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1
Sigle impiegate: A) Opere di E. Lévinas: TI = Totalité et Infini. Essai sur l’exteriorité,
Nijhoff, La Haye 1961; tr. it. Totalità e Infinito. Saggio sull’esteriorità, a cura di A. Dall’Asta, Jaca
Book, Milano 1980. ADV = L’au-delà du verset. Lectures et discours talmudiques, Minuit, Paris
1982; tr. it. L’aldilà del versetto. Letture e discorsi talmudici, a cura di G. Lissa, Guida, Napoli
1986. DL = Difficile Liberté. Essais sur le judaïsme, Albin Michel, Paris 19833; tr. it. Difficile li-
bertà. Saggi sul giudaismo, a cura di S. Facioni, Jaca Book, Milano 2004. HS = Hors Sujet, Fata
Morgana, Saint-Clément-de-Rivière 1987; tr. it. Fuori dal Soggetto, a cura di F.P. Ciglia, Marietti,
Genova 1992. DMT = Dieu, la Mort et le Temps, Grasset, Paris 1993; tr. it. Dio, la morte e il tempo,
a cura di S. Petrosino, tr. di S. Petrosino e M. Odorici, Jaca Book, Milano 1996. LC = Liberté et
commandement, Fata Morgana, Saint-Clément-de-Rivière 1994; tr. it del saggio omonimo in: Etica
come filosofia prima, a cura di F. Ciaramelli, Guerini e associati, Milano 1989. IH = Les imprévus
de l’histoire, Fata Morgana, Saint-Clément-de-Rivière 1994; tr. it. del saggio La laïcité et la pensée
d’Israël in: Dall’altro all’io, a cura di A. Ponzio, tr. di J. Ponzio, Meltemi, Roma 2002. – B) Opere
di H. Cohen: LrE = Logik der reinen Erkenntnis, B. Cassirer, Berlin 19142; rist. in: Werke, hg. vom
Hermann Cohen-Archiv am Philosophischen Seminar der Universität Zürich unter der Leitung von
Helmut Holzhey, Olms, Hildesheim-Zürich-New York, 1977 ss., vol. 6. ErW = Ethik des reinen
Willens, B. Cassirer, Berlin 19072; rist. in: Werke, cit., vol. 7; tr. it. Etica della volontà pura, a cura
di G. Gigliotti, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 1994. BR = Der Begriff der Religion im Sy-
stem der Philosophie, Töpelmann, Gießen 1915; rist. in: Werke, cit., vol. 10; tr. it. Il concetto di reli-
gione nel sistema della filosofia, a cura di G.P. Cammarota, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli
1996. RV = Religion der Vernunft aus den Quellen des Judentums, Kauffmann, Frankfurt a. M.
1929; tr. it. Religione della ragione dalle fonti dell’ebraismo, a cura di A. Poma, tr. di P. Fiorato, S.
Paolo, Cinisello Balsamo 1994. JS = Jüdische Schriften, 3 voll., Schwetschke, Berlin 1924 (in corso
di ristampa, insieme agli altri scritti minori, in: KS = Kleinere Schriften, 6 voll., corrispondenti ai
voll. 12-17 dei Werke, cit.). – Nelle citazioni il primo numero dopo la sigla si riferisce alle pagine
delle edizioni originali e il secondo, tra parentesi quadre, alle relative traduzioni italiane.
TEORIA 2006/ 2
36 Pierfrancesco Fiorato
2
È quanto in forma diversa sostiene anche Robert Gibbs, Correlations in Rosenzweig and
Lévinas, Princeton University Press, Princeton NJ 1992, p. 176.
3
TI XV [25].
4
JS III 226: Charakteristik der Ethik Maimunis (1908). – Su questo importante saggio di
Cohen e, più in generale, sul significato della sua interpretazione di Maimonide cfr. il ricco e
stimolante commento di Almut Sh. Bruckstein in: H. Cohen, Ethics of Maimonides, translated
with commentary by Almut Sh. Bruckstein, University of Wisconsin Press, Madison 2004; qui
spec. pp. 12 s.
5
DMT 157 [190].
6
ErW 429 [310].
7
TI 68 [69].
8
Cfr. M. Buber, Die Liebe zu Gott und die Gottesidee, in Gottesfinsternis. Betrachtungen zur
Beziehung zwischen Religion und Philosophie, Manesse Verlag, Zürich 1953; rist. in Schriften zur
Philosophie, Kösel-L. Schneider, München-Heidelberg 1962, pp. 542-549; tr. it. di U. Schnabel,
L’eclissi di Dio. Considerazioni sul rapporto tra religione e filosofia , 2. ed., Passigli, Firenze
2001, pp. 47-59, spec. p. 56. Il passo cui Buber e Lévinas fanno riferimento è RV 185 [261].
« La laicità e il pensiero d’Israele» 37
Dio non è nella correlazione in cui uno sguardo verrebbe a cercarlo con lo sguardo.
Illeità, è in-finito, fuori dalla struttura in cui lo sguardo assumerebbe il suo choc in-
cludendolo in un logos. Ciò che significa è irrapresentabile, il senza-inizio, l’anarchia
– un passato immemorabile, irriducibile all’oggettivazione10.
9
DMT 233 [270 s.].
10
DMT 236 s. [274].
11
DMT 233 [271].
12
DMT 254 [293].
13
DMT 258 [296].
14
LrE 236.
15
TI 24 [51].
38 Pierfrancesco Fiorato
2. L’« ateismo» che deriva dalla rottura di ogni partecipazione trova eco
e rispondenza – nel segno di quella che Lévinas, con accenti non so quan-
to consapevolmente bonhoefferiani, chiama una « religione da adulti» 26 –
nell’atesimo metodico dell’ etsi Deus non daretur che sta alla base del giu-
snaturalismo laico moderno27.
È Lévinas stesso ad istituire esplicitamente tale nesso nel saggio La laï-
cité et la pensée d’Israël, apparso per la prima volta in una raccolta di studi
sulla laicità edita dalle P.U.F. nel 1960 28. Qui, in un contesto certo teoreti-
camente meno impegnativo di quello delle opere maggiori, la terminologia
impiegata da Lévinas è sorprendentemente assai coheniana ed egli arriva
a parlare, proprio nel passo che a noi interessa, di una « vera correlazione
tra uomo e Dio» :
Spetta all’uomo salvare l’uomo: la maniera divina di salvare l’uomo consiste nel
non fare intervenire Dio. La vera correlazione tra uomo e Dio dipende da una relazio-
ne tra uomo e uomo, di cui l’uomo assume la piena responsabilità, come se non ci fos-
se un Dio su cui contare. Stato d’animo che caratterizza il laicismo, anche moderno29.
24
Ibid.
25
TI 29 [56 s.].
26
DL 25-41 [27-41].
27
Come noto, il luogo classico è in proposito il § 11 dei Prolegomena al De iure belli ac pa-
cis, dove Ugo Grozio afferma che la legge di natura non verrebbe meno « etiamsi daremus non es-
se Deum, aut non curari ab eo negotia humana » .
28
A. Audibert et al., La laïcité, Univ. d’Aix-Marseille, Bibliothèque des centres d’études
supérieures specialisées: Centre de Sciences Politiques de l’Institut d’Etudes Juridiques de Ni-
ce, vol. 6, P.U.F., Paris 1960, pp. 45-58 (poi ristampato in IH 177-196). – Devo la segnalazione
di questo interessante saggio a Carmelo Meazza, che è anche autore dell’unico studio su di esso
a me noto: cfr. C. Meazza, Apertura teologica e “ laicità” in Emmanuel Lévinas, in: Id., Sulla so-
glia etica del pulchrum. Materiali per variazioni sull’attualismo , Mimesis, Milano 2005, pp. 7-18.
29
IH 183 [90].
30
IH 182 [89].
40 Pierfrancesco Fiorato
ma, aveva scritto che « nessuno più di Rosenzweig è ostile alla nozione un-
tuosa, mistica, pia, omiletica, clericale di religione e di uomo religioso» 31.
E, in effetti, è forse una memoria della diffidenza rosenzweighiana nei
confronti del termine « religione» a trasparire qui nella perplessità iniziale
che si possa applicare all’ebraismo la « categoria sociologica di religione» ,
se ad essa si accompagna l’idea di un prevalere della dimensione sacra-
mentale su quella etica32. D’altro lato, se di religione si decide invece di
voler e poter ancora parlare – ed è questa la scelta che abbiamo visto fare
a Lévinas in Totalità e infinito – allora, per una sua caratterizzazione priva
di ambigui compromessi con la sua versione clericale, potrà fornire qual-
che utile indicazione anche quella « religione della ragione» , a proposito
della quale Cohen sentiva subito il bisogno di precisare che essa « non è
un inganno di preti» 33.
Effettivamente la posizione coheniana per cui « la religione o è essa
stessa dottrina morale o non è religione» 34 appare più vicina di qualunque
altra al Lévinas che qui afferma: « la relazione etica, impossibile senza
giustizia, non prepara soltanto alla vita religiosa, non scaturisce soltanto
da tale vita, ma è questa vita stessa» 35; né è mancato, infatti, chi ha già ri-
tenuto di poter vedere nel pensiero di Cohen « il principale antecedente
della coincidenza tra etica e religione che si ritroverà poi in Lévinas» 36.
Da questo punto di vista l’affinità tra Cohen e Lévinas è certo assai più
stretta di quella tra Rosenzweig e Lévinas o tra Cohen e Rosenzweig37.
Se per quest’ultimo – come Lévinas nel saggio già citato non manca di
riferire38 – l’amore per il prossimo è soltanto la risposta dell’uomo
all’amore di Dio39, per Cohen, al contrario, è l’amore di Dio che « appare
31
DL 243 [234].
32
IH 177 s. [85].
33
RV 8 [62].
34
RV 38 [95].
35
IH 182 [89].
36
Giovanni Leghissa, Il dio mortale. Ipotesi sulla religiosità moderna , Medusa, Milano
2004, p. 169.
37
Cfr. quanto afferma Xavier Tilliette, La morale di Hermann Cohen e l’etica di Emmanuel
Lévinas, in G. Gigliotti, I. Kajon, A. Poma (a cura di), Man and God in Hermann Cohen’s Philo-
sophy , Biblioteca dell’« Archivio di Filosofia» vol. XXXII, CEDAM, Padova 2003, p. 156: « Sol-
tanto l’eterologia di Lévinas ha superato quella di Cohen nel lirismo altruista; né Rosenzweig, né
persino Buber hanno raggiunto un tal grado d’intensità» .
38
DL 248 s. [238 s.].
39
Cfr. F. Rosenzweig, Der Mensch und sein Werk. Gesammelte Schriften, vol. II: Der Stern
der Erlösung , Nijhoff, Den Haag 1976, pp. 238-240; tr. it. di G. Bonola, La stella della redenzio-
ne, Marietti, Casale Monferrato 1985, pp. 230 s.
« La laicità e il pensiero d’Israele» 41
40
BR 80 [82].
41
RV 170 [243].
42
RV 171 [244]. – Per un quadro più completo delle differenze tra Cohen e Rosenzweig
rinvio all’articolato lavoro di collazione testuale e di commento da me svolto in collaborazione
con Hartwig Wiedebach: Hermann Cohen im “ Stern der Erlösung” , in M. Brasser (a cura di),
Kontextuelle Kommentare zum “ Stern der Erlösung” , Niemeyer, Tübingen 2004, pp. 305-355;
qui spec. pp. 340-342.
43
IH 188 [93]; cfr. Dt 10,18.
44
IH 182 [89].
45
BR 106 [106].
42 Pierfrancesco Fiorato
46
Cfr. E. Wyschogrod, The Moral Self: Emmanuel Lévinas and Hermann Cohen, in « Daat:
A Journal of Jewish Philosophy» , IV (1980), pp. 35-58, qui p. 48; cit. in Ze’ev Levy, Hermann
Cohen and Emmanuel Lévinas, in S. Moses - H. Wiedebach (a cura di), Hermann Cohen’s Philo-
sophy of Religion, Olms, Hildesheim-Zürich-New York 1997, p. 136.
47
RV 156 [228].
48
RV 133 [202] c.vo mio.
49
RV 103 [168].
50
TJ Nedarim 9.4.
« La laicità e il pensiero d’Israele» 43
Ad essere qui evocate, oltre alle considerazioni sulla disputa tra rabbi
Aqiva e ben Azzaj, sono soprattutto le pagine di Religion der Vernunft sul
concetto di rivelazione, dove questa è definita come la « condizione preli-
minare» , la mera condizione preliminare, per il sorgere e l’esplicarsi della
razionalità umana53. Che la chiave per risolvere i nostri dilemmi non possa
che essere racchiusa, infine, proprio nell’interpretazione di tale concetto è
forse evidente fin dal loro primo sorgere. Ma prima di addentrarci in tale
discorso, converrà tornare ancora al saggio sulla laicità.
51
RV 138 [208]. – Non va trascurato, tuttavia, il contesto in cui è inserito questo passo: la
motivazione di ben Azzaj, facendo riferimento alla progenie di Adamo, ha il pregio di essere ine-
quivocabilmente universale e quindi fornisce il criterio per interpretare correttamente il rea‘ di
Lv 19,18.
52
LC 45 [27].
53
RV 83 s. [146 s.].
54
IH 177 s. [85].
55
RV 300 [386]. – Per l’interpretazione coheniana della teocrazia cfr. inoltre RV 143 s.,
498 [213-215, 603 s.], nonché JS II 56 s. dove – nel saggio giovanile Der Sabbat in seiner kultur-
geschichtlichen Bedeutung (1869) – il vero carattere della teocrazia viene ricondotto spinoziana-
mente alla democrazia.
44 Pierfrancesco Fiorato
Il Talmud pensa a uno statuto religiosamente neutro, a un essere umano senza culto ,
che non è, in quanto tale, spiritualmente mutilato e messo al bando dalla società. In
virtù della sua conformità a una morale, egli entra a pieno diritto nella società. Non si
tratta di estendere la carità agli infedeli, come nel cristianesimo, ma di integrarli le-
galmente, in piena giustizia. « Un gentile che si dedica allo studio della Torah – che
segue cioè i sette comandamenti del noachide – è come il sommo sacerdote» 61.
56
Cfr. IH 186-188 [92-94]. – È quanto già notato anche da Pierre Bouretz, Autour du concept
de Noachide: religion et altérité selon Hermann Cohen, in « Revue de l’histoire des religions» ,
2004, n. 4: Religion et éthique dans la pensée de Hermann Cohen, pp. 391-420; qui spec. p. 417.
57
IH 186 [92]. – Non cita il saggio sulla laicità né si sofferma sulle figure talmudiche appe-
na menzionate la pur ampia meditazione sull’idea dello straniero nel pensiero di Lévinas propo-
sta da Sandro Tarter, Evento e ospitalità. Lévinas, Derrida e la questione “ straniera” , Cittadella,
Assisi 2004. – Per una riproposizione delle linee di fondo della riflessione coheniana su questi
temi cfr. invece: Andrea Poma, Somiglianza e diversità dell’altro: lo straniero. Motivi di attualità
dell’idealismo etico di Hermann Cohen, in « Annuario filosofico» , X (1994), pp. 389-400.
58
IH 186 [92].
59
IH 187 [93].
60
TB Sanhedrin 56a-59b. Si tratta, come è noto, di sei precetti negativi che comandano di
astenersi da: idolatria, blasfemia, spargimento di sangue, incesto, furto e consumo di carne pre-
levata da un animale vivo; e di un settimo, positivo, che comanda di riconoscere l’autorità di un
tribunale.
61
IH 187 [93]. Il testo talmudico citato è tratto da TB Sanhedrin 59a.
« La laicità e il pensiero d’Israele» 45
Le somiglianze con il testo di Cohen, tuttavia, non sono date solo, come
sarebbe lecito attendersi, dal riferimento agli stessi passi della letteratura
rabbinica64, ma anche dai medesimi riferimenti – e con singolari coinci-
denze testuali – a John Selden e a Ugo Grozio: riferimento più circostan-
ziato il primo, accompagnato sia in Cohen sia in Lévinas dalla menzione
dell’opera De jure naturali et gentium juxta disciplinam Ebraeorum, riferi-
mento più sfumato il secondo, espresso da entrambi con un generico e
identico: « Ugo Grozio loda l’istituzione del noachide» 65.
Anche nell’enunciazione della tesi interpretativa i due testi si assomi-
gliano fino quasi a coincidere: « Il concetto di noachide fonda il diritto na-
turale. [… ] Il noachide è il precursore del diritto naturale sia per lo Stato
sia per la libertà di coscienza» 66, scriveva Cohen; « Il concetto di noachide
fonda il diritto naturale. Esso è il precursore dei diritti dell’uomo e della
libertà di coscienza» 67, gli fa eco Lévinas.
Ce n’è abbastanza, credo, per supporre con una certa verosimiglianza
che il capitolo 8 di Religion der Vernunft costituisca qui la fonte non citata
delle riflessioni lévinasiane. Tuttavia, non è anzitutto questo dato stretta-
mente filologico che a me interessa sottolineare, quanto il fatto, di certo
62
Tosefta Sanhedrin 13.2, cit. in IH 187 [93] (ma indicato come Tosefta Sanhedrin 18).
63
RV 384 [478].
64
In particolare a: TB Sanhedrin 59a: IH 187 [93], RV 142 [212]; Ketubbot 11a: IH 187
[93], RV 143 [213]; Tosefta Sanhedrin 13.2 e Sanhedrin 105a: IH 187 [93], RV 143 [214].
65
IH 188 [94]; RV 143 [214].
66
RV 142 s. [213].
67
IH 187 [93].
46 Pierfrancesco Fiorato
68
G. Leghissa, op. cit., pp. 179-200.
69
Ivi, pp. 166, 180. – Si aprirebbe qui l’ulteriore, complessa questione del rapporto tra i
due autori e la Wissenschaft des Judentums. Rispetto a quanto affermato da Leghissa alle pp.
190-194, mi pare vada sottolineato come l’atteggiamento esplicito di Lévinas in proposito sia ca-
ratterizzato, al contrario di quello di Cohen, da consistenti riserve. Si veda ad es. il passo di DL
43 [44], dove non mancano accenti che potrebbero addirittura ricordare le dure dichiarazioni di
Scholem (cfr. G. Scholem, Judaica 6: Die Wissenschaft vom Judentum, Suhrkamp, Frankfurt a.M.
1997; qui si veda anche l’utile Nachwort di Peter Schäfer, pp. 70-108). Per la posizione di
Cohen cfr. soprattutto Dieter Adelmann, Die “ Religion der Vernunft” im “ Grundriss der Ge-
samtwissenschaft des Judentums” , in H. Holzhey, G. Motzkin, H. Wiedebach (a cura di), “ Reli-
gion der Vernunft aus den Quellen des Judentums” . Tradition und Ursprungsdenken in Hermann
Cohens Spätwerk, Olms, Hildesheim-Zürich-New York 2000, pp. 3-35.
70
Lo sfondo delle considerazioni su Cohen e Lévinas che veniamo svolgendo è costituito,
ovviamente, dalla lettura universalistica della specificità ebraica proposta da entrambi gli autori,
ossia dal problema di ciò che Lévinas chiama qui « il particolarismo ebraico in vista dell’univer-
salità» (IH 183 [90]). Per una prima visione d’insieme di tale problematica nel pensiero cohe-
niano cfr. Peter A. Schmid, La portée universelle du judaïsme chez Hermann Cohen, in « Revue de
l’histoire des religions» , 2004, n. 4: Religion et éthique dans la pensée de Hermann Cohen, pp.
421-443. Per un’analisi sistematica del ruolo svolto all’interno di tale quadro dal concetto di na-
zionalità cfr. Hartwig Wiedebach, Die Bedeutung der Nationalität für Hermann Cohen, Olms,
Hildesheim-Zürich-New York 1997; qui, per i temi che interessano più direttamente il presente
saggio, si vedano soprattutto le pp. 239-247.
71
Cfr. DL 257 s., 273 s. [246, 262 s.].
72
Secondo la testimonianza di Rosenzweig stesso, Cohen avrebbe concluso con tali parole
(poi non comprese nel testo a stampa) la conferenza Das soziale Ideal bei Platon und den Prophe-
ten, da lui tenuta il 7 gennaio 1918 presso la Lehranstalt für die Wissenschaft des Judentums (cfr.
« La laicità e il pensiero d’Israele» 47
F. Rosenzweig, Der Mensch und sein Werk. Gesammelte Schriften, vol. 3: Zweistromland. Kleinere
Schriften zu Glauben und Denken, Nijhoff, Den Haag 1984, p. 221; tr. it. di R. Bertoldi in: F. Ro-
senzweig, Il filosofo è tornato a casa. Scritti su Hermann Cohen, Diabasis, Reggio Emilia 2003,
p. 91). Su analogie e differenze che caratterizzano le posizioni di Cohen e Rosenzweig a questo
proposito cfr. P. Fiorato, H. Wiedebach, op. cit., pp. 316 s.
73
IH 186 [92].
74
Chr. Schulte, Noachidische Gebote und Naturrecht, in: H. Holzhey - G. Motzkin - H. Wie-
debach (a cura di), “ Religion der Vernunft aus den Quellen des Judentums” . Tradition und Ur-
sprungsdenken in Hermann Cohens Spätwerk, cit., pp. 245-274, qui spec. p. 263. Il saggio di
Schulte costituisce la fonte principale della ricostruzione storica da me brevemente riproposta.
75
Lévinas si confronterà in modo esplicito e articolato con la problematica dei « diritti uma-
ni» solamente nel corso degli anni Ottanta. In proposito si vedano soprattutto il saggio del 1985
Les droits de l’homme et les droits d’autrui in: HS 173-187 [121-131] e l’analisi di Howard Cay-
gill, Lévinas and the Political, Routledge, London-New York 2002, pp. 151-158. Per la posizio-
ne di Cohen cfr. infra § 4.
48 Pierfrancesco Fiorato
76
RV 386 [480].
77
Mishne Torah: Hilkhot Melakhim, 8.11. – Riporto qui il testo secondo la versione fatta
propria da Cohen sulla base della lezione di alcuni importanti codici, tra cui quello della biblio-
teca Bodleiana di Oxford. Altre fonti riportano invece, per l’ultima frase, la versione: « e non sarà
tra i pii né tra i sapienti delle nazioni» . È quest’ultima la versione fatta propria da Spinoza nel
contesto di cui fra poco diremo. Sulle controversie cui l’interpretazione di questo passo ha dato
luogo cfr. infra le indicazioni bibliografiche fornite alla nota 84.
78
RV 386 [480 s.].
79
RV 385 [479].
80
IH 191 [96] – Non sono tuttavia a conoscenza di testi dove Lévinas citi o commenti espli-
citamente il controverso passo di Maimonide. Può essere comunque interessante notare come es-
so sia citato in compenso da Benny Lévy in Être juif. Étude lévinassienne, Verdier, Paris 2003,
pp. 68 s., a sostegno di un modo di concepire la relazione tra specificità ebraica e universalità
umana che l’autore si rammarica di non rinvenire nella « filosofia» dell’« ebreo moderno» Lévi-
nas. Nel medesimo contesto B. Lévy cita significativamente proprio il saggio lévinasiano sulla
« La laicità e il pensiero d’Israele» 49
laicità per prendere le distanze dall’idea che « il concetto di noachide fondi il diritto naturale»
(ivi, p. 70). Anche nel confronto gerosolimitano del 18 febbraio 2002 con Alain Finkielkraut de-
dicato alla « question de la laïcité» B. Lévy citava tale affermazione di Lévinas, definendola
l’espressione di un « incroyable obscurcissement» : cfr. A. Finkielkraut - B. Lévy, Le Livre et les
livres. Entretiens sur la laïcité, Verdier, Paris 2006, pp. 42 s.
81
IH 190 [95]. – Per un’analisi delle diverse dimensioni del problema politico nel pensiero
di Lévinas cfr. H. Caygill, Lévinas and the Political, cit.
82
Benedictus de Spinoza, Opera , recognoverunt J. van Vloten et J.P.N. Land, Editio tertia,
Nijhoff, Den Haag 1914, vol. II, pp. 154 s.; ed. it. a cura di R. Cantoni e F. Fergnani: Etica.
Trattato teologico-politico , UTET, Torino 1972, pp. 483 s.
83
Cfr. Chr. Schulte, op. cit., p. 260.
84
RV 385 s. [479 s.]. – Una strategia interpretativa del passo di Maimonide analoga a quel-
la riportata era stata in questo senso proposta da Cohen già nel saggio Spinoza über Staat und
Religion, Judentum und Christentum (1915): cfr. JS III 345-351 (= KS V 389-399). Sul significa-
to di tale strategia cfr. Steven Schwarzschild, Do Noachites have to believe in Revelation? (A Pas-
sage in Dispute between Maimonides, Spinoza, Mendelssohn and H. Cohen) in « The Jewish Quar-
50 Pierfrancesco Fiorato
nei confronti di Spinoza è nota. In uno dei testi più duri di Difficile Liberté
egli parla di « scandalo dell’apostasia» e si dice d’accordo con l’amico
Jakob Gordin – illustre studioso di Cohen e, prima dell’emigrazione in
Francia, attivo esponente della Hermann-Cohen-Stiftung presso la Akade-
mie für die Wissenschaft des Judentums di Berlino85 – circa il fatto che « c’è
un tradimento di Spinoza» , il quale « ha subordinato la verità dell’ebrai-
smo alla rivelazione del Nuovo Testamento» e, così facendo, « ha esercitato
un’influenza decisiva e antiebraica» 86. Merita ancora ricordare, a questo
proposito, che dieci anni dopo Lévinas tornerà sull’argomento, sofferman-
dosi soprattutto sul fatto che « come uomo del suo tempo, Spinoza ha dovu-
to ignorare il senso autentico del Talmud» :
sarebbe eccessivo pretendere da parte di una filosofia che vuole pensare sub spe-
cie aeterni che essa ammetta l’esperienza vissuta tra le condizioni che permettono a
un testo di essere giudicato correttamente, o che ammetta il relativismo storico delle
idee tra le cause della loro fecondità; sarebbe eccessivo sperare di poterle proporre il
Talmud e la letteratura rabbinica come l’opera stessa in cui le intuizioni maturano
storicamente87.
terly Review» , LII (1961-1962), pp. 296-308 e LIII (1962-1963), pp. 30-65 [ora riedito in: Me-
nachem Kellner (a c. di), The Pursuit of the Ideal: Jewish Writings of Steven Schwarzschild,
SUNY-Press, New York 1990, pp. 29-59] e Friedrich W. Niewöhner, Ein schwieriges Maimoni-
des-Zitat im „ Tractatus Theologico-politicus“ und Hermann Cohens Kritik an Spinoza , in « Zeit-
schrift für philosophische Forschung» , XXXI (1977), pp. 618-626.
85
Si veda l’omaggio tributatogli da Lévinas in DL 219-224 [209-213].
86
DL 144 s. [137 s.]. – Le posizioni di Cohen e di Lévinas sul « caso Spinoza» sono esami-
nate criticamente da Ivano Tonelli, La ferita non chiusa. La ricezione ebraica di Spinoza nel No-
vecento , Edizioni dell’Orso, Alessandria 2003, pp. 65-126 e 213-251.
87
DL 155 s. [148]. – Lévinas torna ad affrontare la questione del rapporto di Spinoza con il
Talmud anche in ADV 201-206 [257-262]. Tale questione è approfonditamente discussa da Mi-
no Chamla, Spinoza e il concetto della “ tradizione ebraica” , F. Angeli, Milano 1996, pp. 113-164
(qui cfr. anche le considerazioni sul rapporto di Spinoza con Maimonide alle pp. 168-170).
88
Cfr. Chr. Schulte, op. cit., pp. 265 s. e 271, dove Schulte si sofferma sulla differenza tra
Mendelssohn e Cohen.
« La laicità e il pensiero d’Israele» 51
4. Non si può non ricordare, a questo punto, che dei problemi relativi al
diritto naturale Cohen aveva già trattato piuttosto diffusamente nell’ Etica
della volontà pura . Qui la contrapposizione tradizionale di diritto naturale
e diritto positivo era stata da lui trasformata in quella di etica critica e di-
ritto positivo90 e per un diritto naturale inteso quale diritto inscritto nella
natura umana non rimaneva che il sarcasmo col quale Cohen bollava la
legge naturale come « legge delle nostre membra» 91.
Contro tale miscuglio di « metafisica acritica» e di « naturalismo» , che
porta infine a riservare l’assoluto al « commercio con la religione» 92, si
tratta di pensare invece per Cohen a un’« etica del diritto» che non rinne-
ghi « lo spirito che ha trovato espressione nell’antico termine di diritto na-
turale» 93, ma ne assuma positivamente l’eredità senza svalutare per questo
la « dimensione morale quale si esplica nella storia dell’umanità» 94, e con-
duca così infine alla « scienza del diritto positivo» 95.
Contro l’idea che « il diritto naturale produca i concetti che il diritto po-
sitivo ha il solo compito di elaborare tecnicamente» , Cohen afferma che
« il diritto naturale può sviluppare i concetti che gli sono propri solo come
etica» 96. E se « il suo contenuto sono le leggi non scritte» , è il caso di sot-
tolineare che « il diritto naturale resta eternamente non scritto» . Infatti,
« ogni volta che si è cercato di scriverlo, in esso si è solo ingenuamente
svelato, o meglio mascherato, il diritto positivo» 97.
89
Prendo in prestito il concetto di una « ragione esegetica» contrapposta al lumen naturale
da Almut Sh. Bruckstein, Die Maske des Moses. Studien zur jüdischen Hermeneutik, Philo, Berlin-
Wien 2001, p. 57; tr. it. parziale di P. Fiorato, Il testo (in-)finito: midrash a margine della filoso-
fia , in « nuova corrente» , L (2003): Il commento nel pensiero ebraico contemporaneo , pp. 297-
324; qui spec. p. 303.
90
Cfr. Peter A. Schmid, Das Naturrecht in der Rechtsethik Hermann Cohens, in « Zeitschrift
für philosophische Forschung» , XLVII (1993), pp. 408-421.
91
ErW 99 [74].
92
Ibid.
93
ErW 70 [53].
94
ErW 99 [74].
95
ErW 70 [54].
96
ErW 599 [430].
97
Ibid. – Che da questi passi dell’ Etica non si possa prescindere per una valutazione della
presa di posizione di Cohen rispetto a Hilkhot Melakhim, 8.11 è quanto già sostenuto anche da
Almut Bruckstein nel commento citato: cfr. H. Cohen, Ethics of Maimonides, translated with
commentary by Almut Sh. Bruckstein, cit., pp. 26 s.
52 Pierfrancesco Fiorato
98
RV 83 s. [146 s.].
99
RV 96 [161].
100
RV 97 [162].
101
RV 97 [161].
102
Ibid.
103
ADV 203 [259]. – Per un’illustrazione del significato filosofico dell’ermeneutica talmudi-
ca nel pensiero di Lévinas cfr. gli studi di Francesco Camera: L’ermeneutica tra Heidegger e Lé-
vinas, Morcelliana, Brescia 2001, pp. 231-264 e Lévinas e la tradizione del commento , in « nuova
corrente» , L (2003): Il commento nel pensiero ebraico contemporaneo , pp. 405-426.
104
RV 505 [612].
« La laicità e il pensiero d’Israele» 53
Sulla base di quanto visto finora verrebbe dunque da dire che proprio in
ciò che qui appare, di primo acchito, come descrizione della secolarizzazio-
ne di un patrimonio di pensiero teologico, sopravviva invece un atteggia-
mento genuinamente ‘teologico’ tipico della tradizione del pensiero ebraico.
Non è certo un caso, d’altro lato, se le riflessioni lévinasiane sulla « lai-
cità del pensiero d’Israele» sono incorniciate da considerazioni sullo stu-
dio 109. Dove altro potrebbe risiedere, infatti, tale laicità, se non nel fatto
che la Torah « esige un pluralismo e un confronto» e che « l’originalità di
105
RV 33 [90].
106
ADV 203 s. [259 s.].
107
RV 301 [386].
108
W. Benjamin, Gesammelte Schriften, a cura di R. Tiedemann e H. Schweppenhäuser, 7
voll., Suhrkamp, Frankfurt a.M. 1972-1989, vol. 5 tomo 1, p. 588: N 7a, 7; ed. it. a cura di E.
Ganni: I « passages» di Parigi, Einaudi, Torino 2000, p. 528.
109
IH 178 s., 192 s. [86, 97].
54 Pierfrancesco Fiorato
Abstract
In spite of their quite different approach, Cohen and Lévinas are both interest-
ed in defining a form of relationship which guarantees the reciprocal separation
and autonomy of related terms. Although in his main works Lévinas rejects the
concept of « correlation» to define this relationship, in La laïcité et la pensée
d’Israël (1960) he speaks of the « true correlation between man and God» . This is
not the only aspect that suggests a proximity to Cohen. Especially the chapter
about the concepts of the stranger, the Noachide and the righteous gentiles con-
tains several elements pointing that Cohen’s Religion of Reason out of the
Sources of Judaism might be the underlying source of Lévinas’s arguments. This
is the case also of the main thesis: the Noachide was the precursor of natural
right. Cohen’s and Lévinas’s universalistic interpretation of jewish particularity
expresses itself in this statement. The ethical rationalism which becomes here no-
ticeable doesn’t refer, nevertheless, to an unhistorical « lumen naturale» . On the
contrary, it summons up the messianic horizon of history, from human persua-
sions arise. In this sense, jewish laicism is founded on the concept of « continuous
revelation» inherent in rabbinic exegesis.
110
IH 179 [86].
111
IH 192 s. [97].
112
IH 192 [97].
113
ADV 179 [233].