Sei sulla pagina 1di 82

Giovanbattista Della Porta

MAGIA NATURALE

Edizione 2022
Dedicato agli Increduli

Giovanbattista Della Porta


Scienziato Filosofo Alchimista
INTRODUZIONE

Giovan Battista nasce a Vico Equense, per alcuni a Napoli, nel 1535. Suo
padre è Leonardo Antonio. Sua madre, di origini calabresi, è sorella di Adriano
Gugliemo Spadafora. Egli ha tre fratelli, Francesco, Giovan Vincenzo, Ferrante e una
sorella, della quale però non si conosce il nome. Si sposa e ha una figlia chiamata Cinzia.

I suoi primi maestri sono lo zio materno, il quale possiede un ricco museo e
una grande biblioteca, e il fratello Giovan Vincenzo, studioso di filosofia naturale e di
antichità. Fin da giovanissimo Della Porta si dedica all’indagine della natura. Eclettico,
curioso, dedito tanto allo ‘sperimentalismo’, quanto allo studio delle res antiche, si
circonda di dotti e artigiani, al fianco dei quali egli spesso opera.

Promuove ed è membro di numerose Accademie. Nel 1558, a soli ventitre


anni, pubblica la sua prima opera, Magiae Naturalis, sive de Miraculis rerum
naturalium. Sempre in questi anni fonda la celeberrima Accademia dei segreti. Nel 1589
pubblica una versione ampliata della Magia naturalis, in venti libri. Grazie a
quest’opera, la fama di Della Porta si espande in tutta Europa. Negli anni della maturità è
tra i protagonisti più significativi sia dell’Accademia dei Lincei, sia dell’Accademia
degli Oziosi. Inoltre, compie numerosi viaggi in Italia e in Europa, grazie ai quali entra
in contatto coi maggiori esponenti della cultura del suo tempo. Muore il 14 febbraio del
1615 accudito dalla figlia Cinzia.

L’esperienza di Della Porta non risulta priva di ostacoli, anche a causa dei
suoi non facili rapporti con l’Inquisizione. Il processo sembra risalire al 1574 e sarebbe
stato aperto a seguito di una denuncia di complicità con l’astrologo Vitale, per poi
concludersi nel novembre del 1578, con il giuramento di innocenza dell’imputato.
Sappiamo che la prima edizione latina del De humana physiognomonia - trattato nel
quale il carattere umano è studiato tramite i tratti somatici - viene data alle stampe nel
1586. A causa dell’ambiguo statuto della Fisonomia con i suoi riferimenti al
determinismo astrologico, Della Porta incorre nel rischio di censura. Lo
stesso imprimatur all’opera tarda non poco ad arrivare e, a stampa compiuta, Della Porta
è costretto a lavorare incessantemente sul testo, apportando rapidamente una serie di
annotazioni di chiarimento poste a margine. Infatti, quando il 5 gennaio 1586 viene
promulgata da Sisto V la bolla Coeli et terrae contra exercentes Astrologiae Iudiciariae
Artem, la prima edizione del De humana physiognomonia è praticamente ultimata e
Della Porta, costretto a correre ai ripari, aggiunge in coda alla dedica al cardinal d’Este
poche righe in cui dichiara che il libro trattava «di materia congetturale, di segni utili a
riconoscere nient’altro che inclinazioni, senza che il libero arbitrio concesso in dote agli
uomini da Dio ne fosse minimamente scalfito». Si tratta di precisazioni tradizionali in
astrologia (e nelle arti divinatorie in genere), che poco sarebbero perciò servite dopo la
presa di posizione di Sisto V.

La pretesa di predire il futuro dell’uomo, al di là di qualsiasi distinzione logica


ed ontologica sugli eventi, se necessari, possibili o impossibili, con cui sin dal Medioevo
in molti avevano tentato di salvaguardare il libero arbitrio, per il pontefice è sempre un
atto superstizioso. L’astrologia divinatrice, al pari di ogni pratica magica e stregonica, è
frutto di ispirazione demoniaca: fallace sul piano della scienza e pericolosa sul piano
religioso e morale. Sisto V, pertanto, mettendo ai margini secoli di elaborazione
concettuale intorno al tema della ‘conoscenza probabile’ dell’avvenire, nonché
radicalizzando posizioni emerse già in seno al Concilio di Trento, equipara l’astrologia
che prevede il futuro dell’uomo a tutte le altre arti ‘diaboliche’ già condannate dalla
bolla Summis desiderantes affectibus di Innocenzo VIII. La previsione delle azioni
future dipendenti dal libero arbitrio è sempre deplorevole, anche quando dichiara di
procedere per congetture. Forse anche a seguito di queste nuove direttive ecclesiastiche,
negli anni tra il 1593 e il 1610, Della Porta si occupa soprattutto di temi che riguardano
le scienze tecniche. Del ’93 è il fondamentale De refractione optices parte dove è
chiarita la sua perspectiva.

Particolarmente problematiche sono le sue tesi demonologiche. Nonostante le


rassicuranti dichiarazioni di principio secundum fidem circa l’esistenza dei demoni, il
progetto di Della Porta è assai più radicale di quanto egli stesso voglia far apparire ai
suoi primi lettori, gli inquisitori. Il mago naturale può conoscere correttamente l’occulto
meccanismo dei fenomeni naturali, svelandone e riproducendone artificialmente gli
effetti, i segreti. L’azione di agenti esterni alla natura nel mondo fisico è negata in via
indiretta dalla continua esperienza del mago naturale che: 1) dimostra l’estraneità di
suddetta azione nel meccanismo occulto del fenomeno naturale. Il demone-diavolo non
ha alcun ruolo nella struttura del fenomeno naturale, essendo essa ricondotta a un
rigoroso processo di azione astrologica dei cieli; 2) dimostra l’inutilità dell’azione
demoniaca nel processo di scoperta e riproduzione del fenomeno naturale stesso. Se la
dimostrazione scientifica della non interferenza di agenti sovra o praeter-naturali negli
occulti meccanismi dei segreti della natura fonda razionalmente la magia naturale,
riducendo così a superstizione qualsiasi altra forma di magia (demonica o demoniaca che
essa sia); la capacità del tutto autonoma del mago naturale, in grado di riprodurre i
fenomeni naturali creandone di nuovi, fonda la magia artificiale. Si tratta di un progetto
che ha la presunzione di «insegnare» la struttura razionale del ‘segreto’, svelando gli
inganni dei demoni e, in fondo, degli stessi demonologi.

Presentiamo due biografie dell’illustre alchimista che possono meglio


descriverne la vita, il lavoro, le opere. Segue il testo della sua opera forse più nota:
Magiae Naturalis, irreperibile nel testo originale e tradotta da un testo inglese. Inutile
dire che la traduzione è alquanto approssimativa per quanto concerne l’indicazione che
l’alchimista dà degli elementi e delle loro proporzioni, non avendo il traduttore alcuna
conoscenza delle operazioni alchemiche. Molti termini (colewort, abull, lodeston,
asplenium frensto, wallwortt, crocuta, innus, squill, wake-robin, arum, hippace, alye,
quicksilver, saltwort, orpin, abride, bugloss, tuty, sounder, pimpernel, ceterach, mastik,
pith, pox, ecc.) non sono stati trovati in alcun vocabolario della lingua inglese, per cui si
spera che qualche buon alchimista possa migliorare l’opera (dedicata ai profani),
colmando le lacune esistenti.
DELLA PORTA, SCIENZIATO, FILOSOFO E MAGO
di Antonio Emanuele Piedimonte

Il 4 febbraio 1615 moriva Giovan Battista Della Porta, uno dei protagonisti del rinascimento
italiano, che seppe essere scienziato eclettico, filosofo della natura, drammaturgo noto in Europa,
nonché apprezzato studioso di medicina, matematica, astrologia, alchimia e botanica oltre che di
demonologia, chiromanzia, crittografia, magnetismo, architettura, ottica e meccanica: Una
personalità eclettica, dalla curiosità enciclopedica che fu esaltata sia dal clima culturale della
complicata Napoli della seconda metà del Cinquecento sia dall’opportunità di viaggiare sin da
piccolo in Italia e nel mondo con il padre, che prestava i suoi servigi per l’imperatore Carlo V.
Eppure di lui si può ripetere tranquillamente quanto scrisse Giuseppe Gabrieli: “Tuttora più famoso
che noto”. Parole riprese qualche anno fa da Eugenio Garin: “Purtroppo a una notorietà e a un’eco
eccezionali fra i contemporanei, a un’influenza a volte sottile e nascosta nei tempi successivi, anche
lontani, non ha corrisposto, in anni a noi più vicini, una pari messe di studi critici e di analisi
storiche”. Il compianto storico della filosofia – che non dimenticherà di far cenno a una delle poche
eccezioni, ovvero il prezioso lavoro di Raffaele Sirri - ebbe anche a spiegare quella che, molto
probabilmente, fu la principale causa della “vistosa lacuna” negli studi, e cioè quella che definisce
“una valutazione tutta in negativo della ‘magia’ dellaportiana e dei ‘segreti’ che erano al centro dei
suoi interessi”.

L’ombra della negromanzia


Un po’ come sarebbe accaduto, secoli dopo, a un altro grande indagatore dei misteri della natura e
degli uomini, Raimondo di Sangro (più noto come il principe di Sansevero, o per dirla con Croce, il
Principe per antonomasia), anche Della Porta dunque starebbe ancora scontando gli effetti della
plumbea cappa formata dalla nomea di negromante. Ma se nel caso del principe-massone da
qualche tempo a questa parte, grazie agli sforzi degli illuminati eredi (che hanno fatto della famosa
Cappella uno dei siti museali più visitati d’Italia) e di una pattuglia di arditi studiosi, il velo del
pregiudizio ormai sembra essersi sollevato, invece per l’autore del “De furtivis literarum notis vulgo
de ziferis” (“Le zifere o della scrittura segreta” nella ristampa del 1996 delle edizioni Filema con la
cura di Raffaele Lucariello) l’argomento sembra ancora piuttosto impantanato nel pregiudizio.
L’auspicio è che l’articolata quanto affascinante figura del grande intellettuale partenopeo
cinquecentesco venga adeguatamente riproposta almeno agli allievi che frequentano la scuola a lui
dedicata, un prestigioso istituto tecnico (che fu il primo e per molto tempo l’unico a Napoli) fondato
nel 1862 come parte integrante della Reale Società di Incoraggiamento alle Scienze Naturali (voluta
dal Bonaparte nel 1806) e collocato in un ex convento di via Foria, dove peraltro sono conservate
antiche e rare attrezzature didattico-scientifiche (e si conserva la memoria storica della
partecipazione all’Expo internazionale di Parigi, nel 1900).

L’Accademia dei segreti e l’«ozio creativo»


Giovan Battista Della Porta non frequentò nessuna scuola o università ma grazie allo zio materno
ebbe una formazione di altissimo livello, con maestri come il calabrese Domenico Pizzimenti
(traduttore di Democrito e noto alchimista), Donato Antonio Altomare e Giovanni Antonio Pisano
(medici di Corte), oltre a celebri musici, poeti e filosofi. La casa napoletana di via Toledo – ma
anche quella della nativa Vico Equense - fu quindi una superba “palestra” per la mente del precoce
e talentuoso Giovan Battista (a 15 anni comincerà a scrivere la prima versione del “Magiae
Naturalis, sive de miraculis rerum naturalium”, tre libri che poi diventeranno venti) e in seguito si
trasformò in un cenacolo di eruditi (compreso il fratello medico, Gianvincenzo). Anni dopo, sarà lui
stesso a riunire l’elite della cultura prima sotto le insegne della “Accademia secretorum naturae”
(l’Accademia dei Segreti, che fonderà intorno al 1560) e poi nelle fila dell’Accademia degli Oziosi
(che nascerà nel 1611 tra i chiostri di Santa Maria delle Grazie, a Caponapoli, con il motto latino
“Non pigra quies”). Tra i frequentatori del consesso che diverrà leggenda: Ferrante Imperato
(speziale, alchimista e botanico); Giulio Cesare Capaccio (teologo e storico, autore dell’“Historia
neapolitana”); Giambattista Basile (l’autore della madre di tutte le fiabe d’Europa: “Lo cunto de li
cunti overo lo trattenemiento de peccerille”); oltre naturalmente al co-fondatore dell’Accademia: il
marchese Giovanni Battista Manso, apprezzato scrittore e poeta.

Accademico dei Lincei


E se, come spesso accadeva agli studiosi in quei secoli, Della Porta dovrà fare i conti con un nemico
assai pericoloso come il Sant’Uffizio – nel 1592, ad esempio, gli impedirà di stampare la versione
in volgare del “De humana physiognomonia” (a Napoli uscirà con lo pseudonimo Giovanni de Rosa
solo nel 1598) – d’altro canto potrà invece fruire della vicinanza e dell’amicizia del principe
Federico Cesi, il fondatore e mecenate dell’Accademia dei Lincei, che sarà conquistato dal
vulcanico studioso partenopeo (e in generale dalle tematiche alchemiche) e lo arruolerà nel suo
consesso di fuoriclasse delle lettere (nel 1612 sarà nominato Vice-Principe del Liceo di Napoli, la
prima e unica sede distaccata dell’Accademia). Della Porta gli dedicherà i quattro libri del celebre
“De aëris transmutationibus”.Tra gli altri suoi studi più noti ricorderemo solo le ricerche relative
alla fisiognomica, l’inserimento di un obiettivo nell’apertura dell’obscura della macchina
fotografica (che contribuirà allo sviluppo della fotografia), e le prime elaborazioni intorno al
cannocchiale, per la cui paternità avrà poi qualche frizione con Galileo (ma alla fine riconoscerà che
il merito andava al vecchio maestro pisano).

Il teatro e i segreti
Come autore teatrale al Della Porta saranno attribuite (da editori e biografi) quasi una trentina di
opere ma i testi autentici sono in realtà 17, esattamente 3 tragedie (di scarso successo e pressoché
sconosciute ai più) e 14 commedie (più volte stampate e ristampate), recentemente raccolte nella
Edizione nazionale delle opere di G. B. Porta, lodevole iniziativa delle Edizioni scientifiche
italiane.Il suo lavoro più noto è invece il “Magiae Naturalis” (1579), una sorta di antologia nella
quale il filosofo-mago (nell’accezione rinascimentale ovviamente) spazia tra argomenti solo
apparentemente eterogenei, dagli esperimenti magico-alchemici agli studi sull’ottica, passando per
la botanica e per mille altre questioni che in qualche caso, oggi (ma un po’ anche allora) risultano di
difficile interpretazione ai più. Tra i titoli dei paragrafi troviamo: “Della repulsione e dell’attrazione
delle piante”; “Del modo di rendere più pesanti i metalli”; “Dell’amore e del segreto arcano degli
afrodisiaci”; Delle straordinarie possibilità dei suoni”; “Dei sogni e dei mezzi infallibili per
dominarli”; “Dei segreti dei mostri e delle virtù magiche della putrefazione”.

La querelle sulla stregoneria


Con piglio da antropologo ante litteram, Della Porta indaga anche sul campo, o almeno così
sostiene quando racconta di aver assistito alla cerimonia di preparazione d’una strega diretta al
Sabba. Ma la dettagliata descrizione dell’evento – e in particolare della ricetta usata da una vecchia
megera – lo metteranno nei guai, si troverà infatti, suo malgrado, al centro di una querelle
internazionale sulla stregoneria (i roghi di donne erano cominciati da oltre un secolo), una feroce
polemica animata in particolare dal filosofo e giurista francese Jean Bodin e dal medico Johann
Wier (allievo di Cornelio Agrippa di Nettesheim). A scatenare la bufera è il riferimento a uno degli
ingredienti della pomata usata dalle streghe (il primo dell’elenco), la “pinguedo puerorum”, cioè il
grasso di neonato. Lui riporta la ricetta senza nessun particolare commento, limitandosi a chiarirne
la funzione: serve a dilatare i pori della pelle e attenuare l’azione irritante sulla pelle di alcune
sostanze, come il sangue di pipistrello. In realtà, lo studioso napoletano vuole confermare che il
volo delle streghe non è reale, ma si tratta solo di allucinazioni provocate dalle sostanze psicotrope
naturali assorbite con gli unguenti e quindi il diavolo non c’entra nulla: “…solo allora esse (le
streghe, ndr) credono di volare, di banchettare, di incontrarsi con bellissimi giovani, dei quali
desiderano ardentemente gli abbracci”.
Un’arrischiata curiosità
Per giunta Della Porta aveva ripreso un passo di un libro di uno dei suoi maestri, il grande medico,
filosofo e astrologo milanese Girolamo Cardano, che scrive proprio della “pinguedo”, ma questo
non gli servirà a evitare durissimi attacchi (soprattutto dal Bodin) e un’ulteriore attenzione da parte
dell’Inquisizione. Insomma, rischierà di pagar cara quella che Germana Ernst, nel corso di un
importante convegno organizzato tempo addietro nella nativa Vico Equense dall’università Suor
Orsola Benincasa, definirà “un’arrischiata curiosità” che lo aveva portato “ad avventurarsi su terreni
infidi”. E a poco servirà aggiungere in una successiva edizione che «Un cattivo uso può essere fatto
da parte di uomini malvagi di taluni pericolosi “segreti”, per molti infatti Della Porta rimarrà in
odore di stregoneria e negromanzia. E lui ne farà indiretto cenno nella commedia “Lo Astrologo”
(forse una delle più intriganti), dove con una straordinaria intuizione “psicanalitica” fa dire a uno
degli interpreti: “Non sapete che la negromanzia è refrigerio di quelli miseri che si trovano in
qualche strabocchevole desiderio?”.

Il testamento ermetico
Negli ultimi anni il maestro napoletano è corteggiato da Rodolfo II d’Asburgo, imperatore del Sacro
romano impero germanico, famoso per la sua passione per l’alchimia; il sovrano lo vuole a Praga,
dove ha trasferito la capitale (era a Vienna) e dove - facendone così una capitale mondiale
dell’ermetismo - ha riunito un gran numero di astrologhi, scienziati, filosofi e artisti, tutti grandi
esperti di cose occulte (tra i tanti: John Dee, Edward Kelley; Tycho Brahe, Keplero, Giordano
Bruno, Michael Sendivogius, Giuseppe Arcimboldo). L’imperatore - la cui collezione di oggetti
esoterici era la più vasta del mondo - era rimasto molto colpito dalle ricerche sulla trasmutazione
dei metalli e in generale dal “De Distillationibus”(che riprendeva e ampliava le parti più alchemiche
del “Magia Naturalis”) e quel “De Aeris transmutationibus” che è considerato il suo “testamento
ermetico”. Nel 1677, dunque postumo, uscirà il trattato sulla lettura della mano “Chirofisonomia”,
che aveva scritto nel 1581.
GIOVAN BATTISTA DELLA PORTA

Della Porta non è mago, se per magia si intende commercio soprannaturale,


per vantaggio del praticante, spesso con altrui danno. Egli piuttosto verifica le
tradizioni magiche in quanto pratiche naturali ma ‘mirabili’, le libera da
superstizione o demonismo, le interroga circa il loro profitto civile. Il suo
disegno di ‘demagificazione’ della magia si colloca con ambizione e prudenza
fra legalità tridentina e sperimentazione. Non senza ambiguità, sue, ma anche
del quadro istituzionale e sociale che lo protegge e lo sorveglia. Collegata alla
ricerca tecnologica, emergente anche nel teatro, la sua problematica magia
naturalis più che preludere alla scienza servì, con vasta eco europea, l’idea di
una natura al servizio dell’uomo.

LA VITA

Nato a Napoli (o a Vico Equense) nel 1535, dal nobile Nardo (o Leonardo) e da
una sorella dello studioso di antichità Adriano Guglielmo Spadafora, ebbe a
fratelli Francesco, Giovan Vincenzo e Ferrante, e una sorella il cui nome è
ignoto; gli nacque da matrimonio la figlia Cinthia. La sua famiglia fu sospettata
dal governo spagnolo a motivo dei rapporti con Ferrante Sanseverino, ribelle al
viceré Pietro di Toledo nel 1552; nel 1485 il ramo salernitano dei Della Porta
aveva peraltro seguito Antonello Sanseverino nella cosiddetta congiura dei
baroni.

Giovan Battista ricevette educazione mondana, letteraria e musicale; crebbe


nel variegato naturalismo napoletano. Fondò un’Accademia ‘dei Secreti’, con
finalità di studio sperimentale. Nel 1558 pubblicò la Magia naturalis in quattro
libri, dedicata a Filippo II, al quale presentò l’opera alla fine di alcuni viaggi
che fra il 1561 e il 1566 lo portarono in Francia e in Spagna. Nel 1563 apparve
il De furtivis literarum notis vulgo de ziferis libri IV, manuale di steganografia
(un quinto libro sarà pubblicato nel 1602), e nel 1566 l’Arte del ricordare
(versione italiana di una precedente opera latina, l’Ars reminiscendi, che
sarebbe stata pubblicata solo nel 1602). Inquisito dal Santo Uffizio nel 1577-78,
nel 1579 fu però assunto al servizio del cardinale Luigi d’Este. Lo
impegnarono, per conto del cardinale, indagini a Padova, a Venezia (dove
conobbe Paolo Sarpi) e a Napoli. Nel 1580 Jean Bodin lo accusò di essere mago
‘venefico’. Nel 1583-84, mentre la Magia naturalis veniva inserita nell’Indice
dei libri proibiti di Spagna, pubblicò il Pomarium e l’Ulivetum (che sarebbero
stati ristampati nel 1592 a Francoforte, con privilegio di Rodolfo II, come
quinto e sesto libro di Villae libri XII). Nel 1586 uscì il De humana
physiognomonia, e nel 1588 la Phytognomonica. Nel 1589, l’edizione in venti
libri della Magia naturalis accrebbe la sua già ampia notorietà, nutrita anche
dalla produzione teatrale, cominciata con Olimpia.

Nel 1592 il Santo Uffizio gli vietò di pubblicare a meno di sua


autorizzazione, e gli fu interdetto di stampare la versione italiana di De humana
physiognomonia (che sarebbe uscita a Napoli, sotto pseudonimo, nel 1598). Gli
fu tuttavia permesso di pubblicare il De refractione optices (1593). Alte
protezioni risparmiarono l’inclusione della Magia naturalis nell’Indice del
1596. Nel 1604 conobbe Federico Cesi (1585-1630), fondatore dell’Accademia
dei Lincei, che curò l’edizione di diverse sue opere. Nel 1610 fu ammesso tra i
Lincei; nel 1611 fu eletto viceprincipe del Liceo di Napoli, e partecipò alla
fondazione dell’Accademia degli Oziosi.

Rivendicò l’invenzione del principio del telescopio, reso celebre da Galileo


Galilei. Con la Taumatologia, scritta a partire dal 1604 ma rimasta incompiuta,
e di cui la censura non gli permise di pubblicare neppure l’indice, continuava
l’interesse per i ‘segreti’ (l’indice e il quarto libro, Liber medicus, saranno editi
nel 1956).

Morì a Napoli il 4 febbraio 1615. Fra le opere postume, la Chirofisonomia,


pubblicata nel 1677, De telescopio, Criptologia e Metoposcopia, apparse nella
seconda metà del 20° secolo. Nel 1996 si è avviata l’Edizione nazionale delle
opere, tuttora in corso.

LA DIGNITÀ NELLE MANI

Si aggira attorno al «ponte Ricciardo», dove si appendono i corpi dei giustiziati,


monito ai passanti, finché «dalle piogge e da’ venti sono consumati»: prima che
ciò avvenga, ricopia le linee delle mani e dei piedi, «o pure con il gesso ne
formava i lor cavi», per studiarli «la notte in casa», e cavarne «la verità». I
diaconi della cattedrale gli permettono di esaminare gli «uccisi et i morti senza
confessione», sepolti in S. Restituta. Visita «le carceri pubbliche», «dove
sempre è racchiusa gran moltitudine de’ facinorosi ladri, parricidi, assassin da
strada e d’altri uomini di simile fattezza, per vedere diligentemente le loro
mani», «non senza naturali ragioni». Nelle mani infatti sono inscritte le «male
inchinationi» di chi, fuggita «la ragione», come dice Tommaso d’Aquino, e
secondato il «senso», crolla nella «nequitia» (De ea naturalis physiognomoniae
parte quae ad manuum lineas spectat libri duo, a cura di O. Trabucco, 2003,
pp. 91-92).
Questo autoritratto si legge nel Prooemium ad lectorem di un’opera che Della
Porta chiamava in riservate lettere Chiromanzia o Chironomia, nome di arte
proibita. Opera respinta nel 1610 dalla censura, dopo l’esame anche del
cardinale Roberto Bellarmino, benché adattata dall’autore; e per quanto nel
titolo infine deciso egli la presentasse come parte dell’innocua fisiognomica: De
ea naturalis physiognomoniae parte quae ad manuum lineas spectat libri duo.
Comparve nella traduzione di Pompeo Sarnelli, sotto il rassicurante titolo di
Chirofisonomia, solo nel 1677. In un certo stadio del testo, l’autoritratto si
completa con la notizia che, appreso del divieto della chiromanzia e di altre arti
magiche deciso da Sisto V nel 1586, Della Porta aveva gettato nel fuoco
(«vulcano») le carte in argomento. Ora però (siamo dopo il 1603) che riteneva
di aver reso l’arte accettabile, avendo offerto nella Coelestis physiognomonia,
edita quell’anno con approvazione ecclesiastica, una fisiognomica scevra dal
determinismo astrale, chiedeva il permesso per il libro in cui smascherava le
«bugie» con cui «impostori» avevano reso la disciplina degna del divieto (De
ea naturalis physiognomoniae, cit., pp. 4 nota, 89-90).

Nell’autoritratto si compendia il senso dell’esperienza di un uomo, che Sarnelli


celebrava «lume de’ moderni», «cervello speculativo che non molto giurava
nelle parole de’ maestri»; una vita non sporcata, ma provata e infine illuminata
dalla sorveglianza inquisitoriale: vita di uomo «religiosissimo». Denunciato
poiché sospetto dell’«assistenza di demonii», aveva dimostrato di operare «solo
con termini naturali», e «seppe così bene difendersi, che anzi fu lodato che
castigato, essendogli stato ordinato che si astenesse da giudicii astronomici»,
allusione al posteriore disimpegno da lui ostentato dall’astrologia ‘dei giudizi’.
E infatti Sarnelli richiamava la probità della sua fisiognomica, che indaga «con
qualche probabilità la lunghezza o brevità della vita, e le inchinationi
dell’anima»; con uso del termine inclinatio, che la teologia medievale
adoperava per consentire lo studio astrologico (pp. 79-83). Quelle visite a
cadaveri e prigionieri erano tuttavia accompagnate da un certo senso della
dignità dell’uomo, collaboratore della natura, offesa da quei terribili delitti, ma
anche dalle conseguenti sofferenze. Ne indagava i destini segnati (o ‘inclinati’?)
nei solchi di mani macchiatesi di orrori. Nella rassegna di quell’abietto
campionario, Della Porta cerca senza ribrezzo proprio l’eccellenza dell’uomo,
capace di grandi cose se guidato dalla «maestà e dignità della mano»:

Con le mani penetriamo le viscere della terra, cavandone fuori la preziosa


merce de’ metalli; con queste si adeguano al suolo i monti, si ammettono i mari
e si fanno a dietro […]; penetriamo la vastità delle acque, et indi ne riportiamo
gran moltitudine de’ pesci. Tutte le bestie terrestri, acquatiche e volanti […] per
le attività delle mani ci divengono soggette […] senza le mani, non solo
saressimo vili et inermi, ma più infelici de’ bruti, e l’uso della ragione (che per
altro è dono celeste) sarebbe stato egli manco privo d’ogni operatione […]
ministre della sapienza della mente […]. Non a caso, dunque, né
temerariamente, ma con istabilito ordine della natura […] sono delineate le
mani nell’huomo, il più eccellente di tutti gli animali (pp. 94-95).

MAGO ‘SCIENTIFICO’ O MAGO ‘VENEFICO’?

La domanda riguarda Della Porta da protagonista, a motivo dell’enorme


successo internazionale delle sue opere e del progetto amplissimo quanto
farraginoso che presentano: rendere la magia pienamente legittima e accettabile
come sapere naturale, largamente fruibile con molta minore preoccupazione
religiosa e morale che in passato, sulla base della diffusa simpatia sociale, a tutti
i livelli, che essa suscita, nonostante, o forse anche in ragione del ‘rischio’ e
della ‘tentazione’ che comporta:

fu detta altra magia scientifica, altra magia cerimoniale […] pare concedendo i
scrittori di magia approbata esser quella che, conoscendo la natura delle cose
[…], produce effetti meravigliosi, come s’affatica d’insegnar il Porta napolitano
(G. Casoni, Della magia d’amore [1591], a cura di A. Maggi, 2003, p. 38).

La Magia naturalis conosce entro la metà del Seicento 58 edizioni nel testo del
1558, anche in traduzione francese, italiana, olandese, tedesca, inglese; la
Magia ampliata del 1589, 35 in varie lingue. L’impegno si arrestò solo
all’incompiuta Taumatologia, dedicata all’imperatore-mago Rodolfo II, ma
offerta anche al cardinale Federico Borromeo, e che infine non venne
pubblicata per l’opposizione invincibile della censura.

La Magia la dividono in due parti, l’una chiamano infame, come sporca et


imbrattata di spiriti immondi, di commercii di demonii […]. L’altra è naturale,
l’honora, e la riverisce, come cosa che non può trovarsi più alta, né più sublime
nella naturalità […]. I Filosofi più dotti nella Filosofia più secreta, la
deffiniscono così, esser le ricchezze, e le delitie delle scientie […]. Alcuni
hanno detto esser la parte attiva, e più principalissima della Filosofia, e che
produce i suoi maravigliosi effetti dalla scambievole applicazione de’ semplici
naturali […] non crediate che altro sia la Magia, che l’istesse opere della natura
(Della magia naturale, 1611, pp. 2-4).

La distinzione tra magia ‘bianca’, naturale o ‘spirituale’, parte della filosofia, e


magia ‘nera’, demoniaca, non certo è originale in Della Porta: era stata trattata
in precedenza da Marsilio Ficino e Giovanni Pico della Mirandola. È connessa
alla riscoperta dell’ermetismo, alla rinascita platonica e alla riforma
dell’astrologia. Se ne dibatte in vario modo per tutto il 16° secolo in Pietro
Pomponazzi, Cornelio Agrippa (Heinrich Cornelius Agrippa von Nettesheim),
Girolamo Cardano, Giordano Bruno e Tommaso Campanella.

Ma Giovan Battista Della Porta offre una vastissima silloge divulgativa dei
‘secreti’, ampliandone i termini, dall’ottica all’arte delle cifre, dai veleni ai
rimedi medici, dalla numerologia alla trasmutazione dei metalli e alla spagirica,
ma anche all’economia e all’arte bellica, proponendone verifica dettagliata. Il
sapere magico-naturale sostiene la simpatia e antipatia universale delle cose,
collocata nel quadro dei coelestia, la cui influenza sulla Terra non è risolta in
moto, luce e calore, ma ricevuta per virtutes specifiche, anche catturabili. Non
impone decostruzioni della filosofia aristotelica, come quelle, tutte diverse, di
Francesco Patrizi, Campanella e Bruno, ma accade però che vi si colleghi
secondo una varietà di motivi e di esiti; e a partire da quella può addirittura
mettersi a tema proprio la ‘naturalità’ del magico.

Della Porta verifica conclusioni aristoteliche, ma dell’aristotelismo può serbare


teorie ed esperienze. Egli conosce il nesso fra neoplatonismo e magismo, ma
non tenta un quadro teorico entro cui leggere i fenomeni, percepiti piuttosto
come occasioni variabili di esercizio pratico. La sua visione della magia quale
studio operativo sottratto a «superstiziosi, iniqui, & profani uomini» (Della
magia naturale, cit., p. 2), e del mago come suo ministro non ‘precorre’ il
metodo scientifico moderno. Pur coltivando la matematica a scopi ‘ingegnosi’ e
tecnologici, in ottica, e per base dell’astrologia, Della Porta non ne ricerca le
leggi universali nel cosmo. Il mago naturale, sia pure aperto a collaborazioni
accademiche, resta figura straordinaria. La cornice astrologica, anche emendata,
non verrà meno; ma già nell’Arte del ricordare Della Porta rifiuta l’uso in
mnemotecnica delle immagini astrologiche, segno «di vanagloria e di pazzia»
(Ars reminiscendi, a cura di R. Sirri, 1996, p. 66).

Tommaso Erasto, teologo protestante svizzero, gli contestò l’esistenza di una


magia immune dal demonismo. Del resto, la ‘demagificazione’ della magia –
con apice in Campanella: infine, è ‘volgare scienza’ – resta ambigua. Il
plurivoco concetto di ‘spirito’, il rapporto con la divinazione, la distinzione
della sfera ‘naturale’ da quella demonica, spesso convenzionale o parziale,
sembrano dimostrare che si trattò di ‘utopia’, in grado però di contribuire a
smontare la credulità popolare, a illuminare torbide attitudini, a svelenire quella
verso la stregoneria, entrando in difficile confronto con le autorità
ecclesiastiche: anche presso di queste il tema resta di complesso vaglio e
trattamento, e anche nel clero l’esoterismo conserva molti appassionati.
Nella legislazione ecclesiastica e nella cultura teologico-inquisitorale si
distingue tra una magia che manipola elementi naturali o artificiali, produce
finzioni (sortilegia, incantationes, divinationes artificiales), e non giustifica
l’azione inquisitoriale, ma può esigerne di altri istituti, e una magia (maleficium,
haeresis maleficorum, divinationes haereticales) che convoca spiriti immondi
attraverso cifre e figure, e può conseguire effetti letali. La seconda viene
apparentata alla stregoneria che invoca e venera i demoni, e con essi conclude
patto reale, e distorce dottrine, e profana simboli e riti cristiani; al pari di quella,
ricade nella fattispecie ereticale. Si postula così eresia (malefica) in molti tipi di
magia, che la letteratura ‘laica’ ritiene invece ‘naturali’, giocando piuttosto in
alcuni casi in favore di una depenalizzazione delle arti esoteriche, se non
dolose, poiché dubita della loro dipendenza dal commercio diabolico.

Alla larga documentazione della persecuzione della stregoneria non


corrispondono, almeno a livello di Santo Uffizio e di censura romana,
testimonianze copiose della persecuzione della magia ‘colta’ in quanto tale. Il
caso Della Porta sembra raro, ma giustificato dall’ambizione e dalla fortuna
dell’autore; l’accusa di magia, in processi contro naturalisti e filosofi, appare,
invece, spesso accessoria.

Le regulae e i dibattiti interni della censura ecclesiastica contemplano tuttavia


le discipline magiche. L’astrologo rischia l’eresia quando pretende divinazione
certa dei futuri contingenti, offesa all’onnipotenza divina e alla libertà umana.
Idromanzia, piromania, geomanzia, aeromanzia tentano invece il futuro
attraverso segni naturali meno sicuri. Necromanzia, onomanzia e arti derivate
comportano evocazioni demoniche. Fisiognomica, chiromanzia e metoscopia
ricercano tracce tendenziali, ma possono rivelarsi superstizioni. Inoltre queste
discipline vertono sul rapporto anima-corpo, già inquinato dalle dispute
averroistiche. Nel 1559 l’Indice di Paolo IV vieta i libri che trattano qualunque
pratica eccetto l’astrologia necessaria in medicina, agricoltura e navigazione. La
fisiognomica viene risparmiata, se non ha scopo divinatorio. Nella prima Magia
Della Porta compiange i tagli della censura:

Sono state cancellate, disperse e rimosse molte altre cose, vagliate con
eccessiva severità dai censori, non senza mio rammarico, poiché degnissime per
il filosofo intelligente che avrebbe dovuto ammirarle, piuttosto che del lettore
profano dell’opera (prefazione a Magiae naturalis sive de miraculis rerum
naturalium libri IIII, 1558, s.p.).

Ma egli tratta arti la cui liceità è ancora in riassesto. L’Indice del 1564 vieta
solo i libri astrologici che annuncino previsioni certe. Sono sempre proibiti
quelli delle altre mantiche, ma alla fisiognomica non si fa cenno, e neppure ad
altra scienza anche da Della Porta studiata, l’alchimia; priva in sé di rilievo
dottrinale per la Chiesa, essa è immune, eccetto se sviluppata entro teologie
eterodosse, come nel caso di Paracelso, o se strumento di illecito, quale il falso
conio, o se avvinta ad altri esoterismi.

AMBIGUITÀ E CIVILI ‘PORTENTI’

Giovan Battista condivise con il fratello Giovan Vincenzo la pratica della


divinazione. «Divoto nell’astrologia» (G.B. Longo, Notizie su Gian Vincenzo
Della Porta, 11 agosto 1631, in Gabrieli 1989, 1° vol., p. 683), questi aveva
commentato l’Almagesto e il Quadripartito di Claudio Tolomeo, di cui pare
dicesse di essere la reincarnazione. Del primo libro della Magna constructio
Giovan Battista curò nel 1605 un’edizione forse già pronta intorno al 1588.
Tolomeo inverte la gerarchia aristotelica dei saperi: matematica, fisica, teologia;
per lui la matematica è superiore a queste, in ragione del metodo: congetturale
nelle ultime due scienze, dimostrativo nella prima. È un ‘matematismo’
importante per la scienza moderna. Ma quel rigore era rivendicato da molti
astrologi anche agli oroscopi. Giovan Vincenzo predisse al duca di Stigliano,
Antonio Carafa, gli incidenti puntuali capitati a suo figlio Luigi, e finanche la
sua data di morte:

Un dì disse al Principe che non lo facesse uscire, che pericolava di qualche cosa
che li desse in testa: […] uscendo di una Camera all’altra li cascò un quadro in
testa che gliela ruppe. Un altro dì li disse che non cavalcasse, che sarebbe
cascato; uscì in carrozza, et andando appoggiato alla portiera della carrozza,
quella li venne meno, e cascò con grande pericolo di esser calpestato dalli
cavalli (G.B. Longo, Notizie su Gian Vincenzo Della Porta, cit., p. 683).

Nel 1637 Francesco Stelluti provò a inserire analoghe referenze anche per
Giovan Battista nella sua edizione della Fisiognomica, ma la censura lo fermò.
Lo fece in una lettera privata: Della Porta previde morte al principe di Scalea,
Francesco Spinelli, e questi si rifugiò nel suo feudo; ma le coste erano infestate
dai pirati, e fu atterrato da proiettile turco (p. 758).

Questi episodi sono eloquenti così dell’ambigua natura della magia


dellaportiana, quanto del favore sociale di cui godeva, nonostante le
interdizioni. Il 21 giugno 1574 il cardinale Scipione Rebiba chiese al viceré di
Napoli l’arresto di Giovan Battista, che non dovette aver corso, se l’8 febbraio
1575 Pietro Antonio Vicedomini, già vicario generale dell’arcivescovo,
consigliava al Rebiba di arrestare Della Porta e due altri complici «con molta
prudenza» (Catholic church and modern science, t. 2, Sixteenth-century
documents, 2009, p. 1516), in ragione delle protezioni godute. Solo nel
novembre del 1577 Della Porta figura detenuto a Roma, accusato di
negromanzia. Nel gennaio 1578 gli venne concessa loco carceris la dimora del
cardinale Flavio Orsini, amico di Giovan Vincenzo. In ottobre il Santo Uffizio
deliberò la tortura de levi; ma il processo fu chiuso con la sola purgazione
canonica (26 novembre 1578). Nell’Avertimento per li librari di Roma del
1580, la Magia naturalis compare tuttavia vietata, e nel 1583 fu proibita donec
expurgetur dall’Indice di Spagna. Ma dal 1579 Della Porta si pose al servizio
del cardinale Luigi d’Este, fastoso e curioso signore.

Nella Démonomanie des sorciers (1580) Jean Bodin lo coinvolse nella


polemica contro Johannes Wier che, nel De praestigiis daemonum et
incantationibus ac veneficiis (1563), aveva sostenuto, al pari di Cardano, che il
volo notturno e il sabba delle streghe non erano effetti reali del soprannaturale
potere diabolico esercitato dalle streghe, ma allucinazioni artificiose. Di questi
fenomeni Cardano e Wier correggevano la lettura, e pertanto ne criticavano la
persecuzione inquisitoriale. Nella Magia naturalis Della Porta aveva raccontato
– e sarà citato da Wier – di aver ricevuto da una strega la ricetta di un unguento
capace di provocare uno stato onirico, al cui termine il ricordo del volo e del
sabba appariva nettissimo. Bodin, che diceva la Magia naturalis degna delle
fiamme, accusava Della Porta di propalare un tossico di indubbia
compromissione diabolica, risultando a base di «grasso di bambini dissotterrato
dalle tombe»; e di farsi complice di Satana suggerendo indulgenza verso i
malefìci, ridotti a patologie.

Nel 1586 Della Porta dedica al cardinale d’Este il De humana physiognomonia,


lamentando il ritardo dell’imprimatur. Nel quadro della bolla di Sisto V si
autocensura, mostrando di poter svincolare la fisiognomica dal determinismo.
Assicura che quella scienza individua propensiones, non actiones dipendenti
dalla libertà umana. Il problema dei ‘segreti’ dannosi si presenta anche nella
seconda Magia naturalis, e nella prefazione egli lo riconosce: «Ci sono inoltre
molte cose nocive e malefiche, che, cadute nelle mani di uomini empi e
malvagi, potrebbero recare danno a qualcuno». Bisogna combattere gli usi
perversi, ma non occultare le «meraviglie della natura» (Magiae naturalis libri
XX, 1589, p. 2). Per via di Bodin, e della proibizione della prima Magia,
espunge l’unguento delle streghe. Nega di essere veneficus, e a Bodin dice di
stare attento: eretico scampato alla strage di s. Bartolomeo, lo invita a tornare
alla vera fede, «affinché non sia condannato lui, vivo, al rogo» (p. 3).

La natura ‘operata’ dalla magia e dalle altre arti capaci di ‘portenti’ (ottica,
idraulica, pneumatica, alchimia) ha per fine il beneficio dell’uomo.
L’enciclopedia di scienza agraria Villae è la magia al lavoro nei campi.
L’agricoltura costituisce il modello della vita associata, e il suo oggetto, la
sylva, è il luogo in cui da sempre la ricerca umana di beni vitali ha incrociato il
divino ivi dimorante. È arte filosofica, teste Aristotele, che nella Politica cita il
successo negli affari di Talete (Villae libri XII, edizione diretta da F. Tateo,
2010, p. 15); è fondata nella monarchia del pater familias, che dev’essere
«espertissimo in filosofia» (p. 31): la villa (la famiglia Della Porta ne aveva
due) impone studio di arti, anche magiche, abbracciate dal filosofo. All’ombra
del cardinale d’Este, fra Venezia e Padova, Della Porta percorre il mondo di
Sarpi, Cesare Cremonini e Galilei, dove aristotelismo areligioso, interessi
scientifici e vene scettiche e politiques scorrono quanto possibile al riparo dal
Santo Uffizio, grazie a dissimulazione, tutela politica, patronage ecclesiastico;
Bruno e Campanella, più isolati e imprudenti, incappano invece nelle maglie
inquisitoriali. Nella seconda Magia Della Porta tratta il magnetismo con un
taglio che gli verrà contestato da William Gilbert (1544-1603). Elogia Sarpi,
«degnissimo» procuratore dei serviti, dal quale, «lustro e vanto del mondo, non
solo di Venezia o dell’Italia» (Magiae naturalis libri XX, 1589, pp. 127 e 128),
si onora di essere stato introdotto allo studio del fenomeno. Tributo rivolto a un
frate allora di forte ambizione, vicino a Bellarmino, prima che nel 1594 una
denuncia per antitrinitarismo, e poi la ‘crisi dell’interdetto’ lo compromettano.
Ma siamo di qua da quel conflitto con la Santa Sede, e Venezia conforta un’idea
di sapere utile alla civitas, in equilibrio difficile con papato e Inquisizione.

Vertono sulla solidarietà fra ‘portenti’ e utilità gli Pneumaticorum libri tres,
usciti a Napoli nel 1601, in volgare nel 1606 (I tre libri de’ Spiritali), nei quali
Della Porta, che intendeva concorrere a un incarico di ingegnere presso la corte
pontificia, si misura con la scienza alessandrina, tra Archimede ed Erone di
Alessandria, ed entra nella disputa sul vuoto. Alla ‘magia’ agricola contemplata
in Villae si affianca la manipolazione delle forze naturali per addomesticamento
del paesaggio: «inalzar l’acqua»; mirabilia come l’organo idraulico «visto in
Tivoli, nel giardino dell’illustrissimo cardinal di Este» (Pneumaticorum libri
tres, a cura di O. Trabucco, 2008, p. 154); e il terzo libro degli Spiritali s’apre
su

come si possano […] dalle valli profonde condur i fiumi per le cime de monti e
luoghi precipitosi in basse ancor valli, così per l’uso de gli uomini come per
disseccare alcuni laghi (p. 133).

Nel 1608 pubblica il De munitione. Legato alla trattatistica veneziana, Della


Porta confronta l’ars aedificatoria con lo sviluppo delle armi da fuoco. I
conflitti europei rendono terribili gli assedi, con rovina di strutture inadeguate,
stragi di inermi, violazione di sacri luoghi e valori. La fortificazione è arte della
conservazione dello Stato:

Quest’arte tutela dalla tirannide, ed è utile a mantenere la lealtà dei cittadini,


specialmente quella da poco guadagnata, come potrà facilmente dimostrarvi chi
conosce la storia; solo quest’arte infatti conserva le città, risolleva quelle
distrutte, ripara le vecchie e decadute, fortifica le inermi e edifica le nuove (De
munitione libri tres, a cura di R. De Vivo, 2010, p. 4).

APOLOGIE TEATRALI

La relativa stima che Della Porta ostentava verso il suo teatro, ridotto a
divertimento, benché copioso (gli sono attribuite 28/29 fra commedie e
tragedie, 17 delle quali tràdite con sicurezza), è stata definita un «vezzo»
dell’autore, che lasciò invece testimonianze brillanti di lingua, maestria e
invenzione, e di ambizione teorica (R. Sirri, Introduzione, in G.B. Della Porta,
Teatro, a cura di R. Sirri, t. 1, 2000, pp. 8-9).

Il suo teatro dimostra un circolo vivace con i suoi interessi magico-naturali.


Non esibisce un proposito solo ‘morale’, come tale proiettato in postuma
rievocazione da un serioso patrono quale Cesi che, pur aiutandolo a ottenere
permessi ecclesiastici anche per le commedie, nel Lynceographum appare
contrario a che i lincei frequentassero spettacoli che non fossero edificanti e in
latino. Accanto all’‘impegno’ delle tragedie (o meglio delle ‘tragicommedie’,
genere teatrale che Della Porta asserisce di aver inventato), sta l’universo
sulfureo delle commedie. Ma al patronato cardinalizio, conseguito pur dopo la
sentenza del 1578, è legato Georgio, pubblicato nel 1611, risalente con maggior
credito al 1579-81. Non per caso Della Porta compone un dramma sacro,
ispirato alla storia di san Giorgio, protettore di Ferrara. Il soggetto
rappresentatovi (la deroga a dura legge da parte di un sovrano che vede il suo
regno minacciato da un drago) rivela fallaci le soluzioni che restino sul piano
del confronto tra una visione antimachiavellica, ma pur ‘naturale’, «giurar non
lece il falso», e il machiavellismo del re Sileno, «un’onorata fraude non è
fraude» (Teatro, cit., t. 1, pp. 202 e 203). Della Porta polemizza con l’etica
fatalistica («pianga ella sola il suo perverso fato, il suo destino e le maligne
stelle», p. 203), e scioglie il nodo con l’intervento del santo combattente, che
getta il drago negli abissi e induce re e popolo a riconciliarsi nel nome della
religione del Cristo: dimostrazione della superiorità di questa sul paganesimo,
cui si contrappone la dottrina del libero arbitrio («noi siam fabri a noi stessi de
nostri danni […] libero è ’l voler nostro e non mai servo», p. 274).
Anche la tragedia Penelope, stampata nel 1591, risulta edificante
nell’esaltazione della regina di Itaca, quasi un’eroina cristiana, rispetto alla
quale Ulisse, «colmo de la simulazione e de la frode» (p. 22), appare
inadeguato. Intesa all’aborrimento d’ogni «azzione disonesta, sfacciata, iniqua e
vile» (p. 14), Penelope introduce l’insufficienza cortigiana di un «consigliero»
del principe, Eurimaco, i cui appelli sono respinti dall’arrogante Ulisse; e di
questi sottolinea la sfiducia nella divinazione. Probabilmente attorno al 1590
Della Porta produce Gli duo fratelli rivali. Egli, che gode del favore vicereale,
ha però nella storia della sua famiglia la macchia dell’adesione del ramo
salernitano di questa alla congiura dei baroni del 1485, capeggiata da A.
Sanseverino. Non appare dunque casuale l’ambientazione a Salerno, con trama
derivata dalla XXII novella di Matteo Bandello (1554) su Timbreo di Cardona,
persuaso dal rivale in amore a denunciare la sua amata per dissolutezza, che
ispirò a William Shakespeare Molto rumore per nulla. Nei Fratelli rivali si
allude alle sfortune dei Della Porta, ma per celebrare il governo spagnolo. Il
testo viene dato alle stampe nel 1601, due anni dopo la repressione della rivolta
calabrese che a Campanella costa ventisei anni di carcere.

Nonostante queste prove di teatro allineato alla Controriforma e all’egemonia


spagnola, il 10 marzo 1592 il Santo Uffizio vietava a Della Porta di pubblicare
senza suo diretto permesso. Poco dopo, il cardinale Giulio Antonio Santori, a
causa del processo del 1577-78, faceva proibire la traduzione italiana della
Humana physignomonia (che in latino sarà invece autorizzata). La
Congregazione dell’Indice discuteva se permettere la fisiognomica in quanto
studio delle complessioni naturali, e dopo il 1596 decideva di non proibirla.
Della Porta temeva tuttavia che la seconda edizione della Magia naturalis
potesse essere vietata nel nuovo Indice sistino, se sovrapposta a quella del 1558,
sospesa donec expurgetur dall’Indice spagnolo, e fece presente alla
Congregazione che l’opera era già stata «diligentemente espurgata» (Valente
1999, p. 433). Nel 1593, Ettore Pignatelli duca di Monteleone chiese alla
Congregazione di accogliere la richiesta del «suo caro amico», certo com’era
che questi si fosse emendato di errori commessi da «giovanetto» (Catholic
church and modern science, cit., pp. 1558 e 1559). Nell’Indice del 1593, non
promulgato, la Magia resta proibita solo per le edizioni anteriori al 1587, e
nell’Indice del 1596 non si fa cenno a Della Porta. Il 17 ottobre 1596 il Santo
Uffizio impose comunque a Della Porta di consegnare la lista dei manoscritti
che intendeva pubblicare.

Altre ombre si allungavano. Nel febbraio 1600, un giorno dopo il rogo di


Bruno, Della Porta fu denunciato al Santo Uffizio da frate Pietro di Lauro,
fratello di quel cappuccino Fabio che nel 1599 aveva denunciato Campanella
per la congiura di Calabria. Il tribunale ordinò per Della Porta la perquisitio. Il
procedimento, su più tragici sfondi, sembra sia rimasto privo di seguito.
L’autore insistette a ripulirsi della sua sinistra fama. La commedia Lo astrologo
irride nel 1606 alle vane superstiziose arti. L’Albumazar cui si rivolge un
vecchio innamorato per resuscitare un morto evoca un grande astrologo
islamico, ma nella finzione guida una banda che profitta dell’«umana curiosità
o per dir meglio asinità» per truffare gli incauti: «ho visto certe linee nella
fronte, e mi pare che tutte le stelle siano congiurate a’ vostri danni», dice
Albumazar a uno sprovveduto; «un gran sasso vi caderà sopra il capo, che vi
spolparà tutte la carne e l’ossa e se n’anderà in vento» (Teatro, cit., t. 3, pp. 331,
340, 341). Pratiche che ricordano i pronostici suoi e di suo fratello sono ora
messe in ridicolo da Giovan Battista. La ‘demagificazione’ corre sul confine tra
convinzione e coazione.

LINCEO, ‘RE MAGO’

Sarebbe insensato vedere una fase ‘dellaportiana’ nella storia dell’Accademia


dei Lincei, segno dell’iniziale prevalenza di una cultura magica che tuttavia
avrebbe in breve ceduto alla cooptazione di Galilei, con definitivo transito alla
scienza. Del resto l’Accademia neppure in seguito manifestò unitaria
ispirazione, né abbandonò l’interesse per i ‘secreti’. Consapevole della
difficoltà del programma linceo quale integrale regula, e progetto di collegialità
assidua, realizzato attraverso una rete mondiale di Licei e collegia, Cesi diede
vita a un’accademia perorante libertas philosophandi in naturalibus, ma devota
nella fede e al principato ecclesiastico; disposta a competente confronto con la
censura, e però non debordante nel superiore dominio delle scienze sacre,
impegnandosene sul piano statutario, anche se esegesi e teologia furono
convocate in difesa della nuova cosmologia; estranea alle discussioni politiche,
ma desiderosa di operare per il bonum publicum e di non invadente protezione
dei principi, quanto di benefattori privati. Non si sarebbe richiesta l’adesione a
una filosofia, e neppure a un metodo.

Non sarebbe infatti possibile ridurre Cesi al galileismo, e la storia sua e


dell’Accademia è costellata anche di altri interessi: dal paracelsismo
superstitione nudatus e dalle cosmologie di Tyge Brahe e di Johannes Kepler,
al pensiero (ed epopea) di Campanella; dal telesianismo di Antonio Persio, al
‘brunismo’ di Nicola Antonio Stigliola. Quel che si richiede è autonomia
dall’aristotelismo, e indagini languenti o inesistenti negli studia pubblici. Così
l’impegno di Galilei nella critica della fisica aristotelica poteva coabitare con
Della Porta, che nel De aëris transmutationibus, pubblicato dai Lincei nel 1610,
biasimava del resto coloro che preferivano sbagliare con Aristotele, piuttosto
che tentare di scoprire da soli qualcosa di nuovo.

Entusiastiche lettere di Cesi ed encomio di questi nella dedica del De


distillatione, pubblicato dai Lincei nel 1608, dimostrano patronage aristocratico
e invaghimento reciproco fra l’anziano ‘mago’ e il curiosissimo giovane nobile.
Della Porta, del resto, di accademie ne aveva frequentate, e una propria fondata,
in anni lontani. Credeva in esse; forse mai davvero comprese però lo spirito di
quella lincea. Federico, nipote di cardinale, si interessò invano all’imprimatur
della Chiromantia, l’ottenne per la commedia La chiappinaria (1609) e fu
impotente per quello dell’indice della Taumatologia. Il 28 agosto 1609, alle
notizie relative al telescopio che Galilei stava puntando al cielo, e di cui
avrebbe dato resoconto nel 1610 con il Sidereus Nuncius, Della Porta reagisce
male: «Del secreto dell’occhiale l’ho visto, et è una coglionaria» (Gabrieli
1996, p. 114). Cita a memoria, sbagliando, il luogo del De refractione optices in
cui ha dimostrato il principio dello strumento, ma potrebbe aggiungervi il libro
XVII della seconda Magia naturalis; e disegna nella lettera un cannocchiale,
per spiegarne a Cesi il funzionamento; ma poi subito dopo lo attira verso altri
‘segreti’: come parlare a qualcuno di lontano, come provocare punture in un
corpo distante, e come preparare un certo «unguento» (Gabrieli 1996, p. 115). I
‘secreti’ competono con le novità celesti. Letto il Sidereus Nuncius, lamenta che
l’inventione dell’occhiale in quel tubo è stata mia invenzione, e Galileo lettore
di Padua l’have accomidato, con il quale ha trovato 4 altri pianeti in cielo, e
numero di migliaia di stelle fisse, et nel rivolo latteo altrettante non viste
anchora, e gran cose nel globo della luna, ch’empiono il mondo di stupore
(Gabrieli 1996, pp. 148-49).

Della Porta fu ascritto ai Lincei l’8 luglio 1610, quinto socio, apponendo la sua
firma nell’Albo linceo appena prima di quella di Galilei, che reca la data del 25
aprile 1611. Del Cesi promosse a Napoli la conoscenza innanzitutto
fisiognomica: ne teneva in camera un ritratto, di cui tutti «restano innamorati»
(Gabrieli 1996, p. 49). Nel 1610 l’Accademia curò in Roma, entrambe dedicate
al Cesi, il De aëris transmutationibus e la seconda accresciuta edizione degli
Elementorum curvilineorum libri tres, già apparsi a Napoli nel 1601, che furono
accolti dai competenti con rispettoso silenzio. Ottenne dal princeps, con l’avallo
di Galilei, cooptazioni piuttosto eclettiche, ma le prime tre di ottimo senso:
Stigliola, forse fra i primi copernicani del Sud; il botanico Fabio Colonna,
l’orientalista Diego de Urrea Conca, e suo nipote Filesio Costanzo Della Porta,
sprovvisto di altri meriti (Gabrieli 1996, pp. 209-210). Nel luglio 1611 difese
Galilei dalla Dianoia astronomica, optica, physica di Francesco Sizi: «i Lincei
non sogliono allucinarsi» (Gabrieli 1996, p. 169).
Nelle ore dell’entusiasmo suscitato dalle scoperte del pisano, Cesi si impegnò
anche nello studio «del Porta» (Gabrieli 1996, p. 160). Intorno alla competenza
di questi in ottica nutriva però riserve Giovan Francesco Sagredo, che ne scrisse
a Galilei il 22 settembre 1612: il De refractione optices frutta al suo autore, fra
gli ottici, «il luogo che tengono le campane tra gli instrumenti di musica»
(Gabrieli 1996, p. 272). In un’orgogliosa missiva diretta forse al futuro linceo
Johann Faber (Gabrieli 1996, pp. 308-10), il ‘mago’ ricordava però che Kepler
aveva riconosciuto il suo primato nell’invenzione del cannocchiale. Induce
tuttavia a riflettere sul suo atteggiamento verso la questione copernicana il fatto
che accusasse incidentalmente Gilbert di approvare la «follia del moto della
Terra» (p. 310). In quegli anni compose la tragedia L’Ulisse, uscita nel 1614
con dedica al princeps, che piacque alla censura. Il maestro del Sacro Palazzo la
disse «degna dell’eccellenza dell’Autore» (Teatro, cit., t. 1, p. 111). Un avviso
ai lettori metteva in guardia da «fato, destino, sorte, fortuna, forza e necessità di
stelle», parole inevitabili nella riscrittura di una vicenda omerica (p. 116). E
Della Porta rinnovò l’esortazione a non credere alle «superstizion bugiarde e
vane […]. È verità già terminata e chiara che gli futuri eventi incerti sono» (pp.
192-93). Egli si conferma il fulcro dell’operazione volta a dotare l’Accademia
di una sede a Napoli. Cesi premeva affinché, eletto viceprincipe dei Lincei, ma
vacillante in salute, onorasse la promessa di legare la sua biblioteca al sodalizio.
Della Porta tuttavia, che già contribuiva alla ben diversa Accademia degli
Oziosi, a carattere oratorio ed erudito, e sotto l’influenza della corte vicereale,
riteneva che i Lincei dovessero costituire una tipica adunata erudita e mondana:

Tratto di fare lincei il s.r Principe di Stigliano, et il Principe di Bisignano, e il


sig.r Marchese di Anzi […] è bene che in questa academia ci sieno anchora
principi e cavaglieri (Gabrieli 1996, p. 215).

Ciò che faceva «quasi disperare» il princeps, diffidente verso nobili dilettanti e
«curiosetti» (Gabrieli 1996, p. 247). Al Cesi, impegnato a sostenere Galilei
nella polemica sulle macchie solari, Della Porta comunicò con quale rituale
avesse consegnato l’anello ai nuovi soci napoletani; e quanto fosse importante
che solenni cerimonie dessero ai Lincei un tale nome, che «sarà col tempo più
gran cosa l’esser linceo, c’haver ricevuto la croce» dell’Ordine di Malta; né
mancò di giovarsi del Cesi per beneficio dell’anima, chiedendogli di ottenere
un’indulgenza per la cappella con immagine di san Giovanni Battista, protettore
dei Lincei, fatta riparare nella sua villa (Gabrieli 1996, pp. 225, 227, 232).

Le istruzioni con cui nella primavera del 1613 Cesi spedì a Napoli quale
procuratore nell’affare del Liceo lo Stelluti, documentano la tensione ideale e
organizzativa del princeps, e le vanità e illusioni di Della Porta, che voleva un
ritratto autentico di san Carlo Borromeo, e libri difficili a trovarsi, usciti in
Germania, mentre forse si avviava a pubblicare ad Augusta la Taumatologia, di
cui Cesi non riuscì a ottenere l’approvazione dei censori neppure per la stampa
del solo indice, quelli «havendolo per sospettosissimo». Della Porta «non
s’immagini che qui sia cosa facile o breve l’approvazion de libri, e creda pure
che per servitio suo io ci fo e farò ogni sforzo» (Gabrieli 1996, p. 344).

Dei limiti di Della Porta non difettava la consapevolezza. Benché il 29 giugno


1613 Cesi pregasse Galilei di esaminarne i «segreti», frutto di quell’«acuto et
indefesso ingegno [che] in così decrepita età, non cessa di fatigare», il 19 luglio
esortava a compatirlo, poiché preso in una «quantità di compositioni, […] che
lo scervellano» (Gabrieli 1996, pp. 369-70); sembra ora un vecchio che «da noi
in fuora, da altri si lascia pelare e spogliare nudo» (Gabrieli 1996, p. 396).
Nell’estate del 1614 Della Porta era dato per spacciato, e Cesi si affrettò a
ottenere per lui la benedizione papale. Ristabilitosi, si industriò su «una nuova
forma di telescopio», «il qual farà centuplicato effetto più del solito»,
scherzando con Galilei sulle sue conseguenze teologiche: «se con ’l solito si
vede fin nella ottava sfera, con questo si vedrà fin nell’empireo, e piacendo al
Signore spiaremo i fatti di là su, e faremo un Nuncio Empireo» (Gabrieli 1996,
p. 448).

La morte fu annunciata da Cesi a Faber come avvenuta «santissimamente»


(Gabrieli 1996, p. 486). Negli appunti stesi per un elogio accademico del
defunto che non risulta tenuto, lo dice ammirato da sovrani, principi e cardinali,
tanto da essere consultato dalle autorità spagnole per bonifiche e opere
idrauliche, ma «dalla gente ordinaria fu stimato Mago; onde lui per burlarsi di
loro volse comporre il libro della Maggia naturale»; fu «di buonissima vita,
contro l’opinione che di esso da principio haveva preso il mondo»: devoto e
misericordioso, autore di teatro «con fine di buona moralità», prediceva sì molte
cose, «che si vedevano succedere puntualmente», ma perché «diligentissimo
osservatore» della natura; sì che non a torto si può chiamare ‘mago’, «come
sono chiamati magi quei saggi e santi Re che visitarono Nostro Signore»
(Gabrieli 1989, pp. 676-78). Il rispetto di Cesi verso l’abilitazione culturale e
sociale della magia naturale tentata da Della Porta non sarebbe potuto essere
men che intonato al quadro della Controriforma. La Fisionomia di tutto il corpo
umano, che il Santo Uffizio non aveva voluto pubblicata sotto il suo nome, uscì
a Roma nel 1637 in tavole sinottiche ridotta et ordinata da Stelluti, e da questi
dedicata al nipote di Urbano VIII, il cardinale Francesco Barberini, che linceo
pure era stato. Non per caso un epilogo barberiniano, ove si pensi all’ambiguo
rapporto che il papa, che aveva condannato Galilei, intratteneva con la
divinazione, invischiatovi con il suo aiutante Campanella, e già pronto però a
ribadirne pubblico divieto nel 1631.

OPERE
Magiae naturalis sive de miraculis rerum naturalium libri IIII, Napoli 1558.

De furtivis literarum notis, vulgo de ziferis libri IV, Napoli 1563; completata di
un libro V nel 1602.

Phytognomonica, Napoli 1588.

Magiae naturalis libri XX, Napoli 1589.

De refractione optices, Napoli 1593.

Della magia naturale, Napoli 1611.

L’indice e il libro IV (Liber medicus) della Taumatologia sono stati pubblicati


in: G. Paparelli, Giambattista Della Porta. (I) “Della taumatologia”. (II)
“Liber medicus”, «Rivista di storia delle scienze mediche e naturali», 1956, pp.
1-47.

De telescopio, a cura di V. Ronchi, M.A. Naldoni, Firenze 1962.

Criptologia, a cura di G. Belloni, Roma 1982.

Metoposcopia, a cura di G. Aquilecchia, Napoli 1990.

Nell’ambito dell’Edizione nazionale delle opere di Giovan Battista Della Porta


diretta da Raffaele Sirri, si segnalano i seguenti volumi pubblicati:

Ars reminiscendi: aggiunta “L’arte del ricordare” tradotta da Dorandino


Falcone da Gioia, a cura di R. Sirri, 3° vol., Napoli 1996.

Coelestis physiognomonia, a cura di A. Paolella, 8° vol., Napoli 1996.

Claudii Ptolemaei Magnae constructionis liber primus, a cura di R. De Vivo,


18° vol., Napoli 2000.
De äeris transmutationibus, a cura di A. Paolella, 14° vol., Napoli 2000.

Teatro, a cura di R. Sirri, 15° vol., 4 tt., Napoli 2000-2003.

De ea naturalis physiognomoniae parte quae ad manuum lineas spectat libri


duo, e in appendice Chirofisonomia, a cura di O. Trabucco, 9° vol., Napoli
2003.

Elementorum curvilineorum libri tres, a cura di V. Gavagna, 11° vol., Napoli


2005.

Pneumaticorum libri tres, e in appendice I tre libri de’ Spiritali cioè d’inalzar
acque per forza dell’aria, a cura di O. Trabucco, 10° vol., Napoli 2008.

De munitione libri tres, a cura di R. De Vivo, 12° vol., Napoli 2010.

Villae libri XII, edizione diretta da F. Tateo, a cura di L. Laserra, G.A.


Palumbo, 5° vol., t. 1, Napoli 2010.

De humana physiognomonia libri sex, a cura di A. Paolella, 6° vol., Napoli


2011.

BIBLIOGRAFIA
G. Gabrieli, Contributi alla storia della Accademia dei Lincei, 2 voll., Roma
1989.

R. Zaccaria, G. Romei, Della Porta Giovambattista, in Dizionario biografico


degli Italiani, Istituto della Enciclopedia Italiana, 37° vol., Roma 1989, ad
vocem.

Giovan Battista Della Porta nell’Europa del suo tempo, Atti del Convegno di
Vico Equense (29 settembre-3 ottobre 1986), a cura di M. Torrini, Napoli 1990.

P. Zambelli, L’ambigua natura della magia: filosofi, streghe, riti nel


Rinascimento, Milano 1991.

G. Gabrieli, Il Carteggio linceo, Roma 1996.

L. Balbiani, La ricezione della “Magia naturalis” di Giovanni Battista Della


Porta. Cultura e scienza dall’Italia all’Europa, «Bruniana & Campanelliana»,
1999, 2, pp. 277-303.
M. Valente, Della Porta e l’Inquisizione. Nuovi documenti dell’archivio del
Santo Uffizio, «Bruniana & Campanelliana», 1999, 2, pp. 415-34.

O. Trabucco, Il “corpus” fisiognomico dellaportiano tra censura e


autocensura, in I primi Lincei e il Sant’Uffizio: questioni di scienza e di fede,
Atti del Convegno dell’Accademia nazionale dei Lincei, Roma (12-13 giugno
2003), Roma 2005, pp. 235-70.

P. Piccari, Giovan Battista Della Porta. Il filosofo, il retore, lo scienziato,


Milano 2007.

Catholic church and modern science. Documents from the archives of the
roman congregations of the Holy Office and the Index, ed. U. Baldini, L. Spruit,
1° vol., Sixteenth-century documents, t. 2, Roma 2009, pp. 1507-64.
MAGIAE NATURALIS
di Giambattista della porta - 1584

Introduzione

Giambattista della Porta era un nobile italiano, vissuto poco prima dei grandi cambiamenti che
stavano per verificarsi nella scienza all'inizio del XVII secolo. Ispirò la ricerca dell'indagine in
altri, come quelli dell'Accademia dei Lincei, e fece parte del circolo accademico dell'Università
di Padova che comprendeva Galileo, Santorio, Fabricius, Sagredo e Sarpi, che credevano nel
detto pitagorico che "l'universo è scritto nel linguaggio della matematica”. Hanno cercato di
misurare il tempo, il calore, l'umidità, ecc.; dal loro lavoro uscirono il termometro, il
barometro, l'idrometro, l'igrometro, oltre al telescopio e al microscopio. Il libro di Della Porta,
qui abbreviato, è un mix tra credenze oscure, magia incompresa, effetti speciali per stupire i
frequentatori di teatro e gli inizi della sperimentazione. È un'eccellente introduzione al periodo
misterioso appena prima della rivoluzione scientifica inaugurata da Keplero e Galileo.

Libro I - Magia Naturale


I platonici affermano che la Magia prende il nome dai Magi persiani, il nome generale dei saggi
in quel paese, iniziata da Zoroastro e diffusa in Grecia con la campagna di Serse. I magi
persiani divennero il filosofo greco, il mago latino, il brahmano indiano, il caldeo babilonese, il
druido celtico, il profeta ebreo, ecc.
Ci sono due tipi di magia: la stregoneria che consiste in detestabili incantesimi e quella naturale
che i saggi cercano. È la più alta delle scienze, la parte pratica della filosofia, in cui gli inferiori
terreni sono soggetti ai superiori celesti. Dico che la magia è la Natura stessa in tutti i suoi
aspetti, poiché studiare i Cieli, sopra di noi, ci porta a comprendere i segreti nascosti di animali,
piante e minerali, perché la Natura ha una forza d'amore che attrae le cose insieme.
Per essere un mago bisogna essere un filosofo, in modo da comprendere i quattro elementi, la
causa degli arcobaleni, dei tuoni, delle comete, dei terremoti e delle luci infuocate di notte.
Deve essere un medico, capace di comporre la "fisica" a beneficio degli altri; un erborista,
capace di distinguere piante simili, oltre che minerali; un distillatore che estrae lo spirito o
l'umore delle cose, proprio come le piogge del cielo, anche per sublimare le viscere più interne
delle cose. Deve essere un astrologo, esperto di matematica, per imparare come si muovono le
stelle, come la luna cambia fase, come il Sole misura lo Zodiaco, come essi influenzano gli
oggetti terrestri. Deve essere abile nell'ottica per creare apparizioni e vedere ciò che è lontano.
Deve essere bravo con le mani, perché la conoscenza senza pratica e la pratica senza
conoscenza non valgono nulla. Se vuoi che le tue opere appaiano meravigliose, non esporre la
causa, lascia che sembrino cose ordinarie. Infine deve essere ricco, perché non è la filosofia
che ci rende ricchi, piuttosto l'essere ricco può fare il filosofo.
L'origine delle cause turbava gli antichi. Alcuni pensavano che il primo seme di ogni cosa fosse
il fuoco, o l'aria, o l'acqua. Ma in effetti ci sono quattro elementi che occupano il mondo sotto
la Luna. Il più leggero, il fuoco, è in alto, poi l'aria che ci circonda, a volte visibile quando è
fitta come nuvole, poi l'acqua, e infine l'anno al centro di tutto. Parmenide, tuttavia, pensava
che i principi fondamentali fossero caldi, freddi, umidi e secchi, e che gli elementi
partecipassero di due di questi, in proporzioni diverse. Così il fuoco, che è caldo e secco, può
fondersi nell'aria, che è calda e umida, poiché entrambi contengono calore; ma non è facile
trasformarsi in acqua, che è fredda e umida. Ecco perché il calore fa emergere l'impuro e lascia
un corpo più piccolo e semplice; il freddo invece congela, il secco rende duro, l’umido gonfia.
Empedocle aggiunse i principi della concordia e della discordia, che riuniscono o separano
questi elementi.
Aristotele aggiungeva che le proprietà di un composto derivano dalla sua composizione
materiale dagli elementi e dalla sua forma. Le qualità secondarie, come lo spessore, la rugosità,
il colore, ecc., derivano dalle qualità primarie che dipendono dalla miscela degli elementi che
compongono il corpo e dal modo in cui lavorano insieme.
È Dio che crea la forma; è il principio attivo che agisce sulla materia, che riceve passivamente
la forma. Lui, l'Anima del Mondo, diede forma ai cieli, fino agli Elementi, e agli animali e alle
piante, ai quali comandò di propagarne la forma. Tutti questi formano una catena di Esseri, dai
Poteri soprannaturali dei cieli fino all'uomo razionale, per animare gli animali e le piante con i
loro poteri vegetativi, per aiutarli a crescere.
Tutte le creature hanno il doppio potere della simpatia e dell'antipatia, cioè la discordia-
concordia. Questo odio naturale può essere utilizzato nei rimedi. Le viti si arrampicano su
qualsiasi cosa tranne il suo nemico, il colewort, da cui si allontana; e riscaldare il colewort nel
vino le fa perdere il colore; colewort è buono contro l'ubriachezza. La ciclamina, che è anche
nemica del colewort, aumenta l'ubriachezza; mentre l'edera, che è contro la vite, è anche un
rimedio per l'ubriachezza. Lo stesso con altre piante: canna contro felce; la ruta velenosa è
curata dalla cicuta; abull e un fico hanno simpatia, anche come cibo nei pasti; elefanti contro
arieti; galli contro serpenti; scimmie contro lumache; uomo contro serpenti, come quando una
donna abortisce se vede un serpente. L'uomo e il lupo rimangono muti quando si incontrano; i
lupi hanno paura dei ricci, quindi, quando un uomo ha la voce roca come quella di un lupo, si
può prendere il sangue di ricci come cura. I piccioni hanno paura dei falchi e questi dei gheppi,
quindi i piccioni sono calmi in presenza di questi ultimi. Lodestone non è d'accordo con l'aglio,
perché quando il primo è imbrattato con il secondo, non attira il ferro.
Furono gli egizi, che vivevano in un paese dai cieli sereni, a mostrare per primi che i cieli
ruotano secondo le leggi del mutevole. L'apparizione delle stelle, in certe epoche, influì sui
cambiamenti avvenuti sulla Terra. Tolomeo lo ridusse a un sistema ordinato dal quale si
potevano predire gli eventi. Il Sole, il governatore del tempo, mentre si snoda attraverso lo
Zodiaco, fa sì che piante e animali si generino e si decompongano attraverso le stagioni; è la
luce della vita. Molti tipi di fiori seguono fedelmente il Sole, anche se è nuvoloso; alcuni alberi
fanno lo stesso con le loro foglie. La Luna governa i corpi umidi, i mari e i fiumi, le maree;
granchi, crostacei, ecc., da essa nutriti quando è piena. Gli agricoltori affermano che lo stato
della Luna, quando viene piantato un albero, influirà sulla quantità di frutti che produce. Essa,
man mano che cresce, aumenta l'umidità, quindi pesci e formiche affiorano in superficie anche
di notte; il legno è più soggetto a marcire, le cipolle si decompongono e gli occhi dei gatti si
restringono. La pietra selenite segue le fasi lunari. Gli antichi scrivono che la stella Arcturus fa
piovere quando sorge, il sorgere della stella canina fa impazzire i cani, ecc.
Il sole attira fiori e foglie e la luna le acque. Tutte le cose sono maschi o femmine, o entrambe,
il mago fa in modo astutamente che la cosa superiore attiri l'inferiore. Proprio come una carta
brucia, anche se non tocca la fiamma, così il corpo celeste lavora sulla materia affine.
La magia richiede lo studio della natura, di come le cose si generano e si decompongono, come
gli animali si curano, costruiscono le loro case, ecc. Ad esempio, ogni uccello protegge i suoi
piccoli dal male raccogliendo erbe specifiche, i ramoscelli dell'alloro delle colombe, i
ramoscelli del salice, ecc. Gli animali sanno cosa prendere contro i veleni: quando una tartaruga
mangia un serpente mangia anche l'origano; l'orso assume velenose formiche mandragore per
contrastarlo, e così via. Mostrano anche quali erbe usare sulle ferite o per purificarsi: gli
elefanti cercano l'aloe, gli asini mangiano l'asplenium fernsto per purificare, i falchi mangiano
il cardo selvatico per migliorare la vista, le capre con gli occhi rossi si pungono su un cespuglio
spinoso per far uscire il sangue, mentre gli orsi fanno lo stesso con le api. Plinio dice che una
pancia malata si cura mettendoci sopra un'anatra che prende in sé la malattia.
Semi, frutti, fiori, foglie, radici, ma anche le stelle, i metalli, le gemme e le pietre hanno una
somiglianza con le malattie delle parti del corpo dell'uomo che curano. Per esempio il wallwort,
le cui radici assomigliano a uno scorpione, è buono contro il suo pungiglione.
L'erba marisca e la frutta maripara assomigliano agli organi della femmina e del maschio e
sono buone per la generazione in ciascuna. L'erba del trillio sembra una testa di vipera ed è
buona contro il suo morso velenoso; la pianta della sassifraga per i calcoli renali.
La galattite di pietra color latte, quando posta su una capra o una nutrice, favorisce la sua
lattazione; l'ametista color vino è buona contro l'ubriachezza, ecc.
La radice dei segreti è sapere come le cose si associano insieme. Ogni genere di cose fa sì che
gli altri diventino come se stessi. Così, il fuoco brucia e consuma alcuni oggetti; se un oggetto
viene messo sotto sale, dopo molto tempo diventa esso stesso simile al sale; colui che dialoga
con un uomo audace o pauroso, lo diventa lui stesso. Allo stesso modo, parti del corpo sono
nutrite da organi simili. Così l'ingegno di un uomo è aiutato mangiando il cervello di una
gallina, diciamo, e il suo fegato mangiando il fegato; una donna è resa fruttuosa mangiando i
grembi di animali fertili come la lepre; per fare un uomo loquace bisogna dargli lingue di oche,
ecc.
Alcune creature hanno proprietà naturali potenti, date loro dai cieli. Ad esempio, alcuni
svengono quando guardano un gatto o un topo. Gli scrittori affermano che determinati tipi di
persone hanno qualità particolari; ad esempio, i ladri sono naturalmente timorosi, le regine sono
insolenti, le prostitute non solo sono sfacciate, ma fanno sì che gli altri lo siano. La calamita
non solo attira un ferro vicino, ma anche altri anelli di ferro in una catena. A volte è solo una
parte che ha potere, come gli occhi di un basilisco o le ali di un pipistrello che vengono evitate
dalle formiche.
Qualunque sia il potere che gli animali possano avere, esso muore quando muoiono gli animali.
Quindi, se uno deve estrarre la lingua di una rana, o il dardo di un raggio, lo deve fare mentre
essi sono ancora in vita. Questo non è sempre il caso perché, ad esempio, la pelle di un lupo
spaventa ancora le pecore molto tempo dopo la sua morte e le erbe mantengono la loro potenza
anche dopo che si sono essiccate.
Le piante in particolare ricevono i loro poteri dai Cieli e quindi devono essere prese nella loro
giusta stagione. Come dice il proverbio, è la stagione, non il campo, che porta il frutto. Quindi
le radici dovrebbero essere raccolte in autunno, i fiori in primavera e le foglie in estate. Alcuni
mantengono la loro virtù per anni, altri decadono rapidamente. Le radici vanno raccolte tra il
plenilunio e il novilunio, quando la loro umidità è massima; i semi vanno raccolti quando sono
maturi, pronti a cadere; le erbe calde dovrebbero essere raccolte quando Marte e il Sole sono i
signori della casa (zodiacale).
Il luogo in cui cresce una pianta o un metallo influisce sulle loro virtù. Quindi la cicuta, il
veleno mortale che uccise Socrate, qui da noi è innocua. C'è un tipo di vite in Acaia che è
abortivo per i cani ma non ha un sapore diverso dalle altre uve; alcune mele in Persia sono
velenose. Dioscoride dice che le erbe coltivate in luoghi aridi e scoscesi sono più potenti di
quelle in luoghi umidi e bui. Allo stesso modo il clima e le sorgenti permettono la crescita di
alcune piante ma non di altre. C'è una città chiamata Ismuc in Africa la cui terra uccide tutte le
bestie. Ci sono luoghi in Licia con fiumi di fuoco. Allo stesso modo le acque possono essere
aspre o acide o salate quando scorrono attraverso vene di sale; possono essere salutari o
esasperante o irritanti. C'è un lago in Cappadocia dove una canna posta nelle sue acque si
trasforma lentamente in pietra. Le pecore che bevono dal fiume Astax nel Ponto diventano
nere. Alcuni pozzi uccidono quelli che si abbeverano; la loro acqua è fredda a mezzogiorno e
molto calda a mezzanotte. Il Nilo è così fertile che trasforma le zolle della Terra in creature
viventi.
Mescolare corpi semplici in corpi composti li rende più operativi. Ogni corpo semplice ha una
proprietà divina che si combina insieme ad un Dio. Ad esempio, l'erba di drago, il pesce di
drago, la carne di vipera e la pietra di ofite sono tutte potenti contro il veleno, ed insieme
costituiscono un rimedio estremamente potente. I composti sono costituiti da un ingrediente
principale con l'aggiunta di condimenti, come miele o farina per far accettare piacevolmente
una base amara, o da un ingrediente potente aggiunto a una base neutra, come arachidi o vino.
Un corpo composto ha bisogno di essere misurato con precisione, perché solo con le giuste
proporzioni di ogni corpo semplice agisce bene, sebbene si debba usare l'esperienza per
giudicare queste cose.
È necessaria la massima abilità nel preparare i corpi semplici affinché funzionino. I processi
principali sono i seguenti: Immergere significa porre qualcosa in un liquido in modo che i suoi
sottili umori vengano drenati. L'ebollizione fa lo stesso, forzando i vapori più leggeri fuori dal
centro. Asciugare, bruciare o arrostire qualcosa e pestarlo in polvere ne rimuove tutta l'umidità,
in preparazione all'aggiunta di un liquido. La distillazione fa emergere le acque di maggiore
forza, lasciando dietro di sé le parti più grossolane.

Libro II - I segreti degli animali


Per studiare la Magia Naturale, bisogna prima studiare le scienze naturali e matematiche.
I filosofi greci credevano che le creature viventi si formassero dalla terra in decomposizione
imbevuta di acqua putrefatta e ravvivata dal sole, facendo germogliare la vita come germoglia
un seme. In principio, quando gli elementi si stabilirono al loro posto e il Diluvio inumidì la
Terra, nacque questa putrefazione le cui zolle più calde originarono gli uccelli, le zolle più
umide i pesci, le zolle terrose le bestie striscianti, e dalla zolla media gli animali che
camminano. Ciò continuò fino a quando il Sole divenne più caldo, dopo di che si procrearono
per accoppiamento.
Alcune piante e animali provengono dai semi e altri spontaneamente dalla terra, come i vermi.
In Egitto, quando l'inondazione del Nilo si placa, i topi vengono creati in abbondanza dal fango
riscaldato. Plinio dice che li si vedono, ancora per metà vivi e per metà fangosi. Questo è il
motivo per cui tanti esemplari appaiono al raccolto, e si moltiplicano ulteriormente per
accoppiamento; poi, altrettanto all'improvviso scompaiono, nessuno sa dove. In estate si
possono incontrare rane che si formano dalla polvere e dalla pioggia, con un fondo senza vita e
senza piedi. Si formano così rapidamente e all'improvviso che c'è il detto “piovono rane”, che
spesso infestano interi villaggi. Le paludi generano rospi, specialmente da carcasse marce.
Ultimamente una donna incinta ha generato quattro creature simili a rane; ma questo assomiglia
a quanto diceva Paracleto, che se si fa a pezzi un serpente e lo si mette con del fango in un vaso
di vetro, si formano dei vermi che si trasformano in altri serpenti. Presso un fiume in Ungheria,
tremila uomini morirono perché i vermi crescevano dal loro corpo. I serpenti in genere
crescono dai capelli delle donne o dalle criniere dei cavalli o dalle spine dorsali degli uomini
deposte nelle acque.
Plinio dice che se ricopri di sassi il basilico o un granchio, esso diventa uno scorpione,
soprattutto se il Sole è in Cancro. Alcuni, come la salamandra, non hanno sesso e quindi non
producono uova. Si può dimostrare che un bue in putrefazione genera mosche.
Metti un bue in una stanza sigillata, colpiscilo a morte senza versare sangue, sigilla le narici, la
bocca e gli occhi con lino e pece e spalmaci sopra molto miele. Dopo circa un mese, non ne
rimane nulla tranne le corna, le ossa e i peli.
Tutto si trasforma in vermi e mosche. Allo stesso modo, vespe e calabroni vengono dai cavalli,
mentre i fuchi vengono dai muli e gli scarafaggi dagli asini o dai cani. Diversi scrittori
affermano che gli uccelli possono emergere dal frutto di un certo albero.
Come dice Paracelso, un tuorlo d'uovo si trasforma in un uccello, così il legno gettato nel mare
dà origine a una moltitudine di vermi che diventano anatre e poi oche.
Aristotele dice che le anguille non depongono uova, né hanno un grembo, ma si riproducono in
pozze fangose con l'arrivo delle piogge. Getta un cavallo morto o un'altra creatura in una pozza
permanente ed essa produrrà molte "anguille". Allo stesso modo i pesci sabbiosi e un tipo di
muggine si riproducono dalla schiuma del mare, la carpa dalla putrefazione dei laghi e i
crostacei, che ovviamente non possono accoppiarsi, si riproducono dal fango. Fanghi diversi
generano tipi diversi. Ciò è stato dimostrato a Chios gettando un certo numero di ostriche in
laghi vicino al mare, finora non si sono riprodotte.
Aristotele e Plinio, raccontando gli eventi di Alessandro in India, affermano che il cane da
mastino è generato da una tigre e da una cagna legata a un albero della foresta. Il risultato è un
cane così valoroso che disprezza i cinghiali e gli orsi e uccide i leoni. Allo stesso modo il cane
arcadico discende da un cane e da un leone. Ci sono vari cani in Francia e in Libia, tra cui il
crocuta, genere di un cane addestrato a lupo feroce; Io stesso ne sono testimone. I levrieri
veloci provengono da diverse generazioni di cani accoppiati con le volpi; altre razze di cani
vengono da incroci di mastini con levrieri, ecc. Mescolare tutti questi animali insieme darebbe
un cane potente, feroce, astuto, prelevando le qualità di ciascuno di essi. Altri cani sono come
nani fra uomini. Il Maltese è stato a lungo il preferito dai Greci, che lo allevavano per diletto. I
cani di piccola taglia devono essere allevati con altre razze di piccola taglia per mantenere le
loro qualità. Un cane e una scimmia genereranno un cane che conosce molti trucchi, come i
cani dei giocolieri.
Per rendere i cani forti e veloci, falli allattare al seno di altre bestie coraggiose come leonesse o
cerbiatti. Se si allattano con il latte di pecora diventano pigri e deboli. In India, nutrono i cani
con il sangue dei tori in modo che diventino senza paura quando affrontati dai tori. Per fare un
asino più grande e coraggioso, attaccalo appena nato a una cavalla, sostituendo il suo puledro al
buio in modo che non se ne accorga.
I muli sono il risultato di una cavalla e di un asino. L'hinnus proviene da uno stallone e da una
grossa asina; è come un mulo ma più lento e selvaggio. Il migliore e più veloce mulo è il
prodotto di un asino selvatico e di un'asina. Un quarto tipo sono i muli generati da un toro e un
asino, come si trovano nel Maghreb. Io stesso ho visto un animale con la testa di toro ma con i
pomelli per le corna.
Per quanto riguarda l'adulterio delle pecore, c'è in Corsica un animale chiamato “musimone”
che nasce da una capra e un montone. Allo stesso modo il "cinirus" è generato da un capro e da
una pecora. Sebbene ruvidi e ispidi, con ogni nuova generazione diventano più docili e con un
vello più morbido. Un "ibrido" è il genere di un cinghiale e una femmina di maiale.
Filostrato scrive che le leonesse a volte giacciono con i leopardi. Danno alla luce cuccioli
maculati che i leoni cercano di fare a pezzi, perché è una stirpe bastarda nata da una leonessa
prostituta. Anche i piccoli di un leone e di una femmina di leopardo o di una pantera sembrano
un leone con le macchie, ma mancano di coraggio e prendono dalla madre, come spesso accade
con i semi maschili mischiati. La “crocuta” è il risultato di una iena e di una leonessa,
l'”icopantera” di un lupo e di una pantera, maculata come un leopardo, ma con la testa di lupo. I
Greci affermano che i camelis della Battriana fossero figli di un cammello e di un cinghiale.
Vergognosamente, anche gli uomini lascivi si accoppiano con le bestie. Plutarco menziona un
pastore che portò con sé un bambino che aveva la testa d'uomo e il corpo di un animale,
probabilmente il risultato di sua moglie e del suo cavallo. Poi ci sono i casi di Fulvius Stella e
Aristonymus Ephesius che si accopparono rispettivamente con una cavalla e un anass, che poi
diedero alla luce bellissime femmine. Galeno dubita, e si pone la domanda sul come si
alimenterebbe la prole. Ma io dico che non è inconcepibile che ci siano uomini e donne la cui
costituzione non differisce molto dai cavalli e potrebbe essere compatibile con loro. Un altro
figlio di un uomo e di una capra aveva un volto umano e le cosce di una capra. Strabone scrive
della città di Ermopoli, dove i capri si mescolano alle donne, e Plinio scrive che in India gli
uomini uccidono le scimmie rosse perché bramano le loro mogli.
Per accoppiare uccelli di diverso tipo, come falchi e falconi, è necessario prima chiuderli,
separati, in una stanza a parte, in modo che si conoscano, quindi in primavera scegliere il
maschio migliore e posizionarlo con una femmina. Metti le uova che essa depone sotto una
gallina finché non si schiudono e crescono.
Pernici e galline si accoppiano prontamente e generano uccelli che somigliano a entrambi. Allo
stesso modo fagiani e galline di colore simile, nel modo sopra descritto. Io stesso ho osservato
come i polli di un giovane piccione ben sviluppato, accoppiato con una gallina, somigliassero a
piccioni con zampe di gallina; allo stesso modo galli e pavone.
Molte varietà di falchi si accoppiano tra loro. Oppiano dice che un falco o un falcone si
accoppia con un'aquila femmina per dare il "teocrono". Gli uccelli genitori spesso cacciano via
i loro pulcini se vedono che non stanno bene, e questi, volando via da soli verso terre
sconosciute, si mescolano e si accoppiano con quelli più simili ai loro. Il falco pescatore e il
corvo sono, come attesta Plinio, meticci di diverse specie di aquile.
È difficile per noi osservare i pesci sott'acqua. Ma alla luce di ciò che osserviamo negli altri
animali, possiamo aspettarci una commistione allo stesso modo.
Tuttavia Aristotele dice che non ci sono due tipi diversi di pesci che non si accoppino insieme
tranne che per le razze e simili, che generano i “rinobati”, ma io non ne ho mai visto uno.
I mostri vengono creati quando diversi semi vengono mescolati nell'utero. Hanno due teste o
più parti di quelle previste dalla natura; Io stesso sono testimone di uno di questi bambini a
Napoli. Straton dice che ciò potrebbe essere dovuto al seme gettato sopra il seme già presente.
Gli animali molto fruttuosi, come uccelli e cani, tendono a produrre più mostri dei cavalli.
Nella sua premura di produrre vita, la natura a volte produce troppo o troppo poco: gambe
mancanti, o quattro occhi, o ermafroditi. Nell'uomo, i mostri sono prodotti dall'accoppiamento
forzato quando il seme viene convogliato nei posti sbagliati, o perché i gemelli vengono
pressati insieme in un piccolo grembo. Si sono visti cervi con quattro corna, buoi con cinque
piedi, un cane con tre teste, serpenti con due teste o code. Ma soprattutto uccelli perché le loro
uova a volte hanno due tuorli: pollo con quattro ali e quattro zampe. Puoi provarlo tu stesso:
osservando le uova contro il sole, seleziona quelle che hanno due tuorli e lascia che le galline ci
covano sopra. Col tempo, uno di loro produrrà un mostro.
C'è un altro modo per produrre mostri. Proprio come possiamo modellare la frutta in qualsiasi
forma racchiudendola in una custodia ermetica, diciamo facendo assumere a un cetriolo la
forma di un serpente, così avviene con gli animali. Ippocrate menziona una tribù in Phafi che
premono il tenero cranio del neonato con delle bende per limitarne la crescita in modo che le
loro teste prendano una forma allungata. Con il tempo la natura si è abituata a questo tanto che i
loro neonati sono nati poi così; allo stesso modo si ereditano la calvizie, la miopia e le
deformazioni.
Empedocle dice che un bambino si forma in base a ciò che la madre guarda al momento del
concepimento. Damasceno scrive come una donna partorì un bambino peloso, perché c’era
un'immagine di Giovanni Battista nella sua camera. Allo stesso modo, le donne bionde possono
avere figli scuri o viceversa, o con le corna o con le labbra leporine. La loro immaginazione
colpisce i loro spiriti interiori, che influiscono sul sangue, che lascia un'impronta sul tenero
bambino nel grembo materno. Si racconta come Giacobbe collocò un palo fatto con la corteccia
chiara e scura di pioppi e mandorli accanto all'abbeveratoio: ciò provocò la nascita di agnelli
bianchi e neri. Allo stesso modo, i detentori di cavalli appendono arazzi di colore alloro o
grigio nelle stalle o sulla cavalla in modo che i puledri risultino dello stesso colore; e lo stesso
avviene con gli allevatori di piccioni. I pavoni della Norvegia, circondati continuamente dalla
neve, generano pulcini bianchi. Per procurarsi un cane irsuto, disponi la cuccia con velli spessi.
Ne consegue che, se uno vuole avere dei bei bambini, deve appendere quadri di Adonis e
Ganimede in camera da letto. L'ho visto io stesso, perché una donna ha tenuto una statua in
marmo di un ragazzo durante la gravidanza, e avvenne che diede alla luce un ragazzo pallido
molto simile ad essa.
I Greci avevano diverse idee su come un nascituro diventa maschio o femmina: seme caldo o
freddo, denso o debole, sinistro o destro nel grembo materno, sesso dominante nelle famiglie
dei genitori, o, più semplicemente, a caso. I medici ritengono che il lato caldo destro porti ai
maschi, il lato sinistro più freddo alle femmine (almeno così è con i maiali) e consigliano alla
donna di girare a destra dopo l'accoppiamento. Arieti e tori saltano a destra o a sinistra a
seconda del sesso dei piccoli che hanno concepito. Aristotele ci dice di porre le mucche contro
un vento fresco del nord per generare maschi e un vento caldo del sud per le femmine.
Per creare una macchia bianca su un cavallo, diciamo la fronte, radete i peli lì, possibilmente
con un ferro caldo. Per far crescere i capelli in corrispondenza di una cicatrice con lo stesso
colore degli altri, impastare dell'orzo macinato con la schiuma di nitro e il sale in pagnotte,
arrostirle in forno e ridurle in polvere; mescolare con olio e applicare sulla cicatrice; la pasta
pulisce ed espelle i cattivi umori alla piaga. Se fai un buco nella coscia di un bue e gli soffi aria
dentro, ingrasserà. Le pecore rosse o nere che bevono dal fiume Crathis diventano bianche. Il
colore di un agnello è lo stesso delle vene sul lato inferiore della lingua di un montone.
Aristotele dice che un uovo, se rotondo e caldo, si schiuderà in un pulcino, se allungato, in una
gallina. Un mio amico ha rotto il becco inferiore di un pulcino di gazza in modo tale che
dipendesse totalmente da lui per il cibo. È cresciuto molto amichevole con lui, chiacchierando e
imitandolo in tutti i modi.

Libro III - I segreti delle piante


Le piante crescono dalla terra e dall'acqua in putrefazione, riscaldate dal sole. I diversi luoghi
terrosi generano naturalmente piante diverse (se non seminate); per esempio il suolo cretese
crea cipressi e cardi. In generale la terra fine produce erba e la terra dura produce erbe legnose.
Il terreno proveniente da luoghi lontani, come quello utilizzato per la zavorra delle navi, dava
origine a piante sconosciute. I funghi crescono dalla corteccia in putrefazione, o dal tessuto
marcio e dal ferro arrugginito. Tarantino dice che se bruci un campo di stoppie in salita proprio
quando le nuvole stanno per piovere, allora germoglieranno in abbondanza i funghi velenosi.
Dydimo dice che gli asparagi crescono dalle corna di montone selvatico ridotte in polvere e
l’edera dal corno di cervo, ma Dioscoride non è d'accordo. Le felci crescono negli abeti e nei
pini, dove la loro corteccia decade nel terreno.
I miracoli consistono nell'effettuare cose contrarie al normale corso della natura. Ogni pianta ha
il suo modo di propagarsi, o seminando i semi, o per radici, o piantando il fusto o innestando un
ramo. Se cambiate questa modalità, o cambiate il loro terreno o luogo, la pianta che cresce sarà
diversa da quella naturale. Ad esempio, il seme di una vite bianca (che dovrebbe essere
propagato per gambo) dà una vino nero selvatico; gli acini di un fico danno origine a un fico
selvatico; le mandorle dolci e le olive diventano amare; il cavolo si trasforma in colza, il
basilico in betonia selvatica. Senza la cura dell'uomo, molti semi degenerano in qualità. Anche
la possente quercia, se coltivata in un terreno povero, crescerà come una vite.
L'innesto è per le piante ciò che l'accoppiamento è per gli animali. Non credete a coloro che ci
hanno provato e hanno fallito, perché l'innesto è reale. Il fico può essere innestato sul platano, e
il gelso sul castagno. Questa è l’origine dei nuovi tipi di frutta. Come dice Palladio, tali alberi
uniti carnalmente insieme danno frutti con i due succhi dei suoi genitori. Perché ciò avvenga
con il minimo disturbo, gli alberi devono avere lo stesso tipo di corteccia, la stessa stagione di
crescita, essere giovani e vigorosi (non più di due anni di crescita) e non già innestati. È utile
sigillare la pelle della corteccia di entrambi gli alberi insieme al terriccio che cresce sul quale
sono piantati; ciò per impedire che l'innesto si secchi. Per fare il terriccio, mettere le radici di
vite o di olmo in una fossa per dodici giorni, fino a quando non diventano una melma. Nel
modo seguente possiamo formare una nuova mela da pesche e pesche nocciole: prima tagliate
la corteccia a metà e tiratela via delicatamente, poi mettete un bocciolo dell'altro albero in
questo spazio, coprite bene con il mortaio, tagliate i rami vicini in modo che non ne prendano il
nutrimento e proteggete dalla pioggia. Allo stesso modo, arance e limoni, rose bianche e rosse.
Alcune piante che non hanno gemme, possono essere scheggiate insieme nelle loro radici.
Un altro modo di innestare, raccontato da Teofrasto, è quello di legare strettamente insieme un
gran numero di rametti di diversi tipi, ammaccati alla base, e posti nel terreno. Se si mettono
insieme, cresceranno come uno. In questo modo si possono formare viti con uve bianche e nere.
Ancora un altro modo è mettere i rametti in un tubo d'argilla; man mano che crescono, si
dissolvono l'uno nell'altro per formare un tronco, a quel punto il tubo si rompe. Io stesso ho
prodotto uve multicolori, agrodolci, anche se ci vuole molta pratica.
Secondo gli antichi, un terzo modo è prendere i semi o le bacche di alberi diversi e seminarli
avvolti insieme. Quando spuntano, legare i gambi con della cera in modo da formare un unico
tronco. Tuttavia, in questa materia, ho provato e ho fallito. Plinio scrive che questo metodo
avviene naturalmente quando gli uccelli espellono insieme diversi tipi di semi. In questo modo
si possono unire i susini; limoni; lattuga e prezzemolo; margherite di vario genere, ecc.
Diofane mostra che se un ramo d'ulivo è innestato su un'uva alla sua base, i suoi frutti sono una
qualche forma di uva d'oliva; allo stesso modo una vite innestata in un mirto, un susino o un
melo. Combinando gemme di alberi diversi, come pesche e mandorle, o arance e limoni, si
ottengono frutti con una noce dolce, o un frutto all'interno di un frutto.
Si possono innestare molti alberi su altri dello stesso tipo per migliorare i loro frutti, in
particolare il ciliegio. È più difficile innestare una mela su un limone, ma non impossibile.
L'innesto non sempre migliora il frutto, ad esempio pere su pesche, o mela su prugne.
Un mago, osservando la natura, può farne il suo strumento e compiere tante cose meravigliose.
Così può portare i frutti a maturare prima o dopo la loro stagione, facendo sembrare la
primavera come l'inverno, o l'inverno come l'estate. Per avere l'uva in primavera, un modo è
innestare una vite in un ciliegio. Puoi farlo facendo passare un tralcio di vite in una buca
scavata in un vicino ciliegio; quindi dopo due anni, taglia il ramo dalla madre e il resto del
ciliegio. I cetrioli in primavera possono essere preparati piantandoli in vaso prima della
primavera, tenendoli all'interno quando fa freddo e annaffiandoli con acqua tiepida. Si può
ritardare il frutto autunnale di un fico coprendolo, quindi scoprendo l'albero in primavera
quando i frutti maturano rapidamente. Se metti gesso o calce su un ciliegio prima che sbocci,
darà rapidamente la ciliegia prima del suo tempo, ma poi morirà. Le cipolline, oppure il pepe,
l'olio e lo sterco di piccione, fanno maturare rapidamente i fichi; similmente il letame accelera
lenticchie, meloni e molti altri frutti e fiori.
La frutta, come i cetrioli, se tenuta umida al riparo dal sole e dal vento, si manterrà fresca a
lungo. Il limone può dare frutti tutto l'anno se i suoi frutti vengono tagliati e potati in piccoli
lotti. Per avere carciofi, rose o gigli, per la maggior parte dell'anno, seminali in lotti da
novembre a marzo.
Per avere prima frutti che sono molto tardivi, non dobbiamo utilizzare vasi refrigeranti ma
innestare gli alberi nuovi su quelli precedenti. Così un certo innesto di ciliegie, o di un albero di
pere su un salice, produrrà frutti tardivi. Tutti i tipi di frutta possono essere fatti tardivi, dall'uva
alle rose. Per i fichi e l'uva, staccare i primi frutti, per far germogliare i frutti tardivi. Un altro
modo è piantare tardi, come per i cetrioli. Per le fragole in inverno, cogli quelle verdi in estate,
copri con terra e portale all’aria in una settimana soleggiata in inverno.
Esistono diversi modi per ingrandire la frutta. Per esperienza posso dire che un albero da frutto
che viene innestato su un altro della stessa specie produrrà frutti più grandi; ad esempio mele,
cedri, castagne, nespole, albicocche; il melograno sul mirtillo, i gelsi sui fichi. Un altro modo è
quello di cogliere il frutto più piccolo in un ramo in modo che il succo dell'albero rafforzi
quello più grande, proprio come una madre può allattare al seno un bambino in più dei gemelli;
questo funziona con le mele. Ancora un altro modo è scavare intorno all'albero, stendere sterco
e annaffiare abbondantemente, specialmente con cedri e pere. Per i peschi, applicare una pinta
di latte di capra per tre giorni quando fioriscono. Un buon modo per produrre fertilizzante è
prendere letame e sterco di maiale, aggiungere la feccia di vino e la crusca d'orzo e conservare
in un luogo asciutto; dopo un anno aggiungere dell'aceto. Applicare attorno alle radici degli
alberi e coprire con terra. Per i piselli e i fagioli, si possono ammollare in acqua e aggiungere
anche nitro prima della semina. Teofrasto mostra come fare dei melograni enormi: fissa una
pentola bucata attorno a un bocciolo sul ramo, piegala fino a un buco nel terreno e fissala lì; il
frutto, ricevendo più umidità del normale, raggiunge dimensioni enormi. In generale i semi
dalla parte più interna del frutto crescono in frutti più grandi degli altri.
Ci è stato detto che per coltivare frutta senza un nocciolo, bisogna piantare rami da cui hai
rimosso il suo midollo interno. Ma secondo la mia esperienza la pianta morirà poiché è il
midollo che la nutre. Un altro modo è attraverso l'innesto. Prendi un ramo di salice di due
metri, perforalo e passalo su un giovane pesco. Quindi piega l'albero in modo che formi un
arco; dopo un anno, tagliare la pianta sotto il punto di giunzione. Un'arancia innestata su un
albero di mele cotogne porta frutti senza semi. Per l'uva senza semi, tagliare un ramo a metà,
rimuovere con cura il midollo interno con una pietra senza danneggiare i germogli, posizionare
una testa di scilla all'interno, legare con carta e piantare in un luogo umido. In generale un
frutto selvatico in un ambiente duro ha un nocciolo grande e duro, ma un albero ben nutrito dà
piccoli noccioli morbidi.
Gli stessi metodi possono essere usati per coltivare noci senza guscio, vale a dire rimuovendo il
midollo di un albero di noci e mettendo un palo di olmo per impedire che il midollo cresca
verso l'alto. Applicare sterco di suino alle radici, soprattutto appena prima che le noci inizino a
maturare. Tagliando la corteccia dell'albero, la buccia è più morbida, perché la corteccia
corrisponde al guscio.
Per far crescere frutti di un certo colore, l'albero deve essere innestato su un albero del colore
desiderato. Quindi le mele rosse dovrebbero essere innestate su un platano, le arance rosse su
un melograno rosso, le arance rosse/mele/pere/fichi su un gelso, i gelsi bianchi su un fico. In
genere, senza cura, le piante producono fiori e frutti biancastri appassiti; con cura, i colori sono
più luminosi e più scuri. Le mele diventano più rosse con il sole diretto. Se i semi, diciamo di
pesca o melone, sono immersi in un liquido colorato, o piantati all'interno di una carota,
cresceranno dello stesso colore. La lattuga può essere sbiancata legando le cime delle foglie
due giorni prima del taglio.
Per cambiare i colori dei fiori: si dice che un garofano innestato su stelo di cicoria dia un fiore
rosso azzurrognolo; ho sperimentato io stesso che un garofano bianco innestato in una carota dà
un fiore azzurro mare. Una rosa o un gelsomino innestati su una ginestra danno fiori gialli. Se
un bulbo di giglio è posto nell'ocra rossa, darà fiori dello stesso colore; oppure innaffiarli con
un filo di vino rosso. Allo stesso modo, l'edera bianca si ottiene applicando terra bianca gessosa
o anche zolfo.
Come con i colori, così con gli odori. Un limoncello innestato in un cedro dà un frutto dal
profumo molto gradevole. Un altro modo è innaffiare i rami con muschio, acqua di cannella,
acqua di chiodi di garofano o acqua di rose in modo che assorbano l'odore. O immergendo in
quest’acqua i semi, ad esempio, di carciofi, lattuga e meloni; o immergendo cedri nell'acqua di
miele, cetrioli nel latte o lattuga nel vino.
Ci sono alberi che se scorticati, il calore esterno scende alle loro radici e muoiono. Altri alberi
possono essere tagliati e perforati; così espellono gli umori dannosi, proprio come i corpi
umani espellono le tossine con il sudore.
Prendiamo ad esempio, mandorle, mele e melograni. Se un albero ha un frutto troppo dolce,
innestalo su uno amaro per produrre un miscuglio migliore; per esempio, ciliegie su un alloro o
mele su mele cotogne. Per produrre una mandorla non amara, pianta un chiodo nell'albero in un
punto basso in modo che la sua gomma amara fuoriesca. In alternativa, fai un buco nel tronco e
riempilo di miele. Ciò che dai da mangiare a un albero influisce sul gusto. Innaffiare i meli con
l'urina li migliora, così come l'indivia con acqua salata, il colewort con acqua nitrata.
Ritagliando le cime di lattuga o di porri, le seconde foglie sono più dolci.
Come produrre frutta di qualsiasi forma. Prendi le due metà di un vaso di terracotta della forma
desiderata, come la testa di un uomo, e fissale su un melo in crescita: esso crescerà e prenderà
questa forma. Inoltre si possono applicare i colori all'interno del vaso e vengono
assorbiti dal frutto. Cetrioli e zucche in particolare possono crescere in qualsiasi
forma, come un drago o una tazza. L'Africano dice che se scrivi delle lettere sul
nocciolo di un seme, l'albero darà frutto con quelle iscrizioni. Io stesso ho provato
questo: scrivi sulla buccia di un frutto mentre è giovane e crescerà con quella
scritta ingrandita.
Gli antichi descrivono molti altri modi per migliorare le piante. Il mirto cresce
meglio in compagnia delle rose; gelso con legno di trementina incastrato in esso. Il
cumino cresce meglio se lo maledici mentre spargi i semi. Queste sono tutte piante
senza valore. Ma ho avuto un albero meraviglioso su cui ho innestato tre alberi
diversi, un'uva, un pesco e un ciliegio, provocando molta allegria.
Gli antichi mescolavano vini con vari antidoti contro il veleno. Teofrasto scrisse che ad Eraclia
c'era un vino che faceva impazzire gli uomini e le donne sterili; un vino di Thrasus fa dormire, e
un altro vino fa vegliare. Per fare il vino che protegga dal veleno, taglia un tralcio di
vite, estrai il midollo e mettici dentro l'elleboro, quindi legalo saldamente con
ramoscelli e argilla. Oppure immergi le radici con l'antidoto. Se la scammonio, o
l'elleboro, viene innestato su una vite, produrrà vino ftorio che uccide i bambini nel
grembo materno. Allo stesso modo si possono fare i fichi che sono purganti. Si può
innaffiare la vite o il cetriolo, o immergere i semi delle zucche con acqua di elleboro per
una settimana.
Infine come ottenere un aumento della resa di cento volte (ma non sempre perché il
freddo e il caldo, i vermi, gli uccelli e le talpe ne distruggono alcuni, tranne i legumi
amari). Il motivo principale per cui la resa non è così grande è che alcuni grani non
sono così prolifici come gli altri; Dio voleva che fossero mangiati. Inoltre il grano a
volte non viene seminato nella giusta stagione. Il trucco è scegliere i semi centrali, non
il più grande o il più piccolo perché quelli sono i più deboli. Quindi lavateli ,
imbeveteli di unguento grasso e grasso di capra, fateli abbracciare dalla muffa tiepida
e piantateli nella luna piena.

Libro IV- Affari domestici


Dopo tutta la cura nel produrre il frutto, vediamo ora come conservarlo. Perché sarebbe pigro
lasciarlo marcire. Innanzitutto come conservarlo sul proprio albero, proteggendolo da uccelli e
insetti e cadere per il vento. Alcuni li legano ai rami, o addirittura li ricoprono completamente
con malta di paglia; possono essere conservati per un anno. Per l'uva, riempire di sabbia una
fossa profonda un metro vicino alla vite e legare i grappoli d'uva su un telaio sopra, coperto per
proteggerlo dalla pioggia (ma non ha funzionato per me). Meglio raccogliere i grappoli precoci
in modo che al loro posto crescano dei novellami, quindi coprirli con coccio in modo che l'uva
non tocchi i lati. Un modo che funziona è prendere una vite che cresce vicino alla casa e far
entrare con cura alcuni rami attraverso una finestra; aprirla quando è bello e chiuderla quando è
freddo o ventoso. Poi, quando verrà la primavera, liberare la vite dalla sua prigione e presto
germoglierà l'uva. Un altro modo è mettere un vaso di terracotta attorno a uno dei rami e
riempirlo di terra; prendere un secondo vaso pieno d'acqua, dal fondo del quale un po' d'acqua
può colare sulla prima pentola, conservandola umida per tutta l'estate. Il germoglio genererà
ramoscelli e uva in pochissimo tempo.
È più difficile conservare i fiori perché sono fragili. Se prendi un bocciolo di rosa e lo racchiudi
in una canna che cresce adiacente, rimarrà fresco. Allo stesso modo, gigli racchiusi in un
bastone.
Perché la frutta marcisce? È la temperatura e l'umidità variabili dell'aria causate dalla
moltitudine di influenze celesti. Combinato con il calore naturale di un frutto, fa esaurire la sua
umidità e quindi appassisce. Teofrasto cita alcuni luoghi peculiari come le grotte della
Cappadocia e della Media dove carne e frutta si conservano naturalmente per anni. I frutti
dovrebbero essere appesi in "casseforti" che dovrebbero essere fredde e asciutte e avere finestre
solo a nord. Altri frutti, come le prugne, dovrebbero essere essiccati al sole; il grano non
dovrebbe avere segatura, il cui calore lo putrefà. Fagioli e legumi devono essere accuratamente
asciugati e affumicati appesi in alto. Carne e pesce si conservano fino a un mese in cantine
molto fredde e asciutte. Queste cose le ho viste in un monastero in cima ad una montagna.
Il momento migliore per raccogliere la frutta è quando il caldo è minimo, cioè quando i pianeti
fanno presagire freddo e secco, ad esempio la luna calante. Il sole è caldo e secco, e la notte
fredda e umida, quindi non si può dare una regola diretta in questo caso. I cedri devono essere
raccolti con i loro rami in una notte senza luna. Le pere devono essere raccolte ancora dure e
verdi tra le 7 e le 10 del mattino o tra le 2 e le 5 del pomeriggio, con luna calante. Il grano va
tagliato, lasciato al sole, raffreddato per un'intera notte, quindi conservato in una stalla al
mattino presto. Fagioli e piselli devono essere tagliati appena prima della luna nuova, quindi
lasciati asciugare al sole.
Il primo segno di putrefazione è dove il gambo si attacca al frutto. Bisogna fare attenzione che i
frutti non siano completamente maturi e non farli battere o ammaccarsi a vicenda. Se si
immerge l'estremità del gambo nella pece, il frutto si conserverà più a lungo. Le mele devono
essere adagiate con il gambo rivolto verso il basso e senza toccarsi, in particolare le pere. Come
il vino va a male velocemente se è composto da una miscela di uve, così con la frutta. Gli
agrumi vanno tagliati con i loro rametti, i fichi con l'ombelico.
I frutti che crescono nel terreno concimato possono deteriorarsi, poiché, circondati da calore e
umidità, hanno in sé il marciume, per così dire. Altrimenti avviene in luoghi freddi e asciutti; in
montagna, il frutto è duro e si conserva. Ogni paese ha i suoi frutti che si conservano meglio.
Ad esempio, datteri e palme dovrebbero essere coltivati su terreno sabbioso.
Come deporre la frutta in luoghi speciali per prevenire che il calore e l'umidità dell’aria li
danneggi. Aristotele dice che le mele dovrebbero essere poste in contenitori chiusi in modo che
l'aria esterna non inizi la loro corruzione. Palladio va oltre e sigilla ogni frutto con malta e pece
o anche una crosta di cera. Altri posizionano segatura tra i frutti affinché rimangano asciutti. I
fagioli possono essere messi nell'olio e ricoperti di cenere.
Questo metodo mantiene l'aria al di fuori, ma è comunque soggetta a variazioni di calore e
freddo. Democrito cercò un modo per mettere il vaso di terracotta sigillato con il frutto
all'interno in una vasca di vino, o cisterna d'acqua, galleggiante o affondata con l'aiuto di pesi.
In caso contrario, posizionare i recipienti in fosse sotterranee o in un fossato dove l'acqua scorre
continuamente intorno. Ancora meglio dei vasi di terracotta, sono i vasi di vetro chiusi con
sughero. Ho conservato per sempre api, lucertole, capelli, ecc. ricoprendoli di ambra. Per prima
cosa mettete l'ambra nella cera bollente per ammorbidirla.
Un altro modo è quello di immergere il frutto in liquidi che sfidano la putrefazione, come
cenere, vino, aceto o salamoia. Il miele puro, in particolare, è così efficace che anche una mela
che ha appena iniziato a marcire con i vermi, verrà preservata e impedirà la propagazione del
marciume. Sfortunatamente, il frutto perde il suo sapore in questo modo.
Avendolo provato io stesso, posso dire che pesche, uva e fichi si conservano meno bene di mele
e pere, e le noci si conservano per un anno, a causa della mancanza di umidità al loro interno.
La frutta può anche essere conservata nel vino. Gli antichi non sono d'accordo se usare vino
nuovo o vino normale, o terracotta o botti. Uva e cetrioli devono essere appesi sopra il vino o
l'aceto, senza nuotarci dentro. Per le pesche bisogna prima chiudere il passaggio al gambo con
la pece e rendere l'intero vaso ermetico. Olive e uva si tengono a vicenda se le metti in uno
schema alternato. Dal momento che il vino stesso diventa acido dopo un po', è meglio estrarne
la quintessenza per distillazione in modo che sia privo di putrefazione. Ho visto un pesce a
Firenze in un bicchiere di distillato sigillato, conservato per 40 anni.
Infine, il sale impedisce al cibo di decomporsi. Omero lo chiamava divino per questo motivo, e
gli egizi lo applicavano alle mummie. Far bollire dell'acqua salata o di mare, quindi metterci la
frutta, lasciare raffreddare la soluzione, togliere la frutta e asciugarla. Prima di mangiarla,
immergila in acqua dolce per due giorni. Un po' di sale aggiunto al vino lo conserva per un
anno. I frutti naturalmente salati si conservano più a lungo.
L'olio avanzato è ottimo per conservare cibi e fiori. Catone consiglia di cospargerlo nei granai
per conservare il grano, e su stoffe o scarpe, per evitare che le tarme le mangino.
La segatura, per la sua secchezza, è un ottimo conservante. Ogni frutto si conserva meglio nella
polvere secca delle proprie foglie, proprio come le olive si conservano meglio nell'olio e l'uva
nel vino. Può anche essere tenuto in lana, pula, paglia, erba secca e simili.
Le arance non si decompongono se immerse nell'orzo; similmente mele e funghi in seme di
miglio, pere in granella.
Quicksilver è un ottimo conservatore. La carne appesa a un chiodo di ottone si conserva a
lungo perché l'ottone si secca. Per preservare un corpo, sventralo, rimuovi il cervello, tutti gli
organi interni, il grasso e il midollo nella spina dorsale. Quindi appendilo per i piedi per quattro
ore, lavalo con una spugna con aceto o acquavite. Una volta asciutto, affumicatelo con mirra,
rosmarino, alloro e cipresso per due giorni. Preparare una miscela di 5 libbre di calce, 1 libbra
di allume, 2 libbre di sale, 1/2 libbre ciascuna di aloe e mirra, 3 once di olio di nardo, cinque
fiori di rosmarino in polvere, 2 fiori di ottone verde bruciato e chalcantum (vetriolo blu), 4 di
teriaca, 1/2 libbra di polvere di cipresso, 1 oz di zafferano, 3 1/2 oz di semi di colocynth, 12 oz
di polvere di antimonio, 21 oz di ceneri di fecce di vino, mezzo g di muschio, 2 g di ambra.
Schiacciateli con un mortaio fino a ridurli in polvere fine e strofinateli energicamente sul corpo
per tre giorni.
Avendo preso la briga di preservare il frutto del nostro lavoro, resta da vedere come usarlo.
Comincio con come fare il pane, ma non del tipo ordinario. Il trifoglio di Walter, le castagne, i
fagioli di loto o di giuggiolo, i datteri molto secchi, ecc., possono essere macinati in farina e poi
impastati con acqua o latte.
Quando il grano è costoso, si può fare il pane con le radici macinate di wake-robin o arume
selvatico. Tagliare le radici a fettine sottili, far bollire, buttare via l'acqua e far bollire ancora,
finché le radici non avranno un sapore amaro. Appendere ad asciugare e poi macinarli in
polvere con l'aggiunta di un po' di farina di frumento. Allo stesso modo, per le radici di
asfodeli, colza e rape. Lessate a lungo le bucce spesse delle zucche; passatele in un lino per
eliminare le parti grosse; e lasciare asciugare.
Luoghi diversi producono pane da varie piante: miglio, orzo, panico verga, mais, piselli,
lenticchie, fagioli, ghiande e lupini. Per quest'ultimo, mescolare bene la polvere con l'acqua,
quindi scolare l'acqua e ripetere tre volte, fino a quando il composto non è amaro. Lasciar
asciugare e aggiungere un po' di riso bollito; aggiungere una doppia quantità di farina di
frumento con lievito per produrre il pane.
Ora scriverò di come aumentare il peso del pane, o integrando il grano, o addensando il
composto, o espandendolo. Quanto al primo, è comune usare gesso, riso, miglio e latte. Ho
anche scoperto che si può usare il grano per accrescerli! Il trucco è far lievitare l'impasto non in
un solo pezzo ma continuare a nutrire il suo calore interno in tre o quattro lotti, aggiungendo
ogni volta il precedente.
Come dice Plinio, solo assaggiare il burro, o le dolci piante di liquirizia e hippace, riduce la
fame. Gli Sciti potevano resistere per dodici giorni solo con queste due erbe. Ma non è chiaro
se "hippace" si riferisca al formaggio prodotto con il latte di cavalla. Gli indiani occidentali
usano un'altra erba, il tabacco, per sopportare la fame. Fanno delle palline, ne mettono una tra i
denti e il labbro inferiore e ne succhiano il succo. Heron cita la composizione epimenide, fatta
di cipollotto, lessato ed essiccato, sesamo, papavero e miele; bisogna solo prendere un boccone
alle 14 e alle 22 per passare la giornata.
Plinio dice che in Oriente si fa vino di datteri o fichi, con un sapore di miele. Si fa mettendo i
datteri maturi in una brocca con un foro chiuso sul fondo e aggiungendo da tre a cinque litri
d'acqua; lasciarli così per dieci giorni. Il vino può anche essere fatto con pere sbucciate e
pressate a pesi; o di melograni, mirtilli. Ma una qualità di vino può essere fatta con l'orzo, o il
miglio, o il riso. La birra può essere fatta con il grano, ma nel nord si aggiunge il luppolo. Da
grano e luppolo si ottiene la migliore acquavite. Aggiungi diciotto libbre di miele (o uvetta) a
nove vasi d'acqua in un calderone, porta a ebollizione, rimuovendo la schiuma che si forma.
Quindi versare in un recipiente per il vino, aggiungere due libbre di tartaro di vino rosso e far
bollire per scioglierlo; aggiungere un ottavo di aceto per togliere la dolcezza in eccesso; lasciate
riposare per qualche giorno, filtrate con un canovaccio e aggiungete del vino per aggiustarlo.
Dopo il vino viene l'aceto. Quando il vino scarseggia, si può ricavare l'aceto dai fichi.
Raccogliete quelli che sono caduti a terra sotto la pioggia, fateli fermentare in un'anfora finché
non diventa tagliente e versate l'aceto in un recipiente. Alcuni aggiungono acqua e fichi maturi
fino a quando non sa di aceto. Bollire la soluzione e filtrare la sporcizia; aggiungere un po' di
sale per prevenire la crescita dei vermi. L'aceto può anche essere fatto da datteri, miele, pere,
pesche. Se hai fretta, aggiungi sale, pepe e lievito acido al vino e spegni in esso un metallo
rovente. Ma è meglio aggiungere qualche uva acerba al vino nuovo e sarà pronto in sette giorni.
Potete raddoppiare la quantità di qualsiasi aceto aggiungendo acqua di mare bollita; poi
ammollare l'orzo e aggiungerlo al liquido con il sale riscaldato; lasciar riposare per una
settimana.
Il vino diventa facilmente acido. Per testare la qualità del vino, versalo in un vaso nuovo e
annusa il contenitore originale; se ha odore di corruzione, è un segno che il vino putrefà
facilmente. Altri prendono un po' di vino dal centro, lo scaldano, lo lasciano raffreddare e poi lo
assaggiano; se sa di acqua allora non va bene. Se un vino comincia a emettere calore, è segno
che sta esalando la sua anima; puoi rimediare aggiungendo acquavite. Si può anche mantenerlo
fresco mettendo nel vino una fiala di vetro piena di argento vivo. Oppure aggiungi uno strato di
olio in alto per evitare che lo spirito evapori. Un altro modo è aggiungere un'oncia di sale, o un
composto di tre albumi ben sbattuti con sale; schiarirà il liquido in quattro giorni.
Come fare l'olio se le olive sono scarse. Lasciate maturare al sole i chicchi di olio di ricino fino
a quando la loro buccia non si rompe. Pestare la polpa con un mortaio e metterla in una pentola
di latta smaltata piena d'acqua. Far bollire il composto fino a quando non si forma uno strato di
olio in superficie; schiumare questo con un guscio. L'olio non è commestibile ma va bene per le
candele. In alternativa, raccogliere le bacche di un albero di lentisco in un recipiente, lasciar
riposare per un giorno, versarvi dell'acqua calda e premere bene; il liquido che ne esce ha uno
strato galleggiante di olio. Altri alberi che producono olio sono l'albero di trementina, arbusti di
alloro, semi di sesamo, bacche di platano, sicomoro, faggio, castagne e ghiande, tutti i tipi di
noci comprese noci e pistacchi, semi di ravanello, ecc.
Come fare il filo: Il modo più comune è farlo con canapa e lino. Il lino viene essiccato al sole,
quindi i fasci di esso vengono lasciati a bagno in acqua tiepida e poi messi ad asciugare di
nuovo; alla fine vengono martellati, separati in fili e pettinati per ammorbidirli. La canapa è
usata per le corde. Ogni paese ha le sue piante che producono filo, ad es. ortiche, agave, ecc.
Infine, come schiudere le uova senza farle covare da una gallina. Proprio come si schiuderà
sotto qualsiasi uccello, sia esso anatra o piccione, si schiuderà anche con il calore delle persone.
Ho visto donne tenere un uovo in seno e, quando necessario, passarselo l'una all'altra in modo
che si mantenga caldo. Inoltre, proprio come gli altri quadrupedi che depongono le uova nella
terra, coprire le uova di gallina nello sterco quasi fino in cima le manterrà calde. In Egitto fanno
un piccolo forno ricoperto di sterco e riscaldato da un fuoco. Per esperienza personale si
possono ricoprire le uova con la segatura e l'intero forno con una pelle di pecora, il tutto
riscaldato da una lampada con tre o cinque stoppini a seconda della stagione. Metti le uova al
sole per vedere quali sono marce. Prendete nota di quando mettete le uova, perché il ventesimo
giorno vanno portate in un pentolino in modo che quando si schiuderanno la gallina se ne
prenderà cura.

Libro V - Alchimia
Tanto per cominciare, una parola di cautela, perché l'intero soggetto è guardato con disprezzo e
disonore grazie a uomini rozzi attratti da vane speranze di fare l'oro.
Invece di trasmutare i metalli, hanno convertito in nulla i loro beni, ingannando gli altri. È un
argomento meraviglioso, ma non faccio promesse d'oro, di pietre filosofiche o di liquori
immortali.
Lo stagno sembra un po' come l'argento. Si lega con altri metalli per renderli più bianchi ma più
fragili (tranne con il piombo). Ciò che distingue lo stagno dall'argento è una serie di qualità
accidentali: si rompe più facilmente, ha un suono sordo, ha un colore più chiaro e si scioglie più
velocemente. Rimuovendo queste qualità lo si fa passare per argento. Per cambiarne il suono,
scioglilo e spegnilo in urina o olio di noci, e ripeti sette volte. Per renderlo più duro, prima
romperlo in polvere; fatelo sciogliere fino a renderlo molto liquido, e mentre si raffredda
mescolatelo continuamente con un pestello di legno per formare polvere come particelle.
Passate al setaccio e fate sciogliere di nuovo i pezzi più grandi. Mettere lo stampo in polvere su
un crogiolo e fatelo scaldare ma, prima che si sciolga e cominci a montare in un solido,
lascitelo raffreddare e poi sbriciolarlo nuovamente in polvere; ripetere questo almeno tre volte.
Sembrerà molto simile al piombo. Ora che è impermeabile allo scioglimento, mettilo in una
fornace per quattro giorni finché non diventa cenere bianca. Mettere nell'aceto e portare a
bollore finché il colore non cambia e si addensa; togliere il liquido e versare l'aceto fresco;
ripetere fino a quando tutta la cenere è sparita. Ora distillate l'aceto, e alla latta rimasta
aggiungete un po' di piombo e una terra grassa per unirli insieme, ad esempio sapone e calce, o
salnitro e zolfo. Il risultato dello stagno che unisce il piombo è un ottimo argento.
Che lo stagno fosse molto simile al piombo era noto agli antichi che a volte chiamavano lo
stagno "piombo bianco" e il piombo "stagno nero". In effetti, si può cambiare piombo in stagno
rimuovendo la sua terrosità dal suo argento vivo. Lo fai sciogliendolo più volte. Dioscoride
scrive anche che se uno si scioglie e poi brucia completamente l'antimonio si trasforma in
piombo. Galeno dice che se metti il piombo in cantine umide, si gonfia e diventa più pesante. È
facile cambiare il piombo in argento vivo: limalo in una polvere fine e per ogni 2 libbre di
piombo metti 1 oncia di salnitro, 1 oncia di sale comune e 1 oz polvere di antimonio. Mettere il
composto in una storta di vetro circondata da sabbia e scaldare in un forno, prima a fuoco basso
ma poi a tutto volume per quattro ore. Il liquido che ne esce è argento vivo, un'oncia per ogni
libbra di piombo. L'argento vivo contraffatto a buon mercato che si ottiene di solito prendendo
il piombo, e per ogni libbra si aggiunge un'oncia del metallo chiamato marciasite. Scioglieteli
insieme, mescolate e aggiungete quattro libbre di argento vivo caldo; quando è ben legato,
versalo in acqua fredda in modo che galleggi sopra. Non è vero argento vivo, ma si comporta
molto come tale.
Per sbiancare l'ottone, prendere i liquidi di arsenico o litargico [PbO] o marcasite [FeS 2 ] o sale
alcalino (trovato in Africa sotto la sabbia) o salnitro, e in esso versare ottone rovente; oppure
fondere il rame e versarlo dentro. Diventerà bianco come argento. Ma un avvertimento: queste
operazioni cambiano semplicemente il colore attaccandosi alla superficie; non durano nel
tempo e si scopre facilmente che sono contraffatti testando con una pietra di paragone. Eppure
la lucentezza che danno alla superficie è ancora meravigliosa. Un modo migliore è sciogliere
del piombo in una pentola di terracotta e cospargervi un terzo della quantità di polvere
d'argento. Dopo che si sarà raffreddata, rompete la pentola e sopra ci sarà una gelatina;
applicalo sull'ottone fuso per farlo diventare tutto bianco.
Anche legare argento e ottone insieme va bene, ma con il tempo si annerisce.
Ancora meglio è il seguente: prendi 6 once di fecce di vino, 8 once di cristallo di arsenico, 12
once di argento vivo sublimato, 2 once di salnitro, 1 bicchiere da 12 once; schiacciare il
composto in una polvere e cospargerne un po' in una pentola di terracotta, quindi aggiungere 3
once di lastre di rame sottili e continuare ad aggiungere la polvere; coprire e sigillare la pentola
con malta, legarla con del ferro e metterla in una fornace coperta di carbone per sei ore. Fate
raffreddare, rompete la pentola e vi accorgerete che i piatti sono diventati fragili. Ora sciogli 2
libbre di ottone e cospargici questa polvere, quindi aggiungi 1 libbra di argento; finalmente
lancia in acqua bollente con sale e fecce di vino per far diventare la lega bianchissima.
Un altro metodo consiste nel prendere polvere di un minerale arsenico di colore dorato,
mescolarla con una uguale quantità di limatura di ottone e metterla in un po' di feccia di vino;
poi sciogliere un po' d'argento in acquaforte e versare sopra il rame; lavorare l'impasto con il
marmo rosso fino a formare un solido, lubrificandolo con gocce di olio di sale ammoniacale;
asciugarlo al sole caldo e ripetere aggiungendo l'olio e facendo asciugare; mettere in un
bicchiere, immergere in un letamaio, fino a quando il composto non si scioglie in una gelatina;
immergi i pezzi di bronzo e si tingeranno come l'argento. Un metodo semplice è prendere
quantità uguali di sale ammoniacale, allume e salnitro, con un po' di limatura d'argento,
scaldare forte e strofinare la miscela sull'ottone. Meglio è sciogliere dell'acquaforte d'argento, e
aggiungere delle fecce di vino e di sale ammoniacale; lasciare decantare, formare delle palline
con il precipitato e strofinare su un metallo. Ma nota che qualsiasi liquido tagliente come l'aceto
sbiadirà il colore.
Il ferro è pieno di zolfo terroso che lo rende difficile da sciogliere e lavorare.
Per cambiarlo in ottone, è necessario rimuovere questa terra. Si dice che in Pannonia vi sia un
lago tale che il ferro che vi viene immerso diventi fangoso, ma quando viene cotto nel fuoco si
trasformi in ottone. Possiamo farlo artificialmente riscaldando il ferro fino a quando non è
rovente, cospargete un po' di zolfo e, una volta sciolto, versatelo in un calco.
Sciogliere con acquaforte composto da vetriolo e allume. Fate bollire questo liquido e il
restante solido, una volta fuso, è di ottone. Per rendere bianco il ferro, pulirlo prima
accuratamente riscaldandolo molto e facendolo raffreddare in un liquido composto da lisciva
forte e aceto con un po' di sale e allume. Quindi fare un impiastro di argento vivo e piombo,
pestarlo in polvere e metterlo con il ferro in un recipiente. Sigillate il recipiente con della
calcina, e mettetelo in una fornace per un giorno intero; il ferro fuso diventerà bianchissimo.
Come congelare l'argento vivo: metterlo in un recipiente e aggiungere dell'acqua, quella che il
fabbro usa per spegnere il ferro. Aggiungere anche sale ammoniaco, vetriolo e verderame, il
doppio della quantità di mercurio. Mettetelo a bollire, sempre mescolando il composto.
Aggiungere acqua calda mentre bolle; dopo sei ore è solido. In alternativa, fatene due semisfere
di fissaggio in ottone; versare l'argento vivo insieme a quantità uguali di arsenico bianco e
tartaro. Chiudete e sigillate, quindi riscaldate fino a quando diventa rovente, aprite la sfera
(potrebbe essere necessario martellarla) e troverete l'argento vivo rappreso. Scioglierlo,
aggiungere tre parti di ottone fuso, per farlo sembrare molto simile all'argento. Con l'argento
vivo si possono usare anche argento e arsenico rosso; bollirlo in olio di lino per dodici ore.
Prendi un vaso di terracotta lungo sei piedi, largo un piede, rivestito di vetro all'interno e una
piccola storta che si apre in alto; quando è rovente, versare dieci libbre di argento vivo, togliere
il fuoco e circa un'oncia d'acqua di mercurio uscirà dal tappo. Sciogliere un po' d'argento
nell'acquaforte e farlo evaporare a fuoco basso. Distillare un po' d'acqua due volte e versarla
sulla spessa evaporazione. Aggiungi una libbra di argento vivo; dopo un giorno, un bellissimo
albero d'argento spunta dal basso. Lo stesso può essere fatto di oro e acquaragia.
Per dare all'argento un colore dorato, fondere l'ottone con l'antimonio e aggiungere una mezza
parte di argento, meglio con un po' d'oro. Per tingere l'argento con l'oro, mettere prima la calce
viva in una pentola bucherellata sul fondo e coprire con un pezzo di legno; aggiungere acqua
calda, raccoglietela dal fondo e aggiungetela ancora fino a quando il liquido non sarà una
lisciva nitida.
Metti la polvere di antimonio in questa lisciva a fuoco basso e lasciala bollire ed evaporare
finché non diventa di un colore viola e si asciuga. Scioglietelo nell'olio di tartaro e colatelo su
piatti d'argento e d'oro; riscaldarlo fortemente fino a quando la lega appare come l'oro. Se
aggiungi tre parti di argento vivo congelato, come descritto prima, con una parte di argento,
questa miscela assume una tonalità dorata. Per rendere il colore più intenso, scioglierlo con una
parte uguale d'oro, versarvi sopra dell'aceto piccante e far bollire per sei ore.
Per fare l'oro dall'argento, riscaldare e fondere la limatura di ferro in un crogiolo, aggiungere
crisocolla artificiale o saldatura d'oro e arsenico rosso, quindi aggiungere una quantità uguale di
argento; aggiungere acqua e l'oro precipiterà. Spezzettare il cinabro e aggiungere tre volte la
quantità di argento in un recipiente di vetro con acqua; far bollire a lungo finché non assume un
colore plumbeo, quindi aggiungere due parti di piombo. Spalmare questo cinabro fisso con
albume d'uovo sbattuto, arrotolarlo con un terzo di limatura d'argento, sigillare il recipiente e
scaldare forte per tre giorni; lavalo e metti un pezzo d'argento, scaldalo dolcemente e l'argento
farà crescere i capelli.
Per estrarre la vita dalla latta, metti la limatura di latta in una pentola di terracotta, con una pari
quantità di salnitro. Metti altri sette vasi di terracotta con dei buchi sopra con un vaso di vetro
in cima. Riscalda l'intero set ed emetterà un suono mentre la sua vita vola nelle pentole.
Scaldare fortemente un crogiolo e cospargervi di antimonio, due parti di tartaro e quattro parti
di salnitro; coprilo perché fuma; continua fino a quando tutta la polvere non è bruciata. Quando
si sarà raffreddato, troverai in fondo “regulus”, che sembra piombo.
Come si può cambiare l'argento in oro, quando quest'ultimo è più pesante? Si può aumentare il
peso di un metallo come l'oro. Strofina l'argento sull'oro; preparare una miscela di zolfo e calce
viva e aggiungerla all'oro in una pentola di coccio; Fate bollire dolcemente fino a quando il
colore non sarà quello dell'oro. Portare l'argento in polvere usando acquaforte e applicarlo
sull'oro bagnato in modo che si attacchi ad esso; aggiungere ora tre parti di vetriolo rosso
(bollito) e un terzo di sale finemente in polvere, il tutto in un recipiente di terracotta; scaldare
forte in una fornace per sei ore, e l'oro diventerà come l'argento. Ora prendete quattro parti di
verderame, due parti di sale ammonico, mezzo salnitro e un quarto allume; sciogliete in acqua e
lavate con essa l'oro; portare immediatamente a fuoco rovente e spegnerlo con l'urina;
riacquisterà il suo colore. Un altro modo: fondere due parti di ottone con una d'argento; fate
anche una polvere di salnitro e vetriolo, e mettete il tutto con oro in un recipiente; sigillatela e
fatela scaldare dolcemente per mezza giornata; il suo peso aumenterà. Per rimuovere le quantità
di oro, procedi come segue: polvere di pietrame sul vaso d'oro e applica una candela; se lo
colpisci con un martello, si staccheranno scaglie d'oro. Per le coppe in argento dorato, fare una
polvere di sale ammoniaca e zolfo e applicare con olio sulla coppa; scaldalo forte e colpiscilo
con un martello in modo che la polvere si stacchi con l'oro. Quicksilver farà lo stesso. Per
rimuovere l'oro dall'ottone, basta scaldarlo e raffreddarlo in acqua fredda.
Come separare l'oro o l'argento dall'ottone senza usare l'acquaforte, è difficile da realizzare.
Metti una lega oro-argento in un vaso di terracotta; scaldarlo fino a farlo diventare rovente e
farlo sciogliere, quindi aggiungere una pari quantità di antimonio, poco alla volta, finché tutto
si scioglie; lasciamo bollire per un paio di minuti. Mettere il liquido in un crogiolo di aniron
che ha sul fondo grasso di montone; scuotendolo si ottiene l'oro separato dall'argento.
Toglierlo, far bollire di nuovo la feccia rimanente e l'argento rimarrà. Un altro modo è prendere
3 once di polvere di zolfo, aggiungerlo a 1 oz di olio comune, scaldare bene poi lasciarlo
raffreddare e versare nell'aceto; l'olio lo farà galleggiare, ma lo zolfo cadrà; versatelo in aceto
nuovo forte, fatelo bollire e prenderà colore. Filtrare, aggiungere altro zolfo, far bollire e
ripetere fino a quando la liscivia non è molto scura. Dopo una notte, sul fondo rimane uno zolfo
bianco. Far bollire di nuovo con aceto distillato fino a quando rimane una polvere secca.
Ripetere l'operazione fino a quando la polvere non è molto pura. Aggiungilo alla lega oro-
argento fusa e si separeranno. Per separare l'argento dall'ottone, usa la seguente polvere: una
parte ciascuno di zolfo, arsenico, sale e salnitro, con due parti di polvere di piombo. Aggiungilo
alla lega d'argento in un recipiente forte, scioglilo e cola sul recipiente con grasso di montone. I
metalli si separeranno. Per separare l'oro dall'ottone usa una polvere a base di vetriolo, allume,
sale, zolfo e mezzo sale di ammoniaca. Lessateli in una lisciva composta da quattro parti di
frassino di faggio e una parte di calce viva, fino a quando rimane una polvere secca, quindi
aggiungete una parte di polvere di piombo. Alla lega aggiungi sei parti di questa polvere, poi
fai come prima.
Come separare l'oro o l'argento dall'ottone usando l'acquaforte. Sciogliere una lega argento-
ottone-oro-ottone in acquaforte. Aggiungere all'acqua in un recipiente e posizionare i piatti di
ottone. L'argento si attaccherà. Non gettare via l'acqua; riscaldare invece fino a quando sul
fondo rimane un'acqua gialla, quindi distillare quest'acqua e l'acqua che ne esce è acquaforte.
Gli uomini sono diventati ricchi usando questi metodi.

Libro VI - Pietre preziose contraffatte


Come fare la soda salata: macinare la pianta chiamata saltwort o soda in una polvere e
aggiungere acqua, circa un quarto di barile per ogni libbra; far bollire in un calderone di ottone
per quattro ore finché un terzo non evapora. Lasciare riposare per 12 ore fino a quando l'acqua
non si schiarisce. Scolare attraverso un canovaccio e aggiungere acqua fresca; far bollire di
nuovo come prima e ripetere per la terza volta. Quindi fai sobbollire finché l'acqua non
evapora, lasciando dietro di sé la soda salata, una libbra per ogni cinque di soda con cui si è
iniziato. Come fare il sale di tartaro: il tartaro è la feccia essiccata del vino; scaldarlo in un
alambicco finché non diventa bianco come il gesso (giralo spesso in modo che si brucino anche
le parti interne). Macinarlo e metterlo in acqua per 6 ore; far bollire e filtrare come per la soda
fino a quando tutto il sale interno non si sarà sciolto. Il sale è quello del tartaro.
Le gemme sono fatte di cristallo di rocca o di chiari ciottoli di fiume. Metti i sassi in una
fornace; quando sono ben calde scolarle in acqua. Asciugateli, martellarli in una polvere fine.
Aggiungere un po' d'acqua per separare la polvere più fine e lasciarla asciugare di nuovo. È
importante che non rimanga sporco nella miscela.
Ora mescolate una parte di sale tartaro, una di sale di soda e due di polvere di roccia,
aggiungete l'acqua fino a formare una pasta grande come una noce. Lasciate asciugare bene,
quindi mettete in forno per 6 ore fino a quando non sarà rovente. Quando è fredda, la pietra
diventa estremamente dura.
La fornace dovrebbe essere una versione ridotta di quella di un vetraio. Dovrebbe essere alta 8
piedi con due volte. Quella inferiore dovrebbe avere una piccola porta, attraverso la quale metti
legna, e un buco al centro in alto dove la fiamma penetra verso l'alto. La volta superiore
dovrebbe avere molti piccoli fori con porte attraverso le quali si posizionano crogioli con le
pinze. Occorrono 6 ore perché il calore raggiunga il massimo, a quel punto porre le forme di
pasta nei crogioli e poi nel forno. Se al loro interno si formano delle bolle, rompetele con dei
fili. A intervalli, usa un gancio di ferro per vedere se sono diventati trasparenti. Quando lo
sono, metterli in acqua calda per lavare via il sale. Rimettete in forno e aggiungete un po' di
piombo bianco nel crogiolo; lasciar riposare per due giorni per ottenere un cristallo perfetto.
Come preparare i colori: mettere 4 libbre di limatura di ferro in acqua per rimuovere lo sporco.
Asciugalo bene, quindi mettilo in una pentola smaltata insieme a quattro galloni di aceto forte
per quattro settimane mescolandolo ogni 3 ore. Ogni volta, raccogliere l’aceto e sostituirlo con
liquido fresco, fino a quando tutto il ferro non si sarà sciolto. Far evaporare l’aceto finché lascia
una pellicola sporca, e continuare a riscaldarla fino a quando rimane una polvere chiamata
“croco di ferro”. Per lo zaffiro (cobaltite minerale), metterlo nel forno per 6 ore, quindi far
raffreddare in acqua in modo che si rompa. Pestatelo in polvere; aggiungete l'acqua e scolatela,
rompete i restanti pezzi e ripetete fino a quando la polvere è fine. Per il rame, aggiungere una
parte della sua limatura ad una parte uguale di sale. Scaldalo per un giorno intero, girandolo in
modo che si bruci completamente. A metà aggiungete altro sale e fatelo bruciare ancora più
volte fino a quando non sarà nero.
Come colorare le gemme: Per fare lo zaffiro, aggiungi due bicchieri di zaffer a ogni libbra di
cristallo; far bollire per 6 ore. Per fare il ciano, uno zaffiro azzurro, pestate l'ottone calcinato in
una polvere molto fine e aggiungete circa una dramma (grammi 1,772) per ogni libbra di vetro.
Per il colore ametista, aggiungi un grammo di manganese; per il topazio, aggiungi 3 once di
piombo rosso e un quarto di oncia di croco di ferro; per il crisolito, preparare come il topazio
ma aggiungere un po' di rame.
C'è un altro modo segreto per creare gemme. Taglia la testa di un gallo e prendi la cresta;
scaldarla molto, poi raffreddarla in acqua limpida e asciugarla; ripetere ancora due volte e
macinarla in polvere. Avrai anche bisogno della pietra filosofale.
Mettere il composto in un recipiente di terracotta bucherellato al centro del forno per un giorno
intero; si otterrà topazio. Per fare il crisolito, nutri il gallo con il fiore di Venere; per lo
smeraldo dagli quattro chicchi di grano; per il giacinto, dagli da mangiare pietra di sangue.
Ora mi rivolgo a colori più rari, noti solo a me stesso. Battere 6 parti di stibnite, quattro di
orpin, tre di arsenico, tre di zolfo e due di tuty [ZnO] fino a ottenere una polvere fine.
Appendi il cristallo con un filo, applica la polvere sulla sua superficie e lascia in forno per
quattro o cinque ore finché non assume un colore porpora o violetto a tuo piacimento. Per
trasformare uno zaffiro o un'altra gemma in un diamante, devi riscaldarlo per sbiadire il suo
colore. Mettilo nella calce e coprilo con il carbone; continua a testarlo fino a quando non ha
perso il suo colore. Non spegnerlo o si rompe. Come fare le pietre di due colori: intonacane
metà con il gesso, lasciala asciugare, quindi mettila sul fuoco come prima. Ho anche scoperto
che la farina di stagno fa sembrare una pietra un opale di diversi colori.
Il piombo posto in una fornace dura assumerà un colore giacinto. Per fare uno smeraldo,
sciogliete l'argento in acquaforte e metterlo in piatti di rame; applicare la polvere sulle pietre in
una fornace per alcuni giorni. Per fare il carbonchio, macina 4 once di orpin e scaldalo in un
vaso di vetro; il fumo sale e si attacca ai lati; mettere insieme la cobaltite minerale e queste
piccole particelle e fonderle per formare una pietra più grande.
La differenza tra smalto e gemme è che queste ultime sono trasparenti.
Per lo smalto bianco, prendi 2 once di piombo, 4 once di latta, 8 once di polveri di vetro,
arrotolale in palline e mettile a fuoco dolce per un'intera notte, quindi scioglilo. Per lo smalto
nero, utilizzare 1 libbra di vetro, 1 dracma di manganese, 1 dracma di zafferano. Puoi usare
minerali diversi per altri colori, ad esempio il rame per il verde; o aggiungere macchioline, ecc.
Per lo smalto color rosa, sciogli 10 libbre di cristallo, aggiungi 1 libbra di piombo rosso, quindi
5 once di stagno calcinato e cinabro brillante, per tre ore. Infine aggiungere 3 once di
vetrifiedtin. Si fa quest'ultimo facendo sciogliere lo stagno in una fornace calda; lasciate
raffreddare e sulla sua superficie troverete un vaso color zafferano.
Le gemme possono essere migliorate attaccando foglie di metallo. Taglia un foglio di rame in
pezzi di 2 x 3 dita di larghezza. Sbatteteli mentre sono caldi in foglie sottili. È meglio
racchiudere il rame all'interno di un involucro di ferro per farlo. Se diventano neri, lessateli con
acqua di tartaro e sale.
Per lucidare queste foglie di rame, fai come segue. Prendi un piatto rettangolare di rame e
piegalo a semicerchio sopra un cilindro di legno. Fissalo con le unghie. Bagnare un po' di
polvere di gesso molto fine in una pasta e strofinarla su una foglia di rame finché non brilla.
Che la fornace sia fatta di piastre di ferro, alta un piede e uno di diametro, ricoperte in alto da
una piastra che ha un foro grande quanto una mano. In cima a questa poni un'identica fornace
con un foro sul fondo. Bruciate dei carboni in un altro luogo; quando smettono di fumare,
metteteli nel forno inferiore, pieno a metà. Ora prendi le foglie di rame, fissale con un anello di
ferro e mettile nel foro della fornace superiore; diventeranno viola. Aggiungi materiali tra i
carboni per creare colori diversi; ad esempio, una piuma d'oca produce un colore zaffiro.
Per un colore argento, sciogliere un po' d'argento in acquaforte, aggiungere acqua pura e le
foglie di rame. Togliete ora l'acqua, lavate l'argento e fatelo asciugare; mescolate un po' di
tartaro e sale e strofinatelo sul rame in modo che prenda un colore argento.
Sciogliere mezzo chilo di rame con mezza corona d'oro, aggiungere il tartaro; fondere un'altra
mezza libbra di rame con una dracma d'argento; fateli raffreddare e sbatteteli in foglie.
Adagiatele sul forno come sopra per colorarle a piacere.
Danno un colore unico con la miscela di metalli.

Libro VII - Il magnete


I greci lo chiamavano magnete poiché proviene da Magnesia. Ce ne sono di molti tipi: una
debole pietra nera femminile di Troas; una molto più forte dall'Etiopia.
C'è una montagna in Etiopia le cui calamite respingono il ferro invece di attrarle. Nel nord, è
stato riferito che c'è un posto con calamite così forti che, sulla costa, carpentieri non usano
chiodi di ferro per costruire le loro navi per timore che esse vengano attirate fuori dall’acqua.
I greci non sapevano perché si verificava l'attrazione. Epicuro pensava che il ferro emettesse
atomi che abbracciavano quelli del magnete e ritornavano, trascinando dietro il ferro. Ma
Galeno non è d'accordo perché il ferro può essere attratto dai lati di altri pezzi di ferro che
toccano il magnete, quindi gli atomi non potrebbero muoversi per tornare verso il magnete.
Inoltre, se un piccolo magnete toccasse più ferri perderebbe tutti i suoi atomi. Egli pensava che
l'attrazione fosse causata da una lotta tra il ferro e la terra all'interno della calamita, con il ferro
che chiedeva aiuto, per così dire, di altro ferro per aiutarlo. Questo spiega perché la calamita
non attrae la pietra; essa perde la sua forza se non è protetta dalla limatura di ferro, e perde la
sua anima se è fortemente riscaldata.
Ogni magnete ha due estremi, uno rivolto al polo nord, l'altro al polo sud; se gli è permesso di
girare liberamente, ad esempio facendolo galleggiare su una barchetta di sughero sull'acqua o
appendendolo a un filo, esso si orienta automaticamente. Si può individuare il magnete più
forte dalla velocità con cui gira verso i poli.
Se si rompe un magnete attraverso la linea che unisce le estremità, i nuovi punti finali si
comportano come prima: entrambi girano verso i poli, tornando alla posizione in cui si sono
formati nella miniera. È una grande meraviglia il fatto che due punti che prima di rompersi
lavoravano insieme come uno solo, dopo la rottura diventino opposti, indicando poli diversi.
Questa linea non è sempre nella stessa posizione. Se una calamita viene divisa lungo la linea
che unisce le estremità, le due metà avranno nuove linee che attraversano il centro. Questo è
meraviglioso, in quanto un oggetto considerato morto mostra una commovente virtù vivente. Se
la pietra è divisa in mille parti, le sue forze si diffondono al di fuori di esse; se sono di nuovo
unite insieme, formano di nuovo una linea.
La forza magnetica è concentrata in questa linea che unisce le estremitài. Ma è addormentata,
per così dire, in mezzo alla linea mentre è sveglia alle estremità.
Puoi testarlo con il ferro. Ma se rompi il magnete, i nuovi punti finali diventano
improvvisamente attivi.
La forza delle estremità non cambia strofinandole contro un'altra calamita. Più grande è la
pietra, più forza può avere, ma non cambierà quella forza sfregando, quindi un nord non
diventerà un sud.
L'estremo nord attrae il punto sud di un altro magnete, ma si oppone dell'estremo nord e lo
respinge. Questo ha senso, perché se una calamita viene tagliata a metà, un punto finale del
secondo pezzo cercherà di ricongiungersi con il punto a cui era attaccato. Respingerà invece
l'altra estremità perché non è l’unità con cui si è formata nella miniera. Quindi Cardano ha torto
nell'affermare che le calamite non si attraggono. Puoi provare questo con grandi pietre pesanti,
appendendole a un filo in modo che possano muoversi.
Ho provato spesso questo trucco sugli amici: pestare una calamita in una polvere e mescolarla
con la sabbia. Sfidali a separarli facilmente. Si passa poi l'altra calamita sotto le polveri, coperta
da un telo, e la polvere di calamita si separerà con loro stupore.
Il potere di una grande calamita diminuisce se ne viene portato via un pezzo. Unisci i pezzi
insieme e riacquisterà la sua forza. Ho visto una pietra da 1 oncia che è in grado di attrarre 2
once di ferro, e ancora un'altra di 40 libbre, da una miniera diversa, che difficilmente può
attrarre 1 oncia.
Quando una calamita ne attira un'altra, invia contro di essa le proprie forze, in modo che possa
attrarre un'altra pietra più piccola; si può formare un'intera catena di esse. Viene da chiedersi
come questa forza invisibile passi dall'una all'altra. Sfrega una calamita su un'altra in modo che
si formino piccole limature: esse rimangono attaccati al magnete, sporgendo come peli. Se poi
passi davanti una calamita più forte, è meraviglioso vedere questi peli girare verso le parti
amiche dell'altro.
Il punto che attrae lo fa più fortemente del punto che respinge. Cioè, i peli della stessa polarità
salteranno a una distanza maggiore; i peli oppostii si respingeranno a una distanza più
ravvicinata.
Se un nord e un sud sono posti vicini, cesseranno di attirare il ferro. Ma se uno è più forte, la
sua potenza viene sminuita dal polo opposto. Lega una calamita e uniscila con un'altra calamita,
con poli opposti che si attraggono. Ora porta una terza calamita con un polo opposto più vicino
al punto di congiunzione. Il potere del magnete sospeso è ostacolato dal terzo e dal secondo
magnete.
Il punto che attrae è il polo. Puoi determinarlo in modo più accurato usando la limatura di una
calamita. Il punto in cui si uniscono il più vicino e il più forte, quello è il polo. La sua forza è
come la luce di una candela: diminuisce con la distanza.
Questa forza di attrazione e repulsione penetra invisibilmente attraverso il legno, il metallo o la
pietra. È meraviglioso come se sposti un magnete sotto un tavolo solido, esso provochi lo
spostamento di una calamita posta sulla superficie. Questo non avviene se il tavolo è di ferro,
perché allora la sua potenza è controllata.
Come far combattere un esercito di sabbia davanti a te: posiziona diversi pezzi di calamita e
limatura magnetica su un tavolo. Poi con due forti calamite nella mano destra e sinistra sotto il
tavolo, si possono muovere i pezzi a piacimento, come eserciti che marciano e si attaccano a
vicenda con le lance alzate! Con stupore degli spettatori, li ho sollevati su un foglio tenuto
leggermente sopra il tavolo, a mezz'aria, e si sono ancora mossi.
È stato meraviglioso da vedere, ma alcuni hanno pensato che fosse stato fatto con l'aiuto del
diavolo. Appendi una calamita in aria e fai scorrere una seconda pietra da sopra a sotto di essa.
Se prima si attraggono, diciamo, poi si respingono. Quindi il magnete funzionerà in modo
contrario a seconda della situazione.
Possiamo misurare il potere di una calamita come segue: appendila a una bilancia e metti un
peso uguale sull'altro piatto. Ora posiziona un grosso pezzo di ferro sotto la calamita in modo
che possano toccarsi. Aggiungi sabbia sul piatto fino a quando il ferro e la calamita non si
separano. Il peso della sabbia è la misura della forza della calamita.
Cosa c'è di più lento di un peso morto? Eppure una calamita ha dentro di sé il senso di rilevare
la presenza del ferro e di avvicinarsi ad esso. Cosa c'è di più forte del ferro duro? Eppure si
sottomette al comando della calamita, abbracciandola come una sposa al suo uomo. Anche se
gli viene impedito, desidera chiaramente unirsi e baciarlo.
L'affinità del ferro con un magnete è maggiore di quella tra due magneti.
Puoi dimostrarlo posizionando un pezzo di ferro e una calamita di uguale peso su un tavolo.
Porta un secondo magnete prima sull'uno e poi sull'altro. Il ferro si agiterà e salterà prima della
calamita. Oppure unisci due magneti insieme e porta un'estremità a un ferro; la calamita che sta
in mezzo preferisce lasciare andare il primo magnete e si unisce al ferro. Ma unisci il ferro con
la calamita e nessun magnete li separerà.
Un magnete non attira un ferro da tutti i punti ma da un punto particolare. È il punto in cui un
ferro attacca più forte.
Plinio dice, erroneamente, che esistono due tipi di calamite, quelle che attraggono il ferro e
quelle che respingono. Quello che succede è che se il ferro è in presenza di una calamita per un
po', assume la sua virtù. Quindi se il ferro è ora posizionato con poli ostili al magnete, lo
respingerà.
Come far saltare un ferro su un tavolo senza magneti: Taglia un ago in due, strofina la testa di
uno di loro con l'estremità di una calamita, attacca una testa di carta, braccia e gambe e
posizionala su un tavolo. Ora, invisibile, metti il magnete sotto il tavolo nella tua mano. L'ago
rimarrà in piedi tra lo stupore degli spettatori e seguirà la tua mano in giro. Inoltre, gira la
calamita nella tua mano e anche l'ago si capovolgerà e si muoverà sulla sua testa! È
estremamente divertente farlo con due aghi e due magneti.
Il potere di una calamita passa al ferro, perché un ago ne attirerà un altro, e poi un altro fino a
formare una catena, tanto quanto la forza della calamita lo permette.
Ancora più meraviglioso: una calamita impartirà il suo potere ad un ferro senza toccarlo. Ciò
avviene se voi mettete una calamita vicino ad un ferro, avendo cura di non farli toccare: l’ago
sarà attratto dal ferro. Infatti viene a formarsi una catena di aghi, e quando il magnete viene
tolto, lentamente, gli aghi cominciano a cadere uno dietro l’altro.
Ho cercato di far rimanere un ago di ferro a mezz'aria usando i magneti, ma ho sempre fallito. I
Greci dicono che il Tempio di Serapide ad Alessandria avesse una statua sospesa nell'aria, ma
questo è falso. L'unico modo per farlo è legare l'ago al tavolo con un filo sottile e poi attirarlo
con un magnete.
Il potere di una calamita passa immutato attraverso il legno. Se mettete una calamita sotto un
tavolo essa influirà sulla bussola da marinaio posta sul tavolo. Se si posiziona un oggetto tra
una calamita e un ferro, questo potrebbe essere spinto via dalla loro attrazione.
Un trucco divertente: riempire d'acqua un recipiente e far galleggiare una barchetta di cera o
legno. Metti sulla barca un omino di legno in equilibrio su una setola che lo attraversa, in modo
che possa ruotare facilmente. Dategli dei remi e attaccatelo per mezzo di scarpe di ferro.
Annota l'alfabeto sul bordo della nave. Quindi, quando una donna viene a fare qualche
domanda, l'uomo può remare (con l'aiuto di una calamita nascosta nella mano sotto il vaso) alle
lettere per formare una parola.
Un altro trucco che stupisce è attaccare un pezzo di ferro a un foglio di carta; chiedi a qualcuno
di tenerlo contro il muro. Dall'altro lato un ragazzo applica una calamita di fronte, in modo che
quando la persona lascia andare il foglio, rimane lì. E se gli ordina di salire o scendere, lo fa da
solo, anche contro il soffitto (usando un palo di legno per tenere la calamita).
Solo il ferro può ostacolare l'attrazione di una calamita. Un magnete sopra o sotto una lastra di
ferro non muoverà un ago sopra di essa, come se il suo potere fosse completamente preso dalla
lastra di ferro. Un ferro toccato da un magnete si comporta così. Se un tale ferro attrae la
bussola del marinaio tenuta sotto di essa, la respingerà quando tenuta sopra di essa, proprio
come il magnete.
Se si strofina un'estremità di una sbarra di ferro con l'estremità nord di una calamita, allora
quell'estremità girerà verso sud, a differenza di quanto ha detto Cardano. Tutto questo ha senso
perché l'estremità nord impartirà parte della sua potenza al ferro, facendo di esso il nord e
quindi l'estremità opposta riceve automaticamente la potenza opposta e gira a sud. Questo è il
modo in cui sono fatti gli aghi delle bussole dei marinai.
Quando un magnete tocca un ferro sospeso dal suo punto sud, quest'ultimo gira a nord. Ma se
tocchi un altro ferro con il primo ferro, esso gira a sud.
Tocca l'estremità ferrosa del punto sud di un magnete. Ora tocca l’ago che indica l'estremità nord
con un magnete più forte. Il ferro cambierà di conseguenza la sua potenza.
Per dimostrare chiaramente le estremità di un magnete, procedi come segue: taglialo e lucidalo in
modo che diventi una pallina rotonda. Avvicinalo ora sotto una piccola asta di ferro sospesa che
gira in direzione fissa. Segna questa linea sulla palla; ruota la palla e ripeti a disegnare diverse di
queste linee. Vedrai che si incontrano in due punti polari, i punti finali del magnete. In
alternativa, posiziona un pezzettino di ago sul magnete, scuotilo e mescolalo finché non si sposta
su uno dei poli dove starà in piedi.
Come strofinare correttamente un ago con un magnete: segna i suoi poli nord e sud come sopra.
Strofina l’ago terminale di uno dei poli; il nord sarà strofinato come polo sud sull’ago dello
strumento e il polo sud sull'ago nord. E viceversa. Appuntire le estremità del magnete con un
martello per lasciare alcuni peli, quindi toccare l'ago prima in un punto e poi nell'altro per
trasferirvi alcuni peli. Conservare l'ago in una scatola di limatura, altrimenti perde forza. Il ferro
deve essere puro acciaio e non sottile alle estremità.
La bussola è utile non solo per indicare la direzione nord, ma è usata dai minatori per scoprire le
vene, dagli urbanisti per tracciare gli angoli degli edifici da una mappa cartacea, dai minatori e
dai genieri per mantenere una rotta costante, dai cannonieri per guidare i loro cannoni sia di
giorno che di notte, ecc.
È stato osservato che una bussola non punta al vero nord. In Italia indica 9 gradi Est, nelle
Azzorre indica il nord vero, mentre nelle Indie occidentali indica l'ovest del nord. Per questo può
essere usata per trovare la propria longitudine in mare.
Se si avvicina l'ago di una bussola al polo sud di un magnete e lo si sposta attorno, l’estremità
della freccia nord girerà con esso. Quindi in effetti la bussola punta sempre verso la stella del
polo nord, ma sembra deviare a causa della sua posizione.
Se tocchi un ferro con un magnete, e dopo un po’ unisci le sue estremità, il ferro sarà respinto.
Allo stesso modo i poli non si sopportano l'un l'altro, e si comportano da opposti.. Quindi sembra
che un magnete impartisca il polo opposto nel punto in cui un ferro lo tocca, come si può provare
usando aghi pendenti.
Un'altra cosa strana: se appendi due aghi a una calamita nello stesso punto, le loro opposte
estremità si respingeranno a vicenda. La ragione è che il magnete impartisce loro la stessa
potenza, e i poli si respingono l'un l'altro.
Lo stesso vale se si tocca prima un ago con un magnete e lo si fa galleggiare sull'acqua, quindi si
porta un secondo ago toccato dal magnete nello stesso punto. Si respingono allo stesso modo
come se fossero ancora attaccati alla calamita.
Abbiamo detto in precedenza che quando un ago tocca un magnete riceve la sua potenza su
entrambe le estremità. Ma se l'ago è troppo lungo, non si acquista potenza all'estremità. Questo
perché una calamita ha una sfera di azione limitata. Se l'altro fine è al di là del limite, la forza
non è in grado di penetrare tanto lontano.
Se un ago lungo viene toccato al centro da un magnete, entrambe le estremità riceveranno una
potenza sminuita.
Se un anello di ferro è toccato da una calamita, allora la parte toccata riceve la stessa potenza, e
l'estremità opposta automaticamente si carica di segno opposto. Ora piega un filo di ferro ad
anello, strofina il magnete sull'articolazione, quindi piegalo al contrario. Le due estremità hanno
lo stesso valore. Ma con il tempo la loro forza diminuisce, con un'estremità che diventa nord e
l'altra sud.
Se si tocca una piastra di ferro nel mezzo, la potenza del magnete si diffonde come un raggio di
luce fino alle estremità, ma sarà molto debole nella forza.
Se impacchettate la limatura di ferro in una "scatola" di carta, il magnete la attirerà nel suo
insieme, ma se la carta è aperta, la forza viene persa e confusa con la moltitudine di limatura.
Plutarco dice che l'aglio è un nemico della calamita, e spalmata con l'aglio essa perde il suo
potere, proprio come l'ambra perde la sua forza se unta con olio. Ma io trovo che questo sia falso,
non percependo praticamente alcuna differenza.
Se una calamita è ubriaca e ha perso il suo potere, allora la sua potenza può essere ripristinata
coprendola con limatura di ferro per molti giorni.
Molti hanno cercato di rafforzare i magneti. C'è chi dice che un magnete ricoperto di limatura di
ferro ne risucchi il potere, rendendoli più leggeri. Ho provato a fare questo, ma la differenza che
ho osservato era così piccola che dubito della sua verità. Ho anche tentato più volte, come
suggerisce Paracelso, di estinguere una calamita in olio di ferro, ma la sua forza è stata persa
piuttosto che aumentata.
Un modo sicuro per far perdere il potere a una calamita è renderla rovente. Esce un vapore nero-
bluastro, a significare che la sua anima è espirata. Una volta morta, è vano cercare di rianimarla.
Lo stesso vale per un ferro toccato da un magnete. Quando è rovente, muore. Se gli uomini
scaldano aghi roventi per ricevere meglio i segnali della calamita, vanno contro natura
scacciando la forza, solo per poi riacquistarla.
Altri dicono che la calamita e il diamante hanno qualità opposte e quindi sono antagonisti. Il
diamante impedisce al magnete di attirare il ferro, dicono. Ma ho portato un diamante su una
calamita tre volte più piccola, con una limatura di ferro attaccata, e non ha fatto differenza. Ci
sono molti ignoranti che leggono gli scrittori antichi e inventano cose strane. I ciechi che
guidano i ciechi, non sanno quale danno recano alla comunità della conoscenza.
Altri ancora dicono che l'aglio toglie il potere dei magneti, che può essere ripristinato con
sangue di capra. Questo perché, dicono, quest'ultimo ha un'antipatia per il diamante, in quanto la
pietra dura si frantumerà se imbevuta di sangue di capra.
Ho determinato che questo è sbagliato. Perché il diamante non è duro come lo fanno gli uomini,
che si rompe con l'acciaio e con il calore mite, e la sua durezza non diminuisce con il sangue, sia
di capra che di cammello o di asino.
Ma per caso, ho scoperto che se sfreghi un ago d'acciaio su un diamante appeso a un filo, gira a
nord, ma meno forte che se sfregato da un magnete.
I nostri antenati hanno scritto molto sull'amore e l'odio delle calamite e del ferro.
Uno ha affermato che per sapere se la moglie di un uomo è fedele o meno, metti una calamita
sotto il suo cuscino; se non è fedele verrà respinta dal letto. Ci sono molti altri racconti di
vecchie mogli che potrei citare.

Libro VIII - Farmaci


I medicinali che provocano il sonno o alleviano il dolore sono freddi e umidi. Dioscoride dice
che la mandragora, usata dai chirurghi nel loro lavoro, induce un sonno istantaneo per tre o
quattro ore. I Romani riferiscono che Annibale, in uno dei suoi stratagemmi, finse di ritirarsi
lasciando nell'accampamento una quantità di vino misto a mandragora.
Quando il nemico se ne accorse, tornò e li uccise tutti. Cesare fu preso una volta dai pirati cilici;
giunsero a Mileto, dopo di che si fece fare un prestito di denaro con il quale pagò il riscatto e
diede loro un sontuoso banchetto con vino e mandragora; dopo il banchetto ordinò che fossero
uccisi nel sonno.
Altre piante che hanno lo stesso effetto dormitivo sono la belladonna, il succo di teste di
papavero o di cicuta e i semi di giusquiamo. Tutti questi arrotolati insieme in una palla formano
una "mela addormentata" che induce il sonno ogni volta che viene annusato. Il distillato di questi
applicato alle narici di un uomo addormentato prolungherà il suo sonno per lunghe ore.
Esistono medicinali che fanno impazzire. Sono un po' più efficaci dei medicinali che inducono il
sonno, fanno impazzire e una dose maggiore provoca la morte. Ad esempio, mettere le radici di
mandragora nel vino nuovo e lasciare in un luogo caldo per due mesi.
Induce il sonno, poi una follia delirante per un giorno. I semi di stramonio [jimsonweed] e le
radici della belladonna fanno sì che le persone nuotino come un pesce per terra o camminino
come un'oca o altri trucchi simili.
Come provocare sogni piacevoli. Il modo in cui funziona è che vapori caldi della carne salgono
attraverso le vene fino al cervello freddo umido dove condensano e lo affogano in un sonno
profondo, scendendo al cuore. Al mattino, il sangue si è separato in escrementi che si depositano
sul fondo e puri vapori benefici salgono per indurre piacevoli visioni. Così il cibo ricco di sangue
produce sogni mostruosi e sanguinolenti, mentre balsamo, bugloss o olio di pioppo producono
sogni piacevoli, come in un giardino o in un prato. Per ottenere sogni oscuri e travagliati, usare
fagioli, cipolle o porri.
Ecco una medicina per le infiammazioni agli occhi. Prendete due bottiglie di vino greco, mezza
pinta di acqua di rose bianca, 2 once di celendino, finocchio, ruta, eye-bright, mezza oncia di tuty
e chiodi di garofano, una dracma di zucchero candito di rose, mezza dracma di canfora e di aloe.
Sfumare il vino e l'acqua di rose, scaldare il tutto e aggiungerlo; mettere le aloe in un mortaio
con un po' d'acqua e sbattere insieme; quindi coprire il composto, sigillare con la cera e lasciare
al sole per quaranta giorni, agitandolo quattro volte al giorno. Applicare una goccia di
quest'acqua sull'occhio del paziente, due o tre volte al giorno, e sarà guarito. Per la perla negli
occhi, fare una polvere di zucchero candito alla rosa, allume bruciato e polvere di ossa di una
seppia; spruzzare questa polvere sull'occhio del paziente e applicare una goccia d'acqua. Per
curare le gengive: lavare tre manciate di polvere di salvia, ortica, malva e la scorza delle radici di
noce; lo stesso di fiori di salvia, ulivo e foglie di platano, due manciate di hypocistis, marrubio e
le cime rosmarino, rosmarino, foglie di ulivo e piantaggine, due manciate di hypocistis, marrubio
e le foglie di topsolive e piantaggine, due manciate di hypocistis, marrubio e le cime di rovo, una
libbra del fiore di mirto, mezza libbra del suo seme, due manciate di boccioli di rosa, due dracme
di saunder, coriandolo e pillola di cedro; tre dracme di cannella in polvere, dieci di cipressi,
cinque ananas verdi, due dracme di bole-armenick e mastick. Pelateli, sfumateli con del vino
rosso e lasciateli insaporire per tre giorni. Versare in un alambicco a fuoco dolce, quindi far
bollire il distillato con acqua e due once di allume fino a dissoluzione. Gorgogliarlo in bocca e
poi sputarlo. Anche le radici e le foglie di piantaggine, poste contro le gengive gonfie,
guariranno.
Per il mal di testa, bagnare un panno con l'essenza rossa delle rose e stenderlo sulla fronte. La
vertigine si cura applicando lo zoccolo di un alce. Per le labbra screpolate, posizionare i semi di
giusquiamo sul carbone ardente e dirigere il fumo attraverso un tunnel di carta fino alle labbra.
Per le dita gonfie o i geloni, Paracelso consiglia di avvolgere un lombrico vivo sul dito per un'ora
finché non muore. Per l'infiammazione polmonare, asciugare e distillare alcuni fiori di papavero
selvatico, aggiungere una dracma all'acqua per alleviare il dolore. Per curare la colica, applicare
il liquido giallo dello zibetto sull'ombelico. Per i pidocchi, usa la polvere che cade da un pettine
di cavallo; meglio ancora è il precipitato di mercurio.
Per sciogliere i sassi, distillare un miscuglio di sassifraga, capelvenere, paria del muro,
prezzemolo, pimpernel e ceterach, e prenderlo a giorni alterni per passarlo nelle urine. Altri
rimedi efficaci sono il gelso e i funghi secchi. L'acqua di sorgenti acide funziona
meravigliosamente, proprio come un uovo deposto nell'aceto ammorbidisce e scioglie il guscio.
Anche il metallo più pesante, il piombo e le perle dure vengono disciolti dall'aceto. Per prevenire
il vomito, prepara un unguento con mezza pinta di olio, 15 libbre di polvere di menta e assenzio.
Lasciateli riposare per tre giorni in una pentola di ottone, poi metteteli a fuoco dolce, fate bollire
per cinque ore; ripetere per quindici giorni fino a quando si estrae la virtù delle erbe. Filtrateli
con un canovaccio di lino e ripetete tre volte con le nuove erbe finché l'olio non diventa verde.
Infine fare una polvere di cannella, noce moscata, mastick e nardo, e una terza parte di chiodi di
garofano, e aggiungere all'olio.
Affinché una donna potesse concepire, gli egiziani raccomandavano la salvia e il sale. Infatti le
navi in mare sono piene di topi a causa della loro accresciuta riproduzione, anche senza maschi;
e le mogli dei pescatori sono lussuriose con molti figli. Ho scoperto che il modo migliore è far
bollire un uovo appena deposto, mescolare un granello di muschio e succhiarlo quando lei va a
letto. La mattina dopo fai bollire i fagioli di cinque anni e lascia che la donna riceva i fumi nelle
sue parti intime per un'ora. Quindi lascia che prenda due uova e dorma di nuovo con suo marito.
In seguito, mescola l'albume di due uova con bole-armenick, sanguis-draconis e un po' di lino, e
applicalo sulla parte bassa della schiena e lascia che tenga lo zenzero in bocca. Ripetere per nove
giorni.
Contro il vaiolo, prendi mezzo chilo di lignum guaiacum, mezzo chilo di sarsaper-illa, 5 once di
foglie di senna, una manciata di agrimonia ed equiseto, una dracma di cannella, chiodi di
garofano e noce moscata. Pestateli, versateli in venti galloni di vino greco e lasciate riposare per
un giorno. Se bevuto durante i pasti, elimina tutte le malattie, oltre al vaiolo francese. Perché un
uomo prevenga il vaiolo dopo rapporti con donne impure, prendi mezza dracma di erba cipollina
e genziana, due scrupoli di levigatrice e aloe lignum, mezza dracma di polvere di corallo, spodio
e corno di cervo bruciato, una manciata di scrofa, scordio, betonia, e mezzo di precipitato di
mercurio, una pinta di malmetria, acqua di acqua di cardo selvatico e di scabbia. Mescolare il
vino e l'acqua, e il guaiaco, lasciare per un giorno, poi aggiungere il resto; far bollire fino a
consumarne la metà. Filtra la soluzione, immergi un panno di lino per una notte, quindi asciugalo
all'ombra. Fallo tre volte e, dopo l'accoppiamento, lava il tuo giardino e avvolgi la biancheria.
I medici ritengono che le erbe che uccidono un serpente siano un antidoto per il suo veleno, ad
esempio l'erba alcanet. Ho provato con mezza dracma di melassa mischiata con acquavite; la
vipera morì in mezz'ora, ma il serpente d'acqua ne rimase solo stordito ma non ferito. Poi ho dato
l'olio spremuto dai semi di cedro ed è morto. Ugualmente efficaci sono i succhi di radice di
angelica, balsamo delle Indie Occidentali, ma la migliore è la terra dell'isola di Malta. Anche la
pietra chelonite, ottenuta dalla testa viva di un vecchio grande rospo, può andar bene, ma non
l'ho mai incontrata. Un altro rimedio è 3 libbre di olio vecchio con due manciate di fior di San
Giovanni; lasciare per due mesi al sole, filtrare i fiori e mettere altre 2 once di fiori; far bollire a
bagnomaria per sei ore. Chiudete il coperchio e lasciatelo al sole per quindici giorni. A luglio
pestare 100 grammi di seme, metterlo in infusione in due bicchieri di vino bianco, con due
bicchieri ciascuno di genziana, tormentil, dittanio bianco, zedoary, carline, red sanders,
aristolochie. Lasciare in vino per tre giorni, poi metterli nell'olio, farli bollire a bagnomaria per
sei ore e scolarli in un torchio. Aggiungere un'oncia di zafferano, mirra, aloe, nardo e rabarbaro e
far bollire per un giorno. Quindi aggiungere 2 once di melassa e mitridato e far bollire per sei
ore. Lascia nel sole per quaranta giorni. Quando c’è un avvelenato, o durante una pestilenza,
applica il liquido sullo stomaco, sui polsi e sul petto e bevine tre gocce nel vino.
La peste è simile al veleno. Ecco una formula per resistere al contagio, trovata da siciliani e
veneziani. A maggio prendi i fiori rossi di chiodi di garofano, taglia via le estremità verdi, quindi
pesta in una polvere fine. Prendete anche tre volte quella quantità di zucchero, fatelo sciogliere in
una padella e fatelo bollire con un po' d'acqua di fiori d'arancio; mettervi degli albumi montati a
neve, scremandoli. Quindi incorporare i fiori finché non diventa rosso. Quando sarà quasi bollito,
aggiungete due dracme di chiodi di garofano con un po' di muschio e un po' di succo di limone.
Un altro rimedio è costituito da bacche di edera, papaveri selvatici e ruta di capra. Asciugateli
all'ombra e riduceteli in polvere. Una dracma nel vino è ottima contro le malattie infettive.
Efficaci sono anche la pietra di bezoar delle Indie occidentali, appesa al collo; e olio dai semi di
cedro.
Rimedi per ferite e traumi. Per fare l'olio di Spagna prendi 4 once di cera, 4 once di semi di lino,
2 once di fiori di rosmarino, bacche di alloro e betonia, 3 once di fiori di camomilla, 1 oz e
mezzo di cannella e erba di San Giovanni, 2 oz di olio vecchio. Asciugare i fiori ed erbe
aromatiche all'ombra, pestarli e passarli al setaccio. Sciogliere e versare la cera sugli oli, quindi
incorporare le polveri; tagliarle a fettine e metterle in una storta di vetro, ben chiusa perché il
potere non svanisca. Sul fuoco dell'agente tirate fuori un'acqua, poi un olio rosso. Guarisce le
ferite, attenua le gotte fredde e i tremori, aiuta gli ascessi tonsillari, l’angina e provoca le
mestruazioni; sfregandolo allevia ogni dolore. L'olio di aironi è ottimo per calmare tutti i
raffreddori, la gotta, la sciatica, le convulsioni, i dolori articolari e altre malattie dell'umidità e
del freddo. Per le piaghe, sciogliere la calce in acqua, quindi scolarla; bagnare un panno di lino e
applicarlo su una piaga. I semi di tabacco danno un olio che allevia il dolore della gotta; quando
viene bollito in uno sciroppo, rende la voce chiara e forte. Il succo delle sue foglie uccide i
pidocchi e cura piaghe e ulcere.
Le "pozioni vulnerabili" curano le ferite. Prendi una manciata di pirole, consolida, aristolochia,
partenio, due di agrimonia; lessatele nel vino e lasciate la soluzione tiepida nello sterco. Bere al
mattino e alla sera. La "pomata per armi" data all'imperatore Massimiliano da Paracelso è fatta
così: prendi 2 once di muschio che cresce sul cranio di un morto non sepolto, e del grasso di un
uomo, mezza oncia di mummia, e sangue di uomo, 1 oncia di olio di lino, trementina, e bole-
armenick; schiacciare la menta in un unguento. Lavare la ferita e legare l'unguento su di essa.
Come contraffare la malattia per sfuggire ai nemici o evitare la tortura: Anfireto Acantius fu
tenuto in catene dai pirati per ottenere un riscatto; si astenne dalla carne e bevve poca acqua
salata. Dopo una sanguinosa scarica, i pirati gli hanno tolti i ferri e lui è scappato di notte. I fichi
d'India o la robbia rossa fanno sì che l'urina sia rossa come il sangue. I gelsi bolliti fanno
sembrare gli escrementi sanguinolenti. Per sembrare pallido, prendi il cumino nella bevanda. Per
causare piaghe e vesciche, pesta affilati orcantari di pervinca e applicali sulla pelle.
C'erano molte storie di Incantatori nell'antichità, ad esempio quella di Virgilio. Solo perché non
possiamo capire con la ragione, non significa che non siano vere. Il malocchio e la lingua
malvagia sono noti per stregare animali, raccolti e bambini piccoli. Alcuni illiri hanno due
pupille per occhio e uccidono con lo sguardo, come una chioccia. Mandano spiriti ardenti al
cuore di coloro che hanno corpi morbidi e infettano gli stregati con una grande febbre. Io stesso
ho avuto un tale incidente, essendo stato colpito dagli occhi rossi da un altro. Uno specchio
rifletterà e ucciderà lo stregone. C'è un altro incanto d'Amore, tale che una bella donna può
irretire un uomo con veleno dritto al cuore per tormentarlo con immagini costanti. Le donne
anziane possono incantare con il male. Sappiamo tutti come il dolore, l'amore, l'invidia facciano
cambiare colore alla pelle. Così le streghe colpiscono il bello, danno fuoco alle sue viscere, lo
fanno impallidire, deperire e singhiozzare continuamente. Alcune persone possono prendere il
veleno senza problemi, come Mitridate e la bellissima fanciulla che la regina dell'India ha inviato
ad Alessandro. Molti mangiano ragni e serpenti, senza alcun effetto, ma avvizziscono coloro che
toccano e quelli su cui respirano. Le donne, in particolare, che mangiano cibo malsano e purgano
il sangue ogni mese, avvelenano chi le sta vicino. Ma così fanno gli uomini sanguigni e collerici
che hanno grandi occhi grigi e lucenti e vivono castamente, suscitano l'Amore e vincolano
l'immaginazione delle donne. Come si suol dire, Cupido scocca le sue frecce negli occhi di chi
guarda, e mette il cuore nel fuoco. Ci si può chiedere perché l'amore contagia solo pochi e non li
consuma, o come a volte può stregare una persona con il riflesso nell'acqua – chissà? Ci sono
difese contro l'Amore: distogli il viso dai suoi occhi e raggi, ed evita la sua compagnia,
specialmente il suo sangue e il suo sudore. Contro l'invidia delle streghe, brucia un dolce
profumo per purificare l'aria, spruzzalo con acqua addolcita con cannella, chiodi di garofano,
cipresso, lignum aloe, muschio e ambra, e appendi carbonchi, giacinti o zaffiri intorno al suo
collo e un anello fatto dallo zoccolo di un asino selvaggio. Alcune donne applicano il fumo di
incenso ai propri figli.

Libro IX - Come adornare le donne


Quello che scrivo qui è affinché le donne possano piacere ai loro mariti, così che, se si
vergognano della loro carnagione bruna, possano rendersi belle, per timore che i loro mariti si
offendano e si rivolgano alle stanze di altre donne. E in primo luogo, come tingere i capelli di un
colore giallo dorato. Per preparare i capelli, spalmarli con miele aggiunto alle fecce di vino
bianco e lasciarli bagnati tutta la notte. Tritare finemente le radici di celendino e di robbia, e
unirle all'olio, insieme ai semi di cumino e un po' di zafferano. Strofinalo sulla testa e lascialo
agire per venti ore. Quindi lavarlo con liscivia a base di gambi di cavolo, cenere e paglia d'orzo o
di segale. Ora preparate la liscivia mettendo l'orzo o la paglia di segale in una pentola di
terracotta, aggiungete il cumino selvatico, la calce viva e il tabacco in polvere. Versare sopra
acqua fredda, e lasciarla riposare un giorno intero; apri un buco in basso e lascia che la liscivia si
esaurisca. Lavare i capelli con esso per un colore dorato. Alcuni aggiungono alla paglia arance,
fiori di ginestra e tartaro colorato. Altri fanno un'acqua forte con salnitro, vetriolo, salammonio e
cinabro, per tingere i capelli, ma questo spesso li brucia. Il modo più efficace è distillare il miele
e applicare l'olio giallo con una spugna, facendo attenzione a non toccare la pelle.
Per le persone dai capelli rossi, il colore giallo non corrisponderà. Far bollire una polvere
dell’Africa, chiamata alchena, sciacquare fino a quando non è colorata, e strofinare con essa i
capelli, ma fare attenzione a non macchiarsi le unghie delle dita con essa. Si può anche utilizzare
l'olio rosso del miele che fuoriesce dopo aver prelevato le acque giallastre.
Come tingere i capelli di nero (come se ciò rendesse di nuovo giovane qualcuno). Strofina i tuoi
capelli con le sanguisughe che sono marcite nell'aceto più nero da sessanta giorni. Oppure taglia
la testa e la coda di una lucertola verde e falla bollire nell'olio. Un altro modo: fare una lisciva di
calce viva e cenere di quercia, farla bollire in litarga d'argento e ottone bruciato; quando bolle,
provarla sulla lana, quindi lavarsi i capelli con essa.
Come rendere liscia una parte dei capelli e una parte pelosa. Un comune depilatorio è composto
da quattro parti di polvere di calce viva e una parte di orpimento; farle bollire, provarlo su una
piuma, fare attenzione a non toccare la pelle; applica i suoi vapori sui capelli e diventeranno
lisci. Puoi anche far bollire un rospo e strofinarlo sui capelli. La salamandra imbevuta di olio
rimuoverà i peli alle radici. Per far crescere i capelli, applica l'olio spremuto dai semi di
giusquiamo o dalla cicuta. Per evitare che i peli crescano, bagnare prima la parte con acqua calda
e strappare i peli con le pinze; quindi sciogliere il salnitro in acqua (o olio di vetriolo) e applicare
sulla zona.
Per trattenere i capelli prima della vecchiaia, o farli ricrescere, scaldare il midollo sui carboni,
inpolverarli e farne una pasta con acqua, quindi strofinarli sulla testa. Un modo sicuro è applicare
il primo distillato di miele. Per far crescere i capelli più lunghi e velocemente, tagliare le radici di
malva e farle bollire con grasso di maiale nel vino; mescolare i semi di cumino in polvere, la
mastick e i tuorli d'uovo, ben bolliti. Filtrare con un panno di lino, lasciare riposare e depositare,
quindi strofinare la testa con il grasso che galleggia sopra. In alternativa, unire il pane d'orzo
salato bruciato con il grasso d'orso.
Contro la peste e i vermi dei capelli che li indeboliscono facendoli cadere, fai bollire i fiori di
mirto e di ginestra nell'aceto fino a consumarli, quindi strofina le punte dei capelli. In alternativa,
macinare i lupini amari e far bollire nell'aceto.
Per fare i capelli ricci, come fanno molte donne, fai bollire il capelvenere con vino di semi di
piccole dimensioni e aggiungi l'olio. Oppure, metti radici di narciso nel vino; o radici di olio di
sambuco nano. Strofinalo sulla pelle rasata, così si arriccia di più.
Come rendere nere le sopracciglia: prendi un pigmento nero, come la terra nera bruciata, o il
midollo osseo di bue, battuto con fuliggine; o i noccioli ben bruciati dei datteri, o le foglie di
rosa. Mescolare con unguenti per gli occhi e applicare. Un altro modo è fare un unguento denso
di labdano nel vino e olio di mirti. Si possono friggere le vesciche nell'olio, macinarle con sale-
ammoniaca e mescolarle con l'aceto, in cui sono state bollite le pillole di gelso e rovo. Applicare
per una notte intera, quindi risciacquare con acqua.
Come rendere il viso bianco, partendo dai semplici bianchi. Lavare il viso mattina e sera con
acqua distillata di gigli; lo rende bianco. Allo stesso modo i fiori del vento e l'acqua bollita lo
fanno diventare d'avorio. Mescolare il melanto in polvere con il succo di limone, farlo asciugare,
quindi aggiungere un uovo con il guscio e farlo asciugare. Applicare sul viso non direttamente
ma con un panno di lino umido, fine e bianco. Per un aspetto ancora più bianco, fai bollire mezza
oncia di litarga d'argento in aceto forte; aggiungere mezzo chilo di acqua limpida bollita per
produrre un precipitato bianco latte. Versare l'acqua, lasciarla al sole finché non si solidifica e
ricavarne delle palline. Quando necessario, bagnarli con acqua e applicare sul viso. Ci sono altre
ricette, ma io uso questa: montare un bianco d'uovo, sbattere con mezza oncia di miele e
aggiungere due chicchi di grano e il mercurio in polvere sublimato. Lavati il viso con esso e
lascialo asciugare prima di dormire; al mattino risciacqua e il viso rimane bianco.
Prima di applicare qualsiasi cosa sul viso, questo deve essere molto pulito per riceverlo. Legare
la crusca d'orzo in un panno di lino e metterla in una pentola d'acqua. Far bollire fino a quando
rimane una terza parte, quindi spremere il succo. Lavati il viso con esso e lascialo asciugare.
Mescolare la mirra tritata con un bianco d'uovo, bruciarla su piastrelle roventi, e ricevere i fumi
attraverso un tunnel verso il viso, coperto con un tovagliolo. Dopo un po', strofina il viso con un
panno di lino e il succo.
Dopo il colore del viso viene la tenerezza, che viene procurata da roba grassa come il latte. La
moglie di Nerone si lavò nel latte di cinquecento asine, per togliere tutte le rughe. Mettere a
bagno il pangrattato in sei bicchieri di latte per cinque ore e spremere l'acqua. Tagliate ora dieci
limoni a fettine sottili, montate a neve dieci albumi, tagliate finemente 30 ml di canfora,
aggiungete 2 once di allume sauharinum e distillateli. Puoi aggiungere altri materiali grassi come
i giovani piccioni.
Come rendere il viso chiaro e brillante. C'è un'erba chiamata tansey selvatico, argentata sul retro,
la cui acqua distillata è buona contro le macchie del viso. Sono ricercate anche le lumache che
lasciano una scia d'argento; estrai l'acqua da esse in modo fermo e applicala sul viso. Anche
conchiglie con all'interno un colore argento o perla, come ostriche; il migliore è l'olio che viene
dalle perle sciolte in succhi taglienti.
Pestare una calamita d'argento in un mortaio, metterla in una pentola di terracotta e coprire;
sigillate bene la pentola e lasciate asciugare al sole. Mettere in una fornace; quando il fuoco si è
placato, rompi il recipiente; la pietra dovrebbe essere calcinata di bianco. Macinalo in polvere,
mettilo in un luogo umido fino a quando non diventa una calce acquosa. Questo prodotto umido
abbellirà straordinariamente il viso.
Non c'è niente di meglio dell'argento vivo per pulire i volti delle donne. Mescolare 3 once di esso
con 2 libbre di mercurio sublimare; quando diventa nero, aggiungi 3 once di sale, quindi
spruzzare 2 libbre di acqua bollente e attendere che la parte fangosa affondi. Decantare l'acqua e
versarla fresca, ripetendo cinque volte fino a quando rimane una polvere bianca e pura senza
sporco. Fatene delle focaccine e asciugatele. Alcuni aggiungono canfora, borace e ceruse.
Ma è noto che l'argento vivo danneggia i denti e la pelle. Quindi alcuni usano solo l'acqua
estratta dall'argento vivo. Mettere grasso di suino o d'orzo pulito in una soluzione di acqua dolce;
dopo quindici giorni annegarlo con l'aceto più piccante e sigillare la bocca con un piatto di
piombo per contenerne i fumi. Ogni quindici giorni, controlla il coperchio e rimuovi il cerume
che si forma. Mettere il cerume in acqua affinché la feccia possa galleggiare; sostituire con acqua
dolce fino a quando rimane solo il cerume puro, quindi asciugalo.
Per rendere il viso pulito e morbido, mescola insieme 30 grammi di cerume già lavato, metà del
mercurio sublimato, gomma adragante e 30 grammi di tartaro, il tutto in polvere.
Metterli in un giovane piccione, lavato e sventrato, e cucirli. Fatelo bollire in una pentola di
terracotta piena di acqua distillata fino a quando la carne non si sarà staccata dalle ossa. Distillare
l'acqua e lavare il viso con essa. Un altro modo è sigillare 3 libbre di baccalà, 2 libbre di miele, 1
libbra di colofonia di trementina in un recipiente, lasciar fermentare per otto giorni nel letame,
quindi aggiungere 4 libbre di latte d'asina; usa l'olio che esce. Si possono aggiungere anche le
acque distillate di fiori come quelle delle arance.
Come rendere il viso colorato di rosa. Versare i raspi della saunder rossa nell'aceto distillato due
volte, far bollire e aggiungere un po' di allume. Per renderlo dolce, aggiungi un po' di muschio,
zibetto, chiodi di garofano o qualsiasi spezia. Un altro liquido è il succo dei fiori di garofano,
reso rosso dall'aggiunta di succo di limone; metterlo in spirito di vino e aggiungere allume. Per
colorare tutto il corpo, fai bollire le ortiche nell'acqua e lava il tuo corpo con essa; o distillare le
fragole.
Come sfumare il viso quando è troppo rosso. Macina 4 once di noccioli di pesca e 2 once di semi
di zucca in modo che fuoriesca un liquido oleoso. Lavare i brufoli con il liquido, mattina e sera.
In alternativa, lavare il viso con una miscela di violette, gusci d'uovo, saunder e canfora in acqua.
Efficace anche l'acqua distillata dei gigli bianchi.
In estate, il sole può bruciare la pelle. Ho trovato, per esperimento, come prevenirlo. Lavati il
viso la sera e la mattina con 1 oz di zucchero candito aggiunto a dieci albumi sbattuti. Strofinare
la pelle con la buccia di melone: la migliora.
Il rimedio per le macchie che disonorano i volti delle donne, è usare detersivi. Ungete il viso con
olio di tartaro, fatelo asciugare, ma non risciacquate; fatelo per settimane, quindi lavarlo con un
lixivium. Un altro modo è di mescolare la calce viva con acqua calda per dieci giorni, quindi
versare l'acqua limpida in un recipiente di bronzo. Spargi un po' di sale di ammoniaca fino a
quando l'acqua diventa di un colore azzurro cielo. Bagnare i panni di lino in quest'acqua e
applicare sulle macchie. Si possono anche mescolare 2 once di colofonia di trementina e 2 once
di cerume con un bianco d'uovo; o l'acqua distillata di pimpernel con canfora; o foglie di gelso
distillate con mercurio sublimato, verderame, borace e la polvere fine di conchiglie. Per le
macchie nere, lavatele con il succo delle radici di thapsia delle focacce, o con l'olio ricavato dai
semi dei fiori, o con l'aceto, il miele o l'aglio.
Per rimuovere i brufoli rossi o bianchi, usa l'olio estratto dalla carta bruciata. Alternativamente si
utilizza il liquore estratto da venti uova sode, private dei tuorli e sostituite da olio di mandorle e
colofonia di trementina. Oppure usa due uova sbattute, succo di limone e mercurio sublimato.
Oppure fai bollire tre parti di radici di pane di scrofa, 2 di orzo, 1 di tartaro calcinato, 2 di radici
di cetriolo e crusca di frumento fino a consumarne un terzo.
Le tigna deformeranno a tal punto un viso che non si può far nulla contro di esso, e da essa
fuoriesce un'acqua puzzolente che sporca i vestiti. Contro questo guaio, distillate l'acqua dalle
radici di sowredock, e ad ogni libbra aggiungete mezza oncia di pompon e salnitro, e 2 once di
tartaro di vino bianco; lasciateli in ammollo per alcuni giorni, poi distillateli e lavatevi il viso con
esso. Di notte, applicare olio di tartaro e mandorle, mescolato con olio di uova. Un rimedio più
forte è il seguente: far bollire un bicchiere di vino rosso piccante con una dracma di mercurio
sublimato; applicare mattina e sera per quattro giorni.
Contro le verruche, gli antichi usavano il succo dell'euforbia maggiore con sale. C'è anche una
specie di coleottero il cui olio rimuove le verruche.
Per rimuovere le rughe dalla fronte, utilizzare la feccia di olio di lino o olio d'oliva. Aggiungi un
po' di gomma arabica, mastick e champire. Oppure tagliate a metà le uova sode e sostituite i
tuorli con la polvere di mirra. Riunire le metà e legarle con del filo. Mettili appesi alla bocca di
un vaso di terracotta invetriata e mettili in una cassa in un pozzo, appeso a un piede dall'acqua.
Con il tempo, la mirra si dissolve nell'uovo. Strofina la tua faccia con esso. Altri unguenti sono il
succo delle canne verdi dei pini; fagioli borlotti imbevuti di malvasia e distillati con limoni e
miele; fiori di mullen e radici di foca di Salomone annaffiate nel vino greco e distillate. Per
rimuovere le rughe della pancia dopo il parto, far bollire i servizi acerbi, mescolare gli albumi e
la gomma arabica dissolto in acqua. Oppure mescolate le polveri di corno di cervo bruciato,
amantide, sal ammoniaca, mirra, incenso, mastice e miele.
Come sbiancare i denti: non c'è niente di più brutto che per una donna ridere e mostrare così i
suoi denti maculati, tutti arrugginiti dall'uso del mercurio sublimato. Per pulire i denti, fai un
dentifricio con i gusci di porpora, o pietra arabica bruciata, o pomice; ma andranno bene il
corallo rosso, il corno di cervo, ecc. Bisogna lavarli ogni mattina con l'acqua della fontana. Un
altro modo è bruciare le briciole di pane d'orzo, cospargere un po' di sale e aggiungere il miele.
C'è un'acqua distillata di allume e sale che sbianca i denti, e soprattutto l'olio di zolfo strofinato
con un raschietto; ma non toccare le gengive, perché le brucia.
Dopo la gravidanza, le donne vogliono un seno tondo, piccolo, solido, non sformato o rugoso.
Per questo, fare un impiastro con cicuta tagliata finemente e aceto, e applicare sui seni per
diverse notti. Un altro modo: all'aceto caldo aggiungere terra bianca in polvere, albume d'uovo,
vesciche acide, mastick e incenso. Io stesso uso il succo delle foglie del camino delle dame; così
come acqua distillata di ananas verdi, o pillole di melograno, ecc.
Per rendere le mani bianche e morbide, bisogna applicare il latte bianco di mandorle o di melone,
ecc. Fare dei tortini di mandorle tagliate sbollentate in acqua calda, pinoli e pangrattato, con
gomma adragante imbevuta di acqua d'orzo. Usalo come sapone per lavarti le mani. Aggiungi il
drago minore, la sugna di cervo e il miele, se vuoi, e mescola delicatamente sul fuoco. Per
rendere le mani morbide, ci vuole grasso. Lavare il burro fresco in acqua, aggiungere l'acqua di
rose profumata, unire la cera bianca e una buona quantità di olio di mandorle dolci. Applicare
sulle mani e indossare i guanti tutta la notte. Un altro modo: fare un buco in un limone, metterci
lo zucchero candito e il burro e tappare il buco; avvolgetelo nella canapa bagnata e fatelo bollire
sulla brace ardente.
Le ascelle puzzolenti delle donne sono disgustose, soprattutto se sono grasse. Per curare questo,
gli antichi usavano allume liquido con mirra, o foglie di mirto essiccate, radici di carciofo o
persino urina. Ma io li lavo con aceto in cui è bollita 1 libbra di litargica d'oro o d'argento.
Se la matrice di una donna è troppo aperta, a causa del parto o per qualche altro motivo, fare una
polvere di galle amare e chiodi di garofano e farli bollire in vino rosso piccante; o acqua distillata
di starwort; inumidisci un panno di lana e applicalo sulla parte, oppure lanciali attraverso una
canna. Perché sono eccellenti nell'incollare ferite fresche, che le puttane non possono essere
distinte dalle cameriere. Come rendere di nuovo vergine una donna sverginata: Prepara delle
pillole con la polvere fine di allume bruciato, mastick, con un po' di vetriolo e orpimento. Una
volta asciutto, applicare sulla bocca della matrice e cambiare ogni sei ore per quattro volte. Le
ostetriche applicano una sanguisuga per fare una crosta.
Ora per un po' di allegria, come mostrare le donne che si adornano. Se vuoi sapere se un viso è
dipinto, mastica in bocca lo zafferano e respiralo; la vernice diventa giallastra. In alternativa,
brucia lo zolfo nella stanza e se ha cerume o mercurio sublimato sul viso, il fumo la rende nera.
Se mastichi grani di cumino o spicchi d'aglio, qualsiasi cerume sul suo viso decadrà. Se beve
stellio nel vino, il suo viso sarà coperto di macchie rosse. Avicenna dice che un decotto di
camaleonte, se messo in una vasca da bagno, colorerà la pelle di verde per molto tempo. Per far
cadere i capelli e la barba di un uomo, applica il vomito di salamandra.

Libro X – Distillazione

Geber definisce la distillazione come l'elevazione dei vapori umidi in un recipiente e ne dichiara
tre tipi, per ascesa, per discesa e per filtrazione. Si ha bisogno di un recipiente a forma di pera e
di un vaso superiore che vi si inserisca, con un becco e una pipa che vadano in un altro vaso,
chiamato ricevitore. Tutte le prese d'aria devono essere tappate con stracci di lino di calcina per
evitare che gli alcolici fuoriescano. Quando il vaso inferiore è riscaldato, la materia racchiusa
emette un vapore di rugiada che sale in alto, dove, incontrando la testa fredda, condensa in
gocce. Queste si avviano nel tubo che va al ricevitore. Ma se la materia è di natura vaporosa il
ricevitore deve essere più grande, altrimenti lo spirito, trovandosi confinato da piccoli vasi, li fa a
pezzi e ferisce gli astanti. Le piante emettono tre umidità. La prima è acqua pura, la seconda è
più densa ed è ciò che fa unire le parti, la terza è oleosa, in cui risiede la sua forza. Inoltre, alcuni
esalano prima un vapore caldo e sottile, e poi uno denso e umido. Altri prima respirano uno
spirito terroso flemmatico, poi uno spirito interiore caldo e focoso.
La più semplice è l'estrazione di acque dolci dalle piante, come rose, fiori d'arancio, mirto,
lavanda e basilico. Si dovrebbe aumentare il fuoco lentamente, altrimenti bruciano. Le piante
adatte a tale distillazione sono quelle che hanno il loro sapore su foglie e fiori. Puoi testare
questo: se strofinandole il profumo rimane lo stesso, allora sono adatte per la distillazione,
altrimenti se l'odore puzza, la fragranza è solo in superficie. I gilliflowers, muschio, rose,
violette, gelsomino e gigli, estraggono il loro succo a bagnomaria; non lasciarli troppo a lungo,
ma togliere il liquido e metterli con fiori freschi finché non ne hai abbastanza. Ora, poiché a
volte le parti inferiori si bruciano e lasciano cattivo odore, usate un fuoco molto dolce. Succede
anche che la testa diventi calda e prevenga la formazione di goccioline; in tal caso versare acqua
fredda intorno alla testa. Puoi circondare la testa con piastre di ferro a tenuta stagna e tappare in
modo da poter versare acqua fresca e fredda. In questo modo si produce una maggiore quantità di
acqua distillata.
Come estrarre l'acquavite. Prendi materiale da viticoltura forte in luoghi asciutti, come ad
esempio sul Vesuvio; distilla una terza parte di questa materia in una storta di vetro con cenere e
riserva il resto come aceto piccante. Quindi distillalo ancora e ancora, estraendo sempre una
terza parte. Distillalo un'ultima volta in un recipiente più lungo. Solo gli spiriti più sottili del vino
passano fino alla fine. Saprai che non rimane deposito quando una goccia di esso brucia e non
lascia nulla dietro. Per aiutare la condensazione fare un tubo di ottone, avvolgerlo al tappo e
inserirlo in un barile di acqua fredda. Alcuni fanno più teste, con la più alta che dà lo spirito più
puro.
Si può distillare senza usare il fuoco, poiché un grande calore può alterare la natura delle cose. Il
sole estivo può estrarre l'acqua anche meglio del fuoco, perché ha meno forza. Bisogna salire al
bordo dei ricevitori in modo che non ricevano calore. Raccogli, lava e asciuga le tue erbe
aromatiche e mettile nell'alambicco. Mettere i ricevitori in piatti d'acqua per condensare i vapori.
Passiamo ora agli oli, che richiedono più ingegno. Per prima cosa c'è il metodo di espressione:
sbollentate e mondate le mandorle, poi riducetele in polvere. Sfumatele con il vino e mettete sul
fuoco, mescolando per tutto il tempo. Quando cominciano a spargere un po' d'olio, toglietele,
avvolgetele in un telo di lino bagnato e mettetele tra due piastre di ferro, abbastanza calde da far
uscire una goccia d'acqua. Raccogliete l'olio che esce; spruzzate altro vino e ripetete. Altri
premono il panno attorcigliandolo con forza. Per estrarre l'olio dalle noci moscate, spremere
l'olio, ma poi distillare cinque volte per renderlo più fluido. Allo stesso modo si estrae l'olio di
semi di cedri, papaveri, coloquintidi e ortiche. Per l'olio di uova, bollire una cinquantina di uova
sode, sbucciarle e mettere i tuorli in una teglia su carboni ardenti finché tutta l'umidità non sarà
evaporata. Alzate il fuoco e, mescolando continuamente per evitare che brucino, fuoriesce
dell'olio; mettere le uova in una pressa per estrarre tutto il loro olio.
Poiché l'olio è così denso che sale con difficoltà, si richiede un grande calore per estrarlo. Ma
poiché le erbe aromatiche sono delicate e bruciano facilmente, hanno bisogno dell'aiuto del
vapore acqueo per portare i loro oli in alto nell'alambicco. I semi devono essere appena maturi;
lasciarli in ammollo in acqua e distillarli a fuoco vivo. Usa l'acqua che è stata distillata tre volte
per renderlo più nitido: da 135 libbre prendi 40 libbre, da queste 15 libbre e da queste 5 libbre.
Tagliare la cannella in quest'acqua e distillarla; il flusso è una miscela lattiginosa di acqua e olio
che può essere separata. Allo stesso modo si estrae l'olio di chiodi di garofano, noce moscata,
macis, pepe, anice, finocchio, coriandolo, ecc. I fiori secchi di rosmarino e lavanda non
producono olio in questo modo; bisogna metterli al sole cocente per un mese, a quel punto
aggiungere acqua e distillarli. Per la polvere di legno di ginepro o di cipresso, metterli in acqua
per un mese e poi distillarli.
Come separare l'olio dall'acqua: Un modo è distillare la miscela a fuoco dolce; l'acqua evaporerà
per lasciare l'olio limpido. C'è anche un'ingegnosa recipiente con un orifizio a metà altezza.
Fermare l'apertura con il dito e far uscire lentamente l'acqua fino a quando rimane solo l'olio. Un
altro modo è aggiungere acqua, sollevando così l'olio che poi fuoriesce dall'orifizio. Se l'acqua
galleggia sopra l'olio, allora fai il contrario.
Ho ideato uno strumento per estrarre grandi quantità di olio senza pericolo di scottatura.
Preparare un recipiente a forma di uovo delle dimensioni di mezza botte, stagnato all'interno;
mettervi sopra una testa di ottone alta un piede, con un tubo di quindici piedi che termina in un
altro vaso simile al primo. Fissate anche su questo una testa, con un tubo della stessa lunghezza,
che termina all'interno di un ricevitore in un barile di acqua fredda. Metti le foglie o i semi nella
pentola di ottone e coprili con acqua per cinque dita. Sigillate bene tutte le giunture, quindi fate
bollire la pentola, aumentando lentamente la fiamma.
Ci sono altri due strumenti che ho escogitato per estrarre l'olio delicato senza bruciarlo. Il primo
è costituito da un vaso di ottone a forma di uovo, alto due piedi, diviso nel mezzo. La parte
superiore funge da copertura; la parte inferiore presenta una lastra di rame con tre fori per
ricevere tre storte in vetro. Il lato del recipiente ha tre fori attraverso i quali passano i colli delle
storte. Riempire le storte con i fiori o le foglie e sigillare eventuali giunti attraverso i quali
possono passare i vapori. Riempite il recipiente d'acqua quasi fino al coperchio e coprite il tutto.
Accendi il fuoco finché non diventa veemente. I vapori, che fanno un terribile rumore,
producono prima acqua, poi acqua e olio. Il secondo strumento è il discendente, per cui l'olio
scende. Un vaso ovale in ottone ha un foro sul fondo con un tubo sporgente e un coperchio. Uno
speciale forno riscalda il vassoio dai lati. Passare una storta di vetro attraverso il foro, riempirla
con i fiori ma legarli con uno spago in modo che quando la storta è invertita, non cadano.
Riempite d'acqua il recipiente, mettete il coperchio, sigillate le giunture e accendete il fuoco; il
vapore acqueo riscalda il vetro che estrae l'acqua e l'olio dai fiori e cade dal tubo in un ricevitore.
Puoi estrarre olio da fiori di rosmarino, bucce o fiori di agrumi, rose, muschio e ambra. È meglio
tagliare i fiori e lasciarli a bagno in acqua prima di distillare.
Per estrarre l'olio dall’albero della gomma, come dall beniamino, si può applicare la stessa
procedura.
C'è un altro modo per farlo. Tagliare il beniamino in acqua di rose, metterlo in una storta, che
viene posta in una pentola piena di sabbia che arriva ai lati; fate distillare l'acqua a fuoco basso,
poi alzate il fuoco moderatamente in modo che l'olio fuoriesca. Storax richiede un fuoco più
delicato, trementina e olio d'oliva ancora di più perché possono prendere fuoco da soli; il laudano
ha bisogno di immerrsione in acquavite per due settimane.
Alcuni oli, riscaldati, sono sublimati e non formano vapore; altri sono bruciati. Ad esempio, non
si può estrarre direttamente l'olio dal miele, perché semplicemente cade inalterato nel ricevitore.
Mettere il miele in un contenitore a collo largo corto e avvolgerlo con uno spesso strato di lino.
Dapprima l'acqua si raccoglierà nel ricevitore; quando inizia a colorarsi, sostituire il ricevitore
per raccogliere l'olio nuovo. Per l'olio di canfora, macinarlo in polvere e metterlo in acqua
fortificata a base di salnitro. Metti la pentola in un bagno per mezza giornata e un olio chiaro e
brillante galleggerà sull'acqua. Versarlo e chiarificarlo in una storta per produrre un olio
agrodolce. Per l'olio di carta, arrotolare la carta a piramide, darle fuoco e mentre brucia, tenerla
su un piatto largo in modo che il fumo non si allontani. Sul fondo del piatto si forma un olio
giallo. Per l'olio di frumento, mettete i chicchi su un mortaio di marmo, coprirli con una piastra
di ferro quasi rovente, e pressare bene; fuoriesce un olio giallo.
Fare un tubo di argilla dura con il fondo pieno di buchi; adagiare su un altro pipkin di terra con
una bocca larga e sigillarli bene. Riempi quella superiore con polvere di legno, come lignum
gauiacum, ginepro, cipresso o lignum aloe; coprire e sigillare; quindi scavare una buca, adagiarvi
i semi, arrotolarli intorno con la sabbia, e fare un fuoco dolce dall'alto, aumentando la quantità
per un giorno intero. L'olio scende fino al recipiente inferiore. Distillate questo olio per
purificarlo dalla sporcizia. Questi medicinali non devono essere ingeriti ma applicati solo
esternamente.
Passiamo ora all'estrazione delle quintessenza, che sono lo spirito o la vita di un corpo, separato
dalle sue impurità elementari, prive di ogni potere. Esse contengono le sue proprietà medicinali
al massimo grado, essendo liberate dalle parti grossolane. La forza di un'essenza determina
quanto sia forte la sua azione. Così l'essenza del ginepro è di primo grado perché purifica solo il
sangue; l'essenza dell'ambra è del secondo perché purifica il cuore, i polmoni e gli organi.
L'antimonio è del terzo, perché purifica tutto il corpo. Ma l'oro solo è di quarto grado, poiché ha
il potere di purificare e rinnovare il corpo intero. Il modo per estrarli dipende dal fatto che siano
olio, sale o acqua. Le essenze non devono essere mescolate o inquinate con qualcosa, ma devono
essere pure, semplici e immacolate. Ad esempio, per estrarre l'essenza di zibetto, muschio o
ambra, prendi l'olio di mandorle, aggiungi il muschio e sbatti bene; lasciare in bottiglia di vetro
al sole per dieci giorni; scolare le fecce, aggiungere acquavite e acqua distillata se di natura
odorosa; lascialo digerire per sei giorni; poi distillalo per ottenere l'essenza; puoi metterlo a
bagnomaria per far evaporare l'acqua. Per estrarre l'essenza della carne, prendere del pollo,
privarlo del budello, lasciarlo bollire per un giorno fino a quando tutta la carne e le ossa si
saranno staccate, filtrare il liquido con un canovaccio; metterlo a bagnomaria e l'essenza rimane
sul fondo. Ha una grande forza di nutrimento per i malati che non mangiano da giorni. Per
estrarre l'essenza dei sali, adagiate il sale in polvere in una cantina umida, lasciatelo sciogliere e
fermentare per un mese; distillatelo a fuoco dolce, conservate il liquido che rimane sul fondo,
fate fermentare per un altro mese e distillate nuovamente; ciò che resta in fondo è l'essenza. Per
estrarre le essenze dalle erbe, macinare le erbe, lasciarle fermentare per un mese in bottiglia,
quindi distillarle, e ripetere per sei giorni, facendo circolare l'acqua che esce con le erbe. Per
l'essenza dell'acquavite, fermentare il vino vecchio per due mesi in grandi bottiglie chiuse, quindi
distillarlo; conservate gli spiriti, ma fermentate e distillate nuovamente la feccia; lavare il
materiale simile al miele che rimane e bruciarlo in una fornace per ridurlo in cenere bianca;
aggiungere un po' d'acqua per renderli salati: è l'essenza dell'acquavite; versandone un po' sulla
piastra rossa dovrebbe evaporare completamente.
Un magisterio è ciò che si può estrarre dalle cose senza separare gli elementi, ma perdendo il
colore dell'originale. Per estrarre il magisterio delle gemme o dei coralli, macinarli, calcinarli a
fuoco ardente, mescolarli con una pari quantità di salnitro, e dissolvere in acquavite. Ciò che
rimane, calcinalo ancora e dissolvilo. Poni ora in una calda fornace finchè la mistura evapora.
Quello che rimane è il magisterio. Per le perle usa aceto o succo di limone. Il magisterio
dell’albero della gomma è estratto dissolvendolo in acquavite, faro riposare per un mese, quindi
evaporarlo a fuoco. Il magisterio del legno di guaiaco o del legno di aloe è un rimedio contro il
pox e viene estratto lasciandolo in acquavite per un giorno intero fino a quando diventa rosso;
quindi metterlo a bollire fino a quando la mistura si consuma, lasciando dietro il magisterio. Per
il magisterio del vino, comunemente chiamato spirito di vino, prendere una bottiglia sigillata di
vino, tenerla a fuoco per tre mesi, poi raffreddarla in acqua. Infine aprire le bottiglia e versare la
parte liquida: questa è lo spirito.
Una tintura è il colore puro e attivo di un corpo, libero dai suoi altri elementi. Non è possibile
estrarre la tintura d'oro, il colore più nobile, il miscuglio di elementi più temperato,
il restauratore della giovinezza. L'ho messo a fuoco per tre mesi senza il minimo
cambiamento. L'unico modo è scioglierlo in un'acqua più forte dell'aquaforte, cioè
l'acquaragia. Per la tintura di rose o altri fiori, tagliare i petali a pezzetti e metterli in
acquaforte; metti fiori freschi dopo tre ore; quando l'acqua evapora, la tintura rimane. Per i
fiori dell'arancio, metterli in acquavite fino a quando l'acqua non sarà gialla e
profumata. Per il corallo, macinarlo in polvere, salarlo a fuoco vivo, aggiungere una
pari quantità di salnitro, quindi acquavite per far risaltare la sua tintura.
I sali conservano grandi virtù penetranti, che non sono diminuite dal fuoco. Per
estrarre il sale dai limoni, distillate le loro bucce, trattenete l'acqua ed asciugate il
resto; sigillateli in una pentola e calcinateli a fuoco vivo, quindi sciogliete la
polvere in acqua, fatela bollire in una lisciva forte, purificatela dalle fecce e fate
evaporare l'umidità. Sul fondo rimane solo il sale. Per il sale dell'erba della
parietaria spagnola o del cumino, bruciare le radici essiccate in una pentola sigillata
per tre giorni fino a ridurle in cenere; aggiungere acqua, distillarla e calcinarla
ancora per tre volte; infine far bollire con un albume fino a quando appare un sale
bianco. Il sale di sassifraga protegge dai veleni del pane o della carne e dall'aria
pestilenziale. Altri sali proteggono dalle malattie veneree, dall'idropisia, ecc., ma non bisogna
assumerli tutti i giorni, perché non diventino cibo e perdano il loro potere.
Gli elisir conservano un corpo nelle stesse condizioni, proteggono dalla corruzione, non
migliorando lo stato ma preservandolo. Lavorano soprattutto sul cuore e sul cervello, la
residenza degli spiriti. Esistono tre tipi di elisir: quelli di metallo , quelli di gemme e quelli di
piante. Un elisir è composto di molte cose ma non di olio. Per fare un elisir di anagallide, metti la
polvere delle sue radici, fiori e semi in un alambicco, tira fuori l'acqua e l'olio e separa il primo.
Ci sono molte ricette inutili ma probabilmente falliranno. Questa l'ho provato io stesso: prendi
1,5 once di fiori di salvia, origano, artemisia , santoreggia, sambuco , foglie di salvia, menta
bianca, rosmarino, basilico, maggiorana, mentuccia, boccioli di rosa, radici di betonia, paritaria ,
erba di serpente , cardo bianco, aristolochia , dittanio cretese, ribes, ananas, datteri, pillola di
cedro; 3 dracme di zenzero, chiodi di garofano, noce moscata, zedoary, galangal, pepe bianco e
lungo, bacche di ginepro, nardo, macis, cubebs, semi di prezzemolo, cardamomo, cannella,
staechados, germander, granes, rosa di Gerusalemme, doronicum , ammoniaca, opoponax ,
spodio , schaeinanthus, bidellium, mummia, sagapenum, canfora, mastick, incenso, aloe, polvere
d'ebano, bole-armenick, melassa, muschio, galle, mitridato, lignum aloe e zafferano; 13 libbre di
zucchero, 2 libbre di miele; polverizza tutto insieme e metti in un alambicco cieco con 12 libbre
di acquavite. Lasciamo circolare a bagnomaria per un mese. Scremare l'olio giallo, che è la
quintessenza, e aggiungere un dracma di muschio e ambra. Distillare il resto in un'acqua chiara e
gialla.
Un clysso è l'estratto degli spiriti della radice, foglia, fiore, frutto e seme di una pianta. Penetra
nei passaggi più remoti del corpo. Per prepararlo, tagliate tutte queste parti quando sono fresche
e piene, distillatele separatamente per estrarne l'essenza, quindi mescolatele insieme. Alcuni li
mettono in un apposito alambicco con tre contenitori e li distillano insieme.
Ho già mostrato come estrarre l'olio. Ora mostro come farlo senza sali.
Per estrarre l'olio di tartaro, bruciate il tartaro, riducetelo a sale, lasciatelo in un luogo umido e in
pochi giorni si trasforma in olio. Puoi anche aggiungere una pari quantità di salnitro prima di
bruciarlo. Per l'olio di soda, sciogliere il sale in acqua, asciugarlo e lasciare in un luogo umido.
Per l'olio di talco, mettere la polvere fine in un forno forte per tre giorni, finché non sarà
perfettamente bianca; quindi lasciare in un ambiente umido fino a quando non diventa un olio.
Per l'olio rosso di zolfo, mescolarlo con l'olio di tartaro, farli bollire per 3 ore, quindi mettere a
fuoco dolce fino a ottenere un liquido denso e rosso; di nuovo, asciugarlo e lasciarlo in una
cantina umida. Per l'olio di mirra, togliere i tuorli delle uova sode e sostituirli con la mirra;
lasciare in cantina.
Infine, ci sono distillazioni che estraggono una miscela di olio e acqua. Per prima cosa, come
ottenerere l'aquaforte: mettere il sale grosso in una storta di vetro, scaldare molto, versare l'acqua
sulla feccia e distillare di nuovo, e ripetere una terza volta fino a quando tutto il sale non sarà
diventato liquido. Per l'acqua che dissolve l'argento: mettere quantità uguali di salnitro e polvere
di allume calcinato in una storta di vetro, riscaldare da tutte le direzioni per sei ore e raccogliere
gli alcolici. Per l'acqua che scioglie l'oro: usa salnitro, allume e vetriolo, in quantità uguali;
l'acqua è così forte che corrode anche la tintura d'oro. Si può anche aggiungere una piccola
quantità di sale ammoniacale. Per purificare il catarro da queste acque, scaldarlo con un po'
d'argento sciolto e toglierne la feccia. Per fare l'olio di vetriolo: sciogliete il vetriolo in un tegame
di terracotta, fate evaporare l'acqua, poi aumentate il fuoco fino a consumarne una quarta parte e
diventa rosso. Distillare per tre giorni a fuoco forte, fino a quando non si raccoglie un olio. È così
forte che brucia istantaneamente un pezzo di legno. Per fare l'olio di zolfo: metti un vassosio con
lo zolfo sul fuoco; lo zolfo fumerà dove si condensa e produce un olio. Ho scoperto che il sale
estratto da questo olio non è altro che sale ammoniacale!
Ogni composto è costituito da quattro elementi, di solito con uno di essi predominante. Ad
esempio, la ninfea è principalmente acqua. Possiamo estrarne l'acqua di principio, non
letteralmente, ma figurativamente. Così alcuni materiali hanno aria nel senso che possono
riempirne i vasi e farli scoppiare facilmente. Per separare gli elementi di un metallo, scioglierlo
in acquaforte, ed estrarlo in un bagno, finché non diventa olio rosso rubino, che è la terra e il
fuoco del metallo. Aggiungi più acquaforte e lascialo depositare per un mese; distillare
delicatamente fino a far uscire l'acqua, raccoglierla e distillare nuovamente. Metalli diversi
possono dare colori diversi. Solo nello stagno, prima viene estratta l'acqua, poi il fuoco, e la
terra, lasciando l'aria. Per erbe aromatiche: tagliate e assimilate le foglie, poi distillatele: prima
sale il fuoco, poi l'acqua. Si può sapere di quale elemento è ricca una pianta pesandola prima e
dopo la distillazione.
Libro XI - Profumi
Mi rivolgo ora ad insegnare come comporre acque dolci e fiori per fare acque profumate. Prendi
3 libbre di rose damascate, muschio e rose rosse, 2 libbre di fiori di arance e mirto, 0,5 libbre di
Claver da giardino, 1,5 once di chiodi di garofano, 3 once di noce moscata e tenlilies; mettere tre
parti di muschio, una ambra, metà di zibetto in un alambicco, e sigillare il collo con uno straccio;
distillare a fuoco dolce. Un altro profumo: prendi 2 libbre di acqua di mare, 0,5 libbre di lavanda,
13 dracme di vino, 0,5 libbre di fiori di gillflowers, rose, rosmarino, gelsomino, foglie di
maggiorana, betonia selvatica, santoreggia, finocchio e basilico, 30 grammi di scorza di limone,
un dracma di cannella, benjamin, storace e noce moscata; mescolarli, lasciarli al sole per quattro
giorni, quindi distillarli. Per l'acqua nanfa, prendi 4 libbre di acqua di rose, 2 libbre di fiori di
arance, 1 libbra di mirto, 3 oz di trifoglio dolce, 1 oz di lavanda, 2 oz di benjamin, 1 oz storace,
fagioli labdano, macis e chiodi di garofano, adracma di cannella, levigatrici, aloe lignum e nardo.
Macinare e far bollire a fuoco dolce per un'ora; scolarli con un canovaccio; della polvere
rimanente si possono fare delle pastiglie da utilizzare per la profumazione. Se volete che l’acqua
sia limpida, mettetela a bagnomaria fino a quando non si sarà chiarificata.
L'acqua non è il liquido migliore per mantenere l'odore, perché essendo fredda per natura, fine e
sottile, l'odore svanisce. Meglio olio e distillato. Come fare l'acqua di muschio in modo che
riceva il profumo: prendi un'acquavite forte, aggiungi alcuni granelli di muschio, ambra e civit,
sigilla il vaso e mettili al sole per alcuni giorni.
L'acqua di gelsomino: rose muschiate, gillflowers, violette e gigli, viene estratta in acquavite allo
stesso modo, ma troppo calore ne distruggerà la delicata fragranza.
Per fare l'olio di ben, prendi 1 oz di ben, una dracma di muschio, ambra, metà di civit; chiudeteli
in una bottiglia di vetro e lasciateli al sole per venti giorni.
Un altro: sbollentare le mandorle, adagiarle tra due file di fiori in una cassetta di piombo;
rinnovare i fiori se perdono il loro profumo; quindi spremere l'olio con una pressa.
Per fare un'acqua dolce con le gomme, come storace, benjamin e labdano, mescolarle con l'olio
di mandorle e lasciarle digerire a bagnomaria per un mese; estrarre l'olio con una storta per
ottenere un odore molto fragrante.
Come profumare la pelle. Vediamo prima come lavare gli otri: lasciarli riposare nel vino per
alcune ore; asciugarli e lavarli di nuovo se necessario. Poi lavateli con acqua dolce, cioè acqua di
rose, mirto, fiori d'arancio e lavanda, per un giorno. Quando saranno quasi asciutti, stendeteli e
lisciateli per eliminare eventuali rughe. Si possono anche strofinare con olio, preferibilmente di
uova, profumato con i fiori di stagione, dalle violette in primavera al gelsomino in inverno. Il
migliore è muschio, ambra e civit. Strofinateli sulla pelle. Per togliere un odore dai guanti, fai
bollire un po' di acquavite e mettili dentro per un po'.
Come fare le polveri dolci. Polvere di cipriano: prendi il muschio di quercia, lavalo bene, quindi
asciugalo; immergilo in acqua di rose per due giorni e asciugalo di nuovo. Ripeti questo
parecchie volte. Macinarlo in polvere, quindi metterlo in un colino; far bollire acqua dolce e
lasciare che i fumi salgano attraverso il setaccio per essere assorbiti dalla polvere.
Come fare palline dolci, come i grani del rosario: prendi 1 oz di polvere di cipriano e benjamin,
0,5 oz di trifoglio, una quantità di iris illirico; sciogliere un po' di gomma adragante acqua di rose
e aggiungerla alla polvere per formare delle palline. Quindi sciogliere quattro grani di muschio in
acqua di rose e lavate le palline con esso. Lasciateli asciugare e ripetere finché non hanno un
odore gradevole. Puoi usare altre polveri, come l'ambra, il labdano, ecc. Per lavare le palline di
sapone, purificare il grasso di una capra con liscivia bollita per un'ora; scolatela con un
canovaccio di lino. Prepara la liscivia dalle ceneri dell'albero di ceruse, del tiglio e dell'allume.
Profumateli mettendoli in acqua di rose per dieci giorni finché non saranno morbidi. Quindi
aggiungere mezzo dracma di muschio, zibetto e cannella.
I profumi sono fatti di acque o di polveri. Per i primi, prendi quattro parti di storace, tre di
benjamin, una di labdano, lignum aloe e cinnamon, un ottavo di chiodi di garofano, muschio e
ambra. Macinali e mettili in una pentola con 1,5 once di acqua di rose o acqua nanfa. Portare a
bollore e lasciar evaporare per rafforzare. Altri ingredienti che si possono provare sono la noce
moscata e l'acqua di fior d'arancio. Per profumare una camera, aggiungi una goccia di questo
liquido all'acqua di rose calda e posizionala sulla cenere calda. Per fare un pomander profumato,
prendi 1,5 libbre di polvere di carbone di salice, 4 once di labdano, 3 dracme di storace, 2 di
benjamin, 1 di lignum aloe; sciogliere la gomma adragante nell'acqua di rose e lasciarla cadere
lentamente sulle polveri miste. Puoi modellarli in forme e asciugarli. Quando li bruci emettono
fumi dall'odore dolce.
Ora vi mostro come distinguere i falsi profumi, che contengono piccole quantità di muschio. Il
muschio nero è contraffatto con sangue arrostito; ma questo sangue si discerne dal suo splendore
quando viene spezzato. Per mascherarlo bene, aggiungete il sangue dei piccioni e asciugate il
composto, poi bagnateli con acqua di rose e asciugateli ancora, più volte, in modo che il sangue
sia ben mescolato. Altri sostituiscono la maggior parte del muschio con lo zibetto, o radici di
angelica.

Libro XII - Fuochi artificiali


Vitruvio dice che l'uomo scoprì il fuoco quando gli alberi, sfregandosi l'uno contro l'altro nel
vento, presero fuoco e le persone lo preservarono. Teofrasto spiega come strofinare la legna
insieme per accendere il fuoco: uno deve essere del tipo "caldo" come l'alloro, lo spinello, il
leccio o il peel, e l'altro un tipo morbido e secco come l'edera, la vite, ma non l'olivo o alberi che
crescono all'ombra. Si dovrebbero mettere foglie essiccate o funghi sotto di loro per ricevere il
fuoco. Gli indiani occidentali legano insieme due bastoncini secchi e girano con le mani un altro
bastoncino tra di essi. Butman ha trovato una pietra che accende una fiamma anche con l'umidità.
Prendete zolfo e salnitro, calce viva e due volte canfora, riduceteli in polvere fine e metteteli in
un sacchetto di lino in una pentola di terracotta. Sigillatela con argilla e paglia e fatela asciugare
al sole. Mettili in un forno in modo che si fondano insieme in una pietra. Basta aggiungere acqua
ad esso per accendere il fuoco. L'ho provato e non ha funzionato, ma ho visto altri farlo.
Tucidide dice che quando le macchine d'assedio si guastavano, i greci l'avrebbero usata per
farfuoco. Avrebbero posato fasci di legna con zolfo e pece e avrebbero bruciato il muro con le
sue enormi fiamme. Una brocca di terracotta, rilegata con piastre di ferro e piena di carbone
ardente romperà un muro se vi viene spruzzato dell'aceto. Le frecce ardenti vengono lanciate
dalle balestre contro le navi nemiche e queste prendono facilmente fuoco, con le loro vele, pece e
cera. Marcellino descrive armi da fuoco fatte di canna cava con ferro tra l'asta e la testa, e
riempite di materiale combustibile: zolfo, salnitro, olio, grasso, trementina, colla, ecc. Ma gli
antichi astuti inventarono un fuoco contro le navi, chiamato fuoco greco, che bruciava anche in
acqua. Consiste di carboni di salice, sale, spirito di vino, zolfo, pece, lana etiope e canfora.
Costantinopoli fu salvata con questo incendio al tempo dell'imperatore Leo.
Dovremmo prima parlare di polvere da sparo, sebbene sia così comune. È composto da quattro
parti di puro salnitro, con una parte ciascuna di carboni di zolfo e salice, ben polverizzati e
mescolati. Il salnitro è la forza e lo zolfo e il carbone ricevono il fuoco. Per avere una polvere da
sparo che faccia un gran rumore, usate sei o otto parti di salnitro, molto ben mescolate insieme.
Per meno rumore (e una forza leggermente minore), usa meno salnitro e aggiungi un po' di colla
e burro d'oro, ma non divulgherò il modo in cui gli uomini la usano per far danni.
Heron descrive grandi macchine lancia-fuoco contro i difensori delle mura. Quando Antipatro il
Macedone assediò Megarense, incendiò dei maiali e li lanciò contro gli elefanti. Per fare un
semplice razzo di fuoco, fai un bastoncino cavo di 3 piedi, il legno spesso un dito e cavo quattro
dita. Rafforzarlo con cerchi di ferro e piastre di ferro all'esterno. Riempi la cavità con tre parti di
polvere da sparo, mezza parte di resina di colofonia, tutia e brimstone, bagnata con olio di lino.
Schiacciateli bene con un bastoncino, quindi sigillate con lino incerato e pece. Fai un buco nel
tessuto e fissa una miccia di cotone. Per i razzi a livello di esercito, utilizzare parti uguali di
trementina, colofonia, pece liquida, vernice, incenso e canfora, una terza parte e mezza di zolfo,
due parti di salnitro, tre di acquaforte, nafta e polvere da sparo. Battili insieme per fare palle di
fuoco di un’oncia. Metti le palline nel tubo tra strati di polvere da sparo; alcuni mettono polvere
di piombo, sale o polvere di vetro, in modo che si attacchino all'armatura, altri mettono proiettili
di piombo. Ho visto un razzo di dieci piedi installato a bordo di una nave, trasportato con funi,
che ha distrutto quasi tutte le galee nemiche. Descrivo ora una nuova invenzione: un fucile
d'ottone che spara dieci proiettili uno dopo l'altro. Metti nella pistola strati di polvere nera e
palline fino al bordo e infine aggiungi la polvere appiccicosa. Accendilo alla bocca e scaglierà i
proiettili uno dopo l'altro.
Come creare palle di fuoco che scorrono come stelle cadenti. Prendi 1 libbra di polvere da sparo,
un terzo di salnitro, 2 once di zolfo e colofonia. Amalgamali e cucili in una palla di tela spessa;
mettili in semisfere di legno cave, e compattale bene con un martello di legno. Quindi legali con
delle corde, immergili nel catrame, in modo che non si spezzino allo scoppio del cannone. Infine,
usa un bastoncino sul quale fai tre piccoli fori che riempi con polvere da sparo. Per usarli,
preparate la miccia, lanciate la palla nel cannone con la mano destra e sparate nella buca con la
sinistra; la palla viene lanciata in aria e vola selvaggiamente su e giù. Composizioni simili sono
usate per fare palle di fuoco che bruciano vestiti, perfino armature di cui non si può spogliare.
I filosofi hanno cercato il motivo per cui ci sono acque sotto terra che sono sempre calde. La
causa è il bitume, che una volta acceso non si spegnerà; anzi se aggiungi acqua brucerà di più;
solo la terra lo estinguerà. La Chimera di montagna brucia giorno e notte, consumando pietre e
sabbia, bruciando anche nell'acqua. Esistono diversi tipi di bitume: il tipo liquido è chiamato
nafta o olio di Pietro, ed ha una grande valenza di rifacimento. Un secondo tipo è chiamato
maltha, come si vede nel lago vicino a Comagenes Samosata che emette fango appiccicoso
ardente. Altri tipi sono la canfora, pissaphaltum, che è più dura del bitume, dell'ambra e del
giaietto, che bruciano lentamente. Per fare una palla che bruci sott'acqua, preparate una polvere
da sparo; per ogni sette parti di esso, aggiungi due parti di colofonia, tre di salnitro, una di zolfo;
alcuni aggiungono vernice, colofonia di trementina, petrolio, olio di lino e acquavite; mescolare
e cospargere di nafta o pece liquida per fare una pasta. Avvolgetelo in stracci di lino,
immergetelo nella pece bollente e fatelo asciugare. Fate un piccolo buco, metteteci della polvere
da sparo e la miccia. Gettalo subito in acqua; formerà una quantità di fumo nero e sembrerà
bruciare con veemenza, come se stesse combattendo l'acqua, fino a quando non si esaurisce e
viene in superficie. Un altro modo è mettere in pentole una miscela di polvere da sparo, salnitro,
zolfo, pece, gomma di pino, vernice, ecc., con nafta, vernice liquida e trementina, da gettare tra
le navi nemiche.
Ci sono palle di metallo, cariche di polvere da sparo, che esplodono con violenza. Formate
una palla di metallo fragile, della larghezza di una mano e dello spessore di mezzo dito. Il
metallo è composto da 3 parti di ottone, 1 parte di stagno: sagomate in due semisfere, avvitate tra
loro, con un grosso chiodo al centro in modo che non si rompa dall'articolazione. Fate anche un
tubo cavo della larghezza di un dito che entri nella palla al suo centro e sporga; dovrebbe essere
più stretto al centro e saldato alla palla. Fissare fili e pezzi di ferro al chiodo. Riempi la palla con
buona polvere da sparo e il tubo con polvere che brucia lentamente. Accendilo e gettalo tra i
nemici, così si rompe in mille pezzi. Una palla può ferire 200 uomini. Prima di lanciarlo, prova
una palla vuota per vedere quanto tempo impiega la miccia a bruciare. Un tipo simile, ma con
buchi nelle sfere, viene lanciato contro la cavalleria, in modo tale che il rumore e le schegge che
ne escono facciano rompere i ranghi dei cavalli.
Ci vuole tempo per scavare mine sotto le mura della città, quindi spesso vengono scoperte dal
nemico. Per fare campi minati sul terreno dove si incontrano gli eserciti, scava sulla pianura
fosse profonde tre piedi, durante il crepuscolo. Mettici dentro palline di polvere da sparo e scava
trincee poco profonde dall'una all'altra in cui sono posizionate micce di cotone all'interno di tubi
di terra. Seppellisci tutto. Durante la battaglia, quando il nemico sta su quel terreno, accendi una
delle micce e l'intero terreno brucerà presto di fuoco, massacrando crudelmente il nemico, le
membra che volano nell'aria e i corpi bruciati con orribili scottature. Una miccia si ottiene
facendo bollire acquavite o olio di lino con polvere da sparo fino a quando non diventa densa;
arrotolare il cotone e lasciarlo asciugare. Per fare mine subacquee, riempite alcune travi, cave, di
polvere da sparo, copritele bene con la pece, ma lasciate un posto dove accendere il fiammifero.
Affondateli con dei pesi e quando le galee nemiche sono sul posto, rilasciateli e accendeteli. L'ho
provato negli stagni: ha funzionato meglio di quanto immaginassi.
Ora mostro come spegnere gli incendi. Vitruvio dice che il legno di larice brucia molto
lentamente, essendo pieno d'acqua e di terra e senza pori. Ma questo non è vero, infatti essendo
untuoso, una volta che prende fuoco è difficile da spegnere. Gli antichi riferiscono anche che
l'allume liquido resiste al fuoco; ma il nostro allume non ha questa proprietà. Citano anche
l'aceto per estinguere il fuoco e il bianco d'uovo per proteggere il legno; usavano pelle fresca per
proteggere le macchine d'assedio. I succhi densi sono buoni contro il fuoco, ad esempio l'albume
d'uovo mescolato con aceto e allume.
Esistono diversi tipi di composizioni che possono generare il fuoco. Uno, scritto da Gracco, è
acceso dal sole: olio di trementina rosea, argento vivo, ginepro, nafta, semi di lino, colofonia,
canfora, pece, salnitro, grasso d'anatra, acqua vita raffinata. Tritate, mescolate e lasciate
fermentare per due mesi nello sterco. Quindi distillare in una storta e addensare il liquido con
polvere da sparo. Spalmalo sul legno e si accende da solo al sole estivo. È noto che lo sterco di
piccione si accende al sole. Un olio facilmente infiammabile è l'olio di lino distillato più volte,
perché cattura fuoco anche se una candela brucia da lontano. C'è un fuoco spento con l'olio ma
acceso con l'acqua. È una miscela di zolfo con nafta e canfora, e viene usata per intingervi gli
stoppini. Come fare un fuoco senza fumo: riempire ordinatamente una pentola di terracotta con
la corda, coprire e sigillare bene. Accendete un fuoco sotto finché non sarà rovente e lasciate
raffreddare. Aprire la pentola e tagliare le lunghezze del cordone nero. Quando è acceso non
emette né fumo né odore.
Alcuni fuochi insoliti per impressionare gli altri. Come far prendere fuoco improvvisamente
un'intera stanza: sciogliere la canfora in una grande quantità di acquavite e lasciarla evaporare
sulla brace. Chiudi tutte le finestre della stanza. Quando un uomo entra con una candela accesa,
l'intera camera sarà in fiamme. Come fare un'acqua estremamente combustibile: prendere un po'
di vino rosso forte aggiungere calce viva, tartaro, sale e zolfo; distillalo per produrre un'acqua
che brucia molto facilmente, ma non ti scotterà. Si può imbrattare della carta che, bruciando
mentre cade, crea serpenti nell'aria. Un altro modo è quello di distillare palline di calce viva e
olio comune salato; aggiungere altro sale e calce viva e distillare nuovamente; ripetere quattro
volte.
L''olio infernale che si produce fa un piacevole fuoco, usato a teatro.
Tenere in una mano una polvere fine di colofonia, incenso e ambra, e nell'altra una candela; getta
la polvere in aria e passa velocemente la candela sotto di essa per produrre un'enorme fiamma.
Come accendere più candele contemporaneamente: far bollire lo zolfo e l'orpimento nell'olio e
immergere in un pezzo di filo. Dopo averlo fatto asciugare, legare questo filo agli stoppini delle
candele, in modo che quando uno è acceso, la fiamma corre veloce verso gli altri. Inoltre, lascia
che un uomo mangi zucchero candito, poi mentre lo rompe con i denti al buio, le scintille volano
fuori dalla sua bocca.
Per alcuni dei miei esperimenti che possono dare l'occasione di pensare a cose più grandi, scrivo
in modo criptico, così gli uomini malvagi non hanno l'opportunità di fare del male. Per fai sì che
i proiettili entrino in un muro più in profondità, lascia che la palla entri nella cavità di esso,
dapprima piccola, poi larga; bagnalo con olio o strutto prima di inserirlo. L'olio impedisce all'aria
di soffiare sul proiettile. Poichè tutti i piegamenti sono legati, le fiamme si slanciano dentro, e
lanciano il proiettile con più violenza. Come sparare a un uomo con una pallottola e non
lasciarne traccia: ci sono cose pesanti, solide e così sottili che penetreranno e non lasceranno
segni da dove sono entrate o uscite. E faranno lo stesso, sia unite, che disgiunte. E ogni parte
agirà da sola da sola, come farebbe essendo unita. Come una pistola può scaricare due volte con
una carica di polvere: avvolgere una carta tre volte attorno al costipatore della pistola, riempire la
canna di polvere e proiettile. Coprilo ermeticamente con la carta in modo che nessuno sfiato
possa raggiungerli; metti un'altra misura di polvere sopra e inserisci un secondo proiettile,
spingendolo abbastanza perché la polvere raggiunga il foro di contatto. Con il primo sparo viene
sparata la pallina superiore; spingi in una punta acuminata per forare la carta, in modo che con il
secondo sparo il il primo proiettile viene scaricato. Come accecare gli occhi con il fumo, se il
vento è contrario: riempire prima la pistola con polvere da sparo poi una lanterna di carta
riempita con una miscela di euforbio, sublima pepe, calce viva, cenere di vite e arsenico.
Infine, come avere una candela che non si spegne. Si narra che in un'isola vicino a Napoli, un
sepolcro risalente a prima della venuta del nostro Salvatore, fu aperto nell'anno 600 e vi fu
rinvenuta una candela accesa. Alcuni dicono che l'olio di metalli rimanga acceso a lungo, ma
questo è falso. Lo stoppino dell'olio della pietra incombustibile non appassisce, ma ciò non
significa che la sua luce durerà per sempre. Altri pensano che l'aggiunta di sale comune all'olio
ne raddoppierà la vita, il che è vero. Ma avere un olio che brucia perennemente è impossibile.
Alcuni pensano che l'olio nella fiala fosse tale che quando è arrivato in aria, ha catturato il fuoco.
Questo può essere vero, perché qualcosa di simile è successo a me tempo fa. Un amico dice di
aver fatto bollire nell'aceto litarga, tartaro, calce viva e cinabro, finché non è evaporato, quindi ha
sigillato il recipiente, l'ha messo in una fornace e l'ha lasciato per mesi. Quando lo aprì,
improvvisamente si accese una fiamma. Ma gli antichi mettono candele in modo da accendere i
morti che riposano. Se è possibile, deve essere perché la natura detesta il vuoto; una cornice si
romperà prima di permettere una cosa del genere. Se fosse possibile accendere una fiamma
mentre è chiusa in una boccia di vetro i cui fori di sfiato sono ben chiusi, ad esempio usando un
vetro sciolto, allora durerebbe continuamente perché l'aria non può entrare da nessuna parte per
riempire il vuoto nella fiala, quindi l'olio che si trasforma in fumo non ha dove andare e si
accende di nuovo.

Libro XIII - Tempra Acciaio

È noto che il ferro indurisce quando viene temperato, ma può anche essere reso più morbido.
Gli antichi pensavano che l'operazione fosse fatta per superstizione e giuravano sull'acqua del
loro fiume. Quando l'ho studiato, ho scoperto che non importa se vengono aggiunte cose calde,
fredde, secche o umide. Invece la cosa più importante è il liquido in cui viene immerso il ferro
rovente; cresce duro dall'acqua contraria e morbido nell'olio amico. Prima l'olio ammorbidisce il
ferro in modo che non sia fragile, poi viene spento in acqua, quindi è abbastanza duro da tagliare,
come il piombo.
Il ferro diventa più morbido se viene spesso arroventato e lasciato raffreddare sul fuoco, a meno
che non lo si sbatti forte. In alternativa, applicare olio o cera sul ferro, coprire con paglia e sterco
e asciugarlo; fatelo rovente sulla brace e fatelo raffreddare. Puoi usare invece tre parti di zolfo,
quattro parti di argilla sott'olio; o sego e burro.
Per temperare e affilare il ferro, tutto dipende dalla tempra. Non va spento quando è bianco
caldo, altrimenti verrebbe consumato. Dovrebbe essere di colore giallo o rosso. Per le spade, il
colore deve essere viola; per coltelli da pane con un carattere morbido, dovrebbe essere color
cenere. Strofina il coltello con del sapone e il suo bordo con l'olio di oliva finché non si
raffredda. Per un ferro adatto a tagliare la legna, riscaldare fino a quando diventa viola, quindi
immergerlo nell'acqua fino a quando non diventa cinereo, e dopo immergerlo in acqua fredda.
Per i coltelli da sangue, spegnili nell'olio; per una falce, scaldala fino a renderla dorata, quindi
spegnila nell'olio e spalmala di sego.
Per fare un ferro estremamente duro, adatto ad essere usato su altro ferro, come una lima o uno
scudo, deve essere del miglior acciaio; per prima cosa preparate una polvere a base di zoccoli di
bue essiccati al forno, sale comune, vetro battuto e fuliggine. Coprire la lima con questa polvere
all'interno di una cassa; poi coprire e sigillare la cassa con argilla, quindi circondare con carbone
che diventi rovente. Quando tutta la polvere sarà bruciata, tuffate il materiale in acqua molto
fredda. Per renderlo più forte, bagnalo nell'aceto prima di riscaldarlo.
Il ferro è ammorbidito da cose grasse, che ne aprono i pori, e indurito da cose fredde che, al
contrario, li chiudono. Per fare una sega abbastanza dura da tagliare il ferro, tuffate il ferro
rovente in acqua con allume e piscio, tiratelo fuori, poi quando sarà di colore viola, rimettetelo
nel liquido finché non sarà freddo. Per gli ami da pesca che devono essere piccoli ma resistenti,
riscaldarli e immergerli due volte in acqua. Albertus Magnus dice che il ferro dovrebbe essere
temperato con il succo di ravanello e lombrichi, ma ho trovato che questo è falso. Per ottenere
l'acciaio migliore, copri i pezzi di ferro con una polvere di borace, gusci di ostriche e ossi di
seppia, prima di scaldarli sul fuoco e farli raffreddare in acqua. Per una minore durezza, spegnere
il ferro quando è rovente in acqua, rimuoverlo; quando è giallo, spegnerlo di nuovo e lasciarlo
nell'acqua.
È un disonore il fatto che trascuriamo, ai nostri tempi, le scoperte dei nostri antenati i quali
sapevano bene come temprare i loro strumenti per tagliare facilmente la pietra di porfido. Perché,
se lo scalpello è troppo duro, si frattura, e se è troppo morbido, si piega. Con molti esperimenti e
prove, ho finalmente recuperato questo metodo per caso. Il trucco è il colore del ferro, che deve
essere tra l'argento e l'oro, e l'acqua che deve essere molto fredda. Spegnilo a questo punto,
rimuovilo, quindi immergilo di nuovo quando è di un colore viola. Anche l'aceto distillato con
sale ammoniacale, o distillato di urina, o la calce viva sciolta con sale di soda, sono ottimi per
l'indurimento. Il sale conferisce forza e tenacità al grasso.
Alcuni incidono il porfido senza scalpello, usando solo acqua forte e corrosiva.
Distillare un po' di mercurio, sublimare con sale ammoniaca; quindi distillare per tre volte la
polvere di verderame, stagno calcinato, pietra refrattaria, salgemma, sale ammoniaca e sale
comune. Spalmare il porfido con uno spesso strato di sugna di capra, ma solo quelle parti che
non devono essere incise. Versare il liquido corrosivo che penetrerà nelle parti esposte; sostituire
con liquido fresco fino al termine del lavoro.
Molti cercano di creare un ferro che resista agli spari. Le corazze sono perforate a causa dei
difetti del ferro, appena visibili ad occhio nudo. Le parti solide si piegano sempre senza
rompersi. Quando ho studiato la causa dei difetti e delle piccole cavità, ho scoperto che i fabbri
non stanno attenti alla polvere di carbone che aggiungono all'acciaio, che è mescolato a
minuscoli granelli di pietra e gesso. Metti la polvere di carbone in una ciotola d'acqua; le
macchie di carbone galleggiano, mentre la pietra affonda; separarli e asciugarli. Con essi, ho
costruito pettorali a prova di moschetto.
Per rinnovare i segni di usura sui coltelli damascati, lucidarli con polvere di smeriglio e olio,
pulirli con il gesso e bagnarli con il succo di limone mescolato con acqua al vetriolo dei
conciatori; diventeranno come nuovi. Per fare nuovi segni, ricopri il coltello con pasta di gesso;
fare i segni secondo necessità, quindi spalmare con acqua al vetriolo. Macchierà la lama dove
non c'era gesso.
Infine, per preservare il ferro dalla ruggine, coprilo con olio di cerus, o con deersuet, o la
sostanza grassa degli zoccoli dei buoi.

Libro XIV - L'arte della cucina


Ora mi rivolgo alla cucina, non per incoraggiare la gola, ma per preparare grandi banchetti.
Gli antichi dicevano che la carne degli animali uccisi dai nemici che essi temono è molto tenera,
come una pecora uccisa da un lupo, ma questo non lo capivano. Penso che sia perché la paura
della morte spinge il loro sangue al cuore, lasciando la carne molto tenera; gli animali uccisi
dalla pistola hanno una carne più dura. Quindi, per i fagiani o le oche, fate volare contro di loro i
falchi; per far tenera carne di bue, metti su di essa una moltitudine di segugi; metti le galline su
un'alta torre perché siano consumate dalla paura; eravamo soliti appendere i tacchini per il becco,
così che alla fine del viaggio erano morti e teneri.
I galli selvatici legati o appesi a un fico crescono docili e teneri a causa del loro forte vapore e
succhi digeribili. Lo stesso vale per i tori. Aggiungere i gambi dei fichi selvatici nella pentola
quando la carne è messa a bollire. Allo stesso modo, il legume viene soffocato in pentola
bollente dall'antipatia del soffocamento e la carne dall'erbaccia o dalle ortiche.
Altri modi per rendere la carne tenera: appendere la carne all'aria, ma non troppo a lungo da
rovinarla. Così il pavone per due giorni, teso dai pesi sui piedi, soprattutto al chiaro di luna.
Come fare teneri granchi e altri molluschi: i pescatori li catturano durante la muta in estate, e li
lasciano per dieci giorni, cambiando l'acqua ogni giorno.
La carne è più saporita se l'animale è “rimpinzato” e ingrassato, soprattutto i maschi in inverno
perché non hanno piccoli. Per fare ciò, chiudi le galline di cinque mesi in piccole gabbie con solo
due aperture, per la testa e per la coda. Dagli da mangiare con farina d'orzo tre volte al giorno,
rimuovi le penne della testa in modo che non allevino i pidocchi e adagiaci sotto del fieno
morbido. Tra due o quattro mesi saranno pieni. Per gli animali a quattro zampe, mantenerli
affamati per tre giorni, quindi nutrire la scrofa con orzo, miglio, ghiande, fichi, ecc. variando la
loro dieta. Non lasciarli vagare e aggiungi sale al loro mangime in modo che mangino di più. Si
può mettere un vitello a due mucche, per essere nutrito in abbondanza.
Per ingrassare il fegato di un'oca, nutritela con dei fichi vecchi o del ravanello selvatico,
imbevuti nell'acqua, per venti giorni. Altri li nutrono d'orzo e di vino debole, e infine di malva
con lievito, acqua e miele. Quando l'oca è uccisa, tuffate velocemente il suo fegato in acqua
fredda per renderlo solido, quindi friggetelo nel grasso, condito con le spezie. I fichi sono anche i
frutti migliori per i fegati dei maiali.
Al contrario, per rendere la carne amara, nutrite gli animali con cose velenose. Il cervo d'estate
non deve essere mangiato, poiché si nutre di vipere e serpenti.
La pernice che mangia l'aglio ha carne puzzolente; così anche gli uccelli che mangiano
l’elleboro nero, uva spina, o lumache su rovi e arbusti. Anche il latte può essere velenoso quando
i bovini mangiano ogni sorta di erbacce sgradevoli; o il miele quando le api si nutrono di
assenzio; e le uova quando le galline si nutrono di sterco.
Come arrostire un maiale, secondo Atenao: ammazzare l'animale per una piccola incisione sotto
la spalla, lavarne l'intestino con il vino, riempirlo di farina d'orzo, e arrostire il tutto con molto
pepe in un forno dolce che non sia né ardente né tiepido. Eliminate le viscere di un galletto,
riempitelo per metà di brodo e mettetelo in forno; la metà superiore è arrostita, quella inferiore
bollita. Come friggere, far bollire e arrostire una lampreda tutto in una volta: togliere le ossa e le
interiora, metterla allo spiedo, avvolta tre volte con filetti, in parte bagnata con vino, prezzemolo,
ecc., e parte con olio per le parti fritte.
Come preparare un pavone bollito in modo che sembri vivo: tagliagli la pelle dalla gola alla coda
e tirala via, lavorando intorno alle gambe. Arrostire la carne sullo spiedo, farcire il corpo con
spezie ed erbe aromatiche. Quando hai finito, rimettilo nella sua pelle e infila un filo di ferro
attraverso le gambe e il collo, affinché possa sembrare eretto e vivo. Per arrostire viva un'oca:
estrai tutte le piume, tranne la testa e il collo. Spalmala con sugna e strutto dappertutto e
circondala con un anello di fuoco e pentole d'acqua con sale ed erbe aromatiche. Quando
comincerà ad arrostire, berrà; inumidire il suo cuore con una spugna fresca. Quando impazzisce,
fissala su un tavolo per i tuoi ospiti e mangiala prima che sia morta.
Come friggere il pesce su carta in caso di necessità: piegate la carta a forma di teglia, mettetela
nell'olio e mettetela su carboni ardenti. Per arrostire un pollo in viaggio, mettere sul fuoco una
verga d'acciaio, quindi infilarla nel pollo ben coperto con dei canovacci. Le uova si arrostiscono
se poste nella calce viva; se non c'è sale, la carne può essere conservata con il miele. Le macchie
di vino rosso possono essere lavate via con il sale.
Per servire il vino che profuma di muschio, aggiungi un po' di muschio all'acquavite e lascialo
per due settimane al sole estivo. Quindi aggiungere una goccia di questo a un gallone di vino.
Per il vino di Ippocrate, prendi quattro fiale di vino molto dolce, aggiungi 2 libbre di zucchero, 4
once di cannella, pepe e chicchi di paradiso; lasciar riposare per un giorno, scolarli e aggiungere
un tocco di muschio. Come fare il vino ghiacciato: mettere il vino in una boccetta, aggiungere un
po' d'acqua; prendere un barile di neve, aggiungere il salnitro e far rapprendere il vino. Se l'acqua
viene fatta bollire in bollitori di ottone e versata nelle ciotole in aria fredda e gelida, si congelerà
in ghiaccio solido e durerà a lungo.
Ora, come far ubriacare allegramente i tuoi ospiti e tenerli al sicuro. Mischiare frutti di
corbezzolo, datteri, semi di ricinus, pane di semina al vino e al muschio: il tutto accrescerà
l’ubriacatura. Se qualcuno ha bevuto troppo vino, Catone consiglia di mangiare cinque cime di
colewort crude o bollite. L'Africano ci dice di mangiare quattro mandorle amare prima della
carne, per far seccare l'umidità del vino. Inoltre, la lattuga, i porri, lo zafferano, ecc., tutti
ostacolano l'ubriachezza. Per curare uno che beve troppo vino, mettete tre anguille vive nel vino,
lasciate che muoiano, poi servite il vino; egli, da qual momento, non vorrà più vedere il vino.
Per proteggere un figlio da questo vizio, dagli un uovo di gufo, raro, prima del vino, così egli lo
odierà per sempre.
Come scacciare parassiti e adulatori dalle tavole dei grandi uomini: sbatti fiele e vetriolo fino a
ridurli in polvere fine e applicala su un asciugamano; darlo al parassita quando ha bisogno di
lavarsi le mani e la faccia, e lo renderà nero come il carbone Le persone superstiziose ci dicono
di mettere un ago per cucire i sudari dei cadaveri sotto un tavolo per impedire agli uomini di
mangiare carne. Ma queste sono storie di vecchiette.
Metti nel vino una dracma di radice di belladonna tre ore prima di servirgli la carne. Altrimenti
cospargete la carne con la polvere di radici di wakerobin; brucerà la sua lingua ed egli farà finta
di essere uno stolto. Per sbarazzarsi di un fetore, strofinare il coltello con il succo di
coloquintida; lascia un sapore così amaro che fa abbandonare la tavola. Oppure spalmare la sua
tazza con il latte di fichi e gomma adragante; quando beve gli si attaccherà alle labbra e non
potrà toglierla. Un modo esilarante: far bollire il sangue delle lepri e asciugarlo; tagliare le
minuscole corde di un’arpa e spargerle sulla carne: essa sembrerà insanguinata e piena di vermi
in movimento!

Libro XV - La Caccia
Gli animali sono allettati da esche di carne e amore. Storioni e balene sono adescati dai polmoni
arrostiti di un toro. Le orate sono attratte dal pesce topo salato; ogni pesce ha la sua prelibatezza,
dai moscerini ai bocconi prelibati. Un'eccellente esca multiuso è composta da 4 dracme di fegato
di tonno, 8 di canocchie, 4 di semi di sesamo, 8 di fagioli macinati e 2 di pescecane crudo, il
tutto macinato e incollato con il vino.
Come sedurre gli animali con amore: liberate una seppia femmina, e subito tutti i maschi si
avvicinano a lei, e possono essere facilmente catturati. Per catturare carpe e pesci pappagallo,
legare una femmina grassa a un lungo palo sulla riva e sistemare le reti sul lato; mentre il
maschio nuota verso di lei, i pescatori lanciano le reti in riva al mare, intrappolandole. Come si
catturano gli elefanti: quattro femmine sono tenute in una fossa e un ponte di legno è abbassato
fino in fondo; quando i maschi lo attraversano, gli uomini rimuovono il ponte. Per catturare un
usignolo, metti una femmina in una gabbia: i maschi vengono a vederla, cadendo così nella rete.
L'orata ama così tanto le capre che sussulta di gioia nel vedere la loro ombra. Opianus racconta
come un pescatore, mettendosi una pelle di capra con le corna e tenendo il sole alle spalle,
lancia una pasta con sangue di capra, e ne cattura in abbondanza.
Allo stesso modo, le pernici vengono catturate usando un travestimento da cervo e le otarde
usando un travestimento da cavallo. Le seppie si deliziano con l'olivo o il fico; basta abbassare in
acqua un ramo pieno di frutti e in breve tempo si copre di questi polipi.
Anche i rumori e la musica attirano gli animali. I delfini amano l'arpa, come racconta Erodoto; i
lupi amano un flauto, e i cavalli diventano docili quando lo sentono; cervi e cinghiali amano così
tanto la zampogna che dimenticano dove sono e vengono intrappolati; la razza è così presa dalla
musica che affiora in superficie.
I pesci sono attratti dalla luce di notte. Ho fatto una luce subacquea per attirare i pesci: fai un
pilastro di ottone, di tre piedi di diametro con cerchi di ferro per mantenerlo verticale, e con circa
sei finestre di vetro nel mezzo, fatto a tenuta d'acqua con la pece; ci dovrebbe essere un tubo
cavo che li collega alla superficie, alto due piedi sopra la superficie; metti le candele alle finestre
e affonda il pilastro nelle profondità.
Gli animali possono anche essere attratti dal riflesso di se stessi. La seppia afferra un vetro che
riflette la sua immagine e viene così intrappolata. Le taccole adorano gli specchi; un cacciatore,
vedendoli, fa una piccola pozza d'olio così quando scendono per vederne il riflesso, si imbrattano
d'olio e non sono in grado di volare. Le quaglie possono essere catturate posizionando una
trappola davanti a uno specchio.
Altri animali seguono gli odori. Si dice che gli unicorni diventino docili con l'odore delle giovani
vergini. Le donnole seguono il fiele di una lucertola drago o di un camaleonte; i topi inseguono
l'odore delle fecce d'olio solo per rimanerne bloccati. Per sbarazzarsi delle pulci, spalmare il
grasso del riccio su un bastone e metterlo sotto il letto. Le rane seguono il galoppo di una capra.
Vediamo ora, come renderli così ubriachi da poterli prendere con le mani. Cani e corvi si
ubriacano con la radice dell'erba aenothera, secondo Ateneo. Hemlock fa ubriacare gli asini in
modo insensato; semi di giusquiamo con orzo stupefanno i cavalli fino a farli cadere in un sonno
profondo; le pernici e le anatre si appisolano mangiando farina impastata col vino, o semi con la
buccia, o tormentil bollito nel vino, ecc. Perfino i pesci si ubriacano con semi sparsi. Sia le
scimmie che gli elefanti si ubriacano con il vino.
Contro gli uccelli che mangiano il grano, gettate nel campo un certo aglio bollito, chiamato
allume, che li stupefa.
Un veleno che uccide cani, maiali, topi e persino giovenche, è la miscela di erba bianca
camaleontica bagnata nella farina d'orzo. Veleno per i cani, e nux vomica con burro, uccidono
anche un cane. 2 once di elleboro nero, 1 oncia di foglie di tasso, 1,5 once di scorza di faggio,
vetro, calce viva e arsenico giallo, 3 once di mandorle, il tutto mescolato nel miele, creano un
potente veleno. Sono veleno anche le erbe aconitum, stavesacre, radici di narciso, e killmice.
L'erba aegolethros uccide le capre; la polvere di pesce velenoso che si trova in America, quando
è disseminata nella foresta, uccide animali come cervi e cinghiali; sale ammoniaco con mais
uccide le donnole; l'acqua con il rododendro uccide il bestiame; semi di polline di ginestra;
eccetera.
I pesci vengono uccisi dalla radice della birthwort, mescolata con la calce; o da radici di tithymal
finemente tagliate; o da palline fatte di fiele orientale, formaggio, farina di fagioli e acquavite.
Per cambiare il colore di un cane, dipingilo con calce viva bollita in litargio. Un cane non
scapperà da te se lo spalmerai di burro dappertutto. Se tieni la membrana di una cagna o il pelo
di una lepre, o porti la pelle di una iena, o tieni la lingua di un cane nella scarpa, un cane non
abbaierà contro di te. Per incoraggiare un falco, dagli un po' di vino o aceto nel cibo.

Libro XVI - Scrittura invisibile


Esistono diversi modi per scrivere lettere invisibili. In primo luogo, parlerò di una scrittura che
può essere letta immergendola nell'acqua. Sciogliere il vetriolo in acqua bollente e diluirlo fino a
renderlo limpido. Scrivere con questo liquido produce lettere chiare.
Se lo desideri, scrivi tra le righe con un inchiostro a base di paglia bruciata e aceto. Per leggere,
pulirlo con una spugna imbevuta di vino bianco con galle bollite.
In alternativa, scrivere con galle in polvere imbevute di acqua e diluite, e leggere dopo averle
immerse nel vetriolo disciolto. Un altro modo è scrivere con allume disciolto su tela; quindi
leggere immergendo in acqua. Scrivi con il succo di limone e leggi con un liquido prodotto
facendo bollire l'aceto con litarga in polvere. Puoi anche scrivere su una pietra con grasso di
capra; per leggere, immergere la pietra nell'aceto.
Ora, una scrittura resa visibile dal fuoco. Alcuni liquidi che si comportano in questo modo sono:
succo di agrumi o di cipolla; altri succhi di frutta, come ciliegia, pane di scrofa; sale ammoniaca.
I seguenti liquidi possono essere letti solo se la carta è bruciata: mescolare argento vivo in aceto
e un bianco d'uovo; calce o sali. Oppure scrivi con ceruse (piombo bianco) e gomma adragante,
quindi leggere ponendo il foglio in controluce. Successivamente, la scrittura viene letta
strofinando con la polvere. Scrivi con aceto, urina, o con grasso o sego, o latte di fico; leggere
strofinando con fuliggine o carta bruciata. Sciogliere la gomma arabica nell'acqua, scrivere con
essa su un cristallo o un bicchiere, quindi leggere come prima. Strofinare una carta con sugna di
capra sciolta in trementina; posizionare sopra un foglio e scrivere con una punta di ferro per
raccogliere il grasso da sotto.
Come scrivere sulle uova, affinché queste non vengano fermate dall'inquisizione papale.
Arrotolare l'uovo nella cera e fare delle lettere con una punta di ferro; immergere l'uovo per una
notte in acquaforte o succo di limone, quindi rimuovere la cera. Per leggere, tieni il guscio
d'uovo contro una luce. In alternativa, bollire sodo l'uovo, coprire con la cera e scrivere con una
punta di ferro; immergere in acqua con allume e galle in polvere; per leggere, lasciare l'aceto,
che mangerà nel guscio d'uovo. Oppure sciogliere il vetriolo in acqua, scrivere sul guscio e
asciugarlo; per leggere, mettere a bagno l'uovo nelle galle sciolte nel vino. Oppure scrivi con
acqua di calce e immergi nella liscivia con brasile; oppure scrivi con sugna, quindi immergi in
acqua di vetriolo, poi leggi immergendo nel vino. Un altro modo: ammorbidire l'uovo
immergendolo nell'aceto per quattro ore; scrivere su un minuscolo pezzo di carta, quindi inserirlo
attraverso un piccolo taglio, a giacere tra il guscio esterno e la pelle interna; poi riparate il taglio
con gesso e gomma, e fate indurire l'uovo mettendolo a bagno in acqua fredda.
C'è anche la scrittura che è visibile, ma nascosta. Come scrivere su una cintura: si dice che
Archimede abbia inventato questo metodo. Due bastoncini lunghi e arrotondati sono resi identici;
uno viene dato al generale dell'esercito, l'altro viene tenuto in senato. Quando necessario, una
cintura veniva avvolta attorno a un bastoncino e su di esso si scrivevano parole dall'alto verso il
basso; slacciandola si otteneva un guazzabuglio di parole che non potevano essere lette, se
intercettate, per ottenere un significato. Come scrivere i segreti sulla pergamena: se si applica
una candela alle lettere, esse si accartocciano e non si possono leggere; ma se è resa umida, le
rughe scompaiono e le parole riappaiono. Sui libri, si possono voltare le pagine e scrivere in un
angolo in modo tale che quando la pagina viene voltata, nulla è visibile. Allo stesso modo, si
possono disporre le carte da gioco in un ordine particolare e scrivere lungo i bordi; appaiono solo
come strani segni e possono essere letti solo se inseriti nello stesso ordine. Si può scrivere su
legno senza essere sospettati: timbra lettere su un morbido legno di pioppo con stampi da
tipografo; quindi tagliare il legno con un'accetta lasciando segni nella profondità di queste
lettere, in modo che tutto appaia confuso. Quando viene messo in acqua, il legno si gonfia e le
lettere diventano evidenti.
Teofrasto scrive come si può fare un taglio nella corteccia di un albero; fare un piccolo incavo,
scrivere usando lettere religiose, quindi rilegarlo in modo che la corteccia guarisca; stupisce le
persone quando alla fine le trovano e arrivano a crederci. Si può fare anche su un tronco asciutto
unendo poi la corteccia con la comune colla. Gli antichi, solitamente, nascondevano le lettere
nelle torte, negli animali morti, nelle tasche dei cappotti, nelle scarpe, ecc. Per nascondere le
parole nelle pietre, mescola in acqua selce finemente in polvere con una quantità doppia di
colofonia; inserire delle lastre di piombo con sopra delle lettere, quindi legare il tutto in un
sacchetto di lino e immergerlo in acqua fredda finché non diventa duro.
Gli antichi travestivano i loro messaggeri da animali, o affiggevano i loro messaggi con frecce
lanciate sopra i muri. Oggi possiamo fare lo stesso avvolgendo della carta con pallini di piombo
e sparandoli con la pistola. Sono stati usati anche i piccioni, perché loro tornano a casa,
soprattutto se vengono sottratti ai loro piccoli nel nido. Si racconta come un re d'Egitto avesse un
astuto volatile che portava messaggi ovunque gli fosse stato ordinato di volare. A volte, tuttavia,
tali uccelli vengono intercettati e il messaggio viene sostituito da uno contrario.
I nostri antenati hanno inventato un'altra arte, quella di inviare messaggi a persone ignare. Dal
momento che i nemici cercano dappertutto, dalla testa ai piedi, e torturano gli eventuali
messaggeri, è meglio che questi ignorino il contenuto del messaggio. Così Estiao, fingendo di
curare un servo, gli rase i capelli, scrisse alcune lettere sulla sua testa, poi quando i suoi capelli
furono di nuovo cresciuti, lo mandò ad Aristagora con l'ordine di radersi di nuovo i capelli
quando fosse arrivato. Si possono rendere indelebili le lettere inserendo della polvere di
colofonia all'interno della pelle; o ulcerando la pelle con acqua corrosiva. Un altro modo
semplice è scrivere sulla schiena con uno degli inchiostri invisibili.
Le lettere che decadono e scompaiono possono essere fatte in due modi. Mescolare olio di
vetriolo con inchiostro, e in pochi giorni fino a un mese, corroderà la carta con l'inchiostro. Si
può anche usare una lisciva forte, olio di tartaro, alcali, soda, acqua regia o l'acquavite più forte.
Un buon liquido corrosivo è costituito da crisocolla, salammoniaca e allume, bolliti un po' in una
forte liscivia di calce viva. Se invece volete lettere che appaiano dopo un po', usate del succo di
agrumi, perché dopo venti giorni appaiono verdi; o salammoniaca scritta su ottone.
Per togliere le lettere da un foglio, asciugale con acquaforte se sono scritte in gall e copras.
Oppure, strofinare con palline di sale alcalino e zolfo. Se poi vuoi scrivere nello spazio
cancellato, bagnalo con acqua di allume per evitare che l'inchiostro scorra. Per leggere le lettere
che sono marcite, fai bollire le galle nel vino e strofina le lettere.
Come aprire le lettere e poi richiuderle con contraffazioni. Sciogliere lo zolfo e versarlo in
polvere di ceruse; applicare questa pasta calda sulla guarnizione e lasciarla raffreddare; toglierla
e avrà l'impronta del sigillo. Un altro modo: versare vetriolo e verdigris in una pentola di aceto;
far bollire sul fuoco e mettere nella soluzione delle piastre di ferro; raschiare la ruggine che
appare fino a quando non si ha abbastanza sostanza; porre una pasta con argento vivo e mentre è
morbida, applicare sul sigillo fino a quando non si indurisce. Oppure applicare un po' d'olio sul
sigillo e circondarlo di cera, quindi versare la colla di pesce sciolta in acqua; scaldatelo e quando
dopo 3 ore si sarà raffreddato, sfornatelo. Per imitare la calligrafia, adagiate un foglio di carta
sulla lettera, e posateli su un vetro con una luce che brilla sotto; copia le lettere secondo
necessità. Per aprire e chiudere una lettera senza sospetto, usa la gomma adragante disciolta in
acqua per riparare un piccolo squarcio.
Per comunicare con le persone assenti: un modo è parlare lungo un muro circolare che non è
interrotto da finestre o colonne; la voce passa netta come in un eco, ma qualcuno nel mezzo non
riesce a sentire bene le parole. A Mantova c'è una grande galleria che ha questo effetto. Ciò
perché il suono si riflette come la luce. Una volta ho sentito qualcuno parlare su una barca a un
miglio di distanza, la loro voce era stata riflessa dalla superficie liscia dell'acqua. In alternativa,
fai un lungo condotto di piombo da una stanza all'altra: il suono inalterato porta molto lontano,
più di 200 passi. Forse si riesce anche a catturare un suono in un tubo circolare, e lo si può
sentire più tardi a piacimento.
Si può comunicare di notte con il fuoco e di giorno con il fumo. Molti, secondo una leggenda
greca, facevano segnali di fuoco attraverso le torri. Le lettere possono essere rappresentate da un
certo numero di torce, come mostra Polibio. Dividi le lettere in righe, diciamo, tre righe di sette
lettere ciascuna. Alzate una torcia tante volte per significare lettere nella prima fila, quindi una
per A, due per B, e così via; poi alza due torce per le lettere nella seconda fila, ecc.

Libro XVII - Strani Occhiali


Veniamo ora alle scienze matematiche e agli esperimenti con i vetri catottrici. Inizierò con vetri
semplici, fatti di cristallo trasparente.
Quando si aggiunge un po' di colore al vetro, come il giallo, il viso sembrerà itterico; se rosso,
ubriacone o arrabbiato, ecc. Se il retro del vetro ha una cresta nel mezzo, allora l’immagine si
depone, la faccia che guarda sul vetro sembrerà divisa nel mezzo. Se il vetro è tutto deformato, la
faccia assomiglierà al muso di un asino o di un cane, o con gli occhi da gambero. Il vetro liscio
deve essere messo nel forno per piegarlo leggermente. Fare due vasi che sono spessi da un lato e
assottigliati dall'altro; metterli uno sopra l'altro e adagiare la carta stagnola sulla parte inferiore.
Due facce appariranno l'una sotto l'altra. Più strati metti, più facce si avranno, ma non si scoprirà
il perché. Per lanciare lettere su una parete, realizzale con cera o inchiostro nero su uno specchio
e rifletti i raggi del sole sul muro.
Come invertire il corpo con la testa in basso: Unire due specchi ad angolo retto; quando li
posizioni nel modo giusto, la testa sarà capovolta. Se l'angolo a cui si uniscono è sesquialter, cioè
uno e mezzo, allora molte immagini vengono proiettate contemporaneamente, cambiando con il
variare dell'angolo dei due specchi. Inoltre, quando un'immagine si avvicina, l'altra si allontana.
Per guardarti intorno senza sospetto, posiziona due specchi su una finestra, uno inclinato verso il
basso, l'altro riflettente verso il tuo occhio. In questo modo puoi vedere i luoghi nascosti. Uno
specchio inclinato non mostrerà il proprio volto ma qualche altra immagine, con grande sorpresa
dell’osservatore. Se si collocano due grandi specchi, uno orizzontale, l'altro inclinato, e un uomo
appare sul primo, si vedrà nell'altro specchio come se volasse nell'aria.
Come fare un teatro-vetro. Dividi un semicerchio in un numero di archi uguali. Attacca specchi
verticali sulle linee che uniscono gli archi. Una persona al centro del cerchio vedrà diverse copie
di se stesso intorno a lui. Questo è il modo antico. Per un modo più moderno, aggiungi più
specchi verticali ad eccezione di un pannello, attraverso il quale la persona guarda dentro per
vedere innumerevoli volti. E se collochi specchi deformati o colorati, lo spettacolo è ancora più
bello. Oppure, prendi un cerchio di due piedi e mezzo di diametro e dividi la circonferenza in
quattordici. Erigere pilastri riccamente decorati in quei punti tranne uno; mettere specchi tra di
essi. L’osservatore ora vede una vasta moltitudine di pilastri, non persone. Allo stesso modo, un
tesoro è una cassa il cui interno è coperto di specchi con bordi di fiori, perle e pietre preziose.
Gli occhiali concavi [specchi] sono molto più curiosi. La prima cosa da scoprire è il suo punto di
inversione. Tieni lo specchio contro il sole; dove le travi si uniscono è il punto di inversione. Per
vederlo più chiaramente, espira un denso vapore dalla tua bocca. Se metti la faccia o il dito a
questo punto, sembrerà enorme. Unisci le travi in modo così forte da accendere una fiamma, in
grado di sciogliere una piccola quantità di piombo o di stagno; alcuni sono riusciti anche con
l'oro e l'argento. Al di fuori del punto di inversione, la testa o la candela appariranno capovolte.
Se una candela è posta nel punto di inversione, ferirà gli occhi con la sua luce e il suo calore e i
suoi raggi paralleli si illumineranno molto lontano di notte; se metti la neve, anche il freddo si
rifletterà. Se parli da questo punto e si gira lo specchio per vedere il volto di un amico, egli può
sentire chiaramente le parole anche se è molto indietro. Così, alcune lampade con specchi
concavi possono illuminare un intero teatro. In una notte senza luna, puoi vedere riflettendo i
raggi di Venere. Per far saltare in aria una torre, allestire un grande specchio concavo per
riflettere il sole mattutino sul fondo del muro; di notte deposita lì carburante o polvere da sparo,
sotto la torre e la mattina dopo esploderà da solo.
Per accendere un fuoco lontano, allinea uno specchio piano con uno specchio concavo accanto al
carburante o alla polvere da sparo. Per ingrandire le lettere, usa uno specchio concavo rivolto
verso le lettere e uno specchio semplice per rifletterle dietro. La stessa combinazione, ma con lo
specchio semplice più indietro, dà immagini che sembrano sospese nell'aria. Se guardi lo
specchio semplice e lo rifletti di nuovo nello specchio concavo, vedrai la tua faccia al contrario.
Chiudi tutte le finestre e tutti gli altri fori, ma fai un foro della larghezza di una mano, e su di
esso metti una lastra di piombo che ha un foro della larghezza di un dito; di fronte ad essa metti
un foglio bianco su cui puoi vedere tutto ciò che accade fuori sotto il Sole. Se metti un piccolo
vaso di cristallo lenticolare nel foro e lo aggiusti, vedrai tutte le cose più chiare, compresi gli
uccelli che volano, tutto il mondo su un foglio di carta. In questo modo, è facile disegnare una
copia perfetta di qualsiasi immagine posizionata vicino alla finestra. Per vedere queste immagini
nel modo giusto, bisogna mettere uno specchio concavo che rifletta sulla carta. Inoltre, si può
fare in modo che l'intera scena appaia su una parete della camera. Disporre l'intera scena fuori,
come a teatro, e chi sta dentro potrà vedere la stessa sul muro. In questo modo, inoltre, si può
vedere in sicurezza un'eclissi solare.
Si possono usare le torce invece del sole per illuminare la camera. Per un effetto divertente, fai
una piccola immagine sopra il foro, solleva un lenzuolo bianco al buio, davanti al pubblico,
quindi accendi le torce fuori dal foro; gli spettatori vedranno improvvisamente, con loro terrore,
un'immagine sospesa a mezz'aria.
Gli antichi facevano qualcosa di simile con specchi e vetri. Vuoi far apparire un'immagine nel
mezzo di una stanza senza occhiali? Prendi un cilindro che scenda in un quadrato e mettilo al
centro di una stanza completamente buia. I raggi che entrano seguiranno la moda del primo
vetro, coperto come in una fossa, poi quando i raggi si incontrano si vede l'immagine. Olà, non la
renderò più semplice; si rallegri chi ha intendimento.
Prendi un cerchio e taglia delle parti dalla sua circonferenza per fare parte di un pentagono e di
un esagono. Il pentagono sarà scavato nel tavolo, l'esagono sporgente. Modella l'esterno con la
cera, quindi ricava da esso il vetro d'acciaio, lucidalo e mostrerà una varietà di immagini, alcune
corrette, altre capovolte o distorte. Variando le parti convesse o concave, è possibile creare una
varietà di immagini a piacimento. Uno specchio cilindrico convesso mantenuto in posizione
verticale mostra il volto deformato in lunghezza, ma tenuto orizzontale non mostra altro che
denti. Uno specchio concavo cilindrico mostra la tua testa capovolta. Allo stesso modo, uno
specchio conico.
Un cristallo lenticolare produce molti effetti, sia concavi che convessi. Sono usati da molti negli
occhiali. Una lente convessa si comporta come uno specchio concavo: accende il fuoco e scioglie
il piombo ancora più facilmente; una candela dietro di essa proietta una luce parallela a una
grande distanza tale che, di notte, puoi leggere. Se metti il tuo occhio dietro la candela, mostrerà
cose lontane come se fossero vicine. E se posizioni più lenti, puoi persino leggere lettere
minuscole a cento passi di distanza. Le lenti concave mostrano chiaramente le cose lontane e le
lenti convesse e cose vicine, a seconda della vista. Combinando una lente convessa con una
concava, puoi vedere sia le cose lontane che le cose vicine. Se metti un oggetto dietro una lente
convessa, apparirà di fronte ad essa. Un pittore può usare una lente concava per disegnare una
piccola scena. Se realizzi occhiali di vetro spesso, lavorato per formare piramidi (convesse o
concave), vedrai più immagini, facce di Argus con diversi occhi, e così via.
Tolomeo cita una lente sulla quale si può vedere le navi nemiche da seicento miglia di distanza.
Non è da spiegare troppo facilmente. Lascia che la vista più forte sia diretta al centro del vetro,
dove deve essere realizzato, e tutti i raggi solari più potenti, dispersi e non, si uniscono, ma al
centro della suddetta lente. Al centro, dove i diametri si incrociano, c'è il concorso di tutti loro.
Così è un pilastro di vetro concavo realizzato con i lati equidistanti. Ma fai in modo che sia
adattato da quelle sezioni di lato con un angolo obliquo; i triangoli ottusi devono essere tagliati
qua e là con linee trasversali, disegnate dal centro, e così sarà fatto lo spettacolo.
Consideriamo una camera oscura con una finestra, uno specchio sul lato interno e un vetro sul
lato esterno. Quando qualcuno guarda dalla finestra, tutto ciò che è posizionato fuori dalla
finestra, siano esse statue e simili, apparirà tanto all'interno della stanza quanto lo sono
all'esterno.
Un pilastro di cristallo può anche accendere il fuoco; ha bruciato coperte quando i raggi del sole
lo attraversano in una camera. Proprio come la lente convessa, può mostrare un'immagine
sospesa nell'aria. Se il pilastro è arrotondato solo dal fuoco, non da una ruota, allora la luce
rifratta da una candela mostrerà infiniti arcobaleni, molto piacevoli da vedere.
Il fuoco può essere acceso da un vetro concavo. Crea un anello di vetro con un bordo concavo.
Piegherà i raggi lontano da esso. Lo stesso avverrà con un pilastro di cristallo concavo, o
piramidale, ma più debolmente.
Lo specchio più potente è quello a sezione parabolica, che illumina qualsiasi cosa combustibile
con la sua moltitudine di dardi infuocati. Uno specchio sferico focalizza solo di un angolo
esagonale dal centro, ma una sezione parabolica focalizza tutti i raggi. Nonostante tutte le
leggende su Archimede e sugli specchi di Cardano, difficilmente si può bruciare qualcosa a dieci
metri di distanza. Per fare uno specchio del genere, lascia che sia il punto di combustione AB;
raddoppialo in ABC, traccia una linea retta DA continua a DAE tale che DCE sia un angolo
retto. Disegna un HCI parallelo a DE di lunghezza due volte CD e un altro FBG parallelo di
lunghezza due volte AC. Unisci i punti HF e AGI con una curva a parabola. Aggiungi più punti
per renderlo più preciso.
Lo specchio sopra funziona solo direttamente di fronte al sole. Per bruciare ad angolo, occorre
una sezione parabolica obliqua. Prendi una linea AB lunga diciotto piedi. Disegno rette
perpendicolari ad AB, prima una quarta parte di AB in A; al punto C due piedi da A, quindi
prendi due volte 72, la sua radice quadrata 12 è la lunghezza richiesta. la distanza BC è quindi 20
piedi. Sia CG due terzi di piede lungo AB. Adesso iniziamo da AC come 60 parti, a cui
aggiungiamo quattro zeri 0000, in modo che quando attecchiamo non perdiamo la precisione.
Crea una tabella di seno contro, a partire da 60 a 80: le parti di AE essendo 72 volte 30, quindi
2160; moltiplicato per AC per ottenere 129600; quindi la sua radice è 360, a cui aggiungiamo le
cifre che indicano la decima parte di afoot, come 360.0.0. La radice del seno di 80 è quindi
415.6.9. Quindi traccia linee ad angolo retto rispetto ad AG, con 60 corrispondente ad A e 80 a
G, ciascuna con lunghezze come da tabella, quindi A ha lunghezza 0 e la linea in G ha lunghezza
56, essendo queste le differenze da 360. Attacca degli spilli in questi punti e posiziona un filo
lungo di essi, quindi taglia un tavolo di ottone spesso in questa forma. Poi prendi un'asta di ferro
di 12 piedi con la piastra di ottone fissata ad essa, in modo che quando viene girata con l'altra
estremità fissata a una punta, taglierà un anello di argilla di sezione parabolica. Quindi crea un
altro anello più piccolo e riempi lo spazio vuoto con metallo liquido.
È scritto che Proclo bruciò le navi nemiche di Costantinopoli con specchi ardenti. Ma ti mostrerò
un'invenzione che supera quelle degli antichi e anche della nostra epoca; essa spiega come il
vetro brucia a una distanza infinita e tutto quello che c'è in mezzo. Non è degno divulgarlo a
persone ignoranti, quindi parlerò per enigmi. Prendi un tratto cilindrico, che rimandi
obliquamente i raggi del sole lontano dalla superficie. Quando sono riflessi da uno specchio
parabolico e passano attraverso una stretta finestra, bruciano al centro per una grande distanza.
Lascia che il vetro sia spesso un dito e la carta stagnola di antimonio e piombo spurgati, come
fanno in Germania. Si può usare questo meraviglioso artificio per inviare lettere lontane con la
luna piena, forse anche alla Luna stessa.
Come fare un vetro che brucia usando i cerchi. Prendi una linea AD, che sarà il diametro di un
cerchio di centro B. Disegna altri cerchi di centro B, dividendo la linea BA in più parti. Prendi un
compasso esteso al semidiametro BA e disegna un arco di centro A, tagliando il cerchio in un
punto G. Quindi un raggio LG venendo in parallelo ad AB sarà riflesso verso B perché l'angolo
LGA è uguale a GAB che è uguale a BGA, poiché il triangolo ABG ha lati uguali. Ripetere per
le altre parti: per ogni punto C su AB, tracciare un arco di centro C e semidiametro AB per
tagliare il cerchio di centro B passante per C nel punto H. Unire i punti GH e tutti gli altri punti
per formare la sezione.
Ora parlerò di vetri bruciati per rifrazione. Si possono dire le stesse cose degli occhiali riflettenti.
Un vetro cilindrico accenderà il fuoco in linea, ed anche il vetro piramidale, ma meglio è una
sfera di cristallo. È meraviglioso farlo con una fiala rotonda, piena d'acqua, ottenendo così il
fuoco dall'acqua fredda. La cosa migliore è il vetro parabolico in cristallo, che può accendere un
fuoco anche lontano.
Si possono far apparire molti volti in un vetro. Fare un vetro cavo un po' concavo con un foglio
di carta posato su di esso. Così un uomo che lo guarda vedrà un'immagine dritta di qualcos'altro,
ma afferrandolo non trova altro che aria. Prendi anche trenta lastre di vetro, lunghe un piede e
mezzo, larghe due dita, spesse un terzo di un dito ma che si assottigliano fino a diventare un
bordo affilato. Mettili insieme in modo tale da formare un cerchio. Dipingi accuratamente
un'immagine in modo tale che solo attraverso il riflesso nello specchio la si possa vedere. Ho
descritto come farlo nella mia Ottica. Mettili su un tavolo e mettici sopra uno specchio in modo
tale che quando qualcuno viene a vedere il suo riflesso, veda un'altra cosa che non è visibile da
nessuna parte.
Come sono fatti gli occhiali da vista: vengono realizzati in Germania sfere di vetro del diametro
di un piede, tagliate in piccoli cerchi e portati a Venezia. Qui vengono fuse in stampi sferici per
realizzare lenti convesse. Per fare una lente concava, della polvere bianca chiamata saldame
viene cosparsa su una grande palla di cannone lucidata e il vetro viene ammorbidito su di essa
per prenderne la forma; questo lavoro è ripetuto su entrambi i lati. È necessaria più lucidatura per
trasformarlo in un vetro perfetto.
Ora scriverò di come sono fatti gli specchi. Per prima cosa prendono il vetro fuso e lo fanno
saltare in un cilindro vuoto; lo aprono con una pinza su una piastra di ferro piatta e lo riscaldano
per prenderne la forma. Dopo che si è raffreddato, lo cospargono di sabbia bianca e lo strofinano
con acqua fino a renderlo perfettamente piatto su entrambi i lati. L'artigiano quindi fa un foglio
di alluminio delle stesse dimensioni il più sottile e piatto che può. Lo pulisce con mercurio, vi
applica una carta bianca e lo appoggia velocemente sul vetro pulito, premendo il vetro e
rimuovendo contemporaneamente la carta; lo lascia con un peso sul vetro per alcune ore finché
la pellicola non si lega saldamente ad esso. Applicare un foglio su un vetro concavo è più
difficile. Viene adagiato lentamente sul lato convesso per prendere la sua forma, e intorno ad
esso si forma un gesso umido; quando si indurisce, si strofina con argento vivo, si mette sopra
della carta, quindi si preme sul vetro, togliendo la carta.
Gli specchi di metallo sono realizzati in un altro modo. Disegna una linea parabolica su un tavolo
di ottone; limare la parte esterna. Ruotalo su un asse per formare la forma concava di argilla.
Quando è asciutto, cospargilo con uno strato di cenere e sopra di esso applica un altro strato di
argilla. Dopo l'indurimento, gli strati si separeranno a causa delle ceneri. In una pentola fate
sciogliere 2 libbre di tartaro e arsenico bianco, poi 50 libbre di ottone e 25 libbre di peltro inglese
e infine 2 once di borace. Versate la miscela nello spazio tra le forme e fatela raffreddare. Infine
strofinare con pomice e polvere di smeriglio fino a renderla perfettamente lucida. La si può
rendere luminosa con la latta bruciata.

Libro XVIII - Esperimenti sulle cose pesanti e leggere


Pesanti sono gli oggetti che scendono, e più pesanti sono quelli che scendono più velocemente.
Leggeri sono quelli che ascendono, e più leggeri quelli che ascendono più velocemente. Il vuoto
è aborrito dalla natura più che qualsiasi altra cosa. L'acqua, normalmente pesante, non scorre da
un recipiente di vetro capovolto sull'acqua. Non può farlo perché l'acqua sottostante è almeno
altrettanto pesante e non può rimanere un vuoto nel recipiente. Ma se si immette aria, essa
sostituisce l'acqua più pesante, e questa scorre fuori dal recipiente.
Anche il vino sopra l'acqua non scorre, perché è più leggero. Da qui il trucco di gocciolare vino
per farlo galleggiare sull'acqua; e l'altro, per far raffreddare un flacone di vino immetterlo
capovolto in acqua fredda. Inoltre, poiché il vino si versa per primo, poi l'acqua, i due si
mescolano bene.
Prendere una tazza a forma di tunnel, con una bocca larga e stretta come un cono, unita a una
palla di vetro attraverso una bocca stretta. Versare l'acqua fino a riempire la tazza, quindi
aggiungere il vino lentamente in modo che galleggi sopra. Datelo ad un amico: non gusterà altro
che acqua. Se ti sfida a bere con lui, versa per primo il vino nella tua tazza poi acqua; trattienilo
un po’ parlando con l’amico, finché l'acqua non scende, poi bevi il vino. Per questo motivo,
quando i contenitori per il vino sono posti in acqua fredda, la più piccola fessura nel tappo
consente all'acqua di scacciare il vino.
Mettiamo un recipiente d'acqua a testa in giù nel vino rosso. I due liquidi si sostituiscono senza
mescolarsi. Da qui il trucco di separare l'acqua dal vino venduto dai contadini ingannevoli:
stimare quanto vino c'è nel vaso, poi portarne un altro con la piccola bocca piena di tanta acqua e
immergere la bocca nel vino. L'acqua affonderà e il vino salirà. Se il sapore di ciò che resta è
molto acquoso il vino è stato mescolato.
Un altro modo: fare un vaso di legno di edera, che sia poroso. Immettete il vino con l'acqua:
l'acqua fuoriesce lasciando dentro il vino che è più corpulento.
Ciò è contrario a quanto scrivevano gli antichi. Raccontano anche di un'altra prova: stendere una
spugna imbevuta d'olio e inclinare la bottiglia di vino; se c'è dell'acqua uscirà.
Metti una striscia di lino imbevuta nel vino e appendila all’aria aperta. Il vino rosso risale la
striscia, trascinandosi dietro l'acqua. I viticoltori dicono il contrario, però.
Per vedere se la materia leggera è mista a quella pesante. Come aveva scritto Archimede, un
oggetto galleggia sull'acqua tanto più quanto è più leggero, così le navi affondano nei fiumi più
che nel mare, a causa del sale. Quindi una mela (alcuni usano una locusta) affonda nel buon vino
ma galleggerà nel vino mescolato con l'acqua. Ma il vino nuovo è più denso dell'acqua perché la
sua feccia non è ancora affondata. Ci si chiede se, quando il vino viene pigiato, sia la metà
superiore o la metà inferiore a essere migliore. È chiaro che il vino più chiaro esce per primo, e
la seconda metà contiene più acqua, a meno che il vino non sia prelevato dal fondo.
Esistono altri modi per separare il vino dall'acqua, ad esempio per distillazione.
Lo spirito del vino salirà prima dell'acqua. Un altro modo è mettere il vino in una boccia di vetro
e congelarlo. Se il vino è puro, ci vorrà più tempo per congelare; poi, man mano che si scalda, il
vino si scioglie per primo e così può essere spartito; puoi quindi stimare quanta acqua è stata
aggiunta.
Per rilevare se un metallo è mescolato con altri, come l'oro nell'ottone.
Archimede gridò “Eureka” quando trovò come farlo: fece eguali pesi d'oro e d'argento, li mise
nell'acqua e misurò quanto volume ciascuno spostava. Poi immerse una corona e scoprì che il
suo volume era maggiore di quello dell'oro. Ma ora possiamo rilevare anche piccole differenze.
Prendi una bilancia perfetta, posiziona un metallo puro da un lato ed un altro metallo dall'altro
fino a quando non si equilibrano. Ora immergi entrambi i metalli nell'acqua e vedrai che essi non
rimangono in equilibrio. Il metallo impuro più leggero sale, mentre il metallo puro, che pesa di
più, rimane sul fondo. Portali in equilibrio, e il peso aggiunto è quello dell'impurità. Ad esempio,
un proiettile di piombo che pesa 31 once in aria, pesa 27 in acqua; l'oro del ducato turco pesa 34
nell'aria, 32 nell'acqua; la corona francese oro 67 in aria, 60 in acqua.

Libro XIX - Strumenti a fiato


Ho letto che ci sono statue di ottone che suonano un grande squillo di tromba durante i venti
violenti. Si dice che Alberto Magno abbia fatto una testa che parla di arti magiche, ma non ci
credo. Solo impostori e farabutti credono in queste cose. Il suono non viaggia istantaneamente.
La fiamma di una pistola a un miglio di distanza si vede pochi minuti prima che si senta il
rumore. Gli echi sono il rimbalzo del suono su un muro. Forse, se un suono è intrappolato in un
tubo, allora quando si apre la bocca della statua, la voce può essere udita. Lo proverò.
Al tempo di Nerone c'erano strumenti ad acqua, ma di quale tipo nessuno lo sa.
Ho provato a crearne uno mescolando l'acqua con l'aria, ma fa un gorgheggio senza una melodia.
Un modo migliore è avere un organo a canne che porti ad un centro pieno d'acqua a metà, con
aria soffiata da un mantice; quando si premono i tasti, l'aria esce in un flusso che emette un
suono piacevole.
Far bollire un po' d'acqua in un recipiente di vetro dal collo lungo; metti il collo nell'acqua e
presto risucchierà tutta l'acqua che c’è dentro. Alcuni dicono che questo è il modo in cui l'acqua
viene risucchiata dalle montagne per formare ruscelli. Metti l'acqua in una sfera di ottone che ha
un piccolo foro; quando bollirà, soffierà con forza attraverso il foro. Riempi un recipiente
aconico per un terzo con acqua, quindi soffia dentro aria più forte che puoi; prima di togliere la
bocca, inclina il bicchiere in modo che l'acqua fermi l'aria, quindi puntalo lontano da te e l'aria
rarefatta spingerà l'acqua come in una fontana. Puoi riscaldare l'aria per un effetto migliore. Gli
ubriachi fanno un piccolo foro sul fondo di uno scrigno, quindi ci soffiano dentro in modo che
esca fuori. Come far salire l'acqua in cima a una torre: fare un tubo di piombo che arrivi fino a un
vaso sigillato, quindi fuori dal fondo e fino in fondo; un'estremità è posta nell'acqua, l'altra
estremità è posta più in basso in un recipiente, che dovrebbe essere riempito d'acqua e chiuso
perfettamente affinché non entri aria. Quando il foro inferiore del recipiente della torre è aperto,
la sua acqua si esaurirà ma risucchierà altrettanta acqua. Un altro modo è avere un vaso di ottone
in cima alla torre con un tubo che scende; riscaldare il recipiente e far defluire l'aria; poi mentre
si raffredda di notte, l'acqua sale a riempire il vuoto.
Per fare un orologio ad acqua, prendi un bicchiere rovesciato con un piccolo foro in alto e un
righello verticale fissato ad esso, e mettilo in un vaso di terracotta pieno d'acqua, in modo che
sprofonda molto lentamente; segna il tempo. Per ripristinarlo, riempilo d'aria usando un tubo
piegato. In alternativa, mettere il recipiente in acqua e aspirare l'aria attraverso il foro; man mano
che l'acqua scende lentamente, la sua superficie segnerà il tempo.
Come fare una fontana d'acqua con aria compressa: Passare un tubo attraverso un foro nella parte
superiore di un recipiente sigillato quasi fino in fondo; la superficie superiore dovrebbe essere
come un tamburo. Un secondo tubo corto dovrebbe passare attraverso il tamburo, con
un'estremità ricoperta da una valvola di cuoio in modo che l'aria possa entrare ma non uscire.
Versare acqua attraverso il primo tubo e chiuderlo, quindi soffiare forte aria nel secondo tubo e
chiuderlo; quando il primo tubo è aperto, una fontana d'acqua vola da sola senza forza. Come
sparare un proiettile senza fuoco: prendi una pistola levigata e spingi dentro un pistone in modo
che non esca aria; inserire un proiettile; quando lasci andare il pistone, l'aria espelle il proiettile e
il pistone. Unisci insieme un recipiente di peltro con un recipiente conico in modo che la sua
estremità sia vicina al vaso di peltro. Riempi il fondo con acqua fino in cima, mentre il resto del
recipiente di peltro viene riempito con aria compressa. Poi, quando un uomo ne beve, gli
sprizzerà il liquido in faccia. Come fare una bottiglia che nessuno può berne tranne il
proprietario. Prendi un boccale di metallo, pieno di grandi buchi fino al centro; metti anche un
tubo dal basso verso l'alto attraverso il manico fino a un piccolo foro segreto in alto vicino
all'orlo. Sotto il manico fai un secondo buco segreto che può essere facilmente chiuso con un
dito. Versare l'acqua nel recipiente. Chi tenta di bere non può a causa dei buchi; puoi bere tu
chiudendo il buco inferiore e succhiando attraverso l'altro. Se l'altro uomo cerca di succhiare non
ci riesce.
Come creare raffiche di vento gelido in una stanza: scava una fossa profonda con un tubo che
sale da essa attraverso le pareti nella stanza e con un tunnel proveniente da una fonte di acqua
corrente. Quando l'acqua viene fatta entrare per riempire la fossa, l'aria esce sgorgando nella
stanza. A Roma vidi una cantina chiusa da tutti i lati, tale che quando si versa una quantità
d'acqua, l'aria esce da un buchino con tale violenza che viene usata come mantice per le fornaci.

Libro XX - Esperimenti vari


Come rendere potabile l'acqua di mare, ad esempio nei lunghi viaggi per mare o nelle isole dove
c'è poca acqua, come Malta. Aristotele dice che l'acqua di mare è salata perché il sole tira fuori le
esalazioni terrene in superficie dove vengono bruciate in sale. I corsi d'acqua sono freschi perché
solo le parti più calde dell'acqua di mare salgono, a fatica, in cima alle montagne.
Riempi di acqua mare un recipiente vuoto dal collo lungo; fallo bollire e raccogli in un recipiente
la rugiada che si forma nel collo. Ogni 3 libbre di acqua di mare si ottengono 2 libbre di acqua
fresca. Non usare un alambicco di piombo perché Galeno dice che la sua acqua escoria
l'intestino. In mare, si possono appendere dei veli di lana per assorbire l'acqua di mare, quindi
spremere l'acqua dolce da essi. In un altro modo: riempi grandi vasi di terra, uno sopra l'altro;
versare sopra acqua di mare, che scoli verso il basso. Ho provato questo con dieci vasi, ma il sale
è rimasto.
Forse bisogna usare argilla o sabbia fine. Aristotele fece un esperimento dove prese un vaso cavo
di cera e lo immerse nel mare; si riempì di acqua fresca.
Ma l'ho provato con argilla fine e ho trovato dell'acqua salata all'interno. Anche il legno d'edera,
che può separare il vino dall'acqua, non può separarne il sale. Aristotele propone un altro modo:
far bollire l'acqua salata e poi raffreddarla di nuovo; risulterà meno salata perché parte del sale è
rimasto sul fondo. Ma ho provato anche questo e ho scoperto che l'acqua è ancora più salata. Se
l'acqua genera vermi, gettala nella calce viva o nel gesso, e moriranno.
Si può anche fare l'acqua dall'aria, come fa la natura. Osserva come si forma la rugiada su vasi o
finestre fredde. Quindi prendi un grande recipiente di ottone, riempilo di salnitro e ghiaccio, e
potrai raccogliere abbondanti gocce d'acqua.
Come mascherare la tua faccia: le spie che lavorano per grandi uomini hanno bisogno di non
essere riconosciute. Iniziamo con la tintura della carne. Per un cambiamento temporaneo, mettete
a bagno i gusci di noci e le melagrane nell'aceto per quattro giorni, premeteli e tingete la faccia
per farla diventare nera. L'olio di miele lo rende giallo, i fumi di zolfo conferiscono un colorito
malaticcio. Per un periodo più lungo, utilizzare l'acqua di partenza fatta da salnitro e vetriolo,
applicati per la prima volta sull'argento. Abbiamo parlato prima di tingere i capelli. Un unguento
a base di orpimento e calce viva creerà una chiazza calva; se applicato sulle sopracciglia, il viso
cambierà completamente. Per far crescere più peli, usa l'acqua di miele con grasso di cavallo. Per
fare le cicatrici, applica erbe caustiche o punture di api, o latte di tithymal, acqua di cantaridi; la
torbidità bollita provoca gonfiore, ma soprattutto polvere di tasso.
Se una pietra di trochite, o alabastro o pietra di Lowsie colorata, viene posta su una pietra
semplice e su di essa viene versato dell'aceto, si muoverà e cadrà da sola. Probabilmente i vapori
tentano di uscire ma sono trattenuti dalle pietre.
Uno strumento per ascoltare uomini a miglia di distanza. Per trarre ispirazione, dobbiamo cercare
animali che si spaventano facilmente, come la lepre e il cervo. Hanno grandi orecchie rivolte
verso la parte anteriore. Quindi costruisci un grande strumento di legno di edera a forma di cono
aperto e lo metti all'orecchio.
Come gli uomini malvagi mescolano l'acqua con l'olio senza essere scoperti: usano l'acqua del
legno o della gomma adragante, lasciandoli nell'acqua per due giorni. La seta viene fatta pesare
di più lasciandola a vapore o bagnata con acqua di miele. Il miele, allo stesso modo, viene
arricchito con farina di castagne di miglio. Alla cera si aggiunge farina di fagioli. Il sapone può
essere arricchito con ceneri di ossa di bue. Il pepe finto viene mescolato con bacche di ginepro
secco o veccia nera. Mettere un vaso d'acqua nel grano e ne aumenterà il peso.
Tutti gli esseri viventi sono affascinati dalla musica, dai delfini ai cigni, come attestano molte
leggende greche. Un'arpa fatta con le corde degli antagonisti pecore e lupi, non è musicale. I
cavalli scapperanno se sentono dei tamburi fatti con la pelle dei loro nemici: elefante, cammello
o lupo. Al contrario, ho sentito dire che gli orsi sono stati scacciati da tamburi di pelle di cavallo.
Si dice che i flauti pacifichino i cavalli libici. I violini fatti di fili di vipera causeranno un aborto
spontaneo nelle donne. Gli strumenti di pioppo curano la sciatica e la vite cura la peste; il legno
di ginepro difende dal veleno di vipera. La musica può farti addormentare o svegliarti. Prova
questo: prendi due stringhe simili; se una suona (vibra) l’altra risponde (vibra con la stessa
frequenza). Una persona sorda può sentire il suono mordendo forte lo strumento. Un forte vento
genere la musica piacevole da arpe e flauti.
Come gli impostori fingono di scoprire tesori usando bacchette biforcute o da rabdomante.
Il modo in cui le tengono le fa sembrare libere di ruotare per una presunta attrazione, ma basta un
piccolo tremito nelle loro mani per controllarle. Un trucco con la carta: srotola tre rotoli di carta,
di lunghezza crescente; quando il più lungo è nel mezzo, in piedi su un tavolo, e vengono
rivoltati, il più corto cambia posto con il foglio centrale senza essere toccato.
Un altro trucco degli impostori riguarda il denaro che gira; quello che viene utilizzato è uno
spicchio d'avena che si attorciglia quando è bagnato. Per scoprire il furto, alcuni mettono polvere
secca nel pane: chi è colpito dalla paura da non poterlo mangiare è il ladro; oppure scrivono i
nomi dei sospettati su carta e li ricoprono di creta, in modo che quando posti in acqua il primo
che si apre e libera la carta galleggiante sia il ladro; ma tutto dipende da quanto è consistente
l'argilla. L'albero dei mullen [hybiscus] ha un trucco incredibile: se lo scuoti al mattino, tutti i
suoi fiori cadono. Altro inganno: prendere una lampada con grasso di lepre, accenderla
mormorando strane parole: vedrete le donne che si spogliano e iniziano a ballare completamente
nude. Questo deve essere un effetto esasperante del grasso. Un altro trucco è quello di infilare un
punteruolo nella testa di un gallo, quindi rimuoverlo: è come se nulla fosse. Ho controllato
questo e ho scoperto che se lo fai esattamente al centro della testa, il punto passa nel mezzo tra le
due parti del cervello e non lo danneggia.
Per rendere gli astanti neri come gli etiopi di notte, metti inchiostro per cutles nelle tue lampade.
Se viene aggiunta polvere di rame verde, li rende verdi. Per farli impallidire, fate bollire del vino
vecchio con sale sulla brace, e accendete i fumi che ne escono; si può bruciare anche lo zolfo per
ottenere lo stesso effetto.
Come fare il drago volante: crea un rettangolo di canne nella proporzione 2 sta a 1, con due
diametri sulle parti opposte. Legare con uno spago e unire con altri due alla testata del motore, e
coprire con carta. In una giornata leggermente ventosa, lasciali cadere da una torre. Alcuni ci
mettono una lanterna per illuminare la notte, altri ci mettono della polvere da sparo accesa da una
miccia, altri ancora legano un gatto per sentirlo piangere. Alcuni hanno provato a volare in
questo modo.

Giuseppe Moscato1 febbraio 2020

Riferimento:
http://www.mindserpent.com/American_History/books/Porta/jportah.html

Potrebbero piacerti anche