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Gennaio zoo4.

Joseph Ratzinger e Júrgen Habermas si


incontrano a Monaco presso la Katholische Akademie in
Bayern per rispondere alla domanda: ula democrazia
liberale ha bisogno di premesse religiose?, Ne nasce un
Ragione e fede
dialogo nel quale il Cardinale e il Filosofo fanno l'uno

in,Cialogo
all'altro concessioni sorprendenti:

RATZINGER: n...si impone un'altra questione su crr i


dovremo tornare: se il terrorismo è alimentato dal fanati-
smo religioso, come è, la religione è salvifica e risanatri-
ce, o non piuttosto un potere arcaico e pericoloso, chc
crea falsi universalismi e perciò induce all'intolleranz:r cr
al terrorismo?... forse religione e ragione dovrebber<r
limitarsi a vicenda, e ciascuna mettere l'altra al suo posro
e condurla sulla propria via positiva?u

HABERMAS: u...vorrei far entrare nella discussione il


fenomeno della persistenza della religione in un ambien-
te sempre più secolare, assumendolo, però, non in qua-
lità di semplice dato di fatto sociale. La filosofia devc
prendere sul serio questo fenomeno, per così dire, dal-
I'interno, assumendolo come una sfida cognitiva.u

ISBN BB_]I?_&?8]-7 Júrgen Habermas


,Lllillruilill[ilulil Joseph RatzLnger
a cura di Giancarlo Bosetti
Júrgen Habermas
Joseph Ratzinger
Ragione e fede
in dialogo
a cura di Giancarlo Bosetti

Marsilio
Indice

I libri di Reset
Idee per una convergenza <<postsecolare>>
Direttore Giancarlo Bosetti
di Giancarlo Bosetti
RAGIONE E FEDE IN DIALOGO

4t Quel che il filosofo laico concede a Dio (più di Rawls)


Titolo originale: Vas die Welt zusammenhtilt. Vorpolitiscbe moralische d.i Jùrgen Habermas
Grundlagen eines freiheitlichen SÍaaies

@ 2004 Kathoiische Akademie in Bayern 65 Ragione e fede. Scambio reciproco per un'etica
comune
O 2005 Vedag Herder GmbH Freiburg im Breisgau di Josepb Ratz,inger
@ 2004 e 2005 Reset
85 Postfazione. Prove di dialogo (asimmetrico)
edizione a cura di Giancarlo Bosetti di Massimo Rosati
O 2005 by Marsilio Editori@ s.p.a. in Yenezia
Prima edizione; maggio 2005
ISBN 88-ti7-8781-7
www.marsilioeditori.it

Stampato da
&Grafica Veneta S.p.A., Trebaseleghe (po)

EDIZIONE

ro98765412r

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Idee per una conve rgenza <<postsecolare>>

di Giancarlo Bosetti

Il filosofo e il cardinale

Un eminente filosofo del nosro tempo, forse il


più importante, e un eminente cardinale, forse il più
importante anche prima di diventare Benedetto xvr,
concordano in queste pagine sulf idea che ragione e
fede debbano dare luogo a un dialogo, che appren-
dano qualche cosa L'tna daLT'altra, che si pongano
l'una all'altra come limite, che diano l.rogo tm loro
a un sistema di checks and balance reciproco, che
conrollino e tengano a freno gli eccessi I'una del-
I'altra, e che in questa comelazione si alimentino
beneficamente come forze complementari.
Non tuttí probabilmente saranno d'accordo, né
da parte cattolica né da parre laica e liberale. E
tuttavia queste pagine sono un documento che ci
servirà probabilmente a lungo per capire un,epoca,
quella che stiamo vivendo, in cui si è preso atto che
i rapporti tra Ia religione e la vita pubbiica hanno
compiuto una svolta. E in questi nostri anni che
S Giancarlo Bosettí
Idee per un(t conuergenza <postsecolare> 9

stiamo prendendo atto di un cambiamento: la ver-


tolo, vaste aree di ascolto, due autori che non con-
cedono niente alf improwisazione e che preparano
sione classica del racconto storico del processo di
con molta cura i passi successivi della loro riflessio-
secolaúzzazione, quella secondo la quale il distacco
ne. Così è stato certamente questa volta.
daila religione avanza con l'avanzare della moder-
Che quel cardinale sia oggi Pontefice - evenien-
nrzzazione, mostra molte incrinature e viene abban-
donata non solo da alcuni eccentrici intellettuaii
za che certo non era da escludersi quando l'Acca-
postmodernisti o da militanti della fede che non demia cattolica di Monaco di Baviera lo chiamò a
discutere <Che cosa tiene insieme il mondo. Fonda-
l'hanno mai condivisa. C'è una persistenza della
religione e una sua crescente richiesta di partecipa-
menti morali prepolitíci di uno Stato liberale>> -
rende le sue parole se possibile più pesantí. Dail'al-
re al discorso pubblico in contrasto con quelle clas-
siche previsioni che facevano pensare a un crescere
ra parte, hanno molto peso anche le parole di
Habermas grazie all'autorevolezza che questí ha
del disincanto e a un tendenziale ritrarsi nella di-
guadagnato con il suo lavoro filosofico che sí collo-
mensione privata. È questa svolta concettuale che
ca sulla linea ereditaria del progetto illuministico e
fa da sfondo ali'impegnativo confronto pubblico tra
kantiano, come teorico dell'agire comunicativo,
Jùrgen Habermas e Joseph Ratzinger, promosso dell'etica discorsiva e de1la democrazia deliberativa.
dall'Accademia cattolica di Monaco di Baviera nel
gennaio del2004. Entrambi come vedremo conver-
Enrambi preferiscono il rischio di un ragionamen-
gono qui nell'uso del concetto di <<postsecolari- to più approfondito e talvolta difficile a quello di
smo>>. Ed è per questa convergenza, ttcca di molte
una semplrficaztone che perda per strada la sua
precisione. E tuttavia a nessuno può sfuggire che in
conseguenze, che credo che questo documento
questi due scrittí che si fronteggiano, incorporando
dovrà essere ricordato.
ciascuno dei due la conoscenza del testo dell'altro,
I testi che raccolgono le loro ríflessioni incrocia-
come si desume da diversi rinvii, essi fanno recipro-
te illuminano lo stato dell'arte nei rapporti tra reli-
camente <<concessioni>> sorprendenti, anche se in
giosi e laici, credenti e non credenti, tra fede e sa-
realtà 1'apparcnza di una <<concessione>> è inganne-
pere, chiese e politica, in questo inízio di secolo' E
vole perché le cose che essi dicono sono coerenti
rappresentano il punto di arrivo e per diversi aspet-
con il procedere della loro personale riflessione e
ti di intersezione, dei pensieri di due intellettuali
anche molto aggiornate agli sviluppi più recenti
che vengono da lontano e che hanno, a diverso ti'
10 Giancarlo Bosetti Idee per una conuergenza <postsecolare> 11

della letteratura filosofica e sociologica sul tema dei chiede che le si faccia argine con qualch e altra ú-
rapporti tra religione e politica. Più che <<concessio- sorsa, ma che essa riapre inevitabilmente il tema se
nb> del laico al religioso e del religioso al iaico si il progresso non consista nel liberarsene, cancellan-
tratta di <<concessioni>> di entambr alla realtà di dola dalla faccta della terra con l'avanzare della
questa svolta .<postseco1u."r. È questa a porre a <gabbia di ferro> weberiana dello sviiuppo econo-
enrambi domande nuove: il laico deve prendere mico capitalistico. La risposta non sarà dunque
atto che questa più ampia presenza del discorso nelie sue parole quella di una guema di religione -
religioso neila sfera pubblica corrisponde a un fe- antico déjà uu che palesemente non contiene la
nomeno sociaie che ha profondità e motivazioni soluzíone ma ar,rzalora 1e tesi tradizionali del secola-
forti, non arbiraríe, il religioso deve prendere atto rismo antireligioso - e tanto meno quella di una
che questa espansione dei suoi progetti di uso pub- guerra di civiltà che ne sarebbe il nuovo abbiglia-
blico della ragione 1o costringe inevitabilmente a mento aggiornato alla Huntington, ma quella di
misurarsi con le regole laiche della democrazia e una alleanza ftala fede e la ragione; una alleanza rn
con i problemi di tolleranz^ e convivenza posti cui la fede si consegna alla ngione affidandole il
daila pluralità delle religioni e delle culture. compito di limitarne Ie tentazioni esclusiviste, in
cambio di un riconoscimento reciproco che la fede
chiede alla ragione. Una versione aggiornata de77a
Ratzinger contro il fanatismo religioso fides quaerens intellectum di Anselmo di Aosta e
Canterbury, il quale sapeva bene già più di nove-
Vedrete come Ratzinger úagga dall'11 settembre cento annt fa quanto Ie rationes sono necessariae aL-
la convinzione in base alla quale I'ispirazione reli- la fede, ma con un importante aggiornamento: la
giosa, che i1 terrorisrno islamico porta a propria fede fornisce alla ragione non soltanto la base su
giustificazione contro l'<<empia società occidenta- cui lavorare ma si impegna anche a negozíate con
1e>>, renda necessaria una riflessione generale sul essa i confini entro cui delímitare i reciproci campi
<<fanatismo religioso> e non solo sui <<fanatismo isla- dr azione. Cerco di interpretare e semplificare così
mico>>, come forse avrebbe preferíto qualche suo 1' argoment azione r atzingeúana : <<Tu an che, ragione,

tifoso. I1 cardinale si rende ben conto che la violen- devi ammettere di essere pericolosa. Non è la bom-
za scatenata nel nome della religione non solo ri- ba atomica una tua invenzione? Non sono le bio-
12 Giancarlo Bosetti Idee per una conuergenza <postsecolare> I)
tecnologie cosi potenti da prefigurare la terribile trinaúa del cattolicesimo - e la difesa dí questa di-
possibilità di creare esseri umani a tuo piacimento? mensione nell'ambito delle pratiche religiose e nel
E questa capacità di distruggere e creare non ha governo della Chiesa - e la dimensione pubblica
bisogno a sua volta di qualcosa che la limiti e con- del discorso dei cristiani in quanto partecipi di una
trobilanci?>. Quello che si affaccta in queste rifles- <<polifonia> che è quella della vita sociale e del gran
sioni è un affidamento reciproco nel quale la reli- mondo nelia sua globalità. A1 linguaggio liberale si
gione cattolica e f intero Cristianesimo si presenta- addice di píù il concetto di <<cacofonia>>, ma certo la
no all'appuntamento avendo acquisito la convinzio- <polifonia> è un passo avanti rispetto al1'<<armonia>>
ne che i1 dialogo deve coinvolgere f intera umanità, e al <<concerto>> che suppongono tassativamente
dunque anche le altre religioni e le altre culture. una unica partitura e un solo direttore d'orchestra.
I-lapertura agli <altri>> non potrebbe essere più E apre la sftada, anche per un relígioso, ad accet-
esplicita in Ratzinger. Queste le sue testuali affer- tare il <<disordine>> come una conseguenza della li-
mazioni: <<I-l interculturalità mi s emb ra rapp resenta - bertà.
re oggi una dimensione inevitabile della discussione
sulle questioni fondamentali dell'essenza dell'essere
umano, che non può essere condotta né del tutto Una alleanza tra fede uistiana e ragione
alf interno dei Cristianesimo né puramente alf inter-
no della tr adizione mzionalista occidentale>>. Nel discorso di Ratzinger è chiaro che questa
Quel che da un punto di vista liberale e plurali- distinzione tra il dialogo della Chiesa cattolica con
sta è assodato e per certi aspetti or,vio, se espresso i suoi fedeli nell'esercizio della fede e í1 dialogo
dai vertici della Chiesa cattolica acquista una non della stessa con il mondo è importante. Il primo
scontata intensità, anche perché quelle sono parole può avere regole più rigide ed escludere chi non
dietro le quali si fatica a riconoscere quel tutore accetta una disciplina anche dogmatica. I1 secondo
implacabile dell'unicità della Verità nvelata, quale no. Più che importante allora la distinzione, impor'
di solito viene presentato colui che è diventato I'at- tantissima: senza quella distínzione come si potreb-
tuale Pontefice. Ma questa bivalenza dell'ex Prefet' be mai parlarc di interculturalità e contemporanea-
to della fede sarebbe inspiegabile solo agli occhi di mente difendere la unicità della Rivelazione? Come
chi non riesce a distinguere tra la dimensione dot- potrebbe esporsi fino al limite del sospetto di re-
14 Giancarlo Bosetti Idee per una conuergenza <postsecolare> 15

lativismo l'autore della Dichiaruzione Dominus Ie- Cristianesimo e la nzionalità occidentale, due
sus 17 documento che nell'agosto del 2000 sbarrava <<partner principali>>, così li chiama, quando affer-
la strada ad ogni possibile equivoco cicala dottri- ma <<senza falso eurocentrismo>> che <<entrambi de-
na della salvezza: essa è concessa soltanto a chi vive terminano la situazione globale come nessun'altra
nella vera fede del Cristo? Ed è importante ancora del1e forze culturaii>>. Si tratta di una candidatura
quella distinzione perché consente di sceverare, privrlegiata - fede cristiana e ragione occidentale
anche in casa deile altre religioni e sul piano globa- più democrazia politica - aI ruolo di primi attori
le, tra ie voci del fanatismo e del fondamentalismo del dialogo interculturale, una iniziativa che ha
e quelle più disponibili a una <<correlazione polifo- come obiettivo-guida quello dell'affermazione dei
nica>>. Ci dà un criterio per misurare 1a compatibi- diritti umani. Non sfugge allo stesso Ratzinger che
lità di una religione con un ordine sociale libero, questa candidatura non è entusiasticamente e auto-
tollerante e pluraiistico, evitando di far coincidere maticamente accettata da tutti, ma viene messa in
per esempio f intero Islam con il fondamentalismo, discussione dalle altre culture. È drnqrr. difficile
e consentendoci dt apprezzare, quando ci sono, da sostenere se si vuole essere coerenti con il prin-
nelle diverse religioni, gli sforzi per una riforma cipio che í1 dialogo interculturale esige condizioni
delle visioni esclusive e minacciose, incompatibili di parità. Ma la virtù che viene fatta valerc dal car-
con il pluralismo, e anche di promuovere la chiari- dinale a favorc del Cristianesimo nei confronti delle
ficazione nel dialogo con tutte le culture. 11 che altre culture e religioni non è quella dei titoio di
significa che faremo meno fatica a individuare, Verità di cui essa godrebbe sul piano religioso -
quando si manifestano anche nella Chiesa, le ten- argomento che per un cattolico owiamente conti-
denze a invadere i1 campo proiettando sulla società nua a valere nel suo proprio ambito di fede *, ffia
regole disciplinari che devono restare confinate è quella di una maggiore victnanza, affinità, capaci-
nell'ambito della fede. tà di convivenza con ia democrazia liberale, nella
In questa apertura che sembra annunciare il quale <<predomina largamente la cultun laica di
volto di una Chiesa illuminata e coerente con I'ispi- una rigorosa ruzionalità, di cui Habermas - parole
razione dialogica del Concilio Vatícano tt, Ratzinger sue - ci ha fornito un'immagine persuasivarr. Que-
non pone propriamente tutti sullo stesso piano, ma sta affinità è certo anche i1 risultato delle dure repli-
rivendica una sorta dí alleanza preferenziale tra il che della storia che hanno piegato le tendenze au-
16 Giancarlo Bosetti Idee per un(t conuergenza <postsecolare> L7

toritarie ed esclusiviste del cattolicesimo attraverso tra le culture come quello di cui il mondo ha biso-
molti conflitti, ma è significativo che i1 risuitato gno per estendere il comune terreno dei diritti
venga sancito ora come un suo punto di vantaggio. umani. Ma rattandosi del titolare di una delle dot-
Bisogna riconoscere che siamo qui piuttosto lon- trine religiose in campo una certa ritrosia nel con-
tant daII' attacco al <<relativismo po st - con cilíare>> che cedere uno statuto di piena paútà, alle altre religioni
viene mosso da Marcello Pera nell'alto dialogo con è comprensibile. È ."tto però anche che egli non
Ratzinger pubblicato recentemente e che è ricco drsprczza il valore del dialogo interreligioso in
anch'esso di sorpreset. Ad essere franchi ne siamo quanto <<parte>> della stessa opera di evangelizzazio-
lontani soprattutto per la parte che nel dialogo ha ne, affermato anche nella Redemptoris Missio, di
il presidente del Senato. In questo caso gii scritti Giovanni Paolo II.
del cardinale, che pure dichiara il suo consenso a1le
lettere di Pera, si astengono però dall'atmibuire giu-
dizi de1 genere <migliore-peggiore>>, come questi Missionarismo o liberalismo?
propone) a entità come l'Occidente e I'Isiam, so-
vrapponendo con qualche disinvoltura rctorica In questo rapporto attento all'equilibrio - ma
I'immagine della Jihad alf intero mondo musulma- missionarismo della Chiesa e dialogo con le alue
no. Cosi si perde di vista una distinzione tra versio- confessioni - Pera vede invece una forma di <<am-
ne fanatica e versione temperata o <<ragionevole>> biguità e incefiezza> quasi che la Chiesa fosse da
(direbbe John Rawls)2 di una cultura, di una ideo- rimproverare per il suo timore di apparire una
logia o di una religione, una distinzione che il car- potenza religiosa di tipo imperiale. Egli sembra in-
dinale non manca invece di sottolineare. vocare dai vertici vaticani una maggiore forza mis-
11 pensiero di Ratzinger non è certo esente da sionaria, anziché sostenere quel principio di tolle-
contraddizioni specie quando descrive la natura dei tanza, di solidarietà universale e di apertura a diver-
rapporti ra i partecipanti a un dialogo polifonico se identità che è contenuto nella disponibilità di un
religioso a dialogare con alre religioni. Ci si po-
I M. Pera, J. Ratzinger, Senza radicì, Milano, Mondadori, 2004, p.- 9. trebbe addirittura vedere un principio di germina-
' J. Rawis, il diritto-dei popoli, a cura di Sebastiano Maffettone, Milano, Ie, parzíalissimo e benefico relativismo. Ma non
Edizioni di Comunità, 2007; cft. il capitolo Un riesame dell'idea d'i ragione
pubblica, da p. 175.
occorre spingersi tanto in 1à. Da parte di un pensie-
18 Giancarlo Bosetti Idee per una conuergenza <postsecolare> 19

ro liberale ci si aspetterebbe quanto meno un inco- luminato>> de1la Riforma protestante. Tutto questo
raggiamento al dialogo non I'istigazione alf irrigidi- avrebbe meritato molta maggiore attenzione di
mento dottrinario e cristologico. Tanto meno la ri- quanta ne abbia avuta. Ma i1 contesto di quel dialo-
chiesta di un missionarismo più conflittuale. go era culturalmente più tradizionaLe anche perché
Probabilmente ne1 dialogo con Ratzinger, i1 pre- I'elemento <<postsecolare>> non veniva affacctato.
sidente del Senato italiano è stato in buona misura
condizionato dall'ambizione politica di ar,ryicinare la
Chiesa alle posizioni del governo italiano, e di quel- Habermas su religione e Stato liberale
lo americano, sulla guema in lraq, e ha quindi ac-
centuato I'impronta antislamica . Ma il cardinale ha
3
Qui la risposta di Haberm as alla domanda se lo
decisamente evitato di esporsi su questo terreno Stato liberale abbia bisogno di premesse confessio-
considerandolo non pertinente per un teologoa. È nali è in linea di principio e sul piano storico nega-
un peccato che questo dialogo sia stato presentato tiva. Lo Stato liberale è autosufficiente e indipen-
sotto una veste cosi politicamente orientata, anche dente da tradizioni religiose o metafisiche di ogni
sull'onda del progetto di una parte della destra ita- genere, e spesso è nato in Europa nel conflitto con
liana di captare consensi in ambito religioso imitan- quelle medesime tradiziont. Ma se non ci sono ra-
do la campagna elettorale di Bush sui moral ualues, gioni <<interne>> che producano il bisogno di rícor-
perché questo ha ridotto la possibilità per I'opinio- rere a una fornitura di energia morale <<altra>> ri-
ne italiana di percepire che nei contributi del cardi- spetto all'ordinarío svolgimento dei compiti di una
nale, in questo peraltro fortunato libretto, vi erano cittadinanza democratica, ve ne sono però di ester-
apporti originali tutt'altro che da sottovalutare: il ne: è questo íl caso di una moderntzzazione aber
riconoscimento del caîatteîe storicamente imeversi- rante, che avanza di pari passo con la globalizzazio-
bile della fondazione della statualità.Laica au/enuta ne economica e che trasforma <i cittadini di società
con l'Illuminismo e con la Rivoluzione francese ed liberali benestanti e pacifiche in monadi isolate, che
anche una impegnattva riflessione sul carattere <<il- agiscono solo sulla base del proprio interesse e usa-
no i propri diritti individuaii come armi conmo il
prossimo>>. Questo processo indebolisce le società
r lvi, pp. 54 ss.
a Ivi, p. 97. coinvolte perché riduce I'ammontare di virtù dei
20 Giancarlo Bosetti Idee per und. coiluergenza <postsecolare> 21

cittadini necessario per alimentaîe Ia partecipazione indica una caîatteristica del nostro tempo per cui
a77a vita delle demo crazie e per contrastare 1o sfal- <<Ie tradizioni religiose e le comunità dí fede hanno
damento della solidarietà. È proprio una crisi delle guadagnato dalla svolta del 1989 un nuovo inatteso
legature umane quella che si manifesta con tutta significato politico>>t. Ma significa anche che en-
evidenza nella din amic a in contr oIIata dell' e conomia trambe le parti, fedeli e non, devono prendere sul
e de1la società globahzzata. serio i rispettivi contributi, che mentalità diverse,
Habermas sembra anche riconoscere che 7a au- religiose e laiche, possono/devono diventare più
tonomia storica e morale dello Stato líberale è riflessive, che i laici farebbero bene a smettere di
tuttavia pur sempre basata su uno status di cittadi- pensare che la religione non abbia più niente da
no <<incassato>>, incorporato in una società civile dire nel mondo contemporaneo e i religiosi a smet-
che si nutre di fonti prepolitiche. Dunque una inte- tere di pensare che al di fuori dell'area protetta
razione fra le uadizioni religiose diffuse nelia socie- dalla propria Verità nvelata ci sia soltanto un mon-
tà da una parte e la vitalità di una statualità liberale do empio e bugiardo o comunque privo di valori
c'è ed è comunque molto sensibile ai mutamenti morali. <<Postsecolare>> indica una dimensione della
che ar,vengono nell'una e nell'altra sfera. In ogni vita sociale e culturale in cui ci si sforza di tradurre
caso, suggerisce Habermas, anziché imbarcarci in e comprendere reciprocamente la lingua laica come
una teoria generale sul tema, di cui forse non dispo- quella religiosa, da una parte e daII'aItra; si cerca di
niamo, possiamo attestarci sulla constatazione em- comprendere quel che altri dicono ne1la loro lingua
pirica: la religione persiste in un ambiente sempre anche qualora non síano capaci di tradurlo come
più secolare e 1a filosofia deve prendere sul serío sarebbero tenuti a farc; significa cominciare con il
questo fenomeno non solo come un dato di fatto rescindere il vincolo che unisce moderntzzazione e
sociale ma come una <<sfida cognitiva>>. La frontiera disincanto, significa chiudere con il postulato che fa
di quel che la religione può portare nella vita socia- coincidere in modo indiscutibile il progresso con la
le nel nostro tempo è una frontiera da esplorare nel secolatizzazione.
dialogo a due.
5 Così Habermas in un testo inedito, che ingtazio per avermene conces
Sia Habermas che Ratzinger, come abbiamo det-
sa lettura: Religion in der Óffentlichkeit. Kognitlue Vor(lassetzuilgen fiir den
to, pronunciano Ia parcla <<postsecolare>>. Che cosa "óffentlíchen Vernunftgebrauch" religiòser und sàkularer Bùrger (La religione
nella sfera pubblica. Le premesse cognitive per l'*uso pubblico della ragione>
significa? Molte cose: la prima che quella parcIa da parte di cittadini religiosi e secolati).
22 Giancarlo Bosetti Idee per una conuergenza <postsecolare> 2)

Come ha scritto Francesco Saverio tincia, <<post- di appartefienza.. Il fenomeno giunge fino a pro-
secolare>> è una filosofia che <<si mostra capace di spettarci una religiosità distinta dalla religione, un
riattivare il percorso inverso che muove dal sapere bricolage della religione indivi dtalizzata, ad uso e
mondano, e dal saeculum in genere, per giungere a consumo dei singoli, distinto dalle pratiche confes-
riprendere contatto con I'universo "altro" della sionali legate aIIe tradtzionali comunità e org ntzz^-
fede religiosa. Tale percorso è "inverso" rispetto al zioni 8.
processo "discendente" in cui consiste la vicenda
della secolarizzazione, nel corso delia quale, con le
parole di Habermas "le forme di pensiero e di vita Il cambio di Pontefice, giudizi diuìsi
religiose vengono sostituite da equivalenti razionali,
comunque superiori">> 6. I-lalrzento di un nuovo Pontefice in una fase di
11 concetto di postsecolarismo è stato approfon- così intensa discussione sul ruolo della religione nei
dito da un autore qui citato da Habermas, Klaus sistemi politici liberali, sulla natura dei conflitti
Eder, il quale ha messo in luce il paradosso della aperti nel mondo su una base religiosa, sul dialogo
crescita della comunicazione religiosa nella società interculturale e sul relativismo filosofico, non pote-
della comunicazione con il risultato di una sua va non sollecitare prese di posizioni contrastanti, da
maggiore visibilità nello spazio pubblico. Questa parte di chi immagina o auspica che la Chiesa pren-
visibilità aumenta con i mutamenti delle istituzioni da una cetta dkezione: più combattíva, pura, mili-
religiose, con il crescere della mobilitazione media- tante, missionaria e dotrinaria da una parte o più
tica e dei movimenti identitanT.Ijidea di una Euro- apertz', dialogante, ecumenica e universalistica dal'
pa secolare è dunque tutta da discutere, la religio- I'altra.Idee esffemamente diverse si manifestano sia
sità acquista una presenza più forte, riconoscibile e alf interno che all'esterno della Chiesa, la quale si
pervasiva anche se si accompagna a fenomeni di tîova a far fronte alla sua duplice natura di struttu-
minore tenuta delle forme oîgantzzate e dei vincoli ra confessionale con una missione pastorale da

6 Yedi Glauben und Wissen e ,rground zero>, in www.giornaledifiloso- 8 Si vedano i saggi di Danièle Herwieu-Légeg Francesco Margiotta
fia.net. Broglio, Peter Berger é altri, taccolti in un libro in corso di pubblicazione in
1 A post-secular Europei', in <Berliner
Journal frir Soziologie>, marzo q.,.Jta ste..n collaÀa, Marsilio, I libri di Reset, a cura di Krzysztof Michalski
2002. e Nina zu Fúrstenberg.
24 Giancarlo Bosetti [dee per una conuergenza <postsecolare> 25

compiere che discende da un mandato trascenden- sori é anahzza e indívidua come tendenza
perch
te da un lato e di potenza spirituale che deve anche negativa quel che Messori auspica: il progetto di
manifestarsi come voce in un dialogo plurale, smingere i bulloni dei fondamenti delf identità. Lo
La lettura di queste pagine ci può aiutare a im- scrittore e storico inglese avanz^ una dura previsio-
maginare come i1 cardinale che qui parla di opoli- ne che è anche una critica liquidarice di Ratzinger:
fonia>, di dialogo <<interculturale>> e di una Chiesa un irrigidimento come quello che si prospetta con
alleata a ùna <<rígorosa razionalità>> possa reggere il Benedetto xvI equivale a una rinuncia ad esercitare
timone della nave della Cristianità, Una tra le voci una missione spírituale di più ampia portata: <<Non
che spinge Benedetto xvI nella prima direzione, c'è nulla ne1la personalità, nella biografia, nei prin-
identitaria, è per esempio quella molto determinata cipi o nella srategia di Benedetto xvt che indichi
e radicale di Vittorio Messori, che è stato negli anni egli sia in grado di invertire il processo di demistia-
molto vicino sia a \X/ojtyla che a Ratzinger. Per nrzzazione dell'Europa>>,7a Chiesa <sarà più picco-
Messori il nuovo Papa deve affrontare <<non i pro- Ia, ma più pura. Klein aber fein, come si dice nella
blemi, bensì il Problema. Quello sul quale tutto si sua lingua n tta>>10. A1 conmario voci laiche come
fonda, quello sul quale 1a Chiesa intera sta o cade: quella di Jean Daniel chiedono al nuovo Pontefice
la verità del Vangelo,Ia certezza che Dio non solo di <rivolgersi all'umanità intera>> non <<reclamando
ha parlato ma si è incarnato in Gesù di Nazareth, ia una fede>> secondo i principi della Chiesa, <<ma in
convinzione che il Cristo continua il suo cammino nome dei valori universali>>, di quel vasto insieme di
ne11a storia in una comunità che ha nel vescovo di valori che sono <il dato comune tra Ia saggezza
Roma il suo rappresentante e che ogni giorno tra- greca, 1a cultura romana, i1 messaggio dei dieci
sforma il pane e il vino ne11a sua carne e sangue>>. comandamenti, il sermone del1a montagna, I'eredità
Guai dunque se <{a fede evapora in umanesimo, in delle rivoluzioni o francese, la morale
buonismo, in solidarismo "politicamente comet- ^mertcana
universale di Immanuel Kant, la dichiarazione dei
9.
to">> diritti dell'uomo e la Cata dell'Onu>> 11.
Dal versante opposto, laico liberale, Timothy
Garton Ash, paradossalmente in sintonia con Mes- r0 T. Garton Ash, Ma I'Europa rcsterà laica, "la Repubblica", 22 aptile
2005.
Jean Daniel, in una intervista all'<<Esptesso>> di Fabio Gambaro, I/
11

' V Messori, La ruissione di loseph Ratzinger. Lo scatto della Chiesa per coraggió di carubiare. Papa Benedetto XVI può conquistare le menti dell'inteta
dífendere le radici, <<Corriere della Setar, 24 apúIe 2005. umanítà,28 apnJe 2005.
26 Gîancarlo Bosetti Idee per una conuelgenza <postsecolare> 27

Il contrasto di analisi intorno alla figwa del car- se. Ma questo ci porterebbe fuori dal tracciato dí
dinale Ratzinger ha a che fare non solo con Ia va- questa introduzione. Quel che cerco di spiegare qui
rietà inevitabile de1le opinioni degli analisti, ma è l'amprezza vastissima dei contrasti fra le interpre-
anche con il contrasto, interno, che è innegabile ra tazioni e le previsioni circa il prossimo papato, etî^
le sue aperture <<interculturali>, che qui potete leg- quelli che sembrano diversi volti della stessa figura
gere, e la rigidità dei suoi documenti di dottrina. dell'attuale Pontefice nel recente passato. Come è
Oltre aTTaDominus lesus si potrebbero citare gli atti possibile una divergenza di grtdrzi così grande?
di condanna della teologia pluralistica del belga
Jacques Dupuis e molti altri interventi a difesa della
dogmatica cattolica. E la stessa Fides et Ratio di La precoce intuizione di Ratuls
Giovanni Paolo rr del 1998, cui il cardinale Ratzin-
ger non è stato certamente estraneo dato il suo Abbiamo già accennato aIIa distinzione tra un
ruolo istituzionale e la sua preparazione filosofica, è versante interno della religione (la dottrina di fede,
un documento ideologico di chiusura, di attacco ia Verità unica) e un versante esterno (la Chiesa
frontale al relativismo e di irrígidimento della dot- che paria al mondo e che fa i conti con le altre
trina su basi tomistiche, che sembra liquidare tutto culture). A questa distinzione dobbiamo aggiungere
il pensiero non religioso come afflitto dal morbo ora quella preziosa offertaci da John Rawls ra dot-
del relativismo e del nichilismo. Si potrebbe discu- trine comprensive, ideologiche e religiose, e area
tere questo inappellabile anatema contro il relativi- della loro partecipazione al discorso pubblico. Ve-
smo, e si potrebbe ancora più facilmente innalzare dremo come molte divergenze e incomprensioni
i vessilli di un pensiero laico antirelativista (e ce n'è nascano dalla difficoltà di applicare una distinzione
di vario genere: l'etica habermasiana del discorso che è invece indispensabile, e senza la quale non
ra questi), ricordando che la discussione ra pen- riesco a immaginare come neppure la Chiesa possa
siero fondazionrsta (universalista a vario titolo e in venire a capo di spinte tanto contraddittorie, come
varia misura) e antifondazionista (relativista e debo- quelle, per semplificarc, tra il compito indicatole da
lista ín varia misura) è prima di tutto una discussio- Messori e quello indicatole da Jean Daniel. Perché
ne filosofica che percome il pensiero contempora- è certo che il secondo non può essere scafiato come
neo al di fuori dr affiliazioni religiose o antireligio- pretesa indebita dei laici: il fatto stesso di prendere
28 Giancarlo Bosetti Idee per una conuergenza <postsecolare> 29

Ia parola nella sfera pubblica da parte dei religiosi politiche suggerite dalle loro dottrine <<portando
implica una assunzione di responsabilità che co' ragioni appropriatamente pubbliche>. I sostenitori
stringe a prendere sul serio il fatto del pluralismo, di politiche ispirate da dottrine comprensive ragio-
il fatto cioè di partecipare a un colloquio a più voci nevoli devono insomma adattarsi ali'idea che al mo-
e in piena libertà nella dimensione che è quella mento di decidere valgono gli argomenti che
della <ragione pubblico> dove si devono negoziare
^ppaî-
tengono aun'aîea comune, pubblica, un'area dove
accordi e fare leggi su materie controverse, che toc- sono in gioco quei valori e quegli argomenti che
cano la sensibilità di diverse fedi e ideologie, come intersecano quelli degii altri, un'area dove dotrine
quando si discute di aborto, di esperimenti sugli comprensive diverse trovano tJn'aîea di sovrapposi-
embrioni umani, di omosessualità e così via. E se 1a zione, di intersezione, di ouerlap, un'area di ragio-
tendenza dei religiosi a prendere 1a parola nell'am- nevole consenso. Quella parte di una religione che
bito della ragione pubblica cresce, come sta acca- sconfina, che non interseca il consenso degli altri,
dendo, cresce la necessità di rendere più chiari i delle altre dotrine in gioco, non può pretendere
principi in base ai quali regolare il traffico in quella di diventare legge per tutti. 11 cattolico può certa-
zona cruciale della vita sociale. mente argomentare contro certi sviluppi della inge-
Habermas dà per acquisita Ia teoúa liberale di gneria genetica, ma se vuole farlo nell'esercizio del-
Rawls della <ragíone pubblico>, quella dr Liberali- I'uso della ragione pubblica per proporre o modifi'
smo politico. Si tratta di una costruzione pluralistica care una legge deve usare argomenti propriamente
ín base a1la quale entro un ordinamento costituzio- politici non argomenti di fede. Deve parlare un'al-
nale liberale nella discussione pubblica si possono ffa lingua, quelia che consente di comunicare con
far valere tutti i tipi di dortrine morali o teorie cittadini che appartengono ad altre culture o credo-
politiche <<comprensive>> ragionevoli, siano esse re' no in altre religioni, deve fare un'opera di traduzio-
ligiose o laiche, ma si fanno vaiere solo in tanto in ne. Il liberalismo di Rawls ha colto con la sua rifles-
quanto accettíno quella che Rawls chiama la <<clau- sione un problema di importanza crescente, oggi
sola condizionale>>, vale a dire che í religiosi o i cenrale. E nel confronto con Ratzinger il filosofo
titolari di altre ideologie possono sì farsi avanti e tedesco accenna a un riconoscimento che ha formu-
presentare le loro dottrine per quello che sono, ma lato successivamente in modo più esplicito al colle-
a patto che siano disposti a difendere i principi e le ga ameîtcano: il merito di Rawls è quello di avere
30 Giancarlo Bosetti Idee per una conuergenza <pttstsecolare> 3r

sviluppato la sua teoria della giustizia frno a elabo- re o nuovi conflitti o una ulteriore incapacità della
rare una formulazione del liberalismo poiitico e del politica di fronteggiare i guai indotti dalla <moder-
pluralismo in un modo che gli ha consentito di nizzazione aberrante>> 12. Sia Rawls che Habermas
preoccuparsi con molto anticipo, su di noi oggi, del ritengono dunque che le religioni in quanto tali,
ruolo politico della religione, formulando principi attraverso i cittadini che vi aderiscono, conuibui-
che non solo tutelino la libertà negativa, quella di scano alla discussione a condizione di tradurre le
svolgere le proprie attività. confession alt senza esser- loro tesi <in linguaggio politico>>, e di far tacere le
ne impediti, ma che facciano fronte a quei probie- <<eccedenze>>, cioè I'area non ouerlapping. Habet-
ma ulteriore che in un mondo <<postsecolare>> sta mas sembra concedere qualche cosa di più alla re-
diventando centrale: come consentire a1la religione, ligione: i non credenti devono concedere ai creden-
ai religiosi, drfare in quanto tali uso pubblico della ti il diritto di partecipare alle discussioni pubL,liche
ragione sefiza compromettere il pluralismo, ma anzt <<in lingua religiosa>. E, un ordinamento liberale
alimentandolo. Che questa risposta liberale al pro' può chiedere agli stessi non credenti di partecipare
blema funzioni e possa essere accettata come giusta allo sforzo per tradurre quel che è utile tradurre
dai cittadini delle democrazie dípende non da una dalla lingua religiosa alla lingua di tutti.
teoria ma dall'esperimento in corpore uiuì delle de- Rawls poneva al religioso una clausola condizio-
moctazie contemporanee e in sostanza dal fatto che nale: partecipi ma ti devi adattarc a1la lingua della
i cittadini religiosi e secolari approdino a una inter- politica. Habermas chiede ai latcr uno sforzo mag-
pretazione del rapporto tra fede e sapere che renda giore: dovete aiutarc attivamente questo passaggio.
loro possibile nella sfera pubblica un rapporto au- E fa questa richiesta, possiamo dirlo a ragion vedu-
toriflessivo e illuminato. Se dunque da una parte si ta, non in base ùna pura distinzione teoretica ri-
^
commetterà l'errore di invadere la sfera pubblica spetto a Rawls, ma per ragioni empiriche, le ragioni
con le proprie <<eccedenze> di fede, non preoccu- empiriche che richiama anche nel suo articolo e che
pandosi della <clausola condizionale>> rawlsiana, e vengono da quel che è accaduto negli ultimi due
se dall'altra si trascurerà 1o sforzo di raccogliere decenni e in base alla concreta esperienza etlropeai
proposte che facciano convergere il potenziale i grandi flussi migratori che hanno portato l'Islam e
umanistico che víene dal mondo religioso, I'esperi-
mento non riuscirà. E, il fallimento potrebbe porta- t2 I riferimenti dí Habermas a Rawls sono nel testo inedito già citato.
)2 Giancarlo Bosettí Idee per una conuergenza <postsecolare> )3

altre religioni in Europa, l'affaccíarci di un ordine religione e insieme della aspirazione dei religiosi a
dei giorno inedito nei parlamenti con le nuove farsi sentire nella sfera pubblica allora dobbiamo
frontiere della scienza, le biotecnologie, la feconda- mettere più attenzione alle regole nei rapporti di
zione in laboratorio, e soprattutto con I'attacco che comunicazione, ai metodi con i quali si costruisco-
Ia globalizzazione economica compie alle fonti della no opinioni e decisioni con I'apporto fisiologico di
solidarietà tra i crttadini dello Srato, la crescita di linguaggi diversi - religiosi e secolari - nel comune
visibilità della religione nella sfera pubblica. Tutte spazio della politica. DalIa riflessione sulla <<persí-
queste sfide, che si possono con buona approssima- stenza>> della reiigione e sulla sua funzione e visibi-
zione riassumere nella formula rawlsiana <<prendere lità, indubbiamente crescenti nel nostro orizzonte
su1 serio il fatto del pluralismo>> stanno in queste dopo l'89 e con ii declino delle ideologie non reli-
pagine davanti al filosofo della politica come sranno giose, Habermas trae una lezione che fortifica nel
davanti al nuovo Pontefice. La difficoltà de1la sfida suo pensiero la necessità delle procedure democra-
come la necessità di applicare categorie del genere tiche come uniche garanzíe della produzione di
di quelle suggerite da Habermas e da Rawls non diritto. Sono le procedure democratiche a garantire
appaiono in una luce tanto diversa, a ben vedere, che dal magma dei mondi vitah, daila sfera pubbli-
per chi rifletta sulle basi di ordinamenti democrati- ca nella quale configgono gli interessi e le preferen-
ci capaci di mettere in funzione un pluralismo effi- ze, scaturisca una afitcolata opinione pubblica e
cace e vitale così come per chi rifletta su1 modo in che questa sappia diventare il contenuto della so-
cui si potrà guidare la Chiesa di Roma nei prossimi vranità popolare che, attraverso le istituzioni parla-
anni. mentari, secerne poi diritto. Questo era 1o schema
ài Fatti e norme (Faktizitaet und Geltung) 1r, ma qui
viene in luce non solo l'aspetto ruzionale del citta-
Persistenza della religione e sfera pubblica dino, quello che lo mette in grado di far pafie a
certe condrzioni di una comunità di esseri razionali
Il pensiero di Habermas è qui manifesto: se capaci di comunicare e capirsi, qui Habermas fa
smettiamo di intendere il cammino della modernità appello a un supplemento di virtù politiche che
come liberazione della società dalla presenza reli-
giosa e se prendiamo atto della persistenza della 1r Milano, Guerini e assocíati, 1996.
)4 Giancarlo Bosetti Idee per una conuergenza <postsecolare> )5

sono alimentate da una società civile, dove devono perché non raggiunte dal ciclo dello sviluppo e così
avere le loro radici. E queste vírtù sembrano richie- via. Habermas sembra chiedersi, e chiederci: ma
dere qualche cosa di più rispetto aila pura taziona- quale soggetto politico può oggi contendere ai reli-
lità degli esseri umani: una dotazione di solidarietà giosi, ma sì, proprio ai <<cittadini non secolarizzati>>,
e coesione rispetto alia quale si affaccia la candida- questo spazio di intervento che ci appare moral-
tura della religione a dtchiarursene produttrice. mente così necessario?
In questa area <<prepolitica>> Habermas concede
almeno quanto concedeva Rawls (sarebbe stata
possibile Iabattaglta dei neri americani per i diritti Chiesa e llluminismo
civili senza l'apporto delle chiese protestanti e sen-
za Ia guida del reverendo Martin Luther King? E Sul tema dei rapporti tra Chiesa e Illuminismo,
non fu quella unabattaglia liberale?) e forse qual- Habermas è tornato dopo la nomina di Ratzinger a
che cosa di più. Qualche cosa di più, perché Haber- Papain un'intervista al giornale tedesco <Die \X/elt>
mas riconosce che una secolatizzazione resa aber- in cui ha ricordato I'incontro del gennaro 2004: <<La
rante dalla globahzzazione, con conseguenze disin- Chiesa Cattolica ha fatto pace con i1 Liberalismo,
tegranti, non lascia più vedere come la ordinaria vale a dire con 1o stato di diritto e la democrazia, sin
sovranità popolare gaîanttta da11e procedure demo- dal Concilio Vaticano u. Perciò non c'era grande
cratiche riesca a far fronte al tremendo carico che ia discordanza di vedute fra me e I'allora cardinale
realtà empirica scarica su11e nostre società: vite an- Ratzinger riguardo a1la questione dei "fondamenti
date male, progetti di vita falliti, <<contesti di vita pre-politici della democrazia". I punti di vista comu-
sfigurati>. Fatti, temi, residui del processo econo- ni si estendevano ad alcune questioni bioetiche ben
mico che la politica sembra non sia più capace di definite che nascono, oggi, dai progressi de11a medi-
incorporare a causa della loro dubbia capacità ctna, dalla manipolazione genetica, o dalla ricerca
dí manifestarsi nel processo elettorale: situazioni di scientifíca sul cervello. Il mio amico Johan Baptist
povertà marginale, singoli e comunità ridotti in Metz, che pregai di prendere parte a tutti i dibattiti,
condizioni disperate da impror,visi spostamenti di rimase un po'irritato dai toni moderati de11a discus-
produzioni e mercati, situazioni di sofferenza rndot- sione. Ma da non-cattolico non vol1i immischiarmi
te da infermità o catastrofi naturali, aree negiette nel conflitto in materia di teologia e politica eccle-
16 Giancarlo Bosettt Idee per una conuergenza <postsecolare> 17

siastica. Ciò non vuol dire che non esistano più opi- Papa.Il riferimento simbolico a Benedetto da Nor-
nioni contrastanti. Io, ad esempio, non vedo I'even- cia, legato alla sceita dell'appellativo Benedetto xvI,
tuale ingresso della Turchia e dell'Ucraina nell'ul inolre, sembra indicare che lo stesso Pontefice
come alternativi. Il dato indiscutibile che la cultura prenda in considerazione questa tendenza e che
europea affondi profondamente le sue radici nel cri- voglia rendere la Chiesa resistente nel caso in cui í
stianesimo non può obbligare a fondare la comunità crístiani si riducano ad una mlnorànza>>ra.
politica dei cittadini europei sui soli valori cristiani. Tra il <<revisionismo> della secoTarizzazione, e
I- Unione europea) così come ciascuno dei suoi stati cioè le tesi più radicali di coloro che abbandonano
membri, è tenuta a rispettare una \T/eltanschauung la tesi classica della secolarizzazione fino a conside-
neutra di fronte alla rupida crescita del numero di rare l'Europa laica e illuministica una Sonderueg,
cittadini laici o non-cristiani. Ciò non dovrebbe però una eccezione rispetto alla regola di un mondo re-
sfociare in una visione secolare del mondo. La nor- ligioso, e 1a tesi illuministico-liberale secondo 1a
ma dell'impanialità, nei confronti di tutte le comu- quale la religione è un fatto esclusivamente privato,
nità religiose e di tutte le concezioni del mondo non Habermas conferma negli sviluppi della sua rifles-
produce di per sé necessariamente una politica laí- sione la ricerca di una via intermedia. Non sono
cista nei confronti delle chiese, un tipo di politica affatto iontani, dunque, lui e Rawls, i1 quale scrive-
criticato, oggi, persino in Francia>>. E aùna doman- va: <<Non c'è una guerra tra reiigione e democrazia,
da sul significato per l'Europa e per la Germania né deve esserci. Sotto questo aspetto il liberalismo
dell'elezione di RatzingeE il filosofo ha risposto che politico si allontana profondamente dal liberali-
<<credenti di alre fedi o cittadini laici non devono smo illuminista, e 1o respinge. Diversamente da
per forza reagire all'elezione del nuovo Papa con 1a questo, esso non attacca I'ortodossia cristiana>15'
stessa fueddezza di Timothy Garton Ash. Potrebbe Per la filosofia politica, e per la politica, inizia sotto
anche verificarsi che la "scristianizzazione" dell'Eu- le insegne del <<postsecolarismo>> quella che si an-
ropa proceda allo stesso ritmo di prima, come sug- nuncia come una fase nuova su cui ci sarà a lungo
geriscono le statistiche degii ultimi sessant'anni * da Iavorarc per scrivere pagine nuove.
con le uniche eccezioni di Polonia e lrlanda. Ma per
questo esistono spiegazioni convenzionali di natura 'o Europa ist heute in einem miserablen Zustand
(LEuropa di oggi è in
pessimo stato), a cura dí Adam Krzeminski, 4 maggio 2005.
sociologica; di sicuro non dipenderebbe dal nuovo tt Rawls, Il diritto dei popoli, cit., p. 2)4.
Giancarlo Bosetti

Ma anche per il Pontefice si apre una fase nuova, Ragione e fede in dialogo
se prenderà sul serio, come qui il cardinale Ratzin-
ger preannunciava, il problema di f.ar sentire la
voce della Chiesa in un concerto poiifonico, owero
quel che si chiama <il fatto del pluralismo>>.
Quel che il filosofo laico concede a Dio
(più di Rawls)
di Jùrgen Habermas

Nota di testi 11 tema proposto per la nostra discussione ricor-


Il 19 gennaio 2004 il cardinaleJoseph Ratzinger eJùrgen Haber- da una questione che Ernst \X/olfgang Bóckenfórde,
mas si inconrano a Monaco presso la Katholische Akademie in a metà degli anni sessanta, ha racchiuso in una pre-
Bayern. Su1 numero 8l di <Reset>, maggio-giugno2004, un dossier
dal titolo Demorazìa bisognosa di religione? contiene le trascrizioni gnante formulazione: 1o Stato liberale e secolaúzza-
degli interventí chc qui riportiamo. to si nutre di premesse normative che esso, da solo,
La traduzione dal tedesco dell'intervento di Joseph Ratzinger è
di Lorenzo Lozzi GaIIo, quelia delf intervento di Jùrgen llabermas è non può gat^nttîe1. In essa si esprime i1 dubbio se
di René Capovin. lo Stato democratico costituzionale possa rinnovare
in maniera autonoma le condizioni normative del1a
propria esistenza, nonché I'ipotesi che questa forma
statuale dipenda da tradtzioni metafisiche o religio-
se autoctone, o comunque da Úadiziont etiche vin-
colanti per la coilettività. La cosa metterebbe in
difficoltà il concetto di uno Stato obbligato, stante
il <fatto del pluralismo>> (Rawls), alla neutralità in
materia di visione del mondo. Tale conclusione,
tuttavia, non contraddice f ipotesi sopra esposta.
Vorrei cominciare guardando il problema da due

1 Die Entstebung des Staates als Vorgang der Sàkularisation, 1967, in


Recbt, Staat, Freiheit, Frankfurt am Main, Suhrkamp, 1991, pp. 92 ss.
42 Jùrgen Habermas Quel che il filosofo laico concede a Dio (più di Rauls) 43

punti di vista. Da un punto di vista cognitivo, il ci, dai cittadini credenti e da quelli non credenti.
dubbio rimanda alla questione se í1 potere politi-
co, dopo la completa positivizzazione del diritto,
sia in generale ancora aperto a una giustificazione U na giusttficazion e s ecolarizzata ?
secolarizzata, vale a dire post-metafisica o non
religiosa. Ma anche ammessa una legittimazione dt Il liberalismo politico, che io difendo nella par-
tal genere, rimane il dubbio se, dal punto di vista ticolare versione del repubblicanesimo kantiano2, si
motivazionale, una comunità pluralista possa man- auto-comprende come una legittimazione non reli-
tenersi stabile poggiando, anziché su un semplice giosa e post-metafisica dei fondamenti normativi di
modus uiuendi, su un accordo fondamentale di ca- uno Stato democratico costituzionale. Questa teoria
rattere normativo e limitato da procedure e princi- si coiloca nelia tradizione di un diritto di ragione
pi. Inolre, anche se il dubbio viene scacciato, ri- che rinuncia agh impegnativi assunti cosmologici o
mane ínteso che gli ordinamenti líberali dipendono storico-salvifici del1e dotmine, classiche e religiose,
dalla solidarietà dei cittadini - le cui fonti, questo del diritto di natura. La storia della teologia oistia-
è il punto, potrebbero esaurirsi a causa di una se- na ne1 Medioevo, in particolarc!a tarda scolastica
colanzzazione de1la società dai carutteri aberranti. spagnola, appartengono naturalmente alla genealo-
Questa diagnosi non va rtgettata, ma non deve es- gia dei diritti umani. Tuttavia, i fondamenti di legit-
sere accolta in senso tale che i più dotti difensori timazione di un potere statuale che resti neutrale in
della religione possano, per cosi dire, derivarne materia di visioni del mondo derivano, in ultima
<<plusvalore>> argomentativo. In alternatíva, propor- analisi, dalle fonti profane costituite dalla filosofia
rò di intendere la secolanzzazione sociale e cultura- del xvrr e xvrrr secolo. Solo molto più tardi teologia
le come un processo di apprendimento biunivoco, e Chiesa superano ie sfide spirituali poste dagli
che costringe tanto Ie tradrzioni illuministe quan- Stati costit trzionali rivoluzionari. Da parte cattolica,
to le dottrine religiose a riflettere sui rispettivi con- stante un rapporto piuttosto privo di tensioni (ge-
fini. Con riferimento alle società post-secolari, infi- lassen) con il lumen naturale, in fondo nulla impe-
ne, si pone la questione di quali siano gli atteggia- disce, se ben intendo, una fondazione autonoma
menti cognitivi e 1e attese normative che lo Stato
liberale deve pretendere, nei loro rapporti recipro- '? Cfr. J. Habermas, Linclusione dell'altro, Milano, Felttinelli, 1998.
44 lùrgen Habermas Quel che il filosofo laico concede a Dio
(più di Rawls) 45

(cioè indipendente dalie verità rivelate) di morale e Il punto di riferimento di questa srategia di giu-
diritto. stificazione consiste nella costituzione che i cittadi-
La fonàazione post-kantiana dei princípi costitu- ni stessi si danno, stringendosi in associazione, non
zionalt liberaii si è dovuta confrontare, nel xx seco- già nel semplice addomesticamento di un potere
1o, più con forme storicistiche ed empiristiche di statuale dato - questo, infatti, deve prima essere
critica che con i residui di un diritto naturale ogget- prodotto seguendo f itinerario del processo costi-
tivo (come I'etica sostantiva dei valori). A mio giu- tuente democratico. Un potere statuale <<costituito>>
dtzio, sono sufficienti assunzioni filosoficamente (non solo addomesticato per via costituzionale) è
poco impegnative circa il contenuto normativo del- giuridificato (ueruecbtlicht) fin nella sua fibra più
la costituzione comuntcattva di forme di vita socio- intima, in modo tale che il diritto pervada senza
culturali per difendere, contro il contestualismo, un residui il potere politico. Nella concezione positivi-
concetto non disfattistico di ragione; contro il stica del volere statuale, che affonda le sue radici
giuspositivismo, invece, un concetto non decisioni- ne1 periodo della Germania imperiale, la dottrina
stico di validità giuridica. I1 compito centrale con- del diritto pubblico tedesca (da Laband a Jellinek
siste, allora, nello spiegare a) perché il processo de- fino a Carl Schmitt) aveva lasciato un varco per una
mocratico valga come metodo di produzione legit- sostafiza etica, <<dello Stato>> o <del politico>>, sot-
tima di diritto: nel1a misura in cui assicura le con- tratta a1 diritto; nello Stato costituzionale, invece,
dizioni di una formazione inclusiva quanto discor- non c'è alcuna istanza il cui potere si nutra di una
siva di opinioni e volontà, esso legittimala presun- sostanza pre-gíuridi caa. La sovranità pre-costituzio-
zione dell'accettabrlrtà razionale dei tisultatt; e b) nale dei principi non iascia alcun vuoto, che do-
perché diritti umani e democrazia si intreccino fin vrebbe adesso - sotto forma di ethos di un popolo
dall' origine nel processo costituente : I' istituz ionaliz- più o meno omogeneo - essere riempito da una
zazione giuridica delle procedure democradche per sovranità popolare altrettanto sostanziale.
1aproduzione del diritto richiede la contemporanea Alla luce di questa eredità problematica, la que-
garanzia dei diritti fondamentali liberali quanto di stione di Bóckenfórde è stata intesa come se un
quelli politicir.
t H. Brunkhorst, Der lange Schatten des Staatsuillenspositiuisrnus, in
i J. Habermas, Fatti e norme, Milano, Guerini e Associati, 1996. <<Leviathan>>,)1, 200i, pp. )62')8L
46 Jùrgen Habermas Quel che il filosofo laíco concede a Dio (più di Rawls) 47

ordinamento costituzionale integralmente positiviz- sufficiente, owero a partire dalle risorse cognitíve
zato avesse bisogno, come puntello cognitivo dei di un'economia argomentativa indipendente da tra-
propri fondamenti di validità, della religione o di dizioni religiose o metafisiche, Nonostante tale pre-
qualche alffa <<potenza coesiva>>. In questa versione, messa, rimane un dubbio di carattere motivaziona-
la pretesa di validità del díritto positivo è rimessa a le. I presupposti normativi di uno Stato costituzio-
un suo radicamento nelle convinzioni, etiche e pre- nale democratico, rnfatti, sono più impegnativi per
politiche, di comunità. nazionali o religiose, poiché chi assume il ruolo di cittadino dello Stato, quindi
un tale ordinamento giuridico non può essere legit- di autore del diritto, rispetto a chi assume il ruolo
timato in maniera auto-referenziale solo da proce- di membro della società, rienrando così tra i desti-
dure giuridiche poste per via democratica. nataîL del diritto. Da costoro, in effetti, ci si aspetta
Quando, però, si concepisce il processo demo- solo che facciano valere le rispettive libertà (e pre-
cratico non positivisticamente, come Kelsen o Luh- tese) senza oltrepassare i limiti posti dalle leggi.
mann, ma come un metodo per produme legittimità Rispetto alla semplice osservanza dileggi coercitive
dalla legalità, non insorge quel deficit di validità di libertà, sono ben diverse le motivazioni e gli at-
che l'<<eticitò> sarebbe chiamata a riempire. Rispet- teggiamenti che ci si attende da cittadini che hanno
to a una concezione dello Stato costituzionale ispi- da assumere il ruolo di co-iegislatori democratici.
rata alla destra hegeliana, la linea proceduralista, Questi devono far valere i propri diritti di comu-
facente capo a Kant, insiste su una giustificazione nicazione e partecipazione in maniera attiva e, anzi,
dei principi costituzionali autonoma e con pretesa non solo nell'ottica di un illuminato autointetesse,
di risultare ruzionaTmente accettabile da parte di ma nella prospettiva del bene comune. Per tutto
tutti i cittadini. questo, il dispendio motivazionale richiesto è molto
alto e non può essere imposto per via legale. Un
douere di partecip azione al voto sarebbe, in uno
Dispendio motiuazionale e pratica democratica Stato di diritto democratico, un corpo estraneo, un
po' come una solidafletà, imposta per legge. La di-
Nel seguito muovo dall'assunto secondo cui la sponibiiità, da parte dei cittadini di una comunità
costituzione di uno Stato liberale sappia pror,vedere liberale, a farsi carico, all'occomenza, del1e istanze
al proprio bisogno di legittimazione in modo auto- di concittadini estranei e anonimi e ad accettare
48 Jùrgen Habertnas Quel che il filosofo laico concede a Dio
(più di Rawls) 49

sacrifici per f interesse comune può essere soltanto proprio bene; mettendo a disposizione libertà co-
presunta. Per questo motivo le virtù politiche, an- municative, tnfatti, esso mobilita anche la parteci-
che se sono ripagate in maniera non proporzionale, pazione dei cittadini al pubblico dibattito su temi
sono essenziali per l'esistenza della democrazia. che riguardano contemporaneamente tutti. I1 per-
Sono la posta della socializzazione e del1a consuetu- duto <<vincolo unificante>> è ora un processo demo-
dine alle pratiche e agli atteggiamenti mentali che cratico in cui, in ultima tstanza> è in discussione 1a
carutteizzàno una cultura politica liberale. Lo sta- giusta interpretazione de11a Costituzione.
tus dr cittadino è per così dire incassato in una Questo è quello che si verifica, per esempio,
società civile nutrita da fonti spontanee o, se si pre- nelle attuali divergenze sulla riforma del welfare,
ferisce, <<pre'politiche>>. sulla politica dell'immigrazione,la guerra in Iraq e
Da ciò non segue che 1o Stato liberale sia inca- la cancellazione del servizio militare obbligatorio:
pace di riprodurre autonomamente 1e proprie pre- non si tratta solo di singole policies, ma sempre
messe motivazionali facendo ricorso a risorse seco- anche di interpr etazioni controverse di principi
Iaúzzate.I motivi per cui i cittadini partecipano al costituzion ali - e, implicitamente, di come voglia-
confronto e al processo decisionale si radicano cer- mo pensarci, in quanto cittadini della Repubblica
to ín progetti individuali e in forme di vita culturali. federale e come europei, alla luce della molteplicità
Le pratiche democratiche, però, sviluppano una delle nostre forme di vita culturali e del pluralismo
dinamica politica propria. Solo uno Stato di diritto in fatto di visioni del mondo e convinzioni religiose.
senza democrazia, cui in Germania siamo stati abí, Certamente, considerando il passato, un comune
tuati sufficientemente a lungo, suggerirebbe una retrotema religioso, una lingua comune e soprattut-
risposta negativa alla domanda di Bóckenfórde: to il recente risveglio di una coscienza nazionale
<Popoli uniti in forma statuale possono dar,'vero sono stati di grande aiuto per la creazione di una
sussistere facendo esclusivo riferimento alla presta- solidarietà civica altamente astîatta' Le convinzioni
zione dt garanzia de1la libertà individuale, senza un repubblicane, però, nel frattempo si sono ampia-
vincolo unificante che sia presupposto di questa mente sciolte da questi ancoraggi pre-politici - che
libertà?>. Lo Stato di diritto costituito democratica, noi non siamo pronti a <<morire per Nizza>> non
mente non garantisce solo le libertà negative affin- rappresenta più un'obiezione conro una Costitu-
ché i singoli membri della società possano curare il zíone europea.
50 Jùrgen Habermas Quel che it filosofo laico concede a Dio
(più di Rauls) 5l

Si pensi al dibattito etico-politico sull'olocausro Religione, sfida cognitiua per la ragione


e sui crimini di massa, necessario perché la cittadi-
nanza de11a Repubblica tedesca divenisse consape- In base aile considenzioni fatte ftnon,la natura
vole della conquista rappresenrata dalla Costituzio- secolare dello Stato costituzionaie democratico non
ne. Lesempio di una <<politica della memoria> au- presenta alcuna debolezza insita nel sistema politi-
tocritica (che nel frattempo ha perso i caratteri di co in quanto tale, dunque interna, che compromet-
eccezionalità, diffondendosi anche in altri paesi) ta un'autostabllizzazione nell'aspetto cognitivo o
mostÍa come i legami al patriottismo della Costitu- motivazionale. Con ciò non sono esclusi motivi
zione si formino e si rinnovino nel medium deILa esterni. Una modetntzzazione aberrante della socie-
politica stessa. tà presa nel suo complesso porebbe rendere molto
Contro un fraintendimento assai diffuso, <<pa- debole il iegame democratico ed esaurire quelia
triottismo della Costiruzione>> significa che i cittadi- particolare forma di solidarietà da cui lo Stato de-
ni si appropriano dei principi della Costituzione mocratico dipende, senza poterla imporre, però'
non solo nel loro contenuto astratto, ma anche, par- per via giuridica. Si presenterebbe aIIoru proprio
tendo dal contesto della rispettiva storia nazionale, quella situazione che Bóckenfórde vede: la trasfor-
nel loro signíficato concreto. Se i contenuti morali mazione dei cittadini di società liberali benestanti e
dei diritti fondamentali devono prendere piede a pacifiche in monadi isolate, che agiscono solo sulla
livello di convincimenti personali (Gesinnungen), 1l base del proprio interesse e usano i propri diritti
livello cognitivo non basta. Solo per 7a integrazione individuali come armi contro il prossimo. Evidenze
di un ordine cosmopolitico (se mai un giorno esso si di un simile sfaldamento della solidarietà ta citta-
darà) sarebb.ro s.rificienti ragiorru-.rrro morale e dini dello Stato si mostrano nel più ampio contesto
concorde indignazione su scala mondiale nei con- della dinamica, non politicamente controllata, del-
fronti di grosse violazioni dei diritti umani. I'economia e della società globaltzzata.
Tra i membri di una comunità politica si svilup- I mercati, che non possono essere democtatizzati
pa solidarietà - come sempre anche asffattz- e giu- come le amministîaziont statali, assumono crescenti
ridicamente mediata - se, innanzitutto, i principi di funzioni dr regolazione in ambíti della vita che, fi-
equità si fanno strada neil'inmeccio più fitto degli nora, sono stati tenuti insieme normativamente,
orientamenti valoriali. quindi con la politica o con forme pre-politiche di
52 Jùrgen Haberrnas Quel cbe il fitosofo laico concede a Dio
(più di Ratuls) 53

comunicazione. In questo modo, non solo le sfere confronti della ragione è invero originariamente
private vengono spostate in misura crescente verso estraneo alla tradrzione cattolica. Il cattolicesimo,
meccanismi di azione volti al perseguimento del tuttavia, ha avuto difficoltà fino agli anni sessanta
successo e orientati dalle prefetenze individuali; de1 secolo scorso a dialogarc con il pensiero secola-
anche I'ambito sottoposto al vincolo di iegittimazio- re di umanesimo, illuminismo e liberalismo politi-
ne pubblica viene a restringersi. Lassoluttzzazione co. Qui trova oggi rtsonanza quel teorema secondo
dell'ottica privata (Priuatismu.r) del cittadino è raf- cui solo I'orientamento religioso verso un punto di
forzata dalla scoraggiante perdita di efficacia di un riferimento rascendente porebbe far uscire dal
processo di fotmazione democ rutica delle decisioni vicolo cieco una modernità contrita' A Teheran un
e delle opinioni che, per on, funziona parzialmente collega mi chiese se, da un punto di vista di com-
solo nelle arene nazionali e che perciò non raggiun- panzíone delle cuiture e di sociologia della religio-
ge i processi decisionali spostati a livelli sovranazio- ne, la secolaúzzazione europea non sia il caso au-
nali. Anche I'affievolirsi della spetanza nella comu- tenticamente abnorme che deve essere corretto' Ciò
nità internazionale quale forza srutturante in ambi- ricorda il clima della Repubblica di Veimar, Carl
to politico incoraggia la tendenza alla depoliticizza- Schmitt, Heidegger o Leo Strauss.
zione dei cittadini. Di fronte ai conflitti e alle intol- Ritengo che sarebbe meglio non spingere I'inter-
lerabili ingiustizie sociali di una società globale in rogativo - se una modernità ambivalente si stabiliz-
gran parte frammentata, cresce la delusione ad ogni zi soio grazie alle risorse secolari di una ragione
ulteriore insuccesso sulla via, intrapresa dopo il comunicativa - fino al parossismo, in un'ottica di
1945, di una costituzionalizzazione del diritto dei critica della ragione: è preferibile, semmai, sdram-
popoli. matizzare la domanda, considerandola una questio-
Le teorie postmoderne concettualizzano le crisi ne empiric a apeîta. Per questo vorrei fat entarc
attraverso una critica della ragione: non le descrivo- nella discussione il fenomeno della persistenza del-
no come la conseguenza di un esaurimento selettivo 1a religione in un ambiente sempre più secolare,
dei potenziali di ruzionalità, comunque insiti nella assumendolo, però, non in qualità di semplice dato
modernità occidentale, ma come logico risultato del di fatto sociale. La filosofia deve prendere sul serio
progîamma di una ruzionalizzaztone spirituale e questo fenomeno, per cosi dire, dall'interno, assu-
sociale autodistruttiva. Uno scetticismo radicale nei mendolo come tna sfida cognitiua. Prima di seguire
54 lùrgen Habermas Quel che il filosofo laico concede a Dio (più di Rawls) 55

questa linea di discussione, vorrei però indicare indifferente se la riflessione, come per Schleierma-
una plausibile diram azione del dialogo. Lungo il cher, comincia dall'auto-coscienza del soggetto co-
tragitto della radic alizzazione della critic a delTa ra- noscente e agente o, come per Kierke gaatd, dalla
gione, la filosofia si è mossa anche verso una rifles- storicità di un intimo auto-accertamento esistenzia-
sione sulle proprie origini metafisico,religiose e, le o ancora, come per Hegel, Feuerbach e Marx, da
occasionalmente, si è lasciata coinvolgere nel dibat- urtanti Iaceruziont nei rapporti etici. Senza avere un
tito con una teologia che, per parte sua, ha cerca- iniziale intento teologico, una ragione che diventa
to una conciliazione nei tentativi filosofici di una consapevole dei propri limiti si supera in direzione
auto'riflessione (posthegeliana) della ragione su se di qualcosa d'altro: che ciò a\ryenga nella fusione
stessa 5.
mistica con una coscienza cosmica, nell'attesa di-
sperante de11'Evento (Ereignis) storico di un mes-
saggio salvifico o nella forma di solidarietà antici-
Digressione pante nei confronti di umiliati e offesi, tesa ad ac-
celerare Ia salvazione messianica. Queste divinità
Punto dr aggancro per il
discorso filosofico su anonime della metafisica post-hegeliana - la co-
Ragione e Rivelazione è una figura di pensiero che scienza cosmica, I'evento insondabile, la società
si presenta continuamente: la ragione che riflette non alienata - sono facili prede della teologia. Si
su11e proprie radici più profonde si scopre originata prestano infatti ad essere decifrate come pseudoni-
da un'istanza altra, del1a quale è costretta a ricono- mi della Trinità del Dio personale che comunica se
scere il fatale potere, se non vuole perdere il pro- stesso.
prio orientamento ruzionale nel vicolo cieco di Questi tentativi di rinnovare, dopo Hegel, una
un'auto-appropriazione ibrida. I1 modello consiste teologia filosofica, destano in ogni caso più simpa-
nell'esercizio di un mutamento radicale compiuto, tta di quel nietzscheanesimo che si limita a prende'
o almeno innescato, con le proprie forze, di una re in prestito i tratti caratteristíci del Cristianesimo
conversione della ragione attraverso la ragione - è - ascolto e apprendimento, raccoglimento e attesa
deIIa Grazia, awento ed evento - per riportare a un
5 P. Neuner, G. rX/enz (a cure di), Theologen
tempo arcaico indefinito, antecedente a Cristo e
Jes 20. Jahrhunderts,Darm-
stadr. lVissenschaltliche Buchgesellschah, 20ó2. Socrate, un pensiero svuotato de1 suo nucleo pro-
56 Jiirgen Habermas Quel che il filosofo laico concede a Dio (più di Rawls) 57

posizionale. All'opposto si colloca una filosofia che, ni, sull'errore, sulla redenzíone e suila salvezza da
consapevole della propria fallibilità e della fragilità una vita esperita come priva di spetanz4 che nei
della propria posizione nell'edificío diffe renzia- secoli sono state sottilmente articolate e tenute vive
to della società moderna, insiste sul1a differ enza di peÍ mezzo de1la pratica ermeneutica. Per questo,
genere (la cosa non va intesa assolutamente in senso nella vita delle comunità religiose, nella misura in
denigratorio) tra discorso laico, con pretesa di risul- cui evitano dogmatismo e costrizioni della coscien-
tare accessibile a tutti, e discorso religioso, dipen- za individuale, può rimanere intatto quello che al-
dente da verità rivelate. Diversamente che per Kant trove è andato perduto e non può essere prodotto
e Hege1, questa delimitazione grammaticale non si nuovamente soltanto con ii sapere professionale di
Iega alla pretesa filosofica di definire autonoma- esperti: possibilità di espressione sufficientemente
mente cosa è vero e cosa è falso nei contenuti de1le dlffercnziate, sensibilità per vite andate ma1e, per le
tradiziont religiose, al di 1à del sapere mondano patologie sociali, per I'insuccesso di progetti di vi-
socialmente istituzionahzzato.Il rispetto, che va di ta individuali e per Ie deformazioni di contesti di
pari passo, sul piano cognitivo, con questa sospen- vita sfigurati. A partire dall'asimmetria delle rispet-
sione del giudizio, è originato dalla considerazione tive pretese epistemiche si può fondare una dispo-
per persone e forme di vita che rovano nelle con- nibilità all'apprendimento della filosofia nei con-
vinzioni religiose la fonte dell'integrità e dell'auten, fronti della religione: non per motivi funzionali, ma
ticità. Ma il rispetto non è rumo, la filosofia ha - in ricordo de1 riuscito processo di apprendimento
motivo per mostrarsi pronta ad apprendere dalle <<hegeliano>> - per motivi di contenuto.
tradizioni religiose. La reciproca compenetrazione di Cristianesimo
e metafisic a gteca ha prodotto non solo la forma
intellettuale della dogmatica teologica e una - non
Secolarizzazione come apprendimento reciproco del tutto benefica - eTTenizzazione de1 cristianesi-
mo. Ha anche incoraggiato l'assorbimento, per tra-
In contrasto con 1a sobrietà etica del pensiero mite della filosofia, di contenuti genuinamente cri-
postmetafisico, cui si sottrae ogni concetto generale stiani. Questo processo si è concentrato su reti di
vincolante di vita buona ed esemplare, nelle Sacre concetti normativi fortemente connotate, come re-
Scritture e nelle tadizioni religiose vi sono tnturzio- sponsabilità, autonomia e giustificazione, storia e
58 Jùrgen Habermas Quel che il filosofo laico concede a Dio (più di Ratuls) 59

memoria, rinnovamento, innovazione e ritorno, fonti di cultura da cui si alimentano la coscienza


emancipazione e rcalizzazione, interio rizzazione, normativa e 1a solidarietà dei cittadini. Questa con-
esftaneazione e incarnazione, individualità e socie- sapevolezza fattasi conservatrice si riflette nel di-
scorso della <società post-secolare>> 6.
i
tà. Esso ne ha certamente trasformato i1 senso reli-
gioso originario, ma non liha de{Tazionati e consu, Con ciò non si intende solo il dato di fatto, che
mati in modo da svuotarli di significato. La rradu- la religione si afferma in un ambiente sempre più
zione dell'idea dell'uomo fatto a immagine e somi- secolare e che la società deve tener conto del1a so-
glianza di Dio nell'uguale valore e dignità di tutti pra'uvivenza delle comunità religiose. I-lespressione
gli esseri umani è un esempio di traduzione che <<post'secolare>> non tributa semplicemente alle co-
salva il contenuto originario. Essa rende accessibile munità religiose un pubblico riconoscimento per il
il contenuto dei concetti biblici, oltre i confini di contributo funzionale che esse prestano per la ri-
una comunità di fede, a tutti coloro che non credo- produzione delle motivazioni e degli atteggiamenti
no o professano altre fedi. Benjamin fu una persona desiderati. Nel1a consapevolezza pubblica di una
cui riuscirono, alcune volte, simili traduzioni. società post-secolare si riflette piuttosto una visione
Sulla base di questa esperienza di liberazione se- normativa che ha conseguenze peî i rapporti poli-
coTarrzzante dei potenziali di significato incapsulati tici tra cittadini non credenti e credenti. Nella so-
nella religione, possiamo dare un senso non capzio- cietà post-secolare si impone i1 riconoscimento del
so a1 teorema di Bóckenfòrde. Ho citato la diagnosi fatto che la <<moderntzzazione del1a consapevolezza
in base a cui l'equilibrio stabilitosi nella modernità pubblica> coinvolge e rende riflessive mentalità,
tra i tre grandi mezzi dr integrazione sociale è in religiose e laiche, asincrone. Entrambe le parti pos-
pericolo, dal momento che i mercati e il potere sono dunque prendere sul serio i reciproci conri-
amministrativo spodestano da un numero sempre buti su temi conroversi nell'opinione pubblica
più grande di ambiti della vitalsfere vitali la solida- politica anche per motivi cognitivi, se intendono
rietà sociale, cioè un coordinamento dell'azione ba- insieme la secolarizzazione deila società come un
sato su valori, norme e uso delia lingua volto alf in- processo di apprendimento complementare.
tesa.
Per questo è anche nel proprio interesse, per 1o
ó K. Eder, Europàische Stikularisierung - ein Sonderneg in die postsciku
Stato costituzionale, tîattare con rispetto tutte le lare Gesellschaft2, in <Berliner Journal fùr Sozíologie>, ), 2002' pp. ))1')43.
60 Jùrgen Habermas Quel che il fl.losofo laico concede a Dio (più di Rauls) 6L

Attese normatiue uerso credenti e non credenti bettung) John Rawls ha scelto I'immagine del ,<mo-
delio>: questo <<modello>> della giustizia mondana,
Da un lato 1a consapevolezza religiosa è stata sebbene costruito tramite principi neutrali rispetto
obbligata a processi di adeguamento. Ogni reli- alle visioni del mondo, deve risultare adatto ad ogni
gione è originariamente <<visione del mondo>> o contesto di giustific azione ortodosso che volta per
<<dottrina comprensiva>> anche nel senso che ri- volta si presentiT.
vendica l'autorità di strutturarc in toto una forma Questa aspettativa normativa, a cui lo Stato libe-
di vita. La religione ha dovuto rinunciare a questa rale rapporta le comunità religiose, si incontra con
pretesa di monopolio delf interpretazione e di or- i loro stessi interessi nella misura in cui si apre la
ganizzazione complessiva della vrta, dati i vincoli possibilità di esercitare, tramite 1'opinione pubblica
della secolanzzazione de1 sapere, del1a neutralità politica, un influsso sulla società nel suo complesso.
del potere statale e della libertà di religione gene- Certo il carico di conseguenze de1la tolleranza,
rulizzata. Con la differenziazione funzionale di come mostrano 1e regolamentaziont sull'aborto più
sotto-sistemi sociali paniah, anche la vita delle o meno liberali, non si distribuisce simmetricamen-
comunità religiose si separa dal proprio contesto te fta credenti e non credenti; tuttavia, anche la
sociale. 11 ruolo dei membro della comunità di coscienza iaica non beneficia gratis della libertà ne-
fede si differcnzia da quello del cittadino della so- gattva di religione. Da essa ci si attende l'acquisizio-
cietà. E dal momento che lo Stato liberale dipen- ne di un rapporto auto-riflessivo con i limiti dell'ii-
de da una integrazione politica dei cittadini che luminismo. L'atteggiamento tollerante di società
superi un semplice modus uiuendi, tale differenzia- pluraliste con ordinamento liberale non chiede solo
zione delle appartenenze non può esaurirsi, per ai credenti la propensione, nel rapporto con i non
I'etica religiosa, in un adattamento cognitivo senza credenti e i credenti di alre fedi, a dover ragione-
pretese specifiche a leggi imposte da parte della uolmente attendere la sopra'uvivenza di un dissenso.
società secolare. Reciprocamente, questa stessa propensione è ri-
Piuttosto, 1'ordinamento giuridico universalistíco chiesta, nel quadro di una cultura politica liberale,
e 1a morale sociale egalitaria devono unirsi così pro- aí non credenti nel rapporto con i credenti.
fondamente all'etica della comunità da risultare re-
ciprocamente coerenti. Per questo <<incastto>> (Ein- 7
J. Rawls, Liberalismo Politico, Milano, Edizioni di Comunità, 1994
62 Jùrgen Habermas Quel che il filosofo laico concede a Dio (più di Ratuls) 63

Per i1 cittadino che sia religiosamente stonato pare allo sforzo di raduzione di materiali significa-
ciò si traduce nell'invito, tutt'altro che banale, a tivi dalla lingua religiosa una lingua accessibile a
caratterizzare il rapporto di fede e sapere in modo
^
tutti 8.
autocritico, dalla prospertiva di un sapere monda-
no. L'aspettativa di un disaccordo duraturo tra
fede e sapere merita allora il predicato <<ragionevo-
le>> solo se alle convinzioni religiose è riconosciuto,
dal punto di vista del sapere laico, uno status epi-
stemico, che non è semplicemente krazionale. Nel-
1'opinione pubblica politica, perciò, visioni del
mondo naturalistiche, debitrici di una rielaborazio-
ne speculativa di informazioni scientifiche e rile-
vanti per I'auto-comprensione etica dei cittadini,
non godono prima facie di alcuna priorità rispetto
a concezioni, di natùîa religiosa o cosmologica,
concorrenti.
La neutralità del potere statale per ciò che con-
cerne la visione del mondo, garanzia di eguali liber-
tà etiche per ogni cittadino, è inconciliabile con la
generalizzazione politica di una visione del mondo
secolaristica. I cittadini secolarizzati non possono,
finché compaiono nel loro ruolo di cittadini dello
Stato, disconoscere un potenziale di verità in linea
di principio alle concezioni del mondo religiose, né
contestare ai propri concittadini credenti il diritto
di conmibuire alle discussioni pubbliche in lingua
religiosa. Una cultura politica liberale può persi-
E Cfr.
no richiedere ai cittadini secolarizzati di parteci- J. Habermas, Glauben und Wissen, F'rankfurt am Main, Suhrkamp
2007.
Ragione e fede.
Scambio reciproco per un'etica comune
dí Joseph Ratzinger

Menre i processi storici in cui siamo coinvolti


evolvono con rapidità sempre maggiore, mi sembra
che soprattutto due {attort si manifestino come ca-
ratteristiche di un'evoiuzione che prima procedeva
solo in tempi lunghi: il primo è la nascita di una
società globaie, in cui i singoli poteri politici, eco-
nomici e culturali sempre più fanno riferimento
l'uno all'altro e nei loro differenti spazi vitali entra-
no in contatto e si permeano vicendevolmente; il
secondo è 1o sviluppo delle possibilità dell'essere
umano - il potere di creare e di distruggere - le
quali sollevanola questione dei controlli giuridici e
moralí sul potere molto oltre rispetto a quanto sia-
mo stati abituati finora.
Pertanto è assai urgente affrontare la questione
di come le culture incontrandosi possano ffovare
fondamenti etici atti a condurle sulla strada giusta
e a costruire una comune forma di delimitazione e
regolazione del potere prowista di una legittima-
zione giuridica.
66 Joseph Ratzinger Ragione e fede. Scatnbio reciproco per un'etica comune 67

Ai due fattori succitati se ne aggiunge un teîzo: dimensioni della realtà umana, di cui nella scienza
nel processo di inconro e compenetrazione delle si possono mostrare solo aspettt paruiaIi.
culture vengono disrutte que11e che erano state fi-
nora le principali certezze in materia di etica. La
questione fondamentale di cosa sia dunque vera- Maggioranza e uerità
mente il bene - soprattutto nel contesto attuale - e
perché 1o si debba fiiettere tn pîatica anche a costo In concreto, è compito della política sottopome
di ricavarne un danno personale, rimane ampia- il potere al controlio della iegge, in modo da garan-
mente senza risposta. tirne un uso assennato. Non deve valere la legge del
Ora, mi sembra evidente che la scienza come più forte, mala forza della legge. I1 potere control-
tale non può produrre un'etica e dunque una rin- lato e guidato da essa è I'opposto della vtolenza,
novata. consapevolezza etrca non si rcalizza come che noi intendiamo come potere senza legge e con-
prodotto di dibattiti scientifici. D'altra parte è an- trario alla legge. Per questo è importante per ogni
che innegabile che i1 fondamentale cambiamento società superare 1a diffiden za nei confronti della
della concezione del mondo e dell'essere umano, legge e dei suoi ordinamenti: solo così, infatti, si
risultato delle crescenti conoscenze scientifiche, esclude I'arbitrio e la libertà può essere vissuta
al:bra svolto un ruolo essenziale nella distruzione come libertà condivisa dalla comunità.
delle antiche ceftezze morali. Il compito di pome ilpotere sotto il controllo del
A taie riguardo, esiste però una responsabilità diritto rimanda, di conseguenza, all'ulteriore que'
della scienza nei confronti dell'essere umano in stione di come nasce il diritto e di come deve essere
quanto ta1e, e soprattutto una responsabilità del1a il diritto affinché sia strumento della gt:;strzia e non
filosofia nell'accompagnare criticamente lo svílup' del privilegio di coloro che detengono il potere di
po delle singole scienze e nell'esaminare critica- legiferare. I1 problema della necessità che il diritto
mente conciusioni affrettate e finte ceîtezze su cosa non sia strumento di pochi, ma espressione dell'in-
sía l'essere umano, da dove venga e perché esista; in tefesse comune, appare risolto - almeno per ora -
altre parole, nel separare l'elemento non scientífico attraverso gli srumenti del processo decisorio de-
dai risultati scientifici - con cui spesso è mescolato mocratico, perché tutti collaborano a1la nascita dei
- e mantenere 1o sguardo sull'insieme, sulle altre diritto e perciò esso è la legge di tutti e può e deve
68 loseph Ratzinger Ragione e fede. Scambio reciproco per un'etica co?nune 69

essere considerato ta1e. Di fatto, Ia gannzia della Letà moderna ha formulato un patrimonio di
collaborazione nella formazione del1a legge e nel- simili elementi normativi nel1e differenti díchiara-
l'equa gestione del potere è il motivo fondamentale zioni dei diritti umani e 1í ha sottratti al gioco de11e
a favore della definrzione della democrazia come la maggioranze. Ci si può accontentare, nella coscien-
forma di ordinamento politico più adeguata. za contemporanea, dell'evidenza ínterna di questi
Tuttavta, resta ancora apefia una questione. Dal valori; tuttavia, anche una simile rinuncia autoim-
momento che difficilmente c'è unanimità tra gli posta a indagarc ha carcttere filosofico. Ci sono
esseri umani, per il processo decisorio democratico dunque valori che valgono per se stessi, che pro-
rimangono come strumento indispensabile esclusi- vengono dalla natura umana e perciò sono inattac-
vamente la delega della rappresentanza da un lato e cabili per tutti coloro che possiedono questa natu-
la decisione a maggioîanza dall'altro; per quanto ra. Sul1a pofiata di una simile rappresentazione
riguarda quest'ultima, in base all'importanza della dovremo tornare ancora in seguito, tanto più che
decisione si possono richiedere diversi ordini di tale evidenza og,gi non è assolutamente riconosciuta
grandezza de11a maggtoîanza. Anche le maggioran- in tutte le culture.
ze, però, possono essere cieche o ingiuste. La storia
1o dimosra in modo più che evidente: quando una
maggioranza - pff quanto preponderante - oppri- Quale rapporto tra religione e progresso?
me con norme persecutorie una minoranza, per
esempio religiosa o etnica, si può parlare ancora di Quando ci si occupa del rapporto tra potere e
giustizía o in generale di diritto? 11 principio di diritto e delle fonti del diritto, anche il fenomeno
maggíoranzalascia pertanto sempre apeîta la que- stesso del potere deve essere preso in esame più
stione dei fondamenti etici della legge: la questione approfonditamente. Non voglio tentare di definire
se non esista qualcosa che non può mai diventare l'essenza del potere in quanto ta1e, ma delineare le
legittimo, qualcosa dunque che di per sé rimane sfide poste dalle nuove forme di potere che si sono
sempre un'ingiustizia, oppure al contrario anche evolute negli ultimi cinquant'anni. Nei primi tempi
qualcosa che per sua natura è legge immutabile, a dopo la seconda guera mondiale, incombeva 1o
prescindere da ogni decisione della maggioranza, e spettro di un nuovo potere disruttivo per g1i uomi-
che da essa deve essere rispettata. ni, aumentato con la scoperta delia bomb a atomica.
10 Joseph Ratzinger Ragione e fede. Scambío reciproco per un'etica conzxtne 7l
Luomo era impron/isamente in grado di distrugge- dal suo interno? Inoltre è spaventoso che almeno in
re se stesso e il suo mondo. Si levò la questione: parte il terrorismo si legittimi moralmente. I mes-
quali meccanismi politici sono necessari, per scon- saggi di Bin Laden presentano il terorismo come la
giurare una simile distruzione? Come possono esse- risposta dei popoli oppressi e senza potere alla su-
re mobilitate forze etiche che creino tali forme perbia dei potenti, come la giusta punizione per la
politiche e conferiscano loro capacità operativa? De loro arroganza e per il loro sacrilego autoritarismo
Jacto, per un lungo periodo furono la competízione e la loro crudeltà. Per persone in determinate con-
tra blocchi di potere contrapposti e la paura di dizioni sociali e politiche simili motivazioni eviden-
causare la propria distruzione insieme a quella del- temente sono convincenti. In parte il comporta-
l'altro, a preservarci dallo spetro della guerra ato- mento dei terroristi è rappresentato come la difesa
mica. LaTimrtazione reciproca del potere ela paura di una tadizione religiosa contro I'empietà della
per la propria soprar,vivenza si dimostrarono forze società occidentale.
salvatrici. A questo punto si impone un'altra questione su
Nel frattempo, non ci spaventa più tanto la pau- cui dovremo tornare: se il temorismo è alimentato
ra di una grande guerra, bensì Ia paura del temori- dal fanatismo religioso, come è, la religione è salvi-
smo onnipresente, che può colpire e attivarsi in fica e risanatrice, o non piuttosto un potere arcaico
ogni luogo. Lumanità, vediamo oggi, non ha biso- e pericoloso, che crea falsi universalismi e perciò
gno della grande guerra per rendere invivibile il induce all'intolleranza e al terrorismo? La religione
mondo. I poteri anonimi del terrore, che possono non deve pertanto essere posta sotto la tutela della
essere presenti ovunque, sono sufficientemente for- ragione e attentamente delimttata? Sorge dunque
ti da perseguitarci tutti fin nella vita d'ogni giorno, spontaneamente la domanda: chi può farlo? Come
dove perm ane Ia minaccia che eiementi criminali si può fare? Ma la domanda generale rimane: I'an-
guadagníno I'accesso a grandi potenziali di distru- nullarnento generuTizzato deiia religione, il suo su-
zione e perciò possano sprofondare il mondo nel peramento, deve essere considerato un necessario
caos fuori dall'ordinamento della politica. La que- progresso dell'umanità sulla via della libertà e de1la
stione del diritto e deil'etica si è dunque spostata: toIlerunza universale, o no?
da quale fonte si alimenta il terrorismo? Come può Nel frattempo è apparsa in primo piano un'alma
l'umanità riuscire a scacciare questa nuova malattia forma di potere, che sembra del tutto benefica e
72 Joseph Ratzinger Ragione e fede. Sumbio reciproco per un'etica comune 73

meritevole di approvazione, ma in realtà può diven- è giusto e di ciò che è morale, si possa trovare una
tare una nuova minaccia per l'essere umano: l'uo- evtdenza etica operativa, con sufficiente potere di
mo è ora in grado di creare essere umani, per così motivarsi e di imporsi, per rispondere alle sfide
dire di produrli in provetta. I-luomo diventa un delineate in precedenza e atrtaîe a superarle.
prodotto, e di conse gttenza cambia radicalmente
7'atteggiamento dell'uomo verso se stesso. Non è
più un dono della natura o del Dio creatore; è pro- Diritto e ragione
dotto di se stesso. Luomo è giunto alla sorgente del
potere, nel luogo di origine della propria stessa Si raccomanda tnnanzi tutto uno sguardo alle si-
esistenza. La tentazione di creare infine l'uomo tuazioni storiche comparabili con la nosra, fino al
perfetto, di condurre esperimenti sugli esserí uma- punto in cui la comparazione è possibile. Vale la
ni, di vedere gli esseri umani come spazzatura e dr pena almeno di considerare brevemente che la
metterli da parte, non è una fantasticheria di mora- Grecia conobbe il suo iliuminismo, che il diritto
lísti nemici del progresso. fondato sugli dèi perse la sua evidenza e si dovette
Se poco fa ci si è posta la questione se la religio- rndagarc alla ricerca di più profondi fondamenti del
ne sia dalrrero una forza morale positiva, ora deve diritto. Così nacque I'idea che di fronte alla giuri-
affrorarc il dubbio sulla affidabilità della ragione. sprudenza, che può essere iniqua, deve esserci una
Alla fin fine, anche la bomba atomica è un prodotto legge che promani da11a natura, dall'essenza stessa
della ragione e l'allevamento e la selezione di esseri dell'essere umano. Tale legge deve essere ffovata e
umani sono stati ideati da77a ragtone. Ora non do- rappresenta quindi il comettivo del diritto positivo.
vrebbe dunque a sua volta essere messa sotto osser- In un'epoca più vicina a no1 si può considerare
vazione la ragione? Ma da chi o da cosa? O forse la doppia frattura che si è verificata all'inizio del-
religione e ragione dovrebbero limitarsi a vicenda, l'evo moderno per la coscienza europea e che ha
e ciascuna mettere I'altra al suo posto e condurla costretto ad una nuova riflessione sul contenuto e
sulla proprtavta positíva? A questo punto di nuovo suli'origine del diritto, sin dai fondamenti. In primo
si pone la questione di come, in una società globale luogo, dunque, l'evasione dai confini del mondo
con i suoi meccanismi di potere e con 1e sue forze europeo e cristiano, che si compie con la scoperta
senza freni, con le sue differenti visioni di ciò che dell'Ameríca. Si incontrano popoli che non appar-
74 Joseph Ratzinger Ragione e fede. Scambio reciproco per un'etica comulte 75

tengono alla compagine di credo e di diritto cristia- cui ricerca i fondamenti di una comprensione attra-
na, che era stata. fíno ad allora l'origine del diritto verso i principi etici del diritto in una società laica
per tutti e gli aveva conferito la sua fisionomia. Ma e pluralista. Ma questo strumento è purtroppo di-
sono dunque privi di diritto, come molti pensaro- ventato inefficace, e non vorrei basarmi su di esso
no allora e come fu praticato largamente, o esiste in questo intervento. Il concetto del diritto di natu-
un diritto che supera tutti i sistemi giuridici e le- ra presuppone un'idea di natura in cui natura e
ga e delimita gli esseri umani come tali nel loro in- ragione si compenetrano, la natura stessa è raziona-
conÍarsi? Francisco de Vtoria in questa situazio- le. Questa visione della natura, con la vittoria de11a
ne ha sviluppato il concetto preesistent e dello ius teoria evoluzionista, si è persa. La natura come tale
gentium, il <diritto dei popoli>>, in cui nella parola non sarebb e razionale, anche se in essa v'è un atteg-
gentes è compreso anche il significato di pagani, giamento razionale: questa è la diagnosi che per noi
non cristiant. La seconda frattura nel mondo cri- ne deriva e che oggi appare per lo più inoppugna-
stiano si compì all'interno della cristianità stessa, bile. Delle differenti dimensioni del concetto di
attraverso lo scisma con cui la comunità dei cristia- natuta, su cui si fondava un tempo il diritto natu-
ni si divise in comunità diverse e in parte ostíli. Di rale, rimane dunque solo quella sintetrzzata da Ul-
nuovo occorre sviluppare un diritto comune prece- piano (ur secolo d.C.) nella nota formulazione: <<Ius
dente al dogma, almeno un nainirnum giuridico,Ie naturae est, quod naturà omnia animalia docet>>.
cui basi devono trovare il proprio fondamento non Ma ciò non basta per le nostre questioni, in cui si
più nella fede, ma nella natura, nella ragione uma- tratta di individuare non già cosa riguarda tutti gli
na. Hugo Grotius, Samuel von Pufendorf e altri <<animalia>>, ma gli specifici doveri, che 1a ragione
hanno sviluppato i1 concetto di un diritto naturale umana ha creato per gli uomini e ai quali non si
come diritto razionale, che oltre le bamiere di fede possono fornire risposte senza la ragione.
pone in vigore 1a ragione come I'organo di comune Come ultimo elemento del diritto naturale, che
costruzione del diritto. vuole essere il più profondamente possibile un di-
I1 diritto naturale è rimasto, soprattutto nella ntto tazionale - almeno nell'età moderna -, sono
chiesa cattolica,la figura argomentativa con cui essa rimasti i diritti umani. Essi non sono comprensibili
richiama alla ragione comune ne1 dialogo con le senza presupporre che I'uomo in quanto tale, sem-
socíetà laiche e con le alre comunità di fede e con plicemente per la sua appartenenza alla specie
76 loseph Ratzinger Ragione e fede. Scambio reciproco per un'etica comune l1
umana, sia soggetto di diritti, che il suo essere stes- ne di sé e aspirano ad esserlo anche de iure. Devono
so comporti valori e norme che devono essere indí, però riconoscere de facto che sono accettati e addi-
viduati, ma non inventati. Forse oggi la teoria dei rittura comprensibili solo per una parte dell'umani-
diritti umani dovrebbe essere integrata da una dot- tà. 11 numero delle culture concorrenti è tuttavia
trina dei doveri umani e dei limiti umani, e ciò molto più limitato di quanto può sembrare ad un
potrebbe però aiutare a rinnovarc Ia questione, se primo sguardo.
non ci possa essere una ragione naturale, e dunque Prima di tutto è importante il fatto che non esi-
un diritto nzionale, per l'uomo e la sua esistenza ste aicuna unanimítà alf interno del1e aree culturali,
nel mondo. Un simile discorso dovrebbe oggi esse- ma tutte subiscono f influenza di profondi conflitti
re interpretato e applicato interculturalmente. Per i alf interno de1la prop na ftadizione culturale. In
cristiani ciò avrebbe a che fare con Ia creazione e occidente è del tutto evidente. Anche se predomina
con il Creatore. Nel mondo indiano comisponde- largamente la cultura laica di una rigorosa raziona-
rebbe al concetto di <Dharma>r, Ia legge interna lità, di cui Habermas ci ha fornito un'immagine
all'essere, nella traàrzione cinese alf idea degli ordi- persuasiva, ed essa si considera vincolante, la perce-
namenti celesti. zione cristiana della realtà oggi come ieri è una
forza atttva. Gli estremi si trovano di volta in volta
vicini o in conflitto, con reciproca disponibilità a
Linterculturalità e le sue conseguenze imparare oppure in più o meno deciso rifiuto I'uno
dell'a1tro. Anche la cultura islamica è influenzata da
Prima di arrivare aile consideraziom finali, vorrei simili tensioni; dall'assolutismo fanatico di un Bin
approfondire il discorso accennato poc'anzi. I-inter- Laden fino agli atteggiamenti che rimangono aperti
culturalità mi sembra rappresentare oggi una di- a ùna razionalità. tollerante, si stende un ampio ven-
mensione inevitabile della discussione sulle questio- taglio. La tena grande area cultural,e - \a cultura
ni fondamentali dell'essenza dell'essere umano, che indiana, o meglio 1e aree culturali dell'Induismo e
non può essere condotta né de1 tutto all'interno de1 del Buddismo - è attraversata nuovamente da simili
Cristianesimo né puramente all'interno delia tradi- conflitti, anche se essi si manifestano in modo meno
zione nzionalista occidentale. Infatti, entrambi si drammatico, almeno ai nostri occhi. Anche questa
considerano universali in base alla propria percezio- cultura si vede esposta alle rivendicazioni della ra-
78 Joseph Ratzinger Ragione e fede. Scambio reciproco per un'etica colnune 79

zionalità. occidentale come alle domande de1la fede miti. La sua eviden za è di fatto Iegata a determinati
cristiana, le une e le altre rappresentate in essa. Le contesti culturali, e deve riconoscere che, in quanto
culture tribali africane e quelle latinoamericane, ri- tale, non è comprensibile a tutta l'umanità e perciò
svegliate da determinate teologie cristiane, comple- in se stessa non può neppure essere del tutto ope-
tano il quadro. Sembrano mettere in discussione la tativa, In altre parole, non esíste una formula di
nzionalità, occidentale, ma anche la rivendicazione intetpretazione del mondo razionale, etica o religio-
universale del messaggio cristiano. sa, su cui tutti siano d'accordo e che potrebbe
Qual è la conseguenza di tutto ciò? Innanzi tut- dunque sostenere il tutto; comunque è attualmente
to, mi sembra, la non universalità di fatto di en- imaggiungibile. Perciò anche la cosiddetta etica glo-
trambe le principali culture dell'occidente, quella bale rimane un'astrazione.
della fede cristiana e quella della mzionalità latca,
per quanto entrambe esercitino - ciascuna a suo
modo - un influsso su tutto il mondo e tutte le Disponibilità (recìproca) ad apprendere
culture, A tale riguardo mi sembra che la questio-
ne dei colleghi di Teheran, che Habermas ha citaro, Che fare, dunque? Per ciò che riguarda le con-
sia dunque di qualche peso: cioè la questione se la seguenze pratiche, mi trovo in ampio accordo con
secolaúzzazione europea, in una prospettiva di cul- ciò che Habermas ha esposto sulla società post-se-
ture comp atate e di sociologia della religione, non colare, riguardo la disponibilità ad apprendere e la
sia una deviazione che necessita di una correzio- autolimitazione da enmambe le parti. Vorrei riassu-
ne. Non ridurrei la questione esclusivamente, o al- mere la mia opinione personale in due tesi. In pri-
meno non necessariamente, aIIa posizione di Carl mo luogo, abbiamo visto che ci sono patologie nella
Schmitt, Martin Heidegger e Leo Strauss, circa una religione, che sono assai pericolose e che rendono
situazione europea per così dire stanca di nziona- necessario considerare la luce divina della ragione
lità. Comunque, è un dato di fatto che 1a nostra come un organo di controllo, dal quale la religione
mzionalità. secolare, per quanto illumíni 1a nostra deve costantemente lasciarsi chiarificare e regola-
ragione di formazione occidentale, non è compren- mentare; questo era anche il pensiero dei Padri
siva di ogni ragione che, in quanto mzionalità,, nella della Chiesa. Ma nelle nostre riflessioni si è anche
sua ricerca di rendersi evidente urta contro dei li, mostrato che esistono patologie anche nella ragione
80 loseph Ratzinger Ragione e fede. Scat'abio reciproco per un'etica comune 81

(cosa che all'umanità oggi non è altrettanto nota); principali in questo rapporto comelativo sono la
una hybris della ragione, che non è meno pericolo- lede cristi^na e la razionalità, Iaica occidentale: si
sa, ma a causa del1a sua potenziale efficacia è anco- può e si deve dirlo senza falso eurocentrismo' En-
ra più minacciosa: la bomba atomica, l'uomo visto trambi determinano la situazione globale come nes-
come un prodotto. Perciò anche alla ragione devo- sun'altra delle forze culturali. Ciò non significa
no essere rammentati i suoi limiti ed essa deve però che sia lecito accantonare le altre culture come
imparare Ia capacità, di ascolto nei confronti delle un'entità in qualche modo trascurabile. Ciò sarebbe
grandi tradizioni religiose dell'umanità. Quando :una hybris occidentale, che pagheremmo cara e in
essa si emancipa completamente e rifiuta questa ca- parte già paghiamo. È itttpottunte per entrambe ie
pacità di apprendere, questo rapporto correlativo, grandi componenti delia cultura occidentale accon-
diventa dístruttiva. sentir. ad un ascolto, ad un rapporto di scambio
Kurt Hùbner ha brevemente formulato una si- anche con queste culture. È importante accoglierle
mile esortazione dicendo che con una tesi del gene- ne1 tentativo di una correl azione polifonica, in cui
re non si ratterebbe di un <<ritorno aIIa fede>>, ma esse si apîzrtto spontaneamente alla complementari-
della <liberazione dall'emore epocale, che essa (cioè tà essenziale di ragione e fede, cosicché possa cre-
la fede) non abbía più nulla da dire ai conrempora- scere un processo universale di chiarificazione, rn
nei, perché in contrasto con la loro idea umanistica cui infine le norme e i valori essenziali in qualche
di ragione, illuminismo e libertà>1, Di conseguenza modo conosciuti o intuiti da'tutti gli esseri umani
parlerei della necessità di un rapporto correlativo possano acquistare nuovo potere di illuminare' co-
tra ragione e fede, ragione e religione, che sono sicché ciò che tiene unito il mondo possa nuova'
chiamate alla reciproca chiarificazione e devono far mente conseguire un pofere efficace neil'umanità'
uso l'una dell'alffa e riconoscersi reciprocamente.
In secondo luogo, questa regola di base deve es-
sere messa in pratica nel contesto interculturale
della contemporaneità. Senza dubbio i due partner

I InDas Cbústentuw im Wettstreit der Religionen, Tùbingen, Mohr Sie,


beck,2003, p. 148.
Postfazione
Prove di dialogo (asimmetrico)
di Massimo Rosati

Le ragioni per le quali guardare con attenzione


alla discussione ra J. Habermas, paladino da un
punto di vista laico e ruzionahsta di una ragione
non <<disfattista e scettico>, e il cardinale J. Ratzin-
ger, solitamente presentato come il <guardiano del-
l'ortodossio> cattolica, sono molteplici e vanno ben
al di là della semplice curiosità per un incontro
insolito.
In primo luogo, a chi ha occhi per vedere e orec-
chie per intendere (e Habermas era certamente tra
questi), era chiaro da ben prima dell'11 settembre
che si imponeva un ripensamento dei rapporti tra
Stato liberale, democrazia e religione' Al mondo
occidentale si richiedeva, e a maggior ragione sí
richiede oggi, un esercizio di ripensamento critico
(che non significa owiamente disfattista) del modo
in cui ha interpretato i processi di secolarizzazione
nel corso della sua storia. Non solo, di fatto, rI
mondo contemporaneo non è così come la Ragione
illuminista lo aveva immaginato, e cioè liberato da
Massímo Rosati Proue di dialogo (asínametrico) 81

un pregiudizio religioso relegato una volta per tutte - una ragione di riesame del proprio profilo ideo-
in uno stadio evolutivo dell'umanità oramai irrever, logico. I1 confronto con forme di vita diverse da
sibilmente alle nostre spalle; ma anche in linea di quella occidentale, nelle modalità drammatiche del
principío, da un punto di vista normativo, <addirit- terrorismo o in quelle quotidiane de1la convivenza
turà> da versanti laici si è tornati a guardare alle nelle nosre città con le comunità di immigrati,
religioni come a <<serbatob> di senso e luoghi privi- dovrebbe owiamente fare tI resto.
legiati di fondamentali esperienze individuali e col-
lettive deile quali è difficile farc a meno e di cui è
altrettanto difficile (e neanche forse auspicabile, Un deficit motiuazionale delle democrazie?
a1la luce deila storia de1 Novecento) rovare surro-
gati politici: il potente reingresso delle religioni In secondo luogo, riaprire il dialogo tra cultura
ne1la sfera pubblica - lungo le linee di processi che laica e culture religiose è necessario anche alla luce
sociologi come José Casanova chiamano di <de-pri- di quel deficit motivazionale di cui le democrazie
vattzzazione> della religione, e altri come Gauchet occidentali soffrono oramai cronicamente e che, da
di <pubblictzzazione di credenze private>> che chie- tempo, è al centro dei discorsí specialistici e pubbli-
dono di essere riconosciute nella sfera pubblica - ci. Da questo punto di vista, si può ragionevolmen-
consiglia, o costringe, già solo per ragioni mera- te sostenere che l'attenzione di cui godono le tema-
mente tattíche e prudenzialt, a úpensare l'ídea deilo tiche religiose nella letteratura sociologica e filoso-
Stato laico, il punto in cui fissare la linea di separa- fico-politica ha preso il posto del dibattito tra libe-
zione tra pubblico e privato ecc. Ma aI di là delle rali e comunitaristi, rinnovando (da un punto di
semplici considerazioni tattiche, sufficienti solo aila vista che sembra avere un maggior respiro) la sfida
Realpolitik la presenza tra noi di milioni di creden- al liberalismo su molti punti già toccati dalla critica
ti sinceri, praticanti, ortodossi, critíci nei confronti comunitarista (concezione del sé, rapporto ta tl
del modo di vita secolarrzzato occidentale, è non giusto e il bene, neutralità delle istituzioni rispetto
solo un fattore costitutivo del pluralismo morale alle concezioni della vita buona).
delle nostre società, ma anche un qualcosa che In terzo luogo, il processo di unifrcazione euro-
dovrebbe rappresentate - per democrazie capacr, pea pone le democrazie del vecchio continente di
in linea di principio, di autocritíca e autorevisione fronte a rinnovati dilemmi identitari. A1 di 1à della
88 Massimo Rosatz Proue di dialogo (asitnmetrico) 89

pur signifi cattva e importante polemica sulla men- gono ribaditi anche nel corso del colloquio con ii
zione delle radici cristiane nella futura Costituzione cardinale Ratzinger. Al tempo stesso, Habermas
europea, l'elemento fondamentale è che il carattere continua a ritenere autosufficiente un fondamento
aperto della cosmuzíone delia comunità sovranazio- puramente politico dello Stato democratico di dirit-
nale cui si sta tentando di dare vita ha luogo, da to, difeso nella forma di un repubblicanesimo kan-
una parte, in un quadro di mutamento della laicità tiano. Più sensibile rispetto al passato al deficit
della sfera pubblica e, dal|'altra. di mutamento del- mottvazíonale di cui sembrano soffrire gli Stati di
le identità religiose e delle modalità dell'esperienza diritto, Habermas chiede oggi allo stesso Stato libe-
religiosa. Lassetto futuro dei rapporti tra istituzioni rale di produrre in proprio quelle basi motivaziona-
europee e identità religiose dipenderà quindi non li di cui non può farc a meno. Se la risposta alf in-
poco da11a qualità del dibattito pubblico che sapre, terrogativo circa Ia necessità di fondamenti moralí
mo avere su come íntendere la laicità delle istituzio- prepolitici (e quindi metafisico-religiosi) continua a
ni (intesa, ad oggi, diversamente nei diversi paesi essere da parte di Habermas negativa, egli sembra
della uB) e su cosa definisce l'esperienza religiosa. chiedere alla cultura laica liberal-repubblicana sfor-
11 colloquio tra Habermas e il cardinale Ratzin- zi maggiori per tradurre in forme di vita gli astratti
ger è un esempio di questo dibattito. principi del diritto costituzionale. Consapevole cioè
Habermas, tutt'altro che nuovo a1 dialogo con i del fatto che i contenuti morali dei diritti fonda-
teologi, dà una ulteriore prova tanto della sua sen- mentali devono poter <<prendere piede> nelle opi-
sibilità per le tematiche religiose, sia in senso socio- nioni dei cittadíni, farci habitus mentale e prutic^
politico che etico-esistenziale, quanto del suo so- quotidiana di vita, egli torna per esempio sul1a con'
brio ma fermo laicismo e ruzionalísmo. In una serie troversa nozione di patriottismo della Costituzione,
di scritti di questi ultimi anni, quello che ancora sostenendo con 1a massima chtarezza che essa vuole
oggi viene a torto considerato un pensatore <<reli- indicare l'appropriazione da parte dei cittadini dei
giosamente stonato>> ha sottolineato il debito che la principi costituzionali non solo ne1 loro contenuto
normatività della modernità ha nei confronti della astratto, ma nel significato concreto che di volta in
ftadtzione ebraico-cristiana, e i limiti della filosofia volta assumono per esempío nei diversi contesti
nel sostítuirsi del tutto e senza residui a1la religione, sto rico - culturali nazionah. IJ es empío delle p olitiche
facendosi carico della sua eredità. Questi punti ven- della memoria indica in modo definitivo questa
90 Massimo Rosati Proue di dialogo (asimmetrico) 91

a\liertita necessità di una concretizzazione dei prin- Rinuncia alle pretese autoritarie
cipi costituzionali in forme di vita capaci di funzio- e tutela del pluralismo
nare da (liberale) autonomo fondamento <pre-poli-
tico> della lealtà alla Costituzione. D'altro canto, Questo, d'altta parte, sembra essere il senso del-
ribadire su basi auto-critiche l'autonomia dello Sta- la riflessione habermasiana che emerge dal collo-
to democratico di diritto non significa <<spingere quio con il cardinale Ratzinger: religione e ragione
all'esremo>> la critica della ragione, fino a escludere devono disporsi oggi a un atteggiamento di appren-
dal quadro la religione. E ciò, sostiene Habermas, dimento reciproco, e devono guardare aila secola-
non solo perché, come dato di fatto sociologico, la rizzazione non come a Bfi forma di imperialismo
religione continua a esistere, ma anche perché essa di una parte sull'a\îa, ma come a un <<processo di
rappresenta per la ragione una sfida: nella religione apprendimento complementare>> in cui entrambe le
vi sono potenziah di significato che il discorso ra- parti discutono temi controversi in pubblico. Per-
zionale non riesce a tradurre fino in fondo in termi- ché ciò sia possibile sono necessarie due condizioni:
ni secolari; la religione, inoltre, una volta liberata da da una parte, che la religione sia disposta ad abl:an-
pretese di autorità, può rappresentare una forma di donare pretese di autorità e a entrare in quel discor-
critica nei confronti delle patologie sociali della so razionale in cui valgono solo pretese di valídità
modernità. Ciò dovrebbe indume la ragione da una argomentabtlt ruzionalmente; dall'aItra, che la neu-
pafie a tentare un'opera attenta di traduzione dei tralità del potere statale non sia intesa come gene-
contenuti normativi della religione in termini seco- ralizzazione politica di una visione del mondo
Iaú, e dall'altra a disporsi in un atteggiamento non secolaúzzata. La neutralità dello Stato di dirítto,
solo di tolleranza, ma anche di disponibilità all'ap- insomma, deve valere anche a tutela di quelle con-
prendimento dal1a religione. cezioni religiose del mondo che non possono veder-
si negato, a priori per così dire, un potenziale di
verità, o il diritto di enrare criticamente nella di-
scussione pubblica.
A fronte di questa distesa apertura al dialogo, la
posizione del cardinale Ratzinger sembra sottilmen-
te più aîîoccata su posizionitradízionaliste. La for-
92 Massimo Rosatt Proue di dialogo (asinzmetrico) 91

mula habermasiana dell'<<apprendimento recipro- da poter presentare Ia secolanzzazione europea, in


co> viene naturalmente richiamata con approvazio- una prospettiva di culture comparate e di sociolo-
ne. Ragione e religione, sostiene Ratzinger, devono gia della religione, come una deviazione che neces-
controllarsi a vicenda, censurando ciascuna le pre- sita di una correzione (la posizione di Habermas
tese illimitate che l'altra rischia di avanzare. Tutta- suiio stesso punto, come il lettore vedrà da sé, è
via, Ia necessità di <un rapporto comelativo ta ra- significativamente diversa). Apprendimento reci-
gione e fede, ragione e religione>> sembra rimanere proco dunque sì, certamente, giacché il mondo mo-
alf interno della madizionale concezione scolastica derno 1o impone. Ma la secolarizzazione europea
per cui fides quaerens intellectum. NeIIe parole del rimane una devrazione rispetto a un mondo in cui
cardinale Ratzinger permane un non celato ramma- la fede illuminava la ragione, e la luce divina funge-
rico per la fine di un fondamento prepolitico del va da fondamento prepolitico degli ordinamenti
diritto naturale, per il misconoscimento della duce mondani.
divino della ragione da parte della cukura secola-
re. I1 diritto naturale rimane il ponte attraverso il
quale dialogare con la cultura secolare - soprattutto
a partire dalla teoria dei diritti umani, integrata,
sostiene Ratzinger, da una teoria dei doveri e dei
limiti umani -, rna il dialogo tanto con la cultura
secolare quanto con le altre aree cuiturali (Ratzin-
ger richiama quella islamica, quella buddista e in-
duista indiane, olre a quella cristiana e secolare
occidentali. Salta agli occhi l'omissione della tradi-
zione ebraica), di cui giustamente si sottolineano
f interna complessità e non omogeneità, dovrebbe
poggiare sulla ricerca alf interno di ciascuna di esse
di un fon.damento religioso dei diritti umani. La
mossa del cardinale Ratzinger consiste nel cercare
di mettere la cultura secolare <<in minoranza>>, così

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