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Campanella

Il naturalismo di Bruno era una religiosità della natura, sulla sua infinità. Diversa è la
natura di Campanella, che ha fondamento politico. Egli prese parte a una congiura per
sovvertire l’ordine politico dei Borboni. Egli voleva istaurare una sua idea di stato,
utopica che non ebbe successo. È nato a Stilo in Calabria, entrò nell’ordine dei
dominicani.
congiurò per la creazione di una società teocratica con lui stesso al vertice. Per
scampare alla morte si finse pazzo, restò in carcere per 27 anni, dove compose le sue
opere più grandi. In seguito uscì e si recò prima a Roma poi a Parigi, dove fu accolto
da Luigi XIII che gli consentì di lavorare alle sue opere. Qui morì.

Le prospettive di Campanella e Telesio hanno un punto in comune: la vera


conoscenza si fonda sui sensi, che possono confermare o rifiutare qualsiasi
conoscenza incerta. Così il limite delle colonne d’ercole, concepite nella classicità
come limite della conoscenza, ora la conoscenza razionale diventa conoscenza
sensitiva, e si può anche superare quel limite.
Ma in che modo l’anima sente se stessa? Nella Metafisica si riallaccia al pensiero di
Agostino mediante il pensiero scettico: anche lo scettico che sa di non sapere nulla sa
almeno questo, dunque sa qualcosa: c’è una coscienza innata, concezione di ogni
conoscenza, autocoscienza originaria, propria non solo dell’anima umana ma di tutte
le cose naturali, poiché dotate di sensibilità. Questa coscienza innata è però offuscata
dalla conoscenza acquisita, che interferisce non permettendoci di avere una
conoscenza assoluta. Solo in Dio vi è una compiuta realizzazione della conoscenza
innata. Pensiero analogo a quello di De Cart, ma si distingue poiché l’autocoscienza
di Campanella non è pensiero, ma è sensibilità, propria non solo degli uomini ma tutti
gli esseri della natura, è assente il problema del rapporto tra realtà esterna e pensiero
che vi è in Cart. Campanella matura il presupposto su cui si basa il naturalismo
rinascimentale, riprendendo anche tracce del pensiero di sant’Agostino.

Primalità: principi e proprietà trascendentali dell’essere che si realizzano del tutto in


dio, il potere, il sapere e l’amore, che reggono la sua teoria metafisica.
Potere: ogni cosa è in quanto può essere: potenzialità di ogni cosa di essere

Gli uomini e gli esseri finiti possono solo partecipare a queste primalità, poiché nella
realtà finita l’essere si accompagna sempre al non essere: perciò ci saranno 3
primalità opposte: l’impotenza, l’insipienza e l’odio

Nel primo sonetto, si sofferma su ciò che per lui è filosofare: sostiene che bisogna
conoscere la natura e sradicare l’ignoranza. Il mondo è l’oggetto di studio cui l’uomo
si deve dedicare. Troviamo il principio dell’animismo, che accomuna Campanella a
Bruno. Il filosofare si deve fondare su quei tre principi con cui bisogna debellare quei
tre mali supremi (si collega così al tema sociale e politico e gnoseologico: politico la
tirannide, combattere i sofismi dal punto di vista gnoseologico e l’ipocrisia dal punto
di vista sociale.

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