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iniezione di soluzioni o sospensioni di farmaci purch non irritanti per evitare dolore e necrosi
locale.lassorbimento generalmente lento per la ridotta perfusione ematica del tessuto.
ASSORBIMENTO E DISTRIBUZIONE DEI FARMACI:
ASSORBIMENTO:
Lassorbimento un processo dinamico in base al quale un farmaco viene trasferito dal sito di
somministrazione alla circolazione sistemica. questa fase fa seguito a tutte le vie di
somministrazione tranne quella endovenosa. Molti fattori,chimici e fisiopatologici,possono
influenzare l assorbimento dei farmaci e per comodit possono essere distinti in caratteristiche del
farmaco e del tessuto dalla capacit del farmaco di oltrepassare le membrane biologiche.
Lassorbimento in genere un processo di diffusione passiva,anche se per alcuni farmaci
presupposto l intevento di un trasportatore sulla mucosa intestinale che limiterebbe l assorbimento
del farmaco,riducendo il rischio di intossicazione in caso di sovradosaggio.
DISTRIBUZIONE
La distribuzione la fase durante la quale il farmaco diffonde dal plasma nei vari compartimenti
tissutali,raggiungendo il suo sito d azione. La modalit con cui un farmaco si distribuisce all interno
dell organismo determina la rapidit con cui compare la risposta terapeutica e la sua durata.
PARAMETRI FARMACOCINETICI:
Le reazioni di tipo I (anafilattiche o immediate), sono mediate dalle IgE le quali si legano a
recettori presenti sulla superficie di mastociti e granulociti basofili permettendo la loro
degranulazione; si ha cos il rilascio di istamina ed altri mediatori che provocano orticaria,
angioedema, ecc..
I bersagli principali di questo tipo di reazione sono il tratto gastrointestinale (allergie
alimentari), la pelle (orticaria e dermatite atopica), il sistema respiratorio (rinite e asma) e il
circolo vascolare (shock anafilattico). Nel caso di edema della glottide bisogna intervenire
tempestivamente data la grave situazione.
I farmaci maggiormente responsabili di questo tipo di reazione di ipersensibilit sono:
penicilline, vaccini, ormoni, anestetici locali.
Le reazioni di tipo II (citotossiche), sono mediate da IgG e IgM; in questo caso gli anticorpi
partecipano direttamente al danno alle cellule predisponendole alla fagocitosi o alla lisi.
I principali tessuti bersaglio per le reazioni citolitiche sono le cellule del sistema
circolatorio.
Esempi di risposte allergiche di tipo II sono: lanemia anaplastica da cloramfenicolo,
l'anemia emolitica indotta dalle penicilline, l'anemia emolitica autoimmune da metildopa, la
porpora trombocitopenica da chinidina e la granulocitopenia da sulfamidici.
Le reazioni di tipo III o fenomeno di Arthus (da immunocomplessi), sono mediate dagli
immunocomplessi (Ag + Ig) che attivano il complemento. Successivamente, i frammenti del
complemento attraggono i neutrofili che, rilasciando enzimi lisosomiali e generando radicali
liberi tossici, producono danno tessutale.
Un esempio dato dalla malattia da siero. I sintomi clinici della malattia da siero includono
le eruzioni cutanee orticarioidi, l'artralgia o l'artrite, la linfadenopatia e la febbre. Tali
reazioni durano solitamente dai 6 ai 12 giorni e cessano dopo l'eliminazione dell'agente
allergizzante.
Altre manifestazioni sono le vasculiti localizzate (glomerulonefriti, eritema multiforme - o
sindrome di Steven Johnson - da sulfamidici).
I farmaci maggiormente responsabili sono: sulfamidici, penicilline, barbiturici, antiepilettici
e alcuni FANS (come il fenilbutazone).
La farmacologia cellulare e molecolare studia il bersaglio dei farmaci nell'organismo e gli eventi
molecolari alla base degli effetti cellulari e sistemici.
La maggior parte dei farmaci deve interagire con macromolecole specifiche di natura proteica, i
recettori, che sono localizzati o alla superficie o all'interno della cellula. Tali macromolecole sono
dotate di una loro funzione e ne consegue che un farmaco non genera un effetto ma modifica
un'azione preesistente.
La farmacologia non si occupa solo dei recettori in senso stretto, quindi dei recettori ionotropici
(canali ionici) e metabotropici (recettori accoppiati a proteine G), ma si occupa anche di altri
bersagli con i quali i farmaci interagiscono. Tali bersagli sono rappresentati da:
Enzimi.
Trasportatori.
Pompe.
Neurotrasmettitori.
Acidi nucleici (sono il bersaglio dei chemioterapici antiblastici).
Proteine strutturali
permeabile agli ioni; il canale passa cos da uno stato conformazionale di riposo ad uno stato
attivato. Questo passaggio di cariche induce una serie di eventi quali la modificazione del
potenziale transmembrana (depolarizzazione se entrano cationi o escono anioni, iperpolarizzazione
se entrano anioni o escono cationi) e/o lattivazione di cascate enzimatiche.
I recettori canale sono presenti su pi tipi cellulari ma la loro concentrazione massima a livello
delle cellule nervose.
In base alla struttura molecolare, invece, si distinguono quattro classi che comprendono sia i
recettori-canale permeabili ai cationi che quelli permeabili agli anioni:
I recettori della classe III sono tetrameri ma con due subunit che sono omomeri. Di questa
classe fanno parte:
o Recettori dei nucleotidi ciclici (cAMP e cGMP).
Sono recettori che captano segnali dalla matrice extracellulare per regolare la proliferazione, la
forma, la motilit e la morfologia delle cellule, sia in condizioni fisiologiche che in condizioni
patologiche.
Quando linterazione si verifica tra due molecole di adesione dello stesso tipo si parla di interazione
omofilica; quando si verifica tra due molecole diverse o tra una molecola dadesione e la matrice
extracellulare si parla di interazione eterofilica.
come il recettore dellinsulina e i recettori delle citochine, fanno parte dei recettori ad attivit
tirosin-chinasica intrinseca (TRK).
Essi condividono una struttura di base costituita, nella maggior parte dei casi, da una singola catena
polipeptidica che attraversa una sola volta la membrana plasmatica. Dal punto di vista funzionale,
tali recettori sono organizzati in diversi domini funzionali:
La maggior parte dei recettori per i fattori di crescita sono omodimeri e possiedono un meccanismo
classico secondo il quale il fattore si lega al dominio extracellulare, evento a cui fa seguito la
dimerizzazione del recettore. Il legame con il recettore induce un cambiamento conformazionale del
dominio extracellulare che stabilizza le interazioni recettore-recettore.
La dimerizzazione stabilizza lo stato attivo della chinasi e porta in sua prossimit il dominio
intracellulare di un altro recettore. Conseguentemente si verifica una transfosforilazione dei
recettori a livello dei residui di tirosina situati sia allinterno che allesterno del dominio catalitico.
La transautofosforilazione del recettore pu verificarsi anche esternamente al dominio catalitico, nel
dominio iuxtamembrana e nella coda C-terminale.
La fosforilazione di questi residui porta alla formazione di siti di ancoraggio che vengono
riconosciuti con alta affinit dai trasduttori citoplasmatici del segnale contenenti specifici domini.
1. RECETTORI INTRACELLULARI:
i recettori intracellulari sono proteine nucleari o citoplasmatiche (solo i recettori dei
glucocorticoidi, dei mineralcorticoidi e del progesterone) che in seguito allinterazione con i
rispettivi ligandi sono in grado di controllare lespressione genica. I ligandi devono attraversare la
membrana cellulare per entrare nel citoplasma, perci devono essere molecole lipofiliche o avere un
carrier specifico. Attraversato il doppio strato lipidico della membrana, il ligando interagisce con il
proprio recettore a livello intracellulare (se si tratta di recettori citosolici) o a livello nucleare (se si
tratta di recettori nucleari).
SISTEMI DI TRASMISSIONE
1. TRASMISSIONE ADRENERGICA: I recettori adrenergici fanno parte dei recettori
catecolaminergici (che comprendono anche i recettori dopaminergici). Sono
recettori accoppiati a proteine G che, come ligandi endogeni, legano adrenalina e noradrenalina
(quindi i recettori noradrenergici sono compresi nella dicitura recettori adrenergici).
In base allaffinit per i ligandi endogeni adrenalina e noradrenalina, nonch per il composto di
sintesi isoprenalina, i recettori adrenergici sono distinti in recettori e recettori .
I recettori -adrenergici si suddividono in:
Recettori 1.
Recettori 2.
Recettori 3.
I recettori 1-adrenergici sono solo postsinaptici e sono recettori ubiquitari; il sottotipo 1A ha una
prevalente localizzazione a livello dei vasi, del cuore e del fegato, ma negli stessi organi sono
presenti i sottotipi 1B e 1C.
Sono tutti associati a proteine Gq/11 che promuovono lattivazione di una fosfolipasi C (PLC),
causando in ultima analisi un aumento della concentrazione di calcio intracellulare.
I recettori 1-adrenergici hanno una significativa rilevanza nel controllo delle funzioni del sistema
cardiocircolatorio per la loro presenza nei vasi e nel cuore, nella regolazione delle funzioni del tratto
genito-urinario per la loro localizzazione a livello della muscolatura liscia della vescica e della
prostata e nella regolazione del tratto gastro-intestinale per la loro presenza nelle pareti e negli
sfinteri dellintestino. Essi mediano la maggior parte degli effetti vasocostrittivi della muscolatura
liscia indotti dalla stimolazione dellortosimpatico.
Gli effetti dei recettori 1-adrenergici, quindi, sono:
I recettori 2-adrenergici sono sia presinaptici che postsinaptici. Sono espressi in modo
preponderante sui neuroni noradrenergici, nei quali sono in grado di mediare una risposta di tipo
iperpolarizzante dovuta alla stimolazione di canali del potassio rettificanti anomali (o inward
rectifiers).
I recettori 2A sono espressi a livello centrale nel telencefalo, nella corteccia cerebrale,
nellippocampo, nel cervelletto, nellipofisi e nel mesencefalo.
I recettori 2B sono stati identificati solo nelle aree del diencefalo mentre mancano nei
tessuti periferici.
I recettori 2C sono stati trovati nei gangli della base, nel cervelletto, nel fegato e nel rene.
Contrazione arteriosa.
Rilasciamento della muscolatura liscia.
Nel rene, riduzione dellescrezione di Na+, K+ e Cl-.
Nel SNC, inibizione della scarica simpatica, aumentata secrezione di ormone della crescita
(o somatotropina, GH) e stimolo allassunzione di cibo.
Inibizione della liberazione di insulina da parte delle cellule -pancreatiche.
Inibizione dellattivit della lipasi negli adipociti.
Aggregazione piastrinica.
Tutti i recettori -adrenergici sono postsinaptici e sono accoppiati a proteine Gs con conseguente
aumento intracellulare di cAMP che attiva una protein-chinasi A (PKA) che fosforila diverse
proteine intracellulari con conseguente comparsa di numerose risposte funzionali.
o
o
o
SISTEMA DOPAMINERGICO:
I recettori dopaminergici (o della dopamina) fanno parte dei recettori catecolaminergici (che
comprendono anche i recettori adrenergici); legando il ligando endogeno dopamina.
I recettori dopaminergici si distinguono in due tipi, D1 e D2, entrambi associati a proteine G.
I recettori D1 (o D1-like) sono solo postsinaptici e sono associati ad una proteina Gs, che
attiva ladenilato-ciclasi inducendo la formazione di AMP-ciclico (cAMP), o ad una
proteina Gq che attiva la fosfolipasi C (PLC) che idrolizza il PIP2 provocando la
mobilizzazione di calcio.
Comprendono due sottotipi:
o
o
D1, che si trovano nello striato, nel talamo, nellipotalamo e nel sistema limbico.
D5, che si trovano nellippocampo e nellipotalamo.
I recettori D2 (o D2-like) sono sia pre- che postsinaptici. Sono associati ad una proteina Gi,
quindi determinano una riduzione di cAMP che causa apertura di canali del potassio e
chiusura di quelli del calcio.
Comprendono tre sottotipi:
o
D2, suddivisibili di D2s e D2l: si trova nello striato, nella sostanza nera e
nellipofisi.
[s e l stanno per short e long in quanto tali sottotipi recettoriali differiscono nella
lunghezza della sequenza aminoacidica che costituisce il terzo loop citoplasmatico
del recettore].
SISTEMA COLINERGICO:
La trasmissione colinergica segue le solite tappe della neurotrasmissione:
Sintesi.
Rilascio.
Interazione con i recettori e inizio dellattivit postsinaptica.
Catabolismo e/o dissipazione.
Sintesi dellacetilcolina
Lacetilcolina sintetizzata a partire da acetil-CoA e colina, in una reazione sintetizzata dallenzima
colina-acetiltransferasi (CAT).
Lacetil-CoA si forma nei mitocondri dei neuroni colinergici derivando dal metabolismo del
glucosio e, pi precisamente, dal piruvato attraverso la reazione a pi tappe catalizzata dalla
piruvato-deidrogenasi; pu anche essere sintetizzato dallacetato-tiochinasi che catalizza la
reazione dell'acetato con ATP.
La colina deriva dalla fosfatidilcolina esogena (introdotta con la dieta) o endogena (prodotta
dalla membrana per azione delle fosfolipasi) e, captata dal fluido extracellulare, giunge nei
neuroni colinergici per cotrasporto con il sodioattraverso un meccanismo attivo che pu
essere ad alta o a bassa affinit. Il sistema ad alta affinit (Km = 1-5 mM) esclusivo dei
neuroni colinergici ed dipendente dalla concentrazione di Na+ extracellulare.
La colina, inoltre, ricaptata dalle terminazioni nervose a seguito dellidrolisi
dell'acetilcolina ad opera dellacetilcolin-esterasi.
Ormoni tiroidei.
Estrogeni.
Neurotrofine (NGF).
Questo enzima presenta diverse forme citosoliche oltre ad una forma accoppiata alla membrana
associata ad un sistema di captazione della colina che deriva dall'idrolisi dell'acetilcolina ad opera
dell'acetilcolin-esterasi.
A sintesi ultimata, lacetilcolina viene trasportata e immagazzinata nelle vescicole sinaptiche in
concentrazione 100 volte superiore a quella citoplasmatica. Il trasportatore vescicolare (VAChT) si
basa su un gradiente protonico che guida la captazione delle amine. Le vescicole contengono:
acetilcolina e ATP in rapporto 1:10, calcio, magnesio e proteoglicani (vesciculina).
Lacetilcolina ha un gruppo quaternario che presenta una carica positiva ed un gruppo estereo che
ha una parziale carica negativa ed sensibile alla rapida idrolisi da parte delle colin-esterasi.
Rilascio dellacetilcolina
Lacetilcolina viene rilasciata sotto forma di quanti quando unpotenziale d'azione determina
depolarizzazione della terminazione assonica. Ci causa lapertura di canali del calcio voltaggiodipendentiche entra nel citoplasma assonico e consente la fusione tra la membrana assoplasmatica e
le vescicole contenenti ACh situate in stretta prossimit della membrana stessa.
Il contenuto delle vescicole viene quindi riversato all'esterno attraverso un processo di esocitosi.
Oltre a questa liberazione quantale di ACh, vi un lento e continuo rilascio di questo
neurotrasmettitore responsabile dei potenziali di placca in miniatura (MEPP = miniature endplatepotentials), di cui non si conosce ancora la funzione (probabilmente di natura trofica).
Catabolismo dellacetilcolina
Lacetilcolina agisce in tempi brevi (1-2 ms); affinch la sua azione sia appropriata, quindi,
necessario che venga degradata e lenzima deputato alla sua idrolisi lacetilcolin-esterasi (AChE)
che agisce in tempi inferiori al millisecondo. Si riformano, quindi, acetil-CoA e colina; questultima
pu essere ricaptata dai terminali assonici per formare nuova acetilcolina.
Lacetilcolin-esterasi una proteasi appartenente alla classe delle serino-esterasi; si trova, oltre che
sulle membrane pre- e postsinaptiche, anche nei globuli rossi (con funzione sconosciuta).
Presenta un sito anionico ed un sito esterasico. Sul sito anionico c un residuo di glutammato che
lega lACh; sul sito esterasico ci sono residui di serina e alanina e a questo livello, precisamente
tramite il gruppo -OH della serina, legato il gruppo acetilico dellacetilcolina.
LAChE idrolizza 5000 molecole di acetilicolina al secondo con una velocit maggiore nella placca
neuromuscolare rispetto ai recettori muscarinici postgangliari.
Oltre lesterasi vera presente una butirril-colinesterasi (BuChE, o pseudocolin-esterasi)
localizzata nel plasma, in cellule gliali, nel fegato, nella cute, nella muscolatura liscia
gastrointestinale.
Lacetilcolin-esterasi e la butirrilcolin-esterasi sono enzimi che appartengono alla famiglia delle
idrolasi seriniche.
L'AChE esiste in due diverse forme molecolari: semplici oligomeri omomerici di subunit
catalitiche (monomeri, dimeri e tetrameri) e associazioni eteromeriche di subunit catalitiche e
strutturali.
Il recettore colinergico nicotinico (nAChR) appartiene alla famiglia dei recettori-canale cationici
nonch alla classe I (insieme al recettore serotoninico di tipo 3, al recettore del GABA di tipo A e al
recettore glicinergico di tipo A), quindi un eteropentamero di cui sono state clonate diverse
subunit (alfa1-9, beta1-4, gamma, delta, epsilon) che possono assemblarsi tra loro a formare
diverse isoforme che hanno propriet biologiche e farmacologiche diverse.
Quando due molecole di acetilcolina si legano ai siti recettoriali presenti sulla subunit alfa, si apre
un canale ionico che permette il passaggio allinterno della cellula di ioni Na+ e Ca++ con
conseguente depolarizzazione ed eccitazione cellulare.
Il recettore nicotinico cos chiamato perch ha alta affinit per il ligando non endogeno nicotina,
media per lacetilcolina e bassa per la muscarina. Esiste anche un recettore colinergico definito
muscarinico (mAChR), ma questo accoppiato a proteine G (quindi metabotropico).
Il recettore nicotinico pu essere di tipo muscolare e di tipo neuronale.
Il recettore nicotinico neuronale (NN) ha sede nel SNC, nei gangli del sistema nervoso
autonomo (SNA) e nella midollare del surrene. Le sue funzioni, quando lega lACh o
agonisti, sono:
- Nel SNC, coinvolgimento nei meccanismi dellattenzione, con ruolo poco definito.
- Depolarizzazione dei neuroni postgangliari partecipando cos alla trasmissione gangliare.
- Determinare la secrezione di catecolamine dal surrene.
Il recettore nicotinico del SNC ha una struttura del tipo 2alfa/3beta; sono espresse tutte le
isoforme tranne quelle espresse nel recettore nicotinico muscolare; infatti, le isoforme
apossono essere presenti dalla 2 alla 10 tranne la 1 che tipica del recettore muscolare come
le subunit beta che sono espresse in tutte le isoforme, da 2 a 4, tranne la 1 tipica del
M4: ad alta conduttanza per K+ e bassa conduttanza per Ca++. presente nei polmoni,
nellutero e nel SNC.
M2: comprende i tipi M2 e M4; inibiscono la formazione di cAMP e aprono i canali del K+
tramite lattivazione di proteine Gi o Go (sono i responsabili della bradicardia indotta da
ACh).
neuroni che utilizzano il GABA come neurotrasmettitore.La maggior parte del GABA e del
glutammato deriva dalle risorse di glutammina presenti nelle cellule gliali.La principale
fonte di glutammina e di acido glutammico,e quindi di GABA il glucosio.Studi
elettrofisiologici hanno dimostrato lesistenza di diversi recettori per il GABA che
differiscono per struttura molecolare,meccanismo di trasduzione del segnale,funzione e
profilo farmacologico.
Il recettore GABA A (recettore ionotropo) uno dei due recettori per il GABA (acido amminobutirrico) che sono presenti a livello del sistema nervoso, assieme al recettore GABA B
(recettore metabotropo accoppiato alle proteine"G"). un canale per il cloro presente a livello
postsinaptico in molti neuroni.
Il canale formato da diverse subunit, leggermente diverse a seconda del distretto nervoso in cui si
trova:
2 subunit
2 subunit
1 subunit
Il GABA agonista endogeno del recettore e si lega prevalentemente ad un sito posto sulla subunit
beta , mediando una modificazione allosterica che fa aprire il canale per il cloro.
Esistono molti agonisti ed antagonisti del recettore GABA A, che si legano alle diverse subunit:
Agonisti
Antagonisti
subunit
benzodiazepine
ciclopirroloni
imidazopiridine
pirazolo pirimidine
flumazenil
subunit
muscimolo
bicucullina
Ad altri siti, presenti sempre nella struttura del recettore, si legano invece altri composti quali:
barbiturici
neurosteroidi (allopregnanolone)
anestetici generali endovenosi
etanolo
Il recettore GABA B (recettore metabotropo accoppiato alle proteine"G") uno dei due recettori
per il GABA (acido -amminobutirrico) che sono presenti a livello del sistema nervoso, assieme al
recettore GABA A (recettore ionotropo). un recettore accoppiato in particolare alla proteina Gi
che agisce sull'adenilato ciclasi (inibendola) e sui canali del potassio (attivandoli) e del calcio
(inibendoli). Il GABA B media le risposte inibitorie lente, la forma strutturale pienamente
funzionale un eterodimero, costituito da un singola unit Il GABA B media le risposte inibitorie
lente, la forma strutturale pienamente funzionale un di GABA-BR1 e da una singola unit di
GABA-BR2.
NEUROTRASMISSIONE MEDIATA DA AMMINOACIDI ECCITATORI
I recettori del glutammato ionotropici appartengono alla famiglia dei recettori-canale cationici
nonch alla classe II, quindi sono tetrameri costituiti da 4-5 subunit che partecipano a formare un
canale ionico transmembrana aperto dallinterazione del glutammato. Le subunit sono proteine
glicosilate di circa 900 aminoacidi con siti di fosforilazione nella porzione intracellulare; in
particolare, si compongono di un dominio aminoacidico terminale (ATD), tre segmenti
transmembrana (M1-3), un core, sito di legame (S1-2) tra i segmenti M2 e M3, un canale rientrante
(P) e una coda terminale intracellulare carbossilica che li rende simili a quelle dei canali per il
potassio.
Il sito di legame per gli agonisti localizzato tra i semgmenti M2 e M3; il legame degli agonisti a
questi siti produce modificazioni conformazionali che permettono ai cationi di entrare nella cellula.
Il legame di pi agonisti allo stesso complesso recettoriale produce una maggiore conduttanza.
In base allagonista selettivo, alle cinetiche di attivazione/inattivazione e desensitizzazione, oltre
che alle differenze di permeabilit e di conduttanza ionica, essi sono distinti in tre sottogruppi Tra
questi recettori rientrano i recettori AMPA (trasferiscono ioni Na+), KA e NMDA (trasferiscono
ioni Ca++). Le sigle si riferiscono ai ligandi selettivi per i diversi tipi recettoriali e rispettivamente
sono gli acronimi di:
-amino-3-idrossi-5-metil-ossazol-4-proprionato (AMPA).
Acido kainico (KA).
N-metil-D-aspartato (NMDA).
I recettori metabotropici del glutammato sono responsabili della trasmissione sinaptica eccitatoria,
fungono da modulatori della sinapsi glutammatergica, in quanto reclutati solo in condizioni di
elevate concentrazioni extracellulari del neurotrasmettitore.
Si conoscono 8 sottotipi di mGlu (mGlu1-8) suddivisi in tre gruppi in base allomologia di
sequenza, al profilo farmacologico e ai meccanismi di trasduzione del segnale.
Tutte queste funzioni sono condivise dai recettori metabotropici del glutammato del III
gruppo.
I recettori metabotropici del glutammato sono anche espressi in organi periferici quali cuore, timo,
pancreas, fegato, intestino, osso testicoli, cute (in melanociti, cheratinociti e terminali nocicettivi
afferenti) e papille gustative.
I recettori metabotropici del glutammato sono recettori di membrana costituiti da una larga porzione
N-terminale extracellulare di circa 600 aminoacidi, da 7 domini transmembranari connessi da 3 anse
(o loop) extracellulari e 3 anse intracellulari, e da una porzione C-terminale intracellulare (di
lunghezza variabile).
La regione N-terminale ha una struttura globulare bilobata che costituisce i 2/3 distali della porzione
extracellulare e si presenta in una configurazione aperta in assenza di ligando e chiusa in sua
presenza. Il glutammato, infatti, si lega sul solco formato dai due lobi e, mediante legami con
residui aminoacidici di entrambi i lobi, ne determina lavvicinamento e la chiusura attorno ad esso;
la conformazione chiusa viene cos stabilizzata. La struttura bilobata, oltre a riconoscere i ligando
endogeno, anche sede del legame di agonisti e antagonisti competitivi.
Alla base della struttura globulare presente una catena di circa 70 aminoacidi, ricca di residui
cisteinici, che la connette alla regione transmembranaria.
I 7 domini transmembranari hanno il compito di accoppiare il recettore a proteine G ed anche sede
di legame di antagonisti non competitivi e di modulatori allosterici positivi e, nel caso di sottotipi
dotati di attivit costitutiva (mGlu1 e mGlu5), di agonisti inversi.
I recettori del I gruppo vanno incontro a desensitizzazione omologa dopo prolungata esposizione
allagonista, mediante un processo di fosforilazione indotto dalla protein-chinasi C su siti localizzati
a livello della regione C-terminale; ci altera laccoppiamento del recettore con la proteina Gq/11.
La calmodulina (attivata dal calcio) in grado di prevenire la desensitizzazione legandosi al sito di
fosforilazione della PKC. Anche le chinasi GRK fosforilano e desensitizzano i recettori del I
gruppo, ma con un meccanismo agonista-dipendente, determinando il sequestro e
linternalizzazione del recettore; inoltre, le proteine Gq interagiscono direttamente con le proteine
RGS2/4 che ne bloccano la funzione.
La fosforilazione di questi recettori pu determinare laccoppiamento dei recettori a proteine G
inibitorie, provocando una riduzione del rilascio di glutammato che rappresenta un freno
delleccitabilit neuronale.
Infine, le isoforme lunghe delle proteine Homer hanno la capacit di dimerizzare e cos di
connettere i recettori mGlu fra loro, con i recettori per lIP3, con i canali del calcio di tipo N, con i
canali del potassio di tipo M, con i recettori NMDA, e di regolarne lattivit costitutiva. Questi
effetti vengono revertiti dalla Homer 1a (isoforma corta) che, indotta dallattivit sinaptica, funge
da dominante negativo nei confronti delle isoforme lunghe (costitutive).
I recettori del II e III gruppo vanno incontro a desensitizzazione per effetto della protein-chinasi C e
della protein-chinasi A, che ne fosforilano la regione C-terminale, provocando il distacco della
proteina G. gli effetti mediati dalla PKA possono derivare anche dallattivazione di altri recettori,
come i -adrenergici.
Fanno parte di questo gruppo i farmaci antiinfiammatori non steroidei (FANS) che, per tale
specifica indicazione, possono essere definiti analgesici non-stupefacenti. Anche se con grado
variabile, i FANS hanno quattro attivit principali: antinfiammatoria, antipiretica, analgesica e antiaggregante piastrinica. Oltre allacido acetilssalicilico e al diflunisal, che rappresentano i FANS pi
ampiamente utilizzati nel dolore lieve o moderato, altri sembrano pi specificamente indicati in
sindromi dolorose sostenute da un processo infiammatorio come libuprofene (dolore infiammatorio
di lieve o media intensit), il diclofenac (dolori acuti muscolo-scheletrici, artrite e osteoartrite),
lacido mefenamico (dolori acuti muscolo-scheletrici), il meloxicam, il tenoxicm e il piroxicam
(poliartrite, anche da metastasi). Inoltre, FANS con buona attivit antipiretica e analgesica, ma con
scarsa o nulla attivit antinfiammatoria, sono il paracetamolo (acetaminofene), alcuni derivati del
dipirone (come la noramidopirina), il Ketorolac, la nimesuline.
Farmacodinamica dei FANS e analgesia
Gli effetti terapeutici dei FANS dipendono in gran parte dallinibizione delle ciclossigenasi e,
quindi, da una riduzione della biosintesi endogena di prostaglandine, trombossani e prostaciclina.
Tuttavia, il paracetamolo e i derivati fenazonici (derivati non-acidici) mostrano attivit antipireticoantidolorifica e scarsa attivit antinfiammatoria, non solo per motivi di ordine farmacodinamico, ma
anche per aspetti che, come vedremo, sono dovuti a una particolare farmacocinetica. A livello delle
terminazioni nervose periferiche, come pure a livelo spinale e sovraspinale, le prostaglandine,
attraverso una serie di modificazioni post-recettoriali (fig. 1), determinano unimportante
modificazione fenotipica delle fibre e dei neuroni su cui operano e che si manifesta funzionalmente
come sensitizzazione neuronale. Tale sensitizzazione pu verificarsi a vari livelli nelle vie di
conduzione del dolore, sia nelle reti neurali ascendenti spino-talamiche e talamo-corticali, che in
quelle discendenti nei nuclei del rafe. La stimolazione dei recettori delle prostaglandine e della
prostaciclina induce attivazione di alcune kinasi (per es. la PKA) che, mediante fosforilazione dei
canali per il sodio insensibili alla tetrodotossina (TTX), sono responsabili della sensitizzazione
neuronale. Tale modificazione funzionale dei neuroni nocicettivi fondamentale per la comparsa di
alcuni segni specifici del dolore patologico come liperalgesia e lallodinia. Poter inibire con i
FANS la sintesi di particolari prostanoidi vorr, quindi, dire prevenire la sensitizzazione neuronale e
linduzione di iperalgesia o allodinia. I FANS, inoltre, operano anche un efficace potenziamento
delle vie antinocicettive endogene. In particolare, essi facilitano lattivit dei neuroni che dallarea
grigia periacqueduttale (PAG) proiettano ad altri nuclei del sistema antinocicettivo endogeno. Cos
come per gli oppioidi, il bersaglio principale dei FANS come agenti antidolorifici rappresentato
dagli interneuroni GABAergici presenti a livello dellarea PAG. Infatti, la stimolazione dei recettori
/ degli oppiacei su tali interneuroni, determinerebbe la sintesi di alcuni derivati dellacido
arachidonico che sono, a loro volta, il substrato di tre diversi sistemi enzimatici: le ciclossigenasi, le
5-lipossigenasi e le 12-lipossigenasi (fig.2). Tra i derivati dellattivit delle 12-lipossigenasi vi il
12-HPETE che un potente attivatore fisiologico di alcuni canali per il potassio presenti sui neuroni
GABAergici. Lincrementeo di questa corrente al potassio genera iperpolarizzazione (inibizione) di
tali neuroni e conseguente riduzione del release di GABA a livello dellarea PAG. La riduzione del
tono GABAergico determina a sua volta disinibizione dei neuroni output che, in tale sede,
modulano fisiologicamente funzioni antinocicettive. I FANS possono potenziare tale azione
determinando, attraverso il blocco delle COX, lo spostamento verso le 12-lipossigenasi una quota
maggiore di precursori prostanoidi. In questo modo, la sintesi di 12-HPETE verr incrementata a
spese di una pi bassa sintesi di prostaglandine pronocicettive.
Infine, ma non di minore importanza, un terzo meccanismo antinocicettivo dei FANS potrebbe
risiedere nel fatto che il blocco delle COX renderebbe disponibile una pi elevata quantit di acido
arachidonico per alcuni enzimi preposti alla sintesi di due endocannabinoidi,
arachidoniletanolamide (anandamide) e 2-arachidonilglicerolo(2-AG), noti per la loro intensa
attivit antidolorifica. Ancora attraverso il potenziamento indiretto endocannabinoide, potrebbe
essere importante il fatto che molti FANS (per esempio ibuprofene, ecc.) inibiscono lenzima che
normalmente preposto alla metabolizzazione dellanandamide.
Farmacocinetica dei FANS e analgesia
degli impulsi nocicettivi che sono necessari per la sensitizzazione neuronale centrale. A livello del
sistema nervoso centrale, invece, il blocco dei canali al sodio in grado di modulare negativamente
il release di glutammato sia a livello spinale che sovraspinale e avere, quindi, unazione
antineuropatica. Da un punto di vista elettrofisiologico, stato evidenziato che il dolore cronico
potrebbe avere origine da una modificazione fenotipica (ipereccitabilit) di lunga durata dei neuroni
nocicettivi. I meccanismi fisiopatologici, che sono alla base di questa sensitizzazione neuronale,
sembrano condividere i processi neuroplasticit responsabili dei fenomeni elettrofisiologici noti
come LTP e LTD e, quindi, degli eventi coinvolti nellapprendimento e nella memoria. Un
intervento precoce e immediato teso a ridurre la super-stimolazione dei recettori del glutammato
appare, quindi, un intervento necessario per la riduzione della sintomatologia neuropatica.
La distinzione tra oppioidi deboli e oppioidi potenti per certi versi arbitraria e poco realistica dal
momento che oppioidi deboli come codeina o tradolo, se somministrati per via intramuscolare,
mostrano attivit analgesica simile a quella della morfina.
Appartengono a questo gruppo la codeina, il destropropossifene, la diidrocodeina, lossicodone, il
tramadolo, la pentazocina, il meptazinolo. Di essi, i farmaci di interesse clinico sono la codeina, il
destropropossifene, la diidrocodeina e il tramadolo.
Codeina (metilmorfina)
un alcaloide naturale (0,5% delloppio), che per via orale mostra una potenza dieci volte inferiore
a quella della morfina. I metaboliti della codeina sono il 6-glicuronide (che quantitativamente il
pi importante), il 3-glicuronide e la morfina-6-glicuronide. stato osservato che in animali con
deficit di enzimi demetilanti, cos come in soggetti con ridotta espressione del citocromo CYP2D6,
la codeina possiede scarsa attivit analgesica. Ci suggerisce che la codeina potrebbe essere un
profarmaco della morfina e che la quantit di codeina biotrasformata in morfina pu variare dal 2 al
10% anche in relazione al grado individuale di metabolizzazione. Dalla codeina sono state ottenute,
mediante specifiche modificazioni chimiche nelle posizioni 6 e 14, farmaci quali lidrossicodone e
lossicodone che mostrano potenza analgesica simile a quella della codeina. La codeina viene
spesso associata al paracetamolo. Tale combinazione risulta vantaggiosa sia per i diversi, ma
convergenti e sinergici, meccanismi farmacodinamici (Fig.2), sia per le loro emivite plasmatiche (2
ore) che risultano sovrapponibile.
2.1.2.Destropropossifene
Questo farmaco, che ildestroisomero del propossifene (a sua volta un derivato del
metadone), si lega e attiva i recettori degli oppioidi con una potenza simile a quella della codeina
e possiede, inoltre, una modesta azione antagonista sui recettori NMDA del glutammato. Viene
somministrato sia per via orale (30 mg) che parenterale (30-75 mg). Il destropropossifene subisce
un importante metabolismo da primo passaggio epatico e comparsa precoce di importanti
metaboliti. Il nor-propossifene, il maggiore e pi tossico (in particolare negli anziani) metabolita ad
essere prodotto, mostra ancora buona attivit analgesica, ma supera con una certa difficolt la
barriera emato-encefalica. Studi controllati randomizzati condotti su pazienti con dolore muscoloscheletrico, post-chirurgico o da artrite, hanno evidenziato linefficacia del destropropossifene nel
potenziare lanalgesia da paracetamolo e, quindi, ne hanno messo in dubbio la reale utilit. Tuttavia,
in altri studi pi recenti e controllati con placebo, stata evidenziata per il destropropossifene
attivit antidolorifica a un dosaggio di 100 mg (equivalenti in termini di efficaccia antidolorifica a
60 mg di codeina). Cos come per lattivit antalgica, anche le reazioni avverse quali stipsi, nausea,
vomito, secchezza delle mucose, sono meno importanti, sia per intensit che per frequenza, se
messe a confronto con un oppioide forte come la morfina. Il destropropossifene indicato, cos
come la codeina, in associazione al paracetamolo nel trattamento del dolore moderato e lieve.
Avendo, tuttavia, una pi lunga emivita rispetto ai FANS, il destropropossifene presenta un rischio
maggiore di accumulo, e ci stato riscontrato soprattutto in pazienti epatopatici.
2.1.3.Tramadolo
Buprenorfina
Questo farmaco, che rappresenta unalternativa alla morfina per via orale e a dosaggi mediobassi, un agonista parziale dei recettori (OP3) e (OP1) e un antagonista dei recettori (OP2).
Proprio per le sue carateristiche di debole agonista, a bassi dosaggi la buprenorfina mostra attivit
agonista oppioide e pu addirittura sinergizzare con la stessa morfina; diversamente, ad alte
concentrazioni, essa si comporta come antagonista sugli stessi recettori oppioidi dal momento che,
avendo scarsa potenza, impedisce agli agonisti pieni (sia naturali che si sintesi) di potersi legare ed
attivare efficacemente i recettori degli oppioidi. La somministrazione per via orale di buprenorfina
comporta una drastica riduzione della biodisponibilit. Se somministrata per via intramuscolare,
invece, si pu indurre unimportante emesi e, per tali ragioni, la via sublinguale rappresenta per la
buprenorfina la via di somministrazione maggiormente usata. Le massime concentrazioni
plasmatiche si osservano dopo 2-3 ore dallapplicazione sublinguale e lemivita plasmatica di
oltre 3 ore. Diversamente dagli agonisti completi, la buprenorfina non induce incrementi pressori
nei dotti biliare o pancreatico e non rallenta il transito intestinale. Relativamente allazione
analgesica, inoltre, la buprenorfina mostra un caratteristico effetto massimale (effetto ceiling) dopo
un dosaggio massimo di 2-4 mg/di. Un ulteriore aspetto interessante della buprenorfina che, in
caso di overdose da eccessiva autosomministrazione, il naloxone (antagonista selettivo dei recettori
oppioidi) risulta non sufficientemente efficace nel risolvere una eventuale difficolt respiratoria. In
questo caso, diventa importante limpiego di farmaci come il doxapram, uno stimolante non
specifico dellattivit respiratoria. La buprenorfina viene inattivata a livello epatico e i metaboliti
escreti con le urine.
Metadone
Il metadone un oppioide con lunga emivita e dotato di profilo farmacodinamico complesso. Oltre
a stimolare i recettori oppioidi (OP3), anche un antagonista non competitivo dei recettori
NMDA del glutammato e un bloccante il reuptake della serotonina. Il metadone una miscela
racemica e la forma L-metadone appare essere il vero responsabile dellattivit analgesica, mentre il
destroisomero risulterebbe pi attivo come antitussigeno. A parit di dosaggio, il metadone
somministrato per via orale mostra met della potenza analgesica rispetto alla somministrazione
intramuscolare. Alla somministrazione orale fa seguito un rapido e buon assorbimento del farmaco
che si distribuisce in modo esteso nei vari compartimenti dellorganismo. Il metadone, infatti, si
caratterizza per lampio volume apparente di distribuzione (meno dell1% resta nel plasma), per
lelevato legame alle proteine plasmatiche (60-90%) e per la tendenza, a seguito di
somministrazioni ripetute, ad accumularsi nei tessuti e a creare una vera e propria riserva di
farmaco. Queste caratteristiche farmacocinetiche rendono ragione della lunga emivita (16-20 ore)
del metadone e dei problemi di accumulo che riguardano tale farmaco. Il metadone viene
metabolizzato dal fegato in diversi cataboliti che vengono allontanati sia con le urine (in tal caso un
terzo pu essere ancora nello stato immodificato) che con le feci. importante ricordare, inoltre,
che somministrazioni ripetute di metadone determinano un graduale potenziamento dellattivit
antidolorifica e ci pu costituire un vantaggio sia per lincremento della potenza terapeutica che
per la migliore compliance. stato ben documentato che pazienti in cui il trattamento con morfina
si riveli inadeguato e induca, invece, gravi reazioni avversi di tipo specifico (sonnolenza, deliri,
mioclono, vomito, nausea), bassi dosaggi di metadone si dimostrano particolarmente efficaci e privi
di reazioni avverse significative. Ci potrebbe essere in parte spiegabile considerando il suo
complesso meccanismo dazione e, in particolare, il blocco dei recettori NMDA ne giustificherebbe
la parziale efficacia anche in sindromi dolorose di natura neuropatica in cui gli oppioidi risultano
inefficaci.
FARMACI DELLANESTESIA GENERALE
L'anestesia generale o narcosi uno stato farmacologicamente indotto, temporaneo e reversibile,
di ipnosi, analgesia e miorisoluzione. Il fine dell'anestesia indurre temporaneamente la perdita
totale della coscienza, con soppressione di ogni tipo di sensibilit; le sue maggiori applicazioni
riguardano la chirurgia. Si riconoscono diversi stadi:
1. stadio di analgesia
2. stadio di eccitazione e perdita di coscienza
3. stadio di anestesia chirurgica o "tolleranza", a sua volta diviso in quattro fasi di profondit
crescente.
Una ulteriore somministrazione, porterebbe ad un quarto stadio che porta all'asfissia, con paralisi
dei centri della respirazione e della circolazione e conseguente morte del paziente.
La tecnica anestesica suddivisa nelle seguenti fasi:
Anestetici per via inalatoria (farmaci liquidi che si trasformano in vapore al passaggio
dell'ossigeno)[1]
o Sevoflurano - il pi recente, rapido e maneggevole dei gas anestetici
o Isoflurano
o Desflurano - tra i pi impiegati, specie per il fast-track (risveglio veloce e rapida
dimissione del paziente)
o Alotano - non pi usato per i suoi effetti tossici
o Enflurano
o Protossido d'azoto - in progressiva dismissione, quasi scomparso dalle sale
operatorie
ANESTETICI LOCALI:
Gli anestetici locali sono una classe di farmaci che inibiscono la conduzione nervosa bloccando i
canali del sodio presenti su tutte le membrane delle cellule eccitabili. Questo meccanismo d'azione
spiega la loro efficacia terapeutica come anestetici ma anche i loro possibili effetti collaterali sul
Sistema Nervoso Centrale e sul cuore.
A seconda della loro durata d'azione, gli anestetici locali si distinguono in:
la potenza anestetica, che deriva dalla liposolubilit del farmaco, caratteristica necessaria
per l'attraversamento delle membrane;
L'anestetico locale, una volta somministrato, passa in circolo per essere distribuito in un particolare
distretto, secondo due fasi. In una prima fase, il farmaco viene attratto dagli organi maggiormente
vascolarizzati, come SNC,cuore, polmoni e fegato. In una seconda fase, si ha la distribuzione negli
organi bersaglio.
Dopo aver esplicato la loro azione, gli anestetici locali devono essere degradati per permetterne
l'eliminazione. La degradazione, per, dipende dalla natura chimica del farmaco. Se si tratta di
ammidi, questa avviene a livello epatico per ossidazione o coniugazione con acido
glucuronico.Successivamente, si ha l'eliminazione con la bile. Se, invece, si tratta di esteri, essi
inibiscono il meccanismo di eliminazione attraverso le colinesterasi del plasma.
Per quel che riguarda la struttura chimica di questi composti, si distingue all'interno della molecola:
Diuretici dellansa: Bloccano il trasportatore Na+/K+/2Cl- nel ramo ascendente dell'ansa di Henle,
cosa che permette di eliminare il 40% del sodio filtrato a livello glomerulare.
La furosemide attiva anche per filtrati inferiori a 5 ml/min.
Nel corso di un trattamento con diuretici dell'ansa, la loro attivit si pu ridurre a causa
dell'aumento compensatorio del riassorbimento nei tubuli distali. Altre cause di resistenza a tali
diuretici sono l'iponatriemia o l'uso di farmaci antinfiammatori non steroidei. Se esiste una
resistenza, piuttosto che aumentare la dose del diuretico dell'ansa, meglio associare un tiazidico:
questo permette un blocco sequenziale nel nefrone, che permette la ripresa della diuresi.
A tal proposito opportuno sorvegliare la potassiemia e la magnesiemia e, nel caso, aumentare
l'introito di tali sali.Tutti i diuretici dell'ansa hanno un'azione rapida ma di durata relativamente
corta .L'acido etacrinico, in particolare, presenta importanti effetti collaterali di tipo ototossico:
tinnito, vertigini e perdita dell'udito.
Risparmiatori di potassio . Bloccano il riassorbimento di sodio e la secrezione di potassio,
fatto, quest'ultimo, che risulta essere un importante effetto indesiderato delle due precedenti
classi di diuretici.I risparmiatori di potassio hanno un effetto diuretico moderato e per tal
motivo non sono usati in monoterapia, ma vengono associati a tiazidici.
Sono controindicati con gli ACE-inibitori per il pericolo di un'iperkaliemia.
Si distinguono
Avendo un effetto diuretico molto meno efficace rispetto ai diuretici dell'ansa e ai tiazidici, questi
farmaci (il cui capostipite l'Acetazolamide), la cui azione principale quella di inibire l'enzima
anidrasi carbonica a livello del tubulo prossimale renale, sono in uso per altre loro azioni
farmacologiche: sono infatti impiegati nel trattamento cronico del Glaucoma da soli o in
associazione alla Pilocarpina. L'acetozolamide si altres mostrata efficace come farmaco
antiepilettico (grande male e piccolo male), da sola o in associazione ad altri farmaci.
Diuretici Osmotici
Sono sostanze idrofile che vengono filtrate attraverso il glomerulo renale trasportando per osmosi
acqua nel liquido tubulare e che vengono successivamente riassorbite dai tubuli renali solo in
minima quantit. Tra di esse le pi importanti sono il Mannitolo e l'Urea. Provocano quindi
soprattutto escrezione di acqua piuttosto che di ioni Sodio: per questo motivo non trovano impiego
contro la ritenzione di Sodio. I diuretici osmotici sono indicati all'ingestione di sostanze tossiche o
che possono dare insufficienza renale acuta ed altres in corso di edema cerebrale.
Il sistema pu essere attivato qualora si verifichi una perdita di volume del sangue o una caduta di
pressione in seguito ad un'emorragia
Quindi diminuendo la perfusione dell'apparato iuxtaglomerulare dei reni, le cellule iuxtaglomerulari
rilasciano la renina.
La renina converte un peptide inattivo, l'angiotensinogeno, in angiotensina I; quest'ultimo peptide
viene convertito a sua volta in angiotensina II dall'enzima di conversione dell'angiotensina I
detto ACE (angiotensin-converting enzyme), prodotto principalmente a livello dei capillari
polmonari.
L'aldosterone agisce sui tubuli renali a livello della parte convoluta distale (ansa di Henle),
favorendo il riassorbimento di sodio dall'urina
L'aldosterone agisce anche a livello del Sistema nervoso centrale, contribuendo ad aumentare il
senso di appetito per il salato ed il senso della sete inoltre facilita il rilascio dell'ormone
antidiuretico, la vasopressina, per opera dell'ipotalamo. La vasopressina agisce sul tubulo collettore
inducendolo a riassorbire acqua.
In definitiva, tutti questi effetti hanno l'azione comune di aumentare la quantit di liquido nel
sangue aumentandone la sua pressione!
Gli antagonisti dei recettori dell'angiotensina II (ARBs) invece inibiscono gli effetti
dell'angiotensina, che viene comunque normalmente prodotta, ma inibita nelle sue azioni sulle
cellule bersaglio.
E l'aliskiren cos'?
L'aliskiren un inibitore diretto della renina.
ACE INIBITORI: Gli ACE-inibitori sono farmaci che trovano impiego specialmente nella terapia
dell'ipertensione arteriosa, del post-infarto del miocardio e dell'insufficienza cardiaca cronica.
Questi farmaci sono inibitori dell'Enzima di Conversione dell'Angiotensina (Angiotensin
Converting Enzyme= ACE), che fa parte di una cascata regolatrice della pressione arteriosa
(sistema renina-angiotensina-aldosterone). Composti ACE-inibitori sono stati per la prima volta
messi in evidenza nel veleno di serpenti.
Quelli pi importanti usati in terapia sono il captopril, l'enalapril, il lisinopril, perindopril e il
ramipril. Anche a causa del loro grande significato terapeutico, questi farmaci sono tra quelli pi
venduti in assoluto. Gli ACE-inibitori vengono impiegati soprattutto nella terapia dell'ipertensione
arteriosa. Per quest'indicazione, gli ACE-inibitori vengono considerati farmaci di prima scelta,
somministrati da soli (monoterapia) o assieme ad altri antipertensivi (terapia combinata, soprattutto
con diuretici o con calcio-antagonisti). Al contrario, nelle forme di ipertensione che si
accompagnano a livelli diminuiti di renina nel plasma sanguigno (es. Sindrome di Conn), gli ACEinibitori mostrano un effetto insufficiente.Inoltre, gli ACE-inibitori hanno dimostrato, in numerosi
importanti studi clinici, di poter prolungare la vita del paziente anche nell'insufficienza cardiaca
cronica. Ci dovuto, probabilmente, alla riduzione del postcarico e alla diminuzione della tensione
parietale del muscolo cardiaco a causa della riduzione di angiotensina II.Anche dopo un infarto
miocardico vengono impiegati gli ACE-inibitori.Un'altra indicazione degli ACE-inibitori la
nefropatia diabetica. Attualmente, solo il captopril possiede l'approvazione per quest'indicazione.
Il meccanismo d'azione degli ACE-inibitori si basa sull'inibizione dell'enzima di conversione
dell'angiotensina. Nell'organismo, quest'enzima ha due compiti principali. Da un lato,
responsabile della sintesi dell'octapeptide (peptide composto da 8 aminoacidi) angiotensina II, che
un vasocostrittore, a partire da un suo precursore inattivo, il decapeptide (10
aminoacido|aminoacidi) angiotensina I, mediante scissione dei due aminoacidi C-terminali;
dall'altro, catalizza la degradazione del mediatore bradichinina in prodotti inattivi.
L'inibizione dell'enzima di conversione dell'angiotensina ha come conseguenza una diminuzione
della concentrazione dell'angiotensina-II in corrispondenza dei recettori per l'angiotensina (AT1 e
AT2). A ci consegue in primo luogo la caduta del tono dei vasi sanguigni e la diminuzione della
pressione arteriosa. Inoltre, la riduzione dei livelli di angiotensina-II porta a una diminuzione della
liberazione di aldosterone dalla corteccia surrenale e, quindi, influisce sul bilancio idrico (vedere
anche sistema renina-angiotensina-aldosterone). A livello cellulare, si pu osservare una regressione
degli effetti mitogeni, mediati dall'angiotensina II, sui fibroblasti e sui miociti del cuore, che
soprattutto dopo un infarto miocardico portano ad alterazioni sfavorevoli (rimodellamento).
Nelle malattie renali, quali la nefropatia diabetica, gli ACE-inibitori portano a una diminuita
eliminazione di proteine (proteinuria) ed impediscono, almeno in parte, la progressione della
malattia (nefroprotezione). Questo effetto di notevole importanza clinica dovuto alla maggiore
azione vasodilatante degli ACE-inibitori sull'arteriola efferente del glomerulo rispetto all'arteriola
afferente, con conseguente riduzione della pressione intraglomerulare. Ci riduce la perdita di
proteine dal rene e fa s che la progressione della malattia sia rallentata.
L'inibizione della degradazione della bradichinina porta, al contrario, al suo accumulo e agli effetti
collaterali collegati.
dello stile di vita e la guarigione dalle malattie predisponenti, che rientrano tra le norme di profilassi
primaria. Per fare un esempio, abbiamo visto che la cardiopatia ischemica pu essere favorita da
obesit, ipertensione, ipercolesterolemia e diabete: in un'unica parola, la cardiopatia ischemica
risente pesantemente della sindrome metabolica, perci la messa in atto di strategie volte a curare la
malattia sottostante pu sicuramente abbattere il rischio di degenerazione sintomatologica.
Anche l'abitudine tabagica e l'abuso di alcol possono in qualche modo predisporre il paziente alla
cardiopatia ischemica: non a caso, si raccomanda di smettere di fumare e assumere alcolici, regole
che dovrebbero essere seguite sempre e comunque, non solamente per la prevenzione da malattie
gravi come la cardiopatia ischemica.
Per allontanare il rischio di ischemia, soprattutto nei suoi episodi cardiaci acuti, si raccomanda di
assumere antiaggreganti piastrinici, particolarmente consigliati in quei soggetti con pi fattori di
rischio. Anche la somministrazione di Beta-bloccanti, ACE inibitori e Calcio-antagonisti (per
trattare l'ipertensione) rientra tra le regole di prevenzione primaria. I nitrati, invece, prevengono
l'angina nel contesto della cardiopatia ischemica.
Farmaci per la cura dell'angina I farmaci pi utilizzati per la cura dell'angina pectoris sono i
nitrati (soprattutto nitroglicerina, Isosorbide dinitrato e Isosorbide mononitrato), gli antiaggreganti
piastrinici (Acido acetilsalicilico, Eparina), i betabloccanti (quali Atenololo, Acebutololo cloridrato,
Metoprololo tartrato, ecc) e i calcio antagonisti (es. Verapamil, Amlodipina, ecc). Spesso questi
farmaci vengono utilizzati in associazione: per fare un esempio, un betabloccante pu non essere
sufficiente per allontanare i sintomi dell'angina, pertanto il paziente pu assumere anche un calcio
antagonista o un nitrato a lunga durata d'azione.
Anche le statine vengono utilizzate in terapia per la cura dell'angina pectoris: sono indicate per
minimizzare l'eventualit di malattie cardiovascolari nei pazienti a rischio (soprattutto se associate a
nitrati), e per prevenirne le complicanze.
La somministrazione di alcuni farmaci piuttosto che altri dipende dallo stato di salute generale del
paziente; ad ogni modo, l'obiettivo primario della terapia farmacologica quello di evitare
l'insorgenza della cardiopatia ischemica, e delle sue ricadute.
DIGITALICI
I derivati digitalici rappresentano i capisaldi dellinsufficienza cardiaca. I derivati attivi sono
principalmente due: la digossina e la digitossina. La digitonina un altro glicoside digitalico che
per non ha effetti sul cuore e viene principalmente sfruttato per il suo potere tensioattivo. Grazie al
loro meccanismo di azione consentono di migliorare lattivit di pompa del cuore e della
circolazione. Laumento della contrattilit cardiaca dovuto allaumento del calcio
intracellulare,determinato dallinibizione della pompa sodio/potassio ATPasi dimostratasi essere il
recettore specifico della digitale. In effetti linibizione della pompa determina un aumento del NA
intracellulare e un maggiore scambio tra NA e CA.
FARMACI DELLINFIAMMAZIONE:
FANS FARMACI ANTINFIAMMATORI NON STEROIDEI dalleffetto antiinfiammatorio,analgesico,antipiretico. Bloccano in maniera piu o meno reversibile il sito di legame
di un enzima:LA CICLOOSSIGENASI. Esistono in diverse forme,vengono prescritti come antidolorifici generici e come antiflogistici per diminuire linfiammazione provocata da malattie
muscolo scheletriche e articolari e come antipiretici per diminuire la temperatura in caso di febbre.
Si suddividono in salicitati,derivati indolici e derivati del pirazolone. Con consumo cronico si puo
avere danno gastrico con rischio di emoragie. Danno renale per lo sfaldamento delle pareti del rene
e inoltre alcuni tipo laspirina,impediscono laggregazione piastrinica impedendo lemostasi.
FAS FARMACI ANTINFIAMMATORI STEROIDEI. Sono detti glucocorticoidi. Sono una classe
di ormoni steroidei prodotti nelluomo in particolare nella corti colare del surrene. Il pi importante
il cortisolo. Agiscono sul metabolismo dei carboidrati riducendo le infiammazioni. Trovano
impiego soprattutto per contrastare infiammazioni,allergie e reazioni di rigetto nei trapianti di
organo. Stimolano il fegato a formare GLUCOSIO a partire da amminoacidi e glicerolo e inducono
alla deposizione di glucosio sottoforma di glicogeno epatico.
FARMACI DI FONDO
Per farmaci di fondo specialmente nella cura dell'artrite reumatoide si intende una classe molto
eterogenea di molecole che avrebbe almeno in teoria in comune la caratteristica di modificare in
meglio l'andamento nel tempo della mallattia.Questo significa che un buon farmaco di fondo non
deve solo ridurre i sintomi e l'infiammazione, ma deve anche modificare il grado di aggressivit
della malettia stessa riducendo per esempio il numero di nuove erosioni ossee che la malattia
produce.
TOSSICOLOGIA:
BENZODIAZEPINE:ansiolitico (riducono l'ansia) ipnoinducente (diminuiscono il tempo
necessario per l'addormentamento, prolungano il tempo totale del sonno, diminuiscono il numero
dei risvegli notturni e dei movimenti corporei durante il sonno) o sedativo miorilassante (rilassano
la muscolatura scheletrica) anticonvulsionante (utilizzate nell'epilessia) inducono un certo grado di
amnesia anterograda
BARBITURICI: I barbiturici sono farmaci che agiscono come sedativi del sistema nervoso, e, in
virt di questo, producono un ampio spettro di effetti, dalla sedazione lieve anestesia totale. Essi
sono inoltre efficaci come ansiolitici, come ipnotici, e gli anticonvulsivanti. Essi hanno un
potenziale dipendenza, sia fisica che psicologica.
CANNABIS: La Cannabis contiene centinaia di sostanze chimiche, delle quali circa sessanta
appartengono alla classe dei cannabinoidi (i componenti psico-attivi). Come agisce:Molti degli
effetti dei cannabinoidi sono dovuti alla sua azione nel sistema nervoso centrale: il THC provoca un
aumento della liberazione di dopamina. Effetti: la Cannabis sativa, se usata come droga, viene
generalmente fumata. Gli effetti sono rapidi e durano fino a quattro ore. Tra questi i pi comuni
sono: benessere, felicit o euforia, dissociazione di idee, cambiamenti della percezione (vista, udito,
tatto), rallentamento del tempo e perdita di attenzione; mentre raramente si verificano casi di
allucinazioni o illusioni. Di solito c' anche un aumento dell'appetito e possono esserci anche effetti
negativi come ansia, panico o paranoia. I cannabinoidi sono stati utilizzati con successo come
farmaci antiemetici(contro il vomito o la nausea) durante la chemioterapia, come analgesici, contro
le convulsioni, per rilassare i muscoli e come vasodilatatori nell' asma bronchiale e per il
trattamento dei casi di anoressia derivanti dallAIDS. In Canada ne consentita la coltivazione ad
uso personale da parte dei malati di epilessia, metre in 8 stati degli USA il THC viene
somministrato, dietro speciale prescrizione medica per varie malattie.
ORMONE DELLA CRESCITA: un ormone che stimola e regola la crescita somatica nella donna
e nelluomo, viene anche chiamato somatotropina (Growth Hormone, GH). La somatotropina
influisce sul metabolismo degli zuccheri, delle proteine, dei grassi. Nel corpo umano viene prodotto
a seguito di stimoli come ad esempio lo stress, lattivit fisica, il sonno e lipoglicemia. Le
applicazioni cliniche della somatotropina sono limitate al trattamento di bambini, con difficolt di
crescita perch il loro organismo non produce lormone a causa di un difetto endogeno.
Eventualmente, il GH pu essere usato come adiuvante nel trattamento del ritardo della crescita
causata da uninsufficienza renale cronica. La convinzione che la somatotropina riesca a potenziare
la forza muscolare con un effetto simile a quello degli steroidi anabolizzanti, ha indotto numerosi
sportivi ad assumerne alte dosi. Questa ipotesi scientificamente infondata. Gli studi clinici
effettuati su atleti non hanno evidenziato alcun risultato ergogenico, perch la somatotropina esplica
un effetto anabolico solo nei soggetti con deficit di produzione endogena dellormone. Gli effetti
collaterali della somatotropina sono ben documentati: iperglicemia, ipotiroidismo, dolori muscolari
e debolezza (astenia). Luso di dosi elevate di somatotropina causa acromegalia, cio un anomalo
ingrossamento degli organi interni con diminuzione del tessuto adiposo che li protegge nella cavit
addominale, indebolimento dei muscoli, modificazioni della fisionomia del cranio e del viso,
diabete mellito, impotenza, cardiopatia ed accorciamento della durata della vita.