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LEZIONE 1
Per organizzazione si intende un insieme di persone formalmente costituito per raggiungere
un fine/obiettivo che individualmente riuscirebbero difficilmente a raggiungere.
● “insieme di persone” non si intende, per esempio, una massa di persone ad un
concerto o i passeggeri di una nave ma persone che lavorano all’interno di una
piccola impresa;
● “formalmente unite” significa che queste persone sono una comunità di makers
coinvolti in un progetto per realizzare un qualcosa;
● “raggiungere un fine” significa che l’impresa, il manager, un impiegato, un operaio
etc hanno degli obiettivi.
LEZIONE 2
PERCHE’ STUDIARE ORGANIZZAZIONE E LE ORGANIZZAZIONI, COME NASCE IL
PROBLEMA ORGANIZZATIVO
È utile studiare le organizzazioni/organizzazione perché ci permettono di poter sviluppare
competenze di natura organizzativa. Tali competenze sono importanti perché le imprese
che hanno una spiccata sensibilità organizzativa, o che riescono a trovare assetti
organizzativi efficaci, sono più performanti di imprese che, a parità di condizioni, svolgono un
lavoro simile al loro: queste imprese riescono a sopravvivere a lungo e sono imprese che
generalmente sono in grado di sviluppare una cultura organizzativa che attrae talenti
giovani
Venti/quaranta anni fa era diverso, oggi sono sempre di più le imprese che cercano di
attrarre talenti non solo definendo stipendi molto alti (o cose di questo tipo) ma offrendo, a
chi va a lavorare nelle stesse, un contesto lavorativo in cui una persona possa lavorare con
passione, facendo sacrifici, ma allo stesso tempo possa anche bilanciare la propria vita
personale con quella lavorativa;
Questa attività non la si svolge solo all’inizio per creare l’infrastruttura e poi basta, nella
realtà non si finisce mai di progettare, ci sono anche micro attività di progettazione
quotidiane oltre alle macro attività di progettazione che sono più importanti, in cui,
ovviamente, vengono cambiati i macro assetti organizzativi di un’impresa
L’organizzazione era come l’ingegneria, un po' come se io dovessi progettare un ponte, dal
punto di vista ingegneristico è relativamente semplice, non perché le tecniche siano banali,
ma semplice nel senso che se devo andare dal punto A al punto B, cerco di trovare una
soluzione ingegneristica che vada bene, ovviamente valutando i costi, la resistenza, la
tenuta nel tempo, e così via.
A livello ingegneristico va bene, ma se stiamo parlando di organizzazioni, le quali sono fatte
di persone che hanno i loro obiettivi, i loro bisogni, le loro ambizioni, non è così facile
La capacità di cambiamento è difficile, esistono tecniche di cambiamento organizzativo ma
non sempre funzionano, il cambiamento organizzativo tocca non solo gli strumenti, gli
organigrammi le procedure, le regole e così via, ma tocca anche le persone e va a toccare
aspetti come la cultura organizzativa come le loro ambizioni, le loro motivazioni e i loro
obiettivi.
Oggi si da enfasi all’innovazione, le imprese oggi non devono solo produrre beni a basso
costo, com’era nella classica impresa, o stare attenti ai costi, facendo il minimo sindacale
per sopravvivere, ma bisogno proporre nuovi servizi, nuovi prodotti, attrarre nuovi clienti, e
quindi l’innovazione diventa un aspetto molto importante e che va a impattare
l’organizzazione perché ci sono scelte organizzative o assetti organizzativi che favoriscono
le capacità innovative e altri che invece le ostacolano.
Oltre alla divisione del lavoro, che cosa si rende necessario? Se io specializzo le attività di
una persona che svolge sempre lo stesso lavoro, potrei pensare di sviluppare dei macchinari
che supportino quell’attività. Quindi, da un punto di vista economico, l’organizzazione nasce
dai vantaggi legati alla divisione del lavoro che mi permettono di avere attività così
specializzate tanto che ottengo:
● Economie di apprendimento, ovvero le persone imparano a svolgere i task e
possono essere sostituiti facilmente perché sono operazioni elementari e ripetitive
che si apprendono facilmente.
● Economie di specializzazione, ovvero se io svolgo delle attività in modo continuo e
ripetitivo divento sempre più veloce e sempre più abile che mi permettono di ottenere
delle performance incredibili.
● Economie di scala produttiva, ovvero maggiore è la quantità di prodotti che
realizzo con quelle persone e con quei macchinari e minore sarà il costo-medio
perché spalmo i miei investimenti/costi su un numero maggiore di prodotti
LEZIONE 3
GLI APPROCCI ALLA PROGETTAZIONE E LA RELAZIONE STRATEGIA-STRUTTURA
Le imprese devono essere sostenibili per poter sostenere l’ambiente, flessibili per poter
innovare. La parola innovazione significa agire in modo nuovo, in modo diverso rispetto al
passato.
L’innovazione può essere legata ai prodotti, al modo in cui si coordina, al modo in cui ci si
relazione con i partner. Bisogna cambiare e innovare le stimolazioni delle persone che
lavorano in azienda, modificare e aggiornare i loro modi di pensare, le loro conoscenze e
quindi le loro competenze/capacità. Bisogna capire:
● “Come” organizzare dipende anche dal tipo di attività (stabile e ripetitiva o
innovativa) nei contesti innovativi, la collaborazione, lo scambio e la condivisione di
conoscenze diventano sempre più importanti;
● Gli attori hanno informazioni, competenze, motivazioni, preferenze e interessi
differenti o conflittuali bisogna quindi trasformare le “divergenze” in cooperazione
● Condizioni ambientali, obiettivi, conoscenza e tecnologie cambiano rapidamente
quindi occorre generare nuove strategie perché se cambiano gli obiettivi la strategia
cambia, conoscenze, competenze, tecnologie.
LEZIONE 4
Che cos'è Arduino?
Arduino è una piattaforma per prototipazione elettronica completamente open source
basata su un HW flessibile e su un SW elementare. La scheda dispone di una serie di porte
analogiche e digitali di input/output collegabili con motori, luci, dispositivi computerizzati,
sensori, device, ecc..
Queste versioni, al momento, vengono usate molto nell' IOT (internet of things) cioè sfruttare
dei mini computerini abbinati a dei sensori per poi trasmettere via wireless dati e
informazioni. In che campi vengono utilizzati? Infiniti perchè è programmato con un
linguaggio specifico e il software è open source.
La cosa interessante di questo business è che oltre a far soldi vendendo schede (con prezzi
variabili in base al modello), Banzi & Co. rivendono dei progetti che scovano all'interno delle
communities mettendo a loro disposizione macchinari per mettere a punto il progetto
(consulenza). Inoltre ampliano il loro business aprendo delle collaborazioni con le università,
o con l'istruzione in generale, vendendo il loro kit.
Dove risiede la conoscenza di Arduino? Banzi è un po' come un broker, al centro delle
communities, e fondamentalmente molti esperimenti sono stati seguiti da lui ma altri dove lui
non era competente o ne sapeva di meno, sono stati svolti dalle communities. Quindi si può
dire che la maggior parte della conoscenza è all'esterno e una volta che si assorbono queste
conoscenze, si possono sfruttare per fare business.
È importante conoscere il proprio ambiente per sapere gestire il proprio mercato di
sbocco, delle risorse, del lavoro. Il contesto sociale: le mode, istituzionale, politico.
Le strategie: cosa produrre? Qualcosa di nuovo rispetto al passato secondo una logica
open. Come produrre? Arduino è andato oltre al classico modello closed adottando un
modello open.
Le tre dimensioni della vita organizzativa: ambiente, attori e le relazioni che partono dalla
decisione delle modalità di governance più consone ed efficaci.
● Ambiente: si può analizzare dal punto di vista dei mercati che sappiamo essere
caratterizzati dalla concorrenza perfetta. La sola organizzazione economica non
esaurisce il problema organizzativo
La dimensione è importante quando si parla di imprese ma non sempre si può
considerarla anche se non è l’unica dimensione importante. Anche la tecnologia è
importante parlando di ambiente intesa come lo studio di tecniche e metodi o di
nuove conoscenze, essa non è neutrale alle scelte organizzative ma anzi sono due
facce della stessa medaglia perché le scelte organizzative determinano scelte
tecnologiche e viceversa, non sono separate ma intrecciate (come una cima della
nave). Poi ci sono le istituzioni che sono insieme di codici morali, valori, prassi o
norme di condotta consuetudini abitudini che influenzano i comportamenti dei
produttori, manager stakeholder ecc.
● Attori: Gli attori organizzativi sono gli imprenditori, i manager, gli stakeholder. Questi
attori hanno sentimenti, emozioni e non ci si può solo basare su un punto di vista
economico. Dobbiamo utilizzare teorie e discipline che ci aiutino come
l’organizzazione, l'economia, la psicologia, la socio-psicologia, le scienze cognitive
ecc… L’aspetto principale è il rilievo organizzativo ossia che gli attori individuali e
collettivi sono una variabile fondamentale dal punto di vista organizzativo.
Gli individui non sono tutti uguali, non sono semplici operatori logici con una razionalità
limitata, non sono neanche componenti di un meccanismo al quale sono destinati ad
adattarsi ma sono portatori di competenze che l’organizzazione dovrebbe valorizzare al
meglio.
Intelligenza emotiva = la capacità di riconoscere le proprie emozioni e quelle degli altri per
meglio comprendere, sperimentare e utilizzare le emozioni come fonte di energia umana,
informazioni, relazioni e influenza.
A parità di competenze professionali, cioè le abilità tecniche contestualizzate in un
“mestiere”, in una professione, in una particolare realtà organizzativa, il loro valore aumenta
all’aumentare dell’intelligenza emotiva.
Nella Teoria del contenuto, si parla della Piramide di Maslow: i bisogni come carenza di
qualcosa.
Maslow si occupa di bisogni che dipendono e variano da persona a persona.
● Bisogni fisiologici: sono quelli primari ed essenziali per vivere
● Bisogno di sicurezza: viene intesa sia la sicurezza in campo lavorativo quindi
legata ai contratti a tempo determinato o meno ma anche sicurezza riferita a norme
di sicurezza riferite all’autonomia
● Bisogno di appartenenza: anche le relazioni sociali sono importanti perché ci si può
non sentir parte del gruppo di persone, essere ancora esclusi dal gruppo aziendale
può portare la persona a soffrire.
● Stima: reputazione e immagine positiva che una persona da all’azienda;
● Autorealizzazione: si tratta di una persona creativa, originale, una persona che
cerca di fare salti a livello di carriera
Maslow vede la piramide come una gerarchia: secondo lui i beni superiori diventano
motivanti solo se quelli inferiori sono stati soddisfatti. Questo pensiero non è del tutto vero
perché ci sono dei limiti, ovvero:
● I bisogni possono cambiare da persona a persona e non per forza devono essere
tutti uguali;
● In un’azienda magari si ha un mix di bisogni, non per forza solo quelli che si trovano
all’interno di questa piramide;
● Di conseguenza può capitare che essi mutino perché si acquisiscono nuove
competenze quindi possono cambiare nel tempo e nello spazio
● Ultimo quindi, questi bisogni non sono considerati come una scala a pioli, come una
gerarchia.
A seguito di questo, c’è una critica da parte di Alderfer (1972), uno psicologo nella quale
crea un modello chiamato E-R-G. (ExistenceRelatedness-Growth) con queste
caratteristiche:
● Continuum tra livelli piuttosto che gerarchia: l’individuo cercherà di soddisfare
questi bisogni con un continuo aggiustamento tra essi perché nel corso del tempo
potrebbero cambiare;
● Coesistenza con diversa intensità tra bisogni di crescita professionale e personale,
bisogni relazionali e di appartenenza, bisogni di esistenza (fisiologici e di sicurezza)
Secondo Mc Clelland (1961) ci sono tre importanti questioni che motivano le persone:
● Successo (achievement need): relazioni strumentali, comportamenti evasivi, formali,
superficiali;
● Potere (power need): può degenerare in aggressività, manipolazioni, autoritarismo
● L’affiliazione (affiliation need): può indurre comportamenti di dipendenza,
“seduttivi”, per farsi accettare ed essere rassicurati.
Questi tre elementi coesistono con diversa intensità nel tempo. Dal punto di vista
organizzativo ci sono implicazioni organizzative:
● High-achiever: persone autonome, capaci di gestire uomini e risorse per
raggiungere obiettivi sfidanti e ambiziosi;
● Low-achiever: persona con poca autostima, attribuiscono propri successi a cause
esterne, come per esempio la fortuna.
Per attivare la motivazione si passa dai bisogni ai fattori organizzativi (1966) Due fattori:
● Igienici: riguardano il contesto in cui viene espletato il lavoro. Se sono assenti
generano insoddisfazione, se sono presenti non generano motivazione perché
vengono quasi dati per scontati.
● Motivanti: riguardano il contenuto del lavoro. Se sono assenti non generano
insoddisfazione, se sono presenti generano motivazione.
In una società di questo tipo i knowledge worker (lavoratori che imparano) sono un valore
aggiunto. Le carriere al giorno d’oggi sono definite “post corporate” perché in passato le
carriere si sviluppavano in una, due o massimo tre organizzazioni e il percorso di carriera
era definito dalla azienda stessa mentre oggi il mercato del lavoro è liquido e si cambiano
aziende e posizioni lavorative e il cambiamento è quasi una certezza.
Parlando di post corporate, oltre l’organizzazione, c’è il lavoratore che definisce l’azienda e il
percorso in libertà e non c’è più un criterio paternalistico in cui l’azienda definisce il
percorso. Oggi il lavoratore è definito un free agent, un’agente di sé stesso e nel mercato
del lavoro si deve saper vendere ed è il protagonista della propria carriera lavorativa.
Talent management
Il Talent management è una nicchia delle risorse umane che oggi è tornata di moda e si
stanno facendo studi poiché ci sono molti problemi come il calo demografico che interessa
tutti i paesi sviluppati e molte posizioni sono libere per i pensionamenti e non ci sono
persone sufficientemente preparate per ricoprire tali ruoli e si sta cercando una soluzione. Le
risorse umane e il talent management prevedono la presenza di tre livelli:
● Un livello nell’organizzazione che rispecchia gli obiettivi dell’impresa.
● Un livello individuale che è rappresentato da sogni e obiettivi.
● Il livello della comunità che interessa la zona in cui si opera.
Employability
Occupabilità è la Capacità di muoversi agilmente nel mercato, cambiando più volte
posizione e/o azienda, non subendo la situazione ma gestendola a proprio vantaggio. Si
passa da questo concetto più generale a quello di employability skills che sono quelle
abilità utili all’inserimento nel mercato del lavoro che migliorano quindi l’employability
personale. Le employability skills comprendono una parte di soft skills, competenze
trasversali che fanno la differenza nel medio-lungo periodo e danno maggiore valore sul
lavoro (capacità di comunicazione, leadership, ecc), e una di hard skills, competenze
tecniche indispensabili per accedere ad una posizione lavorativa (saper programmare,
utilizzare una tecnologia, saper parlare una lingua, ecc).
Un sottoinsieme delle employability skills sono le career management skills che sono
appropriate per gestire la transizione da un percorso di studio al mercato del lavoro e sono
utili per gestire in maniera appropriata una serie di informazioni su noi stessi per conoscere il
lavoro e le nostre aspirazioni.
In base alle proprie aspirazioni, ai propri desideri, competenze e priorità si può definire il
percorso di carriera che si vuole intraprendere. Le career management skills comprendono
quattro passaggi:
● Autovalutazione devo sapere chi sono e devo definire me stesso altrimenti è difficile
capire dove arriverò.
● Goal setting definire gli obiettivi e dove si vuole arrivare.
● Piano di realtà ossia la conoscenza del contesto il mercato del lavoro in cui mi trovo
● Il piano d’azione ossia la strategia per raggiungere il mio obiettivo.
La struttura individuale
La nostra struttura individuale è una serie di tratti più nascosti e intimi come i valori i
bisogni ecc. La si può rappresentare come un iceberg model. Sulla superficie dell’iceberg
c’è il sapere perché è quello più visibile e facilmente misurabile. La parte sommersa è più
grande poiché incide molto di più sulla capacità di applicare il sapere nella realtà e ciò è
più importante ma sono nascoste e bisogna saperle gestire. Le aziende puntano ad investire
in corsi per i dipendenti in modo che lavorino sullo sviluppo personale per accrescere queste
posizioni nascoste.
Organizzazione
Tutti noi siamo composti da competenze, atteggiamenti, bisogni, valori ecc quando si inizia
a far parte di una organizzazione si entra a far parte di un mondo complesso ed è importante
conoscere sé stessi per comprendere gli altri e dobbiamo quindi utilizzare degli strumenti di
lettura.
Empowerment
Per essere agenti di sé stessi bisogna essere determinati e si parla di Empowerment
Processo di autodeterminazione e autoregolazione, sviluppando il proprio valore di sé e
il sentimento del proprio valore e controllo sulla situazione, facendo riferimento alla propria
autostima, autoefficacia, riducendo quindi il sentimento di impotenza e sfiducia.
Avendo determinazione si ha come conseguenza una maggiore efficacia personale un
approccio più positivo e l’internal locus of control che è una soft skills e consiste nel dare
la responsabilità della propria vita e delle nostre a noi stessi
Management skills
Non bisogna giocare a ribasso dopo il percorso di studi e bisogna definire il proprio dream
job in partenza per trovare poi un compromesso da raggiungere. Si deve riflettere sulle
proprie potenzialità e passioni, su cosa cerchiamo dal nostro lavoro, verificare se le
aspettative sono in linea con il progetto e infine capire quante sono le probabilità di
raggiungere quella posizione e a quali compromessi capire i posti in cui potrei arrivare in
caso di non raggiungimento dell’obiettivo.
Self-awareness
Definire la propria vision per sviluppare la Mission, cioè un obiettivo a lungo termine
astratto legato ai valori aziendali, la mission sono gli step da fare per raggiungere la vision.
Swot analysis
Per focalizzare i punti deboli e i punti di forza si può utilizzare la swot analysis ed è utile
per determinare dove ci troviamo nella vita in un determinato momento e quanto siamo
distanti dai desideri. Ci sono i fattori esterni che sono le minacce e le opportunità sul
mondo del lavoro e i fattori interni che sono i nostri punti forti e i nostri punti deboli. Punti di
forza che devono anche essere motivati con eserienze di vita, poi i punti di debolezza anche
questi motivati.
LEZIONE 8
La Self-awareness è importante perché noi dobbiamo venderci nel mondo del lavoro e
quindi per saper vendere bene qualcosa bisogna conoscere bene il prodotto (in questo caso
dobbiamo conoscerci bene). Ad un eventuale colloquio ci chiederanno di elencare i nostri
punti di forza e i nostri di debolezza. Quindi conviene prepararseli prima poiché oltre a
doverli elencare, ci chiederanno un relativo esempio per testare se stiamo bluffando.
Pertanto bisogna imparare a valorizzare i nostri punti di forza e a neutralizzare quelli di
debolezza. Riprendendo l'iceberg model, la comunicazione si può dividere in:
● verbale: incide in termini di comunicazione efficace tra il 6% e il 10% ed è legata alla
nazionalità, knowledge;
● non verbale: per esempio la postura, espressione del viso, modi di fare, sapere
parlare negli occh;
● paranormale;
Il contratto psicologico
Il contratto psicologico è una disposizione interiore ad adempiere un'obbligazione di tipo
tecnicogiuridica, o a vivere una relazione di altra natura, con spirito di collaborazione, di
fiducia. Affinché le attese, implicite ed esplicite, formali e informali, che sono alla base
della relazione, trovino una risposta reciprocamente adeguata.
Secondo diversi studi, i lavoratori che hanno un contratto che è in linea con i valori come
azienda e con cui riescono a costruire un contratto di tipo psicologico, avranno delle
performance più alte.
Curriculum Vitae
Il CV è lo strumento che permette di presentarsi efficacemente e valorizzare se stessi. In
termini di marketing è uno strumento per la creazione di un brand personale. Deve essere
dinamico ovvero adattato a seconda delle richieste di lavoro. Serve a:
● Dimezzare il tempo trascorso alla ricerca di un nuovo lavoro
● Raddoppiare le possibilità di ottenere un colloquio per ciascuna candidatura
presentata
Comportamenti da seguire:
● Scegliere i propri obiettivi
● Proporsi in modo mirato per rispondere alla caratteristiche richieste
● Presentarsi come la persona giusta al momento giusto. Questo implica:
○ Avere chiaro l’obiettivo
○ Essere consapevole delle ragioni per cui sei la persona giusta. Le ragioni
sono le conoscenze (quello che sai), le capacità (quello che sai fare), i
risultati già ottenuti.
Il CV è la sintesi del proprio percorso di formazione e lavoro, delle esperienze che hai
svolto, delle competenze ed è:
● Il proprio biglietto da visita → descrive in poche righe chi sei
● La propria vetrina → serve per mostrare i tuoi «pezzi» forti
● Il proprio spot pubblicitario → in pochi secondi devi catturare l’attenzione del
selezionatore e comunicare la tua unicità.
● Non è un'autobiografia
● Non è una descrizione completa delle tue esperienze e delle tue scelte
● È una presentazione essenziale: del proprio percorso, delle proprie tappe
significative, delle caratteristiche più salienti, dei punti di forza, e dei risultati
raggiunti.
Processo di selezione:
● Primo screening: selezionatore scarta quelli senza requisiti
● Secondo screening: classifica dei CV «superstiti» individuando almeno 2 gruppi (la
prima e la seconda scelta)
● Convocazione al colloquio della prima scelta
● Se alcuni candidati superano il primo colloquio viene presentata la «rosa» dei
candidati per il secondo colloquio; in caso contrario si fanno i colloqui per la seconda
scelta
● Se non viene individuato un profilo adatto si procede ad una nuova fase di raccolta.
Tipi di CV:
● CRONOLOGICO → Segnala le esperienze rilevanti partendo dalla più recente e
risalendo indietro nel tempo
● FUNZIONALE → Aggrega le esperienze simili in base al tipo di
attività/responsabilità, senza quindi seguire l’ordine temporale
● EUROPEO → Segue il modello standard del Curriculum Europeo, riconosciuto in
tutta Europa
Tra questi tre, il modello Cronologico non solo è quello più comune e tradizionale, ma è
anche quello di solito preferito dai selezionatori per diversi motivi:
● E’ personalizzato (rispetto a quello Europeo),
● Consente di seguire agevolmente la successione di esperienze della persona e la
loro congruenza (rispetto a quello Funzionale),
● E’ essenziale,
● Sintetico e non ridondante (rispetto a quello Europeo).
Il colloquio
L'intervista può essere:
● Destrutturata, strutturata e semi-strutturata → per quanto riguarda la
semi-strutturata, il selezionatore fa una serie di domanda (alcune già prefissate e
alcune libere che vengono fatte in base alla circostanza)
● Intervista situazionale (situational interwiew): è una situazione lavorativa che
magari è accaduta o si sta verificando in quell'azienda e si chiede una possibile
soluzione o cosa farebbe il candidato se fosse in quella situazione;
● Intervista comportamentale (behavioral interwiew): i comportamenti passati siano il
miglior predittore di quelli futuri (dimensioni da misurare:
○ Problem solving → capita a tutti di prendere decisioni sbagliate, ci racconti
una sua esperienza oppure ci descriva la situazione più difficile che ha dovuto
gestire nell’ultimo anno;
○ Flessibilità → Cosa è cambiato nel suo modo di lavorare da quando ha
iniziato ad oggi? Oppure ci racconti in quale occasione ha fatto fatica ad
adattarsi al cambiamento;
○ Iniziativa → ci racconti una volta in cui ha sottoposto un’idea/progetto al suo
responsabile oppure descriva un paio di occasioni in cui ha mostrato una
notevole iniziativa;
○ Comunicazione → ci racconti una situazione in cui, dalle reazione
dell’interlocutore, ha compreso che non era d’accordo con lei).
LEZIONE 9
L'incident 'un assetto ingessato..' parla di un cambiamento di organizzazione e parla del
confronto tra gruppi organizzativi informali e formali. Un altro aspetto importante dell'incident
è la presenza di gruppi spontanei di lavoro nati sulla base dell'amicizia → questo faceva si
che se un lavoratore si assentava, lo spirito di solidarietà portava i colleghi a lavorare di più
per compensare l'assenza del lavoratore.
Il gruppo organizzativo informale nasce su base 'amicale', si ha una bassa formalizzazione
ma si hanno prassi, consuetudini, e routine consolidate. La cultura adattiva è basata su
amicizia, lealtà e solidarietà e l'obiettivo è il soddisfacimento dei bisogni individuali
attraverso il gruppo.
Cosa stimola la formazione di un gruppo? Pensieri comuni, stessi obiettivi, stessi bisogni.
● Presenza di bisogni individuali che possono venir soddisfatti più efficacemente
(talvolta esclusivamente) nell'ambito del gruppo;
● Attrazione interpersonale fra i membri del gruppo (amicizia, condivisione di valori
etc.)
● Natura dei compiti → interdipendenza/sinergia che riescono a mettere insieme delle
persone che per esempio riescono a migliorare la creatività nelle attività di lavoro;
● Opportunità di esercitare influenza sull'ambiente e di controllare l'influenza
dell'ambiente sugli individui appartenenti al gruppi
● Attesa di reciprocità ed equità seriale tra i membri del gruppo → rinunciare a
vantaggi immediati in cambio di vantaggi futuri
Elementi di attenzione: molto spesso diverse competenze e diversi punti di vista possono,
questi rischi possono aumentare con l’aumento dei membri nel gruppo:
● Rallentare lo sviluppo del gruppo (rischi di lentezza decisionale).
● Costi operativi: il gruppo ha dei costi da sostenere che possono superare gli aspetti
postivi.
● Rischi di responsabilizzazione dei singoli
● Group-think
● Rischi legati a valori e norme devianti rispetto al contesto organizzativo
Soggetti e potere
Avere potere organizzativo significa fondamentalmente avere un potere di influenzare il
comportamento degli altri nel gruppo. Basi del potere:
● Posizione formale che si occupa nell’azienda, il capo influenza il comportamento
degli altri.
● Per esercitare il potere il capo ha bisogno di informazioni perché controllando le
info sarà più facile prendere le decisioni.
● Controllo delle risorse critiche, ad esempio il tesoriere che controlla le finanze.
● Contributo essenziale all’organizzazione: avere delle conoscenze, skills o
competenze che in azienda non ha nessuno.
● Controllo di aree d’incertezza: aree ambigue in cui ho poche informazioni.
● Grado di sostituibilità: operaio ha maggiore sostituibilità oppure i performer
business che hanno conoscenze specifiche sono poco sostituibili.
Stili di leadreship
Ci sono vari tipi di leadership che possono essere classificati in tre gruppi:
● Leader autoritario: utilizza un approccio di comando e controllo.
● Leader democratico: il potere appartiene ad un gruppo, modalità più diffusa nelle
aziende moderne.
● Leader permissivo: leadership lasciata al gruppo.
Sette step per un manager perfetto
Dare una panoramica del lavoro
● discutere portata e significato del progetto; spiegare ai dipendenti perché́ sono stati
selezionati e l'impatto che il loro lavoro ha sull'azienda.
Descrivere i dettagli
● discutere risultato desiderato e chiarire aspettative; dire ai dipendenti cosa ci si
aspetta ma non come farlo; dare autonomia e libertà di apprendere e crescere
dall'esperienza, non solo di seguire gli ordini.
Sollecitare domande, reazioni e suggerimenti
● la conversazione dovrebbe essere a doppio senso; l'obiettivo finale è mettere il
dipendente al «posto di guida», assicurandosi che disponga di tutte le informazioni
necessarie per assumere la responsabilità e soddisfare le aspettative.
Ascoltare i commenti e rispondere empaticamente
● l’empatia come competenza trasversale è fondamentale. Alleviare ansia e creare un
ambiente psicologicamente sicuro in cui il dipendente si senta a proprio agio
nell’esprimere le preoccupazioni, discutere le esitazioni e chiedere aiuto al proprio
capo, a maggior ragione in «territori nuovi e inesplorati per il dipendente»
Condividere gli impatti/influenze sulla squadra di lavoro
● i dipendenti devono poter comprendere l'importanza e gli impatti del loro lavoro e in
che modo ciò supporta altre iniziative del team, stabilendo di conseguenza le priorità
sia per gli aspetti positivi che per quelli negativi.
Essere incoraggianti e dare fiducia ai dipendenti
● saper evidenziare i punti di forza dei propri dipendenti.
Stabilire checkpoint, risultati, scadenze e modi per monitorare i progressi
LEZIONE 10
L'ambiente è tutto ciò che sta all'esterno. Invece l'organizzazione possiamo concepirla
come un sistema aperto (quindi per azioni con istituzioni, stakeholder ecc..) che è
influenzato da regole → prassi, consuetudini o leggi vere e proprie → che disciplinano il
comportamento delle imprese (leggi, norme, istituzioni, ecc..), la loro numerosità, struttura di
mercato e concorrenza. L'organizzazione “seleziona” una parte di ambiente, può cercare di
influenzarlo o di “inglobarne” una parte (es. integrazione verticale, alleanze, ecc.).
Questo modello ci mostra una prima distinzione tra ambiente generale e ambiente
transazionale:
● Ambiente generale: si considera tutto l'ambiente nel quale è inserita l'impresa e, nel
breve e medio termine possiamo considerarlo come costante;
● Ambiente transazionale: è l'ambiente vero e proprio → questo perché ha un
impatto diretto ed è oggetto di maggiore attenzione e si caratterizza per un livello più
o meno elevato di complessità, dinamismo e ricchezza
○ Complessità: difficoltà a misurare l'impatto che si può generare all'interno di
un'impresa → ci sono tante variabili, tante dimensioni (eterogenee o
scollegate tra di loro) e diventa difficile fare previsioni sul futuro per esempio
per mancanza di informazioni sull'ambiente;
● Dinamico: ambiente che cambia spesso e rapidamente; Ricchezza: si
riferisce alle risorse che possono essere tangibili (petrolio, fertilizzanti,
materiali sintetici, macchinari, elettrificazione litio), intangibili (conoscenze,
competenze utili per il mercato del lavoro), finanziarie. Queste tre
caratteristiche vanno ad influenzare i mercati, la tecnologia (R&S) e le
istituzioni.
Modello Emery e Trist (1960) → sempre riferito alla complessità, al dinamismo e ricchezza:
● Per quanto riguarda la complessità si riferisce a funzioni di intensità, numero, e
interconnessioni tra forze eterogenee tra di loro, che agiscono sull'ambiente.
Maggiore è la numerosità e l'eterogeneità tra forze, più difficile sarà prevedere e
controllare il cambiamento e i flussi di risorse.
● Per quanto riguarda il dinamismo si riferisce alla velocità e all'entità con cui
cambiano le variabili.
● Per quanto riguarda la ricchezza: più è elevata la concorrenza, avremmo meno
risorse a disposizione, si avrà più incertezza e quindi una ricchezza più bassa.
Invece più bassa sarà la concorrenza nel breve/medio periodo, ci sarà più attrazione
per i nuovi competitors nel medio/lungo periodo → ricchezza alta.
Il modello di Burns & Stalker (1961)
E' un modello di progettazione organizzativa. All’aumentare del dinamismo e
dell’incertezza ambientale le imprese tendono a passare da processi gestionali meccanici a
processi gestionali organici
Questo modello ci dice che se un ambiente è placido, casuale e piuttosto stabile (con
leggera incertezza e una tecnologia consolidata), si cerca di creare un assetto organizzativo
di tipo meccanico che richiama alla memoria un'azienda che lavora un po' come una
macchina e funziona come un orologio svizzero.
LEZIONE 11
Limiti del modello di Burns & Stalker
Le conseguenze dal punto di vista organizzativo che vanno oltre l’approccio di Burns &
Stalker:
● L’ambiente non è un monolite.
● L’organizzazione ha i suoi confini.
● Si ha a che fare con tanti diversi sotto ambienti che compongono l’organizzazione
e non svolgono le stesse attività.
Uno dei problemi è legato alle decisioni e quindi alla raccolta delle informazioni, non è
detto che tutti i sotto ambienti abbiano lo stesso livello di incertezza e quindi disponibilità di
risorse e informazioni. Le varie unità possono avere differenti gradi di incertezza che sono
alla base del modello di Lawrence & Lorsch detto anche modello differenziazione e
integrazione.
Modello di Lawrence & Lorsch
Le implicazioni di questo modello sono:
● La differenza tra sotto ambienti si riflette e anche l’organizzazione cerca di
specializzarsi riflettendo le differenze tra certi ambienti.
● Occorrono quindi aree aziendali e persone con conoscenze e capacità specifiche in
grado di gestire i sotto ambienti; questo aumenta la richiesta di specializzazione.
● In un ambiente comunque complesso ed eterogeneo l’organizzazione interagisce
con differenti sotto ambienti e intende specializzarsi per gestire l’incertezza.
La complessità dell’ambiente si riflette nelle complessità organizzative.
L’aspetto fondamentale di questo modello è che occorre trovare un certo feature (coerenza)
tra ciascun sotto ambiente e le capacità organizzative (competenze e visione). Una volta che
si riesce a specializzare ciascuna funzione per gestire si avranno dei manager con una
visione particolare in base al lavoro che svolgono e il sotto ambiente in cui operano perché
ragionano o si comportano in base al sotto ambiente in cui operano e utilizzano capacità,
conoscenze specifiche (es empatia per il venditore). Ogni settore, sotto ambiente, ha
delle caratteristiche e scelte organizzative differenti.
Modello di Perrow
Per definizione la tecnologia è “Insieme di sapere scientifico e tecnico applicabile a
processi di trasformazione di risorse materiali e informazioni”
Nel modello di Perrow si utilizzano due dimensioni per analizzare le tecnologie a livello delle
unità organizzative:
● La varietà e variabilità del compito: quante eccezioni o eventi nuovi avvengono sul
lavoro. Se c’è bassa varietà le azioni sono compiute sempre nello stesso modo lavori
molto standardizzati. Alta variabilità; le azioni sono sempre differenti (es medico,
designer e ricercatore).
● Analizzabilità: capacità di dividere il compito da svolgere in step ben identificabili e
standard in modo che sia facile da replicare.
○ Bassa analizzabilità se è necessario affidarsi all’intuito, esperienza e giudizio
soggettivo ad esempio uno chef che deve inventare nuove ricette o uno
stilista.
○ Alta analizzabilità se ci sono procedure meccaniche alla base ed è facile da
replicare attraverso manuali, regole, criteri oggettivi ecc come ad esempio
attività contabili.
Anche in questo caso per fare una classificazione ci si rivolge direttamente agli uffici
e si utilizza sempre la scala Likert
La scala Likert
● Attività Routinarie e Non (molto analizzabili e che variano poco), nella parte opposta
si hanno attività non routinarie (bassa analizzabilità e alta varietà in cui ci sono molti
eventi inattesi),
● Attività specialistiche (bassa analizzabilità e bassa varietà) e
● Attività ingegneristiche (alta analizzabilità e alta varietà).
In base al tipo di attività un ufficio può scegliere il tipo di organizzazione: se i compiti sono
routinari si preferisce adottare un assetto meccanico e se i compiti sono non routinario un
approccio organico e per le altre due attività che sono a metà strada di può optare per una
struttura prevalentemente organica nel caso di attività specialistica e una prevalentemente
meccanica nel caso di attività ingegneristiche. Rappresentandole in una matrice si ricava il
modello di Perrow.
LEZIONE 12
TECNOLOGIA E ORGANIZZAZIONE: LA SCALA DI BRIGHT, IL MODELLO DI
WOODWARD, L’AUTOMAZIONE
La tecnologia è un ambiente scientifico che si occupa di ricerca e innovazione, tecniche
disponibili, impianti, materiali, strumenti e know & how.
Studiamo e parliamo ora della scala di Bright: essa si occupa dell’organizzazione, mette
in ordine crescente il livello di meccanizzazione degli strumenti di trasformazione.
La sua teoria è anche chiamata “one best way”: un timbrino che si possa utilizzare in
qualsiasi impresa a prescindere da produzione, competenze, contesto. Questo però non
regge molto. Ed è per questo che durante il periodo di taylorismo e fordismo, una studiosa
ha cercato di capire se fare il classico “copia e incolla” del medesimo modello funzionasse
per tutte le aziende.
i risultati ottenuti e li raggruppa così:
● Primo gruppo: produzione unitaria e a piccoli lotti (su commessa e artigianali), la
maggior parte del lavoro è eseguito dai dipendenti;
● Secondo gruppo: produzione a grandi lotti e di massa;
● Terzo gruppo: produzione a processo continuo (prodotti chimici e a flusso continuo
di liquidi, gas e materiali solidi), la maggior parte del lavoro operativo è eseguito da
macchine.
La complessità tecnica, ovvero il grado di meccanizzazione, è bassa quando la produzione è
bassa, aumenta quando si comincia a produrre in grandi lotti. Woodward individua chiare
relazioni tra tecnologia e organizzazione:
● Tecnologie diverse impongono tipi di richieste differenti su individui e organizzazioni
e quelle domande devono essere soddisfatte attraverso una struttura appropriata
● Le imprese con performance superiori alla media sono quelle con strategia, struttura
e tecnologia complementari
Al variare della tecnologia muta l’assetto organizzativo più coerente: non esiste la
“one best way”, ossia una scelta valida ovunque e comunque
Il potenziale tecnico per l’automazione differisce notevolmente tra i vari settori e le attività
Poiché le tecnologie di automazione, come il “machine learning”, svolgono un ruolo sempre
più grande nella vita quotidiana, il loro effetto potenziale sul lavoro è un tema caldo anche se
la discussione tende verso un tipo di analisi manicheo
Ogni occupazione lavorativa è costituita da diversi tipi di attività (compiti). Ciascuna con
vari gradi di fattibilità tecnica d’automazione.
Queste attività costituenti hanno un diverso potenziale di automazione. McKinsey ha
analizzato il tempo che i lavoratori investono in ciascuna attività di lavoro.
In pratica l’automazione dipende e dipenderà anche da elementi che non vanno oltre la
mera fattibilità tecnica. Oltre ad essa sono da considerare altri quattro fattori:
● I costi per l’automazione
● La disponibilità o scarsità di lavoratori, nonché le loro abilità, competenze e costi,
che potrebbero svolgere le attività potenzialmente automatizzabili
● I benefici ipotizzabili (superiori performance, maggior qualità, minori errori e
difettosità, sicurezza) dell’automazione al di là della sostituzione tra costo del lavoro
umano e non
● Aspetti normativi e accettazione sociale, come il grado in cui le macchine sono
accettabili in qualsiasi ambiente particolare, devono essere considerati.
LEZIONE 13
Il modello di Thompson
Thompson è uno dei padri della disciplina organizzativa nonché il fondatore di uno dei
giornali storici nell'ambito organizzativo ma anche manageriale.
L'interdipendenza è la misura in cui le unità organizzative dipendono le une dalle altre
acquisendo o cedendo risorse, materiali, informazioni o altre risorse per lo svolgimento dei
compiti.
Per Thompson, invece, la complessità economica si basa sul tipo e sul livello di
interdipendenza nei flussi di lavoro tra unità organizzative. Nel modello di Thompson, la
difficoltà tecnologia non si basa tanto sul tipo di strumento utilizzato e domandato ma si basa
sulla bassa o elevata interdipendenza:
● Nella bassa interdipendenza le unità organizzative sono in grado di svolgere le
attività di lavoro in modo sostanzialmente indipendente le une dalle altre → poca
necessità di coordinamento.
● Nell'alta interdipendenza le unità organizzative devono scambiarsi risorse per poter
svolgere le rispettive attività di lavoro → elevata necessità di coordinamento.
Abbiamo diverse tipologie di interdipendenza:
● Il livello di interdipendenza più basso è quello generico e le assegna come
etichetta tecnologica il nome di tecnologia di mediazione. Questo stabilisce un
collegamento con i clienti dell'ambiente esterno permettendo a ciascuna unità di
lavorare indipendentemente. Di norma il lavoro non influisce sulle unità e ciascuna di
esse lavora in maniera indipendente.
● Il secondo livello di interdipendenza è quello sequenziale. Tecnologia 'seriale':
fasi consecutive per la produzione di un prodotto o l'erogazione di un servizio
● Il terzo livello di interdipendenza è quello reciproco. In questo caso si parla di
tecnologia 'intensiva' cioè sono attività reciprocamente concatenate per soddisfare
un output finale. Fondamentalmente significa che l'output di A diviene input di B;
l'output di B viene rimandato ad A con aggiunto qualcosa e diviene reciprocamente
input anche per A → lo stesso discorso vale per C. Tutti contribuiscono, in modo
reciproco, a fornire oppure produrre un determinato servizio/prodotto.
Finora ci siamo basati sulla tecnologia nella prospettiva oggettivistica (tradizionale) cioè
l'insieme di tecniche volte alla trasformazione di risorse, fisiche e informative, in prodotti e
servizi intermedi o finali. La cosa importante è che la tecnologia in questa prospettiva è
considerata un dato oggettivo e risente poco dell'organizzazione nella quale è inserita
Per quanto riguarda la tecnologia nella prospettiva fenomenologica (emergente). La
tecnologia va intesa come una catena di mezzi fini socialmente costruita attraverso l'azione
→ mezzi fini devono adattarsi
Non è un dato 'oggettivo' e non ha un impatto 'oggettivo'. Altera i significati e le mappe
cognitive degli attori (altera il cervello cambiando modi di agire, mappe cognitive, schemi che
prima non avevamo → si deve essere aperti ad apprendere nuovi schemi). Risente molto
del contesto e del senso attribuitole dalle persone (si adatta ai contesti). Si basa
sull'emergenza cioè la tecnologia come mezzi-fini socialmente costruita interdipendente da
significati e mappe cognitive degli attori. Un esempio di tecnologia nella prospettiva
fenomenologica è il sense-making di Weick ed è il processo attraverso il quale le persone
attribuiscono significato all'esperienza (confrontandosi tra loro, parlandone etc per giungere
ad un significato condiviso).
Esempio: Volkswagen, robot in fabbrica al posto degli umani in sintesi, il messaggio che ci
vuole dare questo esempio è:
● Ambiguità di fondo delle conseguenze delle diverse tecnologie (dalle più semplici
fino, e a maggior ragione, alle più complesse e dinamiche)
● Possibili diverse configurazioni e relazioni con strategia, struttura organizzativa e
organizzazione del lavoro
● Ruolo “non scontato” del contesto (cultura, istituzioni).
● La scelta organizzativa/manageriale deve fare leva su:
○ Forza produttiva del lavoro (competenze e capitale tecnico-organizzativo),
tecnologie prevalentemente effusive e assetti organici
○ E/o intensità del lavoro, tecnologie prevalentemente intrusive e assetti
meccanici
● Modo di intendere il rapporto “tecnologia-organizzazione” e il peso del contesto:
○ Prospettiva oggettivistica e determinismo
○ Prospettiva fenomenologica ed emergente
LE TRANSIZIONI COME RELAZIONI DI SCAMBIO: IL MODELLO DI WILLIAMSON LE
CONVENZIONI E LE FORME IBRIDE: QUASI MERCATI, QUASI ORGANIZZAZIONI,
FILIERE E NETWORK
Iniziamo oggi con un’altra dimensione dell’organizzazione: le relazioni. In sintesi
dell’esempio che viene utilizzato: -
● C’è una proposta di trasferimento territoriale con aumento di stipendio -
● Il Dottor Zinotto però è influenzato da tre tipi di relazione
○ Relazione di influenza/subordinazione (potere, autorità, gerarchia): non
può ignorare il potere del direttore commerciale però può protestare (voice) b)
○ Relazione di scambio: potrebbe non accettare l’aumento di stipendio e
quindi potrebbe uscire dalla relazione (exit)
○ Relazione di condivisione: non deludere le aspettative dei colleghi e
dell’azienda quindi può conformarsi per le attese basate su fiducia, lealtà e
reciprocità (loyalty)
Questo per dirci che ogni aspetto non può essere solo visto dal punto di vista economico ma
anche organizzativo e di condizioni sociali. Quando andiamo ad analizzare i comportamenti
e le relazioni, esse non hanno solo natura economica ma anche relazioni di scambio
economico, di potere e di condivisione. Gli attori organizzativi (individuali e collettivi) sono
contestualmente coinvolti in diverse tipologie di relazione:
● Di scambio economico (transazioni economiche vere e proprie) - di potere
(influenza, autorità, relazioni politiche)
● Di condivisione (relazione sociale e psicologica)
I soggetti/attori organizzativi, nello sviluppo delle loro relazioni, adottano diversi
comportamenti quando devono agire:
● In parte calcolano razionalmente (con razionalità limitata) e dal punto di vista
economico
● In parte disobbediscono anche agli ordini gerarchici
● In parte si conformano anche a norme sociali
Questo per dire che l’Incident mette in evidenza quella che è l’importanza della dimensione
relazionale.
Questo modello incrocia due dimensioni (mercato e governo) per cercare di capire se è
meglio gestire le transazioni (scambio di risorse, informazioni) appoggiandosi al mercato
oppure se è meglio gestirle internalizzandole
Le nuove tecnologie rendono oggi meno drastica l’alternativa tra mercato e gerarchia:
● Maggiori capacità di elaborare informazioni, minori vincoli tecnici e costi per opzioni
alternative
● Informazioni affidabili, tempestive e selettive migliorano le relazioni di fiducia
reciproca tra partner
● Esternalizzazioni e ricordo a forme reticolari
● Riduzione vincoli spazio-temporali
● Nuovi modelli di business e ibridazioni mercato-gerarchia (UpWork)
A causa di questi elementi, i costi di transazioni potrebbero essere troppo elevati e quindi si
va incontro ad un fallimento del marcato, quindi ci si rivolge alla gerarchia. Ma
l’internalizzazione (gerarchia) è sempre la soluzione ottimale oppure potrebbe avere anche
lei dei problemi?
● Diventa difficile controllare tutti e supervisionare il tutto perché l’azienda diventa più
grande.
● Distorsione nell’acquisizione delle risorse
● Manipolazione delle informazioni: un manager potrebbe manipolare un informazione
perché anche se il mercato va male dice che va bene
● Opportunismo del middle manager
Anche l’organizzazione ha i suoi costi d’uso, se sono elevati fallisce il meccanismo di
organizzazione.
Parliamo ora delle due sfumature:
● Governo trilaterale: E’ caratterizzato da una bassa frequenza ed elevata
idiosincrasia, cioè la difficoltà di una contrattazione esaustiva. C’è bisogno di un
intervento di un arbitro (terza parte) per risolvere eventuali controversie e valutare i
risultati. Il rapporto di mercato, è assistito da meccanismi burocratici, vi è un contratto
rinforzato. Le parti rimangono autonome.
● Governo bilaterale: E’ caratterizzato da enfasi sulla continuità del rapporto, quindi
focus su fiducia, reputazione, elementi sociali che si sviluppano nel tempo. Inoltre c’è
la possibilità di flessibilizzare il contratto espandendo il rapporto contrattuale oltre le
clausole, creando un rapporto di fiducia reciproca (no opportunismo) e di continuità. Il
rapporto di mercato è ben organizzato con un contratto personalizzato.
Parliamo ora di convenzioni. Convenzioni: è una regolarità (R) tra i componenti di una
popolazione (P) collocati in una situazione ricorrente (S) se soddisfa le seguenti condizioni:
● Ciascuno si conforma a R
● Ciascuno prevede che gli altri si conformino a R
● Si preferisce la conformità a R
● Esiste un’altra regolarità R che soddisfa le tre condizioni precedenti
● Le 4 condizioni precedenti sono un sapere condiviso
● Generalmente è associato un sistema di valutazione che premia o sanziona i
comportamenti
Vediamo ora la differenza che tra contratto e convenzione:
● Contratto: è una relazione bilaterale, formale e un’istituzione esterna per garantire
esecuzione e regolare eventuali conflitti (leggi, sistemi giudiziari), vi è un controllo
esogeno;
● Convenzione: vi è una pluralità di attori, è una cosa spontanea e auto-rinforzante, vi
è un controllo endogeno e riduce le incertezze grazie ad attese implicite, ad esempio
clan e comunità virtuali.
Il clan è una forma di coordinamento a base sociale derivante da:
● Profondo accordo sui comportamenti ritenuti corretti
● Equità sociale
● Fiducia reciproca, valori condivisi, significati comuni, senso di appartenenza e lealtà
● Feedback (comunicazione) e cooperazione (muto adattamento)
LEZIONE 15
LA CULTURA ORGANIZZATIVA - ESEMPI DI ORGANIGRAMMI - INTRODUZIONE AI
MECCANISMI DI COORDINAMENTO
La cultura organizzativa:
● Ha una dimensione cognitiva: ciò significa che fornisce agli attori una base, degli
schemi per cercare di percepire, interpretare, valutare e agire agli eventi in cui essi
sono immersi. Hanno un collegamento con le mappe cognitive e i processi di
sense-making.
● Ha una dimensione simbolica: cioè è collegata con lo spazio fisico, sociale e
simbolico. Secondo voi perché la cultura organizzativa ha anche una dimensione
simbolica? Perché gli spazi e gli ambienti che costituiscono l’azienda possono dare
già un’immagine della cultura aziendale.
● Ha una dimensione organizzativa: cioè un “modello” di comportamento e norme,
magari anche non scritte e formalizzate, che in quell’azienda sono stati accettati e
che magari in passato hanno funzionato. Possono servire come informazioni ai neo
assunti per far capire loro il modo corretto di agire in relazione a situazioni analoghe.
Per unità organizzative si intendono attori e attività all’interno di una unità organizzativa che
generalmente interagiscono tra loro con maggiore intensità e frequenza, condividendo
risorse sia materiali ma legate anche alle loro conoscenze. Concorrono ad un risultato legato
ad un prodotto, un servizio, un processo e ad un’attività di supporto, sono assoggettate a
comuni indicatori di performance come ricavi, costi, margini, profitti, produttività e
condividono gli stessi meccanismi di coordinamento di base. Possono inoltre sviluppare
dinamiche di gruppo. I criteri alternativi di base per la specializzazione delle unità possono
essere basati su due criteri:
● Input: vuol dire che fondamentalmente si cerca di mettere all’interno di quell’unità
organizzativa conoscenze omogenee, focalizzandosi sulle caratteristiche
economico-tecniche dando origine a funzioni. Per funzioni si intende assemblare
persone che hanno conoscenze e competenze simili. Per caratteristiche
economico-tecniche si intendono le vendite, gli acquisti, lo sviluppo, il controllo, i
sistemi informativi. Quindi questa specializzazione si basa sul presidio di attività e
fasi affini in senso tecnico e economico. Conoscenze, capacità, competenze,
orientamenti culturali (stesse mappe) e cognitivi comuni facilitano il coordinamento, il
controllo e la comunicazione interna. Il vantaggio è sicuramento un orientamento
all’efficienza, allo sviluppo di economie di specializzazione e di apprendimento. Lo
svantaggio è che potrebbero generarsi orientamenti e obiettivi parziali
● Output: è totalmente opposta alla precedente; anziché basarsi su risorse e conosce
comuni, ci si affida al mercato e quindi si crea una relazione con quest’ultimo. Non si
guarda l’omogeneità ma si cerca un modo di assemblare le persone e le competenze
in riferimento all’output che quella unità organizzativa produce. Si dà origine a
divisioni, non a funzioni.
Il vantaggio è che c’è un miglior controllo dei risultati complessivi relativi,
rispettivamente, a un prodotto/progetto, ad un mercato/area geografica, ad una
tipologia di clientela. Lo svantaggio è che ci sono minori possibilità di realizzare
economie di scala e di specializzazione, vi è una duplicazione di risorse e
ridondanze.
E’ possibile che ci siano combinazioni multiple per input e output. Esse sono possibili:
● A differenti livelli: primo livello per output, livelli successivi per input e/o viceversa
● Nei raggruppamenti multi-focalizzati: matrici, con primi livelli gerarchici focalizzati
contemporaneamente sia su input che su output con possibilità di dare maggiore o
minor peso a input o output
● Nelle ibridazioni: mix di diverse logiche, al di là della matrice
LEZIONE 16
Per quanto riguarda la specializzazione per input, l’obiettivo, fondamentalmente, è quello
di aggregare attività che siano comuni dal punto di vista economico, tecnico, conoscenze,
competenze abbastanza vicine che ci permettono di raggiungere obiettivi di efficienza,
produttività, migliore coordinamento, e una migliore qualità.
Invece per la specializzazione per output cambia totalmente la logica: attività che sono
eterogenee fra di loro e naturalmente si dovrà sfruttare le conoscenze, competenze e
informazioni differenti. Ma per quale motivo si aggregano in queste unità organizzative (dette
divisioni) attività differenti, con persone e conoscenze diverse? Qual è il vantaggio? Ogni
divisione ha informazioni, conoscenze e competenze diverse e si devono coordinare tra loro
per ottenere un prodotto migliore. Le divisioni si adeguano in base all’output che si vuole
ottenere e avranno il vantaggio di essere più vicini all’ambiente, al consumatore, etc.
Quando si parla di organizzazione, oltre ad avere dei vantaggi, si hanno degli svantaggi
Per quanto riguarda la specializzazione per input: ogni funzione è organizzata secondo i
propri obiettivi → se si spinge molto sulla specializzazione, si parla differenziazione tra
funzioni.
E’ vero che si avranno unità organizzative, in questo caso funzioni più produttive, con più
competenze → ma lo scopo è che più carichiamo questa differenziazione più ci si dovrà
preoccupare che queste funzioni avranno dei costi di integrazione (+differenziazione +costi).
Ipotesi A
Primo livello gerarchico: abbiamo questa impresa con un direttore generale con al di sotto e
allo stesso livello tante unità organizzative (R&S, vendite, acquisto, produzione etc). Questo
organigramma si basa su una specializzazione per input o per output? Per capirlo bisogna
analizzare ogni singola unità organizzativa chiedendosi se è più specializzata in output o
input (per esempio servizio marketing, R&S, Organizzazione & personale, Finanza sono in
grado di piazzare un prodotto sul mercato?). Dobbiamo analizzare quali sono i vari:
● Centro di costo: centri che fondamentalmente generano dei costi
● Centro di ricavo: centri che possono generare dei costi, ma il loro più grosso
contributo è cercare di generare ricavi
● Centro di profitto: centri che si occupano di controllare i costi e i ricavi e devono
generare profitti.
Ipotesi B
I centri di costi sono: Servizio marketing, servizio acquisti, servizio produzione, servizio R&S,
servizio contabilità & bilancio, servizio finanza, servizio organizzazione & personale I centri
di ricavi sono: servizio vendite I centri di profitto sono: direttore generale
Abbiamo tre livelli gerarchici:
● Direttore commerciale, produzione, amministrazione
● Uffici e reparti / I vari servizi
Ipotesi C
Si ha una specializzazione per output e in particolare per area geografica. Si hanno tre livelli
gerarchici.
Centri di costo: servizio marketing, acquisti, produzione, R&S, contabilità & bilancio,
finanza, organizzazione & personale
Centri di ricavi: servizio marketing
Centri di profitti: Direttore Generale e in questo caso anche la Divisione Italia ed Estero
(come se fossero due imprese all’interno della stessa impresa).
LEZIONE 17
IL MODELLO DI MINTZBERG
Iniziamo a vedere ed introdurre i meccanismi di coordinamento che hanno costi diversi tra di
loro, come abbiamo già visto nel modello di Lawrence e Lorsch. Il coordinamento è un
qualcosa che assorbe parecchie risorse. Focalizziamoci su questo schema: Il
coordinamento lo possiamo dividere in due aree:
● Coordinamento per mezzo di feedback: troviamo altre due categorie
○ Supervisione diretta: ovvero la gerarchia, si fa leva sulla gerarchia in senso
stretto ovvero tra capo e dipendente;
○ Mutuo aggiustamento: si collega al modello di Thompson, dove si parla di
tecnologie. Thompson diceva che in base alla tecnologia ci sono modelli di
coordinamento più o meno efficaci che vanno adattati al contesto/bisogno;
● Coordinamento per mezzo di standardizzazione: troviamo altre quattro categorie
○ Di processo: si coordinano le attività standardizzando un processo. Quando
si parla di standardizzazione si parla soprattutto di “come” eseguire
determinate attività e con quale sequenza: possono essere semplici o difficili.
○ Di capacità e conoscenze: si può fare in più modi Esempio: mettendo in
atto corsi di formazione e fondamentalmente si cerca di far apprendere alle
persone che lavorano in una determinata azienda competenze che sono
propedeutiche all’interno di quell’impresa; in sostanza si standardizzano e
omogeneizzano certe competenze che sono ritenute importanti, al di la di
quelle che già essi hanno.
○ Degli output: collegato anche a quelli di processo dove ci si focalizza sugli
input perché viene comunicato “il come” alla persona, cioè come lui deve
svolgere e fare un qualcosa. In questa sub-area non si parla del “come” si
debbano svolgere le attività ma vengono stabiliti degli obiettivi, dei risultati e
delle performance che si vorrebbero raggiungere. Bisogna trovare poi le
modalità più efficienti per raggiungerlo.
○ Dei valori: è quello più difficile da intercettare, si parla dei valori riferiti alla
cultura organizzativa. Una cultura è abbastanza forte quando garantisce una
certa omogeneità di alcuni valori che devono essere comuni con l’impresa
perché se i lavoratori sono congruenti con quei valori, il capo si aspetta che di
fronte ad un problema loro reagiscano in modo uguale, o comunque in un
determinato modo, senza chiedere suggerimenti ad un superiore.
Domanda: Secondo voi, tra il primo ed il secondo gruppo, a livello di costi, quale costa di più
quando siamo in una logica di funzionamento, cioè quando sono già stati introdotti?
Risposta: Nella fase iniziale, è logico che costano di più quelli standardizzati, perché
bisogna studiare delle regole per definire output, processi, valori e conoscenze. E’ molto
difficile se non esistono esperienze pregresse. Quindi all’inizio è molto costoso definire i vari
coordinamenti, poi però durante il funzionamento il vantaggio è che “li ammortizzo” perché
magari vengono utilizzati molti più anni. I costi di coordinamenti di feedback invece vengono
controllati sempre: c’è un supervisore che controllano cosa fanno gli operai, se rispettano i
tempi e gli orari di lavoro. Questo controllo non viene fatto una volta ma tutti i giorni e questo
costa all’azienda perché tutti i giorni il supervisore dovrà essere pagato. Quindi, alla fine,
costa di più utilizzare meccanismi di feedback perché c’è un continuo standardizzazione
scambio di informazioni in tempo reale. Mentre i meccanismi di standardizzazione sono
meno costose perché riguardano informazioni ex-ante, riutilizzate tante volte.
La spiegazione sopra è quella del prof, le slide dicono così: 1)
● Coordinamento attraverso feedback: -
○ Gerarchia in senso stretto:
■ Feedback diretto tra attori posti a differenti livelli gerarchici: relazioni
verticali tra capo e dipendente
■ Coordinamento “a vista”: ordini, direttive, controlli provenienti dai capi
I capi si assumono la responsabilità del coordinamento del lavoro di
altri (caposquadra = squadra dei tecnici)
■ Efficace se chi dà ordini ha anche autorità (formale) e conoscenze
necessarie, sarà efficace se vengono dettati ordini giusti
■ Costi e difficoltà crescenti al crescere della complessità e delle
dimensioni
Questo meccanismo va in crisi quando la dimensione dell’azienda è
piccola. -
○ Mutuo adattamento:
■ Feedback diretto e reciproco tra attori posti allo stesso livello
gerarchico: relazioni orizzontali
■ Libera i livelli direttivi delle incombenze della supervisione diretta
(risparmio di energia direzionale)
■ Risposta più rapida ed efficace in quanto più vicina a dove sorgono i
problemi o le eccezioni (equipe chirurgica, gruppi di progetti)
■ Autonomia degli attori: il controllo del lavoro resta prevalentemente
nelle mani di coloro che lo eseguono
In un’azienda si usano entrambi però in alcuni contesti si usa di più
uno mentre in altri contesti si usa di più l’altro -> modello che dice
assetto meccanico e assetto organico (Stalker) 2)
● Coordinamento attraverso standardizzazione
○ Attività/processi e input: si definiscono a priori le modalità di svolgimento (il
come soprattutto)
○ Output: definizione dei risultati attesi (il cosa o il quando soprattutto)
○ Capacità e conoscenze base per le attività apprese in scuole professionali,
università e post (il come soprattutto)
○ Valori condivisi (standardizzazione in senso lato): cultura organizzativa che
definisce i comportamenti accettati e coerenti con gli obiettivi organizzativi
senza un’assidua necessità di supervisione e controllo
La tecnostruttura
Comprende analisti che intervengono direttamente su quelle che sono le attività, i processi
operativi, ecc. Anche se non sono coinvolti nel processo produttivo non sono gli uffici legali
ma possono essere coloro che ad esempio: Si occupano della pianificazione, ha un grande
rilievo sulle attività. Standardizzano gli output e quindi determinano gli obiettivi dei
responsabili di funzione, delle unità organizzative, ecc.
Sistemi operativi
Se la struttura aziendale è lo scheletro, i sistemi operativi rappresentano i muscoli, sistema
nervoso e tutto ciò che fa funzionare l’organizzazione e sono quindi l’aspetto dinamico.
Supportano le varie attività e si inseriscono perché possono servire anche per
standardizzare i processi o comportamenti (modello di Mintzberg)
Reti di comunicazione
Le comunicazioni possono avvenire:
● Con una organizzazione secondo una logica a stella in cui per parlare con un altro
soggetto devo passare da uno centrale con cui comunicano tutti, è un sistema più
accentrato.
● Rete a ipsilon in cui si ci sono snodi che filtrano comunicazioni ad esempio con le
premesse decisionali in cui ci sono dei filtri nelle comunicazioni, sistema intermedio
ma verso il sistema accentrato.
● Rete totale in cui tutti possono comunicare con tutti direttamente liberamente,
sistema decentrato.
I vantaggi delle reti accentrate sono:
● Una maggiore facilità nella raccolta delle informazioni.
● Aumento la rapidità decisionale.
● Si rafforzano le strutture gerarchiche.
Uno svantaggio è quello di non favorire l’integrazione del gruppo.
LEZIONE 21
Gruppo di pari
Prendendo come esempio le Start-up esse si definiscono dal punto di vista organizzativo
Gruppo di Pari. Questo perché non sono organizzazioni strutturate ma sono embrionali e
sono anche definite temporali perché con il tempo diventano più complesse o muoiono.
Altro caso di gruppo di pari riguarda un gruppo di professionisti che si mette insieme ad
esempio in studio associato, dove i componenti sono partner (soci) che condividono la
proprietà dell’azienda, non ci sono quindi dei subordinati e la struttura è limitata, le decisioni
sono collegiali prese quindi da tutti i partner e non da un solo vertice strategico. con il tempo
la struttura può diventare più complessa per rispondere alle varie esigenze e si può evolvere
verso una forma funzionale.
Meccanismi operativi
● Mutuo adattamento perché tutti sono sullo stesso livello.
● Il controllo viene esercitato con riunioni di gruppo visto il numero limitato di persone e
sono molto importanti le competenze relazionali il sistema di controllo deve essere
chiaro.
● È fondamentale dividersi equamente oneri e i profitti.
● La rete di comunicazione è totale soprattutto nel caso di start-up che devono sapersi
relazionare per fare networking o trovare finanziatori.
Condizioni
● Il contesto in cui si opera è molto competitivo ed è importante essere organizzati
● I processi produttivi diventano complessi e non riguardano solo i servizi
● Brain intensive, bisogna essere intelligenti.
● Orientamento imprenditoriale diffuso tra tutti i soci
Funzioni aziendali
Sono delle vere e proprie scuole (perché ogni funzione è specifica e ha delle particolari
competenze raccoglie persone che hanno comuni orientamenti culturali e conoscenze). Si
ha la possibilità di sviluppare elementi con abilità simili facilitando quindi la comunicazione e
il coordinamento intra-funzionali.
LEZIONE 22
PUNTI DI FORZA E DI DEBOLEZZA DELLA FORMA GERARCHICO – FORME
GERARCHICO FUNZIONALI MECCANICHE E PROFESSIONALI FABBISOGNO DI
INTEGRAZIONE FORME GERARCHICO – FUNZIONALI MODIFICATE
Come si possono potenziare le capacità di coordinamento nella forma
gerarchico-funzionale? Ci sono diversi strumenti, tra cui:
● potenziare la tecnostruttura e staff, standardizzando i comportamenti attraverso
regole e procedure per rendere più efficaci/efficienti i processi operativi e stabilità dei
comportamenti;
● allungare la linea manageriale intermedia, inserendo un nuovo livello/riporto
gerarchico;
● introdurre organi di coordinamento e integrazione che possono essere o meccanismi
d’integrazione coordinamento all’occorrenza oppure organi di coordinamento
trasversale/orizzontale, anche permanenti
Staff e line: possibili criteri di distinzione
● Gli organi di linea di collocano lungo una linea gerarchica discendente che va dal
vertice agli organi operativi, secondo una logica scalare; tutti gli organi che non si
collocano nella scala gerarchica sono considerati organi di staff.
● Gli organi di linea svolgono processi di gestione caratteristica, mentre gli organi di
staff svolgono processi di misurazione o di organizzazione
● Gli organi di linea svolgono processi produttivi di combinazione di fattori, gli organi di
staff svolgono processi di approntamento di fattori o condizioni produttive (materiali,
macchine, persone, informazioni, consigli, capitali) al servizio dei precedenti
Le varianti comuni della forma gerarchico – funzionale:
● forme meccaniche
● forme professionali
Se si entra in un’azienda che non si conosce, le fonti informative sono documenti aziendali,
interviste, dati dai sistemi applicativi, operatività, reference model. Queste informazioni
vengono raccolti tramite analisi documentazione/reference
LEZIONE 24
Ci sono attività molto difficili da analizzare in termini di saturazione in quanto l’unica
soluzione è quella di intervistare ma si tratta di dati incerti, quindi se non ci sono dati
oggettivi, come sistemi informatici o il cronometraggio delle performance, è chiaro che si
tratterà di dati incerti e molto soggettivi.
Molte aziende investono in sistemi che monitorano le performance dei lavoratori. Alcuni
fattori possono influenzare sulle performance
Forme divisionali
Obiettivo principale è quello di essere rapidi e concisi nella funzione decisionale in modo da
essere il prima possibile operativi ed efficienti nel processo produttivo e organizzativo.
Divisionalizzazione
● Primo periodo: da forma semplice a forma gerarchico-funzionale
● Secondo periodo: forma divisionale, primi passi: L’azienda decide di dividere e
consolidare le competenze valorizzandole nell’adattamento di macchine a specifiche
esigenze per altre imprese.
● Terzo periodo: forma divisionale: Avviene un’acquisizione di un’azienda che si
occupa di componenti di attrezzi per lavorazione del terreno.
● Quarto periodo: espansione internazionale o Inizia il processo di espansione oltre
confine fino ad arrivare ad essere quotati in borsa. Per poter organizzare a pieno una
struttura a livello internazionale è importante dividere i compiti organizzativi in più
business unity.
Caratteristiche della forma divisionale:
● Le unità sono quasi-autonome: generalmente le unità divisionali hanno proprio
potere, proprie responsabilità e proprie competenze. Perché avviene la divisione?
Perché è importante scomporre i problemi gestionali complessi in sotto problemi
risolvibili da ogni organo competente. Si cerca di spaccare un problema complesso in
sotto-problemi per semplificarne la risoluzione.
● Decentramento decisionale verso il basso. Chi si occupa di risolvere problemi
sono proprio coloro in fondo alla catena che hanno mansioni più specifiche e più
dettagliate. Proprio in questo modo sono molto più in grado di occuparsi delle
problematiche. Questo decentramento trova però un limite sia nell’ampiezza
decisionale, sia nelle comunicazioni con le unità centrali.
● Ampia responsabilità dei responsabili delle piccole divisioni. Nel caso in cui le
divisioni sono ampiamente autonome si ha maggiore responsabilità da parte delle
divisioni.
● Un problema che colpisce le divisioni potrebbero essere i conflitti tra divisioni e
conflitti tra divisioni e strutture centrali.
○ Possono prevedere specializzazioni per output attraverso combinazione
funzionale tra prodotto-mercato e processo.
○ Possono centralizzare alcune funzioni per processi comuni attraverso
coordinamento, standardizzazione e ricerca. Questo permette di sviluppare
un surplus aziendale attraverso la coordinazione di più parti dell’iter
organizzativo e attraverso la condivisione di processi comuni nelle diverse
divisioni.
● Specializzazione per linee di prodotto o per segmenti di clientela: è importante
adattarsi e adattare l’organizzazione al prodotto e alla clientela. Un’analisi corretta
della userexperience permette di ottimizzare le divisioni e di rendere funzionale il
business.
● Coordinamento attraverso la standardizzazione degli output: rendere meccanico
e automatico il processo organizzativo rende molto più efficiente e autonomo la
business organization. Non importa come si raggiunge il risultato ma è importante
raggiungerlo. Indicatori di obiettivi possono essere vincoli di bilancio, fatturato, quote
di mercato, vendite… il business deve essere proficuo e duraturo.
● Sviluppo di posizioni: all’interno dell’azienda si hanno delle gerarchie. Dal
momento in cui si ha una perdita di un manager di una divisione è importante
scegliere il sostituto adeguato. Se si va a pescare fuori dall’organizzazione aziendale
è normale che si andrà incontro ad un periodo di ambientamento e orientamento da
parte della divisione. Ogni manager all’interno dell’azienda avrà anche dei bonus il
suo obiettivo non è pensare solo a se ma anche all’intera azienda
Relazioni verticali:
● Il ruolo tipico della direzione centrale è quello di:
○ Elaborare la strategia complessiva dell’impresa, ovvero orientare il team
organizzativo nelle scelte più proficue più convenienti per l’impresa
○ Creare un sistema di controllo che permetta di monitorare l’andamento
aziendale
○ Allocare le risorse finanziarie in maniera funzionale per garantire uno sviluppo
costante dell’impresa in base alle performance delle divisioni
● La direzione e lo staff centrale deve accentrate:
○ Attività comuni a più divisioni, analizzare le sinergie e economie di gruppo
collettive. È importante anche stabilire chi dovrà svolgere attività generiche.
Che permettono di sfruttare economie di scala (produzione di massa
maggiore) e economie di specializzazione (finalizzare l’organizzazione alla
distintività del prodotto)
○ Analizzare le criticità e la specializzazione a livello funzionale delle singole
divisioni: possono essere problematiche legali, fiscali, contrattuali, tributarie,
rapporti con istituzioni bancarie e sistemi informativi.
Accentramento di attività comuni a più divisioni: Esistono attività che conviene centralizzarle
ad un'unica organizzazione piuttosto che dividere su più divisioni:
● Logiche di marketing: attività di pubblicità conviene farla gestire ad
un’organizzazione di attività comune perché è una materia non fisica e deve essere
coerente in tutte le produzioni.
● Acquisti: gli acquisti relativi le materie prime e il materiale per la produzione
conviene farle gestire da un’unica organizzazione in attività comune che in questo
modo può occuparsi di tutte le divisioni rivolgendosi direttamente ai fornitori
eseguendo ordini misti ma unici.
● Produzione: è attribuita alle varie divisioni, questa fase non si può inserire nelle
attività comuni perché cadrebbe il concetto di sistema divisionale. Dipende anche dal
tipo di prodotto e dai costi fissi da applicare alle strutture fisiche: gli stabilimenti
relativi alla produzione conviene dividerli in base al prodotto.
Ciò che accomuna holding e imprese sono le attività che in ogni caso svolge una holding,
ovvero:
● assistenza e integrazione di competenze mancanti in alcune società del gruppo
● servizi finanziari, fiscali, formativi utilmente accentrabili
I vantaggi di una logica di questo tipo sono:
● Strategici: capacità di adattamento alle mutevoli condizioni del mercato, come una
divisionale decentrata
● Operativi e gestionali: imprenditorialità diffusa e coordinamento, come una
divisionale decentrata
● Di natura non organizzativa: frazionamento del rischio tra le società del gruppo e
vantaggi fiscali, partecipazioni a cascata, leva azionaria Lo svantaggio è la possibile
concorrenza e cannibalizzazione su mercati sovrapposti.