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Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
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questa parte, sottolineano la necessità di coordinamento, di integrazione dei servizi alla persona,
delle politiche, di presa in carico complessiva degli utenti, di case management [Kichert, Klijn e
colpevole di generare molteplici attori in competizione tra loro all’interno di logiche di “mercato”.
La teoria della governance e dei network di pubblico interesse propone dei modelli istituzionali ed
discipline: psicologia, psicologia sociale, antropologia, teoria dei sistemi, economia. In generale
e gruppi e quindi una rete di relazioni sociali. Le sue basi risiedono in alcuni fondamentali aspetti:
i valori, le priorità sulla base delle quali sono condotte le attività, che costituiscono il
dell’organizzazione;
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il coordinamento.
stabilità, sicurezza, comprensione comune dei fenomeni e capacità di azione in date situazioni.
Dal pensiero taylor-fordista che proponeva un modello di intervento diramato secondo una
struttura piramidale, a partire dagli anni Novanta, in risposta alla turbolenza e competitività
gerarchizzate ed attribuire più autonomia gestionale e decisionale ai livelli gerarchici più bassi e
agli operatori front line. Questo modello organizzativo flessibile propone un nuovo modo di
della loro combinazione, originando trattamenti diversificati per problema e importanti innovazioni.
L’intelligenza creativa del lavoro umano si è così trasferita anche nelle modalità organizzative del
processo produttivo.
Una delle soluzioni organizzative, da molti anni utilizzata anche in sanità, è l’adozione della
formula dei team (gruppi di lavoro), intesi come elementi base nelle attività di project management
e nei processi di qualità totale. Il teamworking (lavoro di gruppo) ha consentito infatti di migliorare
gruppo.
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E’ l’esperienza vissuta da aziende leader nel proprio settore che, a fronte di budget sempre
più ridotti, hanno trovato nel lavoro in team la chiave per rispondere alle nuove sfide presentate da
un mercato sempre più competitivo: il lavoro di squadra sembra essere la risposta migliore perché
capace di realizzare sinergie tra le persone, integrarne le competenze, ottenere un output che non è
semplice sommatoria dei risultati ottenibili dai singoli, ma molto di più. Un’organizzazione del
lavoro quale quella dei team, oltre a far sentire le persone maggiormente integrate, a migliorare il
grande impegno che caratterizza la gestione delle risorse umane. Le persone sono, infatti, il
momento chiave della trasformazione. A noi, che siamo oggi impegnati nelle attività sanitarie sono
favorevole, creare le condizioni adatte. Le competenze degli operatori devono fare i conti con la
complessità dei servizi sanitari a loro affidati sono perciò necessarie capacità gestionali per
l’individuazione delle priorità, indispensabile saper considerare l’economicità del sistema, i tempi
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compiti, soprattutto nella fase di trasformazione, viene spesso accompagnato dalla sensazione di
incertezza, causa spesso di situazioni assai pesanti, negative e frustranti che si ripercuotono
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unificante ed integrativo. Un gruppo di lavoro (team) è composto da più persone, con elevato
proprio durante questo delicato processo (di team building o di costruzione del gruppo) che gli
partecipanti devono avere una visione chiara e condivisibile dei risultati che il gruppo deve
raggiungere e delle azioni da intraprendere. Ciascuno dei componenti apporta nel gruppo attese
e bisogni personali, è opportuno quindi integrare i diversi punti di vista in una prospettiva più
2. È inoltre richiesta la condivisione dei ruoli: sulle basi delle specifiche caratteristiche
professionali si attribuiscono i ruoli ai singoli membri del team. Questi, infatti, riconoscendo le
diversità professionali come risorse del gruppo e non come limiti, avvertono come necessario e
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anche le regole di funzionamento del team devono essere negoziate, il che comporta la
definizione consensuale da parte dei membri di tutte le attività e delle operazioni necessarie per
procedere con efficacia nel lavoro. Vanno analizzate quindi le risorse e i vincoli del gruppo e i
tutti.
"Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare." (Seneca)
Caratteristiche di un team
Obiettivi comuni
Benefici condivisi
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complesse
3. Integrazione operativa
contemporaneamente poter ottenere dei risultati che vanno oltre le proprie capacità, entrambi
fattori motivanti. Il gruppo consente meno rigidità sia di responsabilità che di autorità: la
ridotto. Nel tempo si favorisce inoltre uno spirito comune, comprendente stati d’animo, sentimenti
fenomenologico. La psicologia ha infatti evidenziato come il gruppo sia primariamente una realtà
composta di singoli individui, ponendo l’accento sui singoli elementi che lo compongono, membri
di un gruppo, consapevoli di essere parte di un’unica entità che trascende singole individualità.
Quindi, per essere nel gruppo è importante sentirsi nel gruppo, poter constatare che gli altri sono
con me, in una certa situazione. Questa presenza di individui sarà caratterizzata dalla
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consapevolezza espressa dal pronome noi (Marocci 1994) appartenenza cioè ad una entità che, in
termini di relazione, costituisce un livello di complessità maggiore rispetto al singolo e alla coppia.
Non a caso Enzo Spaltro nel suo libro “Conduttori” (2006) offre al gruppo una lettura del
benessere:
differenze tra
1 Oggettività 1 Soggettività
2 Unità 2 Pluralità
3 Coppia 3 Gruppo
4 Colpa 4 Ansia
5 Autorità 5 Consenso
6 Vittoria 6 Accordo
7 Guerra 7 Pace
8 Sacro 8 Profano
9 Opacità 9 Trasparenza
10 Imposizione 10 Negoziazione
11 Povertà 11 Ricchezza
12 Materiale 12 Immateriale
13 Quantità 13 Qualità
15 Passato 15 Futuro
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18 Scoprire 18 Inventare
21 Bisogni 21 Desideri
23 Dominio 23 Parità
24 Assenso 24 Consenso
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La comunicazione è uno dei termini oggi più usati e, talvolta, abusati. In generale, essa
indica quell’insieme di segni e di messaggi – verbali e non – che servono per trasferire ad altri
La parola è un dono che solo l’uomo possiede, ma anche gli animali possono comunicare
e possiamo affermare che, per ogni essere vivente, non comunicare è praticamente impossibile.
Per quanto riguarda la comunicazione umana, un classico saggio del professor Albert
Mehrabian ha dimostrato che solo il 7% del significato viene veicolato dalle parole
pronunciate, mentre il 38% di esso viene comunicato attraverso la tonalità in cui vengono
espresse, e il restante 55% non ha nulla a che vedere con le parole, bensì con la fisiologia. Il
l’abbigliamento o il profumo usato sono aspetti che "parlano" per noi e manifestano il
nostro modo d’essere, l’universo dei nostri stati d’animo, ancor più delle nostre parole.
Il filosofo russo Gurdjieff sosteneva che "noi diventiamo le parole che ascoltiamo". In
effetti, le cose stanno proprio così: le parole che ascoltiamo o che pronunciamo lasciano una
intossicano la mente. Una volta pronunciate, infatti, le parole vanno ad agire almeno su due
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cervelli: quello di chi parla e quello di chi ascolta. In entrambi, esse diventano materia
mediante un preciso percorso chimico-fisico (oltre che simbolico) che attraversa corpo e psiche
Dal timpano, i suoni che udiamo procedono nel cranio verso una struttura denominata
coclea, fanno vibrare l’orecchio interno e poi si incanalano nel nervo acustico, dove stimolano il
nervo vago, che si dirama verso gli organi della respirazione, della digestione e della
circolazione.
A livello centrale, invece, vengono interessate alcune aree del cervello e le zone vicine
alle strutture uditive, come le aree limbiche e para-limbiche, dove le emozioni si trasformano in
Ecco perché quando una parola entra in noi (può essere una parola da noi pronunciata,
o anche solo sentita, oppure una parola che ci viene detta) ha come conseguenza quella di
conseguenze sia a livello psichico che somatico. Ecco perché le parole che utilizziamo hanno
il potere di farci star bene o di creare disagio, di influenzare le nostre relazioni, la fiducia
Sostiene Morelli (2005) che il nostro cervello è un terreno fecondo su cui le parole, le nostre
come quelle altrui (se sono nostre questo discorso vale anche per le parole solo pensate) cadono
come tanti semi. Ascoltando se stessi e gli altri, si diventa il fertile ricettacolo di questi semi,
che poi fruttificano e germogliano nel corpo. Ogni forma di comunicazione incide dunque
nella nostra psiche, lavora nel nostro inconscio per giorni, mesi, anni, arrivando a
cambiare la nostra mentalità e lasciando una traccia fisica nel nostro corpo. Gurdjeff aveva
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intuito giustamente: noi diventiamo per davvero le parole che ascoltiamo ma, ancor di più,
La comunicazione con noi stessi costituisce senza dubbio una premessa indispensabile
per poter comunicare meglio con gli altri. Infatti, molti dei nostri conflitti interni vengono
differenze tra due individualità, comporta prima o poi dei problemi. Il modo in cui queste
divergenze vengono generalmente affrontate consiste nel trovare un “capro espiatorio”. Le frasi
più ricorrenti che si sentono in questi casi sono “Sei tu il colpevole!” “No, sei stato tu. La colpa
Ascoltare e riconoscere ciò che il nostro interlocutore dice, anche se non siamo
d’accordo con lui, prima di parlare della nostra esperienza o esprimere il nostro punto di vista.
Per poter infatti ottenere più attenzione da parte del nostro interlocutore in situazioni tese, è
Per aiutare il nostro interlocutore a cooperare con noi nella conversazione e ridurre
vogliamo sostenere con lui o lei, e verificare se intende parteciparvi. Infatti, più la
conversazione è importante per noi, più è essenziale che il nostro interlocutore sia a conoscenza
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Per essere efficace la comunicazione deve essere autentica. Come mai molte volte
soffriamo nelle nostre relazioni? Cos’è che esattamente causa dei problemi relazionali e
comunicativi? Ripensando al corso della nostra vita e alle nostre relazioni affettive e
professionali, ci siamo spesso posti questa domanda, senza trovare una valida risposta. Un
importante contributo può essere fornito dal pensiero di un grande psicologo americano, Carl
Rogers.
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distinguere concettualmente cosa si intende per ''contrasto'' e ciò che, invece, è individuabile più
contenuto (ciò che si dice) e di relazione (come lo si dice), anche le problematiche connesse alla
Così definiti, il contrasto e il conflitto, sono due concetti diversi non tanto dal punto di
Un contrasto, se rimane sul piano del contenuto, rimane comunque un contrasto, forte o
debole che sia, e come tale non si trasforma in conflitto e ciò vale anche per il conflitto.
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Una situazione conflittuale tra due persone può essere generata da diverse cause, ed in
Soggetti litigiosi: persone che sul piano caratteriale, per propria indole, sono
scarsità di risorse (es. le guerre civili delle popolazioni africane), ovvero da situazioni in cui una
persona necessità di un qualsiasi tipo di risorsa che però non gli viene data.
Lotta di potere: nella relazione tra due persone possono essere distinti due piani:
piano verticale, quando tra le due persone c'è un rapporto gerarchico; piano orizzontale, quando
le due persone sono legate da un rapporto paritario, non gerarchico. La disparità di piano
diventa potenzialmente conflittuale quando genera una lotta di potere in cui uno intende
prevaricare l'altro
Invasione: il conflitto può essere generato anche dall'invasione da parte dell'altro del
proprio ambito spaziale, di ruolo professionale, ecc., ovvero quando si verifica un'invasione del
proprio ambito.
quando una persona presume di aver maturato un credito nei confronti dell'altro che però non gli
viene restituito. (Ad esempio: “con tutto quello che ho fatto io per te….”) Questa situazione è
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particolarmente pericolosa perché le due persone possono avere due percezioni diverse rispetto
Date queste premesse, è importante sottolineare che il conflitto non può essere risolto,
bensì gestito e trasformato in altro, andando ad incidere sulla relazione. A questo proposito si
relazionali tra due soggetti, si può decidere di andare oltre al contenuto della comunicazione per
fargli ''posare le armi'' gettandole per primo, oppure facendo leva su un atteggiamento assertivo.
per essere gestite, l'intervento di un soggetto terzo che però per essere efficace deve possedere
due caratteristiche: essere equidistante, ovvero mantenere una distanza orizzontale uguale tra le
due persone in conflitto, ed essere super partes, ovvero mantenere un'uguale distanza verticale
relazione allo scopo di ristrutturala su piani diversi e più positivi. Rivedo la mia opinione
andando incontro a quella dell'altro, ristrutturo cambiando apparentemente la mia posizione allo
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Nel momento in cui ci troviamo di fronte ad una situazione relazionale critica è dunque
situazione e riportarla all’interno di confini accettabili. Un buon team leader deve essere in
grado di diagnosticare correttamente un conflitto nel proprio gruppo di lavoro, primo passo per
Who? – chi è coinvolto nel conflitto? Importante conoscere le parti in conflitto per
What? - che tipo di conflitto è? Necessario raccogliere in questa fase dati, sensazioni
etc).
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Il conflitto può essere definito come “una situazione in cui le forze di valore
Può manifestarsi come uno scontro tra il desiderio di raggiungere una meta o di
dell’individuo e si esplica tra desideri, mete o sentimenti in contrasto tra loro, dove la
modello pulsionale freudiano, tra pulsioni inconsce libidiche o aggressive e le difese al loro
appagamento.
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lavoro, perché il mancato soddisfacimento delle proprie esigenze può provocare disagio,
contrasti con gli altri provocano un malessere derivante dal timore che un confronto con loro sia
destabilizzante e rappresenti una minaccia alla propria autostima o alla relazione stessa.
Tali vissuti possono determinare la scelta dell’evitamento dei conflitti per scongiurare il
verificarsi di conseguenze ancora più difficili da affrontare. In realtà se ben gestiti, i conflitti,
possono diventare occasioni di crescita personale e di miglioramento della qualità delle relazioni,
quello che conta è, infatti, il modo in cui si reagisce alla situazione conflittuale. Per gestire al
meglio le diverse divergenze nel contesto delle relazioni, è necessario concentrare l’attenzione sulle
modalità comunicative che generalmente si adottano, ed essere disposti ad usare delle tecniche
efficaci che permettano il raggiungimento di una mediazione soddisfacente per sé e per l’altro. È
altrettanto necessario essere disposti ad aprirsi a punti di vista alternativi e ad abbandonare schemi
esplica attraverso l’attivazione del sistema vegetativo che comporta una risposta in tutto il corpo. È
utile non controllare, né reprimere uno stato affettivo perché fornisce delle informazioni precise su
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L’ascolto empatico: l’ascolto attento dell’altro implica la capacità di aprirsi a una lettura
della situazione diversa dalla propria, come se il proprio punto di vista fosse soltanto uno dei tanti
possibili perché rispecchia la personale “mappa del mondo”. Ciò comporta il non rifiutare o
squalificare l’altro o ciò che propone ma accettare la sua personale visione della realtà.
arrivare a una sintesi creativa che consenta il soddisfacimento dei bisogni e dei desideri delle
persone coinvolte. Per questo è necessario mettere a fuoco il problema, chiarire gli interessi di tutti
Il concetto di conflitto organizzativo elaborato sulla scorta delle teorizzazioni di Afzalur Rahim
occasione della non corrispondenza tra competenze attese ovvero compiti assegnati
valori, capacità, ecc); quello intragruppo è inteso come forma di conflitto tra membri di un gruppo
(all'interno del gruppo stesso); quello intergruppi emerge tra gruppi di lavoro diversi ad esempio tra
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squadre, tra reparti, tra funzioni, di una stessa organizzazione. In presenza di elevato conflitto
strutturale:
1. incompatibilità persona/compito;
3. richieste eccessive da parte dell'organizzazione rispetto alle reali capacità della persona;
contrastanti);
interpersonali;
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3. risorse limitate;
Vengono suggeriti cinque modi possibili di gestione del conflitto interpersonale (da non
sono complessi, quando è necessaria una sintesi di idee per individuare la soluzione migliore,
quando è necessaria collaborazione per raggiungere risultati, quando c'è tempo a disposizione per
risolvere il problema, quando sono necessarie le risorse delle parti. E' inappropriata nelle situazioni
nelle situazioni in cui si pensa di essere in torto, il risultato è più importante per la controparte,
quando si concede qualcosa ora per ottenere qualcos'altro in futuro, quando si tratta da una
posizione di debolezza, quando si privilegia il mantenimento dei buoni rapporti. E' inappropriato
nelle situazioni in cui il risultato è importante per noi, quando si pensa di essere nel giusto.
Dominio: si perseguono gli obiettivi ignorando quelli degli altri, spesso forzando la mano.
E' appropriato nelle situazioni in cui il risultato è di poco conto, quando c'è bisogno di decisioni
rapide, quando c'è maggiore competenza in merito a decisioni tecniche. E' inappropriato quando il
risultato è complesso, per risultati di scarsa importanza, in presenza di una controparte potente,
quando non c'è fretta, quando i collaboratori hanno alto grado di competenza.
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situazioni in cui il risultato è di poco conto, quando è necessario prendere del tempo per calmarsi,
quando affrontare l'altro è più disfunzionale dell'utilità del risultato. Invece risulta inappropriato nel
caso in cui il risultato è importante per noi, quando è nostra responsabilità prendere una decisione,
quando c'è riluttanza tra le parti nel rimandare la questione, quando il problema necessita di
attenzione immediata.
Compromesso: si ha nel caso in cui ciascuna delle controparti rinuncia a qualcosa facendo
al contempo i propri interessi. E' appropriato quando gli scopi delle controparti sono a somma zero,
quando le parti sono potenti alla stessa stregua, quando è impossibile raggiungere unanime
consenso, quando gli stili Dominio e Integrazione non hanno avuto successo, quando è necessaria
una soluzione temporanea ad un problema complesso. E' inappropriato invece quando una parte è
La motivazione, la comprensione delle ragioni degli altri, il farsi carico delle proprie
relazionale, sono gli elementi fondamentali nella pratica della soluzione dei conflitti.
5.1 Leadership
Quando le persone, all’interno di un gruppo interagiscono, iniziano a costruire insieme il
significato dei rispettivi ruoli e delle modalità di interazione reciproca. Alla fine di questo processo,
normalmente, da una parte emerge (designata o autoproposta) una singola persona o un gruppo
ristretto (leader) che indicano al gruppo la strada da seguire per comprendere se stesso e gli impegni
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Leadership significa
maggiore è il suo bisogno di leadership, e che maggiore è la sua complessità, maggiore è la sua
Formazione adeguata
autovalutazione)
Aggiornamento permanente
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Colui che possiede leadership accende il nostro entusiasmo e riesce a darci la giusta carica
facendo leva sulle nostre emozioni. Quando le nostre emozioni sono influenzate in senso positivo si
Tutti gli stili guida possono avere influssi positivi. Gli ultimi due stili di leadership vanno
usati con parsimonia, per brevi periodi ed in particolari contingenze. Un loro uso prolungato
porterebbe ad un deterioramento del clima aziendale con inevitabile calo della produttività.
Affiliativo: favorisce le relazioni interpersonali creando armonia nello staff; la sua azione è
positiva sul mantenimento di un sereno clima aziendale; è un approccio utile in momenti di tensione
Battistrada: è il leader che raggiunge per primo i risultati aprendo nuove strade di business;
molte volte in azienda è usato in maniera inefficace o per troppo tempo portando a risultati
insoddisfacenti; può essere efficace quando un'azienda deve aprire nuovi mercati ed i dipendenti si
sentono insicuri di fronte al rapido cambiamento degli scenari. Un abuso di questo stile di
Autoritario: utilizza direttive chiare e precise che non ammettono replica; usa spesso la leva
motivazionale legata alla paura delle conseguenze rendendo il clima aziendale teso e poco incline
all'assunzione di responsabilità da parte dei singoli; questo stile di leadership trova utilità ed
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(traduzione rivisitata)
relazioni umane. Io le chiamo competenze classiche di empatia che tutti dovrebbero conoscere e,
più importante, dovrebbero PRATICARE. Scorrete questa lista e considerate il miglioramento per
tutti voi e per la vostra squadra che otterreste esercitando queste competenze.
Solo incoraggiandone l'uso si potrebbero lisciare alcune piume arruffate o detendere una
situazione di tensione.
Non c'è nulla che valga come una parola di saluto allegro. Per collegarsi veramente all’altro,
Ci vogliono 72 muscoli per aggrottare le sopracciglia, solo il 14 per sorridere. Se sorridi gli altri
La dolce musica all'orecchio di chiunque è il suono del suo nome. Assicurati di dirlo correttamente
e spesso.
Parla ed agisci sinceramente come se tutto quello che fai sia con vero piacere.
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dei sentimenti degli altri. Di solito ci sono tre lati di una polemica: la tua, l'altra persona, la cosa
9 vigila
per dare un servizio eccellente. Ciò che più conta è ciò che facciamo per gli altri, non per noi stessi.
Non prendere nulla troppo sul serio. Quando si aggiunge un sacco di pazienza e umiltà, si avrà una
In questa epoca concettuale, una più profonda comprensione delle sottigliezze delle
interazioni umane diventa non solo importante ma indispensabile. In effetti, alla Business School di
Stanford, gli studenti stanno affollando a uno dei corsi attivati di recente chiamato "dinamiche
interpersonali".
Bernard Bass nel manuale sulla leadership propone 11 categorie di significati attribuiti alla
1. Leadership come focus della dinamica di gruppo, il leader viene visto da alcuni autori
come protagonista, punto di polarizzazione, centro focale di gruppo. La tendenza che si riscontra in
2. leadership come personalità e suoi effetti: questa definizione fa parte della teoria dei tratti
secondo la quale si devono ricercare le caratteristiche che rendono alcune persone più capaci di altre
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nell'esercitare la leadership. Gli studiosi ricercano una definizione che descriva più le caratteristiche
che il leader deve possedere per essere tale, piuttosto che una spiegazione del termine leadership;
manipolare le persone così da ottenerne il meglio con i minimi contrasti e la massima cooperazione
attraverso il contatto face-to-face tra leader e subordinati; viene quindi vista come un esercizio di
influenza unidirezionale, il gruppo e i suoi membri vengono messi in secondo piano e considerati
soggetti passivi;
4. leadership come esercizio dell'influenza, l'utilizzo del concetto di influenza segna un passo
decisivo nell'astrazione del concetto di leadership; gran parte degli studiosi che operarono negli anni
'50 utilizzarono definizioni affini. Il concetto di influenza implica una relazione reciproca tra
Behavior, emerse nello stesso periodo della precedente; I ricercatori cercarono di spiegare quali
fossero gli atti e i comportamenti caratteristici dell'esercizio della leadership, quelli propri di un
ogni implicazione alla coercizione, focalizzando invece l'attenzione alla relazione con i seguaci. Più
recentemente la strategia persuasiva è stata indicata come una delle modalità di leadership;
7. leadership come relazione di potere: per spiegare questo tipo di affermazione, gran parte
degli studiosi che l'hanno adottata hanno utilizzato due soggetti di riferimento, A e B, simulando tra
loro relazioni di potere; se A induce B ad attuare dei comportamenti per raggiungere un comune
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studiosi che l'hanno inclusa nelle proprie definizioni, ma alcuni più di altri hanno centrato la loro sul
raggiungimento dell'obiettivo; Questi studiosi considerano la leadership come forza principale per
stimolare, motivare e coordinare coloro che si muovono per raggiungere un obiettivo comune;
affermazione dalle precedenti è il nesso di causalità; in questa si nota che la leadership viene
considerata un effetto dell'azione del gruppo e non più un suo elemento formante. La sua
importanza sta nell'aver messo in evidenza che la leadership emerge dal processo di interazione tra
10. leadership come ruolo di differenziazione: fa parte della teoria dei ruoli secondo la quale
ogni individuo interagendo con altre persone o con un gruppo gioca un ruolo, solitamente diverso,
dagli altri individui. Diversi autori utilizzano definizioni che vedono nella leadership un attributo
affermazione si vuole intendere che la funzione di leadership è indispensabile per l'avvio di una
Warren Bennis
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