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NUMERO 471.

GENNAIO 2021

S O M E T H I N G

W O N D E R F U L
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ARCHITECTURAL DIGEST SOMMARIO

GENNAIO 2021 «Mi piacciono le tinte intense,luminose:da sole


possono creare ambienti, mettendo in risalto
SOMMARIO i dettagli come il bianco non potrebbe mai»

Cover di Guido Taroni. Christopher Sturamn/Trunk Archive, © 2020 The Josef and Anni Albers Foundation/Artists Rights Society (ARS), Courtesy Bourse de Commerce — Pinault Collection photo Patrick Tourneboeuf, Alvvino
Il senso del colore, pag. 66

Storie

114 C E N T O A N N I FA
Compie un secolo il Vittoriale
degli Italiani, il monumento a se
stesso di Gabriele D’Annunzio

132 A L B E R S
L’amore e il sodalizio di Anni e
Josef, pionieri del modernismo,
Frank, pag. 106 dal Bauhaus all’Op art Albers, pag. 132

Case Speciale
66 I L S E N S O D E L C O L O R E
Il rifugio a tinte accese di Ni-
106 F R A N K
In Colorado, un’architettura a tessuti
colò Castellini Baldissera, tra metà strada fra land art e so-
Dna milanese e culture lontane gno firmata da Frank Gehry

80 T E R R A I N C A N TATA 122 1 0 %
In Nuova Zelanda, un’architet- In un edificio Bauhaus a Mitte
tura lineare e coraggiosa che si l’art dealer Michael Fuchs ac-
mimetizza nel paesaggio costa idee e trasforma spazi
145 T E X T U R E , M AT E R I A L I ,
C O L O R I T U T T I N U OV I
94 R A D I C I Le proposte delle migliori
La casa di Isabella Rossellini aziende per il 2021 prendono
a Long Island, fatta di ricordi vita grazie a un’interpretazione
d’infanzia e spazi condivisi d’autore

Galleria
25 P R I M A PA G I N A 32 A P P E C C E L L E N T E 54 S AV O I R - FA I R E
La scelta di Deyan Sudjic 500 mestieri d’arte in un clic Fendi e l’artigianato italiano

26 S PA Z I E S P O S I T I V I 34 D E S I G N A L L’A S TA 56 E C O - M O T O R I
Tadao Ando e Pinault 38 pezzi iconici su eBay BMW lancia un SAV elettrico

27 L A CA SA DEL L E IDEE 36 L E T ’ S TA L K 58 G E O M E T R I E
I primi dieci anni di VitraHaus Intervista a Piero Lissoni Il piatto di Gordon Guillaumier

28 I N D U E A S H A N G H A I 41 ISPIRAZIONI 60 I N P R O F O N D I TÀ
I creativi M/M (Paris) in mostra Sei nuovi mood per il design Un orologio per le immersioni

30 C A M B I A R E R E G O L E 48 C H A L E T A R M E L 62 V O C A Z I O N E M A R I N A
Spazi espositivi, pag. 26 Intervista con Virgil Abloh Una casa-galleria sulle Alpi Il nuovo yacht di Custom Line

16
dedar.com @dedarmilano
ARCHITECTURAL DIGEST L E T TO R I

L A CASA DEI MIEI SO GNI

GRAVITÀ LEGGERA
di Patricia Urquiola*

Proviamo a pensare alla casa dei sogni, ma senza per cappellaio matto
forza legarci a un’idea di forma. Pensiamo ad altri le- Credi ancora che sia un sogno, non è vero?
gami evocativi che ci possano aiutare a cambiare il alice
nostro abitare. Da una “casa dei sogni” a una “casa nei Ma certo, è solo un’invenzione della mia mente.
sogni” che appartiene a quel mondo che ci accompa- cappellaio matto
gna ogni notte, in apparenza incoerente, scollegato, Questo vorrebbe dire che non sono reale?
atemporale. Dove i nostri piccoli avatar alati scendo- alice
no leggeri, perché i sogni non pesano. Temo di sì, ma non mi sorprende

Dialogo tratto dal film Alice in Wonderland di Tim Burton (2010)


Mancano dei pezzi ma ne nascono di nuovi an- che io sogni un mezzo matto.
cora da immaginare, oggetti ibridi che galleggiano e cappellaio matto
lentamente cercano dove posarsi, anche alla rovescia. Ma dovresti essere mezza matta anche tu
Nuovi equilibri, nuove gravità, nuove utopie. Oriz- per sognare uno come me.
zonti del pensiero collettivo. Tentiamo di non restare alice
intrappolati nelle nostre preferenze; avventuriamoci Evidentemente lo sono...
nel rizoma, nella rete dei nostri sogni. Mi mancherai quando mi sveglierò.

*Architetta e designer. Nata a Oviedo, in Spagna, vive a Milano dalla fine degli anni ’80. È stata allieva, al Politecnico,
di Achille Castiglioni. Nel 2001 ha aperto il suo studio che lavora in più ambiti: industrial design, interni, allestimenti, architettura.

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#lacasadeimieisogni carodirettore@ad-italia.it Ad Italia @ad_italia @ad_italia Ad Italia

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ARCHITECTURAL DIGEST A B I TA N T I

ALCUNI DEGLI UMANI FRANCESCA


CHE POPOLANO QUESTO NUMERO M O LT E N I

Una laurea in Filosofia a Milano e

ABITANTI una specializzazione in Film Pro-


duction alla New York University,
produce e cura la regia di film, do-
cumentari e mostre sul design (nel
2009 ha fondato la casa di produ-
zione Muse Factory of Projects).
Collabora con la Repubblica, Do-
mus, Vogue Italia e Casa Vogue. Ca-
sa, per lei, è la casa all’italiana, è lu-
ce, colore, condivisione, conforto, il
luogo da cui guardare il mondo.

Pag. 30

GUIDO
TA R O N I

Nato a Milano ma cresciuto nel-


la villa di famiglia sul lago di Como
(da lì viene la sua fascinazione per
la bellezza di luci, forme e colori),
Alessandro Maffioletti, Alvvino ha iniziato a fotografare da giova-
nissimo, prima al fianco di Giovan-
Alessandro Maffioletti, aka Alvvino, è un illustratore e art director freelance. ni Gastel, suo zio, poi da solo, per
Origini liguri, ha studiato Design al Politecnico di Milano e al Birmingham In- le più importanti riviste del mondo.
stitute of Art and Design. Collabora con riviste e brand internazionali, crean- La casa per lui è dove si sente al
do collage in bianco e nero o a colori, digitali o realizzati con carta, forbici e sicuro, circondato da oggetti che
colla. Sogna una casa mobile con una vista che spazi dalle coste atlantiche ama e che lo fanno viaggiare lonta-
portoghesi fino alle Alpi. no, con i ricordi.

Pag. 145 Pag. 66

FA B I A N A
Giovanni
GIAC OMOT TI
Montanaro
Che «la moda» sia «un mestiere da
duri», titolo del suo ultimo saggio Avvocato e scrittore veneziano,
per Rizzoli, l’ha scoperto dopo aver ha esordito nel 2007 con La croce
seguito il mondo bancario e quel- Honninfjord (Marsilio). Con Il libra-
lo dei media. Alla moda è approda- io di Venezia (Feltrinelli, 2020) ha
ta a fine anni ’90 come vicedirettore raccontato i giorni dell’acqua alta.
di Amica e direttore di MfFashion. Pensa che la letteratura sia come il
Scrive per Il Foglio e per Vogue Ita- cibo. Non sempre si ha voglia del-
lia. Ha una casa del cuore, a Stresa, le stesse cose. La sua casa picco-
molto amata e molto difesa dalle in- la è dove ci sono i suoi libri. La sua
cursioni cementizie di chi non ama casa grande è Venezia, quando tor-
l’ambiente come lei. na da qualsiasi parte nel mondo e a
un certo punto comincia la laguna.
Pag. 66
Pag. 160 Adolfo Frediani, Lucas Possiede, Massimo Sestini

Michele Masneri
Nato a Brescia nel 1974, vive soprattutto tra Roma e Milano. Lavo-
ra al Foglio, dove scrive di questioni culturali e di costume. Quan-
do si poteva passava diverso tempo in California, tra la Silicon Val-
ley, San Francisco e Los Angeles, e ne ha ricavato un libro di re-
portage vecchia maniera, Steve Jobs non abita più qui (Adelphi).
Sogna di vivere in una Victorian sanfranciscana, però senza tarli e
a prova di incendio. Magari con qualche mobile Mid-Century Mo-
dern, e almeno un oggetto disegnato da Dieter Rams.

Pag. 36

20
BREM
CALORIFERI PER L'ARCHITETTURA

Quality is our business plan


Ci accontentiamo semplicemente del meglio e creiamo i migliori prodotti editoriali. Per questo abbiamo AD,
che da oltre 30 anni racconta le più belle case del mondo, La Cucina Italiana, da oltre 90 anni la guida più
autorevole nel mondo del gusto e della tradizione italiana, e Traveller, viaggi straordinari accompagnati da
eccezionali reportage fotografici per viaggiare comodamente dalla poltrona di casa. Tradotto in una parola,
Qualità. In due parole, Condé Nast.

DIRET TORE CREATIVE & ART DIRECTION


Emanuele Farneti Davies Costacurta Guido Tamino

Managing Editor Assistant Ar t Director


Elisabetta Barracchia Daniela Sesenna

Vicediret tore Digital Editor-at-Large


Alessandra Pellegrino Francesca Santambrogio

UFFICIO CENTRALE

Caporedat tore Caposer vizio


Ruben Modigliani Elena Dallorso

Photo Editor Grafica


Federica Clari Michela Buzzoni

Segreteria di redazione
Maria Grazia Cecconello

HANNO COLLABORATO: Maria Vittoria Capitanucci, Francesco Chiamulera, Marta Galli,


Fabiana Giacomotti, Alessandra Laudati, Paolo Lavezzari, Michele Masneri, Elisa Mencarelli,
Francesca Molteni, Giovanni Montanaro, Simona Siri, Deyan Sudjic, Michele Weiss

TRADUZIONI: Stephen Piccolo, REVISIONE TESTI: Studio Diwa

FOTOGRAFIE DI: Simon Devitt/Photofoyer, Gianni Franchellucci, Francesco Lagnese/Ottoarchive/


Contrasto, Massimo Listri, Erick Saillet/Photofoyer, Christopher Sturman/Trunk Archive, Guido Taroni
ILLUSTRAZIONI DI: Alvvino, Karin Kellner/2DM-management, Manuele Fior, Andrea Schepisi

EDITORIAL ADVISOR Ettore Mocchetti

Chief Revenue Officer FRANCESCA AIROLDI


Sales & Marketing Advisor ROMANO RUOSI

Brand Advertising Director CARLO CLERICI


Advertising Manager CRISTINA RONCAROLO

Content Experience Unit Director VALENTINA DI FRANCO


Digital Content Unit Director SILVIA CAVALLI. Advertising Marketing Director RAFFAELLA BUDA
Moda e Oggetti Personali MATTIA MONDANI Direttore. Beauty MARCO RAVASI Direttore
Centri Media Print ROMANO RUOSI ad interim. Arredo e Design CARLO CLERICI Direttore
Digital and Data Advertising Director MASSIMO MIELE. Digital Sales GIOVANNI SCIBETTA Responsabile
Centro Nord LORIS VARO Area Manager. Centro Sud ANTONELLA BASILE Area Manager
Mercati Esteri MATTIA MONDANI Direttore. Uffici Pubblicità Estero - Parigi/Londra ANGELA NEUMANN
New York ALESSANDRO CREMONA

EDIZIONI CONDÉ NAST S.P.A.


Amministratore Delegato FEDELE USAI
Chief Operating Officer DOMENICO NOCCO

Vice Presidente GIUSEPPE MONDANI, Chief Digital Officer MARCO FORMENTO


Consumer Marketing Director ALESSANDRO BELLONI, Direttore Circulation ALBERTO CAVARA
vELETTa design davide diliberto Direttore Produzione BRUNO MORONA, Direttore Risorse Umane CRISTINA LIPPI
Direttore Amministrazione e Controllo di Gestione LUCA ROLDI, Digital Marketing Manager GAËLLE TOUWAIDE
Social Media Director ROBERTA CIANETTI, Digital Product Director PIETRO TURI, Head of Digital Video RACHELE WILLIG
Digital CTO MARCO VIGANÒ, Enterprise IT AURELIO FERRARI
Tutto assolutamente imprevedibile e nuovo. Digital Operations & Data Marketing Director ROBERTO ALBANI
Questo è davvero un bel modo di essere diversi.
Sede: 20123 Milano, piazzale Luigi Cadorna 5 - tel. 0285611 - fax 028055716.
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Bologna, c/o Copernico, Via Altabella 17 - tel. 0285611. Roma, via C. Monteverdi 20, tel. 0684046415 - fax 068079249.
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Redazione: 20123 MILANO — Piazzale Cadorna 5 — Tel. 0285611 — Fax 0285612698

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ARCHITECTURAL DIGEST GALLERIA

L’asta benefica e di design voluta da AD. Lo yacht dall’architettura firmata Antonio Citterio
Patricia Viel. Le collaborazioni tra artigianato e industrie creative. Due incontri d’autore:
Virgil Abloh e Piero Lissoni. Le persone, le idee e gli spazi che danno forma a questo numero

GALLERIA

P R I M A PA G I N A

Il punto di incontro
Testo di Deyan Sudjic per AD

Enzo Mari, scomparso lo scorso ottobre, è stato l’ultimo soprav- anche oggetti squisitamente lussuosi, come i mobili che ha dise-
vissuto dell’epoca d’oro del design italiano. Voleva renderlo più de- gnato per Hermès. Putrella, l’oggetto che concepì per Danese Mi-
mocratico, e liberarlo dai confini del sistema di mercato. Il suo ma- lano nel 1958, è una dimostrazione eloquente del suo lavoro, frut-
Courtesy Casati Gallery

nifesto è stato Autoprogettazione, idea dei primi anni ’70: la pubbli- to di una sensibilità da artista (Mari si era formato all’Accademia
cazione di una serie di progetti che consentivano anche ai meno di Brera). Una trave industriale in acciaio, trasformata con un in-
esperti di realizzare da soli i propri mobili. Era significativo perché tervento minimo in un oggetto decorativo. Danese lo descrive co-
prefigurava l’idea del design open source e per il modo in cui difen- me un centrotavola, ma in realtà la sua raffinata bellezza non ha bi-
deva l’estetica del ready-made. Paradossalmente, Mari ha creato sogno di alibi utilitaristici. È il punto di incontro tra design e arte.

25
ARCHITECTURAL DIGEST

Nel cuore di Parigi, un edificio del XIX secolo reinventato da


Tadao Ando accoglie la collezione d’arte di François Pinault

L’ANELLO
DEL TEMPO
Testo di Alessandra Laudati

Il volume centrale è in cemento, materiale ama-


to da Ando. Dal camminamento sulla sua som-
mità si accede alle altre aree espositive.

Bourse de Commerce — Pinault Collection © Tadao Ando Architect & Associates, Niney et Marca Architectes, Agence Pierre-Antoine Gatier, foto Patrick Tourneboeuf
Aprirà al pubblico il 23 gennaio il nuovo
capitolo della collaborazione tra Tadao
Ando e il magnate francese François Pi-
nault: la terza sede espositiva – dopo Pa-
lazzo Grassi e Punta della Dogana, en-
trambi a Venezia – per la sua collezione
d’arte contemporanea, tra le più impor-
tanti al mondo.
L’architetto, autore anche dei pro-
getti veneziani, è intervenuto sulla Bour-
se de Commerce di Parigi, edificio sor-
to a metà ’700 e poi totalmente ricostru-
ito nel 1889. In posizione strategica tra
il Louvre e il Centre Pompidou, la Bour-
se è un’architettura chiusa in un cerchio
perfetto e ricoperta da una cupola di ve-
tro, ferro e ghisa. Ando ha riconfigura-
to lo spazio inserendovi un volume ci-
lindrico aperto, trenta metri di diametro
per nove di altezza: un muro di cemento
che dà forma all’area espositiva centra-
le, sotto la cupola, con camminamenti e
scale che permettono di accedere ai due
livelli dell’edificio ottocentesco dove so-
no ricavate altre sale.
«Architettura come anello di con-
giunzione tra passato, presente e futu-
ro», spiega Ando. «Ho voluto stratifica-
re le epoche per dare origine a una nuo-
va sequenza di spazi, potenti e diversi, e
creare così un luogo adatto a sostenere
la cultura della città. Oggi e in futuro».

26
GALLERIA

Nel 2010 Vitra inaugura nel Campus di Weil am Rhein, sede Un contenitore,
storica fatta di architetture d’autore, un edificio rivoluziona- mille progetti
rio: la VitraHaus firmata dallo studio Herzog & de Meuron,
gioco spettacolare di volumi sovrapposti. Pensata come spa-
zio espositivo, è un’opera di design totale dove vengono mes-
si in scena, a rotazione, stili abitativi ogni volta diversi. Oggi,
dieci anni dopo, continua a essere un palcoscenico dove pro-
gettisti internazionali (India Mahdavi, Jasper Morrison, Raw
Edges... la lista è lunga) vengono invitati a dare forma alla
propria idea di casa. Un luogo dove la creatività è al potere.

DENTRO LA SCENA
Cinema mon amour

L’interno firmato da Charlap Hyman & Herrero


è il sogno di un regista. Con omaggi e citazioni:
da Antonioni a Cocteau, fino a Godard e Boetti.

THINK PINK
Il lato surreale del design

Nel 2016, India Mahdavi ha firmato un allesti-


mento ispirato al mondo di Alice nel Paese del-
le Meraviglie, con fiori giganti e tinte pastello.
Immagini Clemens Poloczek ©Vitra, Lorenz Cugini ©Vitra

La VitraHaus, spazio espositivo fuori dalle regole e laboratorio


« L AV O R A R E C O N U N E D I F I C I O
di creatività, festeggia dieci anni all’insegna del cambiamento
C OME L A VITR AHAUS
È UNO STIMOLO, UNA

LA CASA RIFLE S SIONE C ONTINUA SUL


RAPPORTO TRA OGGET TO E
A R C H I T E T T U R A . E L AV O R A R C I

DELLE IDEE PER DIECI ANNI CI HA


I N S E G N AT O M O LT O »
Testo di Elisa Mencarelli nora fehlbaum, ceo vitra

27
ARCHITECTURAL DIGEST GALLERIA

GIO CHI DI SCAL A ANTOLOGIA


Una Wunderkammer pop Progetti, arte e design

L’allestimento si basa tutto sullo In mostra anche le collaborazioni


stravolgimento delle proporzioni, dello studio con artisti contem-
con oggetti ingranditi anche del poranei (Sarah Lucas, Philippe
400% rispetto al reale, e crea una Parreno) e oggetti come il M/Ma-
scenografia immersiva. Come es- tching Colorstool creato per Miu
sere in un magazzino di idee. Miu (sulla pedana, a sinistra).

C’è un elemento comune che lega Loewe,


Testo di Ruben Modigliani
Björk, Balenciaga, Madonna, Miu Miu:

EXTRA-LARGE
hanno tutti lavorato col duo creativo M/M
(Paris), art director, grafici, inventori di sti-
li visivi. Fondato nel 1992 da Mathias Au-
gustyniak e Michael Amzalag, lo studio
A Shanghai, un’architettura industriale oggi ripercorre quasi trent’anni di lavoro
© Power Station of Art

ospita la retrospettiva del duo creativo più con una mostra alla Power Station of Art di
amato dalla fashion industry. Una storia Shanghai (fino al 18/04). Una caleidoscopi-
ca scatola dei giochi in cui il visitatore è in-
di segni e di invenzioni visive che attraversa vitato a interagire. Da non perdere, quan-
le discipline, in un allestimento spettacolare tomeno online: powerstationofart.com

28
ARCHITECTURAL DIGEST

Plaid in lana col motivo a doppia frec-


a sinistra
cia, simbolo di Off-White™, ed etichetta trafo-
rata. Fa parte della nuova HOME Collection
Off-White™, qui fotografata in esclusiva per AD.

Viene da un’altra galassia, Virgil Abloh.


È funky. È Chicago, la Black cultu-
re, un’altra America. È il fondatore di
Off-White™, con sede a Milano, che
definisce vibrant city, direttore artisti-
co Uomo di Louis Vuitton, ha lavorato
per Fendi, e poi con Kanye West. Pochi
sanno che è laureato in Ingegneria ci-
vile all’Illinois Institute of Technology,
dove ha preso anche un master in Archi-
tettura. È nato nel 1980, ma parla a tut-
ti, soprattutto alle nuove generazioni. E,
da marziano, con i suoi 5,7 milioni e ol-
tre di follower su Instagram, ha invaso
il mondo del design, rinnovando forme
e contenuti, strategie e messaggi.

Claudia Zalla, set design Laura Tocchet. Ritratto Alessio Segala


«Per me tutto quello che faccio si
riferisce a una sorta di modern land, a
Virgil Abloh ha oltre 5,7 milioni di follower su Instagram. una nuova generazione nell’art-design.
Alcune istanze sono semplici acquisi-
Progetta moda, mobili, oggetti. Col suo lavoro parla a un zioni di una giovane brand identity, che
mondo nuovo, veloce. E sta cambiando le regole del design informa ogni oggetto quotidiano, e dice
qualcosa di questa generazione, non del

INTERVISTA
passato. È il mio focus», racconta Vir-
gil, al telefono da un luogo imprecisato
(Parigi? Milano? Chicago?). Off-Whi-

COL MARZIANO
te™, nata nel 2013, non va messa su un
piedistallo, come i brand che possono
vantare un’eredità ben più radicata nel
Testo di Francesca Molteni tempo. Così, con la stessa leggerezza,

30
GALLERIA

Virgil Abloh racconta la sua seconda


HOME Collection, in collaborazione
con 1stDibs. Più di 80 nuovi prodotti –
zerbini, ombrelli, portaombrelli, coper-
te e cuscini, sgabelli, fermaporte, oro-
logi a parete, sedie sdraio – disponibili
anche nei negozi Off-White™. «Mi pia-
ce 1stDibs per la modernità, per la capa-
cità di mescolare il design classico con
l’innovazione, è il partner giusto per il
mercato online. In tempi di pandemia,
poi, sappiamo che entrare in un nego-
zio è più complicato, bisogna esplorare
nuove modalità».
Nora Fehlbaum, Ceo di Vitra, lo ha
scelto per rompere il piccolo cerchio del
design. Ma come è possibile collabora-
re con la più sofisticata azienda del set-
tore, Vitra, e con la più pop, Ikea? «Con
un vocabolario e una firma precisa.
Il mio modo di progettare non segue
le categorie tradizionali, incrocia i lin-
guaggi, senza contaminarsi. Ho usato
la mia carriera per dimostrare che que-
sto è possibile. Bisogna avere passione
per lavorare nel design, perché richie-
de tempo, molto tempo». E qui una vo-
ce fuori campo ci avvisa che ci riman-
gono solo 5 minuti. Ci lasciamo con la
parola “humanity”, quello che più gli
interessa, e con l’American sentiment
di positività, dopo la vittoria di Joe Bi- sopra Virgil Abloh con la T-shirt del progetto sotto , da sinistra
Cuscini in lana mohair con eti-
I Support Young Black Businesses, da lui fon- chetta arancio fluo traforata; sgabello con logo
den. Virgil viaggia veloce lassù. Hey, dato per raccogliere fondi a sostegno di orga- ispirato a quello, celeberrimo, della Bayer ed
babe, hurry up! nizzazioni che supportano la comunità black. etichetta-firma, segno di riconoscimento.

«IL MIO MODO


D I P R O G E T TA R E N O N S E G U E
L E C AT E G O R I E T R A D I Z I O N A L I ,
INCRO CIA I LINGUAGGI,
S E N Z A C O N TA M I N A R S I »
virgil abloh

31
ARCHITECTURAL DIGEST GALLERIA

Arriva l’app che mette in rete un archivio di oltre 500 artigiani


eccellenti, e mostra dove si trovano. Uno strumento potente
e tascabile per scoprire i creatori di bellezza più vicini a noi

CACCIA
AL TESORO
Testo di Ruben Modigliani VIRT UALE, REALE

La app permette agli artigiani di gestire in mo-


do rapido il proprio profilo e aggiungere imma-
gini dal cellulare (nella foto, ceramiche di Clau-
dia Frignani). Così si crea una community sem-
pre aggiornata, luogo di scambio di idee.

EVOLUZIONE

L’artigianato ha futuro se sa dialogare con lo


spirito dei tempi. Wellmade, favorendo l’incon-
tro tra artigiani e clienti, va in questa direzione.
E permette di scoprire realtà come Botteganove
(in foto), che uniscono manualità e design.

Quando si tratta del saper fare, primato italiano riconosciu-


to in tutto il mondo, capire dove si trovano le vere eccellenze
richiede una conoscenza del territorio che non tutti hanno.
Mattia Balsamini, courtesy Claudia Frignani

È anche pensando a questo che la Fondazione Cologni dei Me-


«I MAESTRI ARTIGIANI
stieri d’Arte ha avviato, nel 2015, il progetto digitale Wellma-
SONO IL PERFET TO
de, che raccoglie i migliori artigiani nel nostro Paese – più di ESEMPIO DEL “GENIUS
500 – e dà loro visibilità. L’archivio oggi viene potenziato con LOCI” CHE SI TRADUCE
IN OGGET TI DIVERSI
una app che permette di scoprire i laboratori e le botteghe più
D A L L’ O M O L O G A Z I O N E
vicini a noi. Inoltre, se si è iscritti, si possono valutare e recen- IMPERANTE»
sire: per una cultura della bellezza sempre più condivisa. franco cologni

32
ARCHITECTURAL DIGEST GALLERIA

Vanno all’asta 38 pezzi firmati dai protagonisti della storia


del design: è il progetto di AD ed eBay. E il ricavato...

A PORTATA DI MANO
Testo di Alessandra Pellegrino

D.1 5 3 .1
Molteni&C, Gio Ponti (1953/2012)

La struttura di questa iconica poltrona è in ot-


tone satinato, il rivestimento in pelle bicolore.
Prezzo di listino: € 3.413. Base d’asta: € 2.220.

AMPHORA
Maxalto, Antonio Citterio

Raffinato e chic: elemento di servizio in rove-


re chiaro spazzolato con struttura in acciaio.
Prezzo di listino: €. 2.000. Base d’asta: € 1.300.

Biagio, Flos - Disegnata da Tobia Scarpa nel 1968, è una lampada da tavolo ricavata Zoë Ghertner per Flos, Courtesy Calligaris, Courtesy Maxalto, Courtesy Molteni&C
da un singolo blocco di marmo di Carrara. Prezzo di listino: € 4.180. Base d’asta: € 2.720.

Sostenere e tramandare la tradizione del Il ricavato servirà a finanziare uno spe-


«saper fare» italiano è una missione diffi- ciale workshop aperto agli studenti e agli
cile, ma non impossibile. Lo dimostra l’i- alumni di Istituto Marangoni Milano De- LAZY
niziativa di AD Italia ed eBay: dall’11 al 18 sign, che nel 2021 potranno presentare Calligaris, Michele Menescardi
gennaio, 38 iconici pezzi di design, donati progetti di artigianato sostenibile e ve-
Sinuosa, ampia e avvolgente: poltrona in legno
dalle più grandi aziende del Made in Italy, dere fisicamente realizzati i prototipi di di frassino nelle finiture smoke o natural.
saranno battuti all’asta su eBay.it. maggior potenziale. Prezzo di listino: € 1.603. Base d’asta: € 1.040.

34
ARCHITECTURAL DIGEST

Testo di Michele Masneri


Illustrazioni di Karin Kellner
Piero Lissoni ha disegnato di tutto: dagli yacht alle macchine
per caffè. Senza prendersi mai troppo sul serio. Perché, dice...

TANTO NON CAMBI


LA VITA A NESSUNO

Piero Lissoni se ne inventa una alla setti- vecchio progetto, nelle parti più panora-
mana: da poco è art director di B&B Italia, miche ci ha messo le scale di sicurezza, c’è
dunque un altro prestigioso incarico per qualcosa che non torna». Per il resto in Mi-
l’architetto e designer milanese che ha di- lano ci crede, «un po’ pesta, ma ce la farà
segnato di tutto, dagli yacht alle macchi- anche questa volta. C’è voglia di ripartire».
ne per il caffè, sempre senza prendersi mai Milano e i suoi fantasmi: grandi no-
troppo sul serio. Anche una scatola di pa- mi del passato, i Castiglioni, i Magistret-
nettone, adesso. «Più milanese di così», di- ti. Alcuni di questi Lissoni li ha frequenta-
ce. «Ho disegnato lo skyline di Milano vi- ti e goduti. E sembra averne ereditato pure
sto da un architetto. C’è tutto: il Duomo, un certo spirito: Milano non è famosa per
la Velasca, anche alcuni grattacieli nuo- l’ironia, invece dovrebbe, e anche il mondo
vi, tranne quelli brutti». E quali sarebbe- del design, che spesso dà l’idea di una certa
ro quelli brutti? «Be’, la torre di César Pel- ingessatura, era popolato invece da fanta-
Piero Lissoni a otto anni. Nato a Seregno (MB), li. Con quel tortiglione sopra. Andrebbe be- stici personaggi. «Con Castiglioni andam-
si è laureato in Architettura al Politecnico di
Milano nel 1985. L’anno successivo ha fonda- ne in Texas, a Houston, ma a Milano, su. mo al Beaubourg, alla presenza del vice-
to lo studio interdisciplinare Lissoni Associati. Ho sempre pensato che abbia riciclato un presidente della Repubblica francese e del

36
GALLERIA

La storia di Piero/1 «VO G L I O T O R N A R E A FA R E


MILLE RIUNIONI DAL VIVO,
A SALIRE SU AEREI
ALLE SETTE MENO
U N Q U A R T O D E L M AT T I N O
R I T R O VA N D O M I S T R AV O LT O
IN AEROPORTI INUTILI»

EDA-MAME sindaco di Parigi, per una grande mostra su come l’idea di costruire le famose paratie
B&B Italia, 2018 Kartell; e a questa interminabile cerimonia di plexiglas in spiaggia». «Anche il mito
di inaugurazione Achille voleva andare a dell’abbandonare le città, dell’andare a vi-
Ispirata alla forma di un baccello di soia, una
seduta che nasce dalla fusione di tre tipolo-
fumare. Mi trascinò fuori, una volta, due vere nei borghi, è una vera sciocchezza. So-
gie: sedia a schienale alto, poltroncina e pouf. volte, tre, quattro. Tutti ci guardavano ma- lamente un nerd americano può apprez-
lissimo. Mentre Magistretti, altro viaggio, zare lo smart working, va bene se non hai
a Glasgow, per la settimana del design ita- amici e se non hai una vita. Se fai un lavo-
liano: con Alberto Alessi e Giorgetto Giu- ro che si basa solo sulla finanza o sui nu-
giaro. Vico aveva tutta una sua agenda di meri. Altrimenti hai bisogno delle città».
cose da fare, bucando molti degli appun- E per queste povere città ormai simbolo
tamenti ufficiali. Provare i kilt, le canne da e ricettacolo di malattia, cosa possiamo
pesca, i tweed per certe giacche che dove- fare? «Poco. Le terremo più pulite, ecco.
va farsi fare, e le cornamuse, perché secon- Useremo di più i mezzi pubblici: ma per il
do lui se non sapevi suonare la cornamusa resto rimarrà tutto così com’è».
non eri davvero stato in Scozia».
Dai due, oltre all’ironia, ha preso l’idea Troppa teoria non fa per lui. Il mi-
che si può disegnare di tutto, «non c’è mol- to molto milanese del designer come ma-
ta differenza tra una macchinetta per il caf- estro di vita nemmeno. Meglio un sano
fè e una barca. Certo, non sono la stessa co- realismo. «Il designer non ha niente da in-
PINA
sa, ma alla fine si tratta sempre di disegna- segnare a nessuno», dice Lissoni. «Por-
Alessi, 2006
re un’architettura, cioè la presenza dell’uo- ti avanti il tuo lavoro di progettista con il
Una caffettiera dal design minimale, dove gli mo nello spazio. Ora sono grato a Antonio massimo della correttezza, cerchi di farlo
elementi funzionali – il beccuccio, l’impugnatu- Citterio di avermi dato questa opportunità bene, ma non cambi la vita di nessuno. Un
ra – sono l’unica decorazione. E non serve altro.
in B&B», dice su Zoom, una forma di co- operaio che in fabbrica monta le mie sedie
municazione che non gli piace per niente, non è che avrà una vita migliore. Io non gli
«voglio tornare a fare mille riunioni dal vi- regalo la dignità perché le mie viti sono mi-
vo, voglio tornare a prendere aerei alle set- gliori. Se gli dico questa cosa giustamente
te meno un quarto al mattino ritrovando- mi prende a martellate. Invece c’è sempre
mi stravolto in aeroporti inutili, insomma, stata un po’ questa mitologia: quando negli
voglio tornare alla normalità», dice Lisso- anni Settanta Enzo Mari lanciò l’autopro-
ni, e per lui la normalità era coordinare uno duzione, cioè i mobili da montare da sé, fu
staff di un centinaio di persone tra vari uf- un progetto straordinario, e però non puoi
fici sparsi per il mondo, soprattutto tra Mi- prendertela se poi finirono per comprar-
lano e New York. lo solo ricchi collezionisti in gallerie d’ar-
Di sicuro non gli piace e non ne può te francesi, non certo i poveri che invece
più della retorica del Covid, con le trovate sognavano piuttosto lussuosi arredi; e tra
di molti suoi anche autorevoli colleghi. Cit- i mobili fatti di assi inchiodate già ci vive-
L16 tà che improvvisamente diventeranno ver- vano in mezzo tutto il giorno».
Lualdi, 2012 dissime, riscoperta della campagna, aboli- Lissoni è una specie di designer dal
zione dell’ufficio. «Mi sembra una visione volto umano, i cliché non gli piacciono mi-
Porta dallo spessore ridottissimo, quasi bidi-
mensionale, un foglio di colore puro o di legno. da volpe e l’uva. Ho visto progetti assur- ca tanto. Confessa invidie: «Per tutti, pas-
Geometria che diventa un segno nello spazio. di fatti solo per avere interviste, goliardate sati e presenti: ah, gli Eames! Ah, Sottsass!

37
ARCHITECTURAL DIGEST GALLERIA

«MA SÌ, TUTTI I DESIGNER


DISEGNANO MOBILI
La storia di Piero/2
SCOMODISSIMI. ANZI,
PA R A F R A S A N D O T O L S T O J :
OGNI MOBILE DI DESIGN
È SCOMODO A MODO SUO»

Ah, gli scandinavi». Niente infanzie miti- mobili scomodi. «Ma sì, scomodissimi. OMBRA
che: «Anche all’università ero pessimo, io Ma tutti i designer, alla fine. Parafrasan- 2019, Lema
coi miei compagni di studio Giulio Cappel- do Tolstoj, ogni mobile di design è sco-
Una forma fluida in propilene incastonata in
lini e Rodolfo Dordoni eravamo un po’ dei modo a modo suo». Una certa scomodità una struttura metallica e lineare: gioco di con-
perditempo, discutevamo di design, men- sembra il prezzo da pagare alla bellezza. trasti per un oggetto che è disegno puro.
tre attorno a noi tutti sembravano seriosis- Perché altro mito da sfatare per Lissoni è
simi, appassionati di postmodernismo, di il funzionalismo, la scuola tedesca, l’or-
Aldo Rossi», maestro da cui ha imparato namento come delitto. E invece anche la
e che però non l’ha mai emozionato, pa- funzione può essere altrettanto delittuo-
re di capire. E anche, sliding doors: Lis- sa. «Per anni ho collezionato gli ogget-
soni in un’altra vita avrebbe voluto fare il ti che Dieter Rams disegnava per Braun,
maestro di sci; «Già, è un bellissimo lavo- bellissimi. Bellissimi ma inutilizzabili».
ro. Da ragazzo facevo l’assistente maestro. «O pensi al falso concetto di ergonomia,
Aiutavo soprattutto con le classi di bambi- idea pseudoscientifica americana: deriva-
ni. E avrei continuato volentieri. Mi piace- zione di una moda anni Sessanta poi ap-
va tantissimo». Poi però non è finita così plicata pedissequamente, come se si po-
male. «Poteva andare peggio, ecco». Altri tesse misurare tutto».
desideri reconditi? Magari la voglia, dopo Oltre ai grandi maestri di scomoda
aver disegnato tutto, di abitare in un uni- bellezza, Lissoni si circonda poi di volumi
ONCE IN THE BLUE
verso anonimo, design-free? «A casa mia di Topolino e Paperino, altra estetica che
2007, Flos
non ho proprio nulla disegnato da me. Non non ci si aspetterebbe da un primario desi-
mi piacerebbe vivere in un catalogo Lisso- gner milanese. Gira voce che chieda ai fu- Felice punto d’incontro tra due tradizioni: quel-
ni, ecco». Magari in un mondo tutto Ikea? turi designer del suo studio se conoscono la orientale delle lampade in carta di riso e i
progetti in resina “cocoon” degli anni ’60.
Per carità. Non esageriamo. «Questo è un l’universo Disney. «Certamente. Io passo
altro grande equivoco, quello del design tutta la mia vita in studio. E quindi non vo-
democratico. Il volemose bene. Non è che glio stare tutto il tempo con dei nerd. A sa-
se mi posso comprare un oggetto allora è pere chi ha disegnato il padiglione di Bar-
democratico. Quando io disegno per i miei cellona son capaci tutti. Bisogna essere in
plutocrati seguo tutte le regole, i materiali grado invece di sapere chi disegnava Pa-
giusti, i protocolli ambientali. Vai a vede- perino». Lui ovviamente lo sa. Ha anche
re dove produce Ikea, in Bangladesh o in un periodo preferito: «Quello degli inizi,
2DM-management; Ritratto courtesy Piero Lissoni

Vietnam. Oltretutto appropriandosi in ma- Carl Barks, che gli ha dato quel disegno
niera molto sistematica del disegno di tanti tondo, non spigoloso. Ma dopo di lui i più
progettisti, in tutto il mondo, senza pagare bravi sono stati gli italiani: Romano Scar-
un centesimo di diritti d’autore. Non è pro- pa, per esempio, uno dei più grandi inter-
prio democratico, tutto questo». preti di sempre. O Cavazzano, di una gene-
razione più recente, bravissimo. Non a ca-
A casa, dunque, niente di suo né Ikea, so in tutto il mondo comprano la versione COMBINE
ma design plutocratico, grandi maestri: italiana». Insomma, dobbiamo aspettarci 2018, Boffi
«Le Corbu, Jacobsen… e quando mi ci un Mickey Mouse disegnato da Lissoni?
Un programma di cucina composto da elemen-
siedo dico: ah, certo che anche voi li ave- «No, no. Piuttosto, vorrei disegnare, do- ti funzionali monoblocco combinabili tra loro.
te fatti belli scomodi, eh». Perché lei fa po il panettone, dei marrons glacés, ecco». Come un gioco complesso con forme semplici.

38
rivoltacarmignani.com
ARCHITECTURAL DIGEST GALLERIA

Materiali di ricerca,
scenografia mobile:
progetto totale

Lo spazio milanese Fenix Scenario (via


Quintino Sella 1, progetto Gio Tirotto) è un
luogo di incontro, di lavoro e dove vedere i
possibili usi di Fenix, materiale innovativo
per il design. Elementi mobili creano mille
possibilità di configurazione, e l’integra-
zione tra strumenti fisici – come il cam-
pionario dei materiali, con cui provare ac-
costamenti e moodboard – e informatici
garantisce un’esperienza 100% phygital.

a destraDue aree di Fenix Scenario: una zona attrez-


zata con una piccola workstation e la «materioteca».

ISPIRAZIONI: #OPENING

«Il valore
di un’idea sta
IN EVOLUZIONE
A cura di Francesca Santambrogio. Testi di Ruben Modigliani

nel metterla
in pratica»
THOMAS ALVA EDISON
Nuove aperture che trasmettono concetti. Perché il design
parla anche attraverso gli spazi in cui viene messo in mostra

Nel cuore
della Rive Gauche

Un palazzo dei primi del ’900 al 22 di rue


des Saints-Pères ospita la nuova vetrina
parigina di Molteni&C e Dada, spazio ri-
disegnato con la direzione creativa di
Vincent Van Duysen. Due livelli, ritmati
Federico Villa per Fenix

da portali in ottone e da una scala in tra-


vertino, per ambienti-manifesto di uno
stile di vivere fatto di design e di cultura.

Poltrone Walter e tavolo basso Louisa nel


a sinistra
nuovo showroom parigino di Molteni&C e Dada.

41
ARCHITECTURAL DIGEST

«Non c’è
niente di più
musicale che
un tramonto»
CLAUDE DEBUSSY

Scappare su un’isola deserta SUONI DIVERSI

Nata durante il primo lockdown, la collezione di bicchieri e botti- La mostra Brassless, alla galleria
glie in vetro soffiato Calypso è stata immaginata da Serena Con- Nilufar di Milano, espone i progetti
di 13 disegnatori anti-tendenza che
falonieri come una via di fuga: si beve in coppe che sembrano fiori utilizzano per scelta metalli diversi
esotici, che compensano l’assenza di socialità con la loro bellezza. dall’ottone. In polemica con i trend.

ISPIRAZIONI: SUNSET
Il senso danese
L’ORA PIÙ per il colore

DOLCE

Mattia Iotti per Nilufar, Rob Harris Dezeen per RAW Rainbow, Last Resort Gallery per Maison du Danemark
A cura di Francesca Santambrogio. Testi di Elena Dallorso
ECLISSI DI SOLE
E LUNA

La lampada Alchemie T di Giulia Ar-


chimede per Catellani & Smith è di-
segnata come una scultura. Un di-
sco in ottone scorre sulla base in
Pietra Medea, mentre un altro in
alabastro, che nasconde un LED, ri-
mane fisso, generando un’eclissi.
Colori protagonisti, ma filtrati da raggi obliqui,
come al calar del sole. Progetti, opere d’arte,
collaborazioni che occupano lo spazio
in modo soft, irradiandolo di luce dorata

Arcobaleno Dal 16 gennaio al 28 marzo 2021


la Maison du Danemark a Pari-
sostenibile gi ospita la mostra collettiva di
arte tessile In a Slow Manner,
in collaborazione con l’azienda
RAW Rainbow è un’installazione Kvadrat. Colori, forme, texture
d’arte a Newham (est di Londra) diventano opere nell’interpre-
ideata da Studio Curiosity, che tra-
sforma una passerella in un gigante- tazione di artisti di diverse na-
sco arcobaleno in nastri di acetato. zionalità e discipline.

42
GALLERIA

«Tutto ciò che è MASCHERA


GEOMETRICA
profondo ama La forma e i colori delle lampade a
mascherarsi; sospensione Miami di Il Fanale so-
no espressione del linguaggio deco-
rativo della designer Elena Salmi-
le cose straro: un connubio perfetto tra ele-
menti metallici e vetro decorato, che
più profonde intrecciandosi fungono da anima e
corpo delle lampade stesse.

odiano
l’immagine e
la similitudine»
FRIEDRICH NIETZSCHE

Festa veneziana
Celebra la città sull’acqua, la sua storia e la sua tradizione Carnevale,
la capsule collection di tessuti jacquard Rubelli disegnata dal polie-
drico progettista Luca Nichetto: Coriandoli S, Coriandoli XL e Festa.

I S P I R A Z I O N I : C A R N E VA L E

LET’S PARTY
(AGAIN) Cromorama
A cura di Francesca Santambrogio. Testi di Elena Dallorso esuberante
Alla base della Design Collection di
Illulian ci sono ispirazioni Bauhaus,
effetti optical, influenze orientali e
geometrie dinamiche (come in Spirit,
nella foto). Il tutto unito da una palet-
te esuberante e contemporanea.

Alla base, colore e leggerezza. Nel progetto,


che si fa giocoso, e nella funzione, che
trasforma gli ambienti in piccole scenografie

A pois!
Sul muro, l’appendiabiti Dots
Wood di Muuto appare come TESORI NASCOSTI

un lancio di coriandoli: funzio-


Girando per l’atelier di DOC, Mat-
nale e divertente, è disponibile teo Cibic ha ideato un’ironica sedu-
in colori e pattern diversi, adat- ta-contenitore rivestita da una trama
di linee e colore in pelle: il progetto
ti a qualunque ambiente, dal- Wunderbrust ha la direzione artisti-
la cucina a una sala d’aspetto. ca di Claudia Pignatale.

43
ARCHITECTURAL DIGEST

Acqua, aria, terra:


un equilibrio
da mantenere

Sono sempre di più le vigne della Francia-


corta coltivate secondo il regolamento bio-
logico. L’idea è quella che la qualità del vi-
no nasca anche dal rispetto per gli ele-
menti più preziosi per la vita: acqua, terra,
aria. Un obiettivo comune che il Consorzio
Franciacorta supporta con attività e pro-
getti ormai da dieci anni.

a sinistraVigneto in Franciacorta. La prossimità ai


monti e al lago d’Iseo crea un microclima unico.

ISPIR AZIONI: #ADIMAGINE

«Non ci sono
PENSIERO VERDE passeggeri sul
A cura di Francesca Santambrogio. Testi di Ruben Modigliani “Battello Terra”.
Siamo tutti membri
Viticoltura bio, materiali recuperati e trasformati:
dell’equipaggio»
MARSHALL MCLUHAN
la sfida della sostenibilità in due storie virtuose

Juta, plastica
(riciclata)
e creatività

Per realizzare i tappeti Pet Lover, tessuti su


telai a mano, l’azienda Sitap utilizza juta,
materiale di origine 100% vegetale e bio-
Aldo Padovan per Franciacorta

degradabile, abbinata a un filato in plasti-


ca (PET) ricavata dalla pulizia degli oce-
ani. Una linea resistente e adatta ad am-
bienti con animali domestici: ecco spiega-
to appieno il nome. Per interni o esterni.

Il tappeto Pet Lover di Sitap, in filato 50% juta


a lato
e 50% PET di recupero, è disponibile in blu o azzurro.

44
GALLERIA

PRIVÉ
«La Bellezza
È studiato per i sistemi armadio
Rimadesio il modulo Vanity con al- è la moneta
tezza e profondità su misura. Il pia-
no d’appoggio è in essenza e i va-
ni portaoggetti sono a scomparsa
della Natura,
grazie a un’anta scorrevole rivesti-
ta a specchio.
non bisogna
accumularla,
ma farla
circolare»
JOHN MILTON

Esercizio quotidiano
Niente più scuse: la fascia attrezzabile Tape di Ever Life Design si
può collocare ovunque, ha solide cinghie per le trazioni con asole
per i vari accessori e può essere configurata per allenamenti diversi.

I S P I R A Z I O N I : H E A LT H & B E A U T Y

MOMENTO
Open air OLISTICO
NatureSauna, disegnata dal- A cura di Francesca Santambrogio. Testi di Elena Dallorso
lo Studio aledolci&co per la
Outdoor Collection di Star-
pool, è una sauna per ester-
ni: i materiali – abete della Val Programma
di Fiemme con inserti in rame
spazzolato – mutano a contat- scultoreo
to con l’ambiente rendendola
In ottone, rame, pietra serena, eba-
unica a seconda del clima e Arredi e oggetti che mettono la salute no, onice e marmo: si chiamano Ares
dell’utilizzo. e sembrano oggetti d’arredo, ma so-
al centro trasformando la casa in un no manubri per il fitness ideati da
Sara Ricciardi con il Centro Ricer-
nuovo luogo di benessere. A 360 gradi che Giorgetti. Tutti di peso diverso.

MET TERSI
COMODI

La versatilità è la caratteristica
principale del daybed Oscar auto-
prodotto da Ciarmoli Queda Studio:
su una struttura in mogano una se-
duta blu notte per living e camere.

45
ARCHITECTURAL DIGEST GALLERIA

Luce su misura:
quattro sfumature
e un’idea hi-tech

La luce del giorno cambia in continuazio-


ne, sia in temperatura cromatica sia come
intensità. La lampada Dyson Lightcycle
Morph™ rileva queste variazioni e modu-
la la sua luminosità in rapporto a quella
atmosferica. In quattro modalità: indiret-
ta, da lavoro, da interni, d’ambiente. E tra-
mite la app Dyson Link la corregge in ba-
se alle esigenze dell’utente.

La luce di Dyson Lightcycle Morph™ viene


a destra
modulata su quella del luogo in cui si trova.

ISPIRAZIONI: INTELLIGENZA ARTIFICIALE


«Che noi
IL FUTURO siamo fatti
di carbonio
È ADESSO o di silicio
A cura di Francesca Santambrogio. Testi di Ruben Modigliani non fa alcuna
differenza
La mano fondamentale»
vincente ARTHUR C. CLARKE

Tra i progetti premiati dal Compasso


d’Oro 2020 c’è anche Hannes, ma-
no artificiale. Ideata da ddpstudio e
realizzata dal Centro Protesi Inail e
Istituto Italiano di Tecnologia, resti-
tuisce oltre il 90% delle funzionalità Nuove idee, nuovi confini. Progetti in cui
perdute a persone che hanno subito
l’amputazione di un arto. tecnologie d’avanguardia prendono forma.
E, un passo alla volta, danno corpo al domani

S PA Z I O F I S I C O ,
M O N D O D I G I TA L E

MEET è un centro di cultura digitale appena aper-


to a Milano. Firmato da CRA-Carlo Ratti Associati
e Italo Rota, ha spazi adattabili a funzioni diverse,
a partire dalla grande scala, che attraversa i tre li-
velli del centro. Ci sono anche un cinema, un caf-
fè e una sala immersiva per installazioni. Un luogo
pensato per generare incontri di persone e di idee.

46
Flagship store Gioia8
via M. Gioia 6/8, Milano

novamobili.it
ARCHITECTURAL DIGEST

a sinistra Dalla parete rivestita in abete, la por-


ta in ottone si apre sulla cucina. In primo piano,
sul tavolo di Soha Concept x Denis Milovanov,
ceramiche di Ema Pradere. Mobile bar di Piet
Hein Eek con scultura di Stéphane Mouflette.
Applique di Christopher Boots.

Non ci erano volute più di quarantot-


to ore. Vista la vecchia malga, Armel
Soyer, gallerista parigina ed editrice di
mobili da collezione, e suo marito Gil-
les Pernet, fotografo e direttore artisti-
co, l’avevano acquistata cinque anni fa
nel giro di due giorni per farne la desti-
nazione delle loro vacanze: dopo anni
di weekend in Normandia era tempo di
cambiare orizzonte. «Ci hanno strega-
to il paesaggio e la vista mozzafiato del
Monte Bianco», ricorda lei oggi. Affac-
ciandosi dal terrazzo si ammira la cima
perennemente innevata che spunta co-
me un totem da lontano. Ma chi avreb-
be detto, allora, che le valigie sarebbero
In Alta Savoia, un antico alpeggio diventa il teatro state posate per restare? Invece Soyer,
insieme al marito e ai figli Ernest e An-
di una straordinaria collezione di design contemporaneo. ge, ha fatto dello chalet la sua seconda
E il nido di una gallerista con la sua famiglia galleria, e la sua casa.
«Subito dopo averla comprata»,

SOPRA LA NEVE
racconta, «ci siamo accorti che richie-
deva un’importante ristrutturazione.
È stato così che abbiamo deciso di ven-

E LE NUVOLE
dere l’appartamento a Parigi e venire a
vivere in montagna, tenendo in città so-
lo un pied-à-terre per gli appuntamen-
Testo di Marta Galli. Foto di Erick Saillet ti di lavoro: praticamente l’opposto del

48
GALLERIA

«ABBIAMO DECISO
D I V E N D E R E L ’ A P PA R TA M E N T O
A PA R I G I E V E N I R E
A V I V E R E I N M O N TA G N A ,
T E N E N D O I N C I T TÀ
S O L O U N P I E D - À -T E R R E :
L’ O P P O S T O D E L N O R M A L E ! »
armel soyer

sopra , da sinistra All’ingresso, tappezzeria di Studio e applique Christopher Boots. sotto Mo-
Gilles Pernet e tronco-lounge chair di Denis bili e lampade di Olga Engel, tavolino di Ifeanyi
Milovanov. In bagno, specchio Maisonjaune Oganwu e tappeto in montone di Norki.

49
ARCHITECTURAL DIGEST

sopra Lo chalet è incuneato sul dislivello di un


declivio. Ex fattoria di montagna, è stato re-
staurato impiegando artigiani del luogo. I lavori
tra esterno e interno sono durati tre anni.

normale!». Appollaiato a 1.100 metri di al- quadrati suddivisi su due livelli, preser-
titudine nella Val d’Arly, a dieci minuti da vandone la patina. «È stato utilizzato il
Megève, questo fabbricato antico di seco- legname che abbiamo trovato all’inter-
li era stato utilizzato come abitazione e co- no e, laddove non era possibile ricorrere
me ricovero per gli animali fino agli anni a materiali di recupero, li abbiamo sosti-
’60 – al piano superiore c’era ancora il fie- tuiti con assi di abete spazzolato e tinto».
no immagazzinato per l’inverno –, e cade- Mentre lei si occupava degli arredi, il
va letteralmente a pezzi. Era tuttavia fuo- marito si occupava degli aspetti architetto- «CON QUESTO CONCET TO
ri discussione un rinnovamento radicale nici (come la scala che collega i due piani, DI CASA-G ALLERIA
che ne cancellasse l’essenza. Si optò inve- scultorea, sormontata da una cappa den- VOLEVO MOSTR ARE C OME
ce per mantenere l’esterno il più possibi- tellata). I due hanno in comune, sostie- IL DESIGN CONTEMPORANEO
le autentico, adattando a uno stile di vita ne Soyer, il fatto di non seguire traiettorie POSSA ESSERE
moderno i volumi all’interno, 400 metri prestabilite. «Sperimentiamo di continuo CALD O E AC C O GLIENTE»

50
GALLERIA

a destra Una delle camere da letto in conti-


nuum con la sala da bagno rivestita in traver-
tino. sot to Poltrona in legno di Denis Milova-
nov, lampada di Olga Engel, applique di Tho-
mas Duriez e tappeto Plasterworks (cc-tapis).
A parete, maschere di Jean Mikerson.

«PER LA RISTRUT TURAZIONE


È S TAT O U T I L I Z Z AT O
IL PIÙ POSSIBILE IL LEGNAME
C H E A B B I A M O T R O VAT O
A L L’ I N T E R N O , O P P U R E
A S S I D I A B E T E S P A Z Z O L AT O »

e certo non potevamo essere sicuri del ri-


sultato, ma alla fine ci ha convinto», di-
chiara soddisfatta. «Ogni angolo è stato
allestito per esaltare il carattere dei mo-
bili che vi abbiamo collocato». Un reper-
torio che naturalmente ha molte affini-
tà elettive con quello che Soyer espone
nella galleria-showroom di Parigi, pezzi
dalla spiccata personalità opera di artisti
internazionali («Ma non artisti di mon-
tagna, perché mi piace portare aria nuo-
va…»), tra cui Christopher Boots, Julian
Mayor, Olga Engel e Denis Milovanov,
perfettamente a loro agio in uno spazio
tutto boiserie. «Con questo concetto di
casa-galleria volevo mostrare come il de-
sign contemporaneo possa essere caldo
e accogliente».
Mentre al piano terra sono distri-
buite le stanze da letto, il primo pia-
no è consacrato alla socialità e al lavo-
ro: cucina, sala da pranzo, salone e bu-
reau sono organizzati in un ambiente
informale dove vengono accolti ospi-
ti o clienti e dove il gioco di contra-
sti tra le texture dei materiali – l’otto-
ne che taglia le superfici lignee anne-
rite – conferisce una vibrazione inedi-
ta a questa ex fattoria, rivelando il gu-
sto della padrona di casa: «È la mia ci-
fra stilistica combinare elementi grezzi

51
ARCHITECTURAL DIGEST GALLERIA

a sinistraIn cucina, tavolo e sedie in quercia


scolpita di Denis Milovanov. Lampadario di
Christopher Boots e applique in ferro battuto
e porcellana di Olga Engel. Il piano da lavoro
è in marmo Fior di pesco estratto in Francia.
in basso La scala, progettata da Gilles Pernet.

«È L A MIA CIFRA STILISTICA


COMBINARE ELEMENTI GREZZI
C O N D E T TA G L I S O F I S T I C AT I .
HO PRESO UN CONTENITORE
RUSTICO E CI HO MESSO
DENTRO PEZZI PREZIOSI»

con dettagli sofisticati, sia sull’architettu- di quegli ski resort nati nel nulla. Furono
ra sia nei dettagli. Ho messo dentro a un i Rothschild a costruire negli anni ’30 e le
contenitore rustico tanti pezzi preziosi». persone qui coltivano l’art de vivre che si
All’inizio la gallerista non aveva fatto è persa nella frenesia della città: ricevono,
molta pubblicità a questa scelta di sposta- addobbano casa e sono nello stato d’ani-
re il baricentro della sua vita sui monti, sa- mo perfetto per collezionare». È così che
pendo che in molti non l’avrebbero capita. Soyer ha, in seguito, riattato un piccolo
Ma per lei e Pernet, cresciuti in campagna, chalet anni ’50 «tout comfort» nella stessa
Immagini Photofoyer

era un’ottima scusa per riconciliarsi con proprietà per farne una guest house, e ha
la natura (qui ha portato anche i suoi ca- inoltre aperto, prima di Natale, una nuo-
valli), e il nuovo scenario si è presto rive- va galleria nel centro del paese. Pandemia
lato foriero di buonumore e affari: «Tutta permettendo. Ma sopra le nuvole, anche
l’area di Megève, d’altra parte, non è uno la realtà è più vicina ai sogni.

52
ARCHITECTURAL DIGEST

a sinistra e nella pagina accanto Nelle Marche


l’intreccio di vimini, pelle e corda è una tecni-
ca che risale al periodo rinascimentale e che
la Bottega Intreccio tramanda da generazioni.
Per Fendi questi artigiani hanno ripreso la tra-
dizione locale della tessitura dei rami di salice.

«Questo progetto è molto speciale per


me, perché parla di persone. Non si trat-
ta solo di moda o di artigianato. Ci sono
storie vere, che ci permettono di condi-
videre l’identità che c’è dietro a ogni cre-
azione nata dalla passione e dalla ma-
gia». Silvia Venturini Fendi, direttrice
creativa delle collezioni Uomo e Acces-
sori della Maison di famiglia, raccon-
ta così Hand in Hand, l’iniziativa realiz-
zata in collaborazione con le eccellenze
italiane che celebra la profonda ammi-
Viaggio alla scoperta della tradizione artigianale del nostro razione di Fendi per gli antichi mestie-
Paese: 20 regioni, una borsa iconica e una Maison che ri del nostro territorio.
La protagonista è l’iconica Baguet-
ha scelto di sostenere e proteggere il savoir-faire italiano te disegnata nel 1997 proprio da Silvia
Venturini Fendi. «Siamo partiti dall’Ita-

INSIEME, lia e dalle sue 20 regioni», spiega. «Ho


esplorato le peculiarità artigianali di
ogni zona e selezionato i migliori atelier

MANO NELLA MANO e laboratori che ancora oggi si impegna-


Courtesy Fendi

no per preservarle. Ognuno ha lavora-


to sulla borsa, esprimendo il savoir-fai-
Testo di Alessandra Pellegrino re e l’unicità delle meticolose lavorazioni

54
GALLERIA

«PENSO CHE SIA


E S T R E M A M E N T E I M P O R TA N T E
RIC ORDARE DA D OVE
VENIAMO E SAPERE
D OVE S TIAMO ANDAND O,
PERCHÉ IL NOSTRO FUTURO
DIPENDE DA Q UESTO»
s i lv i a venturini fendi

sopra In Puglia si celebrano gli artigiani del piz- sot to A Venezia si attinge agli archivi jacquard
zo di Dodino (Nardò). I merletti sono tipici della della Tessitura Luigi Bevilacqua, che vanta cin-
tecnica del «chiacchierino», chiamata così per que secoli di tradizione familiare nella lavora-
l’abitudine di chiacchierare durante il lavoro. zione dei sontuosi tessuti veneziani.

trasmesse di generazione in generazione


in diverse città». Presentata insieme al
look n. 13 della sfilata Fendi Donna Au-
tunno/Inverno 2020-21, la partnership
ci conduce in Toscana dove, dal 1956,
l’atelier fiorentino Fratelli Peroni rea-
lizza prodotti di piccola pelletteria nel-
la caratteristica pelle conciata al vegeta-
le, utilizzando la storica tecnica denomi-
nata «cuoio artistico fiorentino». Si va
poi in Sardegna, nel villaggio collinare
di Ulassai, dove la cooperativa femmini-
le Su Marmuri si dedica dal 1971 alla tes-
situra a mano degli arazzi, al fine di sal-
vaguardare le tradizioni del territorio.
E ancora Venezia, la Puglia, le Marche e
l’Italia intera con le sue tecniche speciali.
Le Baguette di questa serie speciale
saranno venti e riporteranno all’inter-
no il nome e la sede dell’atelier di pro-
duzione insieme al logo «Fendi Hand in
Hand» in oro. Ogni borsa sarà un auten-
tico objet d’art. Preziosi scrigni che cu-
stodiranno storie, tradizioni, persone.

55
ARCHITECTURAL DIGEST GALLERIA

ESSENZIALE SCHERMO CURVO


Basta un tocco Nel segno della continuità

Su Xi sono montati il primo volan- Il BMW Curved Display è una fa-


te esagonale BMW, ispirato alle scia continua di schermi touch
corse, e – sulla console centrale e display in vetro senza cornice:
– sensori a sfioro e un controller così plancia e cruscotto diventa-
iDrive Touch trasparente per eli- no una console che sembra quel-
minare ogni comando superfluo. la di una navetta spaziale.

Per BMW il 2021 sarà l’anno della svolta:


è in rampa di lancio Xi, il nuovo SAV che
rappresenta un salto epocale per la casa ba-
varese. Ogni dettaglio è avveniristico: li-
nee possenti ma fluide, ingentilite dai fari
a Led laser più sottili mai progettati finora;
interni spaziosi con sedili di nuova conce-
zione, con poggiatesta che, volendo, pos-
Testo di Michele Weiss sono avere altoparlanti integrati per suono
in 4D, e grande tetto panoramico in vetro.

TEMPI MODERNI
Illustrazione ©Andrea Schepisi

Completa la lista delle innovazioni il BMW


Curved Display, la fascia continua di scher-
mi digitali in vetro (con un display da 12,3 e
Un nuovo SAV elettrico segna per BMW l’anno della uno da 14,9 pollici) per le info di crociera e i
comandi delle funzioni di bordo. La batte-
svolta eco-tecnologica. In cui design, connettività ria del motore elettrico, inoltre, sostenibi-
e tecnologia si relazionano tra loro senza compromessi le e con ricarica veloce, dura fino a 600 km.

56
Bookcase Hong Kong, sofa and coffee tables Atenæ - Designer Maurizio Manzoni cantori.it
ARCHITECTURAL DIGEST GALLERIA

Prima vengono gli amici, poi la cucina. Che procede attraverso le tappe
del design, producendo sinergie. E un piatto dal rigore geometrico

PROGETTO DEL GIORNO


Testo di Elena Dallorso

Gordon
Guillaumier
Nato a Malta, ha studiato in Sviz-
zera, in Inghilterra e in Italia di-
plomandosi in Industrial Desi-
gn allo IED di Milano e ottenen-
do poi un master in Industrial De-
sign alla Domus Academy. I suoi
primi pezzi firmati sono dell’ini-
zio degli anni ’90. Nel 2002 apre
il suo studio a Milano. Come pro-
gettista disegna per molte famo-
se aziende internazionali.

IL ROMBO
NEL ROMBO

Preparazione semplice e veloce.


La rombiera è un oggetto singolare
per la sua geometria che richia-
ma le forme arcaiche del pentola-
me raffigurato nei ricettari storici.
Quella di Guillaumier è in rame,
un oggetto che fa la sua scena in
mezzo al tavolo. In alternativa si
può utilizzare la carta stagnola
per una cottura al cartoccio.

1 pesce rombo da circa 1-1,5 kg


4 porri
6-8 patate
1 bicchiere di vino bianco secco
2 nodi di zenzero fresco
Sale marino grosso
Olio extravergine di oliva
Convivialità e buona compagnia: la cucina, per Gordon Guillaumier, si
Fate pulire bene il rombo dal pe-
sviluppa intorno a questi due concetti base. Ai quali si aggiunge quel- scivendolo. Mettetelo nella rom-
biera (o in una teglia) con i porri
lo che il designer chiama il «progetto del giorno»: l’idea di un piatto, la filettati e le patate affettate. Ag-
spesa, la sua realizzazione e la presentazione. «Come nel design è im- giungete lo zenzero fresco taglia-
to a scaglie, il vino, l’olio e il sale
portante anche la dimensione estetica e formale, ma non deve prende- grosso. Coprite e cuocete sul fuo-
co o sulla piastra per circa 40/55
re il sopravvento. Fondamentale è invece la capacità di adattarsi a ti- minuti, secondo il peso del pe-
sce. Per capire se il pesce è cot-
rare sempre fuori il meglio da ciò che si trova, sia sul banco del merca- to basta fare una piccola incisio-
Andrea Basile

ne in superficie con un coltello; se


to sia in una struttura architettonica. La flessibilità e la duttilità di la carne si stacca facilmente dal-
la lisca centrale è pronto. Servi-
pensiero servono tanto al cuoco quanto al progettista». te con un buon Sauvignon fresco.

58
Meghan poltrona
Stilo S6 Lampada
Shangai consolle
Lumiere tavolini

STORE: MILANO PIAZZA VELASCA 6


ROMA VIA PO 1H
NAPOLI VIALE KENNEDY 415/419
BARI P.ZZA GARIBALDI 75/A
BERGAMO VIA SUARDI 7
REGGIO CALABRIA C.SO GARIBALDI 545
TORINO C.SO TURATI, 82 riflessi.it
ARCHITECTURAL DIGEST GALLERIA

ICONA DI DESIGN
Con il suo Dna marino, Aquis Date sopporta condizioni
estreme: garantisce il campione di apnea Nuovo movimento
PROFONDO BLU
Testo di Elena Dallorso

SUBAC QUEO
Stress test

Movimento automatico antimagnetico con ri-


serva di carica fino a 5 giorni, con impermea-
bilità garantita fino a 30 atmosfere.

B A C K S TA G E
Come un oblò

Grande fondello in cristallo zaffiro. L’ancora e


la ruota di scappamento sono in silicio per ri-
durre del 90% l’impatto dei campi magnetici.

Courtesy Oris. Foto di Fabio Ferioli scattata nella piscina Y 40

Il ticchettio, nella profondità del mare, è tiene in vita, oltre al computer subacqueo,
quello del cuore. Sempre più lento, sem- è, come dice, l’anima. Nuovo testimonial
pre più evanescente. Negli abissi, le forme Oris, lo è anche per l’Aquis Date, l’unico « O G N I V O LTA R I S A L I R E È
mutano. Chi pratica l’apnea sa che in ma- modello che al momento monta il Calibre U N A S C E LTA : S O N O I O C H E
re ci si tuffa per guardarsi dentro, non in- 400, movimento automatico antimagne- TORNO A RIAPPROPRIARMI
torno. Umberto Pelizzari, l’uomo di tutti tico. Il suo Dna marino è sottolineato dal DELLA MIA DIMENSIONE
i record in ognuna delle tre discipline (as- quadrante blu sfumato, dal grande data- UMANA, METRO D OP O METRO,
setto costante, variabile e variabile no li- rio e dalla lunetta girevole unidireziona- PER VENIRE DI NU OVO
mits), indossa un orologio per «rimane- le con inserto in ceramica antigraffio per ALLA LUCE»
re associato al mondo». Ma quello che lo cronometrare in sicurezza le immersioni. umberto pelizzari

60
ON SI CREA, SI LIBERA.
K O L AT E S L A F I T ,
CUCINA IN SOLI 60CM.

60 cm

SMALL COMFORT AUTO


SIZE SILENCE CAPTURE
ARCHITECTURAL DIGEST

Lo studio Antonio Citterio Patricia Viel ha disegnato


questi interni pensando che uno yacht non dovrebbe
assomigliare «ad un appartamento su Park Avenue»

A MISURA DI MARE
Testo di Elena Dallorso

Sono famosi per il design di prodotti per la casa,


per i loro progetti nell’hôtellerie di lusso, e chi
si aspettava che gli interni di uno yacht firma-
to Antonio Citterio Patricia Viel assomigliasse-
ro a quelli di un edificio non avrebbe potuto pre-
vedere la Custom Line Navetta 30. «Nella nauti-
ca cerchiamo di allontanarci il più possibile dal
criterio con cui si disegna un palazzo», dice Pa-
tricia Viel, «anche se usiamo quella stessa cultu-
ra progettuale per creare una nuova sintesi. Per sopra Nel pozzetto di 34 mq della
Navetta Custom Line 30, grande di-
spiegarmi: il livello tecnico di dettaglio che An- vano disegnato in esclusiva da An-
tonio usa per il prodotto è esattamente lo stesso tonio Citterio Patricia Viel.

62
GALLERIA

che mettiamo in una barca, dove ogni spazio è di-


segnato al millimetro».
Quindi, in controtendenza rispetto allo
standard classico delle imbarcazioni di lusso, gli
interni mantengono una loro specifica «marini-
tà», a sottolinearne la destinazione d’uso: «La
maggior parte degli armatori chiede barche che
assomiglino ad appartamenti su Park Avenue.
Noi invece, d’accordo con Custom Line, abbia-
mo voluto ambienti nautici. Ogni superficie ha
una perfetta aderenza alle linee dello scafo, di-
segnato da Filippo Salvetti, e l’attenzione alle
dimensioni non viene mai meno», spiega an-
cora Viel. Nei dettagli, come gli spigoli arroton-
dati, l’antirollio integrato negli arredi (tutti cu-
stom), ma anche il colore blu dominante nelle
cabine, la scala scultorea o il parapetto di corde

a sinistra , dall ’ alto


Il ponte supe-
riore si articola in un’ampia lounge
esterna e in un salone interno col-
legati. Custom Line Navetta 30 ha
un profilo classico, con uno svilup-
po orizzontale accentuato delle li-
nee, tese e slanciate. sotto Gli inter-
ni, disegnati ad hoc da Antonio Cit-
terio Patricia Viel, prendono spunto
dalla tradizione navale aggiornando-
la in chiave contemporanea.

CUSTOM LINE
N AV E T TA 3 0
Il nuovo super yacht dislocante
di Custom Line

Lunghezza: 28,43 m
Larghezza: 7,3 m
Motori: 2 MAN V8 di 1.000 mhp
Velocità massima: 14,5 nodi
Velocità di crociera: 10 nodi

63
ARCHITECTURAL DIGEST GALLERIA

a destra La scala elicoidale ester-


na, che collega il ponte superiore
con il sundeck, è la sintesi stilisti-
ca di questa barca, in cui materia-
li moderni come la fibra di carbonio
si alternano a quelli più tradiziona-
li come l’acciaio, il teak e la cima in-
trecciata. L’avvocato Alberto Galas-
si, Ad di Ferretti Group.

sot to Suite armatoriale, con pavi-


mentazione in teak. Arredi in tinte
marine con dettagli in cuoio. in bas -
so La sky lounge interna dell’up-
per deck è un salone privato di 23
mq con ampie finestrature. L’arre-
damento freestanding (divani, pouf,
sgabelli e chaise-longue), disegna-
to ad hoc da Antonio Citterio, esal-
ta il mood marino grazie alla scelta
di dettagli in cuoio.

«NELL A NAU TICA CERCHIAMO


D I A L L O N TA N A R C I D A I
CRITERI CON CUI SI DISEGNA

Courtesy Custom Line - Foto esterni e interni Giorgio Baroni; foto in navigazione Maurizio Paradisi. Ritratto di Massimo Sestini
U N PA L A Z Z O , A N C H E S E
U S I A M O L A S T E S S A C U LT U R A
PRO GET T UALE PER CREARE
U N A N U O VA S I N T E S I »
pat r i c i a viel

intrecciate un po’ rétro, si sviluppa la sceneg-


giatura che lo studio Antonio Citterio Patricia
Viel ha immaginato per raccontare la vita a bor-
do così come la pensano loro, che per mare ci
vanno davvero. Come, del resto, lo stesso Alber-
to Galassi, amministratore delegato di Ferretti
Group, grande appassionato di arte contempo-
ranea e proprietario di una collezione privata,
con nomi da Fontana a Boetti. È il primo a cre-
dere che uno yacht possa trasformarsi in un mu-
seo galleggiante, dedicato in esclusiva all’arma-
tore e ai suoi ospiti: «L’arte, a bordo, dà un pri-
vilegio immenso: quello di un tempo meditati-
vo in cui poterla apprezzare a seconda delle di-
verse ore del giorno e quello di godersi la bellez-
za immersi nell’incanto del mare».

64
Funzionalità ed eleganza.
Gamma ECBN, più spazio per le tue esigenze di conservazione.

Qualità, Design e Innovazione


66
A nord-ovest di Brera Nicolò Castellini Baldissera si è creato, dipingendolo come una tela vergine,
un rifugio a tinte accese.Circondato da oggetti che raccontano i viaggi, le passioni e le curiosità
di una vita intera,e da tracce di un Dna milanese su cui hanno poi germogliato culture lontane
Testo di Fabiana Giacomotti
Foto di Guido Taroni

Il senso
del colore
ARCHITECTURAL DIGEST CASE

Nell’ingresso, un ritratto della nonna


materna del proprietario, la contessa
di Collalto, di Guido Tallone; una tar-
taruga delle Seychelles acquistata da
Drouot a Parigi. Il murale è di Pictalab.

68
ARCHITECTURAL DIGEST CASE

«HO AMATO I COLORI FIN


DALL’INFANZIA. MI PIACCIONO
LE TINTE INTENSE, LUMINOSE:
DA SOLE SANNO CREARE
AMBIENTI, FAR RISALTARE
GLI OGGET TI, I DET TAGLI, COME
IL BIANCO NON POTREBBE MAI»

La voce esce solo a tratti da WhatsApp,


ma è chiara, cristallina, piena, con un lieve
strascicamento delle nasali che evoca il lun-
go soggiorno a Londra. Mentre cerchiamo
di superare le difficoltà dei rispettivi colle-
gamenti a Tangeri e a Roma, la foto profi-
lo rimanda l’immagine di Nicolò Castellini
Baldissera sorridente con un paio di cesoie
in mano; indossa un’efficace evoluzione del
banyan settecentesco, la lunga veste da ca-
mera ispirata all’Oriente che i gentiluomi-
ni portavano per attendere alle occupazio-
ni casalinghe e ripararsi dal freddo intenso
delle case. Mozart, Alexander Pope, Händ-
el sono tutti ritratti in banyan di seta a fio-
ri; la vestaglia casalinga di Castellini è in-
vece di broccato rosso e giallo, con i risvol-
ti di velluto in tinta. Quando gli facciamo
notare che l’abbinamento con un attrezzo
da giardinaggio ci pare un filo eccentrico
ride: «Guido (Taroni, fotografo dei suoi li-
bri e delle foto pubblicate in queste pagi-
ne, nda) mi ha colto mentre stavo taglian-
do qualche ramo dai glicini del giardino. La
indosso sempre: le mattine qui, in inverno,
sono molto meno calde di quanto si creda».

Parlare con Nicolò Castellini Baldisse-


ra, anche a distanza come stiamo facendo
adesso, lui nel suo buen retiro marocchino
di terrazze pensili e angoli incantati, Ca-
sa Tosca, dove sta affrontando i momen-
ti più rigidi dei lockdown anti-pandemi-
ci occupandosi nel frattempo dell’attività
di design artigianale che ha lanciato qual-
che anno fa, significa modulare le parole
e le riflessioni sulla ricchissima scala cro-
matica che popola l’immaginario di que-
sto decoratore e progettista cinquantenne
che, come Goethe, non ritiene i colori re-
altà primarie da cui scaturisce la luce bian-
ca, ma un fenomeno complesso che scatu-
sopra Quando non sono in uso, le se- pagine precedenti Uno scorcio del
risce da questa interazione, e che non ne- die del Direttorio italiano si trovano ai salotto, ideato su misura da Fedora
cessariamente trova il proprio compimen- lati di una console rivestita in rame e Design, con sedia in stile rococò vene-
di uno sgabello zebrato progettato da ziano rivestita in seta yemenita antica.
to nel bianco. Anzi. «Ho amato i colori fin Castellini Baldissera. Le pareti e il sof- In fondo, la zona pranzo con il tavo-
dall’infanzia. Mi piacciono le tinte intense, fitto sono dipinti in oro spazzolato. lo disegnato da Castellini Baldissera.

69
ARCHITECTURAL DIGEST CASE

sopra Nella camera degli ospiti Federica Tondato di Fedora Design ha disegnato il tappeto a punto catenella
e il murale a parete. L’antica panca è rivestita in seta C&C Milano. La gouache caprese è del XIX secolo.
a destra Un ciondolo da culla in corallo di Trapani è appuntato su una testiera ad arco Castellini Baldissera
rivestita in tessuto Osborne & Little. Copriletto suzani in seta e velluto. Lampada da tavolo Tizio di Richard
Sapper e lampada a urna in bronzo. Alla parete, collezione di piccoli quadri, dipinti e souvenir.

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ARCHITECTURAL DIGEST CASE

71
72
ARCHITECTURAL DIGEST CASE

sopra Nel soggiorno, un suzani di Samarcanda è appeso dietro un mobile d’epoca Fornasetti con una collezione
di gusci di tartaruga, una scultura di Nicola Lazzari e una lampada da tavolo in vetro di Murano.
a sinistra Nella sala da pranzo, lampadario in bronzo dell’Impero italiano. Sul tavolo da pranzo a specchio,
rivisitazione di Castellini Baldissera di un classico design di Piero Portaluppi, vaso in ceramica di Apt.
Una fotografia di Didier Massard è appesa tra le applique Alma di Allegra Hicks.

73
ARCHITECTURAL DIGEST CASE

LA CAMERA DA PRANZO
È IN GIALLO BRUNITO, QUASI
MORDORÉ, COLORE TIPICO DEGLI
ANNI VENTI-TRENTA, CARO
AL CUORE MILANESE COME
LA SFUMATURA LEGGERISSIMA
DI VERDE SALVIA IN CUCINA

luminose: da sole possono creare ambien-


ti, far risaltare gli oggetti, i dettagli, come
il bianco non potrebbe mai. Nelle mie ca-
se i colori cambiano spesso. Per esempio,
a Tangeri due camere per gli ospiti hanno
già cambiato aspetto due volte in sei anni».
I suoi sono colori saturi, vibranti, accostati
senza timori in apparente contrasto, sicuri
di sé; soprattutto, sono scelti senza schemi,
senza piani e senza alcuna sudditanza al-
le tendenze del momento. L’attuale moda
del grigio alle pareti, quella anni Settanta
e Ottanta del bianco, di cui parliamo a lun-
go, riprendendo il tema fra un collegamen-
to e l’altro, lo fanno sorridere, come tutte
le altre mode. Le sue case, come quelle per
i suoi clienti («che sono relativamente po-
chi, ed è una gran fortuna, perché questo
mi ha permesso di seguirli e di conoscer-
li davvero, nell’evoluzione del loro modo
di vivere»), sono il riflesso di un’esistenza
curiosa, trascorsa a contatto con molte cul-
ture, e di quell’amore per i manufatti tessi-
li, in particolare per i suzani centro-asiati-
ci, che affondano le radici nella storia del-
la sua famiglia.

Nicolò Castellini si è specializzato in


storia dell’arte perché se si fosse occupa-
to di finanza, architettura, musica o anche
tessile avrebbe dovuto inevitabilmente su-
bire modi, tempi e paragoni dettati dai nu-
merosi mostri sacri che popolano la sua an-
tica ed estesissima famiglia e che compren-
dono Piero Portaluppi e Giacomo Puccini.
È l’unico del clan Castellini Baldissera ad
aver scelto di non vivere in quella sorta di
enclave di corso Magenta, nel cuore della
Milano sforzesca, che comprende la Casa
degli Atellani e il palazzo della Fondazione
Portaluppi accanto ai cugini Maranghi e al
padre Piero, di cui pure ha raccolto il testi-
sopra Nella camera da letto principa- a destra In sala, tavolini Rex e Regina
le, su una scrivania di Guglielmo Ul- di Casa Tosca, tappeto custom di Fedo- mone e con cui scambia mobili e trouvailles
rich, un kit da scrittura vintage Gucci ra Design, divano in velluto Fenice di conservati in un misterioso quanto affasci-
in pelle e un occhio celtico comprato C&C Milano e opere d’arte di Cornelia
da Xenomania. Il tappeto che si intra- Parker. Applique di Castellini Baldis- nante deposito in Brianza. Di quel nucleo
vede è di Luke Irwin. sera. Armadio dipinto del ʼ500. di case quattro-cinquecentesche, cortili

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ARCHITECTURAL DIGEST CASE

75
ARCHITECTURAL DIGEST CASE

colonnati, fascinoso giardino, chiunque,


in ogni parte del mondo, conosce alme-
no un aspetto: le origini quattrocentesche,
i numerosi passaggi di proprietà, la gran-
de ristrutturazione che negli anni Venti del
Novecento ne fece Portaluppi, riscoprendo
gli affreschi originari e mescolando abil-
mente vero e falso, nuovo e antico; e anco-
ra la vigna di Leonardo, grande operazio-
ne di marketing vinicolo su impronta filo-
logica del cugino Piero Maranghi, celebra-
to editore di musica classica oltre, appunto,
alla casa di suo padre, Piero Castellini, ar-
chitetto e fondatore della C&C Milano con
quei meravigliosi tessuti di lino e velluto.

«Chi conosce Nicolò sa che il suo sen-


so del colore e la maestria con cui li abbi-
na sono il riflesso del suo essere, della sua
poliedricità, della sua anima e del suo cuo-
re», interviene Gigliola Castellini Curiel,

sotto Sul letto in ferro battuto geno-


vese del XVIII secolo è appeso un lam-
padario in cristallo della nonna ma-
terna di Castellini Baldissera. Le pare-
ti sono realizzate da Pictalab.

76
LA NUOVA LINEA DI MOBILI
DI CASTELLINI BALDISSERA
È REALIZZATA DA ARTIGIANI
DEL BERGAMASCO E ISPIRATA
AI MOTIVI DI PORTALUPPI:
CROMATISMI A CONTRASTO,
LOSANGHE, SEZIONI CILINDRICHE

«cugina preferita», figlia di un altro dei


mostri sacri del clan, la stilista Raffaella
Curiel, stilista a sua volta. Nella storia dei
Castellini Baldissera e nelle loro abitazio-
ni si legge l’evoluzione della nobiltà lom-
barda da terriera a tessile e un profondo ra-
dicamento sul territorio. Nella storia di Ni-
colò la voglia di fare tesoro di tutto questo,
senza lasciarsene condizionare. Lo dimo-
stra la sua nuova linea di mobili, realizza-
ti da artigiani del Bergamasco e ispirati ai
motivi di Portaluppi – i cromatismi a con-
trasto, le losanghe, la moltiplicazione delle
sezioni cilindriche –, e il suo appartamen-
to milanese, a nord-ovest di Brera, decora-
to in pochi mesi prima dello scoppio della
pandemia e senza intervenire sulla struttu-
ra. Un palazzo «senza particolare fascino»,
un appartamento di 280 metri quadrati tro-
vato spoglio e, ça va sans dire, dipinto di
bianco, sul quale Nicolò ha lavorato come
su una tela vergine: l’ingresso è in rosa con-
chiglia, decorato da Pictalab con un mo-
tivo arboreo ispirato al Palácio de Seteais
di Sintra; nella sala, due tavolini dipinti in
lilla e giallo prodotti da Casa Tosca creano
un contrasto cromatico inaspettato ma fa-
scinoso con il divano in velluto blu petro-
lio di C&C Milano. Un cabinet trompe-l’o-
eil di Fornasetti è apposto sullo sfondo di
un suzani di Samarcanda sui toni del tur-
chese, giallo e rosso corallo. La camera da
pranzo è in giallo brunito, quasi mordoré,
colore tipico degli anni Venti-Trenta, mol-
to caro al cuore milanese e alle sue tradi-
zioni come la sfumatura leggerissima di
verde salvia che domina la cucina, insie-
me con decori parafuoco di azulejos. In in-
gresso, sotto l’árvore portoghese, gli ospi-
ti sono accolti da una grande testuggine,
segno dell’amore di Nicolò Castellini per
la tassidermia. Sopra una maquette, altra
passione del proprietario, spicca il ritrat-
pagina precedente, in alto Stampe sopra In cucina, una pianta di fagioli
to di Nicoletta, contessa di Collalto, non- francesi del XVIII secolo raffiguranti è in un antico vaso sul tavolo ricoperto
na materna, eseguito da Guido Tallone. pappagalli, colorate a mano, della bi- di piastrelle siciliane del XVIII secolo.
snonna del proprietario Lia Portalup- Gouaches che raffigurano Milano e il
Da corso Magenta a Brera, dopotutto, la pi, ricoprono l’armadio che conduce Vesuvio sono appese sopra un vassoio
passeggiata è di pochi chilometri. ○ alla sala da pranzo. di latta finto legno.

77
ARCHITECTURAL DIGEST CASE

A cura di Sei ceramiche contemporanee in sfumatura di verde:


Francesca Santambrogio
un colore che è un pensiero, e un modo di vivere
Testi di
Ruben Modigliani
EFFETTO SERRA

ZO OM HIP HOP O R I E N T E I TA L I A N O
India Mahdavi Roche Bobois, Virginie Vallette Viallard Ginori 1735

Fa parte della collezione Petits Objets realizzata Esotismo stilizzato e vagamente anni ’50 per que- Un fiore stilizzato, noto nella tradizione ceramica
in proprio dalla progettista franco-iraniana. È di- sto vaso in ceramica smaltata con interno a con- fiorentina come motivo del «garofano», è inserito
sponibile anche in altri colori e in due ulteriori for- trasto, in nero. Fa parte di una serie di tre altezze in paesaggi appena accennati. E decora una forma
mati: portafrutta, basso e largo, e portaombrelli. e sagome diverse, complementari tra loro. ispirata a quelle in uso durante la dinastia Ming.

TUBINI DISQUE WIGGLE


Calligaris, Sam Baron Vitra, Ronan & Erwan Bouroullec Bitossi, Max Lamb

Un assemblaggio di volumi pensati per contenere e Sul cilindro, perfetto, si posa una forma astratta Vaso realizzato con una tecnica antichissima, at-
organizzare utensili da cucina, materiale per il bri- e irregolare, come in un collage. È uno dei sogget- tualizzata. La ceramica viene lavorata con filo me-
colage, auricolari e cavi. Oppure fiori: la sua finitu- ti della famiglia Vases Découpage progettata dai tallico a spirale che crea texture sempre diverse.
ra idrorepellente è pensata soprattutto per questo. due designer francesi, in ceramica dipinta a mano. Un punto di incontro tra artigianalità e industria.

78
D O C C I A | H A M M A M | S A U N A

PADOVA HEADQUARTERS | ITALIA


MILANO ARCHITECT SHOWROOM | ITALIA
PARIGI | FRANCIA
BARCELLONA | ESPAÑA m e g i u s . c o m

PORTO | PORTUGAL
Terra In Nuova Zelanda, un’architettura lineare e
coraggiosa che si mimetizza nel paesaggio.
Cemento, legno, vetro. E vedute mozzafiato
Incantata Testo di Ruben Modigliani
Foto di Simon Devitt
ARCHITECTURAL DIGEST

La prima volta che l’architetto Vaughn un lotto di terreno per costruirci una casa
McQuarrie li ha incontrati, i committenti di vacanze. La regione è una delle più belle
della casa di queste pagine stavano per im- dell’Isola del Sud della Nuova Zelanda: co-
barcarsi in un trekking di due settimane. ste piene di fiordi; boschi verdissimi attra-
Avrebbero mangiato cibo in scatola dove versati da torrenti, cascate. E sullo sfondo
capitava e dormito all’addiaccio. Lonta- le Alpi meridionali, la cui cima più alta è
ni da tutto, soli nella natura. Questo per il Monte Cook (o Aoraki in Maori), ama-
spiegare la loro idea di lusso. Innamorata ta da scalatori ed escursionisti. Appassio-
del lago Wakatipu, la coppia – che vive e nati di natura, i due avevano individuato
lavora in Australia – aveva acquistato qui in McQuarrie, trovato con una ricerca sul

82
CASE

pagine precedenti La facciata a nord a sinistra La zona pranzo e il sog-


della casa alterna cemento colorato a giorno, ribassato rispetto al resto del-
rivestimento in doghe di cedro con le la casa. Tavolo su disegno, sedie Tan-
grandi finestre a ritmare il volume. La gerine (Simon James). sotto Per l’in-
roccia che si vede in primo piano viene gresso sono state utilizzate pietre pro-
spesso usata come tavolino da tè. venienti dal sito della casa.

«I MIEI PROGETTI SONO SEMPRE


SITE SPECIFIC, GUIDATI DAL
CONTESTO IN CUI SI TROVANO.
STRUTTURE CHE APPARTENGONO
AL LUOGO CHE LE OSPITA»

83
ARCHITECTURAL DIGEST CASE

a sinistra, dall’alto Un angolo del


living, con doppia esposizione e pareti
e pavimento in cemento. Dettaglio del-
la zona pranzo. Lampada a sospensio-
ne Gregg (Foscarini).

a destra La casa è su un rilievo in ri-


va al Lago Wakatipu e davanti al Picco
di Cecil, la montagna più alta della zo-
na. È stata costruita su una piattafor-
ma preesistente ottenuta livellando il
terreno, un approccio che l’architetto
avrebbe preferito evitare, giudicando-
lo troppo invasivo.

web, un progettista capace di capire i loro


desideri. Lo spunto su cui lavorare è sta-
to chiaro da subito: non desideravano una
casa come ce ne sono tante in questo an-
golo del Paese, tutte vetro e spazio. Vole-
vano un rifugio: un posto dove poter man-
giare, dormire, lavarsi, giocare e leggere, a
volte in compagnia di amici, immersi nel-
la natura. Niente, o poco, di più. McQuar-
rie, il cui studio è sull’isola di Waiheke,
davanti ad Auckland (a un’ora e mezzo di
aereo da qui), è subito venuto a visitare il
sito. E quello che ha trovato non gli è pia-
ciuto molto. «In mezzo al lotto di terreno
era già stata ricavata un’area pianeggiante
per costruire. Era stata azzerata la collina.
Quello spiazzo mi sembrava una cicatrice,
non credo che avrei mai preso una decisio-
ne del genere», racconta. Il suo approccio
in effetti è all’opposto: «I miei progetti so-
no sempre site specific, guidati dal conte-
sto in cui si trovano. Strutture che appar-
tengono al luogo che le ospita. Qui avrei
preferito assecondare la pendenza del ter-
reno, non annullarla in modo così violen-
to. Ma il danno era già stato fatto».

È iniziato così un progetto che è sta-


to anche un processo di riparazione. L’ar-
chitetto, una volta sul posto, ha passato
giorni interi a studiare il paesaggio, la li-
nea sinuosa del lago, i suoi monti. Come
uno sciamano ha piantato un palo di le-
gno al centro della piattaforma. Prenden-
dolo come riferimento, ha segnato punti,
tracciato linee, annotato dove sorgeva il
sole e dove tramontava. Ha mappato l’am-
biente, lo ha misurato ma soprattutto lo

84
85
ARCHITECTURAL DIGEST

ha capito. In profondità. «A un certo pun-


to ho immaginato che tre grandi rocce fos-
sero scampate alla distruzione. Ho pen-
sato a dove avrebbero potuto essere e le
ho disegnate su carta. Poi le ho unite con
qualche linea. La pianta della casa è nata
in questo modo». La copertura l’ha voluta
in pendenza in modo da ricreare il volume
originale del terreno: «Ho cercato di resti-
tuire quello che era stato tolto». I materia-
li, cemento, legno e vetro, sono stati scel-
ti per mimetizzare la struttura il più pos-
sibile. Per fonderla nell’ambiente, visiva-
mente, ma non solo: «Mi sono ispirato a
quei ripari di fortuna che i miei commit-
tenti erano abituati a utilizzare nel corso
dei loro trekking: gruppi di rocce, di albe-
ri, cavità naturali».

a destra La camera per gli ospiti è


una piccola suite con bagno. Pareti e
soffitto sono rivestiti in multistrato di
pino. Il pavimento, come in tutta la ca-
sa, è in cemento. L’illuminazione è sta-
ta risolta con strisce Led a tutta altez-
za inserite tra le tavole di multistrato.
CASE

«AL POSTO DI UN AMBIENTE


TRASPARENTE, CHE ANNULLA
OGNI SORPRESA, HO PREFERITO
CREARE UNA SERIE DI AFFACCI
SCELTI. PER QUESTO LE FINESTRE
HANNO FORME COSÌ DIVERSE:
OGNUNA È UNA STORIA A SÉ»

Una volta delineato il carattere dell’edifi-


cio, col suo profilo spigoloso e irregolare,
McQuarrie ha iniziato a pensare all’inter-
no. Anche in questo è stato importante lo
spunto fornito dai due clienti, che non vo-
levano la classica «glass box» in cui den-
tro e fuori si fondono in un unico ambien-
te. Anche se ovviamente la cornice in cui
si trova l’edificio doveva essere messa in
valore. «Al posto di un ambiente traspa-
rente, che permette allo sguardo di spazia-
re dove vuole e che alla fine annulla ogni
sorpresa, ho preferito immaginare una a sinistra La cucina con zona pranzo sopra Il corpo della cucina è stato
serie di affacci scelti, un’antologia di ve- è in diretto dialogo visivo con l’ester- realizzato su disegno in compensato di
no: qui si vede il lato esposto a nord, betulla. L’idea di ricavare una piccola
dute. Per questo le finestre hanno forme che riceve luce diretta tutto l’anno. Il finestra sopra il lavello dà trasparenza
così diverse: ognuna è una storia a sé», tavolo, sulla destra, invece si affaccia all’intera parete, malgrado la parte alta
sul soggiorno con le sue finestre a na- attrezzata. Il volume angolare alla sua
spiega. Come quella, volutamente bassa e stro. Poltrone e poggiapiedi Falcon di sommità nasconde cavi e la conduttu-
orizzontale, della camera padronale: qui Sigurd Ressell, progetto anni ’70. ra della cappa aspirante.

87
ARCHITECTURAL DIGEST

sotto L’ingresso della casa. La porta a destra Il profilo della costruzione,


è alla fine di un piccolo corridoio che con i suoi angoli e sfaccettature, fa ri-
la ripara dal vento. Per ottimizzare la ferimento alle montagne che la circon-
resa energetica della costruzione, tra i dano: come prima fase della progetta-
due strati di cemento (interno ed ester- zione, l’architetto ha voluto fare uno
no) è stato messo un isolante termico. studio preciso del paesaggio.

«HO SCELTO DI FARE


LA COPERTURA IN PENDENZA IN
MODO DA RICREARE IL VOLUME
ORIGINALE DEL TERRENO:
HO CERCATO DI RESTITUIRE
QUELLO CHE ERA STATO TOLTO»
ARCHITECTURAL DIGEST CASE

il panorama va guardato dal letto. Un’i- cucina e la zona pranzo. Qualche gradino
dea che dà a ogni angolo una sua connota- più in basso si trova il living, da cui si go-
zione e ritma l’ambiente, creando varietà. de un bellissimo panorama sul lago e sul-
le montagne. Sulla sinistra la camera pa-
L’organizzazione dello spazio – po- dronale e sulla destra quella degli ospiti,
co più di 100 metri quadrati – è semplice: entrambe pensate come suite con antica-
un’area centrale dedicata al giorno e ar- mera e bagno indipendente. Molti degli
ticolata su due livelli. In quello più alto, arredi sono realizzati su misura per otti-
orientato a nord (nell’emisfero australe è mizzare al meglio questi volumi irrego-
l’esposizione più favorevole) si trovano la lari. Come in una barca. Alcuni pezzi di

89
sopra L’area della camera padronale, a destra, dall’alto Nella camera
con bagno attiguo, ha una forma an- degli ospiti, una finestra incornicia la
golare e asimmetrica ed è caratterizza- vista sul lago. Lì sotto, un day bed con
ta da finestre irregolari. Anche il dise- base-contenitore, come in una barca.
gno di queste aperture è in diretta re- Nel bagno della camera padronale, va-
lazione con gli elementi del panorama. sca in muratura e doccia dall’alto.

roccia grezza, tutti recuperati nei dintor- design vintage (le poltrone anni ’70 del
ni, creano l’effetto natura desiderato da norvegese Sigurd Ressell) e contempo-
McQuarrie. Con economia di mezzi, effi- raneo: le lampade Gregg di Ludovica+Ro-
cacia scenografica e funzionalità: un mas- berto Palomba per Foscarini, le strisce di
so al centro del living diventa un coffee Led incastonate nel multistrato che illu-
table (ce n’è uno anche nel giardino), un minano le camere. Molti mobili, come il
Immagini PhotoFoyer

altro nella vasca/doccia del bagno padro- grande tavolo da pranzo, i letti e le pan-
nale serve da gradino. Le camere sono ri- che, sono stati ricavati da un tronco di fag-
vestite in tavole di multistrato, con le ve- gio trovato sul greto di un fiume, qui vi-
nature del legno che diventano un deco- cino, incastrato tra i massi. «Tutto rien-
ro astratto all-over. C’è qualche pezzo di tra nella linea narrativa del progetto»,

90
ARCHITECTURAL DIGEST CASE

prosegue l’architetto: «è un ritratto di co-


me è la natura qui. Potente, quando vuole
anche violenta». Come il clima, che sa es-
sere estremamente rigido: per questo le fi-
nestre a sud sono ridotte al minimo e l’in-
gresso della casa è protetto da una sorta di
camera di decompressione.

Di tutto il progetto, l’elemento di cui


McQuarrie va forse più fiero è il modo in
cui sono stati utilizzati i materiali: «Il ce-
mento è stato colorato con pigmenti per-
ché avesse le stesse tonalità delle rocce del
paesaggio. E all’interno non dà l’impres-
sione di freddo, anzi. Non crea un effet-
to bunker. Parlo per esperienza diretta,
perché i proprietari, che non riescono a
venire così spesso, ogni tanto mi presta-
no la casa», conclude. Nel 2019 il proget-
to ha vinto diversi riconoscimenti, tra cui
il Southern Architecture Award del NZIA
(New Zealand Institute of Architects).
Che nella motivazione si è espresso così:
«Questa abitazione segue il pendio del-
la collina in modo coraggioso, non con-
venzionale. La struttura a gradoni sem-
bra uno sperone di roccia. E l’interno ha
un fascino che crea dipendenza». Una di-
chiarazione d’amore. ○

«IL CEMENTO È STATO COLORATO


CON PIGMENTI PERCHÉ AVESSE
LE STESSE TONALITÀ
DELLE ROCCE DEL PAESAGGIO.
E ALL’INTERNO NON DÀ
L’IMPRESSIONE DI FREDDO, ANZI»
ARCHITECTURAL DIGEST CASE

A cura di Linee rigorose, forme all’apparenza semplici che nascondono


Francesca Santambrogio
una filosofia progettuale profonda, sempre volta al comfort
Testi di
Elena Dallorso
L’ESSENZIALE
QUOTIDIANO

ASYMMETRIC MO SERIES ERA


BassamFellows, Craig Bassam Carl Hansen & Søn, Mads Odgård Living Divani, David Lopez Quincoces

Quando l’ha disegnato per il suo studio, Craig Bas- Le lampade del designer danese hanno forme li- Scrittoio con un corpo centrale in MDF, pannel-
sam voleva un divano adatto alle riunioni e alla neari e sono basate su un progetto di ricerca che li esterni in MDF impiallacciato, piano d’appoggio
meditazione: ne è nato un pezzo componibile mo- esplora la tecnologia dell’illuminazione, in colla- con cornice in lamiera d’acciaio e gambe in tondo
Cesare Chimenti per Living Divani

dulare, elegante e informale al tempo stesso. borazione con l’Università di Aalborg e il DTU. d’acciaio. Il cassetto estraibile ha tre scomparti.

LOTO DAN TOTEM SHELF


Lago, Franco Lago Zanotta, Patrick Norguet Driade, BIG

Ci si può sedere in quattro a questo tavolo allun- Sedia con o senza braccioli dall’allure un po’ vinta- Questa libreria autoportante, irriverente e scul-
gabile e quadrato le cui prolunghe si aprono come ge. Ha la struttura in tubo d’acciaio piegato, men- torea è costituita da una serie di volumi impilati,
petali, senza nessun particolare sforzo. Da utiliz- tre la seduta e lo schienale sono realizzati con cin- ognuno dei quali è diviso diagonalmente in quar-
zare in cucina o in sala da pranzo. ghie elastiche tese direttamente sul telaio. ti, a creare telai o diorami per gli oggetti personali.

92
D i s c ov e r t he ne w c at a l og o n pl ati n u m c u s to mr u g s . c o m

O p e ra Co ll e ct i on - H a nd K n ott e d - 1 0 0 % Si lk

i n fo @ p lat i n u m c u s t o m ru g s .c o m
T. + 3 9 0 4 9 5 9 5 7 5 5 1
La casa di Isabella Rossellini a Long Island (un fienile
rosso – anzi, tre) si legge come un romanzo: dentro
ci sono ricordi d’infanzia, spazi condivisi e amore per
le stratificazioni del tempo, della storia, degli affetti
Testo di Simona Siri 95 Foto di Francesco Lagnese

RADICI
ARCHITECTURAL DIGEST CASE

«QUI, INVECE DI TOGLIERE,


ABBIAMO DECISO DI AGGIUNGERE
STRATI E COMPLESSITÀ,
STORIA E DIMENSIONI»

Se tutte le abitazioni hanno una storia,


quella di Isabella Rossellini a Bellport,
Long Island, è un romanzo di cinquecen-
to pagine che parte da Roma per arriva-
re a New York, passando per la Svezia e
la Russia, Guerra e pace e Fellini, e in cui
dentro c’è un po’ di tutto: bambini, ani-
mali, natura e tanta vita. È soprattutto la
storia di un’amicizia, quella tra l’attrice e
l’architetto Pietro Cicognani, l’uomo che,
esattamente come i registi con cui Isabella
è abituata a lavorare, «è in grado di vede-
re cose che ancora non ci sono e tu puoi
solo affidarti, andargli dietro, navigare
nell’incertezza perché sai che tanto è già
tutto nella sua mente e che ti porterà a un
risultato addirittura migliore di quello a
cui aspiravi tu».
Nella prefazione al libro Pietro Cico-
gnani: Architecture and Design di Karen
Bruno con fotografie di Francesco La-
gnese, che raccoglie i lavori di Cicognani
(pubblicato da Vendome Press), Rossellini
come prima cosa scrive che no, lei e Pietro
non sono fidanzati e non sono neanche
mai stati amanti: è una cosa che pensano
tutti e a vederli insieme che si finiscono
le frasi a vicenda e ridono di gusto non è
che si può dare torto a chi l’ha pensato.
Di cose in comune ne hanno, a partire da
padri italiani sposati con donne straniere,
l’infanzia a Roma, l’arrivo a New York, la
cultura, l’amore per l’arte e per il cinema.
Tutti elementi che in modo più o meno
evidente sono confluiti in questo proget-
to. «Non ricordo quando io e Pietro ci sia-
mo conosciuti», dice Isabella Rossellini.

97
ARCHITECTURAL DIGEST

«Ma ricordo quando mi sono rivolta a lui. tro». È quindi grazie a un’amica in comune
Avevo comprato questo vecchio barn rosso che contatta Cicognani e subito capisce di
che mi ricordava tanto le case svedesi, ma parlare la sua stessa lingua. «Abbiamo ra-
era in uno stato penoso. Siccome volevo dici e percorsi simili: entrambi siamo scap-
usare materiali e personale del posto, ho pati all’estero da giovani. Io sono arrivata
assunto l’architetto del paese, americano, a New York perché mio padre Roberto a
con cui però da subito ci sono stati proble- Roma non mi faceva andare alle feste»,
mi di comunicazione. Quando un giorno, racconta ridendo.
senza neanche dirmelo, ha rimosso la vec- A differenza dell’architetto america-
chia mangiatoia che c’era dentro al fienile, no, poi, entrambi concordano nel mante-
ho capito che dovevo cercare qualcun al- nere il fienile quanto più possibile simile

98
CASE

pagine precedenti La proprietà è co- a sinistra Bassi scaffali pieni di libri


stituita da tre edifici che circondano d’arte, manifesti del circo, fotografie e
quella che Isabella Rossellini chiama opere d’arte, un pesce volante e un ca-
“la piazza”, al centro della quale si tro- vallo in vetroresina a grandezza natu-
va una macina. Dettaglio di una delle rale proveniente da un set cinemato-
zone living. Il portico del fienile otto- grafico adornano il piano nobile. Le
centesco. L’attrice e i suoi cani. L’an- pareti sono quelle originali del fienile.
golo notte con le tende di mussola che sotto uno dei tre edifici rossi che co-
si possono tirare per la privacy. stituiscono la proprietà.

«SONO STATE SALVATE LE ASSI


DI LEGNO DEL FIENILE E CIÒ CHE
NON POTEVA ESSERE MANTENUTO
È STATO SOSTITUITO CON LEGNO
NUOVO LASCIATO GREZZO»
ARCHITECTURAL DIGEST CASE

a sinistra, dall’alto Isabella Rossel-


lini in compagnia dell’architetto Pietro
Cicognani. Ritratti incorniciati e cime-
li vari circondano una scrivania.

a destra Una scala di tipo industriale


su ruote porta ai soppalchi.

all’originale: invece di togliere, aggiunge-


re strati e complessità, storia e dimensio-
ni. «Sarà che noi siamo abituati a edifici
che nei secoli hanno assunto funzioni di-
verse, chiese che sono diventate negozi e
poi appartamenti, e poi chissà ancora che
cosa. Per noi aggiungere storia è una cosa
positiva. Pietro ha preservato gli strati di
tempo con scelte brillanti. Ha salvato tut-
te le assi di legno del fienile e ciò che non
poteva essere mantenuto è stato sostituito
con legno nuovo che ha lasciato grezzo e
intatto», continua Rossellini.
«Quando ho visto il fienile per la pri-
ma volta non c’era neanche il pavimento,
era tutta terra», racconta Cicognani. «E la
prima cosa che ho detto a Isabella è stata
bocciare la sua idea di fare la piscina nel
seminterrato: troppa umidità». Al suo po-
sto ci sono invece una camera da letto, un
bagno, una cucina minuscola con una pic-
cola sala da pranzo rivestita con pareti in
legno bianco di recupero. Sopra, lo spazio
abitativo con due imponenti soppalchi su-
periori dove, in quello che un tempo era il
luogo dove veniva conservato il fieno, Isa-
bella Rossellini ha una biblioteca, la sua
camera da letto e un bagno. Per la piscina
Cicognani ha costruito un altro edificio.
Insieme a quello per gli ospiti, con la cu-
cina grande per le cene più impegnative,
forma un trittico di edifici vicini, disposti
in cerchio quasi che fossero affacciati su
una piazza italiana. «Praticamente l’idea
è che per mangiare devi uscire di casa»,
ride Cicognani. «Il terzo elemento che ab-
biamo aggiunto e che si è integrato benis-

100
ARCHITECTURAL DIGEST CASE

101
ARCHITECTURAL DIGEST

102
CASE

«È L’OPPOSTO DEL CONCETTO


DI MANSION, DOVE INTEGRI
TUTTO IN UN EDIFICIO. QUI
OGNI COSA È SEPARATA, COME
SE FOSSE UN PICCOLO VILLAGGIO
IN CUI OGNI EDIFICIO HA
UNA SUA RAGIONE D’ESSERE»

simo è la piscina con la sauna e la stanza


benessere. Questo spazio dentro è tutto
grigio, monocromatico, completamente
diverso dagli altri due. Se infatti da fuo-
ri c’è armonia, dentro poi le tre struttu-
re sono completamente indipendenti.
È l’opposto del concetto di mansion, dove
integri tutto in un edificio. Qui invece è
tutto separato, come se fosse un piccolo
villaggio in cui ogni edificio ha una sua
ragione d’essere». Isabella Rossellini con-
tinua: «Mi ricorda l’infanzia. Mamma in
Svezia aveva una casa dove passavamo
l’estate e nell’edificio principale c’era la
cucina dove mangiavamo e una stanza da
letto dove lei dormiva, mentre noi bam-
bini dormivamo nelle casette vicine. Mi
piace questa idea di dover passare da un
ambiente all’altro».
Soluzioni insolite, ma che nasco-
no dalla funzionalità, che non sono mai
solo estetica e che ben si sposano con la
sensibilità artistica della padrona di casa.
Due esempi: la scala industriale, scelta
proprio per la sua essenzialità («Di quelle
che compri da Home Depot», dice), e poi
l’idea di mettere delle reti da acrobata in-
vece di una ringhiera intorno al soppalco
per evitare cadute, materiale che Cicogna-
ni ha recuperato da un circo. «I bambini
del quartiere bussano costantemente alla
mia porta e chiedono: “Possiamo salire
sul fienile e gettarci nelle reti?”. Le reti
sono diventate leggendarie nel piccolo
villaggio in cui vivo», racconta divertita
Isabella. «La scala, le reti, l’arredamento:
è tutto effimero. Mobili poi ce ne sono po-

103
ARCHITECTURAL DIGEST CASE

pagine precedenti L’architetto Pie- sotto Ci sono sagome di animali in


tro Cicognani ha posizionato la pi- tutta la casa. Isabella Rossellini ha un
scina quadrata ad angolo in un nuo- master in Comportamento animale.
vo fienile in stile olandese e ha fatto a destra La vista del piano nobile dai
scorrere il cemento che ricopre le pa- soppalchi. Lampadario di scena di un
reti per unificare lo spazio. film. L’asse-scala è originale dell’800.

«I BAMBINI DEL QUARTIERE


BUSSANO COSTANTEMENTE
ALLA MIA PORTA E CHIEDONO:
POSSIAMO SALIRE SUL FIENILE
E GETTARCI NELLE RETI?»
chi e li cambio anche spesso». Vanno così le per i progetti nuovi, per il divertimento.
d’accordo Pietro e Isabella che stanno già A differenza del barn questo nuovo edifi-
lavorando a un altro progetto: un bed and cio è più recente, degli anni Cinquanta, o
Immagini Ottoarchive/Contrasto

breakfast che aprirà in estate, adiacente forse anch’esso antico ma rifatto «in modo
alla fattoria dove lei alleva animali e pro- orrendo» e quindi da ripensare completa-
duce miele. «Ho comprato questa casa così mente. «Pietro sta facendo la Zozzona
messa male che l’abbiamo soprannomina- deluxe», ride. «Stiamo costruendo una
ta “La Zozzona”», racconta, ed è evidente cucina enorme per ospitare degli eventi:
cos’altro lei e Cicognani hanno in comune: potrà contenere fino a 60 persone. Sarà un
non aver perso l’entusiasmo quasi infanti- luogo di incontro, di natura e di arte». ○

105
106
FRANK
In Colorado, tra montagne e foreste, c’è una scatola trasparente con un tetto metallico
che sembra un mantello. È un progetto per metà architettura, per metà land art: puro Gehry

Testo di Maria Vittoria Capitanucci


Foto di Christopher Sturman
ARCHITECTURAL DIGEST

a destra La sala da pranzo. Attorno


al tavolo, sedie Hat Trick progettate da
Gehry per Knoll International. Al sof-
fitto, una scultura luminosa in “fibra
vulcanizzata” disegnata da Gehry e re-
alizzata da Tomas Osinski.

pagine precedenti Vista dell’edificio.


La copertura è stata il primo elemento
a essere costruito, a terra; in seguito è
stata issata su dieci pilastri in legno.

Sydney Pollack, nel film che gli ha dedi-


cato nel 2005, ha definito Frank O. Gehry
“creatore di sogni”. È certo un creatore di
sogni anche Michael Eisner, che dal 1984
al 2005 è stato presidente e Ceo della Walt
Disney. Era quasi scontato che i due prima
o poi si incontrassero. La loro è stata una
lunga collaborazione: la Walt Disney Con-
cert Hall di Los Angeles, edificio ad alto te-
nore tecnologico e acustico concepito ne-
gli anni ’80 (ma inaugurato solo nel 2003);
il centro Disney Village (1992) all’interno
di Disneyland Paris, a Marne-la-Vallée;
Disney Ice ad Anaheim, del 1995, centro
per le attività sportive sul ghiaccio. I due
si sono ritrovati di recente anche su un’av-
ventura di scala molto più piccola e pri-
vata: una casa nella foresta riletta in chia-
ve contemporanea, spazio per accogliere
amici immerso nella natura.

Il progetto ha iniziato a prendere for-


ma poco prima dell’estate del 2017, quando
una nave dai Paesi Bassi è arrivata al porto
di Houston con dodici container che sono
stati condotti, poi, attraverso le Montagne
Rocciose fino a una radura nel Colorado.
E sono diventati una hall trasparente, do-
ve le ampie pareti vetrate rivelano pilastri
di legno lamellare sagomato, pareti diviso-
rie dalle tonalità calde e avvolgenti (sem-
pre in legno), pavimenti in pietra. Tutto al
riparo di una copertura metallica che ren-
de questo intervento un segno sul paesag-
gio, un’opera sospesa tra land art, sogno e
architettura. A questo proposito il critico
di architettura Paul Goldberger ha scritto:
«Gehry è spesso accusato, ingiustamente,
di realizzare edifici che somigliano trop-
po a sculture. In Colorado, per Michael e
Jane Eisner, ha progettato una forma pu-
ra, praticamente senza altra funzione se

108
CASE

109
ARCHITECTURAL DIGEST CASE

non quella di essere un luogo di ritrovo: si


potrebbe perciò pensare che si tratti del-
la costruzione più “scultorea” da conce-
pire. Ma nel momento in cui la si osserva,
si capisce che è un edificio vero, che par-
la di architettura in ogni suo centimetro,
che ti mette desiderio di entrarci. Questo
progetto afferma il genio di Gehry. E ci fa
presente che non è uno scultore, ma un ar-
chitetto che riesce a far danzare la forma
in modo magico».

Questa casa ricorda le folies dei par-


chi settecenteschi, colte ma libere da sti-
le o linguaggi, visionarie e immerse nel-
la natura. Appare nel paesaggio come la
sagoma morbida, sospesa e riflettente, di
una capanna uscita da una favola fanta-
scientifica o di un’astronave appena ca-
lata dall’universo tecnologico, lo stesso
amato da Gehry. Un sogno ad alto tenore

sotto Frank O. Gehry (a sinistra) e a destra La copertura, progettata con


Michael Eisner nello studio dell’archi- un software 3D, è composta da 900 pez-
tetto a Santa Monica. Sedie Hat Trick zi sagomati in acciaio. Questo è uno dei
(Knoll International), poltrone LC2 di- più piccoli edifici firmati da Gehry, au-
segnate da Le Corbusier, Pierre Jean- tore del Guggenheim Museum Bilbao e
neret e Charlotte Perriand (Cassina). della Fondation Louis Vuitton a Parigi.

IL MATERIALE PER COSTRUIRE


QUESTA CASA È ARRIVATO
AL PORTO DI HOUSTON CHIUSO
IN 12 CONTAINER, CHE POI HANNO
ATTRAVERSATO LE MONTAGNE
ROCCIOSE FINO A RAGGIUNGERE
UNA RADURA IN COLORADO

110
strutturale fatto dalla pre-fabbricazione di plastica. Elementi che, insieme alle pare-
900 pezzi unici di acciaio inossidabile sa- ti perimetrali in legno o vetro, definisco-
gomato, assemblati in modo da comporre no uno spazio di circa 150 metri quadrati.
il suggestivo tetto ondulato che è stato suc-
cessivamente diviso in dodici sezioni per il I costi di realizzazione sono stati ele-
Immagini Trunk Archive

trasporto. Questa copertura d’effetto è sta- vati, triplicati rispetto al preventivo ini-
ta montata a terra – come venne fatto per la ziale anche per permettere un control-
Neue Nationalgalerie a Berlino, di Ludwig lo più preciso degli aspetti ambientali e
Mies van der Rohe – per poi essere issata di quelli legati al risparmio energetico.
su dieci pilastri in legno dalla nervatura Ma anche per prevenire problemi di

111
GEHRY, CRESCIUTO IN CANADA,
È UN GRANDE CONOSCITORE
DEL LEGNO. E SA UTILIZZARE
IL METALLO IN MODO
DAVVERO INCONFONDIBILE

impermeabilizzazione della copertura do-


vuti alla neve, che entrando nelle pieghe
del tetto lo avrebbe seriamente danneg-
giato. Un volume poetico e intimo che ri-
porta al linguaggio di Gehry, cresciuto in
Canada, grande conoscitore e appassio-
nato del legno e al tempo stesso in grado
di giocare con il metallo con grande mae-
stria. Peraltro, questa non è la prima vol-
ta che l’architetto utilizza una copertura
a onde morbide su un “box” trasparen-
te: lo ha fatto nel Richard B. Fisher Cen-
ter for the Performing Arts di Annanda-
le-on-Hudson (New York), del 2003, un
progetto di grandi dimensioni con pro-
porzioni certamente differenti ma il cui
spunto creativo mostra forti assonan-
ze con questo padiglione montano, do-
ve la copertura è un sistema sperimen-
tale di geometrie complesse, operazione
possibile per le sue dimensioni contenu-
te. La piccola scala, del resto, può com-
portare grandi complessità. Lo stesso
Gehry, in un’intervista del 2019, confes-
sava che gli edifici fatti di un solo spa-
zio, come le chiese o le sale concerto so-
no la cosa più difficile da realizzare: «So-
no piacevoli perché costituiscono una sor-
ta di palcoscenico. Ma ti rendono umile.
E ti mettono in ginocchio, perché quando
hai un solo ambiente non c’è nessun po-
sto dove ti puoi nascondere». Frase spiaz-
zante se pensata in bocca a una grande
firma dell’architettura, Pritzker Prize nel
1989. Con una dose di ironico realismo.
Gli fanno da contrappunto l’entusiasmo
e la gioia di Eisner: «Erano anni che par-
lavamo di fare di nuovo qualcosa insieme.
Con questo progetto ci siamo davvero di-
sopra Dettaglio della copertura. Il parte in legno è stata progettata utiliz- vertiti, avremo realizzato almeno 60 mo-
profilo curvilineo, una costante nel zando un software di modellazione.
linguaggio architettonico di Gehry, delli. Ho sempre pensato che un piccolo
qui diventa spezzato come rimando a destra La scala che conduce ai lo- edificio fosse come una poesia, mentre un
visivo alle Montagne Rocciose che do- cali tecnici dell’edificio. Gli interni
minano il panorama. Come per il rive- hanno pavimenti in pietra e pareti con grande edificio fosse come un romanzo.
stimento esterno in metallo, anche la pannellature in faggio. E Frank è un poeta». ○

112
ARCHITECTURAL DIGEST CASE

113
Nel febbraio 1921, Gabriele D’Annunzio entrava
nella casa che avrebbe trasformato in monumento
a se stesso: il Vittoriale degli Italiani

C
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A

Testo di Francesco Chiamulera


Foto di Massimo Listri
ARCHITECTURAL DIGEST

dall ’ alto a sinistra , in senso orario Il Bagno Blu, con mattonelle persiane e idoli orientali. La Stanza della Cheli:
la scultura in bronzo di Le Faguays raffigura un satiro che insegue una ninfa. Il Bagno delle Ospiti. Particolare del
Bagno Blu, con i pettini e le spazzole d’argento. pagine precedenti Veduta d’insieme della Veranda dell’Apollino.

116
STO R I E

sopra , dall ’ alto Gli esterni dell’edificio detto Schifamondo prima dei recenti restauri che hanno riportato il marmo
al colore rosato d’origine. L’attrezzatissima cucina del Vittoriale che, oltre al camino e allo scaldavivande, disponeva
di utensili rari per l’epoca, una ghiacciaia e addirittura un frigorifero elettrico, uno dei primi arrivati in Italia.

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118
ARCHITECTURAL DIGEST STO R I E

dall ’ alto a sinistra , in senso orario


La Stanza della Cheli con la tartaruga (khélys in greco). Dettaglio del Bagno Blu.
La Stanza della Leda. La camera di Luisa Baccara, che condivise con D’Annunzio gli anni gardonesi. a sinistra
La Stanza del Lebbroso, l’ambiente più intimo e raccolto della Prioria, dove D’Annunzio si ritirava in meditazione.

119
ARCHITECTURAL DIGEST

Verrebbe voglia di agguantare uno di quegli sgabel- «Non conosco la casa di Arbore, ma conosco la casa
li azzurrini della cucina, sedercisi, posare lo sguar- di Roberto D’Agostino», chiosa Guerri: «D’Annun-
do sul sobrio pavimento a scacchi e prendere fiato. zio è un precursore di questi grandi accumulatori,
E chiedersi, a cent’anni di distanza, che cosa sia più ha intuito un gusto che alla sua epoca nessuno con-
moderno, se la cucina povera ed essenziale oppure cepiva, e che è diventato un canone estetico: quel-
tutto il resto. Perché dopo i gessi vestiti e acconciati lo che Arbasino ha chiamato il kitsch dannunzia-
dal Vate in persona, il soffitto in oro zecchino, il ca- no, che non è a mio giudizio una definizione neces-
vallo in bronzo di Elting, i sanitari colorati del ba- sariamente sminuente, è un kitsch che diventa bel-
gno, le migliaia di volumi, la tartaruga-centrotavo- lo proprio perché eccessivo, oltraggioso. Altra cosa
la della marchesa Casati, l’effetto è quello desidera- è il collezionismo, che D’Annunzio rifiutava: colle-
to dall’arredatore: un gran capogiro, e sì che siamo zionano i borghesi, collezionano i fissati». Eppure
in un luogo chiamato beffardamente Prioria, ovvero ci sono un’infinità di elefanti, di Buddha, di spaz-
la ritenzione medievale e monastica, il silenzio au- zole... «O la enorme tartaruga africana, dono della
stero e il raccoglimento. «Ha detto arredatore? Be- Casati: morì dopo pochi mesi, la leggenda dice per
ne, molto bene. Così lui si definiva». un’indigestione di tuberose, ma non è vero, gli ani-
A parlare è Giordano Bruno Guerri, che di que- mali non muoiono di indigestione. Lui ne tenne il
sto luogo più che il custode è il gran cerimoniere, carapace, fece fare il corpo in bronzo, e la trasformò
con cultura e passione celate gentilmente nella po- in centrotavola. Ma D’Annunzio non era un colle-
sa svagata. «Io sono un migliore arredatore e tap- zionista, non andava alla ricerca del pezzo mancan-
pezziere che poeta e scrittore», aveva effettivamen- te. Tutto questo è solo ornamento», sorride Guerri.
te detto Gabriele D’Annunzio a Emy Mascagni, la Sa che dire “solo” al Vittoriale è il vero vezzo, men-
figlia del compositore, e poi i cultori ricordano che tre lo sguardo corre dal Bagno Blu al parco esterno,
lo stesso Mario Praz così lo aveva definito: arreda- alla nave Puglia, alla limonaia: tutto questo, vien da
tore, e infatti eccoci, circondati e forse sopraffatti da pensare, è Dannunzioland, cioè un parco a tema.
queste migliaia di cose, oggetti, reperti – «Diciamo Un po’ Orlando e Hollywood, un po’ il Castle di
pure: cianfrusaglie», rincara Guerri – a cento anni Hearst sulla costa californiana, alias Xanadu o Can-
esatti da quando il retiro lacustre del Vate ebbe ini- dalù nella versione cinematografica Wellesiana, un
zio. Era infatti il febbraio 1921 e D’Annunzio firma- po’ forse anche la Neverland di Michael Jackson: la
va il primo contratto d’affitto di quella che fino ad stessa mistura di fuga dal mondo, reggia personale
allora era nota come la villa di Cargnacco, «nasco- e itinerario di divertimento. «È assolutamente così,
sta fra i cipressi e i faggi ai piedi della collina che do- così com’è vero l’ossimoro esibizione/nascondimen-
mina Gardone Riviera», scrive Maurizio Serra. Di lì to: non aveva bisogno di mostrarsi, era già un divo.
a pochi mesi l’affitto divenne acquisto, «ma secon- Eppure la sua, che era una clausura, era anche un mo-
do lo stile dannunziano», nota Guerri: «Cioè facen- do altro di esibirsi», si diverte Guerri. «E se questa è
do un mutuo che però non venne mai da lui paga- Dannunzioland, lui è contemporaneamente l’ideato-
to, anche se poi la regalò allo Stato italiano». Vit- re del parco e l’attrazione principale, il Topolino che
toriale si chiama l’intero complesso, Prioria la casa regna e accoglie le comitive». Esausti dal giro sulle
che D’Annunzio ripensò con l’aiuto di un architetto giostre, si torna alla cucina. È un gran sollievo mi-
amico e seguace, Gian Carlo Maroni: da dicianno- nimal, e infatti non c’entra niente con il resto. Più
ve grandi stanze originali alla nuova sistemazione, che una cucina, una fucina, il motore del Vittoriale,
trentasei piccoli spazi, regno delle ombre e penom- con la macchina abruzzese per fare gli spaghetti alla
bre, tra gli oltre ventimila oggetti, per i quali conta chitarra, ma anche uno dei primi frigoriferi arrivati
più che il valore dei singoli (poco o nullo quello anti- in Italia: un Electrolux. Dominio di Albina Becevel-
quario, per la maggior parte) l’accumulazione estro- lo, cuoca padovana che D’Annunzio adorava, «l’uni-
sa e compulsiva, che soddisfa il desiderio di compor- ca donna che non ha mai assaltato, le scriveva gran-
re un’opera totale, un “Gesamtkunstwerk”, come ha di lodi per un piatto di pasta, le allungava anche due-
scritto Harald Hendrix. Eppure a voler essere dissa- mila lire di mancia per una frittata, l’equivalente di
cranti si intravede qualcosa del futuro modernaria- tre mesi di stipendio. La chiamava suor Intingola».
to di certe case contemporanee: Renzo Arbore che E in ossequio a questo unico contropotere, ad lei il Va-
colleziona migliaia di oggettini plastici, per dire. te disse: «La cucina falla come vuoi, è il tuo regno». ○

120
STO R I E

sopra , dall ’ alto


La stanza del Mappamondo, che fungeva da cenacolo per ospiti particolari: artisti, editori e scrittori.
Stratificazione di stili e culture diverse per la Zambracca, piccolo ambiente che D’Annunzio utilizzava come studiolo
e come anticamera. A questo tavolo da lavoro morì per emorragia cerebrale. Era il primo marzo 1938, alle 20:05.

121
10%
Una «sobria percentuale» è diventata la sua abitazione. Ma anche nel restante 90% di questo
grande edificio Anni Venti a Mitte l’art dealer Michael Fuchs accosta, giustappone idee,trasforma

Testo di Paolo Lavezzari


Foto di Gianni Franchellucci
ARCHITECTURAL DIGEST CASE

In sintonia con la tendenza che diversi cul- sotto un unico tetto arti e cultura della ta-
tori e operatori berlinesi dell’arte hanno a vola; insomma, vita e lavoro», ricorda Fu-
domiciliare le loro raccolte in luoghi eccen- chs, che infatti, coinvolti nel progetto an-
trici – ex stazioni di benzina, bunker del che un amico ristoratore e altri galleristi,
Reich... –, Michael Fuchs ha scelto per la ha voluto un importante restauro per rida-
sua galleria un intero palazzo nel distret- re all’edificio l’originale purezza di linee.
to di Mitte. In origine sede di una scuola «È tuttora un palazzo molto moder-
femminile ebraica, era diventato ospedale no, anche se del 1928. ll suo carattere de-
bellico e poi spazio commerciale. «Per due cisamente Bauhaus spicca tra gli altri
anni ho cercato un luogo in cui combinare del quartiere». Riaperti al pubblico nel

124
A SPINGERE FUCHS IN QUESTO
TOUR DE FORCE DELL’ARREDO
È UN COMPLESSO SENTIMENTO
DI AMORE, UNA BULIMIA
DI BELLEZZA SENZA GELOSIE:
«AMO COLLEZIONARE»

a sinistra L’angolo cucina aperto sul pagine precedenti Il soggiorno. In-


soggiorno, con isola in acciaio realiz- torno al tappeto di Verner Panton, due
zata su disegno. La porta a destra ce- Flag Halyard Chair di Hans J. Wegner,
la dispensa ed elettrodomestici. sopra una poltrona imbottita di Jean Prouvé
Nell’ingresso, lampadario MCL-R3 di (come la credenza, del 1945) e due Cher-
Serge Mouille, 1958; sulla parete Lie- ner Dining Chair in multistrato (Nor-
gende in Weiß mit Miko, tela di Leiko man Cherner, 1958). Divano a tre posti
Ikemura, 2007. La carrozzina è un’ope- anni ’50 di Hans J. Wegner. Sul muro,
ra di Andreas Slominski del 2003. un nudo di Philip Pearlstein, anni ’60.

125
ARCHITECTURAL DIGEST CASE

a sinistra dall’alto Lo studio pri-


vato di Fuchs, con un day bed di Je-
an Prouvé e una scultura in metallo e
fibra di carbonio (a parete) di Frank
Stella. Nel bagno padronale, un raro
specchio Fornasetti. a destra Anco-
ra lo studio. Scrivania di Jean Prouvé
e poltrona girevole La Fonda, proget-
to di Charles e Ray Eames (anni ’60).

febbraio 2012, i 5.000 metri quadrati il-


luminati da ampie finestrature accolgo-
no ora tre spazi espositivi e un ristorante.
Casa e ufficio. Mentre infatti per la sua
nuova galleria, dedicata ai classici del
Moderno e a nuove proposte del secondo
Novecento e oltre, Fuchs ha destinato la
ex aula magna e due classi al terzo piano,
è all’ultimo che ha posto il suo apparta-
mento – un sobrio 10 per cento dell’intero
edificio – con una superiore dépendance:
il tetto-terrazza da cui si vede tutta Berli-
no, a cominciare dalla spettacolare cupo-
la della vicina nuova sinagoga.
Nella visione di Fuchs vuole essere
un laboratorio per artisti e un campo gio-
chi per ragazzi. È, la sua, una conoscen-
za dell’arte coltivata e approfondita ormai
da oltre quattro decenni, orgogliosamen-
te da autodidatta – «Per me è l’unico mo-
do di conoscere l’arte» –, ampliatasi subito,
dalla metà degli anni ’80, anche al design.
«Ho cominciato acquistando diversi pezzi
di Sottsass a Basilea con Bruno Bischofber-
ger. Nel tempo, la passione si è estesa an-
che agli arredi e complementi disegnati da
maestri come Panton, Wegner o Prouvé di-
ventando parte del mio lavoro». E italiani
ante Memphis? «Sicuramente Gio Ponti».
Il gusto di mescolare, accostare idee e
opere di epoche diverse – magari creando
persino apparenti cortocircuiti – che se-
gna le proposte espositive di Fuchs si tro-
va anche nel suo appartamento. «È pri-
ma di tutto un luogo realmente vitale, non
uno specchio della vita», spiega, «anima-
to da continue presenze, esattamente co-
me questo edificio che non è un “gallery
building” dove tutto è morto, ma dove si
creano ogni giorno nuove esperienze».
Casa e ufficio sono allora la stessa cosa?
ARCHITECTURAL DIGEST CASE

«CASA È IL LUOGO DEGLI


AFFET TI, MA ANCHE
UN LABORATORIO DOVE PROVO
A VEDERE COSA ACCADE,
A FAR NASCERE EMOZIONI»

«La distinzione tra pubblico e privato ri-


mane, ma è innegabile che per un mercan-
te d’arte il lavoro non si ferma sulla soglia
del suo appartamento». Dunque, cos’è “ca-
sa” per Michael Fuchs? «È il luogo degli
affetti, ma anche il mio laboratorio dove
provo a vedere cosa accade, quali emozio-
ni posso far nascere mettendo su una pa-
rete un’opera di Frank Stella e a terra un
tappeto di Verner Panton. Cambio alle-
stimento in continuazione. Mi piace mo-
strare ai clienti e ai collezionisti, che sono
spesso miei ospiti anche a tavola, come mi-
schiare. Non è un museo cristallizzato, in-
torno a una selezione di trofei. Quello che
una volta si definiva “white cube” non esi-
ste quasi più».
A spingere Fuchs in questo tour de
force dell’arredo è un complesso senti-
mento di amore, una bulimia di bellezza
che il pragmatismo del dealer depura dalle
eventuali gelosie. «Amo collezionare», è
la semplice spiegazione, «per avere intor-
no a me cose sempre nuove: una seduta,
un tavolo, un’opera d’arte. Però non pos-
so tenere tutto, così in un certo modo sono
“costretto” a vendere, ma non ho mai rim-
pianti. Devo liberare lo spazio per le nuove
acquisizioni. Sono fortunato perché vivo
con l’arte ogni momento della mia giorna-
ta, ma», conclude con molta onestà, «non
dimentico di essere un art dealer. Dare un
prezzo a tutto fa parte del mio lavoro, è la
vita». Allora, questo significa che una col-
lezione “del cuore”, esclusivamente di Mi-
chael Fuchs, non esiste? «Finché qualco-
sa è in questo appartamento fa parte della
mia collezione privata. In fondo, se ormai
anche i più grandi musei, dal Guggenheim
in giù, vendono le loro collezioni, perché
non dovrei farlo anch’io?». ○
ARCHITECTURAL DIGEST CASE

Produzione Marina Pignatelli

sopra Il corridoio su cui si aprono gli ambienti della casa termina con lo studio di Fuchs e la zona notte. In primo piano,
scultura di Andreas Slominski. a destra La zona pranzo, con un tavolo di Alvar Aalto del 1935. Sulla parete, Aurora
di Oda Jaune, 2015. Installazione luminosa di Paul Hosking. Tappeti anni ’60 di Verner Panton, come l’omonima seduta,
accanto alla finestra. pagine precedenti Veduta d’insieme del living con la cucina a isola realizzata su disegno.

130
131
Insieme Anni e Josef (ri)scrissero la storia dell’arte e del design, dal Bauhaus all’Op-art,
attraversando un secolo inquieto e i continenti. Un libro ora racconta il loro amore e sodalizio

A
L
B
E
R
S

Testo di Elena Dallorso


ARCHITECTURAL DIGEST

«Se penso agli Albers, sono stati la coppia più unita che abbia mai
conosciuto. Anni e Josef condividevano la stessa idea di quello che
contava nella vita, cioè la creatività artistica, e anche la stessa idea
dell’integrità e della qualità dell’opera d’arte»

and Anni Albers Foundation, © 2020 The Josef and Anni Albers Foundation/Artists Rights Society (ARS), New York/DACS, London/Photo: Tim Nighswander/Imaging4Art
Pagina 132: © 2020 The Josef and Anni Albers Foundation/Artists Rights Society (ARS), New York/DACS, Pagina 134: © Rudy Burckhardt. Courtesy of the Josef

a destra Josef Albers, Aufwärts, cir-


ca 1926. Vetro opalino incamiciato
con pittura nera. sopra Josef Albers
mentre dipinge una tela della serie
Homage to the Square, 1950.

pagina precedente Josef e Anni Al-


bers nel 1935 circa.

134
STO R I E

a sinistr a Anni e Josef Albers in


Connecticut a casa della scultrice
Mary Callery, Pasqua 1955.

in basso Josef Albers, Provocative


Percussion, set di copertine per al-
bum discografici realizzati in stam-
pa offset, 1959-60.
The Josef and Anni Albers Foundation/Artists Rights Society (ARS), New York/DACS, London/Photo: Tim Nighswander/Imaging4Art

Ai genitori lo presentò soltanto nel 1925, subito Phaidon, Anni & Josef Albers, il sottotitolo recita
dopo che Josef Albers aveva ottenuto la nomina Equal and Unequal, a sottolineare l’eterna dico-
a Maestro nel Bauhaus, vale a dire un lavoro re- tomia che ha unito, anziché dividere, i coniugi
tribuito. Ma prima di accoglierlo nella casa della Albers. L’autore Nicholas Fox Weber (e curato-
sua ricca famiglia di ebrei convertiti a un fervido re della Fondazione Albers) dice: «È la parola
© Mary Callery. Courtesy of the Josef and Anni Albers Foundation, © 2020

cristianesimo chic a Berlino, Annelise Else Frie- “unione” a definire quello che esisteva tra Anni
da Fleischmann, di 11 anni più giovane, gli com- e Josef. Chiamarlo matrimonio avrebbe implica-
prò un vestito con i soldi ottenuti dalla vendita to una serie di aspettative riguardo al dominio
dei suoi gioielli di perline a Weimar. Ora avrebbe dell’uno sull’altra o viceversa, o la fedeltà sessua-
potuto sposare l’artista sperimentale che assem- le. Ma se penso agli Albers, sono stati la coppia
blava frammenti di vetro rotto e fino a quel mo- più unita che io abbia mai incontrato. Condivi-
mento non aveva venduto neppure un pezzo. Lo devano la stessa idea di quello che contava nella
fece il 9 maggio dello stesso anno, traslocando vita, cioè la creatività artistica, e anche la stessa
poi con lui a Dessau, dove nel frattempo la scuola idea dell’integrità e della qualità dell’opera d’ar-
si era trasferita. Si erano conosciuti tre anni pri- te. Erano diversi, ma i loro sentimenti nei con-
ma, quando lui l’aveva aiutata a superare l’esame fronti dell’arte precolombiana, l’orgoglio per il
di ammissione. Diversissimi per indole e prove- successo della produzione individuale e il gusto
nienza sociale, diversissimi perfino nella loro per le opere dei contemporanei, erano gli stessi».
produzione artistica, Anni e Josef Albers furono Appassionata all’arte fin da bambina, Anni
insieme i pionieri del modernismo targato Bau- crebbe in una famiglia dell’alta borghesia te-
haus e insieme costruirono la strada del design desca con il mito della solidità: economica, di
del Novecento. Nel libro appena pubblicato da pensiero, perfino d’arredo. Mobili Biedermeier

135
ARCHITECTURAL DIGEST

a destr a Anni Albers al lavoro nel


suo studio di tessitura al Black
Mountain College, 1937.

sottoDue arazzi in seta realizzati da


Anni Albers nel 1926.

Museums/Busch-Reisinger Museum, Association Fundation, © 2020 The Josef and Anni Albers Foundation/Artists Rights Society (ARS), New York/DACS, London
Helen M. Post Western Regional Archives, State Archives of North Carolina, Photo: © President and Fellows of Harvard College. Harvard Art
– che lei detestava nonostante Josef, figlio di un evitando espressioni personali o tentazioni au-
artigiano della Ruhr, li giudicasse espressione tobiografiche nei loro lavori, lasciando che fos-
di quel “ben fatto” che per lui era sinonimo di sero il colore e le linee a esprimere la loro voce»,
modernità –, tendaggi, drappeggi, e un atteg- racconta Nicholas Fox Weber. Lei al telaio, lui su
giamento a dir poco conservatore nei confronti tela, sovvertirono il carattere statico delle forme
dell’arte: quando parlò del Bauhaus al padre, lui per metterne in evidenza l’instabilità attraver-
le chiese: «In che senso “nuovo stile”? Abbiamo so la ripetizione di modelli geometrici astratti.
avuto il Rinascimento e il Barocco. Non ci sono Uguali e inuguali. «Non lavorarono mai insie-
altri stili». La fortuna di Anni, al di là della sua me su un pezzo», dice Fox Weber, «ma ebbero
determinazione a fare arte, fu la madre, attratta sempre un grande rispetto per l’arte dell’altro».
da un mondo che non capiva ma che catalogava Entrambi, inoltre, utilizzarono un vocabolario di
nella casella delle attività adatte a una signorina forme facili, con elementi semplici che riuscis-
bene, purché fatte nelle scuole e con i maestri sero però a creare ritmo. «All’inizio condivisero
migliori (prima il pittore impressionista Martin la passione per quello che si potrebbe definire il
Brandenburg, poi la Scuola di arti applicate di “modernismo internazionale” del Bauhaus, con
Amburgo e, a Dessau, anche Paul Klee). In comu- una netta preferenza per molto di ciò che era tra-
ne, con il pittore che divenne suo marito, Anni dizionale nel design tedesco. Poi si sottrassero
aveva la certezza che l’arte potesse essere fonte via via all’architettura e alla pittura e a tutto ciò
di infinite possibilità di cambiamento: di idee, di che ribadiva vecchie idee e che si basava sulla tra-
utilizzo dei materiali, di tecniche sperimentali, dizione accademica, che entrambi avevano cono-
della vita quotidiana stessa. «Entrambi crede- sciuto da giovani. La loro (nuova) strada la fecero
vano fermamente nella tecnica e nei materiali, concentrandosi su ciò che era universale e senza

136
STO R I E

tempo», aggiunge Fox Weber. Lasciata la Ger- cui, all’inizio del 1949, capirono che era arrivato
mania con la chiusura del Bauhaus nel 1933, gli il momento per Josef di trovare un nuovo lavoro.
Albers si trasferirono negli Stati Uniti, in North Un anno a New York e poi alla Yale University di
Carolina, luogo di cui ignoravano perfino la col- New Haven, dove Josef avrebbe diretto il diparti-
locazione sul mappamondo, tanto da pensare, mento di Design fino alla morte, nel 1976.
all’inizio, che si trovasse nelle Filippine. Quan- «Si può definire il terzo periodo della loro
do scoprirono che invece non era troppo lontano vita», spiega Fox Weber. «In Connecticut, dal
dal Messico, dove l’arte che adoravano era stata 1950, gli Albers risposero direttamente all’archi-
prodotta, furono entusiasti. Josef, all’epoca, non tettura del New England, al mutare delle stagioni
parlava una parola d’inglese. e alla cultura del luogo, continuando a viaggiare
L’impatto con la realtà americana li cambiò. in Messico per farsi nutrire dalla sua arte, sen-
Anni ricominciò a tessere, ma i suoi lavori riflet- za mai vacillare nei loro valori fondamentali, che
tevano l’informalità che la circondava, così come erano senza tempo». Alla parete della camera da
le tele di Josef, che adesso usava i pigmenti con letto nella loro casa – l’unica che abbiano mai
una libertà che evocava la dolcezza del paesag- posseduto – è appeso il dipinto di Josef Equal and
Rüdel. Courtesy of the Josef and Anni Albers Foundation, © President and Fellows of Harvard College. Harvard Art Museums/Busch-Reisinger Museum, Association Fundation

gio rurale del North Carolina. Cominciarono a Unequal: due forme quadrate che «sebbene sepa-
© 2020 The Josef and Anni Albers Foundation/Artists Rights Society (ARS), New York/DACS, London / Photo: Tim Nighswander/Imaging4Art, Photo: Walter Rüdel. © Walter

viaggiare. «Furono profondamente influenzati rate sono attratte l’una verso l’altra magnetica-
dall’informalità americana, dall’ambiente natu- mente; una forza fantastica colma il divario tra di
rale e dalla cultura del Messico e di altri luoghi loro, unendole mentre ciascuna esercita la propria
dell’America Latina, che scoprirono nel corso dei indipendenza. Come il titolo del quadro, Anni e
loro lunghi viaggi», racconta Fox Weber. In Nor- Josef Albers furono, proprio come volevano,
th Carolina trascorsero 16 anni, fino al giorno in uguali e ineguali». Sempre fedeli a loro stessi. ○

In comune,con il pittore che divenne suo marito,Anni aveva la certezza


che l’arte potesse essere fonte di infinite possibilità di cambiamento:
di idee, di utilizzo dei materiali, di tecniche sperimentali, della vita
quotidiana stessa

sopra , dall ’ alto


Josef Albers, scriva-
nia e gruppo di quattro tavoli impi-
labili, circa 1927 per entrambi i pro-
getti. Impiallacciatura di frassino,
vernice nera e vetro dipinto.

Josef Albers nel suo giar-


a sinistra
dino davanti a un dipinto della serie
Homage to the Square, circa 1965.

137
ARCHITECTURAL DIGEST ENGLISH TExTS

ENGLISH
TEXTS

P. 8 0

P. 6 6
Living earth
Bright hues New Zealand: a linear work of architecture that blends
into the landscape. In concrete, wood and glass
In Milan, Nicolò Castellini Baldissera creates a colorful
Words Ruben Modigliani — Photos Simon Devitt
refuge, with objects that narrate travels and passions
Words Fabiana Giacomotti — Photos Guido Taroni When architect Vaughn McQuarrie first met the clients
for this house, they were headed for a two-week hiking
Talking with Nicolò Castellini Baldissera, even at a dis- expedition. Clearly, for them luxury = being in nature.
tance imposed by present circumstances, as he shel- The couple, who live in Australia, were in love with the
ters in his enchanted corner of Morocco, Casa Tosca, beautiful region of Lake Wakatipu, where they purcha-
means shaping words and thoughts to a rich spectrum sed land for a vacation home. They found McQuarrie on
that lives inside the imagination of this decorator and the web, and explained that they did not want a house
designer in his fifties. Today’s fashion of gray walls, or with lots of glass, typical of this country, but a refuge:
that of the 1970s and 1980s of total white, are brushed a place to eat, sleep, wash, play and read, perhaps wi-
off with a smile, like all other passing vogues. His hous- th friends, immersed in nature.
es, and those decorated for clients, are reflections of a McQuarrie, based on the island of Waiheke, im- The living room of
life of curiosity, in contact with many cultures, and a love mediately came to see the site. But he was in for a per- Nicolò Castellini
Baldissera’s
for textiles with roots in the history of his family plexing surprise. «A platform had been bulldozed for apartment in Milan.
Nicolò Castellini studied art history, because fi- construction, in the middle of the lot. The hill was go- The angles and facets
of the house in New
nance, architecture, music or even textiles would have ne. It was like a scar on the earth», he says. Zealand are inspired
made him subject to comparisons with the many fa- So a process of repair began. He spent days stu- by the landscape.
mous figures of his extensive family tree, including Pie- dying the landscape, lake and mountains. Like a sha-
ro Portaluppi and Giacomo Puccini. He is the only mem- man, he placed a post at the center of the platform,
ber of the Castellini Baldissera clan to have chosen not mapping the area, finding lines and points to recon-
to live in the enclave of Corso Magenta, opting instead struct topography. «I imagined three boulders, spared
for a house northwest of Brera. His apartment in Milan by the destruction. I envisioned their placement in the
was decorated in a few months, prior to the outbreak of drawing, and joined them. The plan of the house be-
the pandemic, without altering the structure. A build- gan to take form». The pitched roof recreates the ori-
ing «without particular charm», a flat of 280 square me- ginal volume of the hill. The materials – concrete, wo-
ters that was empty and painted white when he arrived. od and glass – camouflage the construction as much
For Nicolò, it was like working on a virgin can- as possible.
vas: the entrance is now in seashell pink, decorat- For the interiors McQuarrie has created a sort of
ed by Pictalab with an arboreal motif inspired by the anthology of views, through windows of different for-
Palácio de Seteais of Sintra; in the living area, two ta- ms. The space, little more than 100 sqm, has a simple
bles painted in lilac and yellow, produced by Casa To- layout, with a central daytime area on two levels: ki-
sca, create an unexpected but fascinating chromatic tchen-dining above, a living area with a fabulous view
contrast with the sofa in petroleum blue by C&C Mila- below. Two suites, for owners and guests, are placed to
no. A trompe l’oeil cabinet by Fornasetti stands in front the left and right.
of a Samarkand suzani in turquoise, yellow and coral In 2019 the project received many honors, including the
red. The dining room is in burnished yellow, while the Southern Architecture Award of NZIA (New Zealand In-
kitchen’s tonal dominant is a subtle sage green. stitute of Architects).

139
ARCHITECTURAL DIGEST ENGLISH TExTS

P. 1 0 6

Frank
A transparent box amidst the mountains and forests
of Colorado. Half architecture, half Land Art
Words Maria Vittoria Capitanucci — Photos Christopher
Sturman

P. 94
Frank O. Gehry and Michael Eisner, former Disney CEO,
Roots have worked together on many projects: the Walt Di-
sney Concert Hall in Los Angeles, the Disney Villa-
Memories of summer vacations in Sweden. A red barn ge (1992) inside Disneyland Paris, the Disney Ice com-
– three, actually – on Long Island plex in Anaheim (1995). Recently they have created so-
Words Simona Siri — Photos Francesco Lagnese mething on a much smaller, private scale: a contempo-
rary house in the forest. Just before summer, in 2017, a
The home of Isabella Rossellini in Bellport, Long Island, ship from the Netherlands reached Houston with 12 frei-
reflects a complex history of many episodes, including ght containers, which then found their way to Colorado.
a friendship between the actress and the architect Pie- In a clearing, they became a transparent hall, where the
tro Cicognani. Rossellini, in her preface to a monograph glass walls reveal pillars of laminated wood, partitions
on Cicognani’s work, explains that the two have never in warm colors, and stone floors. All under a metal roof
been lovers. Factors in common, however, include Ita- that makes the house a landmark, poised between Land
lian fathers married to foreign women, a Roman chil- Art, dreams and architecture.
dhood, a move to New York, culture, the love of art and The sculptural presence reminds us of the follies
cinema. And all these things converge in this house. of 18th-century parks, visionary stylistic exercises im-
«I had purchased this old red barn», Isabella re- mersed in nature. A cabin straight out of a sci-fi fable,
calls, «It reminded me of Swedish houses. But it was embodying Gehry’s technological universe. It involved
in terrible shape. I wanted to use local materials and prefabrication of 900 pieces of shaped stainless ste-
craftsmen, so I hired an American architect, but we had el, forming an evocative undulated roof that was then
communication issues. I needed to find someone else». cut into 12 sections for transport. The striking roof was
A friend put her in touch with Cicognani, and she reali- then assembled on the ground, and raised on ten woo-
zed they spoke the same language. Unlike the American den pillars. The structural members, along with the pe-
architect, he understood the desire to keep the barn rimeter walls in glass and wood, determine a space of
as close to its origins as possible: not removing things, about 150 sqm.
but adding layers and stories. «Pietro has preserved the This is not the first time Gehry has used a soft, wa-
layers of time, with brilliant choices». vy roof on a transparent “box”. Though this house is on
«When I first saw the barn there was no floor, just a much smaller scale, it is still a very complex work. Ei-
earth», Cicognani says. «And I had to reject Isabella’s sner, the client, is very enthusiastic about the results:
idea of a pool in the semi-basement – too much humi- «We talked about this for years but really started a de-
dity». Instead, that level contains a bedroom, a bathro- cade ago. We had real fun, maybe 60 models. I always
om and a tiny kitchen-dining area, with walls in white felt a small building was like a poem, while a large buil-
recycled wood. Two impressive lofts host the residen- ding was like a novel. And Frank is a poet».
The cover of the book
tial spaces above, where hay used to be stored. Isabel-
Pietro Cicognani, la has a library, a bedroom and bathroom. For the po-
Architecture and ol, as well as a sauna and a fitness area, Cicognani has
Design by Karen
Bruno. Photography created another building. «In 2017,12 freight containers became
by Francesco
Lagnese, foreword
The complex now boasts a guesthouse with a lar- a transparent hall, where the glass
by Isabella Rossellini ge kitchen, forming a triptych arranged in a circle, like walls reveal pillars of laminated wood,
(Vendome Press). a piazza. «Instead of a mansion, here everything is se-
The house in
parated, like a small village», the architect says. Unu- partitions in warm colors, and stone
Colorado by Frank
Gehry. sual solutions based on functional needs. floors.All under a metal roof»

140
Food is art. Respect it.

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ARCHITECTURAL DIGEST ENGLISH TExTS

P. 1 2 2

10% PUBLISHED BY CONDÉ NAST


Chief Executive Officer Roger Lynch
Global Chief Revenue Officer & President, U.S. Revenue Pamela Drucker Mann
A “sober percentage” of a large 1920s building in Berlin
U.S. Artistic Director and Global Content Advisor Anna Wintour
is the home of art dealer Michael Fuchs Chief of Staff Samantha Morgan
Chief Data Officer Karthic Bala
Words Paolo Lavezzari — Photos Gianni Franchellucci Chief Client Officer Jamie Jouning

CONDÉ NAST ENTERTAINMENT


President Oren Katzeff
In tune with recent trends in Berlin, Michael Fuchs has
Executive Vice President–Alternative Programming Joe LaBracio
chosen an entire building in central Mitte for his gal- Executive Vice President–CNÉ Studios Al Edgington
Executive Vice President–General Manager of Operations Kathryn Friedrich
lery. Formerly a school, it became a wartime hospital
and then a retail space. «I searched for two years for a CHAIRMAN OF THE BOARD
Jonathan Newhouse
place to bring together the arts and the culture of fo-
WORLDWIDE EDITIONS
od», Fuchs says. He got a restaurant professional and France: AD, AD Collector, Glamour, GQ , Vanity Fair, Vogue, Vogue Collections,
other gallerists involved, conducting a major restora- Vogue Hommes
Germany: AD, Glamour, GQ , GQ Style, Vogue
tion on the original building. India: AD, Condé Nast Traveller, GQ , Vogue
Italy: AD, Condé Nast Traveller, Experienceis, GQ , La Cucina Italiana,
«It still seems very modern, though it’s from 1928.
Vanity Fair, Vogue, Wired, Frame Condé Nast Experience Store
The clear Bauhaus character stands out in the neigh- Japan: GQ , Rumor Me, Vogue, Vogue Girl, Vogue Wedding, Wired
Mexico and Latin America: AD Mexico, Glamour Mexico, GQ Mexico
borhood». Reopened in February 2012, the 5000 sqm and Latin America, Vogue Mexico and Latin America
space with large windows now contains three galleries Spain: AD, Condé Nast College Spain, Condé Nast Traveler, Glamour, GQ ,
Vanity Fair, Vogue, Vogue Niños, Vogue Novias
and one restaurant, home and office. For his new gal- Taiwan: GQ , Interculture, Vogue
lery of modern classics, 20th-century and beyond, Fu- United Kingdom: London: HQ , Condé Nast College of Fashion and Design,
Vogue Business; Britain: Condé Nast Johansens, Condé Nast Traveller,
chs has utilized the former auditorium and two clas- Glamour, GQ , GQ Style, House & Garden, LOVE, Tatler, The World of Interiors,
srooms on the third floor, placing his apartment on the Vanity Fair, Vogue,Wired
United States: Allure, Architectural Digest, Ars Technica, basically,
upper level, with a roof terrace offering a fine view of Bon Appétit, Clever, Condé Nast Traveler, epicurious, Glamour, GQ , GQ Style,
Berlin. The taste for mixing, combining ideas and wor- healthy ish , HIVE, Pitchfork, Self, Teen Vogue, them., The New Yorker,
The Scene, Vanity Fair, Vogue, Wired
ks from different eras, is also evident in his apartment.
PUBLISHED UNDER JOINT VENTURE
«It is first of all a truly vital place, not a showca- Brazil: Casa Vogue, Glamour, GQ , Vogue
se», Fuchs explains, «enlivened by continuous pre- Russia: AD, Glamour, Glamour Style Book, GQ , GQ Style, Tatler, Vogue

sences, just like the whole facility, which is not a “gal- PUBLISHED UNDER LICENSE OR COPYRIGHT COOPERATION
Australia: GQ , Vogue, Vogue Living
lery building” where everything is dead, but a place for Bulgaria: Glamour
new experiences». Home and office are the same thing, China: AD, Condé Nast Center of Fashion & Design, Condé Nast Traveler,
GQ , GQ Style, Vogue, Vogue Film, Vogue Me
then? «The distinction between public and private re- Czech Republic and Slovakia: La Cucina Italiana, Vogue
mains, but an art dealer’s work definitely doesn’t stop Germany: GQ Bar Berlin
Greece: Vogue
when he enters his home». Hong Kong: Vogue
So what is “home” for Michael Fuchs? «The place Hungary: Glamour
Iceland: Glamour
of affections, but also a workshop for trying things out, Korea: Allure, GQ , Vogue
Middle East: AD, Condé Nast Traveller, GQ , Vogue, Vogue Café Riyadh, Wired
combining a painting by Frank Stella with a carpet by
Poland: Glamour, Vogue
Verner Panton. I change the décor constantly. This is Portugal: GQ , Vogue, Vogue Café Porto
Romania: Glamour
not a fixed museum, a selection of trophies. What we Russia: Tatler Club, Vogue Café Moscow
used to call the “white cube” no longer exists, almost». Serbia: La Cucina Italiana
South Africa: Glamour, Glamour Hair, GQ , GQ Style, House & Garden,
House & Garden Gourmet
Thailand: GQ , Vogue
The Netherlands: Glamour, Vogue, Vogue Living, Vogue Man, Vogue The Book
Turkey: GQ , La Cucina Italiana, Vogue
Ukraine: Vogue, Vogue Café Kiev

Condé Nast is a global media company producing premium content with


a footprint of more than 1 billion consumers in 31 markets. condenast.com

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Traduzione per AD Italia a cura di Transiting sas


ACCERTAMENTI
DIFFUSIONE STAMPA
CERTIFICATO N. 8697
DEL 25-05-2020
novacolor.it

We are Novacolor
THE COLORS OF ARCHITECTURE

Creiamo prodotti sostenibili per l’architettura moderna. Le migliori soluzioni tecniche per pareti esterne, rivestimenti
in microcemento, texture decorative eleganti e pitture di alta qualità. Il nostro team è impegnato nel continuo sviluppo
di prodotti per un mondo migliore, verde e sostenibile. Siamo il miglior partner per architetti e designer che credono
nel potere dei colori.

Progetto: CASA DAS FREIRAS | MARIO MARTINS ATELIER


Superfici: NOVACOLOR
Collezione: ARCHI+ CONCRETE, INTONACHINO DI CALCE E CEMENTO IN POLVERE
ARCHITECTURAL DIGEST SPECIALE

Fibre tradizionali o nuovissime, con base bio. Ma anche vinili e plastica riciclata. Effetti
pelliccia o gonfiati, velluti, reti. Interpretati in 14 collage nei quali interagiscono elementi
naturali e silhouette umane, sono i tessuti per l’arredamento del 2021, nel segno del colore
A cura di Artworks di Testi di
Francesca Santambrogio Alvvino Elena Dallorso e Ruben Modigliani

About
fabrics
P. 146 Rubelli P. 151 Armani/Casa P. 156 Jab Anstoetz,
P. 147 Loro Piana P. 152 Casamance Osborne & Little
P. 148 Élitis P. 153 Lelièvre 2020 P. 157 Pierre Frey
P. 149 Hermès P. 154 Dedar P. 158 Christian Fischbacher
P. 150 Carvico P. 155 Jim Thompson P. 159 Kvadrat
Tante suggestioni per Rubelli. Il mondo della natura e della fotografia con un accenno di forme floreali per
il damasco Nadar (sul fondo). L’astrattismo cubista ispira il tessuto di origine organica (viscosa + estratti di semi
di ricino) Cuba-Libre. E il dettaglio della camicia è in un lampasso, Martinique, che evoca le trasparenze di un pizzo.
Loro Piana presenta Sandton (da parete) in un mix di cotone nella cui texture si nascondono righe e chevron
a fili più grossi; Atlas, gessato su base rosso mattone, in lana cardata ispirata alle classiche stoffe maschili;
e Piazzetta Stripe, fil posé in lino e poliestere dalle tonalità polverose, pensato come rivestimento da parete.
Ricerca su materia e colore per Élitis. 100% lino stone washed Pur-Lin, in alto, con trama di fili grossi e falsi uniti.
Adatto alle sedute, come Chouchou, qui in giallo intenso, morbido e luminoso come un velluto e con la superficie
a rilievo. Per le tende c’è Philae, con tessitura di fili di ciniglia che creano un effetto di costine super sottili.
Sono disegnati dal duo di graphic designer Anne Roussel e Veronika Wildgruber per Hermès i due pattern Aqua
Rosa, a sinistra, in stampa su satin di pura lana (al 100%) e H losange in piqué di cotone con un 19% di fibra acrilica:
un intreccio di colori in cui si nasconde la “H”, simbolo della Maison. Disponibili in molti colori.
Tecniche e innovative le proposte di Carvico: Alabama in poliestere opaco dall’effetto daino (écru);
Dubai, ultraresistente, morbido ed elastico, realizzato con Econyl®, filo di nylon rigenerato (grigio);
Vuelta, bielastico garzato in poliammide (azzurro), e Panama, velluto liscio elasticizzato e cangiante (giallo).
Pisa, qui verde foresta, reinterpreta il motivo canneté; Portofino evoca gli intrecci dei cestini di vimini con contrasti
tra lucido (acetato) e opaco (cotone). Panama, sempre in verde, ha un’alta percentuale di lino e un aspetto “grezzo”.
Piacenza è un omaggio alla città di Giorgio Armani e ai colori della sua campagna. Tutto Armani/Casa.
Evoca notti magiche, paesaggi esotici e giardini lussureggianti Casamance: Avicennia, della collezione di parati
Karabane (decoro a piume), e Belle nuit, di quella Été Indien in vinile (le foglie stilizzate). Mentre il tessuto
Les Empereurs, in lino e viscosa ricamata, raffigura un paesaggio acquatico con pesci, anemoni di mare e coralli.
Si ispira all’Himalaya la collezione per l’interior Signature di Lelièvre 2020: materiali di alta qualità e nuance
naturali. Dallo jacquard Rituel, con un piccolo motivo geometrico di ispirazione Déco, al bouclé Sherpa (qui in ocra),
a Yack, che ricorda la pelliccia degli yak bianchi del Tibet. Si aggiunge Écaille de Chine, bicolore, qui in blu/verde.
Tre proposte Dedar che giocano sulla texture. Dall’alto: A soft place è un velluto a pelo alto che evoca
la pelliccia combinando lana vergine e viscosa; Buonfresco è un raso 100% in lana vergine dall’aspetto mélange,
ottenuto con la tintura in fibra; Flim Flam ricorda il ricamo fiammato fiorentino del ’600, detto Bargello.
Fil rouge di Jim Thompson sono le righe. Dall’alto: multicolore per Bagan Stripe, realizzata a mano e dalla
consistenza simile al taffetà; insolita per Khanom Ikat Stripe, un’ampia riga classica più uno zig-zag ottenuto con
filati ikat di trama; e gessata sartoriale per Oxford Stripe in seta thailandese a tre strati, dalla finitura morbidissima.
Il Giappone e le sue antiche tecniche artigianali protagonisti delle collezioni Grandezza di Jab Anstoetz (con
il tessuto floreale Akita, qui in bianco e rosso) e Kanoko Wide-Width Fabrics di Osborne & Little: per Kozo Stripe,
a pennellate orizzontali stampate su lino, e Temko, dall’effetto delicatamente sfumato tipico delle xilografie Ukiyo-e.
La tinta unita, resa più intensa dalla finitura brillante, e la struttura intrecciata di Biarritz di Pierre Frey
(qui in sabbia e verde, due dei 41 colori a campionario) lo rendono perfetto per imbottiti e tendaggi. Mentre la stampa
color giada su velluto di cotone di Belize, un paesaggio fluviale, fa sognare una foresta tropicale densa di vita.
Bongo e Deka fanno parte della collezione Djembe Rhythms di Christian Fischbacher ispirata ai suoni dell’Africa.
Il primo (sullo sfondo) è costituito da una semplice armatura di tela grezza dal tocco morbido
e con un leggero effetto mélange, il secondo è una rete lavorata a giro inglese dalla caduta morbida e sinuosa.
La collaborazione tra Kvadrat e Raf Simons ha dato vita a una collezione ispirata all’haute couture: Helia,
qui in fango e azzurro polvere, è un bouclé che reinterpreta nella texture e nella luminosità la pelliccia di astrakan,
mentre Silas è un velluto soffice e voluminoso che viene “gonfiato” attraverso un lungo processo di finitura.
ARCHITECTURAL DIGEST L ’ U LT I M A P A G I N A

LA STANZA DI L.
D I G I O VA N N I M O N TA N A R O *

La casa di L. chiude una calle cieca dalle parti di San Po- vasi di Murano gialli, la grande Bibbia aperta su un leggio
lo, in cui si può capitare solo per sbaglio. Il portone pare e il divano lacero, con una macchia di caffè?
ritinteggiato da poco, di un verde acceso, ma già ha se- La stanza di L. aveva certamente un letto a castello e
gni di umidità perché qui a Venezia l’acqua è vorace, si una grande libreria con pochi libri. In quella stanza ho fat-
mangia tutto presto, rende tutto vecchio subito. La fine- to l’amore la prima volta, le prime volte. Lei aveva già espe-
stra della camera di L. è sopra al portone, al secondo pia- rienza, non me lo disse ma lo capii e mi dispiacque. Quan-
no; la luce è accesa. do i suoi genitori tornarono, non avevamo più un posto do-
Ho conosciuto L. alla fine degli anni Novanta, al Li- ve stare. A casa mia non si poteva certo, e poi mi sembrava
do, al bar del Des Bains. Minuta, mediterranea, nuotava più brutta, anche se io avevo l’aria condizionata. Comin-
bene ed era allegra di carattere. Aveva i capelli corti ed era ciò la scuola e finì così quell’amore; io non ne trovai subito
bella quando non sapeva di essere guardata. I suoi geni- un altro, ma per qualche tempo quel primo mi bastò. Sep-
tori partirono per la Francia due settimane; dovevano ri- pi che L. era partita solo dopo qualche mese, quando vidi
trovarsi e ci riuscirono. Noi ci baciammo la prima volta in che il nome sul campanello era cambiato.
questa calle; faceva caldo e lei decise di farmi salire in ca- Nessuno avrebbe potuto avvisarmi: i miei amici sa-
sa perché i vicini non ci vedessero. Dietro a questo porto- pevano a malapena che L. esisteva, e forse ne dubitavano;
ne si spalanca una corte infinita, piena di marmi abban- non l’avevo presentata a nessuno perché mi pareva appar-
donati, una Venere e un Cupido, e in fondo c’è una scalet- tenesse solo a me. Il nome sul campanello, dopo tanti an-
ta bianca, troppo piccola per un palazzo. Anche la casa è ni, è tornato quello di uno straniero. Alzo lo sguardo, sbir-
così, continuamente piccola e grande: una trottola di de- cio dentro la camera; non c’è più il letto a castello, e nem-
cine di stanze, un salone infinito che dà sul Canal Grande. meno la libreria. Si vede solo una lampada, un grande ta-
Più passa il tempo, più mi sembra di ricordare meglio dei volo e all’improvviso si affaccia un uomo; potrebbe avere
dettagli, e più sono quasi sicuro che li sto inventando, che la mia età, non ha capelli, mi guarda male. Io mi giro, e tor-
la fantasia sostituisce le cose che dimentico. Erano qui i no via frettoloso, per fargli capire che sono qui per sbaglio.
Manuele Fior

*Giovanni Montanaro è avvocato e scrittore. È in libreria con Il libraio di Venezia (Feltrinelli),


racconto dedicato all’acqua alta eccezionale del 12 novembre 2019 e alla straordinaria reazione della città.

160
I dettagli che fanno
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