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Il testo in questione (Il superamento della metafisica mediante l’analisi logica del
linguaggio), scritto da Carnap, risale al 1932, ossia appartiene alla fase pubblica del Circolo di
Vienna. In questa fase si succedono i diversi congressi svolti dal medesimo (1929 e 1930),
una volta che era stato già stabilito in torno a Schlick, ed era già conosciuto all’estero proprio
come Circolo di Vienna. Il testo è posteriore anche al Manifesto (1929) e al libro “La
concezione scientifica del mondo”, scritto tra Hahn, Neurath e Carnap nel 1929.
In quest’ultimo, soprattutto, si danno le premesse che fungono da basi alle obiezioni fatte
da Carnap alla metafisica tradizionale nel testo che ci interessa, a partire dalla sua
“concezione scientifica del mondo”. Si possono ridurre a tre:
- Si cerca la realizzazione di un progetto filosofico: l’unificazione della scienza,
collegare e coordinare le acquisizioni dei singoli ricercatori nei diversi ambiti
scientifici. Perciò si dà singolare importanza al lavoro collettivo, l’intersoggettività,
alla formazione di un sistema di formule neutrali e un sistema globale dei concetti 1. È
un progetto filosofico dato che ogni singolo ricercatore non intende questo compito
nella su investigazione scientifica propria.
- Tutti i problemi, attraverso l’analisi logica, diventeranno questione empiriche
(soggette al giudizio della scienza sperimentale, riguardanti l’esperienza immediata o
riconducibili a essa) oppure “pseudo-problemi” (inquanto escono dall’ambito delle
1
Cfr. HAHN H. – NEURATH O. – CARNAP R., La concezione scientifica del mondo (1929), Laterza, Roma – Bari 1979, p. 74.
Alunno: Santiago Torres
Allora, riguardo al testo che ci interessa, l’Autore sostiene che tutte le proposizioni della
metafisica sono “pseudo-proposizioni”4; cioè, sono prive di senso anche se sembrano averlo.
E questo si deve a che hanno parole senza significato, oppure a che la sintassi delle parole
aventi significato è erronea5. La sua critica si sviluppa sulla base di questi due asserti: “Se non
è stabilito nessun criterio di applicazione per la […] parola, allora le proposizioni in cui essa
compare non vogliono dire nulla e sono mere pseudo-proposizioni”6, e anche: “[…] vogliamo
ammettere il caso che sia fissato il criterio di applicazione per una nuova parola […] la
proposizione (continente la parola) sarà da ritenersi vera se, e solo se, la cosa in questione
(ha il significato e si applica correttamente) […] e considereremo illecito ogni altro
significato, anche se coloro che usano tale parole ci comunicassero di «voler dire» con essa,
nondimeno, qualcosa di diverso”7. In altre parole, è erroneo dare nuovi significati alle parole
già stabilite nelle diverse lingue, e anche farcene uso in proposizione in cui non si possa fare
una corretta verificazione secondo il senso stabilito.
Da questo nasce la sua critica, e la sviluppa attraverso tre esempi, cioè: la
contestazione dell’uso ontologico del termine «principio», la critica dell’uso metafisico del
termine «Dio», e il rifiuto dell’uso predicativo del segno esistenziale (essere) se riferito a un
segno individuale (io sono). In seguito, cercheremo di dare una esposizione di quello che dice
l’Autore e la nostra corrispondente risposta alle sue obiezioni.
2
Cfr. HAHN H. – NEURATH O. – CARNAP R., La concezione scientifica del mondo (1929), Laterza, Roma – Bari 1979, pp.
75-76.
3
Cfr. HAHN H. – NEURATH O. – CARNAP R., La concezione scientifica del mondo (1929), Laterza, Roma – Bari 1979, p. 80.
4
CARNAP R., «Il superamento della metafisica mediante l’analisi logica del linguaggio» (1932), in A. PASQUINELLI (a cura
di), Il Neoempirismo, UTET, Torino 1969, p. 505.
5
Questi, infatti, sono i componenti di ogni linguaggio secondo l’Autore: parole e sintassi.
6
CARNAP R., «Il superamento della metafisica mediante l’analisi logica del linguaggio» (1932), in A. PASQUINELLI (a cura
di), Il Neoempirismo, UTET, Torino 1969, p. 509.
7
Ibidem. Le parentesi sono nostre.
8
Idem, pp. 510-512.
Alunno: Santiago Torres
significato originario ma non gli si dà alcun significato nuovo, e resta, dunque, privo di
significato. Quando sembra di avere un significato preciso, invece solo rimanda ad altre
parole prive di senso oppure a delle connessioni di parole logicamente illecite 18. Il terzo
senso, il teologico, semplicemente non ha significato proprio ma oscilla fra gli altri due.
In San Tommaso, si arriva alla conoscenza di Dio per argomenti deduttivi e, quindi, tutti i
sensi avuti dal nome “Dio” sono proprietà delle quali si ha avuto una conoscenza o esperienza
precedente (per esempio: si arriva a “causa prima” a partire dalle cause “non prime” che
esistono nel mondo), ma le si considera in questo caso in forma analogica ed eminente.
Quando parliamo di Dio, non si fa altro che parlare della esistenza di queste proprietà, e non
di un individuo19.
Dal resto, c’è un criterio di verificazione: quello che si utilizza nelle deduzioni;
semplicemente bisogna che l’inferenza sia corretta, e che le premesse siano vere20.
18
Cfr. Ibidem.
19
Cfr. FORMICA GIAMBATTISTA, Sull’inconoscibilità di Dio per il Circolo di Vienna, lezione avuta il 4 Novembre 2021.
20
Cfr. Idem.
21
CARNAP R., «Il superamento della metafisica mediante l’analisi logica del linguaggio» (1932), in A. PASQUINELLI (a cura
di), Il Neoempirismo, UTET, Torino 1969, p. 522 e ss.
22
Cfr. Idem, p. 514.
23
Cfr. Idem, p. 516.
24
Cfr. Ibidem.
25
Cfr. Idem, p. 523.
26
I Sent., d.33, q.1, a.1, ad1.
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dell’esistenza, per esempio, di Dio, non fa altro che parlare dell’esistenza di una proprietà 27, di
un predicato, che si trova nelle cose, ma in Dio in modo eminente (come si è detto).
27
Cfr. FORMICA GIAMBATTISTA, Sull’inconoscibilità di Dio per il Circolo di Vienna, lezione avuta il 4 Novembre 2021.