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La modernizzazione politica della societ europea inizi tra il XII ed il XVI secolo nellEuropa Occidentale, partendo da
un sistema feudale, nato da un esigenza di comando propria delle trib germaniche. Tra il re, eletto per acclamazione
ed i migliori guerrieri chiamati vassi c un rapporto basato sullonore ed hanno lobbligo di prestarsi reciprocamente
aiuto e consiglio. Linsieme dei vassi formava la comitiva. Nel caso in cui vi fosse una collaborazione fra trib diverse il
re usufruiva dei palatium, uffici per lesercizio del potere.
Nel regno franco al legame vassallatico di tipo germanico innestarono il beneficium cio il controllo politico ed
economico su un fondo chiamato feudo.
Problematiche:
- Comunicazioni irregolari e non tempestive
- Analfabetismo
- Alta capacit militare di ogni vassallo-prevista dal sistema per permettere al vassallo di adempiere ai propri
obblighi.
- Economia rurale surplus il potere economico.
- Il sistema feudale non era idoneo ad offrire un base istituzionale per un sistema di governo di grandi
dimensioni, infatti alcuni governanti particolarmente potenti ed intraprendenti cercarono di controllare
lentropia del feudalesimo che portava a spezzettare il potere politico. Esempio: Carolingi con i missi dominici.
Il ruolo della Chiese fu molto importante perch tramite il sistema delle cariche ecclesiastiche era stato messo in piedi
una struttura supplementare di comunicazione e di leadership. I vescovi e abati svolgevano un ruolo di natura pubblica
e politica. Inoltre la Chiesa serviva da struttura portante a un senso di solidariet e di destino comune mettendo in
rapporto identit etniche e sociali molto distanti.
Il processo di creazione di un centro politico necessitava di un mutamento non solo qualitativo ma anche quantitativo
dellesercizio del potere politico che andava incontro ad una intensificazione, ci necessitava un miglioramento della
rete stradale, crescita dellalfabetizzazione, perfezionamenti delle tecnologie. In questo periodo emergono nuovo
intendimenti che legittimano il principe agli occhi dei sudditi e gli permetto di ampliare la propria capacit di governo.
Si arriva cos allo Stato per Ceti.
In questo sistema i principi si presentano non come signori feudali ma come titolare di prerogative pi alte i natura
pubblica e si circondano di un alone di maest pi elevata spesso impartita da cerimonie sacre. La controparte del
principe sono alcuni corpi costituiti di vario genere: assemblee locali di nobili, corporazioni ecclesiastiche, associazioni
di mestiere. Ciascuno per proprio conto, i ceti rappresentano un ente collettivo che rappresenta unentit pi ampia-la
terra.
Il principe, quindi, pu governare legittimamente solo se convoca periodicamente i ceti di una determinata regione a
un assemblea costituita. Facendo ci il principe pu determinare politiche valide per lintero territorio. Lassemblea
sede di contrattazione basata sul rapporto di potenza che esiste tra ceti e principe. Perlopi le richieste del principe
sono di denaro. I ceti per proprio conto gestiscono risorse e facolt di governo diverse da un ceto allaltro e da una
regione allaltra prerogative politiche frammentate.
Il sistema cetuale di governo caratterizzato da un dualismo di potere. Principe e ceti si considerano titolare di
prerogative pi alte, entrambe hanno apparati di potere: funzionari, corti, finanze, armi e ambasciatori.
Nel corso degli anni si andato incontro ad un venire meno delle prerogative politiche dei ceti sistema assolutistico
basato su due tradizioni di pensiero: diritto romano e tradizione repubblicana greco-romana.
Nasce lidea di sovranit il mantenimento dellordine e la tutela del diritto sono possibili in un determinato territorio
soltanto se un unico potere vi possiede un prerogativa particolare. essenziale che la sovranit risieda in un centro di
potere qualitativamente diverso rispetto alle altre forze sociali che persegue interessi di natura politica. Ragione di
Stato:
- Non deve stare al disotto della morale e del diritto e pu servirsi della forza.
- In quanto principe egli agisce razionalmente.
La concentrazione del potere nelle mani del monarca presuppone e integra la dispersione del dominium infatti che ho
il potere deve conservare le diseguaglianza di potere economico e di rango sociale. Quando i diritti e i previlegi danno
luogo a contese vi sono corpi giudiziari di natura pubblica.
Esempio Regno di Francia. Monarca e Corte centro di formazione delle politiche. 1766 Re Luigi XV respinge le pretese
dei parlaments affermando che egli il supremo custode dellintero ordinamento pubblico.
Luigi XII e XIV non convocarono gli Stati Generali. Si forma in questo periodo a servizio del re, un sistema di corpi
decisionali ed esecutivi tipo ministeri- che offrono il loro consiglio al re di un determinato complesso di affari politici e
amministrativi. Spesso per questioni finanziare il re vendeva le cariche pubbliche che potevano diventare anche
ereditarie pagando un altro po.
Lassolutismo prussiano stato di polizia: il principe si faceva carico di promuovere lo sviluppo delle risorse del paese e
di accrescere il benessere della popolazione. Lo stato si serviva di ordinanze promulgate da un gruppo di funzionari.
Questordine di polizia deve essere buono cio si deve ispirare a criteri di fondo che il principe chiamato ad attuare.
Questi criteri sono riconducibili ad uno solo: il benessere dei cittadini.
Lo Stato Costituzionale
In un secondo momento si assiste ad un capovolgimento del rapporto fra stato e societ, ci comport la volont che il
potere dello stato fosse vincolato. Si comincia a parlare di Costituzione a partire dal XVIII secolo per caratterizzare
questa concezione istituzionale del rapporto. In Inghilterra tutti i tentativi di costruire un potere statale assoluto
avevano mancato il loro obiettivo. Alla fine del Seicento era possibile vedere istituzionalizzati la separazione dei poteri
e i diritti delluomo. In Inghilterra si era poi formato un pubblico cio tramite nuove istituzioni autonome come
coffehouse o club nonch giornali e periodici un numero a composizione aperta e variabile di individui interessati e
competenti iniziavano a scambiarsi informazioni su materie dinteresse generale e a formare opinioni. Il Parlamento
inglese era sorto nel Medioevo ed era un organo cetuale, in seguito la camera dei Comuni era riuscita ad acquisire
importanti prerogative, divenendo assai pi permanente.
In quel periodo si richiedeva che lintera macchina dello stato venisse attivata e controllata tramite il diritto. La stessa
attivit legislativa era circondata da vincoli costituzionali sia regole procedurali che insieme di diritti inviolabili, vennero
istituite corti apposite per verificare se un determinato atto legislativo avesse osservato entrambi questi tipi di vincolo.
Ad un certo punto le cariche divennero accessibile anche a chi non possedesse uno status economico sociale molto
elevato.
In questo periodo per Weber la rappresentanza politica la caratterizza come libera perch non concesso agli elettori
di vincolare i rappresentanti tramite un mandato. Elettorato passivo: censitario. Stato monoclasse.
Il principale requisito politico di questo sistema era di carattere negativo: i pubblici poteri dovevano eliminare o
restringere ogni impedimento al funzionamento autonomo del mercato ma per soddisfare questo requisito lo stato
doveva possedere il monopolio della forza legittima. Lo stato doveva: infrastrutture per i trasporti. Concetto di
nazione.
La costituzionalizzazione del processo politico richiesta prevalentemente dalle classi medie cominci in seguito a
produrre effetti positivi anche per altri gruppi sociali che in breve tempo si poterono permettere di entrare al contatto
fra di loro al di fuori del contesto della famiglia. In tal modo, con il progredire della modernizzazione economica,
culturale e sociale; masse sempre pi vaste dindividui diventavano consapevoli del processo politico. Questi fenomeni
mettevano sotto pressione le restrizioni del suffragio caratteristiche dei regimi in questione. La progressiva
universalizzazione del suffragio ampli lelettorato a tal punto da incidere profondamente sulla natura stessa del
processo politico. Si notano tre tipi di mutamenti:
- Lingresso nella politica di masse popolari sempre pi vaste poteva venire promosso e gestito solo da nuovi
enti politici- i partiti organizzati di massa. Questi vennero creati e diretti da imprenditori politici che avevano
come obbiettivo la possibilit di accedere a importanti istituzioni statali, ed erano costretti a vivere di politica
- Lingresso dei partiti di massa negli organi elettivi ne modifica il funzionamento, dividendo i componenti in
gruppi. Con la democratizzazione dei sistemi liberali diventano protagonisti del processo di formazione delle
politiche gli stessi partiti organizzati, ciascuno caratterizzato da una particolare ideologia o programma,
rigorosamente controllato dalla propria dirigenza, e non disposto a concedere ai propri membri molta
autonomia decisionale.
- Cambiarono anche i contenuti del processo legislativo grazie ai nuovi gruppi sociali + Stato.
ascesa delle citt (un fenomeno che ha origine nel X sec.): le citt si presentano
come centri di azione collettiva politicamente autonomi, gestiti da soggetti che
singolarmente non avrebbero alcun potere;
crescente alfabetizzazione;
progressi tecnologici;
miglioramento delle vie di comunicazione.
STATO ASSOLUTO
TEORIA MACCHIAVELLI (Natura assoluta del potere del monarca): La politica una
sfera diversa dagli altri poteri sociali perch non deve sostenere la morale del diritto e
della logica, ma deve sottostare ad una logica tutta sua. Il diritto non pu vincolare la
politica (mentre vero il contrario).
La nozione stessa della natura assoluta del monarca comporta la sua pretesa di
costituire la fonte stessa dei diritto - quod principi placuit legis habent vigorem - e per
ci stesso di non esserne vincolato. Eppure, quanto meno inizialmente, il diritto in
questione esclusivamente diritto pubblico, vale a dire un insieme di regole
espressamente statuite e promulgate relative all'esercizio di facolt politiche, e in
quanto tali soggette ad essere trascese o ignorate da chi le pone in essere
ogniqualvolta la loro osservanza metterebbe a repentaglio gli interessi supremi
dell'ordine e della sicurezza. In linea di principio, tale diritto non incide sulle pretese
giuridiche concernenti gli interessi privati di individui e collettivit, e che danno una
configurazione complessa e variegata alla societ dell'Europa occidentale.
In altre parole, la concentrazione dellimperium nelle mani del monarca presuppone e
integra la dispersione del dominium, cio delle facolt relative alla propriet e al
possesso dei beni, tra i soggetti del monarca. Anzi, si d per scontato che chi possiede
l'imperium si impegni anche a conservare le diseguaglianze di potere economico e di
rango sociale che risultano dal dominium. (Dopo tutto, il monarca stesso ha interessi e
capacit di natura privata, che risultano dal suo essere, normalmente, un proprietario
terriero particolarmente facoltoso e d'estrazione nobiliare particolarmente elevata).
Tuttavia, quando i diritti e i privilegi in cui quelle diseguaglianze si esprimono danno
luogo a contese, il compito di dirimere le relative controversie giuridiche spetta
sempre di pi a corpi giudiziari di natura pubblica, che danno efficace espressione ai
poteri del principe, anche se alcuni di quei corpi giudiziari (si pensi ai Parlements
francesi) erano originariamente parte integrante del sistema cetuale, e talora
rivendicavano la propria derivazione da quelle origini per opporsi ai disegni
centralizzatori del monarca. Questi sono i termini essenziali del nuovo equilibrio di
potere che caratterizza lo stato assoluto.
Dal punto di vista del modello burocratico, nella forma pi evoluta e sistematica che
assume nell'Ottocento, queste caratteristiche (sovrapposizione, personale
aristocratico, unit operative) rendevano alquanto arcaico il sistema amministrativo
prussiano settecentesco. Eppure questo, a chi lo consideri invece dal punto di vista
delle forme amministrative che lo avevano preceduto, rende la Prussia un esempio
maiuscolo di quella forma avanzata di assolutismo politico che in seguito gli storici
designarono a lungo come assolutismo illuminato
Questa fase della vicenda assolutista venne concepita e caldeggiata dai suoi teorici, in
Prussia e in alcuni altri paesi, come il passaggio ad una nuova forma statale, in cui
l'accento veniva posto su attivit amministrativa non espressamente di natura
militare, e che veniva denominata Polizeystaat stato di polizia.
POLIZIA = insieme di istituzioni volute dal principe per assicurare il benessere alla
popolazione (assicurando uno standard di condizioni igieniche, di cultura) ed esercitare
lordine (esercizio del potere politico legittimo).
Una conseguenza significativa del passaggio dal sistema governo basato sui ceti
all'assolutismo, e delle vicende di questo, era stata l'emergere della societ civile
intesa come complesso di fenomeni relativamente autonomi generati dalle attivit
private degli individui, e concernenti in primo luogo la produzione della ricchezza e la
sua distribuzione tra i principali gruppi sociali. Fino allassolutismo stato e societ civile
erano separati. Ma nellimpostazione dellassolutismo illuminato il sovrano comincia ad
incidere nel dominius dei suoi sudditi con politiche che condizionano il mercato.
Questo ledeva soprattutto gli interessi della borghesia, che avanza richieste nel senso
di un potere politico pi certo ed assoggettato al dominio della legge.
COSTITUZIONALISMO
Assolutismo Costituzionalismo
Concentrazione del Potere Divisione del Potere
Potere sciolto da vincoli-Absolutus Potere sottoposto a vincoli
Societ: oggetto di dominio strumento Stato: strumento dello sviluppo
per realizzare interessi dello stato autonomo della societ
INGHILTERRA
a) ISTITUZIONI POLITICHE
b) APPARATI AMMINISTRATIVI
Questi aspetti nuovi della composizione e delle pratiche operative degli organi
statali non devono farci dimenticare che lo stato liberale, costituzionale,
rappresentativo dell'Ottocento continuava ad avere a che fare con l'esercizio del
dominio, per diverse che ne fossero le forme rispetto al precedente stato assolutista.
Max Weber indica questo chiaramente nella sua disamina della forma moderna
di rappresentanza politica; la caratterizza come libera perch non concesso agli
elettori di vincolare i rappresentanti tramite un mandato (come era possibile fare in
certi sistemi cetuali); ma ci che ne risulta, scrive, che rispetto all'elettore il
rappresentante tipico si configura non come un servitore (Diener) ma come un
signore (Herr).
1. GUERRA TOTALE
Guerra totale: un conflitto militare che una societ nazionale pu intraprendere e
portare avanti con qualche speranza di successo soltanto se vi impegna, esponendola
ai rischi di usura e distruzione caratteristici della guerra, una quota assai alta delle sue
risorse materiali e umane.
Tra le cause di questo fenomeno vanno segnalati due mutamenti, strettamente
connessi relativi all'aspetto propriamente militare della guerra: la sua
massificazione, il fatto cio che coinvolge strati sempre pi ampi della popolazione;
e il ricorso, nella condotta della guerra, a processi industriali e tecnici che rendono
possibile a un paese belligerante attaccare a distanza, con l'artiglieria e l'aviazione,
non soltanto le truppe del paese nemico ma anche i suoi centri demografici e
produttivi.
Lo stato si situa tra questi due gruppi di variabili. Durante l'intero corso della sua
vicenda storica sempre stato il protagonista del fenomeno della guerra; ma nel
nostro secolo la guerra totale lo ha costretto a incaricarsi molto pi direttamente e
intensamente di prima della produzione e del prelievo delle risorse necessarie per
affrontare lo sforzo bellico, e a cercare di gestire l'incidenza di quei processi (e delle
attivit del nemico) sulla propria popolazione. A guerra finita gli assetti sperimentati
durante la guerra vennero solo parzialmente smobilitati; e in ogni caso rimasero nella
memoria collettiva del paese, a indicare quali fossero la portata e l'efficacia potenziali
di quegli e altri modi di coinvolgere lo stato nella gestione degli affari della societ.
Quanto alle relative spese pubbliche, queste si ridussero notevolmente alla fine di
entrambi i conflitti ma non ritornarono ai livelli da cui erano partite.
Erano state cause della lievitazione della spesa pubblica:
a) EFFETTO DISLOCAZIONE (WAGNER): le crisi periodiche di uno stato vengono
sfruttate per aumentare la soglia di tolleranza alla pressione fiscale;
b) Modifica dei PROCESSI DECISIONALI. Mentre nella prima guerra mondiale erano
trilateri (stato/forze imprenditoriali/classi lavoratrici), nella seconda vengono accentrati
nello stato;
Il lato della domanda ha attori collettivi, diversi da quelli direttamente impegnati nella
formazione delle politiche e nell'amministrazione pubblica, che nel corso del secolo
hanno avuto interesse a promuovere un pi ampio coinvolgimento delle istituzioni
statali nella gestione degli affari sociali, e a mettere a punto e condizionare le politiche
che ne risultavano. Questi attori sono:
a) Gruppi economici subalterni
b) Gruppi economici dominanti
c) Gruppi di interessi non economici
d) partiti politici
Se dal lato della domanda lo stato accresce e diversifica la propria azione per far
fronte a un vuoto di regolamentazione sociale e per porre rimedio alla scarsit o
cattiva distribuzione di risorse dovuta alla natura spontanea, non-programmata, di
molti cambiamenti economico-sociali e al ritardo con cui si formano nuove norme
spontanee, tanto da poter essere definito uno stato servizievole, in quanto
coscienziosamente intento a rispondere a crescenti richieste sociali (chi invece
interpreti gli stessi fenomeni come dovuti alle pressioni esercitate sullo stato da forze
economiche dominanti che lo stato aiuta ad esercitare il dominio, propone
l'espressione stato partigiano), dal lato dell offerta si pu parlare di stato
invadente.
Lampliamento e la diversificazione dell'attivit dello stato sono da ricondurre non solo
a (per cos dire) l'attrazione (pull) esercitata sullo stato da interessi propri di questa o
quella parte sociale, ma anche alla spinta (push) di interessi che fanno capo allo
stato stesso, o quanto meno a specifiche parti di esso. Questi interessi tendono
sostanzialmente ad aumentare la portata e il quantum di discrezionalit di cui godono
gli assetti politici e amministrativi, e a far crescere la quota delle risorse sociali che
quegli assetti controllano e gestiscono.
Fattori di queste tendenze sono:
a) Auto-referenzialit
b) Partiti politici
c) Nuove competenze del personale ai vertici dellamministrazione: al vertice
d) Nuovo personale attivo alla base dellamministrazione: alla base
a) Auto-referenzialit
b) Partiti Politici
I partiti di governo possono orientare lazione dello stato. Mentre tradizionalmente si
riteneva che il rapporto tra politica ed amministrazione fosse il rapporto tra le due
separate sfere dei funzionari decisionali e dei funzionari di esecuzione, ci si accorti
come di fatto i partiti possono avere (ma non necessariamente hanno) una presa sulla
pubblica amministrazione (che tuttavia a volte resta autonoma e non influenzata dai
partiti).
In pieno contrasto con i principi della rappresentanza dei sistemi democratici, il potere
politico si sposta dalle istituzioni rappresentative a quelle amministrative.
Ci avviene in diversi modi e per diversi fattori:
a) espansione del settore amministrativo
b) indebolimento del legame politica-amministrazione
c) politica burocratica
d) governo invisibile (poggi: poteri occulti)
e) diminuzione incidenza dei partiti
c) Politica burocratica
Per essere efficace la amministrazione non solo deve operare decisioni politiche, ma
deve essere in grado di scegliere i gruppi di pressione, detentori del potere reale, con
cui intrattenere dei rapporti onde arrivare al risultato sperato.
d) Poteri occulti:
consulenti ed esperti che collaborano con i politici in un rapporto di affinit
ideologica, lealt;
personale di raccordo tra organi politici ed organi amministrativi (lottizzazione);
servizi segreti;
infiltrazioni criminalit organizzata
Politica e Comunit
Comunit:
- Aristotele: gruppo di persone con valori, interessi e credenze in comune.
- Pizzorno: a) raggruppamento umano localizzato, entro la quale si realizza un
sistema di rapporti sociali fondati sulla prossimit territoriale per cui il
linguaggio comune chiamer comunit la federazione, la nazione come il
villaggio. b) comunit dove dominano i rapporti di ordine personale.
- In sociologia la comunit indica specifiche relazioni sociali individuate attraverso
la definizione degli spazi che occupano in termini geografici e in termini
relazionali ed inoltre dei contenuti che ispirano lazione dei loro membri.
Parson:
1- Definizione basata sullunit territoriale, interazione dovuta alle attivit
quotidiane.
2- Comunit societaria: basata sulla lealt del singolo soggetto verso la collettivit
di cui membro. Essa fulcro della solidariet o mutua lealt e costituisce la
base consensuale sottostante allintegrit politica.
Esistono quattro modelli di costruzione della societ che corrispondono a quattro
diversi modelli di relazione tra la politica e la comunit:
1) Il primo modello appartenenza quello proprio del mondo premoderno, Prime
forme di potere tradizionale premoderno erano, a carattere comunitario
(patriarcalismo, gerontocrazia). Anche i poteri successivi (imperi monarchie),
assumevano il potere con la coercizione, ma avevano comunque bisogno di
fondare la propria legittimit su componenti di carattere comunitario (religioso,
di stirpe ecc.)
2) Il secondo modello legalit e appartenenza corrisponde alla fase di State
Building degli STATI Nazionali che va dal XIX al termine della prima guerra
mondiale. In questo periodo si nota un evoluzione da comunit politica a Stato.
3) Il terzo modello cittadinanza e appartenenza corrisponde allo Stato Sociale
indebolimento della comunit. Il modello di societ, di regolazione sociale e di
relazioni tra comunit e politica poggia ora sul principio fondamentale della
cittadinanza. Emergono appartenenze plurali.
4) Il quarto modello cittadinanza universale e appartenenza tuttora in
costruzione riguarda la crisi dello Stato del Welfare e dello stato Nazionale
influenzati dai processi di globalizzazione. Si ha un processo di economizzazione
della politica e di universalismo giuridico. Negli anni pi recenti si segnala da pi
parti l'emergere di nuove forme e soprattutto di nuove domande di comunit,
spesso dovute ai fenomeni di precariet mancanza di sicurezza e di identit che
percepisce l'individuo. Concetto di cittadinanza globale
2) Nel periodo del XVIII secolo si creano delle tensioni fra comunit, societ e
politica che vengono risolte in modi diversi:
1- Attraverso forme di governo e soluzioni istituzionali capaci di integrare le
diverse comunit territoriali nel nuovo Stato mediante la forza militare e con
efficaci incentivi e disincentivi.
2- Attraverso lelaborazione di un idea di Nazione come comunit di un popolo su
un territorio grande quanto un Stato, fondata su comuni basi linguistiche, ecc.
Questi valori sono stati cimentati nella lotta per lindipendenza e la libert
nazionale.
3) Nello Stato Sociale si sono verificati molti mutamenti nei rapporti tra comunit e
politica:
a) sul piano sociale lavanzata dei modelli di vita urbana e industriale con i
massicci fenomeni di mobilit sociale hanno contribuito allo spostamento delle
persone.
b) sul piano economico lo stato si fa carico di servizi prima in carico alla
famiglia.
c) sul piano culturale la crescita dellistruzione di massa ha portato alla
secolarizzazione e al politeismo valoriale.
d) sul piano politico lespansione del suffragio universale, dei processi di
partecipazione e di democratizzazione.
Marshall nei suoi studi sulla cittadinanza ha individuato che il processo di formazione
della Cittadinanza che da civile(propriet) a sociale (diritti sociali), passando dalla
politica(voto), seguito anche dallo Stato che da quello Costituzionale Ottocentesco
diventa Stato del Welfare.
Politica e Potere
La parola politica nata in Grecia con le formazioni delle Citt Stato, nelle precedenti
forme di socialit a carattere tribale, lordine sociale era basato sui racconti mitologici
di tipo sacrale e sulla struttura gerarchica dei vincoli di sangue. Queste comunit
tribali erano caratterizzate principalmente da uneconomia di sopravvivenza ed erano
stabili nel tempo. Lautorit veniva gestita dai capi famiglia e dai depositari della
tradizione magico-religiosa. Lintera esistenza delle persone era regolata da norme
arcaiche e tab. Nelle poleis greche invece lorganizzazione comunitaria fondata su
vincoli di solidariet ed di interesse che trascendono i vecchi legami di tipo familiare.
Lordine sociale non essendo pi sacro comincia ad essere inteso come suscettibile di
trasformazione e si tenta di trovare nuove forme di legittimazione per colore che
governano la poleis. Repubblica di Platone e la Politica di Aristotele. Con il diritto
romano si va incontro ad un graduale processo di laicizzazione della politica.
Le societ funzionano, secondo lautore, non solo sulla base dellosservanza delle
regole ma anche sulla loro inosservanza, ovvero sulla capacit di trasformare le regole
in una costante oscillazione tra momenti di determinatezza e di indeterminatezza,
emergenti dalla pratica. Quindi volendo dare una definizione di potere: la capacit
individuale e collettiva di gestire le contraddizioni che nascono dal rapporto tra la
necessit di determinatezza simbolico-normativa e lindeterminatezza che deriva dalla
complessit dellagire.
Il potere individuale: sin da piccoli abbiamo un certo tipo di potere, facendo valere nei
confronti degli adulti pretese legate al bisogno di sopravvivenza, si raggiunge un
grado maggiore o minore di autonomia individuale quando si assume un identit
fondata sulla similarit comunemente accettata nel contesto sociale di appartenenza,
e la volont di essere riconosciuti dagli altri fondata sulla differenza, anche se
leccesso di singolarit esclude. Lindividuo sviluppa nel suo rapporto con gli altri il suo
potere intrinseco, nella misura in cui riesce a gestire la contraddizione tra la
determinatezza della sua identit (similarit-idem-schiavo) e lindeterminatezza della
stessa (singolarit-ipse-folle). Al potere intrinseco che pu essere usato per logiche di
dominio, deve essere congiunto il senso di responsabilit, ovvero la disponibilit a farsi
carico per altri della gestione delle contraddizioni, cosi come la capacit di amare
laltro in maniera incondizionata.
Il potere attribuito: a livello sociale il potere si manifesta come timore della capacit
coercitiva dellaltro o credenza nella legittimit di colui che esercita il comando. Il
potere attribuito o estrinseco si configura quindi come la funzione sociale che
consente di ridurre la complessit, assicurando loscillazione di cui sopra. Il potere
estrinseco quindi si articola nella funzioni di definizione degli ordini normativi, che
garantiscono le condizioni di prevedibilit (potere legislativo), di interpretazione e
applicazione discrezionale di tali ordinamenti e di controllo dellosservanza di
questultimi (potere amministrativo e giudiziario), di decisione i tutte quelle situazioni
nella quali occorre formulare progetti ed effettuare scelte in mancanza di regole
precostituite (potere esecutivo-Schmitt) la situazione di eccezione di Schmitt mette
in risalto quelle situazioni dove la gestione delle contraddizioni importante il potere
politico duale infatti e sia garante della norma ma anche normale trasgressore.
Lesercizio del potere estrinseco rischioso ed per questo che la maggior parte dei
membri della societ lo delega. Lattribuzione di potere ha due ragioni: a) oggettivo:
riduzione di complessit. b) soggettivo: responsabilit al capo e senso collettivo di
unit e potenza.
Anche qui come nel potere individuale, bisogna che esso rimanga equidistante dai due
poli estremi, se resta troppo attaccato alla determinatezza della struttura
normativa, mancher alla funzione di adattamento e decisione, viceversa il potere
rischia di diventare puro arbitrio per una troppa accentuata indeterminatezza.
Il potere come struttura: E' inteso il potere collegato alle strutture materiali attraverso
le quali si manifesta (leggi istituzioni, apparati). Quindi il potere come formato
indispensabilmente dal diritto dalle strutture materiali, anche in questo caso, viene
visto naturalmente come il mezzo per mantenere un ordine sociale, attraverso la
gestione delle contraddizioni. Rileggi. 2): E' inteso il potere collegato alle strutture
materiali attraverso le quali si manifesta (leggi istituzioni, apparati). Quindi il potere
come formato indispensabilmente dal diritto dalle strutture materiali, anche in questo
caso, viene visto naturalmente come il mezzo per mantenere un ordine sociale,
attraverso la gestione delle contraddizioni.
E possibile articolare una tipologia delle forme di potere in riferimento alle strutture e
alle risorse culturali ed economiche. Nella societ tribale si ha strutture semplici e
caratterizzate da uneconomia di sopravvivenza e dallesigenza di difesa, il potere
legato ai rapporti generazionali, ai vincoli di sangue e alla regole di scambi
matrimoniali. La scarsa flessibilit delle condizioni ambientali spiega il carattere
autoritario e sacrale che assume il potere, ovvero la prevalenza del potere come
strutture, con lo scarso spazio lasciato al potere individuale.
Nelle poleis, pi complesse dal punto di vista delle funzioni sociale, la legittimazione
del potere basata sulla definizione di regola formulate in assemblea. Prime forme di
potere individuale rilevanza del capo.
Classificazione di Luhmann:
- Le societ premoderne sono caratterizzate dalla differenziazione stratificata,
che vede laffermazione di ceti e classi, di identit comunitarie autonome
rispetto al potere centre e di corpi intermedi diversi in gradi di controllare settori
rilevanti della produzione e distribuzione delle risorse. Lunit del sistema
sociale mantenuta attraverso larticolazione di uno schema gerarchico nel
quale ogni sottosistema trova la sua collocazione nel riferimento alla struttura
dominante. La legittimazione del potere politico si fonda sul prestigio e sulla
qualit carismatiche del capo
- Nella societ moderna si affermata la differenziazione funzionale nella quale
ciascun sottosistema tende a diventare autonomi ed ad agire in maniera
particolare. Consiste nella diversificazione degli elementi della societ in base
alla funzione che hanno o al compito che devono svolgere.
Nascita Stato Moderno: La nascita dello stato moderno si avvia con le monarchia di
Francia Spagna Inghilterra, e avviene per 3 dinamiche , una economica (bisogno di un
territorio pi vasto per i commerci, e senza continue guerre locali), un'altra dinamica,
di natura intellettuale (Machiavelli), la terza, prettamente politica, ovvero l'avvio per
situazioni favorevoli, da parte del principe all'espropriazione dei poteri e terreni, da
parte di tutti i signori locali, imponendosi quindi, come detentore del monopolio della
forza, del sistema tributario
Con la nascita dello Stato Moderno la politica ritrova la centralit e lautonomia che
aveva conosciuto solo durante il periodo delle poleis greche. Si crea una macchina
politico-burocratica alle cui determinazioni non si scappa. La centralizzazione e la
monopolizzazione dei mezzi di potere su un ampio territorio introduce i confini
nazionali. Si andati incontro ad una doppia dinamica evolutiva:
a) Bottom-up
b) Top-Down
Con la nascita dello Stato Assoluto vengono tradotte tutte le categorie culturali
nellunica categoria giuridica dei sudditi. Lo sviluppo della politica dal basso si
configura come una rapporto di dare avere. I diritti civili di cittadinanza(Marshall), la
cui prima affermazione si trova nel Bill Of Rights, nascono dopo la rinuncia dei soggetti
privati a detenere le armi e a farsi giustizia da se. Lavvio dello Stato Costituzionale
spinto dalla borghesia urbana che non pu pi accettare la mancanza di libert, e da
una spinta culturale di Locke ed Hobbes. Dopo il riconoscimento dei diritti civili si
passa a quelli politici con il riconoscimento del suffragio elettorale ristretto al censo.
Nonostante ci stato verificato una disparit tra i diritti previsti e quelli
effettivamente garantiti. I diritti sociali: a fino 1800 Bismarck, grazie anche alla nascita
del partito SD, si fa promotore di provvedimenti assistenziali, tutela del lavoro e
assistenza per malattie, pagando tasse. Adesso diritti di 4 generazione.
Stato Sociale
Classificazione di Titmuss:
Una delle prime classificazioni che ha provato e mettere in evidenza le differenze
strutturali tra i modelli di welfare state quella proposta da Titmuss (1974) che ha
distinto tra:
1) Modello residuale in cui lo Stato interviene ex-post, rispetto ai rischi, con forme
assistenziali limitate nel tempo e solo quando i tradizionali sistemi di soddisfacimento
dei bisogni (famiglia, reti parentali, il mercato) non riescono a far fronte ai bisogni
dellindividuo
2) Modello particolaristico-meritocratico in cui lo Stato individua nella politica sociale
uno strumento correttivo del mercato. Lintervento pubblico si basa, per, sul
presupposto che ognuno provveda a s attraverso il proprio lavoro, ovvero affronti le
situazioni di bisogno grazie al versamento dei contributi che lo assicurino contro i
rischi sociali (disoccupazione, malattia, infortuni, ecc.). Il grado di benessere cui un
soggetto ha diritto dipende dalla sua posizione nel mercato del lavoro;
3) Modello istituzionale-redistributivo in cui lo Stato adotta criteri universalistici
nellerogazione dei servizi. Questi vengono organizzati e gestiti in riferimento ai
bisogni dellintera popolazione e il loro laccesso basato sulla sola residenza e non
sul versamento di contributi o il pagamento dei servizi.
Il modello istituzionale interviene nella fase a monte dei processi distributivi ovvero
prima che le situazioni di bisogno si manifestino. Ci implica che gli interventi sociali
assumeranno un carattere prevalentemente preventivo piuttosto che assistenziale
Nel corso del 900 si sempre optato per una netta separazione tra politica ed
amministrazione. Lo Stato Moderno basato sulla divisione dei poteri, la
spersonalizzazione del potere politico, la rappresentanza e la responsabilit dei
governanti, lespansione qualitativa e quantitativa dei compiti pubblici, il monopolio da
parte di unautorit centrale legalmente costituita dei mezzi di dominio e
amministrazione del sistema fiscale e delle decisioni di carattere regolativo,
distributivo e redistributivo.
Partiti politici
Burke definisce i partiti come un corpo di individui uniti per promuovere, attraverso i
loro sforzi comuni, linteresse nazionale sulla base di un principio che ha determinato
la loro alleanza. Burke 1770, definisce cos i partiti che definiamo di origine interna
alle istituzioni.
Il partito che ottiene il successo elettorale traduce il suo credito politico in influenza
sociale o nella facolt di emettere e far eseguire comandi pubblicamente validi. In 3
modi:
- Il controllo delle cariche pubbliche
- La distribuzione delle risorse pubbliche
- La possibilit di indirizzare le politiche pubbliche.
Kircheimer ha elaborato il concetto di partito pigliatutto (catch all party) per descrivere
un nuovo tipo di partito che cominciava ad affermarsi nel secondo dopoguerra.
Caratterizzato da una drastica riduzione dell'ideologia; rafforzamento dei gruppi
dirigenti; diminuzione del ruolo del singolo membro; minore accentuazione del ruolo di
riferimento, di una specifica classe sociale; facilitazione dell'accesso a diversi gruppi di
interesse. L'affermarsi di questo partito il risultato dell'indebolimento
dell'appartenenza di classe. Inoltre l'espansione dei diritti sociali ha ridotto i conflitti
sociali, e quindi l'obiettivo di questi partiti il successo elettorale. Il concentrare tutte
le energie nella competizione elettorale porterebbe l'indebolimento del rapporto
privilegiato con un gruppo o una classe sociale, infatti il partito pigliatutto non pu
raccogliere tutte le categorie di elettori.
Inoltre Panebianco aggiunge al partito pigliatutto la caratteristica della
professionalizzazione delle organizzazioni di partito, proponendo il concetto di partito
professionale-elettorale. Come nel partito pigliatutto si indebolisce il rapporto con un
elettorato di appartenenza, e cresce il ruolo dei leader dei partiti. L'adesione al partito
sempre meno basata su valori, e sempre pi su interessi e carriera, infatti un
partito organizzativamente debole. L'evoluzione dei partiti in questo senso porta alla
dissoluzione dei partiti come organizzazioni.
Le crescente rilevanza del finanziamento pubblico ha fatto parlare in studi molto
recenti di cartel party o partito cartellizzato (alleanza). Il concetto di cartel party
sottolinea la crescente collusione tra partiti che formano alleanze per ottenere risorse
pubbliche. Il finanziamento pubblico ai partiti avrebbe accresciuto la penetrazione tra
stato e partiti, riducendo la competizione fra questi. Il cartel party rappresenta la
trasformazione da organismo interno alla societ civile, a intermedio, per diventare
una struttura sempre pi interna allo stato. Vi quindi un allentamento nel rapporto
tra partiti e loro base sociale, con riduzione del numero degli iscritti e sentimento di
identificazione. La partecipazione della base risulta sempre pi autonomizzata, cio
individuale, per dare sempre pi potere ai dirigenti, spesso leader, che utilizzano mass
media e tv per coinvolgere gli elettori, spesso utilizzando un linguaggio antipolitico,
denigrando altri partiti o leader. La riduzione dei contributi da parte degli elettori, sia
dal punto di vista materiale che volontario, non fa altro che avvicinare sempre di pi
partiti e stato, e gli stessi partiti vivono in una condizione di reciprocit, facilitata
anche da una riduzione della distanza ideologica tra questi.
Movimenti Sociali
Teorie contemporanee
A seconda del sistema entro cui ha luogo il conflitto e la rottura delle regole avremo
tre tipi di movimenti sociali: movimenti antagonisti, movimenti politici e movimenti
rivendicativi.
- Movimenti antagonisti: azione collettiva portatrice di un conflitto che investe il modo
di produzione delle risorse di una societ. Lotta non solo contro il modo in cui le risorse
vengono prodotte, ma mette in questione gli obbiettivi della produzione sociale e la
direzione dello sviluppo
- Movimenti politici: lotta per lallargamento della partecipazione alle decisioni e si
batte contro lo squilibrio del gioco politico che avvantaggia sempre certi interessi su
altri.
- Movimenti rivendicativi: lattore collettivo rivendica una diversa distribuzione delle
risorse allinterno dellorganizzazione, lotta per un pi efficiente funzionamento
dellapparato, ma si scontra anche col potere che impone le regole e le forme di
divisione del lavoro.
Oggi
Il termine lite significa: ristretto gruppo di persone che si distingue per superiorit
culturale, posizione economica o sociale. Lespressione classe politica indica
prevalentemente linsieme dei professionisti della politica con riferimento ad una
dimensione di continuit e di professionalit
La teoria classica delle lite prende forma tra la fine del XIX secolo e linizio del XX
secolo, sulla base dei contributi di tre autori: Vilfredo Pareto, Gaetano Mosca e Roberto
Michels.
Vilfredo Pareto (1848-1923). Il contributo di Pareto alla teoria delle lite stato definito
psicologico. Egli definisce llite come una minoranza composta da coloro che
sono pi capaci, cio che hanno gli indici pi elevati nella loro attivit. Si vengono
cos a definire due strati della popolazione: la classe eletta o lite, fortemente
minoritaria, e la classe non eletta. Egli individua cos un lite di governo, composta da
coloro che direttamente o indirettamente hanno parte notevole nel governo e
costituiscono la parte eletta di governo. La parte residua di coloro che non prendono
parte direttamente al governo viene definita come classe eletta non di governo. Pareto
individua un primo elemento di potenziale turbamento, infatti, diversi fattori, tra cui
lereditariet, la ricchezza, le relazioni familiari, ecc., provocano linclusione nelllite
di governo di soggetti che non hanno effettivamente le capacit personali necessarie
per farne parte. Per poter mantenersi nel tempo, llite deve essere aperta e rinnovarsi
continuamente consentendo scambi tra lo strato inferiore e lo strato superiore, cio la
cosiddetta circolazione delle lite.
Roberto Michels (1876-1936). Il fuoco dellanalisi di Michels, verte sui partiti politici di
massa e i sindacati. La formulazione della legge ferrea delloligarchia descrive il
meccanismo attraverso il quale si viene a creare una struttura organizzativa
gerarchica e accentrata che rende i partiti simili ad ogni altra organizzazione
burocratica. Il meccanismo dellorganizzazione provoca nella massa organizzata
mutamenti notevoli. La formazione di competenze specialistiche, lesigenza di
prendere rapidamente decisioni, il controllo di risorse importanti come quelle
economiche o quelle della stampa di partito finiscono per rendere semplici rituali le
pratiche democratiche. Da strumenti per conseguire un fine, i partiti organizzati, e in
particolare quelli democratici, tendono a diventare un fine in s. I motivi per cui le
masse non reagiscono e comunque non riescono a interrompere il potere dei gruppi
dirigenti rinviano in ultimo ai meccanismi che rendono comunque necessaria la
formazione di una lite dirigente, e vengono ad aggiungersi alle pi generali
motivazioni di passivit e apatia delle masse.
Raymond Aron negli anni cinquanta ha affermato: uno dei tratti pi caratteristici
della struttura di ogni societ la struttura delle lite, cio la relazione fra i gruppi che
esercitano il potere, il grado di unione o di disunione fra questi gruppi, il sistema di
reclutamento delllite e la facilit o difficolt di entrare a farvi parte. Egli delinea due
tipi polari di lite:
- Unitaria o unificata presente nelle societ senza classi che hanno eliminato la
propriet privata e nei regimi di partito unico di tipo sovietico in cui le differenti forme
di potere sono manipolate dalle stesse persone.
- Divisa e frammentata dove esiste una differenziazione di gruppi sociali, delle
funzioni e delle forme di potere. Un regime costituzionale pluralistico associato alla
presenza di una pluralit di categorie dirigenti eterogenee e in competizione tra loro.
Robert Dahl (pluralista) in replica a Mills. Dahl fornisce una definizione che a lui
sembra pi adeguata: Unlite dominante un gruppo di controllo di dimensioni
inferiori alla maggioranza e tale da non costituire un mero prodotto del metodo
democratico. Essa formata da una minoranza di individui, le cui scelte prevalgono
regolarmente in caso di divergenze su questioni politiche fondamentali. Lesistenza di
una minoranza con queste propriet pu essere verificata soltanto se si danno tre
condizioni: 1. Lipotetica lite dominante un gruppo ben definito; 2. Vi un adeguato
campione di casi implicanti decisioni politiche fondamentali, in cui le scelte
dellipotetica lite sono in contrasto con quelle di ogni altro possibile gruppo analogo;
3. In tali casi le scelte delllite prevalgono regolarmente. Dahl ha verificato che
esistono tante lite tante sono le aree decisionali e sono in competizioni per il potere.
La proposta pi nota resta sicuramente quella che distingue due tappe fondamentali:
la socializzazione politica primaria e la socializzazione politica secondaria. La
socializzazione primaria riguarda il processo di costituzione della struttura
fondamentale della personalit, ovvero il processo di sviluppo dellidentit. Le sue
agenzie fondamentali sono la famiglia e, in particolare, i genitori e, successivamente la
scuola e le prime forme di gruppo di pari. La socializzazione secondaria ha, invece, a
che fare con linserimento dellindividuo gi socializzato in settori specifici della
societ, come potrebbe essere la politica oppure il lavoro. La socializzazione primaria
collocabile nellinfanzia e relativa allapprendimento del lessico politico fondamentale,
fatto di concetti come Stato, patria o autorit. La socializzazione secondaria, che
ha luogo tra ladolescenza e la giovinezza, riguarda, invece, laccesso alla politica
inteso come specifico sottosistema sociale, distinto da altri come il lavoro o la
religione. Si tratta della fase in cui lindividuo acquisisce codici politico-culturali
complessi, come lideologia, ma anche dove forma i suoi orientamenti verso le grandi
questioni politiche come la democrazia e limportanza della partecipazione. Questa
socializzazione chiama in causa agenzie extra familiari.
Cultura politica: essa pu essere vista come linsieme di quegli elementi culturali
che costituiscono unidentit politica e, attraverso di essa, sostengono
unappartenenza politica.
Almond e Verba: Gli autori identificano tre tipi generali di cultura politica: la cultura
parrocchiale, quella deferente e quella partecipativa. La prima si fonda su un
atteggiamento fondamentale di tipo localistico, la seconda si caratterizza per un
sostanziale rispetto nei confronti dellautorit, la terza trae invece linfa da un alto
livello di partecipazione politica. La cultura civica un tipo speciale di cultura politica
che si ottiene combinando varie caratteristiche dei tre tipi indicati, in particolare se si
raggiunge un buon equilibrio tra deferenza verso le autorit politiche e partecipazione
dal basso. Partecipazione che raggiunge il suo culmine nel momento delle elezioni. La
cultura civica costituisce la base di legittimazione della democrazia.
Le subculture in Italia:
- Le subculture territoriali. Sono subculture legate a quelle zone, come la terza
Italia (Veneto ed Emilia) che fanno proprio uno specifico modello di sviluppo
fondato sulla piccola impresa, capace di creare un benessere diffuso e un forte
consenso sociale e politico. Reti locali e familiari costituiscono il fondamento
stesso dei processi di modernizzazione e di partecipazione. La presenza di una
cultura diffusa di tipo tradizionale costituisce il prerequisito che consente
alleconomia di decollare. Tutte le dimensioni non economiche che sostengono
questo processo di sviluppo vengono viste come linsieme del capitale sociale
necessario perch leconomia stessa decolli. Il territorio riesce a darsi una
visibilit che gli consente di contrattare le gestioni dei propri interessi con il
governo centrale e le altre istituzioni nazionali.
- Le subculture ideologiche italiane. Per quanto riguarda la subcultura rossa
emergono alcuni punti: una inaspettata difficolt nella trasmissione del capitale
sociale e delle tradizioni civiche tipiche di queste realt territoriali, soprattutto
nelle giovani generazioni e nei ceti pi svantaggiati; b) una certa tenuta della
subcultura politica per quanto riguarda il comportamento elettorale e una
persistente stabilit del sistema politico locale; c) un processo di laicizzazione
della subcultura, che ha spostato lattenzione dagli elementi pi ideologici ad
aspetti pi pratici e concreti, legati allefficacia delle politiche locali.
Alessandro Ferrara mostra 4 vizi fondamentali che impediscono alla cultura politica
italiana di essere compiutamente democratica:
1. La persistenza del carisma dellufficio, di matrice cattolica, per cui si ha la
tendenza a far prevalere la forza di chi ha dalla sua parte il potere
dellistituzione. 2. La persistenza dellidea per cui, alla fine, sempre una
minoranza capace a governare una maggioranza incapace. 3. Lidea per cui
llite risponde alla storia e non direttamente ai cittadini. 4. Lidea che occorre
evitare la spaccatura, e ricercare a tutti i costi la mediazione, laddove invece la
democrazia vive anche di forti contrapposizioni e di scelte nette.
Comunicazione Politica
Soggetti della comunicazione politica. Si parla di comunicazione politica quando
ad emetterla sono attori che agiscono nel campo della politica: partiti, candidati,
movimenti sociali e politici di diversa natura, sindacati, ecc. Spesso, per, anche altri
attori possono essere responsabili di comunicazione politica, come ad esempio gruppi
culturali, religiosi, etnici, ecc.
Temi della comunicazione politica. Un secondo elemento largomento. Si
andato affermandosi un campo della comunicazione pubblica che affronta temi di
interesse appunto pubblico e generale e che appare distinto da quello della
comunicazione politica. Nel caso della comunicazione pubblica vengono affrontati
argomenti di interesse generale sui quali esiste un elevato livello di consenso ed
unanimit; nella comunicazione politica prevale, quasi sempre, disaccordo sulle
soluzioni da adottare per i problemi di interesse generale.
Possiamo distinguere tre diverse fasi della comunicazione politica. Ci riferiamo allItalia
della contemporaneit, quella uscita dalla dittatura fascista.
1) Nel periodo dellimmediato dopoguerra abbiamo unespansione dei partiti di massa
e si pu parlare di una comunicazione politica di conferma. Le appartenenze
politiche sono ben radicate: molti cittadini votano sulla base della condivisione di
valori, miti, reti di rapporti interpersonali. La comunicazione politica deve solo
provvedere a confermare e rinvigorire quelle appartenenze. I mass media
costituiscono ancora un sistema povero che agisce secondo una logica
prevalentemente di sudditanza rispetto al sistema politico. La televisione deve ancora
svilupparsi.
2) Il consociativismo, lo sviluppo del sistema delle comunicazioni di massa e
lindebolimento delle appartenenze politiche determinano un mutamento nelle
strategie di comunicazione politica. Definiamo questa nuova fase come quella della
comunicazione politica in funzione negoziale. Ogni partito o candidato cerca di
distinguersi dagli altri alleati di governo senza per creare fratture che possano
rivelarsi insanabili e quindi negative per lattivit stessa di governo. La comunicazione
ha cos due obbiettivi: da una parte cerca nuovi adepti, ma dallaltra deve riuscire a
costruire un terreno simbolico necessario a costruire le alleanze necessarie alla
formazione delle coalizioni di governo, sia ai procedimenti legislativi.
3) in questa fase che i mass media iniziano a trasformarsi da semplici e passivi
canali di comunicazione ad attori essi stessi dellarena politica e quindi tendono ad
autonomizzarsi dagli apparati politici e di partito. Questo processo di
autonomizzazione giunger a compimento in quella che abbiamo definito essere la
terza fase della comunicazione politica e che vede i mass media diventare spesso i
principali soggetti della socializzazione politica. Questa fase caratterizzata dalla
proliferazione dei maggiori mezzi di comunicazione; Blumler e Kanavagh precisano
infatti che in questi anni la comunicazione politica caratterizzata da:
- Un accelerato processo di professionalizzazione, per cui sempre pi frequente il
ricorso a figure professionali, quali consulenti politici, sondaggisti ed esperti nel
rapporto con i mass media;
- Un contesto competitivo sempre pi invasivo che spinge i mass media a considerare
come prioritaria la conquista dellaudience e di conseguenza costringe anche gli attori
politici a sottostare a queste esigenze;
-Una marcata tendenza verso lassunzione di comportamenti e scelte di tipo populista.
Il linguaggio e il discorso politico tendono a sovrapporsi a quelli della vita di ogni
giorno accentuando il loro carattere popolare. La politica e i suoi linguaggi perdono la
propria specificit;
- Una diversificazione centrifuga per cui i messaggi della comunicazione di massa
tendono ad invadere una pluralit di mezzi diversificandosi quindi nel linguaggio, nei
contenuti, nei destinatari.
Italia: La nazionalizzazione delle masse cominci in effetti solo con la prima guerra
mondiale e fu poi perseguita dal fascismo, ma in forme contraddittorie e
controproducenti. La carenza di un progetto sociale globale paragonabile a quelli in
precedenza perseguiti da altri paesi europei ha lasciato fin troppo spazio a molte
iniziative confuse. Lo Stato, incapace di far rispettare le sue leggi, ha lasciato che si
creasse un groviglio di problemi relativi allirregolarit di una vasta componente di
immigrati: si sono cos formati due estremismi: quello tendenzialmente xenofobo, di
chi, esasperato dal processo immigratorio, predica una drastica chiusura delle
frontiere e lespulsione in massa degli immigrati, percepiti solo come un costo e un
rischio e quello, astrattamente xenofilo, di chi, chiudendo entrambi gli occhi sugli
aspetti meno gradevoli di una pur complessa realt, inneggia alle meraviglie
dellincontro con laltro. Nel suo primo secolo di esistenza come Stato nazionale
(1861-1961), lItalia ha conosciuto unemigrazione di 26 milioni di persone, pari alla
sua intera popolazione del 1861 e a poco meno di quella attuale. Anche in Italia, per,
negli anni precedenti la prima guerra mondiale avevano cominciato a prendere piede
degli orientamenti etnocentrici e persino razzisti, in relazione con gli sviluppi della sua
pur tardiva politica coloniale. Il regime fascista poi aggrav la situazione. Forse anche
per questo nel secondo dopoguerra in Italia di nazione si parlato poco. Lo stesso
aggettivo nazionale divenne oggetto di diffidenza, se non di disprezzo, e fu utilizzato
solo da alcuni partiti e movimenti di destra. Fra gli anni ottanta e novanta, anche per
reazione al cattivo governo, nelle regioni settentrionali si sviluppato un movimento
che approdato per qualche anno a un aperto secessionismo, la sua espressione
politica era la Lega Nord. Al di l di tutto, lidea italiana di nazione resta relativamente
aperta e pu costituire un importante elemento di integrazione, consentendo infatti di
formulare un progetto per lestensione dei diritti di cittadinanza a tutti i nuovi venuti,
senza richiedere loro labbandono della propria cultura e delle proprie tradizioni.
LItalia pu inoltre contare su un retaggio di civilt straordinario, dovuto alla funzione
di crogiolo di popoli e culture che ha svolto nei secoli, anche malgrado se stessa.
Globalizzazione e politica.
Integrazione internazionale
Alex Inkeles definisce lintegrazione come una condizione nella quale unit
precedentemente autonome hanno pi o meno ceduto funzioni vitali ad unaltra unit
pi estesa, mentre continuano a mantenere un numero sostanziale di altre funzioni
vitali.
Secondo Kenneth Waltz, le societ nazionali sono caratterizzate da una struttura con
un principio ordinatore gerarchico, ossia una struttura in cui vi sono attori dotati
dellautorit di emanare ordini e soggetti disposti ad obbedire, e in caso di necessit
costretti con mezzi coercitivi a rispettare gli ordinamenti vigenti. Al contrario, nel
sistema internazionale, presente un principio ordinatore di tipo anarchico. Gli Stati
sono tutti formalmente uguali, al di sopra di essi non vi alcuna autorit in grado di
imporre comportamenti vincolanti.
Un maggior livello di integrazione rappresentato dai regimi internazionali, che
possono essere pi o meno formalizzati e pi o meno strutturati in forma di
organizzazioni intergovernative. I regimi internazionali sono creati dagli Stati per
risolvere i loro problemi di coordinamento e di produzione di beni pubblici
internazionali.
Teorie dellintegrazione:
- Quella neofunzionalista di Haas e Schmitter, secondo la quale nelle societ
contemporanee esistono problemi tecnici che non possono essere risolti a livello
esclusivamente nazionale. Ci spinge gli Stati a collaborare strettamente, per
gestire problemi generati dalla gestione delle aree funzionali (inquinamento,
energia, ecc..). La collaborazione funzionale in un settore genera il bisogno di
unulteriore collaborazione funzionale in altri settori. Alla base della teoria
neofunzionalista vi un processo di integrazione reale (Comunit Europea), che
iniziato in un settore tecnico specifico (CECA) si poi allargato ad altri settori
funzionali (EURATOM, ecc..), dando vita a forme di integrazione sempre pi
estese. Ipotesi dello spillover: si riferisce al processo attraverso il quale i
membri di uno schema integrativo in accordo su certi scopi collettivi per una
variet di motivi ma soddisfatti in maniera ineguale circa il conseguimento di
questi scopi, tentano di risolvere la loro insoddisfazione o ricorrendo alla
collaborazione in un altro settore collegato o intensificando il loro impegno nel
settore originale. La portata dellintegrazione si riferisce al fatto che
lintegrazione pu riguardare un numero pi o meno ristretto di materie
(agricoltura, commercio, energia, ecc..) e coinvolgere un numero pi o meno
grande di gruppi sociali. Il livello si riferisce al carattere pi o meno accentrato
del policy-making, sviluppo di apparati comuni sempre pi efficaci, crescente
istituzionalizzazione di processi decisionali collettivi, elaborazione di nuove
tecniche. Lautomaticit riguarda la probabilit che si inneschino processi di
spillover da un settore allaltro. Accanto alla teoria dello spillover troviamo
anche quella dellesternalizzazione, la quale ci dice che quando unarea ha
raggiunto un alto livello di integrazione in un certo settore, comincia a sentire il
bisogno di affrontare i problemi esterni con una posizione unitaria e quella della
politicizzazione riguardante lemergere di controversie e polemiche nel corso del
processo di integrazione sulla formazione delle linee politiche comuni. Man
mano che il processo dintegrazione si ramifica in nuovi settori, coinvolgendo
materie sempre meno tecniche e sempre pi controversie, i singoli Stati
nazionali vengono a trovarsi impelagati in maniera crescente nella gestione di
politiche che suscitano resistenze e discussioni.
- La teoria dellintegrazione internazionale (Deutsch) cerca invece di
spiegare come emerge una comunit di sicurezza: un sistema di aspettative in
base alle quali lidea stessa che tra un certo numero di Stati si possa ricorrere
alluso di mezzi violenti esclusa. In una comunit di sicurezza la forza non
pi vista come un mezzo legittimo per risolvere le controversie. Lintegrazione
di pi unit deve servire a quattro scopi: 1. Mantenere la pace; 2. Raggiungere
maggiori potenzialit per scopi molteplici; 3. Adempiere a qualche compito
specifico; 4. Ottenere una nuova immagine di se stessi e una nuova identit di
ruolo. Egli distingue due forme di integrazione: le comunit di sicurezza
pluralistiche e le comunit di sicurezza amalgamate. La differenza tra le
due forme di integrazione consiste nel fatto che nel primo caso gli Stati
mantengono la loro indipendenza, mentre nel secondo si instaura un governo
centrale. Le prime sono quelle pi facili da realizzare, richiedendo per
funzionare la compatibilit dei valori politici dei vari Stati partecipanti alla
comunit, la capacit dei governi di rispondere con mezzi pacifici e in maniera
rapida ed efficace alle domande degli altri Stati e la presenza di un certo grado
di prevedibilit del comportamento degli attori. Per le seconde Deutsch enuncia
dieci condizioni necessarie alla loro realizzazione: 1. Somiglianza e compatibilit dei principali
valori delle unit partecipanti. Questa la condizione essenziale anche per i teorici
neofunzionalisti; 2. Sviluppo di una elevata sensibilit di ogni parte rispetto alle altre. essenziale
che si formi un senso del noi, una responsabilizzazione di ogni unit nei confronti degli
avvenimenti che riguardano le altre parti; 3. Diffusione di uno stile di vita comune (abitudini,
istituzioni, forme di comportamento, modi di sentire comuni alle parti che devono integrarsi); 4.
Affermazione di aree centrali forti, capaci di dare un deciso impulso e sostegno al processo di
integrazione. In questo caso probabile che le singole parti conservino in maniera gelosa le loro
prerogative di sovranit, ostacolando lemergere dei fenomeni di amalgamazione; 5. Presenza di
un tasso di crescita economica sostenuto che facilita lunione tra diversi paesi, stimolati
dallinnalzamento del livello di vita delle popolazioni; 6. Esistenza di aspettative ottimistiche circa
i vantaggi materiali derivanti dal processo di integrazione; 7. Instaurarsi di unampia gamma di
transazioni e comunicazioni tra le unit partecipanti; 8. Allargamento dei gruppi dirigenti; 9.
Esistenza di stabili legami tra i gruppi sociali pi importanti presenti allinterno delle unit (in
passato la Chiesa cattolica e i gruppi nobiliari, oggi partiti di diversa nazionalit); 10. Esistenza di
unelevata mobilit geografica delle persone, o quanto meno degli strati politicamente pi
rilevanti.
- La teoria dellunificazione politica di Etzioni recupera molti elementi sia
della teoria neofunzionalista, che di quella di Deutsch e considera il processo di
integrazione come quel fenomeno che porta alla formazione di ununione
politica tra diversi Stati. Il livello di integrazione misurato in base a tre
dimensioni: a) Lunione politica esercita un controllo adeguato sugli strumenti di
coercizione politica? b) Esiste un centro decisionale che determina
lassegnazione imperativa dei valori? c) Questo centro oggetto di
identificazione da parte della maggioranza della popolazione appartenente alle
singole unit? Tanto pi positive sono le risposte a queste domande, tanto pi
alto risulta il livello di integrazione.
Lunificazione politica attraversa quattro stadi:
1. Nel primo stadio si stabilisce uninterdipendenza tra le singole unit.
Linstaurarsi di stretti legami favorito da diversi fattori: laumento dei flussi di
comunicazione attraverso i confini nazionali; laccelerazione secondaria, che si
riferisce al fatto che lunificazione in un settore tende a innescare processi di
unificazione in altri settori; la presenza di una lite esterna
2. Nel secondo stadio si sviluppa un potere integrativo gestito da un lite
appartenente allunione: attori interni allunione diventano i principali
sostenitori dellintegrazione. Il potere integrativo pu essere basato sulla
minaccia di sanzioni al benessere fisico (potere coercitivo), sulla minaccia di
sanzioni contro i beni materiali (potere utilitaristico), oppure su sanzioni contro i
beni simbolici (potere di identificazione). Per quanto riguarda gli ultimi due,
tanto saranno maggiori e tanto maggiore sar la possibilit di conseguire un
efficiente livello di unificazione politica, mentre per quanto riguarda il potere
coercitivo, pu essere utile in una prima fase per evitare smagliature nel
processo ma dannoso in seguito correndo il rischio di frantumare pi che
rafforzare lunione in costruzione.
3. Nel terzo stadio abbiamo un aumento delle transazioni tra le parti e quindi la
portata dellintegrazione si estende ad un numero sempre pi grande di settori.
4. Nel quarto stadio i processi avviati nelle fasi precedenti giungono a termine.
A questo punto le unioni politiche si differenziano tra di loro non solo per il
diverso livello e la diversa portata del processo integrativo, ma anche per la
funzione (militare, economica, culturale) che domina lunione.