). Anche questa teoria pare poco probabile poiché non spiegherebbe l’altezza costante dei telamoni
ritrovati (se posizionati sul frontone, ogni statua avrebbe avuto altezza differente).
L’unica cosa certa è che furono realizzati successivamente rispetto alla costruzione del tempio, mai finito, e probabilmente
non furono mai montati. Oltre ai telamoni sono state ritrovate due teste.

-TEMPIO DI SEGESTA: Risalente al V secolo, è un tempio periptero


esastilo probabilmente mai completato: prova ne sono i conci di base che
presentano gli speroni necessari al sollevamento dei conci, che una volta
posati in opera dovevano essere scalpellati via; anche le colonne non sono
scanalate ma predisposte alla scanalatura.
All'interno non vi è traccia delle travi per il tetto, al contrario ritroviamo una
cornice modanata. Si è dunque ipotizzato che non fosse stato pensato come
un tempio, ma come una grande piattaforma di culto a cielo aperto (se il tetto
fosse stato realizzato, la cornice modanata sarebbe stata coperta dal tempio
stesso e quindi indistinguibile).

TEMPIO ATENA A SIRACUSA: si è conservato perfettamente in quanto la peristasi è stata inglobata all'interno del
Duomo.
TEMPIO E DI SELINUNTE, costruito prima del 450 a.C.: esempio massimo di anastilosi (processo archeologico di
rimessa in posizione dei conci crollati del tempio) in questo caso è stata ricostruita quasi nella sua interezza la peristasi,
processo molto criticato per l'utilizzo del cemento armato come incollante.
TEMPIO DI APOLLO A DIDYMA: tempio diptero doppia fila di colonne, motivo a palmetta che decora il
Toro della base attica.
TEMPIO DI ARTEMIDE AD EFESO: dopo il 356, età ellenistica, è uno dei templi più grandi insieme al tempio G di
Selinunte e quello di Zeus ad Agrigento.

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