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Nascita di un Regno
Precoci disillusioni
La nobile immagine del "regno dei savi" assunse ben presto i tratti di un
mondo scossa da conflitti aspri, da pratiche corrotte e illecite.
Tali pratiche aspramente criticate, nei fatti venivano accettate e tollerate,
spesso giustificate da una superiore "ragione di partito".
Tali pratiche spesso negavano uno dei fondamenti della rappresentanza liberale:
il mandato imperativo degli interessi locali si andava a sostituire al mandato
rappresentativo. Non c'erano principi nè idealità, ma solo appalti o posti da
far avere a una comunità o a un'altra, a un clan o all'altro.
Peculiarità meridionali
I gruppi anticostituzionali
titoli e privilegi
POSSEDERE LA TERRA
I medici
Gli ingegneri
Funzionari e impiegati
Molti laureati nelle diverse discipline trovarono impiego, oltre che sul
mercato libero o nelle imprese private, anche nei ruoli dello stato
Tratto generale dell'esperienza del pubblico impiego era la struttura
rigidamente gerarchizzata dei rapporti di ufficio, che si tradusse in una
consolidata cultura dell'autorità e della gerarchia, profondamente radicata nei
modi di pensare e di sentire il rapporto gerarchico, implicita nell'accettazione
dei valori-guida dell'obbedienza, della subordinazione, dell'irresponsabilità,
della preminenza dell'ufficio-organo come soggetto dell'azione amministrativa.
L'unità culturale del mondo dell'impiego pubblico risultava spezzata da
innumerevoli differenze di mansioni, da relazioni di subordinazione gerarchica,
da una dilatata varietà di distribuzioni, di stili di vita, di percezioni di sè.
L'associazionismo professionale
A partire dal 1866 in molti osservatori cominciò a farsi strada l'idea che
la politica doganale rigorosamente liberista fosse troppo inutilmente
penalizzante nei confronti delle attività imprenditoriali, che scontavano un
ritardo nello sviluppo industriale.
Nel 1878 la nuova tariffa doganale introdusse protezioni di carattere non
proibitivo, ma nemmeno di impatto trascurabile, a favore del settore cotoniero,
laniero e metallurgico.
Per il settore metallurgico la scelta nasceva da un'esigenza di carattere
strategico-militare, piuttosto che strettamente economico: disporre di una
significativa autosufficienza produttiva nei settori cruciali per il
rifornimento di esercito e marina.
Nel paese montava una diffusa aspirazione al potenziamento militare. In breve,
oltre al sostegno alle industrie belliche, si ampliò l'esercito, ci si mosse in
direzione di un'espansione coloniale, si rafforzò la posizione internazionale
dell'Italia con il suo inserimento nella costellazione diplomatica austro-
tedesca. A partire dal 1881-82 vi fu un significativo aumento delle spese
militari, con relativo aumento di commesse per le industrie produttrici di
materiale bellico. Nel 1884 si posero le basi per la costruzione di un impianto
siderurgico che costituisse il cuore della potenza militare italiana. Nel 1885
vennero approvate due leggi che offrirono una buona opportunità di espansione
alle imprese siderurgiche e meccaniche.
L'atto finale di questo crescendo di misure favorevoli allo sviluppo
dell'industria nazionale si ebbe nel 1887, quando il parlamento approvò una
nuova tariffa doganale ben più radicalmente protezionista di quella del 1878.
Anche questa nuova tariffa generale prevedeva un trattamento differenziato per i
vari settori produttivi. Erano favoriti i cotoni. Favorita la lana. Nuovamente
ignorate le richieste dei setaioli. Potentemente protetta la siderurgia, e
soprattutto le produzioni di ghisa, fin allora non protetta e totalmente
importata. Assolutamente trascurata l'industria meccanica. La tariffa era il
frutto di un gioco a incastro tra interessi diversi, e dal sacrificio di alcuni
settori lobbysticamente più deboli, o strategicamente meno rilevanti.
La tariffa del 1887 non rappresentò che una temporanea convergenza dei
diversi gruppi verso una transitoria posizione comune. Già negli anni
successivi , divisioni e conflitti si sarebbero palesati con una certa evidenza,
assumendo al duplice forma di contrasti intralocali o intersettoriali.
Vi erano generali insofferenze antipolitiche che caratterizzavano la concezione
della sfera pubblica delle élites milanesi di questi anni. Al centro di questa
cultura vi era una disaffezione per lo stato centrale che prese le forme della
contrapposizione simbolica tra Roma e Milano.
Il dissenso nei confronti di Crispi era l'espressione del conflitto tra gli
imprenditori del settore siderurgico-cantieristico, che sostenevano con
entusiasmo la politica di espansione coloniale e di aumento alle spese militari
voluta da Crispi, e i più variegati ambienti imprenditoriali milanesi, che si
opponevano per l'ostilità nei confronti della maggiore pressione fiscale che
l'impresa coloniale sembrava imporre.
Lo spirito d'associazione
Elettori e deputati
Amor di patria
Semantiche nazional-patriottiche
Nazione e borghesia
INQUIETUDINI E CRISI
Contro il parlamento
Radici dell'antiparlamentarismo
I neri e i rossi
Il capitalismo si organizza
Sindacati
Riscossa borghese
Ardori patriottici
BORGHESIE NAZIONALFASCISTE
Sette anni
Mussolini e la borghesia
Epilogo