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Premessa storica
I criminologi hanno sempre tentato di individuare le condizioni che determinano il
comportamento criminale e i fattori psico-sociali che contribuiscono alla sua persistenza, e sono
nate così molteplici teorie riguardanti devianza e criminalità.
Gli studi che hanno dato origine alla materia risalgono al XVIII secolo, ma non mancano comunque
tentativi di spiegare il crimine nei secoli precedenti si parla così di spiegazioni naturali e
spirituali.
Naturali: considerano il comportamento criminale come dovuto ad oggetti ed eventi del
mondo naturale. Tale approccio è caratteristico di Fenici, Greci e più tardi dei Romani.
Spirituali: fanno parte di una visione generale del mondo per cui molti eventi sono
considerati il risultato dell’influenza di poteri soprannaturali.
La pena nacque come reazione dell’istinto di conservazione dei singoli o del gruppo contro un
danno prodotto. L’omicidio, ad esempio, è considerato come una manifestazione dell’ira della
divinità che viene placata col rito sacrificale dell’autore, di un componente della sua famiglia o di
un suo schiavo.
Nell’antica Roma la natura della sanzione fu divina e umana per l’omicidio involontario la
sanzione consisteva in un sacrificio espiatorio, il quale placava la divinità offesa e purificava il
gruppo.
Nel Medioevo i signori feudali adottano il principio per cui era Dio ad indicare
colpevole/innocente, dando la vittoria in duello alla parte che era nel giusto. Dato che questa
procedura aumentò i delitti, si passò alle torture da parte dei tribunali, perché il metodo
precedente non ridusse, anzi aumentò, il numero dei delitti: se l’accusato superava le gravi
sofferenze inflittegli, veniva considerato innocente per volere di Dio.
Importante fu il ruolo dell’Inquisizione, vista da molti come simbolo di tirannia, con cui la Chiesa
romana combatté l’eresia e i delitti commessi, il dissenso e il libero pensiero. In seguito, furono
condannati anche i reati comuni (usura). Dal XVI la repressione si ridusse le condanne furono
rivolte prevalentemente contro i libri considerati pericolosi. Fino al XVIII secolo le persone
coinvolte in delitti/comportamenti devianti furono considerate possedute dal demonio.
Dal 1700 in poi proliferano teorie criminologiche provenienti da studiosi che analizzano lo sviluppo
del crimine, il comportamento criminale e la relazione tra tassi di criminalità e condizioni sociali.
Si deve a Cesare Beccaria la nascita della scienza criminale nel mondo moderno, intesa sia come
diritto penale e processuale penale sia come criminologia. Beccaria e Bentham sono i fondatori
della Scuola Classica di diritto penale e criminologia. Fino a quel momento la giustizia criminale si
basava principalmente sull’intimidazione e inoltre le leggi e i provvedimenti giudiziari erano scritti
in latino per non farli comprendere dal popolo.
In seguito, biologia e psicologia hanno fatto in qualche modo rivivere la teoria dei criminali con
predisposizioni. Hooton individuò l’esistenza di certe caratteristiche anatomiche in un grande
numero di criminali posti a confronto con individui normali; la sue indagini sostennero che i
delinquenti erano biologicamente inferiori, a causa di fattori ereditari.
Il contributo di Lombroso fu importante perché costituì il più fecondo tentativo di studiare il
fenomeno della criminalità con il metodo dell’osservazione scientifica e perché affrontò il
problema del rapporto tra struttura corporea e comportamento. Egli sostenne che alcuni delitti
gravi fossero dovuti a caratteristiche innate in certi soggetti, i quali presentavano tratti morfologici
primitivi. Possiamo per questo ritenerlo il padre dell’antropologia criminale, consacrata come
scienza al I Congresso Internazionale (Roma, 1885). Di seguito riportiamo alcune delle
caratteristiche fisiche, corrispondenti alla popolazione meridionale dell’epoca, individuate da
Lombroso:
● mascella prominente;
● arti superiori lunghi;
● forti denti canini;
● vista acuta;
● orecchie a sventola con lobo allungato;
● poche linee sui palmi;
● labbra carnose;
● naso schiacciato.
Scuola positiva: Lombrosoesorta la giustizia a conoscere gli uomini. Prende di mira il criminale
come entità psicologica.
Scuola classica: BeccariaEsorta gli uomini a conoscere la giustizia. Prende di mira il delitto come
entità giuridica
Occorre ricordare il contributo di Raffaele Garofalo (1851 – 1934), altro autorevole esponente
della Scuola Positivista italiana. Ad egli va riconosciuto il merito di aver per primo enunciato i
principi fondamentali giuridico-penali della Scuola Positiva, che si possono così riassumere:
prevenzione speciale come funzione della repressione criminale, in aggiunta a quella
generale;
prevalenza della prevenzione speciale sulla generale in caso di contrasto;
pericolosità del reo (termine usato per la prima volta) come criterio e misura della
repressione.
Egli si propose, nella sua Criminologia, di pervenire, anziché alla descrizione antropologica e
sociologica del delinquente, ad una definizione obiettiva ed extra-giuridica del crimine. Garofalo
denominò l’atto criminoso come “delitto naturale”, cioè tale da valere indipendentemente dalle
legislazioni positive. Ciò che importa sottolineare e ribadire è che egli, dopo essersi posto il
problema di definire l’azione criminale, ne indicò una soluzione alternativa in termini extra-
giuridici, o meglio pre-giuridici. Il concetto del diritto naturale si fonda non sulla violazione dei
diritti, bensì su quella dei sentimenti morali più profondi, tanto che sostenne che la genesi del
delitto andasse rintracciata in un’anomalia del sentimento morale cui corrispondeva “la natura
organicamente anormale del delinquente”. Però non evidenziò la causa di questa anomalia, anche
se ebbe una certa preferenza per l’atavismo, in quanto il delinquente tipico, a suo dire, presentava
alcuni caratteri simili a quelli dei selvaggi e degli animali. Da ciò discende anche la sua concezione
della funzione della pena, aderente alla teoria della difesa sociale, ma sviluppata in termini di
adattamento, nel senso che “il mezzo penale dev’essere determinato dalla possibilità di
adattamento del reo, cioè a dire dall’esame delle condizioni di esistenza nelle quali può
presumersi che egli cessi di essere pericoloso”. Garofalo fu il primo a dare il titolo Criminologia a
quella disciplina che studia reati, rei e mezzi difensivi contro questi.
Si deve ai 3 fondatori della Scuola Positiva italiana, Lombroso con il determinismo biologico, Ferri
con il determinismo sociale e Garofalo con il determinismo morale, la nascita e l’evoluzione della
criminologia come nuova scienza. Agli inizi del Novecento l’Italia aveva il primato degli studi
antropologici e sociologici sulla criminalità, che perse negli anni successivi per 2 motivi:
opposizione del regime fascista alla rieducazione e recupero sociale del reo e alla prevenzione, e
l’ostilità della Chiesa Cattolica.