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Il naturalismo di Bruno era una religiosità della natura, sulla sua infinità. Diversa è la
natura di Campanella, che ha fondamento politico. Egli prese parte a una congiura per
sovvertire l’ordine politico dei Borboni. Egli voleva istaurare una sua idea di stato,
utopica che non ebbe successo. È nato a Stilo in Calabria, entrò nell’ordine dei
dominicani.
congiurò per la creazione di una società teocratica con lui stesso al vertice. Per
scampare alla morte si finse pazzo, restò in carcere per 27 anni, dove compose le sue
opere più grandi. In seguito uscì e si recò prima a Roma poi a Parigi, dove fu accolto
da Luigi XIII che gli consentì di lavorare alle sue opere. Qui morì.
Gli uomini e gli esseri finiti possono solo partecipare a queste primalità, poiché nella
realtà finita l’essere si accompagna sempre al non essere: perciò ci saranno 3
primalità opposte: l’impotenza, l’insipienza e l’odio
Nel primo sonetto, si sofferma su ciò che per lui è filosofare: sostiene che bisogna
conoscere la natura e sradicare l’ignoranza. Il mondo è l’oggetto di studio cui l’uomo
si deve dedicare. Troviamo il principio dell’animismo, che accomuna Campanella a
Bruno. Il filosofare si deve fondare su quei tre principi con cui bisogna debellare quei
tre mali supremi (si collega così al tema sociale e politico e gnoseologico: politico la
tirannide, combattere i sofismi dal punto di vista gnoseologico e l’ipocrisia dal punto
di vista sociale.