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In grammatica, si dice copula (dal latino copula = "unione", "legame"; da cum + apio = "attaccare") la funzione svolta dal verbo

essere quando esso si trova in posizione intermedia tra un sostantivo e una parte nominale, la quale serve a definire il soggetto e pu essere costituita da un attributo, un sostantivo o una parte del discorso sostantivata. Quando il verbo "essere" svolge la funzione di copula, esso, unitamente alla parte nominale che lega, viene definito predicato nominale; in caso contrario, esso predicato verbale. Ad esempio, nella frase: Marco un bravo ragazzo, si ha che Marco funge da soggetto, funge da copula e un bravo ragazzo la parte nominale (altres detta nome del predicato). Il sintagma " un bravo ragazzo" pertanto, in questa frase, il predicato nominale. Al contrario, nella frase: Marco nella squadra di calcio del paese, il verbo "essere" predicato verbale, in quanto non descrive il soggetto (mediante l'uso di sostantivi o attributi), ma ha piuttosto il senso di "gioca" (nella squadra di calcio). In particolare, possiamo avere tre casi nei quali il verbo "essere" non funge da copula:

Quando significa esistere ("Io sono per."[1] = Io, per, esisto.) Quando significa appartenere o simili (D'ora in avanti sar dei vostri!) Quando significa stare, trovarsi o simili (Ancora un passo falso e sei fuori.; Dove sei?)

Svolgere: desenrollar, desarrollar, deshacer, abrir, liberar Fungere: suplir, hacer las veces de, funcionar de Agire: acto, accionar, actuar, obrar, comportarse.. CONGIUNGERE: unir, juntar, enlazar

Siamo cos, per diversi lati, portati a riconoscere che nel fondo dellessere agisce la potenza di un uno, duna identit che diversamente si partecipa e diversamente congiunge.

Funzione copulativa de giudizio1

Heidegger torna a interrogarsi sul fondamento della sintesi copulativa.

In filosofia, funzione logica che connette, affermativamente o negativamente, un soggetto con un predicato: g. analitico, sintetico, a priori, a posteriori; g. empirico, g. estetico.

noumnico agg. [der. di noumeno] (pl. m. -ci). In filosofia, che ha natura o carattere di noumeno,
che puramente pensabile o intelligibile: realt n., in contrapp. a realt fenomenica o sensibile; mondo noumenico. Con uso di sost.: il dualismo kantiano di noumenico e fenomenico.

noetico1 [no--ti-co] agg. (pl. m. -ci; f. -ca, pl. -che) FILOS Relativo alla noesi noi s. f. *dal gr. , der. di capire, conoscere, pensare+. 1. Nella gnoseologia aristotelica, atto dellintelletto (gr. ) o conoscenza intellettiva, che, in quanto sapere intuitivo o apprensione immediata di un noema o concetto, distinto dallattivit giudicativa e argomentativa (dinoia), di cui per costituisce il presupposto e il fondamento. 2. Nella fenomenologia husserliana, lelemento soggettivo dellesperienza, vale a dire latto con cui si coglie loggetto (percepire, immaginare, ricordare, giudicare, ecc.).

noemtico agg. *der. di noema, ma ricondotto al gr. , genit. + (pl. m. -ci). Che si riferisce al noema, nel sign. linguistico e filosofico: unit n.; contenuto n.; analisi n., nella fenomenologia. noma s. m. *dal gr. , der. di capire, conoscere, pensare+ (pl. -i). 1. a. Nella gnoseologia aristotelica, loggetto della noesi, cio la nozione o concetto che oggetto dellintuizione intellettiva (o noesi) derivata da processo astrattivo, prima di divenire termine di rapporti logici. b. Nella fenomenologia husserliana, lelemento oggettivo (contenuto noematico) dellesperienza, ossia ciascuno dei var modi in cui loggetto (che pu essere di volta in volta il percepito, il ricordato, il giudicato, il goduto, ecc.) viene dato al soggetto. 2. In linguistica, lunit minima di significato.

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