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ORGANIZZAZIONE AZIENDALE
Vantaggi associati alla divisione del lavoro. Le attività specializzate consentono di accedere a:
- economie di specializzazione, consentite da macchine e unità produttive dedicate e quindi con ren-
dimenti ottimali; derivano da attività semplici e ripetitive che rendono il risultato ottimale per vi del
fatto che si acquisisce più destrezza.
- economie di apprendimento, in quanto l’operatore, limitando il suo orientamento cognitivo a una
gamma ridotta di operazioni riesce a essere più concentrato e, quindi, ad apprendere più rapida-
mente attraverso la ripetizione;
- economie di scala produttive o cognitive, in quanto gli impianti specializzati possono assumere di-
mensioni rilevanti e tali da conseguire costi unitari minori, anche grazie alla distribuzione dei costi
fissi su una produzione maggiore; la scala dimensionale raggiungibile dipende però, oltre che da
fattori tecnici, dalla dimensione del mercato.
Ma….
La divisione del lavoro fa nascere attività specializzate che devono avere tra loro però un legame di interdi-
pendenza per raggiungere il fine comune.
L’interdipendenza: è uno scambio o condivisione di risorse materiali e di informazioni tra gli attori
all’interno delle unità organizzative o tra unità organizzative al fine di realizzare le attività operative.
Interdipendenza generica: tutti gli attori e le unità organizzative contribuiscono con la propria attività al
fine comune dell’organizzazione, ciascuna in modo indipendente e quindi senza che vi siano relazioni si
scambio o condivisione dirette (es. rete di punti vendita, tra questi esiste una relazione generica perché tut-
ti i punti vendita hanno lo stesso obiettivo, usano le stesse risorse ma tra loro non c’è uno scambio, cioè
sono indipendenti; l’interdipendenza esiste per il solo fatto che fanno parte della stessa organizzazione).
Interdipendenza sequenziale: quando un’attività o il suo risultato, è condizione (input) per lo svolgimen-
to successivo dell’attività di un’altra unità, che può iniziare quindi solo quando l’attività a “monte” sia stata
completata. (es. flussi informativi connessi all’evasione di una pratica amministrativa per la concessione di
un credito al consumo).
Si creano pertanto delle relazioni caratterizzate da un’elevata complessità informativa e da un elevato biso-
gno di comunicazione.
Interdipendenza reciproca: quando gli output di ogni unità diventano input per le altre. Relazioni carat-
terizzate da: complessità informativa e elevato fabbisogno di comunicazione.
È più efficace adottare come strumento di coordinamento il mutuo adattamento, che induce gli attori a
trovare nel concreto svolgimento della loro attività il modo di cooperare.
Le attività specializzate, legate tra loro da un legame di interdipendenza, devono essere poi ricondotte at-
traverso il coordinamento, all’unità. “Quanto più estesa è la specializzazione, tanto più importante e com-
plesso è il ruolo del coordinamento” (vedi caso Ceramics Inc.).
“Il coordinamento è la colla che tiene unita un’organizzazione”
Coordinamento: azione organizzativa volta a finalizzare verso un comune obiettivo gli sforzi degli attori o
delle unità organizzative. Può avvenire attraverso:
1) il mercato (o mano invisibile) Il mercato, in questa prospettiva, è la struttura più efficiente di coor-
dinamento, poiché opera con una sola informazione: il prezzo. È un accordo basato su un contratto.
Ci sono però dei costi : costi di info, costi di negoziazione e di esecuzione di ciascuna transazione e
costi connessi alla risoluzione di controversie.
2) La gerarchia : L’organizzazione che viene contrapposta al mercato è : un’organizzazione interna e
gerarchica o centralizzata. E’ la mano visibile del management, dove il coordinamento è affidato
all’imprenditore e le risorse si muovono e vengono allocate in base agli ordini trasmessi
dall’imprenditore attraverso la struttura gerarchica. Anche qui vi sono dei costi : dovuti alle difficol-
tà di controllo per via dell’aumento delle dimensioni e delle complessità.
3) La convenzione : è una categoria più generale del contratto. Il contratto riguarda una relazione bi-
laterale, mentre la convenzione può implicare una pluralità, di individui o collettività. La convenzio-
ne risolve il problema dell’incertezza sul comportamento lavorativo dei membri. Tale incertezza na-
sce dal fatto che il contratto di lavoro è un contratto incompleto, poiché non può specificare tutti i
comportamenti che sono richiesti nell’esecuzione dell’obbligazione contrattuale. È un accordo im-
plicito su alcune regole di pensiero o di azione che costituiscono un riferimento per il comporta-
mento degli individui entro un gruppo specifico. Si riferisce ad una regolarità di comportamento
permettendo, conseguentemente, un coordinamento tra gli individui senza che sia intervenuto un
accordo formale ed esplicito. Al concetto di convenzione possono essere ricondotte altre strutture
di coordinamento su base sociale come il clan o le diverse forme di collettivo e le comunità virtuali
che non hanno una base contrattuale né gerarchica, bensì sociale.
MERCATO V/ GERARCHIA
Fino a quando sarà conveniente incrementare le dimensioni d’impresa?
Sino a quando :
Costo dell’organizzazione interna < costo del mercato
Nel caso di mutuo adattamento (il più semplice e il più scelto dagli individui) stiamo attribuendo agli indivi-
dui maggiore autonomia, discrezionalità, che viene a mancare nel caso di supervisione diretta; uno di questi
meccanismi può prevalere sull’altro ma nella maggior parte dei casi coesistono.
Il lavoro viene coordinato anche senza ricorrere all’adattamento reciproco e alla supervisione diretta: esso
può infatti essere standardizzato: opera a preventivo, cerca di prevedere il comportamento dei soggetti
umani. Non lascia agli individui la libertà di svolgere l’attività:
riduce la variabilità
riduce i costi di coordinamento
Esistono tre tipi di standardizzazione:
La standardizzazione dei processi di lavoro (es. catena di montaggio, istruzioni giocattoli):
Da ricordare
- I meccanismi studiati non vengono utilizzati in modo isolato;
- prevalenza di un meccanismo rispetto agli altri (elemento caratterizzante le diverse forme organizzative)
- l’utilizzo di modalità non adatte è fonte di crisi del coordinamento e di inefficacia organizzativa (le cause
stanno nei costi d’uso dell’organizzazione. Si possono infatti verificare: perdita di controllo all’aumentare
delle dimensioni organizzative, distorsioni nell’acquisizione delle risorse nelle strategie espansive, manipo-
lazione delle informazioni, opportunismo delle linea gerarchica, inerenze organizzative).
LE VARIABILI ORGANIZZATIVE
1 ) STRUTTURA ORGANIZZATIVA :
- Insieme di elementi base e relativamente stabili del sistema organizzativo (es. un consulen-
te finanziario non fa parte della struttura organizzativa)
- Discende dai criteri di divisione del lavoro verticale (riflette le gerarchie, distribuzione del
potere all’interno dell’impresa) e orizzontale (riflette le diverse aree di specializzazione) tra
funzioni e tra individui
- Definisce funzioni, ruoli e responsabilità, relazioni tra vari organi o unità operative
La struttura organizzativa definisce l’ossatura (vuole mettere in evidenza la staticità) e viene rap-
presentata attraverso l’organigramma:
Divisione verticale: tra Direzione generale e
Acquisti, Produzione, Ufficio Tecnico e Ufficio
Comm.le e tra Ufficio Tecnico e Progettisti
Divisione Orizzontale: le quattro unità orga-
nizzative specializzate nello svolgimento di
determinate attività: chi è specializzato negli
acquisti, coloro che si sono specializzati nella
produzione …
L’organigramma (in sostanza è un grafico, uno schema che evidenzia le unità organizzative, le fun-
zioni principali dell’impresa, le attività più importanti)
- Evidenzia le relazioni formali cioè le interdipendenze che devono esistere tra le diverse unità or-
ganizzative; possiamo utilizzare l’organigramma anche come strumento di comunicazione soprat-
tutto per coloro che sono appena entrati nell’impresa; consente anche di valutare se le decisioni
prese sono coerenti con l’obiettivo.
- Grafico che descrive sinteticamente a livello macro: Organi,Posizioni,Rapporti gerarchici e fun-
zionali - Rappresenta lo scheletro degli organi permanenti - Utilità dell’organigramma:
o Strumento di analisi dell’organizzazione : Evidenzia le anomalie e disfunzioni, Raggruppa-
mento o scorporo di unità, Soppressione di unità, Creazione di nuove unità
o Strumento di comunicazione: rappresenta la posizione di ciascun collaboratore e la respon-
sabilità specifica in termini di: Compiti assegnati e Persone gestite
o Strumento per lo studio dello sviluppo della carriera (es. il cameriere per diventare maitre
deve svolgere l’attività per almeno 8 anni) se è previsto uno sviluppo della carriera le per-
sone sono più motivate a rimanere nell’impresa.
Limite: l’organigramma è una fotografia di ciò che l’organizzazione dovrebbe essere, però questa
struttura non mi permette di cogliere l’essenza di un’impresa, data dall’agire degli esseri umani
(che spesso pongono in essere relazioni che io non ho previsto). Quindi questo strumento non va a
fondo, mi dà una visione statica dell’impresa ovvero non mi consente di evidenziare i cambiamen-
ti dell’impresa nel tempo.
Vertice strategico
servizi
Tecno struttura Linea manageriale intermedia
Nucleo operativo
A) Vertice strategico
Comprende gli organi e le figure che sono responsabili del governo economico e quindi dei risultati
globali dell’azienda; che esercitano quindi la rappresentanza esterna e la leadership complessiva,
decidono la strategia, allocano le risorse principali e costituiscono punto di riferimento per i mana-
ger intermedi.
Nelle piccole imprese (il vertice strategico è rappresentato dall’imprenditore):
- Organo semplice di governo economico
- Definizione delle linee strategiche (mercati, tecnologie, risorse)
- Gestione quotidiana delle attività operative (chi fa che cosa, ordini di priorità nelle attività da
svolgere)
- Scelta dei collaboratori ed il loro coordinamento e controllo
(c’è un rapporto diretto tra l’imprenditore e i diversi soggetti che devono lavorare)
Nelle organizzazioni più complesse:
- Organo complesso (organi collegiali:Consiglio di amministrazione o comitato di direzione; organi
semplici: amministratore delegato e direttore generale)
- Definisce le linee strategiche (chi siamo, quali sono i nostri obiettivi, chi sono i nostri clienti e co-
me li vogliamo servire)
- Stabilisce i criteri di specializzazione delle attività ed i modelli di coordinamento più idonei
-Individua le risorse e le fonti dalle quali attingere
- Gestione delle relazioni interaziendali
Non c’è più uno stretto contatto con i lavoratori perché si mette in mezzo la linea manageriale.
B) La linea di direzione intermedia (linea manageriale intermedia)
Comprende quelle figure di manager che collegano il vertice strategico con il nucleo operativo,
esercitando ruoli gerarchici, come capi del personale di base e come responsabili di unità organiz-
zative e della gestione di risorse economiche.
Funzione di filtro: raccolta e trasmissione informazioni; traduzione finalità generali in obiettivi
specifici (cioè obiettivi di funzione e di sottosistema); coordinamento e controllo; presidia le rela-
zioni che vengono attivate con altre unità esterne o interne.
suddivisione verticale: distribuzione del potere
suddivisione orizzontale: specializzazione
Ampiezza del controllo: numero di collaboratori sui quali può essere esercitato efficientemente il
comando (elaborato da Fayol):
o Complessità delle attività da svolgere -
o Standardizzazione delle attività + Variabili che influiscono pos e neg e che sono
o Competenza ed esperienza dei subordinati + da analizzare per avere Ampiezza del controllo
o Competenza ed esperienza del capo +
La decisione sull’ampiezza del controllo influisce sulla struttura organizzativa; se aumenta
l’ampiezza del controllo incide sulla dimensione verticale della struttura organizzativa: se aumenta
l’ampiezza del controllo diminuiscono i livelli gerarchici. Mentre se si riduce l’ampiezza del control-
lo aumentano i livelli gerarchici e di conseguenza aumentano i costi e la complessità.
C) Il nucleo operativo
Vertice strategico Svolge attività fondamentali per l’ottenimento di prodotti o la fornitura
di servizi: procura gli input, trasforma gli input in output, effettua la
Gruppo dirigente intermedio
manutenzione di macchine e gestisce i magazzini.
Nucleo operativo
Ha limitati margini di autonomia, sono degli esecutori (non possono
decidere come e quando svolgere il lavoro). Ma in presenza di attività
complesse è necessario poter delegare una certa autonomia decisionale al nucleo operativo (es.
per attività che richiedono competenze professionali particolari).
2) SISTEMI OPERATIVI
Mentre la struttura specifica ruoli e posizioni, i sistemi operativi definiscono regole, procedure,
obiettivi al fine di coordinare le azioni ed i comportamenti degli attori (es. sistema di pianificazione
e controllo, sistema di valutazione, sistema informativo, sistema di comunicazione).
Il rapporto tra sistemi operativi e struttura organizzativa è analogo a quello che nell’informatica
intercorre tra software e hardware. La tecnostruttura è l’organo deputato a definire i sistemi ope-
rativi
Il fenomeno organizzativo è un fenomeno difficile da affrontare e può essere visto da diverse angolazioni.
La complessità del fenomeno organizzativo nasce dalla presenza di più soggetti che possono contribuire at-
tivamente o negativamente al raggiungimento dell’obiettivo. Inoltre la complessità è compresa nel fatto
che l’organizzazione intrattiene rapporti con l’ambiente esterno che è in continua evoluzione.
Vi sono 3 fattori di complessità:
1. Diversità dei soggetti
2. Relazioni tra soggetti
3. Relazione con l’ambiente esterno
L’uomo è in funzione dell’organizzazione (prima devo progettare l’organizzazione e dopo adatto l’uomo che
quindi è una variabile dipendente dell’organizzazione)
Vediamo che è l’organizzazione che si deve adattare alle caratteristiche degli individui, che rappresentano
la risorsa più importante dell’impresa.
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COMPETENZA
È una caratteristica tipica dell’individuo. Vi sono due tipi di competenza:
SOGLIA : insieme di conoscenze e tecniche operative specifiche per agire con abilità, caratteristiche
essenziali per coprire un certo ruolo
DISTINTIVE : non sono connesse ad uno specifico ruolo, esprimono comportamenti, professionalità
abili o esperte. Caratteristiche che differenziano la prestazione e la portano a un livello superiore
La competenza non è fatta solo di conoscenze, ma di FLESSIBILITA’, di capacità di risolvere problemi, avere
consapevolezza dei propri punti di forza e di debolezza, un forte senso del proprio valore, adattabilità, em-
patia, abilità sociale.
DA RICORDARE
Le organizzazioni sono un aggregato di soggetti umani che operano insieme per conseguire un obiettivo. Gli
ATTORI svolgono un ruolo fondamentale per ottenere gli obiettivi. Se hanno un comportamento non fun-
zionale, ciò causerà problemi per ottenere gli obiettivi e viceversa. Si è cercato di capire perché le decisioni
degli attori non sono del tutto razionali; i comportamenti degli attori sono influenzati anche dalle cono-
scenze.
MOTIVAZIONE
Perché le persone agiscono in un certo modo? Quali sono le “spinte” che guidano i loro comportamenti?
Rispondere a queste domande significa individuare la loro MOTIVAZIONE, intesa come processo dinamico
che finalizza l’attività di una persona verso un obiettivo.
Per raggiungere determinati livelli di prestazione non è sufficiente essere motivati.
Da che cosa dipende la performance di un individuo?
PERFORMANCE/PRESTAZIONE (capacità di raggiungere un obiettivo) = CAPACITA’ x CONTESTO LAVORATI-
VO x MOTIVAZIONE
- capacità: competenze di base, sono conoscenze fondamentali che uno deve possedere per svolgere
al meglio l’attività che gli compete;
- contesto lavorativo: politiche aziendali, clima, rapporti tra i soggetti, regole, procedure, strumenti.
Tutte influiscono positivamente o negativamente sul risultato
- motivazione: a parità di contesto la prestazione è in funzione non solo delle capacità ma anche del-
la motivazione
Motivazione e capacità, prese singolarmente, sono condizioni necessarie, ma non sufficienti.
Definizione di motivazione:
- Etimologicamente deriva dal latino movere = “ muovere”
Insieme di forze che a livello individuale determinano l’inizio, l’intensità, la persistenza (la durata nel tempo)
e la direzione (l’obiettivo) dello sforzo che l’individuo compie.
la motivazione è un processo dinamico e ciclico che non si ferma mai
Il processo motivazionale
- Prima fase: la TENSIONE
L’input della motivazione nasce dalla percezione di uno stato di tensione dato all’emergere di un bisogno.
- Seconda fase: la RICERCA
L’individuo va alla ricerca dei mezzi per soddisfare il suo bisogno
- Terza fase: la SODDISFAZIONE
Nel momento in cui lo stato di insoddisfazione viene colmato, l’individuo vive uno stato di appagamento
che si sostituisce all’iniziale condizione di tensione
- Quarta fase: la SCOPERTA
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L’appagamento ha una natura temporanea. Per questo l’individuo, una volta soddisfatto un bisogno, rivalu-
ta la propria posizione determinando la scoperta di nuovi bisogni.
per questo il processo motivazionale è ciclico e dinamico.
IL GRUPPO (E. MAYO)
Mayo intorno agli anni ’30 aveva valutato come nei gruppi il comportamento degli individui cambiasse.
L’individuo si sentiva più soddisfatto del lavoro perché aveva la sensazione di essere individuo e non un
semplice ingranaggio di una macchina e perché, grazie alla comunicazione con i ricercatori, si sentiva mag-
giormente investito di responsabilità della propria performance e di quella del gruppo. Alla fine la sensazio-
ne di solidarietà all’interno di un gruppo informale e la stima di sé, erano risultati più importanti di qualsiasi
miglioramento dell’ambiente di lavoro.
Diverse dimensioni del gruppo
Dimensione COLLETTIVA : i gruppi si creano spontaneamente. Naturale tendenza da parte dei sog-
getti ad agire all’interno di un gruppo
Dimensione ORGANIZZATIVA : strumento funzionale all’organizzazione ed al soddisfacimento dei
bisogni delle persone
Dimensione POLITICA : strumento che gestisce le asimmetrie di potere dentro l’organizzazione
AMBIENTE
FIT
CONTINGENZE Alta
(caratteristiche ORGANIZZAZIONE Performance
contesto) Bassa
MISFIT
(non adattamento a
condizioni di contesto)
Non è vero che il successo dipende dalla capacità dell’impresa di adottare un determinato modello di orga-
nizzazione, ma dalla sua capacità di adattarsi all’ambiente. Questi studiosi delle teorie delle contingenze
hanno considerato l’ambiente, ma anche loro si sono focalizzati solo su alcuni aspetti dell’organizzazione, e
non su tutto il contesto (visione riduttiva)
Cos’è l’Ambiente?
Tutto ciò che si trova al di fuori dei confini dell’impresa.
Ambiente (prima e sommaria definizione):
“ L’insieme delle forze esterne all’organizzazione che sono potenzialmente in grado di influenzare:
l’operatività d’impresa
l’accesso a risorse scarse
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Le organizzazioni sono sistemi aperti il cui funzionamento efficace non dipende solo dalle attività che ven-
gono svolte all’interno, ma anche dalla costante interazione con l’ambiente che le circonda.
L’ambiente in cui opera un’organizzazione può essere scisso in:
Ambiente Generale: forze presenti nell’ambiente che non influiscono direttamente sull’operatività
dell’impresa e che sono assunte come date Influenza indiretta
Ambiente Transazionale: forze che possono influire positivamente o negativamente sul contesto
dell’organizzazione. Ha un impatto più diretto sull’organizzazione ed è quindi oggetto di un’attenzione più
precisa.
I confini dell’organizzazione
La determinazione dell’ambiente transazionale porta con sé il problema della definizione dei confini
del’organizzazione. Qualunque organizzazione presenta due esigenze fondamentali:
Ridurre i costi di produzione
Ridurre i costi di transazione (costi d’uso del mercato): costi necessari per la predisposizione, ge-
stione e il controllo delle transazioni attraverso il mercato (ricerca, controllo dei fornitori, ordini)
es. costi di negoziazione, stesura dei contratti
L’esigenze di ridurre non solo i costi di produzione ma anche i costi di transazione spiega l’adozione di for-
me alternative di organizzazione delle attività economiche rispetto al mercato e alla gerarchia.
Le dimensioni dell’ambiente
Le imprese operano in un contesto (sia nella sua configurazione di ambiente generale sia di ambiente tran-
sazionale) caratterizzato da un diverso grado di incertezza cha dipende dalla complessità, dalla dinamicità e
dalla ricchezza.
Complessità: è funzione del numero e delle interconnessioni tra le forze che agiscono nell’ambiente
generale e transazionale e che l’organizzazione deve gestire. Più elevata è la numerosità e maggiore
è la differenza tra le forze agenti, tanto più complesso e incerto è l’ambiente e tanto più difficoltoso
sarà il tentativo di individuare la traiettoria del cambiamento e di controllarle. (la Ford è passata da
3.000 fornitori a 500) da semplice a complesso
Dinamismo: fa riferimento all’entità e alla velocità con la quale mutano nel tempo le forze ambien-
tali. Quanto maggiore è il dinamismo tanto maggiore sarà la complessità che l’organizzazione deve
affrontare e gestire da stabile a instabile
o Ambiente stabile: grazie alla ridotta entità e velocità del cambiamento, è possibile indivi-
duare con una relativa certezza l’impatto delle forze aziendali sulle risorse di cui l’impresa
necessita
o Ambiente instabile: se un’organizzazione non è in grado di prevedere come si modifiche-
ranno le forze nel tempo (la previsione è sottoposta a un elevato rischio di errore)
Ricchezza: quantità di risorse disponibili all’interno dell’ambiente transazionale. Quanto più ricco di
risorse è l’ambiente, tanto minore sarà il suo livello di incertezza, in quanto sarà ridotta la concor-
renza tra le organizzazioni per accaparrarsi le risorse stesse. La ricchezza ambientale non è una ca-
ratteristica oggettiva dell’ambiente, ma dipende anche dalla numerosità delle organizzazioni che
operano al suo interno. A parità di altre condizioni, infatti, i mercati ricchi attirano nuove imprese.
da ricco a povero
Strategie di riduzione dell’incertezza: l’azione sull’ambiente:
Contracting: accordi collettivi tra produttori, fornitori e clienti possono definire condizioni di fun-
zionamento dei mercati che diminuiscono sia costi di transazione sia quelli di produzione (es. Vola-
re, compagnia aerea low cost)
Advertising: la pubblicità e la comunicazione esterna possono influenzare la domanda, migliorando
la conoscenza sulle caratteristiche proprie del prodotto e la percezione che ne ha il pubblico (es.
medicinali branded in Italia)… migliorare le conoscenze del prodotto servizio condizionando le scel-
te degli stakeholders esterni.
Strategie di riduzione dell’incertezza: l’azione interna:
Attività di buffering : consiste nel creare una riserva di risorse o capacità per fronteggiare la varia-
bilità dell’ambiente. (es. servizi da più fornitori, scorte di componenti e prodotti finiti)
Attività di monitoraggio dell’ambiente : consiste nel cogliere i segnali di cambiamento al tal fine di
proteggere il nucleo tecnico.
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scientifico
Tecnico
produzione
vendite
R&S
Quanto più incerte e diverse sono le relazioni tra un’impresa e i settori ambientali con cui interagisce, tanto
maggiore sarà la differenziazione dell’organizzazione e il conseguente bisogno di integrazione delle diverse
parti. L’ambiente in cui opera l’impresa non è considerato come un oggetto uniforme, bensì come costituito
da aree che possono avere gradi differenti di prevedibilità. Lawrence e Lorsch distinguono tre settori am-
bientali (scientifico, commerciale e tecnico) cui corrispondono tre diverse aree aziendali (R&S, marketing e
vendite, e produzione). Ogni parte dell’organizzazione che interagisce con particolari sottosistemi ambien-
tali presenterà proprie particolarità di funzionamento e tenderà a differenziarsi dalle altre.
Il grado di certezza ambientale è minimo nel settore tecnico, intermedio in quello commerciale, massimo in
quello scientifico. Quanto maggiore è l’incertezza ambientale, tanto meno formalizzate sono le strutture;
Le imprese di maggiore successo erano quelle caratterizzate da una forte differenziazione
In ordine i campi caratterizzati da maggior dinamismo sono scientifico, commerciale e tecnico. Le aree fun-
zionali dell’organizzazione devono ognuna gestire una parte (settore) di ambiente. Ogni area funzionale, per
cui, avrà un modello organizzativo basato sulla dinamicità del settore di mercato che deve gestire. Quindi
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l’area di R&S avrà un modello organizzativo di tipo organicistico, molto flessibile, in quanto il settore scienti-
fico dell’ambiente è soggetto a molte variazioni. L’area di produzione tenderà più verso un modello mecca-
nicistico in quanto il settore tecnico è più stabile.
Ogni area aziendale ha organizzazione e obiettivi diversi (differenziazione). Sono mondi separati (area ven-
dita: obiettivo vendere; area produzione; ridurre i costi di produzione). Nonostante ciò ci possono essere
conflitti interfunzionali, poiché anche se funzionano in maniera autonoma rispetto agli altri, tutte insieme
devono concorrere agli obiettivi dell’impresa.
Nasce quindi un problema di coordinamento (portare all’unità gli sforzi di tutte le aree).
DIFFERENZIARE : l’impresa non solo si specializza al suo interno tramite aree funzionali ciascuna delle quali
specializzata a gestire un particolare settore dell’area transazionale, ma ciascuna area funzionale (r&s,mark,
prod) assumeva caratteristiche e modalità organizzative diverse.
L’impresa al suo interno non opera con una sola modalità organizzativa, ma con diverse modalità operative
all’interno di ciascuna area. Ciascuna area funzionale adotta poi diverse modalità di organizzazione del la-
voro a seconda del segmento di mercato a cui si rivolge.
INTEGRARE: è la qualità delle relazioni fra le unità dell’organizzazione, necessaria per il raggiungimento de-
gli obiettivi
L’area tecnico-produttiva = obiettivi di costo. L’area commerciale = obiettivi di ricavo
Meccanismi di integrazione (unità di integrazione; comitati interfunzionali; sistemi di valutazione e ricom-
pensa).
Il diverso orientamento cognitivo crea conflittualità a causa di obiettivi contrastanti. Si può così creare
maggiore integrazione attraverso la creazione di :
UNITA’ DI INTEGRAZIONE: unità semplici, formate da comitati interfunzionali i cui soggetti appar-
tengono ad aree diverse che si incontrano periodicamente per illustrare problemi e difficoltà a cui
si cerca insieme di dare rimedio.
Maggiore è la differenziazione, maggiore è la diversità dei punti di vista delle unità coinvolte nelle decisioni
e, quindi, maggiore è la difficoltà di coordinare i loro sforzi in vista del raggiungimento di obiettivi di livello
superiore.
TECNOLOGIA
Complesso delle condizioni tecniche e organizzative che guidano i processi di trasformazione
- materiale,
- spaziale
- temporale degli input produttivi.
In questa definizione ampia di tecnologia, processo tecnico e processo organizzativo risultano strettamente
intrecciati. La tecnologia non è un dato di tipo solo tecnico e ingegneristico ma è la sintesi di una serie com-
plessa di rapporti che hanno un impatto particolare sul sistema organizzativo.
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Limiti all’approccio:
- grande attenzione alle variabili contingenti ma trascurandone altre importanti
- presume che esiste un solo modello di soluzione organizzativa per ogni livello di stabilità del mercato (in
realtà esistono soluzioni diverse per ogni organizzazione).
RELAZIONI
le relazioni che l’impresa intraprende non sono solo interne, ma visto che ha contatti con l’ambiente ester-
no, nascono anche relazioni esterne.
Le relazioni si suddividono a seconda:
A. Delle PARTI in : intraorganizzative (i), interpersonali, interorganizzative (e), miste
B. Dei CONTENUTI in : scambio(eco-transazioni), potere, condivisioni volontarie (che nascono non per
scambi di risorse ma per necessità di condividere info, obiettivi valori..)
C. Della FORMA in : contratti (disciplina che regola relazioni di scambio e potere), strutture organizza-
tive (o gerarchiche, che vanno a regolare relazioni di potere), convenzioni (per coordinare al meglio
2 org. Diverse al’interno di una stessa impresa)
Esistono delle forme ibride?
Si esistono delle forme intermedie che assumono i tratti di diverse categorie.
La gestione delle relazioni di scambio vengono gestite attraverso il CONTRATTO, che disciplina proprio le
relazioni a monte o a valle.
Ma oltre ai contratti bisogna che ci siano delle basi di fiducia, condivisioni di una visione comune, degli
obiettivi. Ecco che coesiste, assieme ai contratti, anche la forma delle convenzioni.
SUPPLY CHAN : rientra nel concetto di filiera o network. Si riferisce alla gestione dell’intera catena, dai for-
nitori al cliente finale. Coordina e coopera l’attività dell’organizzazione.
La competitività dipende dalla capacità di gestire e di ottimizzare i flussi fisici e informativi.
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La progettazione organizzativa
Il problema organizzativo non può essere definito in modo univoco e non ha una soluzione univoca (si cerca
di individuare la migliore divisione del lavoro e i migliori meccanismi di coordinamento)
Non esiste un modello organizzativo valido per tutte le aziende
• Numero di livelli
Verticale
• Distinzione line/staff
• Livello di centralizzazione
• Definizione dei rapporti di autorità tra
organi
• Livello di formalizzazione del sistema
• La professionalizzazione del lavoro
Sia a livello micro che a livello macro esiste un problema di divisione del lavoro che poi viene definito in
modo diverso.
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Possiamo adottare due criteri di specializzazione: per input e per output. Se cambia il criterio di specializ-
zazione cambierà anche la struttura organizzativa.
Scegliere il criterio serve per capire come dobbiamo aggregare le attività all’interno di ciascuna unità or-
ganizzativa
Criterio per:
FUNZIONE INPUT
CONOSCENZE
PRODOTTO
MERCATO/CLIENTE OUTPUT
AREA GEOGRAFICA
B. Criterio di specializzazione per INPUT : per CONOSCENZE (ho aggregato attività che richiedono co-
noscenze specialistiche all’interno di un’unità):
La dimensione strategicamente rilevante è presidiare il processo tecnico e la sua efficienza, per questo si
ricorre al criterio input. Poiché tale criterio mi consente di sfruttare le economie di scala (proprio perché
aggrego attività omogenee) grazie a un elevato grado di specializzazione.
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Scegliere il grado di specializzazione è la prima cosa che dobbiamo fare per progettare la macrostruttura
perché devo capire come aggregare le attività e le persone all’interno delle unità organizzative.
C. Criterio di specializzazione per OUTPUT : per PRODOTTO (ciò che è importante per l’impresa è pre-
sidiare il prodotto. Aggregare quelle attività che si riferiscono ad un comune prodotto o servizio)
È tipico delle imprese multi prodotto che
decidono di diversificare i prodotti offerti.
Poi nell’ambito di ogni prodotto si utilizzerà
il criterio per input, aggregando tutte quelle
attività omogenee dal punto di vista della
tecnica e delle conoscenze
D. Criterio di specializzazione per OUTPUT: per CLIENTE (è tipico delle banche che per essere compe-
titive soddisfano diverse esigenze. Le attività vengono aggregate in base alle diverse tipologie di
clienti serviti. )
E. Criterio di specializzazione per OUTPUT: per AREA GEOGRAFICA (è tipico di quelle imprese che
decidono di presidiare le aree di sbocco)
Cioè l’obiettivo in tal caso è migliorare l’efficienza con riguardo alle aree
di sbocco, infatti sarà differente per esempio distribuire giocattoli in
Asia e in Giappone perché ogni Paese avrà la sua norma di sicurezza re-
lativa ai giocattoli. L’impresa quindi cerca di presidiare un’area geografi-
ca cioè di essere presente adottando diverse tecniche.
LA MICROSTRUTTURA
Gli elementi di base necessari per progettare le microstrutture sono i compiti, le mansioni, i sistemi pri-
mari di lavoro e le variabili che li influenzano (interdipendenze, varianze, specificità delle conoscenze.
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- Mansione: insieme ordinato di compiti assegnati in modo stabile a una persona. In relazione al numero e
al tipo di compiti inclusi si possono avere mansioni di diverso tipo:
a. Specializzazione orizzontale della mansione
VARIA: allargamento orizzontale della mansione, composta da molti compiti per soggetto
POCO VARIA: composta da pochi compiti
PARCELLIZZATA: lavoratore che svolge in maniera ripetitiva sempre la stessa attività,un solo compi-
to. Massima specializzazione orizzontale della mansione.
b. Specializzazione verticale della mansione
RICCA: che significa che la mansione è non solo varia ma anche ricca di autonomia e contenuti deci-
sionali. Una mansione è ricca quando attribuiamo ad una posizione individuale non solo tanti com-
piti allo stesso livello, ma anche compiti che prevedono un maggior potere decisionale operativo
(non solo è varia ma anche ricca perché ai soggetti viene attribuita una certa capacità di controllo)
una mansione ricca è per forza anche varia.
Se la mansione è VARIA, stiamo facendo riferimento alla quantità. Se la mansione è RICCA stiamo facendo
riferimento anche alla qualità
- Compito: insieme di operazioni unitarie o attività umane elementari necessariamente collegate e non ul-
teriormente separabili (indivisibilità), per ragioni di natura tecnica o psicologica.
NB. Compito ≠ Mansione: nel concetto di mansione facciamo riferimento al singolo, invece ci riferiamo al
gruppo quando parliamo di sistema primario di lavoro. L’insieme dei compiti formano la mansione di un
certo individuo (l’insieme delle operazioni elementari forma il compito, l’insieme dei compiti forma la man-
sione).
LE FORME OGRANIZZATIVE
Sono modelli da adottare, ciascuna delle quali è caratterizzata da:
Diversa combinazione degli elementi di base dell’organizzazione
Specifica modalità di coordinamento e controllo
Le diverse forme:
Semplice e sue varianti
Funzionale
Funzionale modificata
Divisionale
Matrice
Il caso Lumen indica come prende avvio un’organizzazione: un’idea imprenditoriale, qualche capitale e una
persona che sa assumersi il rischio. Al primo stadio embrionale tutte le attività sono accentrate nelle mani
del fondatore, che si avvale di collaboratori per lo svolgimento delle attività operative. La crescita dimensio-
nale o la maggiore complessità gestionale pongono il fondatore di fronte alla necessità di specializzare il la-
voro dei suoi collaboratori e, soprattutto di farsi affiancare da qualcuno di loro anche nelle attività di dire-
zione e coordinamento. La sintesi di queste decisioni prende forma in una specifica configurazione organiz-
zativa che, almeno nella prima fase del ciclo di vita Lumen, è la forma semplice.
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LE FORME SEMPLICI:
la forma semplice è una struttura organizzativa poco differenziata e che funziona in modo efficace adottan-
do strumenti relativamente poco sofisticati.
1) La forma imprenditoriale
2) La forma artigiana
3) Il gruppo dei pari
Il caso “Lumen”
“È una piccola impresa del mobile-arredo fondata da Renato Garattini nel 1980”
«Oltre al Garattini in Lumen lavoravano due collaboratori, Sergio Tassi e Carlo Filippone. Tutti facevano un
po’ di tutto (dal ritiro del tavolame, al taglio delle sezioni, al controllo delle fasi di lavorazione,
all’incollaggio, alla consegna dei telai).Le attività amministrative e contabili erano gestite dalla signora Ga-
bry Verdelli»
Attività semplice e ripetitiva
Una macchina divide il tavolame essiccato
Una macchina crea i tenoni
I tenoni vengono incollati per creare il telaio
Per gestire questo tipo d’impresa si utilizzerà sicuramente una forma semplice. Vi è un basso grado di spe-
cializzazione poiché, “tutti facevano un po’ di tutto”.
La forma semplice: Lumen nel 1980
1) La forma IMPRENDITORIALE
Il vertice dell’organizzazione è presidiato dall’imprenditore che esercita direttamente tanto il controllo eco-
nomico quanto il potere di direzione e coordinamento.
L’imprenditore è il baricentro di tutta l’organizzazione. I suoi collaboratori, invece, costituiscono il nucleo
operativo dell’organizzazione. Si tratta di persone che non hanno significative responsabilità decisionali e
svolgono attività meramente esecutive: ricevono indicazioni precise per l’azione e le mettono in pratica. I
loro margini di autonomia sono limitati e tutte le eccezioni vengono affrontate rivolgendosi
all’imprenditore.
Il principale meccanismo di coordinamento nelle forme semplici è la supervisione diretta, che consiste
nell’assunzione diretta da parte di una persona, l’imprenditore, della responsabilità del lavoro di altri, ai
quali impartisce ordini e di cui controlla le azioni.
L’elemento guida di questo tipo di configurazione è il basso grado di specializzazione
Piccole dimensioni
Una sola linea di prodotti destinata ad un insieme omogeneo di clienti (strategia non complessa)
Dominanza della funzione tecnico-produttiva o commerciale
Ambiente semplice e dinamico
La forma imprenditoriale: CARATTERISTICHE
Ridotto sviluppo verticale. Struttura poco articolata(vertice e nucleo operativo)
Basso grado di formalizzazione
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Elevato grado di accentramento (è l’imprenditore che assume tutte le decisioni di natura strategica
e operativa. Es scelte quotidiane senza delegare, scelta dei collaboratori e loro coordinamento..)
Basso grado di specializzazione (esistenza di ruoli intercambiabili, grande capacità di adattamento)
Meccanismi di integrazione poco sviluppati e formalizzati (coordinamento attraverso feedback, cul-
tura organizzativa, a volte anche mutuo adattamento)
La forma semplice presenta indubbi vantaggi in termini di vicinanza al cliente e di reattività ai cambiamenti,
sia interni, sia esterni.
Date le sue caratteristiche distintive, la forma semplice opera in modo efficace solo in ambienti semplici e
dinamici. È efficiente quando l’ambiente è dinamico (la scarsa formalizzazione delle variabili organizzative
permette di adattarsi rapidamente ai cambiamenti e assicura flessibilità di risposta). La ridotta formalizza-
zione non è però esente da rischi. Quando la dinamica supera certe soglie, per affrontare efficacemente le
nuove esigenze sorge la necessità di specializzare le attività dei collaboratori, in relazione ai segmenti am-
bientali con i quali esse si relazionano.
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Il Garattini tenne per sé la gestione dei rapporti con i fornitori e con i clienti e aggregò le persone all’interno
di specifiche aree; continua ad essere il contatto diretto con il nucleo operativo (coordinamento e control-
lo). Ma la crescente differenziazione delle aree aziendali operative generano un aumento del fabbisogno di
coordinamento.
Si arriva al punto in cui l’imprenditore non riesce più a gestire in modo efficiente tutte le relazioni interne.
La decisione gli sfugge di mano (perdita di controllo) bisogno di decisioni radicali è a questo punto
che decide di condividere con altri il potere direzionale, nominando dei capi, cioè delle persone che coordi-
nano una o più aree di attività operativa e ne hanno la responsabilità Cambia la struttura organizzativa.
Il superamento della crisi della struttura semplice richiede……
internalizzare le competenze per gestire le attività
delega di responsabilità a unità funzionali (specializzazione);
inserimento di un filtro tra vertice strategico e nucleo operativo
perché se aumentano le dimensioni dell’impresa, la quantità prodotta e venduta, sarà necessario assumere
nuovi soggetti specializzati e delegati per gestire questa nuova complessità.
Quindi nel passaggio dalla forma semplice a quella funzionale:
Si sviluppa la dimensione orizzontale: la crescente divisione del lavoro, l’esigenza di specializzazione e
anche le dimensioni del sistema organizzativo richiedono non solo una maggiore formalizzazione e
stabilità delle mansioni, ma anche la creazione di unità organizzative, che prendono il nome di funzioni
aziendali
Si sviluppa la dimensione verticale: si introducono uno o più livelli gerarchici tra il vertice strategico ed
il nucleo operativo, delegando loro in modo articolato e diffuso la funzione di direzione e coordina-
mento delle attività operative
Si sviluppa la tecnostruttura: standardizzazione dei processi operativi, dei metodi di lavoro e, più in ge-
nerale, di tutti gli strumenti organizzativi che consentono alla linea manageriale intermedia di sostitui-
re al coordinamento mediante supervisione diretta il coordinamento attraverso la standardizzazione
In altri termini si passa dalla forma semplice alla forma gerarchico – funzionale
FORMA GERARCHICO-FUNZIONALE
Caratteristiche
Organi direttivi specializzati secondo il criterio della tecnica (input)
Uso della delega
Importanza fondamentale dei meccanismi di integrazione (forte differenziazione interna)
Nella forma gerarchico – funzionale le attività sono specializzate per gruppi di processi affini in senso tecni-
co ed economico. Le persone dedicate in modo esclusivo allo svolgimento di particolari operazioni si trova-
no sistematicamente a risolvere problemi simili, sviluppano una competenza specialistica più approfondita,
diventano più abili e quindi possono ottenere più elevate prestazioni impiegando minor tempo e minori ri-
sorse.
Ambiti di azione e di responsabilità
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Il Vertice strategico nella forma gerarchico – funzionale prende il nome di direzione generale e non si iden-
tifica più solo nella persona dell’imprenditore o leader come nella forma semplice, ma si estende alle per-
sone che hanno la responsabilità globale dell’organizzazione
• Definisce i criteri di specializzazione delle attività
• I modelli di coordinamento interfunzionale
• Elabora la strategia generale = indirizzi e scelte di fondo dell’organizzazione (chi siamo, quali
sono i nostri obiettivi, chi sono i nostri clienti, come li vogliamo servire)
• Gestisce le relazioni interaziendali e i rapporti con i portatori di interessi istituzionali, che defini-
scono i confini dell’organizzazione
La linea manageriale intermedia
a) Funzione di filtro
• Convertono gli obiettivi generali in sotto-obiettivi operativi
• Trasmettono al vertice informazioni sulle prestazioni svolte e indicazioni per ridefinire le
strategie e migliorare il processo decisionale
• Decisioni tattiche e operative
• Attività di coordinamento e di controllo
b) Funzione di confine (trasferisce informazioni tra aree funzionali. Esse devono interagire tra loro)
Il nucleo operativo
• Svolgimento delle operazioni elementari connesse con la specializzazione della propria funzio-
ne: chi lavora al servizio ricevimento dovrà svolgere tutte quelle attività strettamente connesse
a tale specifica funzione aziendale.
Line and staff
Gli organi di line hanno l’autorità formale di prendere le decisioni e si identificano con gli organi collocati
lungo la linea gerarchica. A differenza della forma imprenditoriale dove l’imprenditore si occupa di racco-
gliere le informazioni, elaborarle, sintetizzarle, decidere quale azione compiere, autorizzare il loro compi-
mento, controllare che gli ordini impartiti vengano correttamente eseguiti, nella forma gerarchico - funzio-
nale la direzione generale delega una parte di tali decisioni ai livelli gerarchici inferiori. Si dice anche che si “
accentra il controllo” ma si “decentrano le decisioni”. Nel caso Lumen gli organi di line sono costituiti dalla
direzione generale e dalle direzioni funzionali.
Gli organi di staff non sono dotati di potere formale e quindi sono collocati a lato della linea gerarchica. Si
tratta di organi che sviluppano una competenza specialistica e che forniscono consigli, suggerimenti o pare-
ri ai manager di linea per supportare i processi decisionali. Nel caso Lumen, per esempio, la direzione am-
ministrativa fornisce al direttore generale report periodici sugli scostamenti tra le previsioni e il consuntivo,
mentre l’ufficio tecnico prepara per il responsabile della produzione le schede tecniche di prodotto e lo sup-
porta nella programmazione dei piani di produzione. Gli organi staff si suddividono in due categorie: tecno-
struttura (analisti, cioè coloro che organizzano il flusso produttivo con l’obiettivo di rendere più efficace il
lavoro di altri) e gli staff di supporto (forniscono un supporto esterno al flusso produttivo. Si pensi all’ufficio
legale, all’amministrazione del personale, al servizio mensa).
Qual meccanismi di coordinamento?
a) Supervisione diretta
L’intensità con la quale si ricorre a questo meccanismo (ruolo attivo e passivo) dipende da alcun fattori con-
tingenti:
1) numerosità delle interazioni
2) competenze dei subordinati
b) Standardizzazione
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Definizione di regole e procedure considerati appropriati per lo svolgimento di una certa attività e la cui ap-
plicazione consente di prendere decisioni e risolvere problemi operativi sempre nello stesso modo
Per far fronte al crescente fabbisogno di coordinamento, si possono introdurre nuovi meccanismi di inte-
grazione e coordinamento (Lawrence e Lorsch):
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Comitati: organi collegiali permanenti che operano in modo discontinuo per affrontare e tentare di
risolvere i problemi di coordinamento nel momento in cui essi si presentano e a cui partecipano i
rappresentanti di tutte le funzioni che condividono il fabbisogno (es. comitato prodotto)
Gruppi di lavoro: organo dove partecipano temporaneamente specialisti provenienti dalle diverse
funzioni aziendali che possono dare un contributo alla risoluzione del problema. In generale, alla
conclusione del progetto il gruppo di lavoro si scioglie. (gruppi di miglioramento)
Task Force: organo temporaneo che aggrega a tempo pieno, pur se per un periodo ridotto, persone
di diverse funzioni, per affrontare un problema caratterizzato da elevata criticità, urgenza o innova-
tività. È quanto succede alla protezione civile nel momento in cui si presenta una calamità naturale.
Nel momento in cui nessuno dei meccanismi di integrazione indicati soddisfa completamente il fabbisogno
emergente, ma i vantaggi economici generati dalle economie di scala e di specializzazione sono ancora si-
gnificativi, nelle organizzazioni funzionali si introducono alcuni organi di integrazione, che operano a tempo
pieno allo scopo di favorire il coordinamento tra funzioni rispetto a una singola attività.
Si passa alle strutture gerarchico – funzionali modificate.
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- LA FORMA FORTE: gruppo di progetto costituito da persone provenienti da diverse aree funzio-
nali che rispondono solo al responsabile del progetto fin tanto che dura la durata del progetto
(potere formale del product manager). Una volta terminato il progetto ogni individuo risponde-
rà di nuovo al responsabile della sua area funzionale.
Vantaggi
• Maggiore controllo del progetto e possibilità di controllarne i risultati;
• Migliori relazioni con i clienti;
• Minori tempi di sviluppo dei prodotti;
• Migliore qualità
• Maggiore coordinamento;
• Più elevato orientamento al risultato
Svantaggi
• Conflitti tra project manager e i responsabili di funzioni e tra i diversi PM
• Eccessivo numero di spostamenti di personale
• Duplicazione delle specializzazioni tecniche negli organi di progetto ( aumento delle conoscenze
degli individui poiché coinvolti in progetti diversi -> Vantaggio/beneficio del lavoratore)
Esempio. Alla Pasi, azienda che produce su commessa impianti per il confezionamento di prodotti alimen-
tari liquidi esportati in tutto il mondo e venduti a tutti i principali produttori di bevande e acque minerali, i
project manager sono le figure organizzative più importanti. La commessa prende avvio con la nomina di un
project manager con formazione tecnica, che definisce insieme al cliente le caratteristiche di base del pro-
dotto. Quindi viene creato il team di progetto, composto da persone appartenenti alle varie funzioni azien-
dali (R&S, produzione, controllo di gestione, commerciale), che alle dipendenze del project manager cura lo
sviluppo del progetto in tutte le sue componenti sia tecniche sia economiche e la realizzazione
dell’impianto, valutando in itinere tutte le modifiche concordate con il committente. A commessa ultimata,
cioè dopo il montaggio dell’impianto e il suo collaudo, i vari componenti del team tornano alle loro funzioni
di appartenenza, mentre il project manager continua a rimanere il referente del cliente per far fronte a
eventuali problemi legati al funzionamento dell’impianto stesso.
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sa materia prima. In questo caso, risulta efficace l’enucleazione di una unità centrale, denominata Strategic
Sourcing, che si occupa della ricerca delle fonti di approvvigionamento e della definizione dei contratti di ac-
quisto lasciando alle singole divisioni l’autonomia per prodotti di secondaria importanza. La centralizzazione
permetta all’impresa di ottimizzare i rapporti con i fornitori e di ottenere economie di scala nei lotti di acqui-
sto, con benefici effetti in termini di efficienza.
2) Pura o decentrata
si sviluppa per fronteggiare condizioni di incertezza e varietà ambientali maggiori e presuppone :
• interdipendenza generica
• Business tra loro poco o per nulla correlati
• forte autonomia decisionale
• Le unità di staff centrali sono ridotte
• Responsabilità di profitto
I costi di struttura sono maggiori nella forma PURA perché ci sono più organi di staff.
Forme semplici, forme funzionali, forme funzionali modificate, forme divisionali… sono accomunate da
- univocità del criterio di specializzazione degli organi di primo livello (per input in quella funzionale,
per output in quella divisionale)
- confini stabili: è semplice capire cosa sta dentro e cosa sta fuori i confini dell’organizzazione
Ma non sempre è tutto così lineare…
Struttura a matrice
Ricorre al criterio di specializzazione particolare:
gli organi di primo livello possono essere specializ-
zati per input o contemporaneamente per output,
aggregati per funzione e contemporaneamente
per prodotto
L’impresa ricorre alla matrice quando vuole presi-
diare sia l’efficienza tecnica sia un’altra dimensio-
ne, come prodotto o mercato servito.
Quindi doppio criterio di specializzazione che na-
sce dall’esigenza di personalizzare il prodotto; ma
Esistenza di tre ruoli specifici e critici: allo stesso tempo diventa importante presidiare
1) Alta Direzione (direzione generale) l’efficienza tecnica (offrire prodotti di qualità)
2) Organi direttivi di primo livello (MATRIX BOX), responsabili della dimensione progettuale e funzionale
3) Organi direttivi di secondo livello (TWO BOSS MANAGER)
La direzione generale ha il ruolo di mantenere una condizione di equilibrio di potere tra i responsabili fun-
zionali e i responsabili di progetto, attraverso una adeguata definizione degli ambiti decisionali e la promo-
zione di processi di delega e di confronto tra i responsabili.
Gli organi direttivi di primo livello (matrix boss), sono a capo di una delle due dimensioni (funzioni o pro-
getti) e hanno il compito di gestire risorse sulle quali non hanno pieno controllo e che sono oggetto di ne-
goziazione con gli altri responsabili per la definizione del rispettivo ambito di attività.
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Gli organi direttivi di secondo livello (two boss manager) sono sottoposti ad attese conflittuali, data la par-
ticolare posizione organizzativa in cui sono collocati. L’essere all’incrocio tra responsabili funzionali e di
progetto impone al two boss manager il mantenimento di una posizione positiva con entrambi.
Differenza tra Integrazione e Alleanza: l’integrazione implica che quelle imprese vengono incorporate in
un’impresa incorporante (le imprese integrate non sono autonome); l’alleanza è un accordo formalizzato
che non implica integrazione, si può basare anche sulla fiducia.
Organi DENTRO la
Holding
SUB-HOLDING (auto-
nomia giuridica, ma non
economica
Le alleanze interorganizzative
Forma di collaborazione inter-organizzativa nella quale due o più imprese investono congiuntamente per un
certo numero di anni in una attività, condividendone il rischio e i potenziali ritorni economici, pur rimanendo
entità economiche distinte e indipendenti (si ha un’autonomia totale, sia giuridica che economica)
Ci sono 3 tipi diversi di alleanze:
- alleanze orizzontali: quando la collaborazione avviene tra imprese concorrenti, nello stesso settore e,
all’interno di questo, occupano la stessa posizione nell’ambito della filiera produttiva. La stipula di questi
accordi è indotta dal tentativo di ottenere economie di scala e sfruttare risorse complementari e
dall’esigenze di ridurre il livello di competizione e di incertezza settoriali determinati dalla crescente apertu-
ra internazionale dei mercati. Le alleanze orizzontali rappresentano un modo per conservare o accrescere le
proprie capacità competitive, per erodere quote di mercato ai concorrenti leader, e per entrare in nuovi
contesti geografici.
- alleanze verticali: accordi tra imprese che, pur appartenendo allo stesso settore, si collocano in posizioni
diverse della filiera produttiva. Si tratta di accordi con i fornitori delle materie prime, componenti e semila-
vorati, con imprese erogatrici di servizi (accordi a monte) o con le imprese che si occupano delle attività di
intermediazione commerciale e di distribuzione fisica dei prodotti (accordi a valle)
- alleanze trasversali: sono relazioni di collaborazione tra imprese operanti in settori diversi, le cui attività
non sono riconducibili alla medesima filiera produttiva (es. alleanza tra produttori di beni o servizi sostituti-
vi o complementari).
Modalità per fare alleanze
1) Cooperative equity: è formata da imprese legate da accordi contrattuali (relazione formalizzata); es. le
Cooperative o i Consorzi, che rispondono all’esigenza di garantire ai soci dei supporti nella produzione
o promozione di un servizio (es. Consorzio Parmigiano Reggiano)
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2) Cooperative non equity : è formata da imprese legate da relazioni di natura fiduciaria, condivisione dei
valori e delle pratiche gestionali. Alla base della relazione c’è una forte relazione sociale tra le aziende
partner, che collaborano a un progetto o ad altra attività.
1*) Le joint ventures (cooperative equity): accordo di collaborazione in cui due o più imprese (mantenendo
la propria indipendenza giuridica) collaborano per la realizzazione di un progetto di natura industriale o
commerciale e che vede l'utilizzo sinergico delle risorse portate dalle singole imprese partecipanti, ma an-
che un’equa suddivisione dei rischi legati all’investimento
Le alleanze sono ad alto rischio ed hanno tassi di fallimento elevati (50-60% secondo alcuni studi):
• Cattiva selezione del partner
• Scarsa coerenza strategica e bassa complementarietà di risorse tra i partner
• Insufficiente definizione contrattuale dello schema di governance
• Incapacità/impossibilità di bilanciare gli aspetti cooperativi con quelli competitivi
• Mancata definizione di un team di risorse dedicate alla gestione delle alleanze
• Insufficiente commitment del top management
• Uno dei partner raggiunge i propri obiettivi prima e/o a spese degli altri
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