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NUMERO 501.

DICEMBRE 2023

NEL SEGNO
D E L L’A R T E

- Gianni Berengo Gardin, David Tremlett, Oscar Niemeyer,


I N T E R N I D ’AU T O R E

Rem Koolhaas, Alekos Fassianos - D E S I G N Note di stile, tavole a tema

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ARCHITECTURAL DIGEST INTRO

Sommario

32

60

79
60
2 7 Editoriale

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Note 85

Galleria 46
di stile Il tempo delle mele
Natura, storia, arte e bellez-
Foto: Mattia Iotti; Simon Watson; courtesy Iwan Baan

Fuori dal comune za in una residenza secolare


Rem Koolhaas crea una ca- Ispirazioni, accostamenti, dia-
32 della Val d’Orcia
sa essenziale e complicata. loghi e contrasti per quattro di-
La scatola magica In Austria, per una famiglia verse stanze della convivialità 9 1 Prodotti ad arte
Nel Laboratorio dei Cerchi, nel
cuore più antico di Roma, dal 56 6 9 David Tremlett a Milano 97
1900 si costruisce meraviglia Autoritratto con oggetti 7 2 Splendida cornice Wine connection
Gianni Berengo Gardin ritrae AD svela i punti di incontro tra
43 79
il luogo dove ha raccolto la vi- vino, design, arte e architettu-
Esporre l’invisibile ta, i viaggi, i ricordi, il lavoro A futura memoria ra in un Culture Club speciale
A Ginevra il Science Gateway Da New York a Ferrara, l’archi-
di Renzo Piano mette in mostra tettura dei musei intraprende 9 9 La Dark Lady di Maserati
la bellezza della scienza strade inedite 1 0 1 Lavastoviglie futuristiche

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ARCHITECTURAL DIGEST INTRO

Sommario

150

136 124
107

Case

Cover: Simon Watson. Foto: Stephen Kent Johnson; De Pasquale + Maffini; Ruy Teixeira
108 164
Riannodare fili Piano sequenza
Un posto lontano da tutto, Da tabula rasa a contenito-
una castellana femminista, re universale d’arte e di vita:
una famiglia creativa: così è ri- 136 l’appartamento di Maite e Pao-
nato Borgo Adorno Miti greci lo Bulgari a Madrid
Il colore, gli dèi, l’Odissea, l’e-
124
terno presente sono la materia
Buen retiro prima della dimora di Alekos
L’ultimo progetto di Oscar Nie-
meyer ricomincia a vivere a
Ilhabela. Una finestra rotonda
Fassianos. Un’opera totale

150
Backstage In copertina:
Nel salottino del ca-
stello di Borgo Ador-
e un mondo al di là I tre segreti Idee, oggetti, materiali ispira- no, sofà ot tocente-
ti alle case di questo numero sco e poltroncina Lui-
Un letto king-size, bagni e di- gi Filippo. Alla parete
vani separati: Ryan Lawson 1 2 3 Nuovo classico
Miti al femminile di Cle-
men Parrocchetti.
trasforma un loft a Manhattan 1 6 3 Happy hour
in un capolavoro di décor 1 7 5 Superfici

1 7 6 Dieci domande

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photography by Andrea Ferrari

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ARCHITECTURAL DIGEST E D I TO R I A L E

NEL SEGNO
DELL’ARTE
Francesca Santambrogio
Head of Editorial Content AD Italia

Ho un viaggio in mente, andare in Argentina, attraversare il Par- luogo dove “tornare” e negli anni ’50, dalla già caotica Milano,
co Nazionale Perito Moreno ed entrare nella Cueva de las Manos. era approdata al Castello di Borgo Adorno, a Cantalupo Ligure, e
Quelle mani rosse e nere mi hanno sempre emozionato. Sono un lo aveva trasformato nel suo museo personale. La galleria privata
segno di tredicimila anni fa che oggi leggiamo come segno d’ar- di Oscar Niemeyer invece è a Ilhabela, un’isola incantata a nord
te. Noi e l’esperienza artistica. Noi e questo numero che chiude il di San Paolo, immersa nella luce dove risplende una vita d’incon-
2023 e che abbiamo voluto dedicare interamente al piacere, al bi- tri, qui una lampada di Guido Gambone, là una scultura di Pau-
sogno di vivere insieme al genio dei pittori, degli scultori, degli lo Pires, più in là una sedia di Lina Bo Bardi. E a Lina Bo Bardi
architetti, dei designer. L’arte dilata la mente e lo spazio. L’arte si è ispirato Ryan Lawson per lo spazio del loft di James LaFor-
e siamo altrove. E dunque siamo nel Laboratorio dei Cerchi, do- ce e Stephen Henderson, a Chelsea. Ma di tutte le sedie di queste
ve nascono da oltre un secolo le straordinarie scenografie dipin- pagine, vorrei la sedia rossa con spalliera a profilo di dio greco,
te a mano dell’Opera di Roma. Ma ci sono anche i teatri domesti- disegnata da Alekos Fassianos per la sua casa a pochi minuti da
ci e uno di questi è lo studio di Gianni Berengo Gardin, che il ma- Atene, dove, tra pochi mesi, nascerà il figlio di sua figlia Viktoria.
estro della fotografia italiana ha trasformato in un autoritratto. In fondo anche l’appartamento in un palazzo inizio Novecen-
Se penso a Gianni penso alla sua amicizia, anche professionale, to a Madrid è una dimora di famiglia, nel senso che tutti gli artisti
con Renzo Piano, e di Piano è stato appena inaugurato a Ginevra nella collezione dei padroni di casa, Maite e Paolo Bulgari, nasco-
il Science Gateway del CERN, dove la scienza è esposta come fos- no uno dall’altro, dal XVI secolo a oggi. Per scoprire il talento che
se arte. Due forme di sapere, che fino al XVIII secolo erano unite li contiene tutti siamo andati a Barcellona, nello studio di Horacio
Ritratto: Giampaolo Sgura

e che poi ingiustamente hanno preso strade diverse. Volessi risen- Pérez-Hita, tra i massimi esperti dell’arte di incorniciare un’ope-
tirle una accanto all’altra, una mano sull’altra, andrei in Austria, ra. Non importa il valore del dipinto, gli Arlecchini di Picasso, le
sul lago di Zell e guarderei ammirata quella meravigliosa machi- Pitture Nere di Goya, il disegno di un bambino. Ognuno ha diritto
ne à habiter, piccola e complicatissima, capolavoro di Rem Ko- alla sua cornice. Adesso che ci penso, ho l’impronta della mia ma-
olhaas. Un ritorno allo spazio domestico dopo quasi trent’anni. no accanto a quella di mia figlia. Sono tutte e due blu. In cornice,
Anche Clemen Parrocchetti, signora e artista, aveva cercato un sono l’arte che guardo quando mi sveglio ogni mattina. ○

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TRADUZIONI: Language Consulting Congressi S.r.l. REVISIONE TESTI: Studio Diwa OR COPYRIGHT COOPERATION

FOTOGRAFIE DI: Gianni Berengo Gardin, De Pasquale + Maffini, Mattia Iotti, Stephen Kent Johnson, Pernille Loof Adria: Vogue Australia: GQ, Vogue
& Thomas Loof, Claudia Mauriño, Alessandro Moggi, Lucas Possiede, Germán Saiz, Ruy Teixeira, Simon Watson Bulgaria: Glamour China: AD, Condé Nast Traveler,
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ARCHITECTURAL DIGEST GALLERIA

AD a Milano incontra David Tremlett ed entra nell’atelier di Berengo Gardin


attraverso scatti realizzati per noi dal maestro; a Roma svela l’incredibile
Laboratorio dei Cerchi; racconta il Science Gateway di Renzo Piano a Ginevra
e una villa in Austria firmata Rem Koolhaas; e novità per la tavola e dintorni

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ARCHITECTURAL DIGEST

L A S CATO L A MAGICA

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GALLERIA

Sotto il tetto a capriate in cemento armato,


realizzato nel 1931 dall’architetto futurista
Clemente Busiri Vici, si aprono gli spazi immensi
del Laboratorio di Scenografia del Teatro
dell’Opera di Roma. In una sala di 23x44 metri,
da quasi un secolo si realizzano i fondali dipinti a
mano, capolavori della cosiddetta scuola
di scenografia all’italiana.

In un ex pastificio ottocentesco nel cuore più antico di Roma dal 1900 si costruisce la meraviglia
testo Laura Leonelli produzione e styling Francesca Santambrogio foto Simon Watson
ARCHITECTURAL DIGEST GALLERIA

in alto , da sinistra
Elementi di scenografia di Scenografia. Il magazzino, diretto da Anna
un futuro spettacolo. Accanto, il costume del Biagiotti, conserva oltre 70.000 costumi,
cavallo, riproduzione di quello disegnato da dai primi del ’900 a oggi. pagina accanto
Picasso per il balletto Parade nel 1917. Uno degli artisti del Laboratorio dei Cerchi
Il magazzino costumi occupa il primo, il secondo dipinge in piedi, cioè all’italiana, una scenografia
e parte del terzo piano del Laboratorio di del balletto Il lago dei cigni.

«La scenografia è un’opera d’ingegneria, e queste


tecniche vanno tramandate, apprese e conservate sul
posto di lavoro. Non esistono scuole, ma solo
maestri che si sono formati qui e che trasmettono
il loro sapere alle nuove generazioni» D a n i l o M a n c i n i

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crediti
ARCHITECTURAL DIGEST GALLERIA

«La scenografia all’italiana, dipinta in ogni suo


elemento, nasce insieme al melodramma alla fine
dell’Ottocento ed è ancora oggi un elemento
fondamentale della magia del teatro» D a n i l o M a n c i n i

sot to , da sinistra Le maestranze costruiscono Hariclea Darclée, e quello della Turandot


alcuni elementi di scena; un mascherone per realizzato per Maria Callas. E, ancora, gli abiti
un allestimento. pagina accanto Alcuni costumi firmati da Caramba negli anni ’30,
storici conservati nel magazzino. Tra i più quindi quelli del Don Carlos per la regia di
preziosi, l’abito originale di Tosca indossato per Luchino Visconti, e ancora quelli
la prima rappresentazione del 1900 dal soprano della Carmen, disegnati da Renato Guttuso.

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ARCHITECTURAL DIGEST GALLERIA

«Ho imparato tutto da Ettore Rondelli, scenografo


e maestro sommo. Ettore dipingeva un fondale
e io cercavo di rubare il mestiere con gli occhi. Chiedevo:
“Maestro, posso stare a guardarla?”.
E lui:“Sì, però fai silenzio”» A r m a n d o P a s t i

sot to , da sinistra
Una scenografia, ispirata di Scenografia, detto Laboratorio dei Cerchi,
a Degas. Gli artisti del Laboratorio del Teatro perché affacciato su via dei Cerchi, accanto
dell’Opera realizzano in grande i bozzetti alla chiesa di Santa Maria in Cosmedin, era alla
degli scenografi, dividendo la tela in quadrati fine dell’800 un pastificio. Nelle fondamenta
di un metro quadro l’uno e dipingendo in scala è stato ritrovato uno dei più importanti mitrei
il disegno. L’edificio che ospita il Laboratorio di Roma, dedicato al culto del dio Mitra.

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All’incontro era arrivato puntualissimo e aveva bussato a vent’anni, allievo dell’ormai leggendario “Primo cor-
con una certa esitazione. Armando Pasti era venticin- so sperimentale per aiuto scenografi realizzatori”, e og-
quenne nei primi anni ’60 ed era un giovane artista di gi responsabile del Laboratorio di Scenografia e del suo
via Margutta con molto talento e un amore speciale per ineguagliabile patrimonio.
Cézanne e Matisse. Per raggiungere il luogo più segre- Bisogna avere visione, appunto, per tradurre su im-
to del Teatro dell’Opera di Roma aveva percorso la sa- mense superfici i bozzetti degli scenografi e immagina-
lita lungo la chiesa di Santa Maria in Cosmedin, quella re “in piano” i volumi, le fughe, i giochi d’ombra e di lu-
che ospita nel suo portico la Bocca della Verità. Quindi ce, che gli spettatori vedranno in verticale. Bisogna ave-
aveva aperto la grata di ferro di un enorme ascensore, re visione quando si mescolano i colori e si legano alla
era salito all’ultimo piano, il quarto, e finalmente si era colla di coniglio, tutto fatto “in casa”, per intuire le ve-
trovato di fronte a una porticina «che immaginavo fosse lature che distese sul tulle daranno poi l’impressione di
di un ufficietto e invece improvvisamente mi si è aperto un’infinita e soprannaturale profondità. Ma bisogna an-
il mondo», racconta il grande scenografo, allievo di ma- che avere visione per intravedere negli spazi di una vec-
estri e maestro di allievi che a loro volta oggi trasmetto- chia fabbrica in disuso il luogo dove ogni giorno pren-
no il sapere più antico del teatro: la scenografia dipinta, de vita l’anima del teatro, quella magia che apre la sca-
detta “all’italiana”. Rifacendo tola scenica e ci porta in una
lo stesso percorso, arriviamo foresta incantata, un mare in
anche noi di fronte a quel fati- tempesta, un palazzo, un de-
dico ingresso e Danilo Manci- serto, un tramonto. L’edificio
ni, che di Maurizio Varamo è in via dei Cerchi, occupato og-
stato allievo, come Varamo fu gi dal Laboratorio, era in origi-
allievo di Pasti, a sua volta di- ne quello del pastificio Panta-
scepolo del leggendario Etto- nella, nato alla fine dell’Otto-
re Rondelli, socchiude l’uscio cento su un’area che fatichia-
e sorride, lui consapevole, noi mo a immaginare industriale
non ancora, dello spettacolo tanto è ricca di tesori archeolo-
che ci aspetta. Davanti ai no- gici. Dall’alto della magnifica
stri occhi splende l’immen- terrazza di milleduecento me-
so salone, ventitré metri per tri quadri che circonda la sala
quarantaquattro, del Labora- pittura vediamo il Circo Mas-
torio di Scenografia del Tea- simo, il Colle Palatino, il Cu-
tro dell’Opera di Roma, unico polone, il Tevere. Alla fine de-
teatro, insieme al Massimo di gli anni ’20 quella costruzione
Palermo, a vantare una simi- aliena al fascino di Roma e de-
le meraviglia all’interno delle stinata a essiccare la pasta, con
sue maestranze. una climatizzazione dunque
A terra, sotto la volta a ca- ideale, sembrò perfetta per ac-
priate in cemento armato, pro- cogliere, oltre la falegnameria
gettata dall’architetto futurista Clemente Busiri Vici nel e il laboratorio scenografico, anche il magazzino costu-
1931, si stende il fondale della prima edizione della To- mi, oggi diretto da Anna Biagiotti. Tutti sono passati di
sca, gennaio 1900, ed è la scena del primo atto nella qui, Picasso, Prampolini, de Chirico, Chagall, Guttuso,
chiesa di Sant’Andrea della Valle. Accanto, tra luci not- Manzù, Turcato, Burri, in tempi recenti anche Weiwei,
turne, riverbera la scenografia de Il lago dei cigni, ispi- e poi registi come Visconti e Zeffirelli, e proprio Zeffi- Assistente alla produzione: Giovanni D’Odorico Borsoni
rata all’Isola dei morti di Böcklin. Ai bordi, e sono più relli un giorno chiamò Armando Pasti a Cinecittà, dove
di duecento metri quadri per ogni tela, due ragazze, una nel 1963 stava girando La Bohème. Una scena era previ-
romana, l’altra cinese, allieve di uno stage di sei mesi, sta alle Tuileries, ma i costi di produzione non permet-
dipingono alcuni dettagli e in mano hanno l’acrobati- tevano le riprese a Parigi. Nessun problema, Armando
co “pennello da tiro”, un’asta lunghissima con una piat- dipinse in una sola notte, e da solo, il gigantesco fonda-
tina di peli di cinghiale «perché la pittura scenografi- le del giardino, tra fontane, alberi, fiori, cielo, nuvole.
ca all’italiana, la nostra, si fa in piedi ed esige un’abili- Il cinema aveva chiamato in aiuto il teatro. E la pittura,
tà, una velocità, ma soprattutto una visione diversa da che del teatro è compagna fedele, aveva superato come
tutte», spiega Danilo Mancini, che in teatro è arrivato sempre i limiti imposti dalla realtà. ○

sopra All’ultimo piano del Laboratorio di Scenografia posano Armando Pasti e Danilo Mancini. Sono due generazioni
di grandi maestri uniti dall’amore per il loro lavoro e dall’impegno a preservare la bellezza di un mestiere unico al mondo.

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A Ginevra è stato inaugurato il Science Gateway, polo di educazione e cultura


scientifica progettato da Renzo Piano per il CERN. Per l’occasione, Carolyn
Christov-Bakargiev ci racconta l’antico e cruciale legame tra arte e scienza

ESPORRE L’INVISIBILE
testo Alessandra Laudati
Immagine: © Renzo Piano

Quali sensazioni proverebbe Leonardo da Vinci – lui, pittore e superati i limiti determinati da una presupposta incomunicabi-
scienziato che con il suo genio creativo ha dimostrato che non lità tra queste due discipline.
c’era differenza tra i due maggiori campi dell’espressione uma- «Un tempo scienza voleva dire solo “sapere” e il sapere del-
na, l’arte e la scienza – se si trovasse a camminare nei tunnel di le belle arti fino al ’700 non era separato dalla scienza, come i
un luogo dove la scienza è esposta come se fosse un’arte? Que- grandi artisti del passato hanno dimostrato. Le Wunderkam-
sto spazio è il Science Gateway di Ginevra, luogo dove sono stati mer, le camere delle meraviglie, in Europa erano i musei privati

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ARCHITECTURAL DIGEST GALLERIA

«Un ponte di vetro collega i diversi


dell’aristocrazia che comprendevano sia opere d’arte che elemen- temi e i diversi spazi e al tempo
ti della sfera naturale e della fisica», spiega Carolyn Christov-Ba-
kargiev, direttrice del Castello di Rivoli che da anni si interessa stesso favorisce l’incontro fisico tra
della stretta relazione tra arte e scienza. «Con l’arte digitale, ma ricercatori e bambini, visitatori
ancor prima con l’arte del ’900, si riscopre quale profondo paral- e fisici, turisti e scienziati, tutti spinti
lelismo ci sia tra questi due mondi. Non si può pensare che l’ar-
te sia soggettiva e la scienza oggettiva: in realtà sono entrambe dalla curiosità e dalla sete
soggettive o entrambe oggettive. Tra Picasso e Einstein c’è solo di conoscenza» Renzo Piano
una piccola differenza», continua la di-
rettrice, «ma sostanzialmente l’idea di
Einstein, che la materia e l’energia sono
correlate, è simile all’idea di Picasso che
smonta una rappresentazione figurativa
e fa vedere un bicchiere da tanti punti di
vista diversi sulla superficie piana di una
tela. Sembra quasi un’illustrazione della
teoria della relatività! Ancor di più i fu-
turisti hanno evidenziato questa relazio-
ne. Rendere visibile l’invisibile è l’obiet-
tivo di un insegnamento di fisica ma an-
che di una parte dell’arte: sia il sogno dei
surrealisti che la matematica del mondo
come in Piero della Francesca. Se poi si
pensa ai quadri di Jackson Pollock, sono
una polverizzazione, una atomizzazione
della pittura».
In parte questa fratellanza tra arte
e scienza è ciò che suggerisce l’iniziati-
va del Consiglio Europeo per la Ricerca
Nucleare, noto a tutti con l’acronimo di sopra Il tetto dello Science Gateway dove sono posizionati i pannelli solari. Il progetto è di Renzo Piano
CERN, che ha destinato il Science Ga- Building Workshop Architects in collaborazione con Brodbeck-Roulet Architectes Associées.
pagina precedente Il disegno di Renzo Piano è la sezione del progetto di uno dei due tunnel sopraelevati.
teway, un complesso di 7mila metri qua-
drati, a mettere in mostra e far sì che la
scienza, un sapere apparentemente così lontano, possa essere sono come sospesi nello spazio: al loro interno è stato ricreato
fatto proprio, indagato, contemplato e alla portata di tutti come l’ambiente che rappresenta gli originali che si trovano 100 metri
un’opera d’arte. Infatti tutti si sentono in grado di disquisire su sotto terra, dove la sperimentazione svela i segreti più profondi
un quadro ma quasi tutti tacciono – tranne gli addetti ai lavori – della materia. Cinque ambienti diversi ospiteranno mostre inte-
di fronte a una formula matematica. rattive e laboratori immersivi. Il padiglione nord è concepito come
Al di là di stereotipi e luoghi comuni, l’arte vive da sempre uno spazio molto flessibile che può fungere da sala conferenze da
nella scienza e la scienza vive nell’arte. Gli artisti hanno a lungo 900 posti, essere suddiviso in tre sale indipendenti o ospitare due
esaminato, sperimentato e saputo utilizzare le innovazioni scien- stanze più piccole e una a tutta altezza per spettacoli. Il padiglio-
tifiche per poter diffondere messaggi, stimolare emozioni e creare ne sud è destinato invece a contenere mostre interattive. I tunnel,
bellezza. «La scienza unisce le persone e mostra ciò che l’umani- due “tubi” sopraelevati, sono progettati per ospitare le mostre per-
tà può raggiungere quando mettiamo da parte le nostre differen- manenti e temporanee del CERN. Il ponte che collega queste aree
ze e ci concentriamo sul bene comune. Dà speranza e fiducia in è strutturato come una strada elevata a sei metri di altezza che at-
un futuro migliore. Vogliamo che Science Gateway ispiri, a tut- traversa la Route de Meyrin, accanto al confine tra la Svizzera e la
ti coloro che lo visitano, la bellezza e i valori della scienza». Con Francia. Una selva di 400 alberi collega gli edifici esistenti con il
queste parole Fabiola Gianotti, direttrice generale del CERN, ha nuovo progetto del Science Gateway, una foresta per affermare che
inaugurato il Science Gateway, un nuovo spazio espositivo a un ogni esplorazione riguarda la natura, qualunque sia la sua scala.
Foto: Paul Clemence

passo dal più grande acceleratore di particelle del mondo. Al Science Gateway si ha davvero la possibilità di andare al-
Il progetto è dell’architetto Renzo Piano: un portale sulla ri- la scoperta dell’universo e della sua evoluzione, comprendere i se-
cerca, un “ponte” di vetro per collegare spazi e idee, esperti e vi- greti della natura, rendere visibile l’invisibile, celebrare l’inventi-
sitatori, curiosità e conoscenza. Forme ispirate ai tunnel sotter- va e la creatività, due doti dell’uomo senza le quali né scienza né
ranei dell’acceleratore che nell’architettura del progetto di Piano arte esisterebbero. ○

44
ARCHITECTURAL DIGEST GALLERIA

FUORI DAL COMUNE


testo Phillip Denny styling Marvin Unger foto Pernille Loof & Thomas Loof
Rem Koolhaas si discosta dai megaprogetti e crea una casa
essenziale e complicata. Una spettacolare
“machine à habiter”in riva al lago, per una famiglia austriaca

Un tavolino Bon Bon di Studio Superego


in plexiglass colorato nel living a doppia
altezza al primo livello, con vista sul
paesaggio. pagina accanto La tenda azzurra
con l’“oculus” di Petra Blaisse separa
la camera da letto principale dalle scale.
ARCHITECTURAL DIGEST GALLERIA

da sinistra La sauna è rivestita con piastrelle


di ceramica grigio chiaro sulle superfici
orizzontali e verticali. La stanza della doccia è
ricoperta in legno okumè dal finish trasparente.
Alle pareti, lampade a led tubolari waterproof.
pagina accanto Al secondo piano, nello spazio
“Gemütlich”, il divano Sherazade di Edra
per il relax. La luce filtra dall’alto attraverso
il soffitto/pavimento sovrastante in pannelli
di resina verde rinforzati con fibra di vetro.

Il tempo cambia velocemente sullo Zeller See, in Austria. All’al- megaprogetti dello studio di Koolhaas, OMA (Office for Metropo-
ba, la nebbia si alza dal lago, insinuandosi nel tranquillo villaggio litan Architecture). Questa struttura, relativamente piccola – cir-
sulla sua sponda occidentale. Il sole di mezzogiorno attraversa le ca 278 metri quadri –, si colloca senza dubbio tra i più grandi inve-
nuvole, luci e ombre giocano in chiaroscuro sul paesaggio alpino. stimenti dell’architetto in termini di tempo per metro quadro. Ko-
Una breve pioggia pomeridiana bagna la valle, ma c’è il sole: i tet- olhaas ha presentato personalmente in municipio il suo progetto
ti luccicano e la superficie del lago splende. per la casa. «L’architetto del Comune lo ha definito l’edificio più
È quello che si ammira dalla Austrian House, l’ultima casa importante di Zell am See dopo la chiesa», ricorda il cliente. «E
ideata da Rem Koolhaas. È la prima dimora che disegna da qua- San Ippolito fu costruita nel 1215».
si trent’anni: la Maison à Bordeaux era stata ultimata nel 1998, e Se la si guarda per la prima volta dalla città, la casa sembra
prima c’erano state la Dutch House nel 1995 e Villa dall’Ava nel marmo bianco che sporge dal fianco della collina. Dopo una nevi-
1991. Tutte considerate capolavori. Realizzata in stretta collabora- cata, è quasi invisibile. Inserita tra due tozzi edifici alpini, lungo un
zione con l’architetto Federico Pompignoli, questa casa segna una viale stretto, la struttura occupa una zona ripida, larga poco più di
svolta sorprendente nella carriera di uno dei progettisti più celebri 12 metri, l’ex cortile laterale della dimora accanto. È una stretta tor-
al mondo. La pianificazione della casa è iniziata una sera a cena, re che si innalza dalla strada. «Come può una casa sotterranea far
sei anni fa. Il cliente aveva appena rivelato di possedere un minu- entrare la luce del giorno e avere delle visuali, che sono essenziali
scolo, e forse non edificabile, terreno collinare vicino alla sua cit- per vivere?», domanda Koolhaas, riassumendo la contraddizione
tà natale, e Koolhaas, incuriosito dalla sfida, aveva già un proget- alla base del progetto: i complessi livelli sovrapposti della struttura.
to in mente. È stato un sollievo, ricorda il cliente, rispetto ai soliti In superficie, il cemento bianco della casa ha una finitura lucida,

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ARCHITECTURAL DIGEST CASE

venga sul sito eurekaddl.sbs


49
ARCHITECTURAL DIGEST GALLERIA

«Quello che mi ha
attratto di questo
progetto è stato il sito,
piccolo e stretto:
qui sarebbe
impossibile creare
una casa grande»
Re m Ko o l h a a s

a sinistraDiscostata dalla parete


argento, la scala in resina sembra
fluttuare. sot to La camera da letto
principale vista dalla scala, con la
tenda azzurra di Petra Blaisse aperta.

sembra porcellana finissima. A livello strada, nell’ingresso discre-


to, la grande porta di metallo gira silenziosamente verso l’inter-
no, rivelando tre rampe e mezzo di scale che salgono dritte, paral-
lele, senza mai toccarla, a una parete luminosa ricoperta da quel-
lo che ricorda un foglio di alluminio isolante e che evoca i rivesti-
menti della Factory di Andy Warhol. A sinistra, una stanza rive-
stita in caldo legno okumè offre spazio per riporre giacche e scar-
poni, sostituiti da morbide pantofole in feltro, che aiutano anche
a proteggere i pavimenti in resina chiara.
Salire le scale è come fare un’escursione sulle Alpi, in miniatu-
ra: ogni piano offre una vista diversa. Una rampa più su, lembi in
gomma separano la tromba delle scale da un living a doppia altez-
za, le cui pareti opposte incombono come scogliere a picco. Il pa-
vimento prosegue verso l’esterno, su una terrazza. L’interno e l’e-
sterno sono divisi da due ampie lastre di vetro che coprono l’intera
larghezza dello spazio. Ruotando una manopola nascosta, il pan-
nello inferiore scivola dolcemente verso l’alto. Le suite doppie per
gli ospiti – due accoglienti camere con pareti in pelliccia sintetica

50
I told the stars about you.

paolocastelli.com
ARCHITECTURAL DIGEST CASE

a sinistra Al terzo piano, le piattaforme


meccaniche del living vengono abbassate
per creare una zona conversazione.
sot to , dall ’ alto La veduta esterna
della terrazza al primo livello della casa,
che si apre dal living a doppia altezza.
La vista sul lago dall’interno della
Austrian House di Rem Koolhaas.

e con il bagno rivestito in legno – si trovano dietro il living, scava-


te nel fianco della collina.
Sul piano successivo, due scatole di legno sporgono dal mu-
ro di cemento: si scopre che si tratta del retro dei mobili della cuci-
na. All’estremità che dà sul lago, una parete in legno fa da sfondo
a una cucina in acciaio inox che ha la lucentezza raffinata di una
scultura minimalista. Un antico Suppenbrunzer, una sfera di vetro
soffiato con dentro una colomba in legno intagliato, uno degli og-
getti più amati dal padrone di casa, è sospeso su un tavolo da pran-
zo di Eero Saarinen. Di fronte alla cucina, il soffitto si innalza so-
pra un grande letto morbido cosparso di cuscini dove rilassarsi. Da
un lato, lastre di vetro strutturale sostengono la grata verde chiaro
traslucida del pavimento sovrastante. Dall’altro, un lungo lucerna-
rio si apre sul terrazzo superiore. In un angolo in alto, un’apertu-
ra trapezoidale nel cemento ci offre uno scorcio della sauna e della
doccia poste al livello sovrastante. Nell’angolo opposto, una bre-
ve scalinata conduce a un corridoio buio che si addentra in pro-
fondità nel fianco della collina. Dopo una curva a 90° c’è una sca-
la stretta e ripida che conduce a una porta massiccia. Varcata la so-
glia, lo spazio si dilata, ed è uno spettacolo. È come entrare in un
telescopio: la linea del tetto a zigzag della casa sale e scende lun-
go la sua lunghezza, scandendo ritmicamente uno spazio dentro

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STOCKHOLM COLLECTION,SPA SINK AND BATHTUB,
INVISIBILE MIRROR, BASIC.2 SHOWER SYSTEMr55
ARCHITECTURAL DIGEST CASE

«L’architetto del Comune lo ha definito l’edificio più importante di Zell am


See, dopo la chiesa. E San Ippolito fu costruita nel 1215» R e m K o o l h a a s

l’altro: dalla camera da letto al bagno, dal soggiorno alla terrazza.


L’insieme è sorprendentemente rarefatto, uniformato da una pa-
lette di pochi materiali, in contrasto con i primi lavori dell’archi-
tetto, simili a collage. «Sono sempre più scettico sull’ossessione a
differenziare», ammette Koolhaas. «Apprezzo l’idea della riduzio-
ne, ma anche l’intensificazione dell’esperienza».
Una scrivania e una sedia in tubolare d’acciaio di Marcel Breu-
er e un letto sospeso sono tutto ciò che occupa questa zona notte.
L’architetto ha condensato il bagno adiacente in un insieme di su-
perfici nude. Premendo un interruttore si aprono due portelli in ve-
tro sul pavimento, scoprendo una vasca da bagno con doccia, in-
cassati. Di fronte al bagno, una lunga parete di vetro ruota facil-
mente, spinta a mano, consentendo a una parte della casa di aprir-
si verso l’esterno, a ventaglio, verso il lago. Una tenda azzurra del-
la designer olandese Petra Blaisse scivola tra la zona notte e la zo-
na giorno, con un “oculus” nel tessuto. All’estremità, due piatta-
forme meccaniche possono sollevarsi dal pavimento e diventare
sopraL’architetto olandese Rem Koolhaas.
un tavolo da pranzo, o scendere, per formare una zona conversa- La panca integrata sul fianco di uno
in alto
zione. Un grande pannello di vetro scorre verso l’alto nel soffitto dei muri in cemento della casa.
per dare accesso a una terrazza. Qui, di fronte al paesaggio, l’ar-
chitettura si fa da parte, in silenziosa riverenza. ○

54
ARCHITECTURAL DIGEST

Gianni Berengo Gardin, uno dei grandi maestri della fotografia italiana, ritrae il luogo
dove giorno dopo giorno ha raccolto la vita, i viaggi, i ricordi, il lavoro
Ritratto: Paolo Angelini

AUTORITRATTO CON OGGETTI


a cura di Alessandra Laudati foto Gianni Berengo Gardin

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GALLERIA

«Troppe cose da fotografare in questo posto! Sono stato in prodotti culturali, luoghi animati dalla presenza dell’a-
sempre un collezionista di tutto: giocattoli, vecchie navi, nimo umano, sempre con occhio ironico e partecipe sui
oggetti kitsch, popolari e di poco valore che mi ricordas- fatti della vita, molto spesso catturando momenti partico-
sero i servizi fotografici appena conclusi». lari abbinati al desiderio di mostrarne sentimenti e valo-
Così racconta Gianni Berengo Gardin camminan- re, riuscendo molto spesso a contribuire nel far conoscere
do tra i tanti oggetti disseminati nel suo grande spazio. problemi sociali del mondo contemporaneo, come le fo-
C’è ancora la camera oscura dove ha stampato le sue fo- to nei manicomi al tempo di Franco Basaglia o le Gran-
to in bianco e nero, c’è il suo immenso archivio di provi- di Navi a Venezia.
ni, due milioni, i 264 libri suoi e quelli di tanti altri foto- Una vita scandita da incontri spesso iniziati per lavo-
grafi. Poi tanti Buddha, 100 statuine di una processione ro e poi trasformatisi in profondi legami di amicizia: in-
in Puglia, piccoli oggetti di latta, barche di legno vene- tellettuali, artisti, architetti, fotografi hanno in qualche
ziane, un elenco infinito di opere d’arte di amici: Mario modo influenzato le sue scelte, il suo stile.
Ceroli, Adolf Vallazza, Ugo Nespolo, la raccolta dei tan- Bruno Zevi ha creato nel 1965 l’occasione per il suo
ti premi e lauree ad honorem ricevute nel corso di ses- primo libro fotografico: Venise des Saisons con testi di
sant’anni di lavoro. Giorgio Bassani e Mario Soldati. Rifiutato da editori ita-
Perché per sessant’anni Berengo Gardin è andato in liani perché mostrava una Venezia insolita, invernale, po-
giro per il mondo a scattare, la cultura e il territorio per i co conosciuta, in bianco e nero, durante una mostra orga-
libri del Touring Club Italiano, le fabbriche Brionvega e nizzata da Zevi all’Istituto di Architettura di Londra, Be-
Olivetti per citarne alcune, quando le aziende investivano rengo Gardin fu intercettato da un editore svizzero che gli

sot to Il laboratorio di falegnameria dove Berengo Gardin ha costruito i modelli delle barche, per lo più della tradizione veneziana. Sulla parete,
gli attrezzi ben ordinati e, a destra, una parte dell’archivio delle stampe. pagina accanto Gianni Berengo Gardin ritratto da Paolo Angelini
nel suo studio a Milano. In primo piano, le opere dell’amico scultore altoatesino Adolf Vallazza; sono realizzate usando il legno bruciato dal sole
e dalla neve di vecchi masi. Ben visibili le travi delle capriate, elementi amati da Berengo Gardin perché ricordano le case di campagna.

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ARCHITECTURAL DIGEST

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GALLERIA

propose di fare un libro con tutte le foto della mostra, pro- io abbia fatto sono state le foto per il libro sui manicomi
prio le foto in bianco e nero che nessuno voleva. Con Ce- Morire di classe con Franco Basaglia. Mentre invece Elliot
sare Zavattini ha poi svolto un’interessante ricerca, Den- Erwitt mi ha mostrato la via da percorrere per dedicarmi
tro le case, degli italiani, un reportage per testimoniare i al racconto della vita quotidiana con occhio ironico e par-
cambiamenti della società nostrana, argomento insolito tecipe sui fatti della vita».
per quegli anni. La passione per la professione di reporter nasce an-
Con Renzo Piano è stato un sodalizio ventennale. A che dall’iniziativa di uno zio che viveva in America. «Zio
lui non «interessava il lavoro finito ma voleva fotografa- Fritz mi mandava libri di fotografia americana, che in Ita-
re gli operai, la vita dentro l’opera», spiega Berengo Gar- lia non erano ancora conosciuti, insieme ai preziosi rulli
din. Ricorda poi come Federico Zeri scrivesse sempre re- delle prime pellicole Ansco da 400 Asa, che mi permise-
censioni bellissime sul suo lavoro: «Forse la sua casa ro- ro di riprendere al meglio le atmosfere di una Venezia so-
mana, piena di sculture strepitose ma che conservava in prattutto invernale, brumosa, notturna. Ho capito che si
un angolo un tavolo pieno di cose kitsch, di poco valore, poteva fare un lavoro importante di documentazione, foto
ha influenzato il mio piacere per la raccolta di oggetti non di impegno culturale e sociale nel raccontare le persone».
importanti ma per me belli e di poco costo. A ogni servizio Sempre fedele alla sua Leica e alla pellicola, racconta
fotografico ricercavo un oggetto che mi ricordasse quel lo sgomento provato vedendo, tempo fa, il cartello pub-
medesimo progetto, forse anche perché ho poca memoria blicitario di una macchina fotografica digitale: “Non pen-
quindi per ricordare ogni lavoro trattenevo un ricordo». sare, scatta!”. Proprio il contrario del suo: «Prima penso
«Un lavoro molto doloroso ma forse uno dei più utili che e poi forse scatto». ○

sopra Un’abitudine passata di Gianni Berengo Gardin era fumare la pipa, soprattutto tabacco inglese. Una barca in legno costruita da lui.
Le poltrone disegnate da Charles Eames dove ama riposare. Nella libreria, i suoi 264 libri e una parte dei 600 volumi di fotografie
di reportage. pagina accanto Sul muro, litografia di Renato Guttuso con un dettaglio dei funerali di Togliatti. Sulla colonna, una raccolta
di ex voto comperati in giro per l’Italia e, a destra, una scultura in legno di Mario Ceroli. Sul tavolo, vecchie macchine fotografiche,
un Mao Tse-tung in ceramica, un vaso sempre in ceramica e un disegno di Ugo Nespolo.

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ARCHITECTURAL DIGEST

NOTE DI
STILE
Ispirazioni, accostamenti,
dialoghi e contrasti
per quattro diverse stanze
della convivialitˆ
a cura di Martina Lucatelli foto Mattia Iotti

60
SPECIALE

CLASSICO CONTEMPORANEO

Dall’alto, in senso orario: piatti in porcellana smaltata Floema di Giorgetti; brocca Rocks VII
in vetro di Driade; penna Meisterstück Classique di Montblanc; tavolo Kensington di Poli-
form; sedia Ginevra di Cattelan Italia; lampada a sospensione Lustre Volubile N°306 in bron-
zo di Hervé Van Der Straeten. Pagina accanto: bicchiere Rocks III di Driade; tovaglietta Sa-
teen Gold di Rivolta Carmignani; posate Rundes Modell di Alessi; segnaposto in bronzo Dior
Maison x Osanna Visconti; mobile bar Tako di Conte; busta e carta da lettere di Pineider;
paravento di Porada modello Hilton 2-3. Tessuto di fondo Khaima M1 terracotta di Lelièvre.

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ARCHITECTURAL DIGEST

62
SPECIALE

CROMORAMA

Dall’alto, in senso orario: centrotavola rosso di Raawii; piatto se-


gnaposto Il Viaggio di Nettuno di Ginori 1735; posate modello Se-
rafino di Serafino Zani; lampada da terra Apollo di antoniolupi; se-
die Locus Solus di Exteta, design Gae Aulenti; dado del set da gio-
co Jeu de dés Déclick di Hermès; bicchiere Berlingot Evo 2 a righe
di Laguna~B. Pagina accanto: lampada CL5 di Sowden Light; dado
del set Jeu de dés Déclick di Hermès; tavolo Mateo di Molteni&C;
runner in cotone di Carillo Home; portatovagliolo The Table Love in
vendita da Abask; tovaglietta verde rotonda di Svenskt Tenn. Tes-
suto di fondo Malmaison Rayure di Pierre Frey.

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ESOTICO DOMESTICO

Dall’alto, in senso orario: bicchieri (parte di un set da sei), modello Jai di Giberto Venezia;
piatto da portata Willow Bough (con palme) e sottopiatto Sandra Woven (set di 2) di Maison
Flâneur; set di piatto fondo e piano Eden in porcellana di laDoubleJ; vassoio in rattan di In-
dia Mahdavi; sedie Sienna di Bonacina. Pagina accanto: tovagliolo Leopard Touch Brown
di Lisa Corti; set di posate in bambù di Lorenzi Milano; lampada Bulles XL 5 di Reflex; ta-
volo da pranzo Page di Armani Casa; brocca Dandy di Nason Moretti. Tessuto di fondo Fra-
mings di Zimmer + Rohde.

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Foto: Andrea Avezzù per Giberto Venezia ARCHITECTURAL DIGEST

65
SPECIALE
ARCHITECTURAL DIGEST

66
SPECIALE

TAV O L A D ’ A R T I S TA

Dall’alto: set in lino Convivium di Fret-


te; piatto Les vitraux d’Hadassah - Marc
Chagall (parte di un set da 6) di Bernar-
daud; piatto fondo Soleil d’Hermès di
Hermès; madia E.T. 1, edizione limitata
Foto: Filippo Pincolini per Lola Montes/Nilufar

by Emilio Tadini per Laura Meroni; set


di posate di Roberto Baciocchi per Ni-
lufar. Pagina accanto, dall’alto in senso
orario: tazza in argento di Donald Judd
per Puiforcat; lampadario Light design
Franz West per Meta Memphis; tavolo
Teatro Magico di Saba Italia; caraffa di
Lola Montes per Nilufar; sedia Donald
di Studio Cerri & Associati per Poltro-
na Frau. Carta da parati di fondo Star-
flower di Little Greene Paint & Paper.

67
LA VETRINA MUSEALE PER OPERE D’ARTE
OTTART.IT
VETRINA PANDORA, DESIGN RITSUE MISHIMA
Photo © Enrico Fiorese — Gallerie dell’Accademia di Venezia / su concessione del Ministero della Cultura
ARCHITECTURAL DIGEST GALLERIA

Intervista esclusiva al grande David Tremlett, che dona nuova vita


alle architetture attraverso i suoi pattern geometrici e universali.
Tra opere meravigliose, aneddoti divertenti e salvaguardia del bello

IL MIO MONDO A COLORI


testo Valentina Raggi

Nell’amato Palazzo
Butera di Palermo,
il lavoro Ceiling #100
(2018), in pastello
steso a mano.

Nel 1992 è stato selezionato per il Turner Prize, nel 2011 la Ta- omaggio ai 10 anni del ristorante di Brendan Becht, crocevia di
te Britain gli ha commissionato un intervento in una sala di 450 creativi e intellettuali.
metri quadrati, ha esposto nei più importanti musei del mondo, Becht – discendente da una famiglia di collezionisti e una vi-
Foto: David Tremlett

dal MoMA al Centre Georges Pompidou, ma è soprattutto in Ita- ta precedente spesa nel mondo come chef di Gualtiero Marchesi
lia che i suoi wall drawing – spesso in pastello spalmato diretta- – ogni sei mesi chiama un artista diverso a creare opere site-spe-
mente coi palmi delle mani – hanno colorato e rivalutato archi- cific su una parete del ristorante, e le opere precedenti vengono
tetture. Incontriamo il grande artista inglese David Tremlett a coperte, intervento dopo intervento. Se quei muri potessero par-
Milano, ha appena finito un lavoro all’interno di Zazà Ramen in lare... Però, parla David Tremlett.

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69
ARCHITECTURAL DIGEST GALLERIA

ad: Come hai cominciato a fare arte? «L’arte è uno dei modi
dt: Ho studiato scultura e ancora oggi vedo le mie opere come più intelligenti, più rapidi
sculture in 3D. Viaggiavo molto, dall’America all’Africa all’O-
riente, e mi sono accorto che andavo sempre a caccia di edifici ed economici di riqualificare
in rovina, poi cercavo il proprietario per chiedere il permesso un’architettura o un’area
di fare un intervento artistico – sono contrario alla rude intru- di poco interesse»
sione dei graffittari. Desideravo dare nuova vita alle architet-
ture dismesse. Il primo intervento è stato in Texas, a fine anni D av i d Tr e m l e t t
’70, un’opera semplice, naïf. Hanno cominciato a chiamarmi
le gallerie e poi mi ha chiamato Tadao Ando per fare un’opera che era abbandonato. Oppure a Ghizzano ho trasformato una
a Naoshima, all’hotel Benesse House che stava progettando. via in un’opera e altri artisti sono stati chiamati a fare lavori si-
ad: Tante tue opere sono in Italia, soprattutto nelle Langhe. Tra le te-specific, così quello che era un paese di vecchietti oggi ha ri-
prime, famosa è la Cappella del Barolo a La Morra realizzata storanti, bed & breakfast, piste ciclabili, turismo. A Ghizzano
con Sol LeWitt nel 1999. sto lavorando sulla facciata di oltre 200 metri di una discarica
dt: L’imprenditore Ceretto aveva nel podere una chiesetta mai che credo sarà la più grande d’Italia e fornirà energia al paese.
consacrata che utilizzava come deposito agricolo e mi ha ad: Come mai lavori tanto in Italia?
chiesto se avessi voglia di lavorarci. Allora ho chiamato Sol dt: Sono arrivato per la prima volta nel 1974 e mi sono innamorato
e gli ho detto: «Tu sei del Paese e delle persone.
più bravo in esterno, io Infatti ho deciso di do-
farò l’interno», al tempo nare a Palazzo Butera
non facevo ancora opere di Palermo, acquista-
all’aperto. Ottavio Mis- to da Massimo e Fran-
soni ha anche disegnato cesca Valsecchi, tutto il
con me un abito talare mio archivio, in modo
da esporre nella chiesa. che chiunque possa con-
E da quel momento il de- sultarlo: altri importan-
posito è diventato un’at- ti musei mi hanno chie-
trazione internazionale. sto di donarlo ma so che
ad: È vera la storia che Ceret- sarebbe finito in scato-
to vi abbia promesso una le stipate in una cantina.
bottiglia di vino a setti- ad: In quasi cinquant’anni
mana a vita? di carriera la tua arte è
dt: Avevamo fatto il lavoro cambiata?
praticamente gratis, in dt: Sì, soprattutto di recen-
amicizia, e quando ha te. Durante la pandemia
visto il risultato ci ha fat- ho speso circa sei mesi
sopra Una delle due opere che compongono BBZR23, l’intervento site-specific di
to questa promessa. Sol Tremlett nel ristorante Zazà Ramen di Milano, per celebrarne i 10 anni di attività.
riordinando tutto il mio
è mancato ma io conti- archivio (Tremlett lavo-
nuo a ricevere 52 botti- ra da solo, non ha nem-
glie all’anno. Ora però gli ho chiesto se può mandarmi un vi- meno una segretaria,
no più leggero del barolo, come un dolcetto o un barbera... ndr) e dipingendo. Questa riorganizzazione mi ha fatto co-
ad: Che rapporto hai con l’architettura? minciare anche a creare in maniera più sistematica, ora par-
dt: Nella maggior parte dei casi si tratta di luoghi semi-abbando- to disegnando su dei fogli delle griglie di base, come si vede
nati o chiese dove si celebra una messa all’anno, io li rinnovo nell’opera che ho realizzato qui da Zazà. Sono sempre stato
e così la gente comincia a venire. Mi sembra di dare una se- interessato alle composizioni geometriche, non riesco a esse-
conda chance a questi posti, anche se a volte sono interventi re Pollock che fa i dripping, io devo lavorare sulle forme, con-
temporanei, oppure dopo mesi di intemperie possono svani- cepisco i miei progetti come delle architetture.
re. In Africa rifaccio spesso le mie opere perché il clima locale ad: Di recente hai anche cominciato a utilizzare il carbone al posto
le sbiadisce. Ma vedo i miei interventi come sculture funzio- dei pastelli e delle vernici.
Foto: Mattia Mognetti

nali, oggetti piuttosto che illusioni ottiche. L’attitudine a de- dt: Era un materiale che usavo da giovane, per un semplice mo-
molire e costruire ex novo è dovuta spesso a una questione di tivo: per mantenermi lavoravo come meccanico di auto due
profitto, mentre l’arte è uno dei modi più intelligenti, rapidi giorni alla settimana, per cui era un materiale a disposizione.
ed economici di riqualificare. Ad esempio, questa estate ab- Ma puzzava, era industriale e “sporco”, quindi avevo smesso.
biamo inaugurato a Perugia una casa per artisti in un edificio Ora l’ho ripreso! ○

70
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Qualità ecosostenibile.
Non solo le lavastoviglie DW60 sono progettate per offrire Con le nuove funzioni come l’AutoDose o la modalità
un pulito superiore e per essere ecosostenibili, ma sono UV Cleanse, che permette un’igiene superiore grazie
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ARCHITECTURAL DIGEST

Nel laboratorio di Horacio Pérez-Hita a Barcellona ogni quadro, dai grandi


maestri dell’antichità ai contemporanei, trova la sua identità pubblica.
Grazie a un limite che ne rafforza il messaggio

S P L E ND IDA CORN ICE


testo Arantxa Neyra foto Claudia Mauriño

Vicino a una delle


molte librerie dello
studio, la lisca di un
pesce pristiforme.

72
GALLERIA

Il collezionista aveva chiesto a Edgar di fargli sapere


quando avesse terminato un’opera di grandi dimensio-
ni. Voleva averla e, per completare il lavoro, ordinò la cor-
nice più vistosa che si potesse immaginare. Ma quando
Edgar andò in quel sontuoso palazzo a contemplare la
sua creazione, non esitò a staccare la sua tela dalla pa-
rete e a restituire al collezionista il denaro che aveva ri-
cevuto. Da quel momento in poi, Degas, il grande mae-
stro dell’inquadratura, non lasciò mai più al caso le cor-
nici delle sue opere, e iniziò a disegnarle lui stesso. È un
aneddoto che Horacio Pérez-Hita racconta spesso quan-
do vuole spiegare il suo mestiere, quello di corniciaio, che
non è altro che «recuperare il modo in cui gli artisti vo-
levano presentare i loro quadri agli occhi del pubblico»,
spiega. «Lo hanno fatto tutti. Persino Rothko, con quei
piccoli listelli di legno!».
«La cornice influenza chi guarda molto più di quan-
to si pensi, può servire a rafforzare il messaggio dell’arti-
sta, o a distorcerlo completamente», spiega Pérez-Hita,
che riconosce che «dedicandosi a delimitare, non riesce
a delimitare le proprie idee». Parla con entusiasmo e de-
dizione. Passa da Ortega y Gasset a Le Corbusier, dal le-
gno d’epoca alle tendenze dell’arte contemporanea, dai
suoi workshop con giovani creativi che lo portano fuori

sopra Horacio Pérez-Hita. sot to Vista dello studio. Su un tavolo da architetto del XIX secolo una fotografia del Teatro Español di Barcellona
nel 1972 e un’altra di Nick Waplington. I tavoli da lavoro sono stati recuperati dall’edificio industriale del 1859. Poltrona Wassily di Marcel Breuer.

73
ARCHITECTURAL DIGEST GALLERIA

sopra Intorno al tavolo in pino del XIX secolo due poltrone in rovere del 1940, quattro sedie in ferro cromato e pelle del 1930
e una lampada di design degli anni ’30 circa. È in questa stanza che Horacio Pérez-Hita riceve i visitatori.

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ARCHITECTURAL DIGEST GALLERIA

sopra , da sinistra Set di cornici dei secoli XVI, XVII e XVIII.


Oltre alle cornici contemporanee, un’altra specialità dello
studio è l’incorniciatura d’epoca. L’ingresso dello studio.

dalla sua zona di comfort a sua sorella, che lo rimprove-


ra perché non è su Instagram.
Ma Horacio vive in un altro mondo, e lo condivide
solo con altri quattro o cinque artigiani che fanno il suo
stesso mestiere in tutto il Pianeta, contesi dal Museo
del Prado, dalla Frick Collection e dal Metropolitan, e
dai «collezionisti di prestigio». Tutto è iniziato per caso
quarant’anni fa e da allora molte opere importanti so-
no passate tra le sue mani, come l’Arlecchino di Picasso,
l’Agnus Dei di Zurbarán (uno dei suoi preferiti) e diver-
se Vergini italiane. Se potesse scegliere, gli piacerebbe
creare le cornici per le Pitture nere di Goya, ma, assicu-
ra, «non mi interessa il valore economico del dipinto che
devo incorniciare». E conclude dicendo: «Passa in labo-
ratorio con un disegno che hai fatto quando eri piccola,
e cercheremo qualcosa di adatto». Che occasione! Non
capita tutti i giorni di vedere un tuo scarabocchio incor-
niciato come i Girasoli di Van Gogh. ○

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ARCHITECTURAL DIGEST GALLERIA

Da New York a Ferrara, l’architettura espositiva intraprende


strade inedite, esplorando nuovi spazi e profondità sotterranee

A FUTURA MEMORIA
testo Patrizia Piccinini

sopraL’allestimento del Palazzo dei Diamanti di Ferrara, di Maria Claudia


Clemente e Francesco Isidor di Labics, vincitore della menzione d’onore
Premio italiano di Architettura. sot to Il giardino del museo.

Un museo è un percorso attraverso la conoscenza, dove l’unica


Foto: Marco Cappelletti, courtesy Labics

guida è l’emozione che scaturisce dalla rivelazione della nostra


eredità collettiva, passata e futura. Ed è per questo che ogni volta
che ne nasce uno nuovo o ne viene rinnovato un altro, il tempo
ritorna e aggiunge un tassello alla scoperta di noi stessi.
E mentre, in vista del bicentenario, entra in fase esecutiva
la trasformazione del Museo Egizio da parte di OMA, anche per
quello del Mare a Reggio Calabria il conto alla rovescia – almeno
così pare – è terminato e il progetto firmato da Zaha Hadid Archi-
tects, dopo anni di rinvii (è del 2009), vedrà la luce grazie ai fondi

venga sul sito eurekaddl.sbs


79
ARCHITECTURAL DIGEST GALLERIA

del Pnrr. Intanto – notizia recente – è stato inaugurato un altro


spazio espositivo firmato dallo studio dell’indimenticabile pro-
gettista irachena: il Chengdu Science Fiction Museum a Cheng-
du, in Cina. Ben 59.000 metri quadrati che nascono dalle model-
lazioni parametriche divenute il marchio di fabbrica dello studio,
che da sempre rinuncia a semplificazioni archetipiche per sfrut-
tare appieno le potenzialità delle forme naturali.
Dalla magia della geometria non euclidea alla poesia delle
grotte, ben tre progetti scavano nel terreno per raccontare nuo-
ve storie. Come il Richard Gilder Center for Science, Education
and Innovation – che nasce come espansione dell’American Mu-
seum of Natural History vicino a Central Park a New York – pro-
gettato da Jeanne Gang: è una sorta di canyon, che sembra evo-
care il mito della caverna di Platone, per dimostrare come la ve-
rità non si riveli immediatamente, ma richieda un processo filo-
sofico, per andare oltre le apparenze.
Dall’altra parte del mondo, la suggestione è la stessa: il Deep
Time Palace – The Eye of The Museum è un vero e proprio espe-
rimento ipogeo, un museo sotterraneo progettato dallo studio
Wutopia Lab di Shanghai, a Changchun. Un edificio con un tet-
to ondulato e aperture a forma di occhio, un luogo enigmatico,
con due livelli interrati, pieno di sorprese.
Nel frattempo, in Europa, ad Apeldoorn, nei Paesi Bassi, il
Paleis Het Loo, l’antica residenza di caccia degli Orange (museo
dal 1984) ha riaperto con nuove sale. E ancora una volta si è sca-
vato per non disturbare gli spazi d’epoca a livello terra. Le col-
lezioni storiche rimangono dove sono, mentre la nuova ala pro-
gettata da Dikkie Scipio di KAAN Architecten, pensata per l’arte
contemporanea, scende a dieci metri di profondità. Ma torniamo

sopra Il Deep Time Pa-


lace - The Eye of The
Museum è uno spazio
Foto: CreatAR Images; courtesy Iwan Baan

sotterraneo proget-
tato da Wutopia Lab
di Shanghai a Chan-
gchun, un vero e pro-
prio esperimento ipo-
geo. a d e s t r a Il Ri-
chard Gilder C en-
ter for Science, Edu-
cation and Innova-
tion, firmato Jeanne
Gang, è un’espansio-
ne dell’American Mu-
seum of Natural Hi-
story a New York.

80
ARCHITECTURAL DIGEST GALLERIA

nel Paese del dragone con l’ampliamento del Qujiang Museum


of Fine Arts a Sian, in Cina, di Neri&Hu, ribattezzato “The Ur-
ban Monument”; qui i due architetti si sono ispirati alla tradizio-
nale lanterna in terracotta dalla forma circolare, un nuovo faro
per lo spazio pubblico.
Cambio di continente, direzione Finlandia, dove Aalto² è
oggi il risultato di un processo di restauro dei musei creati da Al-
var Aalto negli anni ’50 e ’70. Lo studio A-Konsultit Architects
di Helsinki ha aggiunto un edificio per migliorare l’accessibili-
tà e razionalizzare i percorsi. Un omaggio all’eredità del mae-
stro, un intervento difficile per chiunque si debba confrontare
con i grandi del passato.
E in Italia, di mostri sacri ce ne sono tanti, basta fare due no-
mi: Michelangelo e Brunelleschi. Siamo a Firenze, tra la Cappel-
la dei Principi, la Sagrestia Nuova e il transetto di San Lorenzo,
ed è qui che lo Studio Zermani ha creato con rispetto una nuova
uscita, un parallelepipedo con lucernario in vetro che racchiu-
de una scala. Questo paesaggio quasi metafisico segna la fine di
un restauro di 13 anni e permette ora l’accesso alla Stanza Segre-
ta di Michelangelo.
Anche Palazzo dei Diamanti di Biagio Rossetti a Ferrara ha
riaperto dopo il restauro e l’adeguamento degli ambienti. Il la-
voro, firmato da Labics, ha previsto, oltre alla rilettura delle sale,
anche la realizzazione di una struttura leggera nel giardino che
collega le due ali del Palazzo. Un palcoscenico all’aperto tra or-
dine e simmetria, un nuovo percorso tra passato e futuro. ○

sopra La parte sottostante della gradonata dell’ampliamento del Qujiang Mu-


seum of Fine Arts in Cina, di Neri&Hu, ribattezzato The Urban Monument. sotto
Il Paleis Het Loo nei Paesi Bassi ha riaperto con nuove sale progettate da
Dikkie Scipio di KAAN Architecten, che ha scavato a dieci metri di profondità.

Foto: courtesy ZHU RUNZI; courtesy Simon Menges

82
La nuova
dimensione della
conservazione.
Un Monolith è molto più di un frigorifero, di
un congelatore o di una cantina vini. Grazie
ai materiali di pregio, alle funzioni innovative
e al design elegante e senza tempo, diventa
il protagonista di ogni cucina. Scopri la
gamma di apparecchiature Monolith su
home.liebherr.com

Raffreddare e Congelare

Flagship Store V. Galilei 1 - Milano


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FUM.IT

STORY
LIVE A

#calacatta900
ARCHITECTURAL DIGEST GALLERIA

Natura, storia, arte e bellezza convivono in una residenza secolare


che cattura l’essenza più intima della Val d’Orcia.
Un’originale “maison des autres” dove ritrovarsi. A ritmo lento

IL TEMPO DELLE MELE


testo Alessandra Pellegrino foto Alessandro Moggi

Il sofa disegnato su misura e rivestito


in tessuto Pierre Frey si inserisce
dolcemente nella struttura della
scala a spirale, realizzata ad hoc per
collegare i tre piani di Casa Newton.

85
ARCHITECTURAL DIGEST GALLERIA

«Io e mio marito Philippe abbiamo realizzato un sogno di gioventù:


comprare una casa in Toscana, tra le colline della Val d’Orcia»
Antonie Bertherat-Kioes

La mela che cade. E poi la legge della gra- Pienza (oggi l’azienda di vini biologici Fab-
vitazione universale. Un’intuizione epoca- brica Pienza, ndr). Anni dopo, abbiamo in-
le, quella di Isaac Newton, fatta all’ombra vestito sui terreni vicini, compresa una se-
di un melo. Se la storia insegna che dall’o- colare residenza rurale. Da lì, l’idea di un
zio possono nascere grandi idee, qui a Ca- piccolo boutique hotel dal lusso discreto,
sa Newton, nuovo progetto ricettivo nel curato nei minimi dettagli».
cuore della Val d’Orcia, la slow life è l’uni- Tre anni di cantiere e Casa Newton,
co concetto di vita da portare avanti. sotto la guida di Bertherat-Kioes, con l’ar-
«A 25 anni mi sono trasferita qualche chitetto Jacopo Venerosi Pesciolini e il pa-
mese a Firenze per imparare l’italiano, in- esaggista Luciano Giubbilei, prende for-
namorandomi della Toscana», racconta ma. «La dimora fu costruita da Gervasio
Antonie Bertherat-Kioes, architetto e inte- Newton e terminata nel 1846. Lui e i suoi 10
rior decorator svizzera. «Dodici anni fa io fratelli e sorelle erano lontani eredi di Isaac sopra , da sinistraL’infinity pool, completamente
e mio marito Philippe abbiamo realizzato Newton», spiega la proprietaria. L’hotel è ricostruita, mantiene la stessa superficie dell’o-
riginale, ed è rivestita in piastrelle di cotto etru-
un sogno di gioventù comprando una casa un omaggio al luogo e a chi ci ha abitato: sco realizzate manualmente. Parete in tessuto
con vigneto tra le colline che circondano le 11 camere dall’interior ricercato hanno i Dedar, coppia di sedie Ico Parisi degli anni ’50.

86
ARCHITECTURAL DIGEST GALLERIA

nomi degli 11 Newton. «Volevamo che fos- rivisitato con un disegno moderno. I tes- sopra Armadio della suite Sofia su disegno di
se una casa per gli amici, in francese “la suti artigianali alle pareti scaldano gli am- Bertherat-Kioes. Lampada Servomuto, letto
Elite, parete in tessuto di Chiarastella Cattana.
maison des autres”, un posto accogliente bienti, dove spiccano gli arredi disegna- sot to Stampa Robert Indiana, opera su carta

dove ritrovare l’equilibrio». L’impresa non ti da Bertherat-Kioes. Il modernariato si di Alighiero Boetti. Sedie Committee Pierre
Jeanneret (Cassina).
è facile. «Per prima cosa, ho recuperato gli mescola a pezzi contemporanei, alle ap-
spazi, disegnato una scala che collegasse i 3 plique anni ’70, ai tessuti Dedar e alle ico-
piani dell’edificio principale, la storica Vil- ne di design. Tante le opere, selezionate
la Newton, un nucleo centrale con 9 came- dagli stessi proprietari: Fontana, Carla
re», spiega l’architetto. Al piano terra tro- Accardi, Giosetta Fioroni, Ed Ruscha e Jo-
viamo le due suite con outdoor semi-pri- seph Kosuth, fino all’opera site-specific di
vato, la lounge, un salotto con camino e Ugo Rondinone, un megalite di oltre cin-
un bar. Al primo piano, 3 stanze affacciate que metri all’ingresso di Fabbrica Pienza.
sulla terrazza e una piccola biblioteca, do- Arte e natura, in un’unica “casa”. Con
ve c’è l’unica tv del complesso. Al secondo la bella stagione, si fa il bagno nella pisci-
piano, altre 4 camere. Le 2 restanti junior na a sfioro proiettata verso l’orizzonte di
suite sono ricavate dagli ex annessi coloni- terrazze a balze e di vigneti. A colazione
ci, che si sviluppano intorno alla vecchia e al lunch, si assaporano i piatti realizzati
aia, oggi un giardino spontaneo. Fuori, con i prodotti dell’orto. In autunno, quan-
il rosso cantoniera contrasta con il verde do fuori il paesaggio si imbrunisce, nei sa-
curato dal paesaggista Giubbilei, che ha re- lotti di Casa Newton si accendono i cami-
staurato il giardino antico e aggiunto una ni, e i racconti della caccia al tartufo nei bo-
pergola con vista sul Monte Amiata. schi diventano argomenti di conversazione
L’interior punta su materiali loca- davanti al fuoco. Pronti a rallentare il pas-
li, come i pavimenti in cotto variegato, so, una mela alla volta. ○

88
AD × LG

Toc toc… e in cucina


comincia lo show
anche i frigoriferi. Star assoluta è il forno,
animato dalla tecnologia InstaView™ che
permette di guardare dentro con un sem-
plice toc toc sul vetro senza timore di scot-
tarsi. I quattro vetri della porta del forno,
infatti, isolano dal calore per una sicurez-
za senza pari. Inoltre, l’eccellente qualità
dei materiali garantisce resistenza, durabi-
lità e manutenzione anche grazie alle fun-
zioni dedicate. Pulizia impeccabile poi con
le funzioni EasyClean e pirolisi che garan-
tiscono un forno impeccabile anche dopo
arditi esperimenti culinari: con EasyClean,
l’elettrodomestico torna pulito in pochi mi-
nuti e senza detergenti, solo col potere del
vapore, mentre la pirolisi carbonizza i re-
sidui sulla parete con le alte temperature.
I forni InstaView, pur compatti hanno una
Due prodotti della nuova gam- Con il claim “Lo spettacolo è in cucina. In- capacità di 76 litri e si integrano alla per-
ma a incasso LG: sopra, un forno staView: bussa due volte per scoprirlo” ec- fezione con lo stile di qualunque cucina.
con tecnologia InstaView, a fian-
co una lavastoviglie. co la prima collezione da incasso LG. “È la Da primato infine anche le opzioni di cot-
prosecuzione del nostro percorso di cresci- tura: da quella tradizionale, con ventola o
ta: dopo la fiducia dei consumatori nei seg- statica, alla cottura a vapore e sottovuoto
menti premium dei frigoriferi e lavatrici, alla frittura ad aria. Le numerose funzioni
asciugatrici e aspirapolvere, proponiamo sono arricchite dall’app gratuita LG ThinQ
lo stesso approccio vincente anche sull’in- che permette di scaricare tante ricette gu-
casso” spiega Francesco Salza, Consumer stose e originali per chef alle prime armi e
Electronics Director di LG Electronics Ita- per chi cerca un’idea sempre nuova.
lia. La nuova collezione, contraddistinta da
semplicità d’uso, prestazioni elevate e un
design minimal senza manopole e display,
vanta prestazioni energetiche al top (classe
A+ e A++) e comprende quattro forni elet-
trici, due piani cottura a induzione, due
piani cottura a gas e tre lavastoviglie. Ma
non è tutto, nei prossimi mesi arriveranno

LG entra nel mercato degli


elettrodomestici da incasso con
una collezione contraddistinta
da semplicità d’uso, design minimal
e prestazioni al top di gamma
venga sul sito eurekaddl.sbs
ARCHITECTURAL DIGEST GALLERIA

Mostre fotografiche in cucina, artisti che duettano con orologi in grandi


esposizioni, panche belle come installazioni nei musei e capolavori
ricreati grazie ad aziende di pitture edilizie. Non è fantasia, per fortuna

PRODOTTO AD ARTE
testo Elena Dallorso e Valentina Raggi

Disegno culturale
Modulnova

Prima cucine, poi anche bagni e living,


e oggi opere d’arte. Un mix stranian-
te? Niente affatto, anzi nulla di più az-
zeccato. Si tratta di MAP – Modulno-
va Art Project, un inedito progetto cul-
turale che vede comparire opere d’arte
all’interno dei flagship store Modulno-
va del mondo.
Il primo episodio/mostra, con la cu-
ratela di Claudio Composti (fondatore e
direttore artistico di mc2gallery a Mila-
no e talent scout di fotografi) è la perso-
nale PhotoPastel di Patrizia Mussa, una
serie di scatti dedicati a importanti edi-
fici italiani, dai teatri ai palazzi nobilia-
ri alle chiese barocche, le cui architet-
ture, rivisitate con l’intervento di co-
loritura a mano, vengono trasformate
in luoghi immaginari, sospesi nel tem-
po. Inaugurata nel negozio di Milano,
la mostra vi resta fino a fine gennaio e
poi sarà itinerante nei vari flagship sto-
re Modulnova in Italia e all’estero, e dà
il via a questo progetto di contamina-
zione sperimentale che vedrà coinvolti
altri artisti in futuro. Le opere sono ov-
viamente acquistabili.
D’altronde, architetti e clienti di-
segnano la casa dei sogni, e trovare il
quadro giusto che dia piacere persona-
Foto: © Patrizia Mussa 2019

le e carattere all’ambiente è decisamen-


te parte dell’opera.

a destra PhotoPastel Reggia di Caserta, una del-


le opere del progetto realizzato ad hoc dalla fo-
tografa Patrizia Mussa per il lancio di MAP –
Modulnova Art Project.

91
ARCHITECTURAL DIGEST GALLERIA

Tempo creativo
Breguet

Dopo New York e Seoul, Breguet ha fatto tappa a Londra nel prosieguo del suo tour di
promozione e dialogo con l’arte come official partner della fiera internazionale Frieze. Il
progetto, curato da Somi Sim, coinvolge a ogni edizione due artisti che lavorano sul tem-
po, indagato ogni volta da una prospettiva diversa, individuata studiando l’heritage e il sa-
foto: courtesy Breguet

voir-faire unici della storica maison Breguet. Dopo Orbital Time e Streaming Time, a Frie-
ze Londra la mostra di Breguet ha avuto come tema Resisting Time, con incredibili opere
sopra Nello stand di Breguet a Frieze Londra, la dell’artista concettuale tedesca Hanne Darboven (1941-2009) e dell’artista francese Julien
mostra Resisting Time curata da Somi Sim ospi-
ta anche i collage realizzati dall’artista Julien
Coignet, che lavora sulla stratificazione di flyer e carte scovati nel quotidiano su piccoli col-
Coignet, che catturano attimi e temi universali. lage (in foto), che poi “esplode” in grandi quadri. Prossima mostra a Frieze Los Angeles.

92
AD × NH COLLECTION

Coccolati nel cuore


di Manhattan
In viaggio per piacere o affari, NH Collection
New York Madison Avenue è perfetto per sco-
prire le meraviglie di New York. L’edificio, pro-
gettato in stile neorinascimentale negli An-
ni Venti dai celebri architetti E. Murgatroyd &
P. Ogden, è circondato dai luoghi iconici di
Manhattan come l’Empire State Building, Times
Square, la New York Public Library e Broadway.
A due passi si trovano anche le mete dello shop-
ping più esclusivo, Park Avenue o Fifth Avenue,
così come i quartieri più trendy della Grande Me-
la, Chelsea e Nomad. All’insegna di un lusso eu-
ropeo impreziosito da un tocco di eclettico chic e
da un arredamento moderno in stile metà Nove-
cento, l’hotel offre 288 camere con una vista stra-
ordinaria sulla città, wi-fi gratuito, climatizzazio-
ne personalizzabile e Smart TV. Per la clientela
più esigente, inoltre, voilà venticinque junior su-
ite e quattro sfavillanti tower suite con panora-
ma mozzafiato sulla magica skyline di Manhat-
tan. Ma che dire delle prestigiose aree comuni?
NH Collection New York Madison Avenue offre

All’insegna di un lusso chic ed euro- accoglienti sale lounge con caminetto e piacevo-
peo, l’hotel offre 288 camere con ar- li aree salotto, oltre a spazi di lavoro con arredi
redamento moderno mid century.
eleganti e una sala riunioni premium per mee-
ting di lavoro fino a 30 persone. Al piano inferio-
re, invece, ci sono le lussuose strutture per il fit-
ness, con attrezzature ultramoderne per un alle-
namento al top. Socializzare è il mantra della cit-
tà, ed ecco che al MAD Bar lo si può fare in per-
fetto mood newyorchese, così come ci si rilassa
in compagnia con la cucina italiana contempo-
ranea del Serafina, uno dei brand di ristorazio-
ne più amati della città. E non è mica tutto. New
York è una città con infinite opportunità di sva-
go: il Guest Relations Manager dell’hotel selezio-
na e prenota i migliori spettacoli e attrazioni, il-
luminando i secret place della metropoli.

Per piacere o affari, NH Collection


New York Madison Avenue è il tempio
dell’ospitalità della Grande Mela
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Ritorno a Venezia
San Marco Group

Paolo Veronese lo realizzò nel 1562 per


il refettorio del convento di San Gior-
gio Maggiore e Napoleone lo trafugò e
lo portò al Louvre, dov’è tuttora: ma Le
nozze di Cana è ancora a quella parete,
grazie al facsimile digitale riprodotto
da Factum Foundation che, dalla pros-
sima primavera, sarà supportato da un
software e un’app che integreranno un
sistema di illuminazione localizzata con
un’audioguida con supporto visuale per

Foto: ©Daniela Droz e Tonatiuh Ambrosetti (1); Matteo De Fina, courtesy Fondazione Giorgio Cini (1)
permetterne la fruizione anche agli ipo-
vedenti. L’iniziativa è frutto della part-
nership tra Fondazione Cini e San Mar-
co Group per valorizzare l’eredità del ter-
ritorio in cui è nata l’azienda di pitture e
vernici per l’edilizia, che sostiene anche
la digitalizzazione di un corpus di volumi
della biblioteca – tra cui ricettari del colo-
re del XVI secolo e due incunaboli rari – e
il restauro del seicentesco Il sogno di Gia-
cobbe di Valentin Lefèvre. Tutte e tre le
iniziative sono basate su borse di studio.

a sinistraLa panca Plateforme 10 di Pierre Char-


pin per Tectona Paris nei musei MCBA, MUDAC
e Photo Elysée di Losanna. sot to Il facsimile di
Le nozze di Cana nel Cenacolo Palladiano della
Fondazione Giorgio Cini sull’isola di San Giorgio
Maggiore, con il supporto di San Marco Group.

Un posto in prima fila


Tectona

L’arte può stancare (vedi il passo lento da mostra, o la maratona culturale). Ma ha anche
bisogno di riflessione, contemplazione, assimilazione. Così, già nel 1992, il marchio fran-
cese di arredi da giardino par excellence, Tectona Paris, ha pensato a sedute per i musei,
che dialogano con le collezioni come se ne facessero parte, e solide per accogliere migliaia
di visitatori. Visione, intuizione. Questa risposta a una necessità ha creato negli anni una
collaborazione iniziata con la panchina di Andrée Putman per il CAPC Musée d’Art Con-
temporain de Bordeaux. Da allora, una galleria di arredi in legno e mostri sacri: la Grande
Écurie, realizzata per Versailles, Muse di Isabelle Baudraz che popola il Museo Naziona-
le Picasso, Glenwood 180 modello “british” in teak che da quarant’anni offre relax al mu-
seo Rodin, Plateforme 10, firmata da Pierre Charpin per il distretto museale di Losanna.

94
PRENOTATE
UNA VIDEO
CONSULENZA

Le finestre scorrevoli senza telaio del produttore Svizzero Sky-Frame si integrano senza
soglia e senza rilievi nel loro ambiente. Gli spazi interni si trasformano in spazi esterni
creando un’atmosfera unica tutta da vivere. SKY-FRAME.COM
ARCHITECTURAL DIGEST GALLERIA

a sinistra Il living, location della serata


milanese AD Culture Club. sot to Una bottiglia
di Chianti Classico Gran Selezione DOCG
Riserva Ducale Oro 2019 di Ruffino.

Le distese di filari di vite allineati ordi-


natamente disegnano il paesaggio co-
me geometrie rurali. La fruizione stes-
sa del calice in raffinati convivi testimo-
nia la connessione istantanea tra il mon-
do del vino e quello del design. Proprio
quelle stesse connessioni che AD e l’a-
zienda Ruffino vogliono raccontare in-
sieme, con l’appuntamento di AD Culture
Club, la serata che svela una dimora ine-
dita a Milano per una cena esclusiva con
addetti ai lavori. È l’appartamento magi-
co in un palazzo Liberty, che l’imprendi-
tore Claudio Spotti e l’architetto e desi-
gner Giuseppina Motta aprono solo per
noi. Un’oasi metropolitana dove vivere e
discutere, insieme a pochi ospiti selezio-
nati dal mondo del design, dell’architet-
tura e dell’arte, il passato, il presente e il
futuro della progettazione. Protagonista
di questa intima tavola, dal titolo An In-
stant Connection, il vino firmato Ruffino,
azienda fondata a Pontassieve, nel cuo-
re della Toscana, nel 1877, dai cugini Ila-
rio e Leopoldo Ruffino, che sognavano di
portare il “vino ideale” in tutte le tavole
del mondo. Da più di 140 anni, è fedele a
questo sogno, producendo dalle sue te-
nute situate nelle più importanti deno-
minazioni toscane, da Chianti Classico
a Montalcino, a Bolgheri, vini gustati e
amati in oltre 90 Paesi del mondo.
An Instant Connection di AD e Ruffi-
no coinvolgerà diverse tappe in Europa.
Si parte da Milano, cuore del design, per
poi arrivare a Londra, Parigi e Berlino.
Ogni serata sarà un viaggio nel tempo
che racconterà l’evoluzione degli ogget-
ti, degli spazi e dei modi del nostro vive-
re. Sorseggiando teorie, idee, visioni. ○

Quali sono i punti di incontro tra il mondo del vino


e quelli del design, dell’arte e dell’architettura? Lo svela AD
in occasione di un evento itinerante molto speciale

WINE CONNECTION
testo Alessandra Pellegrino foto Lucas Possiede

venga sul sito eurekaddl.sbs


97
ARCHITECTURAL DIGEST GALLERIA

LIMITED EDITION A N I M A C O M P E T I T I VA
Celebrazione Ritorno alle origini

All’interno, la MC20 Notte ha se- Il volante della MC20 Notte è in


dili sportivi a 6 posizioni in Al- Alcantara con inserti in fibra di
cantara nero/grigio con impuntu- carbonio. Uno dei molti riferimen-
re gialle. Il Tridente, immancabile, ti al ritorno del brand alle sue ra-
è sui due poggiatesta, tra i qua- dici di creatore di supercar spor-
li una targhetta metallica celebra tive di lusso. I cerchi neri opachi
la MC20 Notte Edition con la di- hanno accenti in dorato bianco
citura “Una di 50”. opaco, le pinze freno sono nere.

testo Elena Dallorso Ispirazione notte, potere mistico dell’oscurità, ma anche


mondo delle corse, per la nuovissima Maserati MC20 Notte,

DARK LADY
prima edizione limitata – di soli 50 esemplari – della su-
persportiva MC20. La carrozzeria, un guscio che brilla al
Foto: courtesy Maserati

buio passando dal nero lucido all’opaco “nero essenza”,


Un’edizione limitata della MC20 ha il manto è stata studiata dal campione del mondo GT1 (con Masera-
ti) Andrea Bertolini, che ha aggiunto oro bianco e argen-
e il mistero di una creatura notturna. to al Tridente, ai loghi laterali e alla firma Maserati, rievo-
Per collezionisti e amanti delle corse cando il suo patrimonio nel motorsport. ○

99
ARCHITECTURAL DIGEST GALLERIA

Alcuni modelli di lavastoviglie


a sinistra
Asko DW60 a scomparsa totale sono dotati
di un meccanismo push-to-open:
basta una leggera pressione nella parte
superiore e la porta si apre.

Niente sprechi. Dai materiali ai proces-


si, partendo da un mantra semplice da
enunciarsi quanto difficile da realizza-
re: la giusta dose. Per Asko la giusta do-
se di acciaio sostituisce la plastica in in-
terni, tubazioni, erogatori, cesti, base e
piedini, filtro ed elemento riscaldante: le
nuove lavastoviglie Asko DW60 utilizza-
no inox, non soggetto all’usura (e infatti
sono testate per 20 anni).
La giusta dose d’acqua: il sistema 11
Spray™ raggiunge ogni zona con 11 di-
versi getti e due erogatori alla base del-
la vasca che li regolano a seconda del-
lo sporco da lavare. La giusta dose di
asciugatura grazie al sensore di control-
lo che misura la temperatura ambiente e
vi adatta l’apertura della porta. Stop al-
lo spreco anche con il calcolo dell’esatta
quantità di detersivo dell’Auto Dose, che

GREEN WASHING
conserva l’equivalente di 30 giorni di de-
tersivo liquido. E poi, lampade Led Uv-C
che sanificano l’acqua, controllo da re-
moto (per avviare, arrestare o mettere in
La lavastoviglie 2.0 esiste e utilizza materiali durevoli pausa i programmi) grazie alla connes-
Foto: courtesy Asko

nel tempo, brevetti per il risparmio di acqua sione Wi-Fi e all’app ConnectLife, carico
ed energia, e indovina persino quanto detersivo serve su 4 livelli e cesti flessibili e robusti in ac-
ciaio rivestito di nylon. Green washing.
testo Elena Dallorso In senso letterale. ○

101
AD × CYBEX

Il design più bello?


Cresce con la famiglia
A fianco, Martin Pos, visionario
founder di CYBEX. Sotto, a sinistra,
la seduta LEMO e a destra, con il
nuovo set Learning Tower. Nella pa-
gina a fianco, LEMO in famiglia.

Una seduta per tutta la famiglia, da 0 a la partecipazione alle attività domesti-


99 anni, e che cresca insieme ai bambi- che, sviluppare il senso di indipendenza
ni? LEMO è una nuova sedia pluripremia- e stimolare l’apprendimento. Infine, do-
ta, ultra-intelligente, ergonomica e inno- po la crescita, LEMO può essere utilizza-
vativa: perfetta per ogni fase della vita. A to come sedia fino ai 99 anni. LEMO è ri-
lanciarla è CYBEX, azienda che sviluppa sultata la migliore della sua categoria agli
un’ampia gamma di prodotti volti a forni- ÖKO-TEST 2023, ma le ambizioni sono an-
re alle famiglie moderne soluzioni più si- cora più alte, rivela Pos: “Lanceremo tre
cure e confortevoli per il loro stile di vi- nuovi prodotti e forse di più, con gran-
ta. Il fondatore è Martin Pos, un visiona- di sorprese in arrivo tra la fine del 2024
rio che non teme il futuro: “È sempre una e l’inizio del 2025, che rivoluzioneranno
sfida realizzare una collezione per fami- il settore e il modo in cui i clienti approc-
glie con neonati e bambini. Gli arredi per ciano la casa. Siamo il brand ‘for all to-
la casa per bimbi devono essere elegan- morrow’s people’ e puntiamo a diventa-
ti e divertenti, contemporanei e semplici, re leader anche dell’interior. Vogliamo of-
ma sempre sicuri. E ancora, devono com- frire il meglio in ogni categoria, che sia-
binare funzionalità e design, e per questo no passeggini, seggiolini auto, il mondo
invito tutti i nostri creativi a toccare sem- della tecnologia e ora anche della casa”.
pre gli standard più elevati nel settore. Le www.cybex-online.com
nostre collezioni si integrano bene nelle
case moderne, senza stravolgere l’esteti-
ca e gli spazi della casa prima dell’arrivo
dei nuovi nati”. LEMO è un pezzo di arre-
damento senza tempo, ideale per ogni fa-
scia d’età grazie alle configurazioni multi-
ple che permettono l’utilizzo fin dalla na-
scita. Il design pulito e minimalista, inol-
tre, garantisce comfort e funzionalità to-
tali. I colori contemporanei, invece, per-
mettono di scegliere la versione più adat-
ta al proprio gusto, in modo da integrarla
facilmente in casa. La particolarità? LE-
MO cresce con la famiglia. A partire dal-
la sdraietta utilizzabile subito, facilmen-
te agganciabile al telaio del seggiolone per
avere sempre le mani libere e il neona-
to vicino. A seguire, il baby set e il vas-
soio quando il bimbo è in grado di resta-
re seduto intorno ai sei mesi. Si continua LEMO è una nuova seduta
col set Learning Tower, ultima novità, dal
design raffinato e realizzato in silicone
pluripremiata, ultra-intelligente,
antiscivolo per una maggiore sicurezza e
stabilità: si monta facilmente senza stru-
ergonomica e innovativa:
menti aggiuntivi, ed è progettato per so- perfetta per ogni fase della vita,
stenere il bambino portandolo all’altez-
za dei genitori, in modo da incoraggiare da 0 a 99 anni
AD × REGIONE LOMBARDIA

Dimore lombarde
stile e bellezza senza confini

Sopra, il fasto e la ricchezza di arre- Il fascino della Lombardia non ha limiti di Monza, con la Villa Reale, i Giardini e
di e decorazioni del Palazzo Ducale di stagione, tempo e colori: una terra an- il Parco rappresenta un complesso d’ine-
di Mantova.
tica e moderna allo stesso tempo, con la stimabile valore storico, monumentale e
grande Milano al centro da dove, in po- architettonico. Le sontuose sale proget-
chi giorni, si esplorano i più incantati an- tate dal Piermarini hanno ospitato re e
goli regionali tra monti, laghi e città d’ar- dignitari e accolgono splendidi pavimen-
te che sprigionano un fascino sempiter- ti in marmo e a parquet, fastose decora-
no. A due passi dal capoluogo, la Reggia zioni in stucco e ad affresco, boiseries
oltre agli eleganti arredi storici degli ap-
partamenti dei sovrani Umberto I e Mar-
gherita di Savoia, chicca delle oltre 700
stanze del luogo. Non meno ricco di char-
me e storia è Palazzo Ducale a Mantova,
che con i suoi quasi mille ambienti tra
torri, strade, cortili e giardini, è il più
grande complesso architettonico-muse-
ale italiano. La sua storia coincide con
quella dei Gonzaga, che ne fecero la pro-
pria residenza dal 1328 al 1707. Tra i ca-
polavori, il ciclo di affreschi del Pisanel-
lo, la Camera Picta di Andrea Mantegna e
i dipinti barocchi di Pieter Paul Rubens.
Sul lago di Como, autentica gemma d’arte
è Villa Monastero a Varenna, ex monaste-
ro del XII° secolo che accoglie una Casa
Museo con decorazioni e mobili origina-
ri, e un giardino botanico d’incompara-
bile valore. Poco più in là, set di film ko-
lossal, c’è il più maestoso balcone laria-
no, Villa Balbianello, romantica dimora
settecentesca che nei secoli ha ospitato
la crème dei viaggiatori e letterati euro-
pei. Sul sito “in-lombardia.it” si trovano
tutti gli eventi e le esperienze della Re-
gione suddivisi per stagione.

A fianco, il complesso monumenta-


le di Villa Reale a Monza. Sotto, uno
scorcio di Villa Monastero e in alto, il
sontuoso balcone sul lago di Como di
Villa Balbianello.

Pronti per incursioni esclusive


nelle più belle location della
Lombardia? Tra romantici
laghi e città d’arte, ecco uno
scrigno di tesori senza tempo
ARCHITECTURAL DIGEST CASE

In questo numero AD visita un castello sull’Appennino ligure abitato da una famiglia


dedita alla creatività; racconta l’ultimo progetto di Oscar Niemeyer a Ilhabela e la villa che
Alekos Fassianos ha pensato ad Atene come un’opera totale; viaggia a NewYork in un loft
capolavoro di décor e poi a Madrid, in una casa che è un contenitore d’arte e di vita

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107
RIANNODARE
FILI

una famiglia dedita alla creatività: così è rinato Borgo Adorno


Un posto lontano da tutto, una castellana femminista,
testo Alessandra Laudati styling e produzione Francesca Santambrogio foto Simon Watson

Cantalupo
Ligure
Il Castello di Borgo Adorno,
a Cantalupo Ligure, domina
la Val Borbera. Difendeva
la Via del Sale, che portava
dal mare alla pianura. La vista
spazia dalle Alpi Marittime
al gruppo del Monte Rosa.
108
Nel salottino,
sofà ottocentesco
e poltroncina Luigi
Filippo. Alla parete
Miti al femminile di
Clemen Parrocchetti.

109
ARCHITECTURAL DIGEST CASE

sopra Nella cappella, un bozzetto rappresenta Caterina Fieschi Adorno, la santa di casa. L’opera di Clemen Parrocchetti
è stata poi realizzata per decorare un’edicola votiva in un boschetto di querce ai piedi del castello.
pagina accanto Una stufa Becchi, valida fonte di calore nelle stagioni fredde. Il rosso delle mattonelle del pavimento,
trattate a cera naturale. Madia cinquecentesca e grande tavolo rotondo dell’Ottocento.

110
111
ARCHITECTURAL DIGEST CASE

Al pianterreno, la sala del biliardo con il divano in ferro battuto ottocentesco.


Colori caldi che richiamano gli arazzi in tulle sovrastanti ricamati da Clemen negli anni ’90.
pagina accanto La grande cucina al pianterreno con una ricca collezione di pentole
di rame, testimoni della grande complessità della cucina del Piemonte di questa zona.

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ARCHITECTURAL DIGEST CASE

113
ARCHITECTURAL DIGEST CASE

sopra Nella nicchia di una delle pagina accanto Il salotto


camere del primo piano, un antistante: lunette con animali
originale albero della vita dipinto mitologici. Sul cassettone
sul muro come testiera del letto. piemontese dell’800
Un inno alla gioia realizzato dalla Danza dei molti soli, uno
quasi novantenne Clemen. dei tanti dipinti dell’artista.

114
ARCHITECTURAL DIGEST CASE

a destra La camera
da letto di Clemen
Parrocchetti circondata
dalle sue opere degli
anni ’60, periodo ancora
legato all’impostazione
classica dell’Accademia
di Brera. Sul cassettone
genovese del ’700 un
presepe in legno realizzato
sempre dall’artista come
una quinta teatrale. Le
tende sono vecchi mezzeri
rivisitati da Clemen.

116
ARCHITECTURAL DIGEST CASE

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117
ARCHITECTURAL DIGEST CASE

pagina accanto Uno studiolo all’ultimo piano


adiacente all’archivio. Sulla parete, stampe
Clemen Parrocchetti, una signora dell’arte, arrivò qui a metà de- acquarellate rappresentano “Le quattro stagioni”.
gli anni ’50 quando decise con marito e figli di riprendere le fila sot to In cima al ripido scalone, un trompe l’oeil
allude a una fuga verso un paesaggio, sormontato da
di una storia che da più di cinque secoli legava la sua famiglia al- una grande conchiglia. Pitture murarie recentemente
le mura di un castello abbandonato, senza più tracce della dimo- restaurate dalla pittrice russa Nadia Astakova.
ra patrizia che era stata.
Presidio militare e ospedale delle brigate partigiane della Val
Borbera negli anni della guerra, da qualche anno, poi, un’osteria
ne occupava il piano terra. Nessuna presenza di impianti elettrici,
idrici, nulla di quel che era fondamentale per vivere. bell’esempio sono le superfici delle poltrone pirografate del gran-
«Lavori primari furono indispensabili anche se i nostri fami- de salone, i tessuti e le mantovane che incorniciano le finestre».
gliari ci trattavano con una certa diffidenza; era un posto fuori dal Così passo dopo passo il castello ha ripreso a vivere grazie
mondo, ci si arrivava solo con i fuoristrada», racconta Antoniot- proprio all’intervento di Clemen: tutte le stanze sono diventate le
to Guidobono Cavalchini, il figlio maggiore di Clemen. «Poi so- sue opere, il suo atelier, pareti decorate, edicole affrescate, lunet-
no state costruite strade e ponti e anche il castello è tornato a rivi- te con disegni fantasiosi, sempre con una grande dose di ironia.
vere». Un lavoro che tutta la famiglia ha gestito in prima persona, Anche nella piccola cappella gentilizia le pareti sono affresca-
partecipando al restauro di muri, pavimenti, mobili, tessuti. Il pa- te da interpretazioni di scene della Bibbia e del Nuovo Testamento.
dre, appassionato di arredi antichi, sempre in cerca di pezzi molto Clemen viveva al castello di Borgo Adorno e a Milano, do-
belli da restaurare, li trovava e li portava al castello. A Milano, com- ve era nata, e dove aveva frequentato, da giovane e poi ripreso a
perava grandi pezzature di juta da un amico e tutto il materiale ne- studiare, ormai sposata e con quattro figli, l’Accademia di Brera:
cessario per dare nuova vita a poltrone, divani, sedie, tavoli, letti. la passione per l’arte era una delle sue ragioni di vita. «Entrata
«Mio fratello Claudio e io ci siamo inventati un mestiere, ci nel mondo con gli occhi bene aperti, decisa a non perdersi niente
piaceva collaborare con gli artigiani, gli elettricisti, i falegnami, della vita», così è descritta da chi ha vissuto tanto tempo con lei.
i fabbri, i tappezzieri. Il nostro vivere qui è stato un lavoro conti- Si fa subito un nome nell’ambiente artistico milanese: molte per-
nuo», prosegue Antoniotto. «Poi mia madre Clemen aggiungeva la sonali in prestigiose gallerie in Italia e in varie parti del mondo,
sua firma sui pezzi restaurati creando decorazioni, evocando sce- riscuote ampi consensi di critica e di pubblico. Anche alla Bien-
ne campestri, mitologiche, visioni fantasiose del suo mondo: un nale di Venezia nel 1978 espone un suo arazzo.
Da quando poi sposa la causa femminista negli anni ’70 le
sue opere si trasformano: quadri molto violenti di protesta, poi la
manualità femminile, l’ago e il cucito; arazzi per segnalare le con-
traddizioni, i miti, eroine del mondo classico diventano moderne
e scarmigliate ragazze, pensieri cuciti con l’arcobaleno, stendar-
di di una nuova visione; le sue opere vogliono “riannodare i fili”
di identità spezzate e dare un nuovo valore a un linguaggio libe-
ro e spregiudicato.
Tutto questo mondo fantasioso in un castello che non presen-
ta particolari elementi architettonici decorativi: ambienti sobri e
di grande fascino, la pavimentazione in cotto, le volte di copertu-
ra in pietra, ma in molte sale i dipinti della geniale castellana sulle
pareti, nelle lunette sopra finestra, nei bagni, e le molte opere ap-
pese hanno dato vita a un’austerità anticonformista.
Saloni, camere da letto, studi, sale da pranzo, corridoi, per-
sino la cucina ricca di oggetti di vita quotidiana, raccontano la
storia di questa antica famiglia, spazi che rivelano la destinazio-
ne gentilizia del castello, avvenuta nel diciassettesimo secolo da
Assistente alla produzione: Giovanni D’Odorico Borsoni

fortilizio a residenza aristocratica. Tutto è arredato con immen-


so gusto; la disposizione dei quadri e delle sculture, apparente-
mente casuale, crea quell’aria di vissuto che raramente si trova
nelle antiche dimore.
«I nostri eredi dovranno imparare come si vive qui; è un’esi-
stenza molto interessante, piena di soddisfazioni e di sorprese ma
anche di sacrifici. Noi da bambini passavamo le nostre vacanze al
castello di Branduzzo», racconta ancora Antoniotto, «una pro-
prietà che mia madre divideva con mio zio, un luogo molto più
grande di questo. Per noi è stato semplice adattarci a questi spa-
zi. Ma oggi... tante stanze, spazi enormi, scale, angoli nascosti... è
quasi anacronistico vivere così». ○

118
ARCHITECTURAL DIGEST CASE

All’ultimo piano, pavimento in cotto con mattonelle più piccole come si conveniva per le stanze
di servizio. Armadi conservano documenti risalenti al Cinquecento sulla storia dei feudi locali.
pagina accanto L’arredo è volutamente eclettico: la poltroncina Luigi Filippo è accanto al sofà ottocentesco
su cui spicca il trittico Miti al femminile, una creazione degli anni ’80 di Clemen Parrocchetti.

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ARCHITECTURAL DIGEST CASE

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ARCHITECTURAL DIGEST B A C K S TA G E

a cura di Giovanni D’Odorico Borsoni


Una stufa, una poltrona da lettura, una carta da parati,
un bel mobile, una sedia e un candelabro. Piccole e grandi
presenze che riscaldano la domesticità, ieri come domani

NUOVO CLASSICO

ABCD F I N E S E AW E E D ALBERTO
Azucena Timorous Beasties Francis Sultana

La storica poltrona di Caccia Dominioni viene oggi Parte della collezione Oceana dedicata alle bellez- Alberto è un candelabro, in bronzo bianco o ver-
aggiornata. Si distingue per piccole ruote frontali ze sottomarine, questa carta da parati è un giardi- de patinato, parte della Capri Collection ispirata
che la rendono facile da spostare e piedini poste- no di flora acquatica, con disegni realizzati a ma- all’arte e alla cultura dell’isola dove Sultana ha di
riori di forme geometriche architettoniche. no e stampati su finto camoscio. recente firmato il nuovo hotel La Palma.

EL SA ARIA KITCHEN CROMIE


Palazzetti Rose Uniacke Bellotti Ezio

Grande classico, la stufa rivestita in ceramica co- Questo armadio dipinto del XVIII secolo, in stile Parte della Cromie collection vol. I, la sedia è inta-
lorata con base in ghisa ha focolare Thermofix®, palladiano e di dimensioni imponenti, è adattato gliata con finitura lucida noce canaletto e vernice
sistema a doppia combustione e, nella versione a mobile da cucina, con piano a frontone e cornice bronzata e ha schienale e seduta imbottiti, rivestiti
Elsa New, può canalizzare l’aria in più ambienti. modanata, otto ante e macchina caffè incorporata. in tessuto. Esiste anche con braccioli.

123
BUEN L’ultimo progetto di Oscar Niemeyer
ricomincia a vivere. Una finestra
rotonda e un mondo al di là
Ilhabela
La facciata, nell’azzurro scelto da
Niemeyer, e la finestra rotonda, sua
cifra. Questo l’ingresso dell’ultima
casa disegnata dal maestro.

RETIRO testo
foto
Valentina Raggi
Ruy Teixeira
Cuore della casa, la sala ospita un divano con cuscini africani e,
ai lati, due side table di Martin Eisler, come le sedie a destra. Accanto
a sgabelli etnici, un tavolino di Roger Capron. A parete, da sinistra,
dipinto di Lore Koch, scultura di Paulo Nazareth e tela di Celso Renato.
ARCHITECTURAL DIGEST CASE

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127
ARCHITECTURAL DIGEST CASE

Dalla strada si scorge solo una lunga ca-


sa costruita perpendicolare al vialetto d’in-
gresso. Ha una sola finestra sull’intera fac-
ciata dipinta di azzurro. Ma quella fine-
stra è rotonda, e già dice tutto. È la firma
di Oscar Niemeyer.
Siamo a Ilhabela, un’isola a nord di
San Paolo dall’occupazione antica, le pri-
me architetture risalgono al 1600 e sono co-
loniali. Qui, a un passo dalla spiaggia, nel
1986 viene edificata questa villa su disegno
del maestro brasiliano. Si dice che sia sta-
ta il suo ultimo progetto. «Niemeyer aveva
tanti amici dell’élite sociale che gli chiede-
vano progetti di case. Allora lui prendeva
un foglio e una penna e faceva uno schiz-
zo e lo regalava. Ma poi occorreva render-
lo esecutivo», racconta Juan Pablo Rosen-
berg, fondatore con Marina Acayaba del-
lo studio AR Arquitetos di San Paolo, che
oggi ha restaurato e rivisitato questo dise-
gno. Qualche anno fa, infatti, la casa è sta-
ta acquistata da Pedro Mendes, co-fonda-
tore della galleria Mendes Wood DM, e dal-
la sua amica artista Sonia Gomes con l’in-
tento di viverci e, in futuro, crearvi una re-
sidenza d’artista. «La costruzione al tempo
fu affidata a uno studio di San Paolo che re-
alizzò gli stilemi tipici di Niemeyer ma poi
completò in maniera abbastanza ordinaria
il progetto. Il nostro compito è stato andare
a capire cosa fosse del maestro e modifica-
re il resto, ma le differenze erano chiare. E
grazie alla collaborazione della Fundação
Oscar Niemeyer e di altre istituzioni abbia-
sopra Nel living, poltrona e Guido Gambone e tavolo outdoor
ottomana Jangada di Jean Gillon, di Zanine Caldas. pagina accanto mo ottenuto piante originarie e documenti
sgabelli vintage brasiliani e Un tavolo di Martin Eisler, che ci hanno aiutati», continua Rosenberg.
africani e, sul coffee table, una una sedia di Lina Bo Bardi per
scultura di Paulo Pires. Sul l’edificio SESC Pompeia e una «Si tratta di una casa atipica per Nie-
fondo, lampada da tevolo di tela di Abdias Do Nascimento. meyer, perché qui ha voluto mantenere il
genius loci: ad esempio, al posto dei suoi
famosi tetti piatti ha disegnato un tetto
spiovente in tegole, tipico delle case colo-
niali, ma sorretto da una lastra piatta, che
si rifà alla sua cifra stilistica e che sul la-
to del giardino sporge creando una fun-
zionale veranda». Il giardino è un’altra cu-
riosità, fu affidato a Roberto Burle Marx.
«I due erano amici ma litigavano spesso.

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ARCHITECTURAL DIGEST CASE

129
ARCHITECTURAL DIGEST CASE

AR Arquitetos ha deciso di mantenere questa particolare struttura che serviva un tempo come
parcheggio auto di fronte a casa. pagina accanto Tra la villa e la spiaggia c’è il giardino, progettato da
Burle Marx e “restaurato” dal landscape designer André Paoliello. Tavolo in legno di Hugo França.

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ARCHITECTURAL DIGEST CASE

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ARCHITECTURAL DIGEST CASE

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ARCHITECTURAL DIGEST CASE

«Niemeyer chiamò Burle Marx a progettare il giardino.


I due collaborarono senza vedersi perché
erano amici ma avevano litigato» A R A r q u i t e t o s

sopra Una delle due stanze da notte, con letto di Pierre Chapo, copriletto in tessuto Boro giapponese
e applique di Charlotte Perriand. Al muro, appendini di Georges Jouve e arazzo precolombiano.
pagina accanto La veranda è arredata con grandi vasi in argilla di Bahia e il pavimento è in cemento
color sabbia. Si intravede in interno la lampada da tavolo di Guido Gambone.

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ARCHITECTURAL DIGEST CASE

pagina accanto Un angolo studio


con sedia di Martin Eisler, lampada
da tavolo vintage di Clay Michie
(Knoll) e quadro di Marcos Siqueira.
Sul tavolino di Geraldo De Barros,
lampada di Isamu Noguchi.

Si dice che Niemeyer chiamò lui a proget-


tarlo dato che era il migliore, ma ci lavora-
rono senza vedersi perché in quel momen-
to non si parlavano», continua Rosenberg.
Questo il passato, il presente è che
lo studio AR Arquitetos si mette all’ope-
ra, sblocca il meccanismo di apertura del-
la finestra tonda – che è posizionata a in-
corniciare come un oculus il Pico do Bae-
pi, la montagna più famosa di Ilhabela – e
ne restaura l’infisso in legno di jacaranda,
ben più pregiato di altre finiture che ven-
gono eliminate. Studiando la pianta gli ar-
chitetti si accorgono che i muri perimetra-
li hanno spigoli e diagonali pensate in re-
altà per avere affacci sul giardino, e dun-
que spogliano l’edificio aumentando le pa-
reti vetrate che guardano al mare. Alla vil-
la si accede tramite un sinuoso sentiero in
sabbia, si scorge subito, e solo, la finestra
a oblò sulla facciata dipinta di un azzurro
preciso voluto dal maestro; occorre attra-
versare la casa per raggiungere il giardino
e, di seguito, la spiaggia. «Abbiamo mante-
nuto il cemento per la pavimentazione in-
terna, ma in un tono sabbia come trait d’u-
nion con gli esterni, così come sabbia è il
colore delle pietre di panche e bagni». La
casa è un rettangolo con due camere da let-
to sui lati estremi, uno studio da una par-
te e una cucina speculare, e un soggiorno
centrale. «Abbiamo lavorato sulla circola-
zione di luce e persone, aprendo gli spazi
sopra Sotto la nota finestra
rotonda, simbolo di Niemeyer, e mettendoli in connessione con il giardi-
sedia di Zanine Caldas, side no, che è stato rivisto da André Paoliello».
table di Mathieu Mategot con
sculturina di Paulo Pires. A Terminati i lavori, Grapa Studio (Fernan-
destra, scultura di José Bezerra. do Pinheiro Guimarães e Gabriella Decot-
tignies) si occupa dell’interior design, do-
ve diventano protagonisti i bellissimi pez-
zi di design brasiliano anni ’50 e ’60 del
padrone di casa.
Ora che la finestra a oblò funziona di
«La finestra rotonda, tipica di Oscar nuovo, anche la casa si rianima di vita. E
quel vetro circolare diventa una lente at-
Niemeyer, incornicia la montagna traverso cui scoprire un meraviglioso mi-
più famosa di Ilhabela» A R A r q u i t e t o s crocosmo. ○

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ARCHITECTURAL DIGEST CASE

135
ARCHITECTURAL DIGEST CASE

MITI GRE CI

Il colore, gli dèi, l’Odissea, l’eterno presente sono la materia prima


con cui Alekos Fassianos ha costruito la sua dimora. Un’opera totale
testo Laura Leonelli produzione e styling Francesca Santambrogio foto De Pasquale + Maffini

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ARCHITECTURAL DIGEST CASE

Atene
La casa di Alekos Fassianos, uno dei più famosi
artisti greci, acquistata da lui nel 2000, è stata
ridisegnata da Tassis Papaioannou. Su tre piani, nel
verde, è la dimora della figlia Viktoria. La scaletta
in ferro disegnata da Fassianos, come la grondaia
a forma di drago, porta a una terrazza panoramica.
pagina accanto Calda estate di Alekos Fassianos.

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137
ARCHITECTURAL DIGEST CASE

Nella sala da pranzo splende


l’arredo disegnato da Alekos
Fassianos, le sedie in legno rosso,
con lo schienale a profilo, e il tavolo
con il piano in cristallo. Oggi tavolo
e sedia, come gli altri arredi
creati da Fassianos, sono prodotti
in serie limitata dalla Carwan
Gallery di Atene. Alla parete,
un’opera di Alekos Fassianos.
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ARCHITECTURAL DIGEST CASE

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ARCHITECTURAL DIGEST CASE

Potremmo chiederci cosa c’entra una lattina di Coca-Cola nel mon- illuminano il pulviscolo dell’aria, Alekos si affaccia alla finestra del
do antico di Alekos Fassianos. Invece il senso c’è, perché tagliando suo studio ad Atene e quasi non crede ai suoi occhi, occhi di bam-
e modellando quella laminetta leggera uno dei più originali e cele- bino antico, perché vede passare tra la folla un ciclista che fuma
bri artisti greci aveva creato la corona nuziale per la futura sposa. e che ha il volto di Hermes. E nell’attimo in cui inizia a disegnare
Mitologia moderna, piegata dalla bellezza della mitologia classi- quell’apparizione miracolosa, ecco che il vento scompiglia i capel-
ca. E così, con il passo lieve di una divinità, in una giornata di sole li del messaggero degli dèi e li unisce alle spire di fumo della sua
quando i colori splendono, l’oro scintilla e soffia benevolo il vento, sigaretta. «Gli dèi sono tra noi, diceva mio padre, vivono nei no-
entriamo nella casa che raccoglie oggi la memoria di quest’uomo stri corpi, respirano la nostra aria, contemplano il nostro cielo, e
arcaico e contemporaneo, ateniese e parigino d’elezione. A qua- non sono ombre degli inferi, ma vibrano di colori accesi, il rosso,
ranta minuti circa dal centro della capitale, nel quartiere di Eka- il blu, il giallo, il verde», prosegue Viktoria.
li, tra volumi in pietra e cemento modernista, riscritti pochi anni Di rosso e di blu vibra non solo la pittura di Fassianos, ma
fa dall’architetto Tassis Papaioannou, ci accoglie Viktoria Fassia- ogni dettaglio della sua casa. Tutto è creato dalle mani dell’artista
nos, figlia di Alekos e adesso re- «e anche in questo mio padre ri-
sponsabile del suo archivio. Non cordava Ulisse, che aveva creato
è una casa-museo, nonostante il suo letto nel tronco di un ulivo
ogni presenza parli del talento secolare e sarà quel gesto, quella
del padre, scomparso a ottanta- tecné intima che lega un uomo a
sei anni nel 2020, ma è una casa una donna, a rivelarlo a Penelo-
aperta, quotidiana, dove Viktoria pe». Alekos non si è fermato al
vive con il marito e dove tra qual- talamo nuziale ma è andato ol-
che mese nascerà il loro primo fi- tre, a cominciare dalle “portatri-
glio, Nikolaos, nome che porta in ci di luce”, le lampade, che l’ar-
sé la parola “nike”, vittoria, e al- tista ha disegnato a forma di co-
lora tutto torna. La vita continua. lombe, come le colombe che tra-
Per Fassianos, pittore, scul- smettono agli uomini il volere di
tore, designer, costumista e sce- Zeus. La spalliera in legno delle
nografo del teatro di Epidauro, sedie rosse è un profilo anch’esso
vivere voleva dire creare con ogni divino che guarda oltre il soffit-
materiale che la natura e la storia to e si apre alle nuvole. Le mani-
gli mettevano tra le mani, «e per glie delle porte sono piccole on-
questo mio padre sentiva una vi- de perché la mano si adatti senza
cinanza fortissima con Picasso, e fatica, quasi nuotando, e persino
non a caso erano nati entrambi la scaletta che porta alla terrazza
il 25 ottobre», racconta Viktoria. panoramica si chiude nel volto
La prima materia, anzi la “ma- ieratico di due misteriose divini-
teria prima” che Alekos scopre tà, memoria della pittura vasco-
è l’eterno presente della grecità. lare. E dalla pittura dei vasi gre-
Alekos era nato ad Atene nel 1935, ci, Fassianos aveva ripreso la flu-
suo padre era musicista e compo- idità delle linee che tratteggiano
sitore, sua madre filologa di gre- i corpi e i loro panneggi. Nel suo
co antico, lingua che parlava cor- essere artista totale, Alekos pre-
rentemente. L’Odissea è il libro di sopra Un cavallo tra le nuvole, visto da una delle terrazze della casa. parava i colori e disegnava anche
famiglia, Ulisse l’eroe, e la nostal- i suoi abiti, larghi, comodi, «di
gia di casa sarà il sentimento che accompagnerà l’artista nel suo tessuto leggero d’estate, pesante d’inverno, ma il modello era lo
esilio a Parigi, dal 1966 al 1974 negli anni oscuri della dittatura dei stesso. Mio padre aveva creato anche l’abito da sposa di mia ma-
colonnelli. A dodici anni Fassianos suona il violino, a diciasset- dre e lo aveva ricamato di piccoli uccelli e figure di draghi», con-
te dipinge ed è allievo dell’Accademia di Belle Arti. A influenzar- tinua Viktoria. Amava anche cucinare, Alekos, e della tavola tra-
lo e plasmarlo come argilla saranno anche la spiritualità del non- dizionale greca aveva una visione arcaica e salutista, pochi ingre-
no, sacerdote, che gli apre le porte dell’arte bizantina, e il corag- dienti, torte salate e polpette. Se mai dovessimo immaginare un
gio dello zio, ucciso dai tedeschi durante la seconda mondiale per banchetto tra gli dèi dell’Olimpo, sarebbe questo il menù e Fas-
aver dipinto messaggi di resistenza sui muri di Atene. In tempo di sianos si sarebbe seduto accanto alle divinità preferite, Persefo-
pace la patria diventa ispirazione felice e feconda. Nel 1963 Fas- ne, dea della primavera, e Atena, dea delle arti e della sapienza.
sianos torna a casa, dopo aver studiato per tre anni l’arte della li- E non è detto che a quest’uomo che parlava in greco antico non
tografia a Parigi. Un giorno di inizio estate, quando i raggi del sole sia successo davvero. ○

140
ARCHITECTURAL DIGEST CASE

Viktoria Fassianos all’ingresso della casa-museo


che raccoglie una parte delle opere di suo padre.
La casa, così come il museo ad Atene, sono visitabili su
appuntamento (per informazioni alekosfassianos.gr).

141
ARCHITECTURAL DIGEST CASE

«Gli dèi sono tra noi, diceva mio padre, vivono


nei nostri corpi, respirano la nostra aria,
contemplano il nostro cielo» V i k t o r i a F a s s i a n o s

sopra , da sinistra Un angolo pagina accanto In una sala


della cucina. I piatti sono decorati da pranzo, mobili disegnati da
da Alekos Fassianos e suo Fassianos. Sedie e poltrona con
è anche un piccolo quadro schienale a forma di cavallo sono
con uno dei suoi temi più tipici: riprodotti dalla Carwan Gallery di
il ciclista-acrobata. L’esterno Atene (serie limitata). Sulla madia,
della villa; i camini terminano opera di Bahati Simoens e, accanto
con il disegno di un drago, alla finestra, una di Fassianos.
realizzato in ferro da Fassianos. Vaso di George Hadoulis.

142
ARCHITECTURAL DIGEST CASE

143
L’ingresso della camera
da letto di Viktoria Fassianos
con il classico motivo del
profilo intagliato nel legno,
caro all’immaginazione
di suo padre. pagina accanto
Disegni e bozzetti, conservati
nell’archivio Fassianos.
ARCHITECTURAL DIGEST CASE

146
ARCHITECTURAL DIGEST CASE

«Mio padre sentiva una vicinanza fortissima


con Picasso, e non a caso erano nati
entrambi il 25 ottobre» V i k t o r i a F a s s i a n o s

sopra , da sinistraIl bagno pagina accanto La maniglia


padronale; la luce con base ergonomica a forma di onda della
in marmo e colomba in neon è camera da letto è stata realizzata
di Fassianos. Un angolo del salotto: da Fassianos, come il letto.
la sedia in rattan, acquistata Tappeto Kilim, quadro di Fassianos
negli anni ’60 in un mercatino, e lampada a forma di uccello, in
è la prima di una grande collezione; metallo, sempre di Fassianos ora
tavolino Domus Pompeii di Roberto in produzione da Carwan. Oggi la
Sironi (Carwan Gallery); sul camino casa è abitata dalla figlia Viktoria e
una scultura di Fassianos. dal marito, in attesa di un bambino.

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147
Assistente alla produzione: Giovanni D’Odorico Borsoni ARCHITECTURAL DIGEST CASE

Nella sala da pranzo sedie e poltrona


di Fassianos. Alla parete, dipinto di
Stelios Karamanolis. pagina accanto
Piatto in ceramica e pavimento in
marmo Verde Tinos con profili d’oro
e seminato, entrambi di Fassianos.

149
I tre segreti

Un letto king-size, bagni e divani separati: Ryan Lawson trasforma


il loft di una power couple a Manhattan in un capolavoro di dŽcor
testo Sam Cochran styling Colin King foto Stephen Kent Johnson
ARCHITECTURAL DIGEST CASE

New York
Nel living, divano vintage in
lino Clarence House, quadri di
William Ronald (a sinistra) e
Tom Levine. La parete divisoria
è utilizzata come quella di una
galleria con i ganci per i quadri
di Josef Hoffmann della Neue
Galerie. pagina accanto La console
con i piedi ad artiglio in pietra è
uno degli arredi acquistati dalla
proprietà di John Richardson.

151
ARCHITECTURAL DIGEST CASE

a sinistra , dall ’ alto


La parete divisoria in acciaio
e vetro che conduce alla suite della coppia è stata
realizzata da Alli Fabrication. Un lampadario
Art Déco è appeso nella dispensa, arredata
con scaffali a muro dello studio Van Den Akker
e tende personalizzate di Joyful Custom Sewing.

Quando qualcuno chiede a James LaForce e Stephen Hender-


son quale sia il segreto per una relazione lunga e felice, i con-
sigli della power couple di New York, insieme da 34 anni, so-
no tre. «Un letto king-size, bagni separati, e pure divani sepa-
rati», scherza Henderson, scrittore. Lo spazio, in altre paro-
le, può essere la soluzione. Che però implica delle sfide, come
hanno scoperto i due dopo aver acquistato il loro nuovo ap-
partamento a Manhattan.
Situato in uno storico edificio industriale a Chelsea, il loft
si estendeva su circa 555 metri quadrati, con ampie finestre e
un monolocale extra. Per i due, che amano ricevere ospiti ma
anche passare il tempo libero insieme, il problema era come
utilizzare al meglio l’enorme spazio. «Lo ammettiamo, è un
lusso», afferma LaForce, esperto di comunicazione e marke-
ting, sottolineando che l’avevano immaginato per organizza-
re raccolte fondi e incontri. «Sarebbe stato uno spreco non
utilizzarlo». Così hanno contattato il loro amico interior de-
signer Fernando Santangelo: «Ci ha detto che era molto occu-
pato, ma che c’era un ragazzo davvero simpatico che lavorava
nel suo stesso edificio», ricorda Henderson. «E così abbiamo
ingaggiato quel ragazzo lì, ed è stato fantastico». Quel “ragaz-
zo lì” è Ryan Lawson, un veterano, anche se poco noto, della
design scene newyorchese, con grandi idee e profondo cono-
scitore delle arti decorative. Quando ha visto per la prima vol-
ta il loft di LaFenderson (così è scritto sul citofono), gli sono
venuti in mente un’infinità di riferimenti storici: Casa de Vi-
dro di Lina Bo Bardi, moderna ma artigianale, Casa Tabarelli
di Carlo Scarpa, con il suo color-block, e Menil House a Hou-
ston, arredata in modo giocoso. «Riferimenti che non dovreb-
bero coesistere, eppure nella mia testa tutto aveva un senso»,
ricorda Lawson. «Lo spazio aveva bisogno di una storia per es-
sere all’altezza delle loro vite entusiasmanti».
Modifiche chirurgiche al layout hanno perfezionato il
flusso generale. Per un’entrata più scenografica, l’ingresso è
stato riconfigurato per far passare i visitatori attraverso por-
te di vetro in un elegante foyer, in cui spiccano le librerie ispi-
rate a Donald Judd già installate dall’ex proprietario, il pitto-
re Tom Levine. La cucina, che prima era chiusa, è stata aperta
su una lounge adiacente. E l’illuminazione è stata ridotta a un
rigoroso linguaggio geometrico di quadrati, rettangoli, trian-
goli e cerchi. Ove possibile Lawson ha fatto risaltare l’elemen-
to artigianale, dai pannelli in vetro soffiato dei divisori interni
alle griglie monocromatiche delle piastrelle dei quattro bagni.
Il colore diventa elemento strutturale di per sé, Lawson si è

152
ARCHITECTURAL DIGEST CASE

Il tavolo è stato realizzato da


Green River Project con tavole
recuperate dai pavimenti del loft.
Conference Chair di Saarinen (Knoll).
Lampade PH 5 di Louis Poulsen.

153
L’area soggiorno
della camera degli
ospiti. Divani
e poltrone vintage
dei proprietari,
tavolino vintage
in sughero della
Galleria Dobrinka
Salzman. Lampadario
Floatation di
Ingo Maurer. Alla
parete un disegno
tridimensionale su
carta di uno degli
amici della coppia.
ARCHITECTURAL DIGEST CASE

155
Ispirati da Agnes Martin, i pannelli murali dipinti
a strisce formano un pattern geometrico in cucina.
Tavolo gotico inglese in noce proveniente dalla
proprietà di Mario Buatta. Tappeto portoghese
Art Déco. pagina accanto Le librerie a incasso sono
state installate dal precedente proprietario, il pittore
Tom Levine. Lampade Bola Disc di Pablo Lighting.
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ARCHITECTURAL DIGEST

sopra La suite principale è caratterizzata da un antico arazzo con motivi naturalistici. Panca vintage in noce.
Lampadario LUdish di Lumfardo, Los Angeles. Come copriletto un Suzani turco.

158
CASE

sopra La camera degli ospiti è dipinta di un giallo intenso; la testata è rivestita di un antico Suzani turco. Gli arredi artistici sono
un insieme di objets trouvés, dipinti di amici e studi di ritratti anonimi di inizio ’900. Le lampade sul comodino sono cinesi, vintage.

159
ARCHITECTURAL DIGEST CASE

sopra LaForce (a sinistra) e Henderson (a destra) sui loro divani rivestiti con un tessuto Pierre Frey a righe. I pannelli
alle loro spalle sono tessuti di Romani acquistati a un’asta della proprietà di John Richardson. pagina accanto Il guardaroba di LaForce
ha armadi in stile di Le Corbusier, un daybed in rattan di Bielecky Brothers e lampadari in legno vintage (Avery & Dash).

ispirato a Scarpa per una serie di interventi vibranti. «James e Ste- Hoffmann sulla parete divisoria nel living, rivestita di kilim, è fa-
phen sembravano entusiasti», dice a proposito della particolare cile sostituire i quadri. E dice che il successo della casa si deve alla
palette, che elimina le pareti bianche a favore di una tonalità che volontà di LaForce e Henderson. «Quando hai clienti sofisticati,
chiama «crema di funghi». Su questo sfondo neutro, i tocchi di co- puoi proporre idee più grandiose e riferimenti più esoterici», dice.
lore audaci catturano lo sguardo, che si tratti delle righe sulle tavo- Dal canto loro, LaForce e Henderson sono entusiasti di questo
le in legno dipinte a mano su una parete della cucina, della libre- “corso accelerato” in décor. «Ryan è molto simile a noi, non è al-
ria rossa sospesa nello studio, o dei grandi pannelli in tessuto nel tezzoso o artificioso», afferma Henderson. «Ti parla di bricolage,
living. A dispetto di quel che potrebbe sembrare, spiega Lawson, poi un minuto dopo ti cita Lina Bo Bardi». Sono riferimenti che la
queste scelte audaci fanno riposare lo sguardo, «lo liberano dalla coppia ora può condividere con gli amici, che dormono nella su-
necessità di guardare le cose piccole». ite degli ospiti o sul daybed nello studio. Alcune sere il loft ospita
E i tesori da scoprire sono davvero tanti. LaForce e Henderson anche più di 100 persone per cause progressiste e creative. Ma al-
sono collezionisti appassionati, si entusiasmano allo stesso modo tre volte quel brusio si riduce a un sussurro, LaForce si rilassa nello
per un oggetto scovato in un mercatino o un pezzo di design. Le studio mentre Henderson cucina. Quando la cena è pronta, si rifu-
loro console vintage con piedini ad artiglio provengono dalla col- giano in soggiorno per un po’ di relax davanti alla TV, ognuno sul
lezione del biografo di Picasso John Richardson, il tavolo in stile proprio divano, con il piatto fra le mani, fianco a fianco, felici. ○
neogotico era di Mario Buatta. I divani vintage rubano comunque
la scena grazie ai tessuti vivaci scelti dalla coppia. Le opere d’arte,
invece, sono di dimensioni ridotte. In un salottino, decine di ope-
re, molte anonime, altre di amici, formano una composizione af- «Ryan è molto simile a noi,
fascinante. («Un grande spazio le avrebbe sminuite, le abbiamo non è altezzoso o artificioso.
usate come una carta da parati, dal pavimento al soffitto», ricorda Ti parla di bricolage, poi un minuto
Lawson). «Abbiamo ideato un appartamento che fosse bello, e so-
lido, ma che li incoraggiasse a cambiare le collezioni nel tempo», dopo ti cita Lina Bo Bardi»
afferma Lawson, sottolineando che, grazie alle viti per foto di Josef Stephen Henderson

160
ARCHITECTURAL DIGEST CASE

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unicef.it/shapethefuture
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PRO CO

TURN
YOUR STORY
INTO
HISTORY
SHAPE THE FUTURE WITH UNICEF
Prendere decisioni è parte della tua quotidianità. Non tutte le scelte che fai, però, hanno lo
stesso impatto: alcune possono raggiungere traguardi incredibili. Unendo le tue forze con
quelle dell'UNICEF sarai protagonista di un cambiamento per le generazioni future.

UNISCITI A NOI, OGGI


Scriviamo la storia insieme.
ARCHITECTURAL DIGEST B A C K S TA G E

a cura di Giovanni D’Odorico Borsoni


Lavorazioni artigianali, edizioni e riedizioni d’autore,
estetiche d’antan e materiali preziosi disegnano
un nuovo spazio domestico in cui il décor passa dal progetto

HAPPY HOUR

DISCO R E V O LV E R B O W L LIFETIME
Belloni Studio Bitossi/Paul Smith Giorgio Collection

Un tavolino da salotto con una complessa struttu- Progettata dal designer di origine svizzera Chri- Lampada da tavolo rétro con struttura in ottone
ra in noce canaletto che sorregge il piano in mar- stoph Radl per Bitossi, la collezione Revolver (va- bronzato con lo stelo ritorto e paralume in seta
mo Cremo delicato, disponibile anche in altre ti- si, coppe e ciotole) si sviluppa in un gioco di fasce pregiata. Ne esiste anche una versione da terra.
pologie di marmo o in vetro. incise. Disponibile su paulsmith.com. Disponibile su artemest.com.

C A P R I PA L A Z Z O A M A R E P O S T S PA R K A S S E CUSHY
Christian Fischbacher Gebrüder Thonet Vienna Etro Home Interiors

Jacquard a rombi giganti di ispirazione marinara Progettato da Otto Wagner nel 1906 per la Cassa Divano, poltrona, chaise-longue e pouf con linee
con i contorni bianchi che creano l’effetto di una di Risparmio Postale di Vienna, ha una struttura morbide, colori vibranti, pelli e tessuti naturali, co-
corda attorcigliata per la capsule collection di tes- ergonomica in faggio massello curvato ed elemen- me Pluma (in foto), per valorizzarne l’appeal con-
suti firmata da Giuliano Andrea Dell’Uva. ti in metallo. Oltre allo sgabello, una poltroncina. temporaneo. Il design è di Marco De Vincenzo.

163
Madrid Piano

In sala, divano su disegno di Pablo Paniagua in tessuto Fortuny. Tavolo danese in palissandro di Severin Hansen per Haslev (anni ’60) con intarsio
in ceramica Royal Copenhagen. Vaso in vetro Val Saint Lambert, disegnato da Samuel J. Herman e Louis Leloup (1975). Lampada in ottone dorato e globi
di vetro opalino, acquistata a Milano (Officina Antiquaria). Vaso in porcellana di Anversa anni ’30. Sulla parete a destra, opere di Marco Abbamondi su
una console di Pablo Paniagua e, a sinistra, crocifissi spagnoli anni ’50. In primo piano, chaise longue di Pablo Paniagua. Al centro opera di Karen Knorr.
Da tabula rasa a contenitore universale d’arte e di vita:
l’appartamento di Maite e Paolo Bulgari è espressione
di una poetica che gioca con i contrasti. Come in un film
testo Elena Dallorso foto Germán Saiz

sequenza
ARCHITECTURAL DIGEST CASE

«Siamo abituati a considerare le opere come


pezzi da esporre, ma qui il senso è un altro,
ha a che vedere con il puro godimento
della bellezza e della vita» P a b l o P a n i a g u a

sopra , da sinistra In soggiorno Nell’ingresso, l’acquerello su carta


carta da parati in rafia di pressata di Alberto Corazón
Jim Thompson color carbone. El Arquitrabe Sostiene la Ficción.
Alla parete Avatars of Devi pagina accanto Nello studio, una
di Karen Knorr. Sofà su disegno scrivania attribuita alla designer
di Pablo Paniagua. Sui tavoli americana Berta Schaefer.
in rovere di Jean-Michel Frank, Sul tavolo, una coppia di piccole
lampade in metallo cromato lampade italiane in ottone
disegnate da Willy Rizzo e vetro opalino e, sulla parete,
negli anni ’70. Testa di montone un’importante opera del pittore
minorchina e piatto di Gio Ponti. spagnolo Rogelio López Cuenca.

166
ARCHITECTURAL DIGEST CASE

venga sul sito eurekaddl.sbs


167
ARCHITECTURAL DIGEST

168
CASE

In soggiorno, dipinto a olio di Günther


Förg del 2003. A sinistra del divano
in tessuto Pecora Nera di Loro Piana,
tavolo in metallo attribuito a Jean
Royère. Candelabri francesi da altare
in bronzo marmoreo (anni ’50). Dietro
il tavolo, anonimo vaso surrealista in
ceramica anni ’50. Tavolino con gambe
in bronzo dorato e piano in vetro nero
francese (anni ’40). Sulla terrazza,
mobili disegnati da Adolphe Chanaux e
Jean-Michel Frank negli anni ’30.

169
ARCHITECTURAL DIGEST CASE

«I drastici contrasti cromatici tra le pareti


delle diverse stanze sono espressione di una poetica
drammatica, come se le zone scure e chiare fossero
scenari in cui accadono cose diverse» P a b l o P a n i a g u a

sopra , da sinistra Nella zona pranzo anonima degli anni ’60 realizzata
opera di Luis Feito. Tavolo Cidonio con frammenti di ceramica antica.
di Antonia Astori (Driade) del 1969 pagina accanto La cucina è
e divano-panca di Pablo Paniagua. stata progettata dallo studio
Poltrone danesi in teak. Lampada di Pablo Paniagua e realizzata
in vetro di Murano di Carlo Nason in legno di quercia tinto tabacco,
per Mazzega, anni ’70. Pareti del evitando sempre qualsiasi
corridoio tappezzate con tessuto eccesso o capriccio decorativo.
in lana e lino. Come elemento Anche le maniglie in bronzo
decorativo, una scultura spagnola sono su disegno dello studio.

170
171
ARCHITECTURAL DIGEST CASE

Di solito è quello che si va cercando, di solito si inventano so- pagina accanto Il letto, rivestito in velluto verde,
è dello studio Pablo Paniagua, così come la
luzioni architettoniche per enfatizzarne anche il minimo rag- lampada in bronzo martellato e nichelato.
gio. E invece la luce, nel grande appartamento all’ultimo piano Il comodino e la sedia di Jean Royère sono pezzi
della collezione di Paolo e Maite Bulgari.
di un palazzo d’inizio XX secolo incastrato fra il Museo del Pra- La lampada da terra è un pezzo italiano in ottone
do e il parco del Retiro, è il contraddittorio con cui si è dovuto e metallo laccato nero degli anni ’50.
confrontare l’architetto e designer Pablo Paniagua nel ripensar-
lo da zero per Maite e Paolo Bulgari. «Prima di loro l’aveva abi-
tato una gallerista madrilena», racconta Paniagua. «Era pensa- dell’incalmo, in cui non vengono utilizzati stampi e i diversi co-
to come un’estensione dello spazio pubblico, un white cube aset- lori sono fusi separatamente e poi uniti) un accostamento che in
tico un po’ anni ’90 che era lontanissimo dall’idea che avevano altri casi si direbbe ardito, ma non qui, dove l’oscurità è un col-
i nuovi proprietari: una casa che potesse accogliere, assorbire e lante emotivo che serve ad accostare stili ed epoche lontane, in
mettere in dialogo i loro moltissimi e diversissimi pezzi d’arte e un contesto quasi religioso. Nel soggiorno, come nel corridoio,
che esprimesse al massimo il loro senso estetico e li facesse “vi- per esempio, si è cercato di contrastare la grande quantità di lu-
brare”. L’altro punto era la luce: troppa quella che entrava dalle ce che entra dalle finestre rivestendo le pareti con tappezzeria in
grandi finestre. Non abbiamo mai pensato che una sovraesposi- rafia Jim Thompson color carbone e coprendo il pavimento in ro-
zione fosse il cammino da intraprendere». vere con tappeti in seta e bambù color verde foglia scuro. In que-
Così, al posto del cubo bianco, le pareti hanno acquistato sto modo, la vivacità del colore delle opere d’arte e dei pezzi de-
matericità e colori che smorzano e controllano la luce ingloban- corativi viene messa in risalto.
do, in modo organico, le opere d’arte: rafia, lino, lana, verde bo- «Siamo abituati a considerare le opere come pezzi da espor-
sco, terra, crema. Un viaggio iperbolico nella storia della pittura re», spiega Paniagua, «ma qui il senso è un altro, ha a che vedere
e della scultura, dal XVI secolo a oggi (da Karen Knorr a Gio Pon- con il puro godimento della bellezza e della vita, concetto chiave
ti, da Günther Förg ad anonimi surrealisti degli anni Cinquanta, da cui è partito il progetto». Progetto che prende ispirazione, an-
fino alla capsule di vasi in vetro Cloudy Butterflies creata da Clau- zi, che ha un intrinseco legame con il mondo del cinema e della
dia Schiffer per Vista Alegre con la tecnica artigianale medievale narrativa, ambiti professionali in cui si muove Maite Carpio, la
padrona di casa, giornalista, regista e produttrice indipendente.
sot to Nell’ingresso, credenza realizzata da
«I drastici contrasti cromatici tra le pareti delle diverse stanze so-
Amedeo Cassina nel 1957 per un cliente privato, in no espressione di una poetica drammatica, come se le zone scure
acero dorato con gambe dotate di tappi in bronzo e quelle chiare fossero scenari in cui accadono cose diverse», com-
color canna di fucile e il piano in marmo di Carrara.
Sopra, tre pezzi della collezione Cloudy Butterflies menta l’architetto. La casa stessa è un punto di incontro costante:
di Claudia Schiffer per Vista Alegre. attori, registi e scrittori animano le serate della coppia quando si
trova in città, sfruttando la centralità dell’indirizzo ma anche l’e-
strema privacy, garantita dalla cortina verde di magnolie e gelso-
mini che avvolge la terrazza dell’attico con vista sulla città.
Organizzato secondo la planimetria classica di inizio No-
vecento (un ingresso, un corridoio su cui si aprono tutte le stan-
ze e un grande soggiorno), l’appartamento ha mantenuto anche
nel suo rifacimento l’austerità originaria: «Nei rimaneggiamen-
ti successivi aveva perso ogni caratterizzazione, dalle cornici di
porte e finestre ai pavimenti, ma non siamo caduti nella trappo-
la del falso storico, in questo caso non si è trattato di recuperare
nulla, anche perché non c’era più nulla da recuperare», spiega Pa-
niagua. «Non abbiamo voluto inventare, ma partire da una tabu-
la rasa che accogliesse arte, artigianato e arredi scelti o disegna-
ti uno per uno, diversi e complementari, secondo la regola det-
tata dai padroni di casa del “todo cabe”, ovvero contiene tutto».
Così in soggiorno divani dello studio di Pablo Paniagua ri-
vestiti con tessuti Fortuny o Loro Piana dialogano con un tavo-
lo danese in palissandro Haslev, disegnato da Severin Hansen
negli anni ’60, con un piano intarsiato in ceramica Royal Co-
penhagen sul quale è appoggiato un vaso in vetro belga di Val
Saint Lambert, disegnato da Samuel J. Herman e Louis Leloup
nel 1975, frutto di una fortunata ricerca nel negozio di antiquaria-
to madrileno El 8. Da un’altrettanto fortunata ricerca provengo-
no i mobili da giardino disegnati da Adolphe Chanaux e Jean-Mi-
chel Frank negli anni ’30, parte di una collezione privata france-
se, poi accuratamente restaurati in Spagna da artigiani esperti.
Puro godimento. ○

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ARCHITECTURAL DIGEST B A C K S TA G E

a cura di Giovanni D’Odorico Borsoni


Reinterpretazione contemporanea della boiserie
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lità e stili è ampia, tra legno, finiture in lacca, det- vere, che genera una trama varia e personalizzabi- lezione Lineadeko in multistrato di betulla firmata
tagli lineari e modanature. le. Nella foto la finitura Rovere Ca’ Pisani. da Inkiostro Bianco e Lucchesedesign.

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ti murali ha struttura portante in alluminio e accia- linearità estetica è adatta ad avvolgere ogni am- legno di noce Le Righe, che crea effetti ottici che
io zincato. I pannelli esistono in legno, ceramica, biente della casa. Attrezzata, può essere declina- animano qualunque superficie, che sia domestica,
specchio o rivestiti con tessuti della collezione. ta per uso cucina o per il living. di hospitality o lavorativa.

175
ARCHITECTURAL DIGEST F L A S TH B
PA C
GKE

10
1. Qual è il vostro concetto di felicità?

DE
Il nostro concetto di felicità è, ovviamente, quello che hanno
tutte le altre persone. Quindi amare ed essere amati, stare be-
ne e continuare a fare ciò che ci piace, che è esattamente quel-
lo che stiamo facendo in questo momento.
2. Qual è la vostra più grande stravaganza?
N
A
Non siamo particolarmente stravaganti. Ma sicuramente ci
piace collezionare porcellane e ceramiche giapponesi. In que-

DOM
sto momento, per esempio, siamo a Tokyo e saltiamo da un ne-
gozio all’altro alla ricerca del miglior artigianato.
3. Qual è il vostro stato d’animo attuale?
Pensiamo che, considerando tutto quello che sta succedendo
nel mondo, sia inevitabile essere riflessivi, il che non signifi-
ca che non ci stiamo divertendo e così via. Il riferimento è, ov-
viamente, a ciò che sta accadendo in Medio Oriente, alla guer-
ra. Ma anche il nostro interesse generale per l’ecologia... siamo
sempre spinti a pensare all’impatto del design sull’ambiente.
In definitiva, il nostro lavoro è una pratica che si colloca tra le
materie prime e la loro trasformazione in prodotti desiderabili.
4. Qual è la qualità più sopravvalutata?
La coerenza assoluta. È estremamente importante essere aper-
ti a cambiare opinione. Non è un segno di superficialità. Se si
vuole davvero fare qualcosa di innovativo, è necessario segui-
re un processo e rimanere aperti al fatto che il risultato finale
possa cambiare a seconda del percorso.
5. Quali sono le frasi che continuate a ripetere?
“Perché no?”. Ci aiuta a pensare che dovremmo riconsiderare
cose che diamo per scontate. Credo che il design abbia il ruolo
di mettere in discussione la realtà, e la domanda “perché no?”
è fondamentale per capire e ci aiuta a rimanere vigili e a ren-
derci sempre conto che tutto può essere ripensato.
6. Quale talento vorreste avere?
Ci piace scrivere, ma vorremmo essere molto più abili. Dopo
aver vissuto per molti anni nei Paesi Bassi, abbiamo iniziato a
scrivere in inglese, ma ci piacerebbe, anche in questa lingua,
saperlo fare meglio. Inoltre, Andrea ha iniziato da poco a pren-
dere lezioni di pianoforte e vorrebbe essere molto più bravo di
quanto sia al momento.
7. Se aveste la possibilità di cambiare qualcosa di voi stes-
si, cosa scegliereste?
Andrea l’altezza, perché lui non è così alto. E nel mio caso, a
volte sono impulsivo. Quindi vorrei evitare di essere così.
8. Se dopo la morte doveste reincarnarvi in una persona o
in una cosa, quale scegliereste?
Simone Farresin e Andrea Trimarchi, ovvero Da due anni viviamo con un cane. Si chiama Terra e lo amia-
FORMAFANTASMA, sono paladini mo tantissimo. E penso anche che sia così fortunato perché lo
della progettazione responsabile. trattiamo con un tale rispetto che ci piacerebbe molto, un gior-
Dal 2009 il duo sviluppa un approccio critico
Illustrazione: Cecilia Carlstedt

no, reincarnarci in lui, perché ha una vita straordinaria. Inol-


e coraggioso al design: il rispetto dell’impronta tre, sta sempre con noi. Viene nei musei e nei posti più belli.
storica degli oggetti e la ricerca di nuovi materiali 9. Chi è il vostro eroe di finzione preferito?
ne sono i tratti distintivi. Lo dimostrano bene Totoro di Hayao Miyazaki.
in Life Cycles: The Materials of Contemporary 10. Mentite mai e, se sì, in quali occasioni?
Design, la collettiva al MoMA di New York Non mentiamo mai. Ma se capita, è per una ragione stupida:
(fino al 7 luglio 2024) in cui sono coinvolti è quando riceviamo dei brutti regali. - arantxa neyra

Il prossimo numero di AD sarà in edicola il 9 gennaio 2024

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FINE JEWELRY

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