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Altieri Gianmarco - Istituzioni di Economia Politica - Prof.

Fontini Fulvio

Approfondimento : Le economie e le diseconomie di scala - pag. 224

In questo ambito è necessario distinguere tra breve periodo e lungo periodo.


• Nel breve periodo non posso variare determinati fattori, pertanto esiste la distinzione tra
costi fissi e costi variabili.
• Nel lungo periodo tutti i costi sono PER DEFINIZIONE variabili e dunque tutti i fattori
possono essere variati. In altre parole non esistono costi fissi.
Questa analisi può essere condotta allo stesso modo studiando la differenza tra concetto
“ex-ante” e “ex-post”.
• Analisi ex-ante: osservo la realtà economica come se mi trovassi nel lungo periodo e
dunque posso ragionare per ipotesi. Non esistono costi fissi ma variabili.
• Analisi ex-post: Osservo la realtà in un contesto già regolato, in cui qualcosa è già stato
scelto e dunque non può essere aggiustato. Eʼ come trovarsi nel breve periodo. Qui
assume significato la distinzione tra costi fissi e costi variabili.

Osservando il grafico 13.5 - pagina 224 i costi fissi sono 2 Euro (guardo i costi medi fissi,
per quantità 1 sono 2). Se lʼeconomista ragiona nel lungo periodo, può scegliere quali
costi fissi avere. Analogamente ciò corrisponde ad un ragionamento ex-ante: ipotizzo se
invece di 2 Euro, avessi più costi fissi.
A fronte di un aumento dei Costi fissi come varierebbe la curva dei costi medi totali?
Costi fissi maggiori significa ad esempio avere un ristorante più grande, un impianto più
grande.
La curva dei costi fissi si troverebbe più in alto (maggiore) e così la curva dei costi medi
totali, essendo la somma dei costi medi variabili (ora invariati) e dei costi medi fissi
(incrementati) si troverebbe più in alto.
Ci potrebbero essere casi diversi. Caso in cui perlomeno inizialmente ho costi fissi così
piccoli che se metto costi fissi un poʼ più grandi diminuiscono i costi marginali, e così varia
non solo lʼaltezza dei costi medi totali ma anche la forma della loro curva.
Stiamo ragionando ipoteticamente per diversi livelli di costi fissi. Eʼ come se i costi fissi
potessero essere variati e dunque analisi ex-ante/di lungo periodo.
Ci si chiede come varia la curva dei costi medi totali nel lungo periodo.

Osservando il grafico

si notano:
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1. curva di costi medi totali di breve periodo riferita a costi fissi piccoli (impianto piccolo).
2. curva di costi medi totali di breve periodo riferita a costi fissi un poco più grandi
(impianto un poco più grande)
3. curva di costi medi totali di breve periodo riferita a costi fissi ancora più grandi (impianto
ancora più grande)

Per scale via via più grandi (scala= dimensione del costo fisso, detta scala di produzione)
e dunque per costi fissi via via più grandi, ci sono diverse possibili curve di costi medi totali
di breve periodo. In altre parole vado ad unire i possibili minimi di costo medio totale
(dimensione efficiente) di breve periodo per tutti i livelli di costo fisso. (1:12:52 13
novembre wav)
Con questo ragionamento ottengo la curva dei costi medi totali come se i costi fissi non ci
fossero, facendo variare anchʼessi. Ergo lungo periodo/analisi ex-ante. VEDI COMMENTO
1. Potrei avere tratti in cui il costo medio totale di breve è crescente quando aumenta la
scala produttiva (aumenta il costo fisso). Le curve dei costi medi totali di breve sono via via
più su (perchè il costo medio totale aumenta).
2. Potrei avere tratti in cui il costo medio totale di breve è decrescente allʼaumentare del
costo fisso.
3. Potrei avere tratti in cui il costo medio totale di breve è costante allʼaumentare del costo
fisso. Il costo medio totale è costante: il minimo dei costi medi totali è sempre lo stesso.
Parentesi : Alcune definizioni sui rendimenti di scala

Rendimenti di scala: relazione tra lʼaumento degli input impiegati nel processo di
produzione (TUTTI GLI INPUT) e la corrispondente variazione dellʼoutput. I rendimenti di
scala posso essere:

a. costanti: lʼoutput varia nella stessa proporzione degli input. Ergo se lʼimpresa raddoppia
lʼimpiego di TUTTI i fattori produttivi anche la produzione raddoppia, se lʼimpresa riduce
di un terzo lʼimpiego di fattori produttivi anche la produzione si riduce di un terzo. In
questo caso la variazione delle dimensioni dellʼimpresa non è né vantaggio né
svantaggio per lʼimprenditore.
b. crescenti: lʼoutput varia in misura più che proporzionale rispetto alla variazione di
TUTTI gli input. Lʼaumento delle dimensioni dellʼimpresa risulta vantaggiosa perchè, ad
esempio, se si raddoppia lʼimpiego di TUTTI i fattori produttivi, la produzione aumenta
più del doppio. Eʼ il caso delle economie di scala.
c. decrescenti: lʼoutput varia in misura meno che proporzionale rispetto alla variazione di
TUTTI gli input. Se ad esempio lʼimpresa aumenta lʼimpiego dei fattori produttivi del
50% la produzione aumenta “solo” del 30%. Eʼ il caso delle diseconomie di scala.

Passaggio dal breve al lungo periodo: la curva dei costi medi di LUNGO PERIODO
La curva dei costi medi di lungo periodo è il disegno di tutte le curve dei costi medi di
breve periodo allʼaumentare dei costi fissi. In altre parole è equivalente a tutte le curve di
breve per diversi livelli di costi fissi.
Costo medio di lungo periodo: si ottiene ricostruendo le curve dei costi medi totali di breve
periodo per TUTTI I LIVELLI DI COSTO FISSO. Disegnare tutte le possibili curve di costo
totale medio di breve periodo per ogni diverso livello di costi fissi, equivale a non
considerare costi fissi, variando anche questi.
Tale curva dei costi medi di lungo periodo può avere tratti crescenti, decrescenti, costanti.
Solitamente la si disegna prima decrescente, poi costante, poi crescente. Diverse
situazioni:
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1. Se la curva dei costi medi totali di lungo periodo è decrescente si dice che esistono
economie di scala, o economie di scala crescenti, o rendimenti di scala crescenti.
2. Se tale curva è orizzontale esistono rendimenti di scala costanti.
3. Se la curva è crescente ci sono rendimenti di scala decrescenti o diseconomie di
scala.

Economie di scala: se la curva dei costi medi totali di lungo periodo è decrescente. Eʼ
vantaggioso aumentare le dimensioni dellʼimpresa perchè la produzione aumenta più che
proporzionalmente rispetto allʼaumento dellʼimpiego di fattori produttivi. I rendimenti di
scala sono crescenti. Il costo medio totale di lungo periodo diminuisce allʼaumentare della
quantità prodotta.
Diseconomie di scala: non è vantaggioso aumentare le dimensioni dellʼimpresa dato che
il costo medio totale di lungo periodo è crescente e dunque i rendimenti di scala sono
decrescenti. In altre parole a fronte di un aumento di tutti i fattori produttivi, la produzione
aumenta meno che proporzionalmente. Il costo medio totale di lungo periodo aumenta
allʼaumentare della quantità prodotta.
Rendimenti costanti: variare le dimensioni dʼimpresa non costituisce né vantaggio né
svantaggio dato che a fronte di un aumento dellʼimpiego di tutti i fattori produttivi, la
produzione aumenta in modo costante. Il costo medio totale di lungo periodo resta
invariato allʼaumentare della quantità prodotta.

Rendimenti di scala e rendimenti marginali

Vi è differenza tra rendimenti di scala e produttività marginale (o rendimenti marginali) e


costi marginali. In altre parole vi è differenza tra i concetti di “scala” e “marginalità”.
I rendimenti di scala indicano cosa succede alla produzione dʼimpresa quando TUTTI I
FATTORI PRODUTTIVI VARIANO NELLA STESSA PROPORZIONE (es. variano tutti del
20%). I rendimenti marginali invece si riferiscono alla situazione in cui VARIA UN SOLO
FATTORE PRODUTTIVO FERMO RESTANDO TUTTI GLI ALTRI (gli altri rimangono cioè
costanti).
I rendimenti di scala si riferiscono ad un orizzonte temporale di lungo periodo, dove è
possibile variare tutti i fattori.
I rendimenti marginali si riferiscono al breve periodo, dove almeno uno dei fattori è fisso.

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