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Produzione,
costi, domanda e
massimizzazione
del profitto
Teoria della produzione e dei costi
Dati:
- Il prezzo dei fattori di produzione
- la produttività media/marginale dei fattori
Costi
fissi
Cfissi
0 Quantità prodotta
Costi Variabili
I costi variabili sono quelli che variano in funzione del volume della
produzione.
Sono costi variabili quelli sostenuti per l’acquisto di materie prime, per
l’approvvigionamento di energia elettrica e così via.
C variabili
C fissi
0 Quantità prodotta
Costi Totali
SONO DATI DALLA SOMMA DEI COSTI FISSI E DEI COSTI
VARIABILI
Ct
Ct = costo totale
Costi Cv = costi variabili
Cv Cf = costi fissi
Cf
0 Quantità prodotta
Il Costo Marginale
Il costo marginale è invece l’incremento del costo totale a
seguito della produzione di un’ulteriore unità di prodotto.
ΔCT
CMa = ΔQ
Costo CMa
marginale
Il costo
marginale è
influenzato
Quantità prodotta dalle sole
spese variabili
Esistono altri tipi di costo?
Costo opportunità:
_
Funzione di produzione Q = f(L, K) Funzione dei costi C = f(Q)
Ogni successiva curva di costo medio di breve periodo si riferisce a una scala di produzione più ampia
Per produrre al livello più basso del costo medio di lungo periodo, l’impresa solitamente non opera al
punto più basso della funzione di costo medio di breve periodo
1. A livello di prodotto
✓ Macchine automatiche
✓ Indivisibilità dei fattori produttivi (principio dei multipli)
✓ Learning by doing
2. A livello di impianto
Regola empirica dei 2/3: se l’area di una superficie varia con un rapporto di 2/3 rispetto
alla variazione del suo volume, anche il costo di produzione di un’unità produttiva nelle
industrie di processo aumenterà di 2/3 rispetto alla crescita della propria capacità
produttiva
3. A livello di impresa
I. Approvvigionamento di materie prime
II. Promozione delle vendite
III. Raccolta del capitale
IV. Risorse e competenze di tipo organizzativo-manageriale
Produzione e costi di lungo periodo
Diseconomie di scala
Diseconomie di scala
Le diseconomie di scala si verificano quando, oltre una
determinata scala produttiva, i costi medi di lungo periodo
tendono a crescere all’aumentare della produzione
Economie di scopo
Le economie di produzione congiunta sono i minori costi
che si ottengono quando un’impresa produce due o più
prodotti usando le stesse risorse
Elasticità
Curva della
domanda
break-even
0 point Quantità prodotta/venduta
Rappresentazione grafica
punto di pareggio con costi non
lineari Ct 2
Rt
Area dell’utile Ct1
P Ct = costo totale
Costi P Rt = ricavi totali
Ricavi P = punto di pareggio
break- break-
0 even
point
even
point
Quantità prodotta/venduta
Ct1 Ct2
Domande per capire
La teoria
neoclassica
dell’impresa
La teoria neoclassica dell’impresa
Nella teoria neoclassica, modelli differenti descrivono la determinazione del prezzo e della quantità
prodotta per le diverse strutture di mercato
La concentrazione dell’offerta
(cap. 7 Scognamiglio)
Rinaldo Evangelista
Concentrazione: definizione
La concentrazione misura la distribuzione delle
imprese in un’industria per dimensione.
E’ alta quando:
«una larga porzione di un qualche aggregato
economico è detenuta da parte di una piccola
porzione di unità produttive e decisionali, la
quale domina l’aggregato» (Bain, 1959)
Struttura->Condotte->Prformance
e il ruolo della concentrazione
• Tipologia di prodotto
• Tecnologie utilizzate
• Utilizzo finale del prodotto
• Sul lato della domanda (grado di
sostituibilità/elasticità incrociata)
Facciamo riferimento alla
«concentrazione orizzontale»:
si prende in esame il numero e/o le dimensioni
relative di imprese che operano nello stesso
«stadio» o «fase» del processo produttivo
A, B, C: Diverse industrie/mercati
Maggiore la concentrazione e
diseguaglianza della quote di
mercato
-> maggiore sarà la concavità della
curva
• Rapporto di concentrazione
• Entropia
Indici di concentrazione assoluta. Le
variabili prese in considerazione
Output complessivo dell’industria
xi = output singola impresa
Elementi di base
dell’indice
Quota di mercato/offerta
della singola impresa
1
C= 0≤C≤1
𝑛
𝜎= 𝜎2
Dimensione media Varianza Deviazione
dell’impresa iesima della dimensione d’impresa standard
(scarto quadratico medio)
𝜎 Coefficiente di
c= ҧ variazione
𝑥 della dimensione
d’impresa
(indice di asimmetria
quote di mercato)
Non risente dell’unità di
misura
Indice di Hirschman-Herfindahl- (HH)
(con utilizzo del coeffic. variazione)
𝜎 Coefficiente di variazione
c= ҧ della dimensione
𝑥 d’impresa
= 1 in caso di monopolio
𝑐2 + 1 (c= 0; n=1)
Si può dimostrare che: 𝐻𝐻 =
𝑛 = 0 in caso di n che tende a infinito
Tiene conto
del numero
di imprese
Indice di Entropia
(mutuato dalla fisica)
• Indice che misura il grado di «disordine» o «incertezza» (quindi anche
interdipendenza) caratterizzante una data industria
• Correlato inversamente con la concentrazione – un maggiore numero di
imprese aumenta l’incertezza
• Tanto maggiore è il numero delle imprese tanto più difficile è il controllo delle
quote di mercato delle singole imprese (quindi minore potere di mercato)
1
𝐸= σ𝑁
𝑖=1 𝑠𝑖 ln
𝑠𝑖
- Nel caso di monopolio è zero (s=1; ln(1) =0)
𝜎
• Coefficiente di variazione c=
𝑥ҧ
%
cumulata
output
% cumulata n. imprese
Indice di Gini
• M1, M2, M3, M4: diverse industrie con diversi livelli di concentrazione
%
cumulata
output
% cumulata n. imprese
(dalla più piccola alla
più grande)
Coefficiente di variazione
𝜎 Deviazione standard
c= ҧ
𝑥 Media
2
1 𝑛 2
con σ = σ𝑖 (𝑥𝑖 -𝑥)ҧ
𝑛
Varianza
La varianza dei logaritmi della dimensione
d’impresa
2
1 n xi
v = log
2
n i =1 x g
2) Approcci stocastici
Ipotesi 2 (+ realistica)
La distribuzione delle imprese
è log-normale
tende a spostarsi verso
l’origine degli assi.
Come si spiega?
legge di Gibrat (effetto proporzionato)
Tutte le imprese, indipendentemente dalla loro
dimensione hanno la stessa probabilità di crescita
proporzionale.
Ciò induce ad una crescente concentrazione e
distribuzione dimensionale log-normale
Approcci deterministici (SCP)
Numero di imprese
efficienti e
concentrazione
dipende:
Dal rapporto tra
Il ilvello domanda e la
Long-term average costs1 dimensione minima
efficiente
(D1/x1 o D2/x2)
Long-term average costs2 a seconda della curva
dei costi e forma della
curva di domanda
Nel caso di curve di
costo ad L:
il numero di imprese
efficienti presenti sul
mercato e il livello di
concentrazione sono
indeterminati
Concentrazione, margini di profitto ed
elasticità della domanda
Assumendo che le performance di un settore siano
misurate dal suo tasso di profitto p, si può
dimostrare che p (e il potere di mercato) dipende
da tre fattori:
3. Le condotte collusive
Indice di Lerner (potere di mercato)
E’ una misura del potere di mercato o margine di
profitto:
𝑝−𝑀𝐶
L=
𝑝
Se le funzioni di costo non sono omogenee:
𝑛 𝑝−𝑀𝐶𝑖
L=σ𝑖 𝑠𝑖
𝑝
o media ponderata dei margini di profitto delle
imprese di un settore
Indice di Lerner
Per un’industria nel suo complesso (in caso di
monopolio):
𝑝−𝑀𝐶 1
L= =
𝑝 𝜀
P=f(Q)=f(q1+q2+……. qn)
E il profitto della sigola i-esima impresa è uguale
𝜋𝑖 =p(Q) 𝑞𝑖 -𝑐𝑖 𝑞𝑖
𝑝−𝑀𝐶 𝐻𝐻
L= =
𝑝 𝜀
Modello con reazione
Se:
- poniamo (lambda) li come parametro che misura la congettura dell’impresa i-esima
sulla reazione in termini di quantità di tutti i propri concorrenti alle sue variazioni di
quantità (misura il livello di coordinamento/collusione tra le imprese).
- ipotizziamo che tutte le imprese abbiano la stessa funzione di costo e che ipotizzino
tutte lo stesso li,
il modello andrebbe verso una situazione di equilibrio in cui le quantità prodotte da ogni
singola impresa tenderebbero ad uguagliarsi.
𝑝−𝑀𝐶𝑖 1+𝜆
L= = (2)
𝑝 𝑛𝜀
Rinaldo Evangelista
Struttura->Condotte->Performance
e il ruolo delle barriere all’entrata
Differenza tra:
2) Barriere istituzionali
• Autorizzazioni e licenze
• Brevetti
• Dazi
• Altre restrizioni/misure di regolazione
• Barriere non tariffarie
BARRIERE ALL’ENTRATA
Determinanti (economiche)
• economie di scala
• differenziazione di prodotto
C = vq + K
v: costi variabili medi
q: quantità prodotta
K: costi fissi
v: costi
variabili
medi
Numero di imprese
efficienti e
concentrazione
dipendono:
Dal rapporto tra
Il ilvello domanda e la
dimensione minima
efficiente
(D1/x1 o D2/x2)
a seconda della curva
dei costi e forma della
curva di domanda
Economie di scala e barriere all’entrata
LE ECONOMIE DI SCALA
• Effetto reputazione
• Brevetti
• Non rivalità
Mancanza di incentivi alla
• Non escludibilità produzione del bene
(non copertura dei
costi/remunerazione degli
investimenti)
Costi marginali tendono a zero
Mancanza di una domanda
Prezzo/costo concorrenza pagante (free riding)
perfetta (ottimo paretiano)
tenderebbe a zero “Fallimento del mercato”
➢ Segreto industriale
➢ Lead-time
Microsoft fa leva sul potere che ha nel mercato dei sistemi operativi, per estendere
la sua posizione dominante anche nel mercato dei software multimediali
Effetti:
•Indebolimento della concorrenza
•Barriere all’entrata
•Riduzione margini scelta dei consumatori
Il caso/contenzioso Microsoft-Commissione
europea
Questioni/dimensioni da valutare:
Caratterizzata da:
• Esternalità di rete
Basi teoriche:
• Scuola di Chicago
• Concetto di barriere all’entrata di Demsetz
• Riferimento all’efficienza paratiena/statica non è applicabile
(visione Schumpeteriana del processo competitivo)
Il caso Microsoft-Commissione europea
CONDANNA:
I prezzi predatori:
consistono nel fissare temporaneamente i prezzi al di sotto
dei propri costi marginali (o dei costi medi variabili) per
scoraggiare l’entrata, per poi alzarli successivamente
Prezzo di eliminazione
prezzo in corrispondenza del quale una o più imprese sono costrette ad
uscire dal mercato
prezzo inferiore al costo marginale o variabile medio (Areeda-Turner)
Altre strategie di deterrenza all’entrata
2. Prezzo limite effettivo (o BSM) è quello che rende nullo il valore della
decisione di entrata (considerando il prezzo che verrebbe a determinarsi
dopo l’entrata
E livello
del
prezzo
R = 4 anni anni
Barriere all’entrata in contest dinamico e presenza di
economie di scala
Tenendo il prezzo al di
sopra del prezzo limite
ottengo temporaneamente
un profitto A alto, ma poi,
avrò una diminuzione dei
profitti pari a B
La differenziazione
cap. 9 Scognamiglio
Rinaldo Evangelista
Struttura->Condotte->Performance
e il ruolo della differenziazione dei prodotti
➢ Differenziazione verticale:
Tutti portano:
Le utilità nette
Conclusioni:
12
L’informazione e i costi di transazione
Informazione
• Ciascun consumatore investe nell’acquisizione di diverse tipologie di
informazione per uguagliare costo marginale a beneficio marginale
Costi di transazione
I consumatori sostengono un costo per passare a un prodotto
concorrente (switching cost) e quindi reagiscono diversamente alle
variazioni di prezzo
Informazione imperfetta e switching costs
➢ La differenziazione dei prodotti può anche essere il risultato non
di una differenza nelle caratteristiche ma differenze nei costi
dovuti a:
➢ Esempi:
Esempi:
➢ Ostacoli alla portabilità del numero telefonico
p → pM (p di monopolio)
2000
DH
SL
1000
DL
500 QH 500 QL
PH PL
Data la probabilità di SH SL
acquistare un’auto peggiore
la disponibilità a pagare (di
coloro che originariamente
domandavano auto di alta
qualità) diminuisce DH
1500
DM DM
Data la probabilità di
acquistare un’auto migliore
la disponibilità a pagare (di
DL
coloro che originariamente
domandavano auto bassa
qualità) aumenta
DH
1200
DM DM
DMM
DMM
DL
SH
PH PL
SL
DH
Il prezzo è
diminuito
talmente da
azzerare 1000
l’offerta di
DMM
auto buone
DL
0 QH 400 QL
Differenziazione: Il ruolo della pubblicità
Premesse:
• La presenza di gusti differenziati
• Il ruolo dell’informazione nella teoria del consumo/scelte
del consumatore
• La presenza di asimmetrie informative e switching costs
• Beni di convenienza
➢ Basso prezzo ed elevata frequenza di acquisto
➢ Più suscettibili all’effetto della pubblicità
• Beni di spesa
➢ Prezzo unitario più elevato e acquistati meno
frequentemente
➢ Meno suscettibili alla pubblicità
𝒔𝑻 𝜂+𝛼h
= P-MC
𝜂 + 𝛼h =
𝒑𝑸 P 𝜀
I problemi da affrontare:
2) Quale prezzo?
➢ Ipotesi:
1) ci sono due venditori di gelati in una spiaggia lunga 1 km,
ognuno ad un estremo
0 1
0 0,5 1 0 1
Impresa 1 0,5
Differenziazione di prodotto e potere di mercato
(la dimostrazione di questa parte del modello è trattata nella sezione 16.9.4)
Quali prezzi?
➢ È necessario definire i prezzi date le localizzazioni,
quindi:
Ipotizziamo che i 2
venditori siano localizzati
ai due estremi p1 p2’ + t(1-x) p2
Consideriamo un
consumatore collocato in
X
p1 ’ p1’ + tx
rappresentiamo i costi
complessivi che deve
sostenere per acquistare
dal rivenditore 1 oppure p2 ’
dal rivenditore 2
Impresa 1
0 x 1 Impresa 2
costi dati dal prezzo +
costi trasporto.
X 1-X
39
Costo totale per il consumatore nel modello di Hotelling
e individuare la
localizzazione in cui il p1’
costo è lo stesso
p2 ’
Il consumatore
posizionato sul punto x è
indifferente all’acquisto 0 x 1
del bene dall’impresa 1 o
2
1-X X
41
Costo totale per il consumatore nel modello di Hotelling
42
(Attenzione: Da qui in poi l’argomento viene trattato nel paragrafo 16.9.4)
Impresa 1 Impresa 2
1 𝑝2′ −𝑝1′ 1 𝑝1′ −𝑝2′
x= + 1-x= +
2 2𝑡 2 2𝑡
p1=p1’x-cx p2=p2’(1-x)-c(1-x)
Rinaldo Evangelista
La diversificazione
La strategia corporate di diversificazione si realizza
quando un’azienda decide di sviluppare nuove
produzioni in mercati nuovi anziché rafforzare la propria
posizione nel settore in cui già opera
➢ Crescita aziendale
IMPRESA
GENERAL ELECTRIC
Opera in moti settori della
Manifattura/servizi/finanza
MICROSOFT
Sistemi operativi
Motori di ricerca (Yahoo)
Telefonia
Misure della diversificazione
CM1=0.40 CM2=0.40
HH1=0.46 HH2=0.40
Fattori che determinano (vantaggi
dovuti a) la diversificazione
4. Aspetti finanziari
Effetti sui costi di produzione
Ripartizione di costi indivisibili su una più
ampia gamma di prodotti
Ciò si verifica nel caso delle spese/investimenti in
✓Pubblicità
✓Ricerca
✓Marca/Brand
Esempio:
Honda, noto produttore di motociclette. Questo ha
conferito all’impresa credibilità e riconoscimento nel
settore dei tosaerba,
consentendole di conquistare una buona fetta di mercato
senza ingenti investimenti in attività pubblicitarie o ricerca
Effetti sui prezzi di vendita
La diversificazione può essere attuata per segmentare la domanda del mercato e sfruttare
le differenti elasticità dei segmenti della curva di domanda con prezzi differenziati (vedi
capitolo Discriminazione dei prezzi)
Esempi:
Oréal (sfruttamento di diverse elasticità);
abbonamenti a windows più internet explorer (bundling sales);
stampanti e inchiostri compatibili (tying)
Diversificazione e vendite in bundling
Stagione teatrale con tre recite
Diversa disponibilità a pagare di A e B ai tre spettacoli:
Spettacoli in programma
Disponibilità a
pagare per il
Tipi di 1 2 3 pacchetto da 3
spettatori recite
A 100 70 70 240
B 70 100 70 240
ΔS ?
Crescita *
mercato Prodotti a bassa Prodotti alta
profittabilità profittabilità
Ma con buone e alta crescita
prospettive di
sviluppo
Dogs Cash cows
Prodotti alta
profittabilità
Settori da cui e bassa crescita
uscire (rendono disponibili
risorse da impiegare
in altri settori)
p - MC profittabilità
p
Diversificazione: profili finanziari
Un obiettivo del processo di diversificazione può consistere nel
compensare il fattore di rischio di un’industria/mercato con quello di
un’altra industria/mercato i cui risultati attesi non sono correlati
E il rischio:
𝜎= ത 2 𝑝𝑖
(𝑅𝑖 − 𝑅)
1
Diversificazione: profili finanziari (2)
Il ritmo della crescita, del valore della produzione e azionario possono essere
fortemente aumentati dal ricorso al (sovra)indebitamento e alle piramidi
societarie.
Altro insuccesso…
Integrazione verticale
Cap. 11 Scognamiglio
Rinaldo Evangelista
Per comprendere la strategia di integrazione
verticale è necessario chiarire il concetto di:
Prodotto
unico
C=15 F1 F1
C=30 F2 F2
C=55 F3 F3
6
Misura dell’integrazione verticale
INDICE DI ADELMAN: Calcolato sulla base delle relazioni
input/output tra le imprese della filiera
A+B
A B C TOT A+B C TOT A B+C TOT
+C
VA 100 100 100 300 200 100 300 100 200 300 300
Vend
100 200 300 600 200 300 500 100 300 400 300
ite
Cv 1 0,5 0,3 0,5 1 0,3 0.6 1 0,67 0.75 1
Diminuzione del
grado di
integrazione
verticale (settore
manifatturiero)
Prospettiva dinamica/strategica:
Ipotesi marginalista:
14
Specificità delle risorse
• Se la specificità è bassa => costi organizzativi sono spesso superiori a
quelli transazionali.
- Trasporti
- Elettricità
Motivazioni strategiche
• L’integrazione a monte o a valle può essere posta in essere
al fine di eliminare uno o più concorrenti potenziali per i
mercati nei quali già si operi
A, B e C:
• sono legate al ciclo di vita del prodotto
• sono interdipendenti
Adam Smith (1723-1790)
Opera principale: Inquiry into the nature and causes of
the wealth of nations (1776)
Temi centrali:
Tempo 25
Intro Maturità Declino
«Disintegrazione verticale» su scala internaz.
=> Le catene globali del valore
• In una «catena globale» del valore alcuni stadi possono essere
svolti in località situate in diversi paesi
• Alcune parti della catena posso essere localizzate nei Paesi in via
di sviluppo (PVS)
• Dopo il 1985
guidata dalla riduzione dei costi delle ICT, ha portato alla frammentazione delle
fabbriche e all’offshoring.
Questa seconda fase ha cambiato la natura della concorrenza internazionale
spostandola verso la delocalizzazione internazionale degli stadi della produzione ha
portato a una distribuzione internazionale della produzione tra paesi
‘headquarter’ e paesi ‘factory'
I secondi sono generalmente paesi in via di sviluppo e paesi emergenti che sono
situati in prossimità di paesi sviluppati. Questi paesi si sono potuti industrializzare
legandosi alle catene globali del valore, invece di dover sviluppare tutta la
produzione al loro interno
Fragmentation of production and GVCs.
The effects on trade
➢ 80% of trade involves intermediate inputs
Trade as a % of world GDP Share of domestic valued added in gross world export
THE SMILING CURVE
China assembles all iPods, but it only gets about $4 per
unit – or just over 1% of the US retail price of $300
Hard Drive by Toshiba → Japanese company, most of its hard drives made in
451 parts that go into the iPod the Philippines and China; it costs about $73 - $54 in parts and labor -- so the
451 value that Toshiba added to the hard drive was $19 plus its own direct labor
costs
Chiara A. Ricci
Caratteristiche degli oligopoli
• Poche imprese che pongono in essere
interazioni strategiche – Il risultato economico
di un’impresa dipende anche dalla condotta
tenuta dai rivali – Curva di domanda presunta
• Esistono barriere all’entrata
• Prodotto può essere omogeneo o
differenziato
• Elevato grado di incertezza
Differenti problematiche
X
Costo marginale
Domanda impresa dominante
Pt
Z
Y D’
Ricavo marginale
qt
Q
ql
Regole empiriche di decisione e
punti focali
• Legislazione antitrust
Chiara A. Ricci
La teoria della curva di domanda
spezzata
• «Kinked demand curve» - «Demand under
Conditions of Oligopoly» (1939) - Paul Sweezy
• Critica alle tradizionali teorie dell’equilibrio
parziale e generale e al ruolo equilibratore dei
prezzi
• L’equilibrio dipende dalle decisioni di quantità
offerte
• Prezzi amministrati decisi dai produttori in
base al potere di mercato
Ipotesi
• Numero limitato di imprese di dimensioni
simili
• Bene omogeneo
• Le imprese non possono colludere
• Le imprese massimizzano i profitti
Esaminiamo come
un’impresa percepisce la
P
propria curva di domanda in
un oligopolio
P0
Essa osserva il proprio
prezzo ed il proprio livello
di output,
ma deve prevedere quale
sarà la reazione dei
concorrenti a qualsiasi
Q0 Q variazione del prezzo
La curva di domanda ad angolo (2)
L’impresa si aspetta che una propria
riduzione del prezzo sarà imitata anche dai
P
concorrenti, che interpretano questa
azione come un’azione aggressiva
P0
… allora la domanda, a seguito di
una riduzione del prezzo, sarà
inelastica.
La curva di domanda sarà
D ripida per prezzi inferiori a P0.
Q0 Q
La curva di domanda ad angolo (3)
L’impresa ipotizza di
avere una curva di
D domanda ad angolo
Q0 Q
La curva di domanda ad angolo (4)
Date queste ipotesi l’impresa prevede che i
propri ricavi si ridurranno sia nel caso di una
P riduzione sia nel caso di un aumento del prezzo
P* C’
Se l’impresa
riduce il prezzo le
rivali reagiranno
e la domanda
sarà rigida
D
Q* Quantità
R’
9
Conseguenze
• Le variazioni dei costi di produzione non
comportano immediate variazioni dei prezzi
• Aumenti dei costi riducono il profitto delle
imprese
• Analogie con la teoria di Hall e Hitch (1939)
che con il metodo delle interviste erano giunti
alla conclusione che il prezzo riflette la
copertura del costo medio (full cost pricing)
Full cost pricing
Risultato di
Chiara A. Ricci
Formazione dei prezzi in oligopolio
• Limite del modello di Sweezy (curva ad angolo): non
spiega il processo di determinazione dei prezzi in un
contesto di interdipendenza strategica
1,00
D
0,76 DR
0,28 MC, AC
q1 = Q-q2
MRR D’R
Q, q1, q2
480 760 1000
q2
Il modello di Cournot
MC=AC=0,28
Domanda Q=1000-1000p
D
1,00 Domanda residuale q1 = Q(p) - q2→ Q(p) – 240
1 1
0,76 DR p=1− 𝑄 →p=1− (𝑞 + 𝑞2 )
1000 1000 1
1
π= 1− (𝑞 + 𝑞2 ) 𝑞1 - 0,28𝑞1
1000 1
0,28 MC,
q1 = Q-q2
AC
MRR D’R
Q, q1, q2
480 760 1000
q2
Il modello di Cournot
𝜕π 1 1
=1− 𝑞 − 𝑞 − 0.28 = 0
𝜕𝑞1 500 1 1000 2
1,00
D
𝑞2 = 240
0,76 DR 𝑞1 = 240
𝑝 = 0,52
0,52
0,28 MC,
q1 = Q-q2
AC
MRR D’R
Q, q1, q2
240 480 760 1000
q2
Il modello di Cournot
• Nel duopolio alla Cournot le imprese scelgono
simultaneamente la quantità di beni da produrre,
conoscendo la curva di reazione dell’impresa
concorrente.
P1
Domanda residuale
MC, AC
q2
Il modello di Bertrand
• Il risultato è dunque che la competizione di prezzo
condurrà ad una configurazione di mercato
strettamente concorrenziale con un prezzo uguale al
costo marginale e profitti nulli anche con due sole
imprese.
• Se l’impresa 1 si aspetta che l’impresa 2 fissi un
prezzo al di sotto di quello di monopolio ma al di
sopra del costo marginale, allora fisserà un prezzo
leggermente al di sotto di quello dell’impresa 2, e
così via; Il processo continua fino a che il prezzo non
eguaglia il costo marginale (gara al ribasso)
Il paradosso di Bertrand
Le strategie
di prezzo
Richiamando la concorrenza perfetta e
monopolio
George Stigler fu tra i primi economisti a comprendere l’importanza del raggruppamento come
strumento di discriminazione dei prezzi
La Tabella aiuta a comprendere come il raggruppamento misto può essere una politica di prezzo
ottimale per un’impresa
Con la discriminazione di prezzo di terzo grado, il monopolista segmenta il mercato in gruppi, applica
lo stesso prezzo per unità venduta all’interno di ogni gruppo, ma applica prezzi differenti ai membri di
gruppi differenti
Ricerca e
sviluppo e
innovazione
Ricerca e sviluppo
• Ricerca di base
• Ricerca applicata
• Sviluppo
• Produzione commerciale
• Diffusione
• Monopolio/Oligopolio vs Concorrenza
perfetta???
Diverse teorie…
Si confrontano
impresa monopolistica Vs. mercato concorrenziale
Riduzione dei
costi dovuta
alla nuova
tecnologia
(cost saving)
Aumenta Q
Diminuisce P
Cosa succede al
Profitto??
Riduzione
dei costi
dovuta alla
nuova
tecnologia
Riduzione
dei costi
dovuta
alla
nuova
tecologia
Riduzione
dei costi
dovuta
alla
nuova
tecologia
Concorrenza perfetta
Q = Q2 (dopo innovazione)
P2 - CMeLP2 = Royalty unitaria
B = Royalty Totale (incentivo dell’inventore)
B > B-A
Maggiore incentivo all’innov. nella conc. perf.
COSTI
BENEFICI
dell’innovazione
Trade-off tempi/costi di
sviluppo della tecnologia
Trade-off tempi di
sviluppo/benefici
Tempo di sviluppo
Che massimizza i profitti
I brevetti
(con integrazioni
del prof.
Evangelista)
I brevetti
2. Questione etica(economica)
Effetti Positivi:
si incentiva l’innovazione (prodotto e processo)
che consente diminuzione dei costi e risparmio risorse e
possibile trasferimento dei questi guadagni di efficienza EFFETTO
sui prezzi (e varietà prodotti) NETTO??
Att.ne:
ragionamento
Effetti Negativi: valido in una
logica di
si conferisce potere di mercato all’inventore/innovatore Mercato
con la possibilità che aumenti prezzi e riduca produzione (incentivi
privati -profitti)
- Q prodotte,
- profitti dell’inventore (incentivi all’innovazione)
- Benessere sociale (surplus consumatore)
Riduzione
dei costi
dovuta
alla
nuova
tecologia
Riduzione
dei costi
dovuta
alla
nuova
tecologia
Rinaldo Evangelista
Materiali di riferimento
J. Fagerberg et al.,
cap. 1, «L’analisi dell’innovazione»
cap. 5 «I sistemi innovativi settoriali»
Temi trattati
• teorie/approcci:
approccio neoclassico
versus
schumpeteriano-evolutivo
• concetti/dimensioni rilevanti
La tecnologia e il progresso
tecnologico nella teoria neoclassica
C
Cambiamento tecnologico neutrale
La scelta di quanto L e K risparmiare dipenderà dai prezzi relativi individuati
dalla curva di isocosto, tangente all’isoquanto nel punto scelto per la produzione.
In B i prezzi relativi sono cambiati e sono cambiate le produttività marginali dei
fattori
K/L
aumenta
Effetto dei costi fissi sui costi medi
(in caso di indivisibilità degli asset fissi)
Ripidità della
Costi discesa dei costi v: costo variabile medio
medi dipende in q: quantità
medi larga misura
dall’entità del C_totale = vq + K
capitale fisso e C_fisso_med: = K/q
quindi dalla C tot med: v + K/q
discesa del costo
fisso medio
Q
Effetti cambiamento tecnologico con aumento
intensità capitale => aumento dimens. Effic.
v: costo variabile medio
Costi q: quantità
medi CT = vq + K
Cfmed: = K/q
C tot med: v + K/q
Dimens.
Effic.
Dimens.
Effic.
Q
Modello di crescita di Solow (1956)
(con progresso tecnico esogeno)
Y = A(t) f(K,N)
Le principali aree:
• La concettualizzazione dell’innovazione
• La misurazione
• Le determinanti
• Gli effetti economici
• Le politiche
La distinzione tra innovazione e diffusione
Ricerca
Conoscenze
• Paradigma tecnologico:
modello e parametro per la soluzione di problemi
tecnologici selezionati, basati su principi selezionati
derivati dalle scienze naturali e fondati su tecnologie
materiali selezionate
• Traiettoria tecnologica:
percorso tracciato dall’attività “normale” di risoluzione
dei problemi (cioè di “progresso”) sulla base di un
paradigma tecnologico
Technological paradigms and trajectories (Dosi, 1982)
Italy
1. Razionalità limitata
(agenti economici/organizzazioni) Produzione
- Limitate informazioni continua di novità-
- Limitata memoria nuove varietà
- Limitate capacità computazionali (prodotti, processi,
modelli
organizzativi)
2. Eterogeneità
- Preferenze/dotazioni Varietà/novità
- Visioni del mondo/valori/aspettative vengono poi
- Procedure/routines per la risoluzione dei problemi selezionate dal
- Meccanismi/processi di apprendimento mercato
(metafora evolutiva)
Il modello schumpeteriano-evolutivo
Caratteristche del processo innovativo:
a) Incertezza -> razionalità limitata Varietà di comportamenti/routines
• opportunità tecnologiche
• condizioni di appropriabilità
• basi di conoscenza
Condizioni di appropriabilità:
Si riferiscono alla possibilità di proteggere le innovazioni dall’imitazione
ed alla capacità di estrarre profitti dall’innovazione
Condizioni di cumulatività:
Si riferiscono al fatto che le capacità innovative si sedimentano nel
tempo, che esiste path-dependency, e che esistono traiettorie
tecnologiche entro le quali l’innovazione evolve
2
DESB
Change in
Wages per empl. Germany
1.5
1995-2014
1
DESI
SB: science based
ITSB
SS: machinery
DESD
SI: scale intens.
.5
Italy DESS
SD: traditional
ITSS
0
ITSD
ITSI
-.5
20 30 40 50 60 70
Qinpdt9514_CP
% firms with product innov.
Modelli innovativi settoriali
Schumpeter Mark1 e Mark2
Mark1
• Settori caratterizzati da “distruzioine creativa”
• Facilità di entrata tecnologica
• Ruolo chiave giocato dagli imprenditrori/nuove
imprese nella generazioni di innovazioni
Mark2
• Settori caratterizzati da “accumulazione creativa”
• Difficoltà di entrata tecnologica
• Forte cumulutavità dei processi innovativi
Sistemi nazionali di innovazione
“Gli elementi e le relazioni che interagiscono nella produzione,
nella diffusione e nell'uso di nuove, ed economicamente utili,
conoscenze …. e che sono localizzate o radicate nei confini di
uno stato nazionale” (Lundvall)
Istituzioni formalizzate
imprese, governo della politica scientifica e tecnologica,
istituzioni di ricerca, educative e di formazione
Imprese Università
Enti di
ricerca Intermediari
Dimensioni principali:
Co-evolvono nel
• Istituzioni tempo
norme, leggi, routines, abitudini, standard
etc, che influenzano i processi innovativi Sono influenzati
dalle politiche
Le determinanti dell’innovazione
• Sulla produttività
effetti indiretti:
- interdipendenze settoriali
- funzionamento mercato del lavoro
- aumenti di produttività -> + reddito -> +domanda ->+ occ.
- effetti spiazzamento (tra imprese, mercati e segmenti di
domanda)
Innovazione e occupazione. Effetto indiretti
Nel caso di innovazioni di processo:
- interdipendenze settoriali
I posti lavoro che si perdono nei settori utilizzatori delle innovazioni di
processo vengono compensati dalla crescita dell’occupazione nei settori
che producono le tecnologie di processo
Rinaldo Evangelista
I temi e le fonti statistiche
Fusioni e acquisizioni *
Venture capital *
Produttività *
Matrici Input-Output *
Indicatori delle ICT
Investimento immateriale
Finanziamento pubblico
dell'innovazione
Indagini sulle tecnolo-
gie produttive
Innovazioni nella
letteratura tecnica
Indagini sull'innovazione Indagini sull'innovazione
Risorse umane Risorse umane
Bibliometria Bibliometria
Prodotti ad alta Prodotti ad alta
tecnologia tecnologia
Bilancia tecnologica Bilancia tecnologica Bilancia tecnologica
dei pagamenti dei pagamenti dei pagamenti
Brevetti Brevetti Brevetti
ReS ReS ReS ReS
* indicatori mutuati dall'analisi economica
1
Le fonti
statistiche
2 3
Israele
Corea
USA
EU27
Cina
Curve concentrazione attivita tecnologiche/innovative
% di attività
Il manuale di
Oslo individua
le linee guida
per le
rilevazioni
statistiche
Il processo innovativo: il modello lineare
Ricerca
Conoscenze
Imprese Università
Enti di
ricerca Intermediari
Innovazioni di marketing
• Introduzione di modifiche significative nelle
caratteristiche estetiche dei prodotti
• Adozione di nuove (o migliorate) tecniche e pratiche di
commercializzazione o distribuzione dei prodotti o
servizi
Commuinity Innovatiton survey (CIS)
Temi trattati
In primis
1. Dimensione aziendale
2. Settore industriale
altre a:
3. Caratteristiche speficiche delle imprese
4. Contesto territoriale
Figura 6.1 - Imprese innovatrici* in Europa (2012-14; % sul totale delle imprese)
Figura 6.2 - Imprese innovatrici per tipologia di innovazione introdotta
(2012-14; % sul totale delle imprese)
Figura 6.3 - Imprese innovatrici* in Italia e in Europa (UE-15) per settore di
attività economica (2012-14; % sul totale delle imprese)
Figura 6.4 - Imprese innovatrici* in Italia e in Europa (UE-15) per classe
dimensionale e macro settore (2012-14; % sul totale delle imprese)
Figura 6.5 - Spese totali per l’innovazione e spese in R&S in Europa
(2014; migliaia di euro per addetto)
Figura 6.7 - Imprese con accordi di cooperazione per l’innovazione per
tipologia e localizzazione del partner (2012-14; % sul totale delle imprese
innovatrici)
Figura 6.8 - Imprese innovatrici in Europa nel periodo 2006-2014
(% sul totale delle imprese)
Lo Scoreboard
europeo
sull’innovazione
basato su una
media di diversi
indicatori
Intensità innovativa delle regioni in Europa
Regional Innovation Scoreboard 2019 - Eurostat
MODEST LEADERS
& MODERATE & STRONG
INNOVATORS INNOVATORS
La politica industriale in Italia
una disamina storica
(cap. 19 vol. Scognamiglio)
Rinaldo Evangelista
I nodi strutturali (storici) dello
sviluppo industriale in Italia
• Ritardo tecnologico (nei confronti dei paesi
leader)
• Dualismo territoriale
Dalla fine degli anni ‘60 tali punti di forza vengono meno
• Crescita progressiva del costo del lavoro (mercato del lavoro vicino al
pieno impiego)
• Nel 1997 mutò nome in Itainvest e venne poi fusa nella neocostituita
agenzia Sviluppo Italia.
1973-1976: La prima crisi petrolifera (1)
• Rialzo dei prezzi delle materie prime (1972)
• Crescita dei prezzi dei prodotti industriali (+15%)
• Uscita della lira dal serpente monetario con svalutazione del 14%
della lira
• Forte rialzo dei tassi di interesse per arginare la svalutazione della
lira (dal 6 al 18% tra il 1973 e il 1974)
• Tentativo di controllo dei prezzi interni che fallisce nel 1974
• Crisi economica => Flessione della domanda (interna e
internazionale) nel 1975
Le risposte:
Rinaldo Evangelista
Le nuove tendenze della «nuova»
politica industriale
(anni ‘90 in poi)
Rinaldo Evangelista
La crisi della crescita e della produttività
150 FONTE:
Germania EUROSTAT
140
130
120
110
100
90 Italia
80
70
60
1992
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
2014
2015
2016
2017
2018
2019
2020
Germania Spagna Francia Italia
140 140
130 130
120 120
110 110
100 100
90 90
80 80
70 70
60 60
2008
2009
2010
2011
2012
2013
2014
2015
2016
2017
2018
2019
2020
2008
2009
2010
2011
2012
2013
2014
2015
2016
2017
2018
2019
2020
FONTE: 4
EUROSTAT
La specializzazione dell’Italia rispetto all’Europa
OCCUPAZIONE NEL 2016 E INDICE DI SPECIALIZZAZIONE RISPETTO
ALL’UE28 DELL’ITALIA – 2010 E 2016
Quota occupazione 2016 sul totale occ Ue IS Italia 2016 IS Italia 2010 Eu28 LQ
14 1,3
12 1,2
10
1,1
8
1,0
6
0,9
4
2 0,8
0 0,7
Manifattura Manifattura medio-alta Manifattura bassa e Serv.intensi in Altri serv.intensi in Altre attività
alta tecnologia tecnologia medio-bassa conoscenza (Alta conoscenza dei servizi
tecnologia tecnologia)
90
70
50
30
10
(10)
(30)
2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019
FONTE: 10
ISTAT
Crisi produttivita: le spiegazioni (2)