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GENNAIO 2021
S O M E T H I N G
W O N D E R F U L
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ARCHITECTURAL DIGEST SOMMARIO
Cover di Guido Taroni. Christopher Sturamn/Trunk Archive, © 2020 The Josef and Anni Albers Foundation/Artists Rights Society (ARS), Courtesy Bourse de Commerce — Pinault Collection photo Patrick Tourneboeuf, Alvvino
Il senso del colore, pag. 66
Storie
114 C E N T O A N N I FA
Compie un secolo il Vittoriale
degli Italiani, il monumento a se
stesso di Gabriele D’Annunzio
132 A L B E R S
L’amore e il sodalizio di Anni e
Josef, pionieri del modernismo,
Frank, pag. 106 dal Bauhaus all’Op art Albers, pag. 132
Case Speciale
66 I L S E N S O D E L C O L O R E
Il rifugio a tinte accese di Ni-
106 F R A N K
In Colorado, un’architettura a tessuti
colò Castellini Baldissera, tra metà strada fra land art e so-
Dna milanese e culture lontane gno firmata da Frank Gehry
80 T E R R A I N C A N TATA 122 1 0 %
In Nuova Zelanda, un’architet- In un edificio Bauhaus a Mitte
tura lineare e coraggiosa che si l’art dealer Michael Fuchs ac-
mimetizza nel paesaggio costa idee e trasforma spazi
145 T E X T U R E , M AT E R I A L I ,
C O L O R I T U T T I N U OV I
94 R A D I C I Le proposte delle migliori
La casa di Isabella Rossellini aziende per il 2021 prendono
a Long Island, fatta di ricordi vita grazie a un’interpretazione
d’infanzia e spazi condivisi d’autore
Galleria
25 P R I M A PA G I N A 32 A P P E C C E L L E N T E 54 S AV O I R - FA I R E
La scelta di Deyan Sudjic 500 mestieri d’arte in un clic Fendi e l’artigianato italiano
26 S PA Z I E S P O S I T I V I 34 D E S I G N A L L’A S TA 56 E C O - M O T O R I
Tadao Ando e Pinault 38 pezzi iconici su eBay BMW lancia un SAV elettrico
27 L A CA SA DEL L E IDEE 36 L E T ’ S TA L K 58 G E O M E T R I E
I primi dieci anni di VitraHaus Intervista a Piero Lissoni Il piatto di Gordon Guillaumier
28 I N D U E A S H A N G H A I 41 ISPIRAZIONI 60 I N P R O F O N D I TÀ
I creativi M/M (Paris) in mostra Sei nuovi mood per il design Un orologio per le immersioni
30 C A M B I A R E R E G O L E 48 C H A L E T A R M E L 62 V O C A Z I O N E M A R I N A
Spazi espositivi, pag. 26 Intervista con Virgil Abloh Una casa-galleria sulle Alpi Il nuovo yacht di Custom Line
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dedar.com @dedarmilano
ARCHITECTURAL DIGEST L E T TO R I
GRAVITÀ LEGGERA
di Patricia Urquiola*
Proviamo a pensare alla casa dei sogni, ma senza per cappellaio matto
forza legarci a un’idea di forma. Pensiamo ad altri le- Credi ancora che sia un sogno, non è vero?
gami evocativi che ci possano aiutare a cambiare il alice
nostro abitare. Da una “casa dei sogni” a una “casa nei Ma certo, è solo un’invenzione della mia mente.
sogni” che appartiene a quel mondo che ci accompa- cappellaio matto
gna ogni notte, in apparenza incoerente, scollegato, Questo vorrebbe dire che non sono reale?
atemporale. Dove i nostri piccoli avatar alati scendo- alice
no leggeri, perché i sogni non pesano. Temo di sì, ma non mi sorprende
*Architetta e designer. Nata a Oviedo, in Spagna, vive a Milano dalla fine degli anni ’80. È stata allieva, al Politecnico,
di Achille Castiglioni. Nel 2001 ha aperto il suo studio che lavora in più ambiti: industrial design, interni, allestimenti, architettura.
18
ARCHITECTURAL DIGEST A B I TA N T I
Pag. 30
GUIDO
TA R O N I
FA B I A N A
Giovanni
GIAC OMOT TI
Montanaro
Che «la moda» sia «un mestiere da
duri», titolo del suo ultimo saggio Avvocato e scrittore veneziano,
per Rizzoli, l’ha scoperto dopo aver ha esordito nel 2007 con La croce
seguito il mondo bancario e quel- Honninfjord (Marsilio). Con Il libra-
lo dei media. Alla moda è approda- io di Venezia (Feltrinelli, 2020) ha
ta a fine anni ’90 come vicedirettore raccontato i giorni dell’acqua alta.
di Amica e direttore di MfFashion. Pensa che la letteratura sia come il
Scrive per Il Foglio e per Vogue Ita- cibo. Non sempre si ha voglia del-
lia. Ha una casa del cuore, a Stresa, le stesse cose. La sua casa picco-
molto amata e molto difesa dalle in- la è dove ci sono i suoi libri. La sua
cursioni cementizie di chi non ama casa grande è Venezia, quando tor-
l’ambiente come lei. na da qualsiasi parte nel mondo e a
un certo punto comincia la laguna.
Pag. 66
Pag. 160 Adolfo Frediani, Lucas Possiede, Massimo Sestini
Michele Masneri
Nato a Brescia nel 1974, vive soprattutto tra Roma e Milano. Lavo-
ra al Foglio, dove scrive di questioni culturali e di costume. Quan-
do si poteva passava diverso tempo in California, tra la Silicon Val-
ley, San Francisco e Los Angeles, e ne ha ricavato un libro di re-
portage vecchia maniera, Steve Jobs non abita più qui (Adelphi).
Sogna di vivere in una Victorian sanfranciscana, però senza tarli e
a prova di incendio. Magari con qualche mobile Mid-Century Mo-
dern, e almeno un oggetto disegnato da Dieter Rams.
Pag. 36
20
BREM
CALORIFERI PER L'ARCHITETTURA
UFFICIO CENTRALE
Segreteria di redazione
Maria Grazia Cecconello
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minimi particolari. Design scandinavo puro, solido e funzionale.
L’asta benefica e di design voluta da AD. Lo yacht dall’architettura firmata Antonio Citterio
Patricia Viel. Le collaborazioni tra artigianato e industrie creative. Due incontri d’autore:
Virgil Abloh e Piero Lissoni. Le persone, le idee e gli spazi che danno forma a questo numero
GALLERIA
P R I M A PA G I N A
Il punto di incontro
Testo di Deyan Sudjic per AD
Enzo Mari, scomparso lo scorso ottobre, è stato l’ultimo soprav- anche oggetti squisitamente lussuosi, come i mobili che ha dise-
vissuto dell’epoca d’oro del design italiano. Voleva renderlo più de- gnato per Hermès. Putrella, l’oggetto che concepì per Danese Mi-
mocratico, e liberarlo dai confini del sistema di mercato. Il suo ma- lano nel 1958, è una dimostrazione eloquente del suo lavoro, frut-
Courtesy Casati Gallery
nifesto è stato Autoprogettazione, idea dei primi anni ’70: la pubbli- to di una sensibilità da artista (Mari si era formato all’Accademia
cazione di una serie di progetti che consentivano anche ai meno di Brera). Una trave industriale in acciaio, trasformata con un in-
esperti di realizzare da soli i propri mobili. Era significativo perché tervento minimo in un oggetto decorativo. Danese lo descrive co-
prefigurava l’idea del design open source e per il modo in cui difen- me un centrotavola, ma in realtà la sua raffinata bellezza non ha bi-
deva l’estetica del ready-made. Paradossalmente, Mari ha creato sogno di alibi utilitaristici. È il punto di incontro tra design e arte.
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ARCHITECTURAL DIGEST
L’ANELLO
DEL TEMPO
Testo di Alessandra Laudati
Bourse de Commerce — Pinault Collection © Tadao Ando Architect & Associates, Niney et Marca Architectes, Agence Pierre-Antoine Gatier, foto Patrick Tourneboeuf
Aprirà al pubblico il 23 gennaio il nuovo
capitolo della collaborazione tra Tadao
Ando e il magnate francese François Pi-
nault: la terza sede espositiva – dopo Pa-
lazzo Grassi e Punta della Dogana, en-
trambi a Venezia – per la sua collezione
d’arte contemporanea, tra le più impor-
tanti al mondo.
L’architetto, autore anche dei pro-
getti veneziani, è intervenuto sulla Bour-
se de Commerce di Parigi, edificio sor-
to a metà ’700 e poi totalmente ricostru-
ito nel 1889. In posizione strategica tra
il Louvre e il Centre Pompidou, la Bour-
se è un’architettura chiusa in un cerchio
perfetto e ricoperta da una cupola di ve-
tro, ferro e ghisa. Ando ha riconfigura-
to lo spazio inserendovi un volume ci-
lindrico aperto, trenta metri di diametro
per nove di altezza: un muro di cemento
che dà forma all’area espositiva centra-
le, sotto la cupola, con camminamenti e
scale che permettono di accedere ai due
livelli dell’edificio ottocentesco dove so-
no ricavate altre sale.
«Architettura come anello di con-
giunzione tra passato, presente e futu-
ro», spiega Ando. «Ho voluto stratifica-
re le epoche per dare origine a una nuo-
va sequenza di spazi, potenti e diversi, e
creare così un luogo adatto a sostenere
la cultura della città. Oggi e in futuro».
26
GALLERIA
Nel 2010 Vitra inaugura nel Campus di Weil am Rhein, sede Un contenitore,
storica fatta di architetture d’autore, un edificio rivoluziona- mille progetti
rio: la VitraHaus firmata dallo studio Herzog & de Meuron,
gioco spettacolare di volumi sovrapposti. Pensata come spa-
zio espositivo, è un’opera di design totale dove vengono mes-
si in scena, a rotazione, stili abitativi ogni volta diversi. Oggi,
dieci anni dopo, continua a essere un palcoscenico dove pro-
gettisti internazionali (India Mahdavi, Jasper Morrison, Raw
Edges... la lista è lunga) vengono invitati a dare forma alla
propria idea di casa. Un luogo dove la creatività è al potere.
DENTRO LA SCENA
Cinema mon amour
THINK PINK
Il lato surreale del design
27
ARCHITECTURAL DIGEST GALLERIA
EXTRA-LARGE
hanno tutti lavorato col duo creativo M/M
(Paris), art director, grafici, inventori di sti-
li visivi. Fondato nel 1992 da Mathias Au-
gustyniak e Michael Amzalag, lo studio
A Shanghai, un’architettura industriale oggi ripercorre quasi trent’anni di lavoro
© Power Station of Art
ospita la retrospettiva del duo creativo più con una mostra alla Power Station of Art di
amato dalla fashion industry. Una storia Shanghai (fino al 18/04). Una caleidoscopi-
ca scatola dei giochi in cui il visitatore è in-
di segni e di invenzioni visive che attraversa vitato a interagire. Da non perdere, quan-
le discipline, in un allestimento spettacolare tomeno online: powerstationofart.com
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ARCHITECTURAL DIGEST
INTERVISTA
passato. È il mio focus», racconta Vir-
gil, al telefono da un luogo imprecisato
(Parigi? Milano? Chicago?). Off-Whi-
COL MARZIANO
te™, nata nel 2013, non va messa su un
piedistallo, come i brand che possono
vantare un’eredità ben più radicata nel
Testo di Francesca Molteni tempo. Così, con la stessa leggerezza,
30
GALLERIA
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ARCHITECTURAL DIGEST GALLERIA
CACCIA
AL TESORO
Testo di Ruben Modigliani VIRT UALE, REALE
EVOLUZIONE
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ARCHITECTURAL DIGEST GALLERIA
A PORTATA DI MANO
Testo di Alessandra Pellegrino
D.1 5 3 .1
Molteni&C, Gio Ponti (1953/2012)
AMPHORA
Maxalto, Antonio Citterio
Biagio, Flos - Disegnata da Tobia Scarpa nel 1968, è una lampada da tavolo ricavata Zoë Ghertner per Flos, Courtesy Calligaris, Courtesy Maxalto, Courtesy Molteni&C
da un singolo blocco di marmo di Carrara. Prezzo di listino: € 4.180. Base d’asta: € 2.720.
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ARCHITECTURAL DIGEST
Piero Lissoni se ne inventa una alla setti- vecchio progetto, nelle parti più panora-
mana: da poco è art director di B&B Italia, miche ci ha messo le scale di sicurezza, c’è
dunque un altro prestigioso incarico per qualcosa che non torna». Per il resto in Mi-
l’architetto e designer milanese che ha di- lano ci crede, «un po’ pesta, ma ce la farà
segnato di tutto, dagli yacht alle macchi- anche questa volta. C’è voglia di ripartire».
ne per il caffè, sempre senza prendersi mai Milano e i suoi fantasmi: grandi no-
troppo sul serio. Anche una scatola di pa- mi del passato, i Castiglioni, i Magistret-
nettone, adesso. «Più milanese di così», di- ti. Alcuni di questi Lissoni li ha frequenta-
ce. «Ho disegnato lo skyline di Milano vi- ti e goduti. E sembra averne ereditato pure
sto da un architetto. C’è tutto: il Duomo, un certo spirito: Milano non è famosa per
la Velasca, anche alcuni grattacieli nuo- l’ironia, invece dovrebbe, e anche il mondo
vi, tranne quelli brutti». E quali sarebbe- del design, che spesso dà l’idea di una certa
ro quelli brutti? «Be’, la torre di César Pel- ingessatura, era popolato invece da fanta-
Piero Lissoni a otto anni. Nato a Seregno (MB), li. Con quel tortiglione sopra. Andrebbe be- stici personaggi. «Con Castiglioni andam-
si è laureato in Architettura al Politecnico di
Milano nel 1985. L’anno successivo ha fonda- ne in Texas, a Houston, ma a Milano, su. mo al Beaubourg, alla presenza del vice-
to lo studio interdisciplinare Lissoni Associati. Ho sempre pensato che abbia riciclato un presidente della Repubblica francese e del
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GALLERIA
EDA-MAME sindaco di Parigi, per una grande mostra su come l’idea di costruire le famose paratie
B&B Italia, 2018 Kartell; e a questa interminabile cerimonia di plexiglas in spiaggia». «Anche il mito
di inaugurazione Achille voleva andare a dell’abbandonare le città, dell’andare a vi-
Ispirata alla forma di un baccello di soia, una
seduta che nasce dalla fusione di tre tipolo-
fumare. Mi trascinò fuori, una volta, due vere nei borghi, è una vera sciocchezza. So-
gie: sedia a schienale alto, poltroncina e pouf. volte, tre, quattro. Tutti ci guardavano ma- lamente un nerd americano può apprez-
lissimo. Mentre Magistretti, altro viaggio, zare lo smart working, va bene se non hai
a Glasgow, per la settimana del design ita- amici e se non hai una vita. Se fai un lavo-
liano: con Alberto Alessi e Giorgetto Giu- ro che si basa solo sulla finanza o sui nu-
giaro. Vico aveva tutta una sua agenda di meri. Altrimenti hai bisogno delle città».
cose da fare, bucando molti degli appun- E per queste povere città ormai simbolo
tamenti ufficiali. Provare i kilt, le canne da e ricettacolo di malattia, cosa possiamo
pesca, i tweed per certe giacche che dove- fare? «Poco. Le terremo più pulite, ecco.
va farsi fare, e le cornamuse, perché secon- Useremo di più i mezzi pubblici: ma per il
do lui se non sapevi suonare la cornamusa resto rimarrà tutto così com’è».
non eri davvero stato in Scozia».
Dai due, oltre all’ironia, ha preso l’idea Troppa teoria non fa per lui. Il mi-
che si può disegnare di tutto, «non c’è mol- to molto milanese del designer come ma-
ta differenza tra una macchinetta per il caf- estro di vita nemmeno. Meglio un sano
fè e una barca. Certo, non sono la stessa co- realismo. «Il designer non ha niente da in-
PINA
sa, ma alla fine si tratta sempre di disegna- segnare a nessuno», dice Lissoni. «Por-
Alessi, 2006
re un’architettura, cioè la presenza dell’uo- ti avanti il tuo lavoro di progettista con il
Una caffettiera dal design minimale, dove gli mo nello spazio. Ora sono grato a Antonio massimo della correttezza, cerchi di farlo
elementi funzionali – il beccuccio, l’impugnatu- Citterio di avermi dato questa opportunità bene, ma non cambi la vita di nessuno. Un
ra – sono l’unica decorazione. E non serve altro.
in B&B», dice su Zoom, una forma di co- operaio che in fabbrica monta le mie sedie
municazione che non gli piace per niente, non è che avrà una vita migliore. Io non gli
«voglio tornare a fare mille riunioni dal vi- regalo la dignità perché le mie viti sono mi-
vo, voglio tornare a prendere aerei alle set- gliori. Se gli dico questa cosa giustamente
te meno un quarto al mattino ritrovando- mi prende a martellate. Invece c’è sempre
mi stravolto in aeroporti inutili, insomma, stata un po’ questa mitologia: quando negli
voglio tornare alla normalità», dice Lisso- anni Settanta Enzo Mari lanciò l’autopro-
ni, e per lui la normalità era coordinare uno duzione, cioè i mobili da montare da sé, fu
staff di un centinaio di persone tra vari uf- un progetto straordinario, e però non puoi
fici sparsi per il mondo, soprattutto tra Mi- prendertela se poi finirono per comprar-
lano e New York. lo solo ricchi collezionisti in gallerie d’ar-
Di sicuro non gli piace e non ne può te francesi, non certo i poveri che invece
più della retorica del Covid, con le trovate sognavano piuttosto lussuosi arredi; e tra
di molti suoi anche autorevoli colleghi. Cit- i mobili fatti di assi inchiodate già ci vive-
L16 tà che improvvisamente diventeranno ver- vano in mezzo tutto il giorno».
Lualdi, 2012 dissime, riscoperta della campagna, aboli- Lissoni è una specie di designer dal
zione dell’ufficio. «Mi sembra una visione volto umano, i cliché non gli piacciono mi-
Porta dallo spessore ridottissimo, quasi bidi-
mensionale, un foglio di colore puro o di legno. da volpe e l’uva. Ho visto progetti assur- ca tanto. Confessa invidie: «Per tutti, pas-
Geometria che diventa un segno nello spazio. di fatti solo per avere interviste, goliardate sati e presenti: ah, gli Eames! Ah, Sottsass!
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ARCHITECTURAL DIGEST GALLERIA
Ah, gli scandinavi». Niente infanzie miti- mobili scomodi. «Ma sì, scomodissimi. OMBRA
che: «Anche all’università ero pessimo, io Ma tutti i designer, alla fine. Parafrasan- 2019, Lema
coi miei compagni di studio Giulio Cappel- do Tolstoj, ogni mobile di design è sco-
Una forma fluida in propilene incastonata in
lini e Rodolfo Dordoni eravamo un po’ dei modo a modo suo». Una certa scomodità una struttura metallica e lineare: gioco di con-
perditempo, discutevamo di design, men- sembra il prezzo da pagare alla bellezza. trasti per un oggetto che è disegno puro.
tre attorno a noi tutti sembravano seriosis- Perché altro mito da sfatare per Lissoni è
simi, appassionati di postmodernismo, di il funzionalismo, la scuola tedesca, l’or-
Aldo Rossi», maestro da cui ha imparato namento come delitto. E invece anche la
e che però non l’ha mai emozionato, pa- funzione può essere altrettanto delittuo-
re di capire. E anche, sliding doors: Lis- sa. «Per anni ho collezionato gli ogget-
soni in un’altra vita avrebbe voluto fare il ti che Dieter Rams disegnava per Braun,
maestro di sci; «Già, è un bellissimo lavo- bellissimi. Bellissimi ma inutilizzabili».
ro. Da ragazzo facevo l’assistente maestro. «O pensi al falso concetto di ergonomia,
Aiutavo soprattutto con le classi di bambi- idea pseudoscientifica americana: deriva-
ni. E avrei continuato volentieri. Mi piace- zione di una moda anni Sessanta poi ap-
va tantissimo». Poi però non è finita così plicata pedissequamente, come se si po-
male. «Poteva andare peggio, ecco». Altri tesse misurare tutto».
desideri reconditi? Magari la voglia, dopo Oltre ai grandi maestri di scomoda
aver disegnato tutto, di abitare in un uni- bellezza, Lissoni si circonda poi di volumi
ONCE IN THE BLUE
verso anonimo, design-free? «A casa mia di Topolino e Paperino, altra estetica che
2007, Flos
non ho proprio nulla disegnato da me. Non non ci si aspetterebbe da un primario desi-
mi piacerebbe vivere in un catalogo Lisso- gner milanese. Gira voce che chieda ai fu- Felice punto d’incontro tra due tradizioni: quel-
ni, ecco». Magari in un mondo tutto Ikea? turi designer del suo studio se conoscono la orientale delle lampade in carta di riso e i
progetti in resina “cocoon” degli anni ’60.
Per carità. Non esageriamo. «Questo è un l’universo Disney. «Certamente. Io passo
altro grande equivoco, quello del design tutta la mia vita in studio. E quindi non vo-
democratico. Il volemose bene. Non è che glio stare tutto il tempo con dei nerd. A sa-
se mi posso comprare un oggetto allora è pere chi ha disegnato il padiglione di Bar-
democratico. Quando io disegno per i miei cellona son capaci tutti. Bisogna essere in
plutocrati seguo tutte le regole, i materiali grado invece di sapere chi disegnava Pa-
giusti, i protocolli ambientali. Vai a vede- perino». Lui ovviamente lo sa. Ha anche
re dove produce Ikea, in Bangladesh o in un periodo preferito: «Quello degli inizi,
2DM-management; Ritratto courtesy Piero Lissoni
Vietnam. Oltretutto appropriandosi in ma- Carl Barks, che gli ha dato quel disegno
niera molto sistematica del disegno di tanti tondo, non spigoloso. Ma dopo di lui i più
progettisti, in tutto il mondo, senza pagare bravi sono stati gli italiani: Romano Scar-
un centesimo di diritti d’autore. Non è pro- pa, per esempio, uno dei più grandi inter-
prio democratico, tutto questo». preti di sempre. O Cavazzano, di una gene-
razione più recente, bravissimo. Non a ca-
A casa, dunque, niente di suo né Ikea, so in tutto il mondo comprano la versione COMBINE
ma design plutocratico, grandi maestri: italiana». Insomma, dobbiamo aspettarci 2018, Boffi
«Le Corbu, Jacobsen… e quando mi ci un Mickey Mouse disegnato da Lissoni?
Un programma di cucina composto da elemen-
siedo dico: ah, certo che anche voi li ave- «No, no. Piuttosto, vorrei disegnare, do- ti funzionali monoblocco combinabili tra loro.
te fatti belli scomodi, eh». Perché lei fa po il panettone, dei marrons glacés, ecco». Come un gioco complesso con forme semplici.
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rivoltacarmignani.com
ARCHITECTURAL DIGEST GALLERIA
Materiali di ricerca,
scenografia mobile:
progetto totale
ISPIRAZIONI: #OPENING
«Il valore
di un’idea sta
IN EVOLUZIONE
A cura di Francesca Santambrogio. Testi di Ruben Modigliani
nel metterla
in pratica»
THOMAS ALVA EDISON
Nuove aperture che trasmettono concetti. Perché il design
parla anche attraverso gli spazi in cui viene messo in mostra
Nel cuore
della Rive Gauche
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ARCHITECTURAL DIGEST
«Non c’è
niente di più
musicale che
un tramonto»
CLAUDE DEBUSSY
Nata durante il primo lockdown, la collezione di bicchieri e botti- La mostra Brassless, alla galleria
glie in vetro soffiato Calypso è stata immaginata da Serena Con- Nilufar di Milano, espone i progetti
di 13 disegnatori anti-tendenza che
falonieri come una via di fuga: si beve in coppe che sembrano fiori utilizzano per scelta metalli diversi
esotici, che compensano l’assenza di socialità con la loro bellezza. dall’ottone. In polemica con i trend.
ISPIRAZIONI: SUNSET
Il senso danese
L’ORA PIÙ per il colore
DOLCE
Mattia Iotti per Nilufar, Rob Harris Dezeen per RAW Rainbow, Last Resort Gallery per Maison du Danemark
A cura di Francesca Santambrogio. Testi di Elena Dallorso
ECLISSI DI SOLE
E LUNA
42
GALLERIA
odiano
l’immagine e
la similitudine»
FRIEDRICH NIETZSCHE
Festa veneziana
Celebra la città sull’acqua, la sua storia e la sua tradizione Carnevale,
la capsule collection di tessuti jacquard Rubelli disegnata dal polie-
drico progettista Luca Nichetto: Coriandoli S, Coriandoli XL e Festa.
I S P I R A Z I O N I : C A R N E VA L E
LET’S PARTY
(AGAIN) Cromorama
A cura di Francesca Santambrogio. Testi di Elena Dallorso esuberante
Alla base della Design Collection di
Illulian ci sono ispirazioni Bauhaus,
effetti optical, influenze orientali e
geometrie dinamiche (come in Spirit,
nella foto). Il tutto unito da una palet-
te esuberante e contemporanea.
A pois!
Sul muro, l’appendiabiti Dots
Wood di Muuto appare come TESORI NASCOSTI
43
ARCHITECTURAL DIGEST
«Non ci sono
PENSIERO VERDE passeggeri sul
A cura di Francesca Santambrogio. Testi di Ruben Modigliani “Battello Terra”.
Siamo tutti membri
Viticoltura bio, materiali recuperati e trasformati:
dell’equipaggio»
MARSHALL MCLUHAN
la sfida della sostenibilità in due storie virtuose
Juta, plastica
(riciclata)
e creatività
44
GALLERIA
PRIVÉ
«La Bellezza
È studiato per i sistemi armadio
Rimadesio il modulo Vanity con al- è la moneta
tezza e profondità su misura. Il pia-
no d’appoggio è in essenza e i va-
ni portaoggetti sono a scomparsa
della Natura,
grazie a un’anta scorrevole rivesti-
ta a specchio.
non bisogna
accumularla,
ma farla
circolare»
JOHN MILTON
Esercizio quotidiano
Niente più scuse: la fascia attrezzabile Tape di Ever Life Design si
può collocare ovunque, ha solide cinghie per le trazioni con asole
per i vari accessori e può essere configurata per allenamenti diversi.
I S P I R A Z I O N I : H E A LT H & B E A U T Y
MOMENTO
Open air OLISTICO
NatureSauna, disegnata dal- A cura di Francesca Santambrogio. Testi di Elena Dallorso
lo Studio aledolci&co per la
Outdoor Collection di Star-
pool, è una sauna per ester-
ni: i materiali – abete della Val Programma
di Fiemme con inserti in rame
spazzolato – mutano a contat- scultoreo
to con l’ambiente rendendola
In ottone, rame, pietra serena, eba-
unica a seconda del clima e Arredi e oggetti che mettono la salute no, onice e marmo: si chiamano Ares
dell’utilizzo. e sembrano oggetti d’arredo, ma so-
al centro trasformando la casa in un no manubri per il fitness ideati da
Sara Ricciardi con il Centro Ricer-
nuovo luogo di benessere. A 360 gradi che Giorgetti. Tutti di peso diverso.
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La versatilità è la caratteristica
principale del daybed Oscar auto-
prodotto da Ciarmoli Queda Studio:
su una struttura in mogano una se-
duta blu notte per living e camere.
45
ARCHITECTURAL DIGEST GALLERIA
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e un’idea hi-tech
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via M. Gioia 6/8, Milano
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ARCHITECTURAL DIGEST
SOPRA LA NEVE
racconta, «ci siamo accorti che richie-
deva un’importante ristrutturazione.
È stato così che abbiamo deciso di ven-
E LE NUVOLE
dere l’appartamento a Parigi e venire a
vivere in montagna, tenendo in città so-
lo un pied-à-terre per gli appuntamen-
Testo di Marta Galli. Foto di Erick Saillet ti di lavoro: praticamente l’opposto del
48
GALLERIA
«ABBIAMO DECISO
D I V E N D E R E L ’ A P PA R TA M E N T O
A PA R I G I E V E N I R E
A V I V E R E I N M O N TA G N A ,
T E N E N D O I N C I T TÀ
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sopra , da sinistra All’ingresso, tappezzeria di Studio e applique Christopher Boots. sotto Mo-
Gilles Pernet e tronco-lounge chair di Denis bili e lampade di Olga Engel, tavolino di Ifeanyi
Milovanov. In bagno, specchio Maisonjaune Oganwu e tappeto in montone di Norki.
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ARCHITECTURAL DIGEST
normale!». Appollaiato a 1.100 metri di al- quadrati suddivisi su due livelli, preser-
titudine nella Val d’Arly, a dieci minuti da vandone la patina. «È stato utilizzato il
Megève, questo fabbricato antico di seco- legname che abbiamo trovato all’inter-
li era stato utilizzato come abitazione e co- no e, laddove non era possibile ricorrere
me ricovero per gli animali fino agli anni a materiali di recupero, li abbiamo sosti-
’60 – al piano superiore c’era ancora il fie- tuiti con assi di abete spazzolato e tinto».
no immagazzinato per l’inverno –, e cade- Mentre lei si occupava degli arredi, il
va letteralmente a pezzi. Era tuttavia fuo- marito si occupava degli aspetti architetto- «CON QUESTO CONCET TO
ri discussione un rinnovamento radicale nici (come la scala che collega i due piani, DI CASA-G ALLERIA
che ne cancellasse l’essenza. Si optò inve- scultorea, sormontata da una cappa den- VOLEVO MOSTR ARE C OME
ce per mantenere l’esterno il più possibi- tellata). I due hanno in comune, sostie- IL DESIGN CONTEMPORANEO
le autentico, adattando a uno stile di vita ne Soyer, il fatto di non seguire traiettorie POSSA ESSERE
moderno i volumi all’interno, 400 metri prestabilite. «Sperimentiamo di continuo CALD O E AC C O GLIENTE»
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GALLERIA
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ARCHITECTURAL DIGEST GALLERIA
con dettagli sofisticati, sia sull’architettu- di quegli ski resort nati nel nulla. Furono
ra sia nei dettagli. Ho messo dentro a un i Rothschild a costruire negli anni ’30 e le
contenitore rustico tanti pezzi preziosi». persone qui coltivano l’art de vivre che si
All’inizio la gallerista non aveva fatto è persa nella frenesia della città: ricevono,
molta pubblicità a questa scelta di sposta- addobbano casa e sono nello stato d’ani-
re il baricentro della sua vita sui monti, sa- mo perfetto per collezionare». È così che
pendo che in molti non l’avrebbero capita. Soyer ha, in seguito, riattato un piccolo
Ma per lei e Pernet, cresciuti in campagna, chalet anni ’50 «tout comfort» nella stessa
Immagini Photofoyer
era un’ottima scusa per riconciliarsi con proprietà per farne una guest house, e ha
la natura (qui ha portato anche i suoi ca- inoltre aperto, prima di Natale, una nuo-
valli), e il nuovo scenario si è presto rive- va galleria nel centro del paese. Pandemia
lato foriero di buonumore e affari: «Tutta permettendo. Ma sopra le nuvole, anche
l’area di Megève, d’altra parte, non è uno la realtà è più vicina ai sogni.
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ARCHITECTURAL DIGEST
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GALLERIA
sopra In Puglia si celebrano gli artigiani del piz- sot to A Venezia si attinge agli archivi jacquard
zo di Dodino (Nardò). I merletti sono tipici della della Tessitura Luigi Bevilacqua, che vanta cin-
tecnica del «chiacchierino», chiamata così per que secoli di tradizione familiare nella lavora-
l’abitudine di chiacchierare durante il lavoro. zione dei sontuosi tessuti veneziani.
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TEMPI MODERNI
Illustrazione ©Andrea Schepisi
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Bookcase Hong Kong, sofa and coffee tables Atenæ - Designer Maurizio Manzoni cantori.it
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Prima vengono gli amici, poi la cucina. Che procede attraverso le tappe
del design, producendo sinergie. E un piatto dal rigore geometrico
Gordon
Guillaumier
Nato a Malta, ha studiato in Sviz-
zera, in Inghilterra e in Italia di-
plomandosi in Industrial Desi-
gn allo IED di Milano e ottenen-
do poi un master in Industrial De-
sign alla Domus Academy. I suoi
primi pezzi firmati sono dell’ini-
zio degli anni ’90. Nel 2002 apre
il suo studio a Milano. Come pro-
gettista disegna per molte famo-
se aziende internazionali.
IL ROMBO
NEL ROMBO
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Meghan poltrona
Stilo S6 Lampada
Shangai consolle
Lumiere tavolini
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Con il suo Dna marino, Aquis Date sopporta condizioni
estreme: garantisce il campione di apnea Nuovo movimento
PROFONDO BLU
Testo di Elena Dallorso
SUBAC QUEO
Stress test
B A C K S TA G E
Come un oblò
Il ticchettio, nella profondità del mare, è tiene in vita, oltre al computer subacqueo,
quello del cuore. Sempre più lento, sem- è, come dice, l’anima. Nuovo testimonial
pre più evanescente. Negli abissi, le forme Oris, lo è anche per l’Aquis Date, l’unico « O G N I V O LTA R I S A L I R E È
mutano. Chi pratica l’apnea sa che in ma- modello che al momento monta il Calibre U N A S C E LTA : S O N O I O C H E
re ci si tuffa per guardarsi dentro, non in- 400, movimento automatico antimagne- TORNO A RIAPPROPRIARMI
torno. Umberto Pelizzari, l’uomo di tutti tico. Il suo Dna marino è sottolineato dal DELLA MIA DIMENSIONE
i record in ognuna delle tre discipline (as- quadrante blu sfumato, dal grande data- UMANA, METRO D OP O METRO,
setto costante, variabile e variabile no li- rio e dalla lunetta girevole unidireziona- PER VENIRE DI NU OVO
mits), indossa un orologio per «rimane- le con inserto in ceramica antigraffio per ALLA LUCE»
re associato al mondo». Ma quello che lo cronometrare in sicurezza le immersioni. umberto pelizzari
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ON SI CREA, SI LIBERA.
K O L AT E S L A F I T ,
CUCINA IN SOLI 60CM.
60 cm
A MISURA DI MARE
Testo di Elena Dallorso
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GALLERIA
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Velocità di crociera: 10 nodi
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ARCHITECTURAL DIGEST GALLERIA
Courtesy Custom Line - Foto esterni e interni Giorgio Baroni; foto in navigazione Maurizio Paradisi. Ritratto di Massimo Sestini
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Il senso
del colore
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sopra Nella camera degli ospiti Federica Tondato di Fedora Design ha disegnato il tappeto a punto catenella
e il murale a parete. L’antica panca è rivestita in seta C&C Milano. La gouache caprese è del XIX secolo.
a destra Un ciondolo da culla in corallo di Trapani è appuntato su una testiera ad arco Castellini Baldissera
rivestita in tessuto Osborne & Little. Copriletto suzani in seta e velluto. Lampada da tavolo Tizio di Richard
Sapper e lampada a urna in bronzo. Alla parete, collezione di piccoli quadri, dipinti e souvenir.
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sopra Nel soggiorno, un suzani di Samarcanda è appeso dietro un mobile d’epoca Fornasetti con una collezione
di gusci di tartaruga, una scultura di Nicola Lazzari e una lampada da tavolo in vetro di Murano.
a sinistra Nella sala da pranzo, lampadario in bronzo dell’Impero italiano. Sul tavolo da pranzo a specchio,
rivisitazione di Castellini Baldissera di un classico design di Piero Portaluppi, vaso in ceramica di Apt.
Una fotografia di Didier Massard è appesa tra le applique Alma di Allegra Hicks.
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ARCHITECTURAL DIGEST CASE
LA CAMERA DA PRANZO
È IN GIALLO BRUNITO, QUASI
MORDORÉ, COLORE TIPICO DEGLI
ANNI VENTI-TRENTA, CARO
AL CUORE MILANESE COME
LA SFUMATURA LEGGERISSIMA
DI VERDE SALVIA IN CUCINA
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LA NUOVA LINEA DI MOBILI
DI CASTELLINI BALDISSERA
È REALIZZATA DA ARTIGIANI
DEL BERGAMASCO E ISPIRATA
AI MOTIVI DI PORTALUPPI:
CROMATISMI A CONTRASTO,
LOSANGHE, SEZIONI CILINDRICHE
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ZO OM HIP HOP O R I E N T E I TA L I A N O
India Mahdavi Roche Bobois, Virginie Vallette Viallard Ginori 1735
Fa parte della collezione Petits Objets realizzata Esotismo stilizzato e vagamente anni ’50 per que- Un fiore stilizzato, noto nella tradizione ceramica
in proprio dalla progettista franco-iraniana. È di- sto vaso in ceramica smaltata con interno a con- fiorentina come motivo del «garofano», è inserito
sponibile anche in altri colori e in due ulteriori for- trasto, in nero. Fa parte di una serie di tre altezze in paesaggi appena accennati. E decora una forma
mati: portafrutta, basso e largo, e portaombrelli. e sagome diverse, complementari tra loro. ispirata a quelle in uso durante la dinastia Ming.
Un assemblaggio di volumi pensati per contenere e Sul cilindro, perfetto, si posa una forma astratta Vaso realizzato con una tecnica antichissima, at-
organizzare utensili da cucina, materiale per il bri- e irregolare, come in un collage. È uno dei sogget- tualizzata. La ceramica viene lavorata con filo me-
colage, auricolari e cavi. Oppure fiori: la sua finitu- ti della famiglia Vases Découpage progettata dai tallico a spirale che crea texture sempre diverse.
ra idrorepellente è pensata soprattutto per questo. due designer francesi, in ceramica dipinta a mano. Un punto di incontro tra artigianalità e industria.
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D O C C I A | H A M M A M | S A U N A
PORTO | PORTUGAL
Terra In Nuova Zelanda, un’architettura lineare e
coraggiosa che si mimetizza nel paesaggio.
Cemento, legno, vetro. E vedute mozzafiato
Incantata Testo di Ruben Modigliani
Foto di Simon Devitt
ARCHITECTURAL DIGEST
La prima volta che l’architetto Vaughn un lotto di terreno per costruirci una casa
McQuarrie li ha incontrati, i committenti di vacanze. La regione è una delle più belle
della casa di queste pagine stavano per im- dell’Isola del Sud della Nuova Zelanda: co-
barcarsi in un trekking di due settimane. ste piene di fiordi; boschi verdissimi attra-
Avrebbero mangiato cibo in scatola dove versati da torrenti, cascate. E sullo sfondo
capitava e dormito all’addiaccio. Lonta- le Alpi meridionali, la cui cima più alta è
ni da tutto, soli nella natura. Questo per il Monte Cook (o Aoraki in Maori), ama-
spiegare la loro idea di lusso. Innamorata ta da scalatori ed escursionisti. Appassio-
del lago Wakatipu, la coppia – che vive e nati di natura, i due avevano individuato
lavora in Australia – aveva acquistato qui in McQuarrie, trovato con una ricerca sul
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CASE
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il panorama va guardato dal letto. Un’i- cucina e la zona pranzo. Qualche gradino
dea che dà a ogni angolo una sua connota- più in basso si trova il living, da cui si go-
zione e ritma l’ambiente, creando varietà. de un bellissimo panorama sul lago e sul-
le montagne. Sulla sinistra la camera pa-
L’organizzazione dello spazio – po- dronale e sulla destra quella degli ospiti,
co più di 100 metri quadrati – è semplice: entrambe pensate come suite con antica-
un’area centrale dedicata al giorno e ar- mera e bagno indipendente. Molti degli
ticolata su due livelli. In quello più alto, arredi sono realizzati su misura per otti-
orientato a nord (nell’emisfero australe è mizzare al meglio questi volumi irrego-
l’esposizione più favorevole) si trovano la lari. Come in una barca. Alcuni pezzi di
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sopra L’area della camera padronale, a destra, dall’alto Nella camera
con bagno attiguo, ha una forma an- degli ospiti, una finestra incornicia la
golare e asimmetrica ed è caratterizza- vista sul lago. Lì sotto, un day bed con
ta da finestre irregolari. Anche il dise- base-contenitore, come in una barca.
gno di queste aperture è in diretta re- Nel bagno della camera padronale, va-
lazione con gli elementi del panorama. sca in muratura e doccia dall’alto.
roccia grezza, tutti recuperati nei dintor- design vintage (le poltrone anni ’70 del
ni, creano l’effetto natura desiderato da norvegese Sigurd Ressell) e contempo-
McQuarrie. Con economia di mezzi, effi- raneo: le lampade Gregg di Ludovica+Ro-
cacia scenografica e funzionalità: un mas- berto Palomba per Foscarini, le strisce di
so al centro del living diventa un coffee Led incastonate nel multistrato che illu-
table (ce n’è uno anche nel giardino), un minano le camere. Molti mobili, come il
Immagini PhotoFoyer
altro nella vasca/doccia del bagno padro- grande tavolo da pranzo, i letti e le pan-
nale serve da gradino. Le camere sono ri- che, sono stati ricavati da un tronco di fag-
vestite in tavole di multistrato, con le ve- gio trovato sul greto di un fiume, qui vi-
nature del legno che diventano un deco- cino, incastrato tra i massi. «Tutto rien-
ro astratto all-over. C’è qualche pezzo di tra nella linea narrativa del progetto»,
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ARCHITECTURAL DIGEST CASE
Quando l’ha disegnato per il suo studio, Craig Bas- Le lampade del designer danese hanno forme li- Scrittoio con un corpo centrale in MDF, pannel-
sam voleva un divano adatto alle riunioni e alla neari e sono basate su un progetto di ricerca che li esterni in MDF impiallacciato, piano d’appoggio
meditazione: ne è nato un pezzo componibile mo- esplora la tecnologia dell’illuminazione, in colla- con cornice in lamiera d’acciaio e gambe in tondo
Cesare Chimenti per Living Divani
dulare, elegante e informale al tempo stesso. borazione con l’Università di Aalborg e il DTU. d’acciaio. Il cassetto estraibile ha tre scomparti.
Ci si può sedere in quattro a questo tavolo allun- Sedia con o senza braccioli dall’allure un po’ vinta- Questa libreria autoportante, irriverente e scul-
gabile e quadrato le cui prolunghe si aprono come ge. Ha la struttura in tubo d’acciaio piegato, men- torea è costituita da una serie di volumi impilati,
petali, senza nessun particolare sforzo. Da utiliz- tre la seduta e lo schienale sono realizzati con cin- ognuno dei quali è diviso diagonalmente in quar-
zare in cucina o in sala da pranzo. ghie elastiche tese direttamente sul telaio. ti, a creare telai o diorami per gli oggetti personali.
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D i s c ov e r t he ne w c at a l og o n pl ati n u m c u s to mr u g s . c o m
O p e ra Co ll e ct i on - H a nd K n ott e d - 1 0 0 % Si lk
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La casa di Isabella Rossellini a Long Island (un fienile
rosso – anzi, tre) si legge come un romanzo: dentro
ci sono ricordi d’infanzia, spazi condivisi e amore per
le stratificazioni del tempo, della storia, degli affetti
Testo di Simona Siri 95 Foto di Francesco Lagnese
RADICI
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«Ma ricordo quando mi sono rivolta a lui. tro». È quindi grazie a un’amica in comune
Avevo comprato questo vecchio barn rosso che contatta Cicognani e subito capisce di
che mi ricordava tanto le case svedesi, ma parlare la sua stessa lingua. «Abbiamo ra-
era in uno stato penoso. Siccome volevo dici e percorsi simili: entrambi siamo scap-
usare materiali e personale del posto, ho pati all’estero da giovani. Io sono arrivata
assunto l’architetto del paese, americano, a New York perché mio padre Roberto a
con cui però da subito ci sono stati proble- Roma non mi faceva andare alle feste»,
mi di comunicazione. Quando un giorno, racconta ridendo.
senza neanche dirmelo, ha rimosso la vec- A differenza dell’architetto america-
chia mangiatoia che c’era dentro al fienile, no, poi, entrambi concordano nel mante-
ho capito che dovevo cercare qualcun al- nere il fienile quanto più possibile simile
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breakfast che aprirà in estate, adiacente forse anch’esso antico ma rifatto «in modo
alla fattoria dove lei alleva animali e pro- orrendo» e quindi da ripensare completa-
duce miele. «Ho comprato questa casa così mente. «Pietro sta facendo la Zozzona
messa male che l’abbiamo soprannomina- deluxe», ride. «Stiamo costruendo una
ta “La Zozzona”», racconta, ed è evidente cucina enorme per ospitare degli eventi:
cos’altro lei e Cicognani hanno in comune: potrà contenere fino a 60 persone. Sarà un
non aver perso l’entusiasmo quasi infanti- luogo di incontro, di natura e di arte». ○
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FRANK
In Colorado, tra montagne e foreste, c’è una scatola trasparente con un tetto metallico
che sembra un mantello. È un progetto per metà architettura, per metà land art: puro Gehry
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CASE
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strutturale fatto dalla pre-fabbricazione di plastica. Elementi che, insieme alle pare-
900 pezzi unici di acciaio inossidabile sa- ti perimetrali in legno o vetro, definisco-
gomato, assemblati in modo da comporre no uno spazio di circa 150 metri quadrati.
il suggestivo tetto ondulato che è stato suc-
cessivamente diviso in dodici sezioni per il I costi di realizzazione sono stati ele-
Immagini Trunk Archive
trasporto. Questa copertura d’effetto è sta- vati, triplicati rispetto al preventivo ini-
ta montata a terra – come venne fatto per la ziale anche per permettere un control-
Neue Nationalgalerie a Berlino, di Ludwig lo più preciso degli aspetti ambientali e
Mies van der Rohe – per poi essere issata di quelli legati al risparmio energetico.
su dieci pilastri in legno dalla nervatura Ma anche per prevenire problemi di
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GEHRY, CRESCIUTO IN CANADA,
È UN GRANDE CONOSCITORE
DEL LEGNO. E SA UTILIZZARE
IL METALLO IN MODO
DAVVERO INCONFONDIBILE
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ARCHITECTURAL DIGEST CASE
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Nel febbraio 1921, Gabriele D’Annunzio entrava
nella casa che avrebbe trasformato in monumento
a se stesso: il Vittoriale degli Italiani
C
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N
T
O
A
N
N
I
F
A
dall ’ alto a sinistra , in senso orario Il Bagno Blu, con mattonelle persiane e idoli orientali. La Stanza della Cheli:
la scultura in bronzo di Le Faguays raffigura un satiro che insegue una ninfa. Il Bagno delle Ospiti. Particolare del
Bagno Blu, con i pettini e le spazzole d’argento. pagine precedenti Veduta d’insieme della Veranda dell’Apollino.
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STO R I E
sopra , dall ’ alto Gli esterni dell’edificio detto Schifamondo prima dei recenti restauri che hanno riportato il marmo
al colore rosato d’origine. L’attrezzatissima cucina del Vittoriale che, oltre al camino e allo scaldavivande, disponeva
di utensili rari per l’epoca, una ghiacciaia e addirittura un frigorifero elettrico, uno dei primi arrivati in Italia.
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ARCHITECTURAL DIGEST STO R I E
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ARCHITECTURAL DIGEST
Verrebbe voglia di agguantare uno di quegli sgabel- «Non conosco la casa di Arbore, ma conosco la casa
li azzurrini della cucina, sedercisi, posare lo sguar- di Roberto D’Agostino», chiosa Guerri: «D’Annun-
do sul sobrio pavimento a scacchi e prendere fiato. zio è un precursore di questi grandi accumulatori,
E chiedersi, a cent’anni di distanza, che cosa sia più ha intuito un gusto che alla sua epoca nessuno con-
moderno, se la cucina povera ed essenziale oppure cepiva, e che è diventato un canone estetico: quel-
tutto il resto. Perché dopo i gessi vestiti e acconciati lo che Arbasino ha chiamato il kitsch dannunzia-
dal Vate in persona, il soffitto in oro zecchino, il ca- no, che non è a mio giudizio una definizione neces-
vallo in bronzo di Elting, i sanitari colorati del ba- sariamente sminuente, è un kitsch che diventa bel-
gno, le migliaia di volumi, la tartaruga-centrotavo- lo proprio perché eccessivo, oltraggioso. Altra cosa
la della marchesa Casati, l’effetto è quello desidera- è il collezionismo, che D’Annunzio rifiutava: colle-
to dall’arredatore: un gran capogiro, e sì che siamo zionano i borghesi, collezionano i fissati». Eppure
in un luogo chiamato beffardamente Prioria, ovvero ci sono un’infinità di elefanti, di Buddha, di spaz-
la ritenzione medievale e monastica, il silenzio au- zole... «O la enorme tartaruga africana, dono della
stero e il raccoglimento. «Ha detto arredatore? Be- Casati: morì dopo pochi mesi, la leggenda dice per
ne, molto bene. Così lui si definiva». un’indigestione di tuberose, ma non è vero, gli ani-
A parlare è Giordano Bruno Guerri, che di que- mali non muoiono di indigestione. Lui ne tenne il
sto luogo più che il custode è il gran cerimoniere, carapace, fece fare il corpo in bronzo, e la trasformò
con cultura e passione celate gentilmente nella po- in centrotavola. Ma D’Annunzio non era un colle-
sa svagata. «Io sono un migliore arredatore e tap- zionista, non andava alla ricerca del pezzo mancan-
pezziere che poeta e scrittore», aveva effettivamen- te. Tutto questo è solo ornamento», sorride Guerri.
te detto Gabriele D’Annunzio a Emy Mascagni, la Sa che dire “solo” al Vittoriale è il vero vezzo, men-
figlia del compositore, e poi i cultori ricordano che tre lo sguardo corre dal Bagno Blu al parco esterno,
lo stesso Mario Praz così lo aveva definito: arreda- alla nave Puglia, alla limonaia: tutto questo, vien da
tore, e infatti eccoci, circondati e forse sopraffatti da pensare, è Dannunzioland, cioè un parco a tema.
queste migliaia di cose, oggetti, reperti – «Diciamo Un po’ Orlando e Hollywood, un po’ il Castle di
pure: cianfrusaglie», rincara Guerri – a cento anni Hearst sulla costa californiana, alias Xanadu o Can-
esatti da quando il retiro lacustre del Vate ebbe ini- dalù nella versione cinematografica Wellesiana, un
zio. Era infatti il febbraio 1921 e D’Annunzio firma- po’ forse anche la Neverland di Michael Jackson: la
va il primo contratto d’affitto di quella che fino ad stessa mistura di fuga dal mondo, reggia personale
allora era nota come la villa di Cargnacco, «nasco- e itinerario di divertimento. «È assolutamente così,
sta fra i cipressi e i faggi ai piedi della collina che do- così com’è vero l’ossimoro esibizione/nascondimen-
mina Gardone Riviera», scrive Maurizio Serra. Di lì to: non aveva bisogno di mostrarsi, era già un divo.
a pochi mesi l’affitto divenne acquisto, «ma secon- Eppure la sua, che era una clausura, era anche un mo-
do lo stile dannunziano», nota Guerri: «Cioè facen- do altro di esibirsi», si diverte Guerri. «E se questa è
do un mutuo che però non venne mai da lui paga- Dannunzioland, lui è contemporaneamente l’ideato-
to, anche se poi la regalò allo Stato italiano». Vit- re del parco e l’attrazione principale, il Topolino che
toriale si chiama l’intero complesso, Prioria la casa regna e accoglie le comitive». Esausti dal giro sulle
che D’Annunzio ripensò con l’aiuto di un architetto giostre, si torna alla cucina. È un gran sollievo mi-
amico e seguace, Gian Carlo Maroni: da dicianno- nimal, e infatti non c’entra niente con il resto. Più
ve grandi stanze originali alla nuova sistemazione, che una cucina, una fucina, il motore del Vittoriale,
trentasei piccoli spazi, regno delle ombre e penom- con la macchina abruzzese per fare gli spaghetti alla
bre, tra gli oltre ventimila oggetti, per i quali conta chitarra, ma anche uno dei primi frigoriferi arrivati
più che il valore dei singoli (poco o nullo quello anti- in Italia: un Electrolux. Dominio di Albina Becevel-
quario, per la maggior parte) l’accumulazione estro- lo, cuoca padovana che D’Annunzio adorava, «l’uni-
sa e compulsiva, che soddisfa il desiderio di compor- ca donna che non ha mai assaltato, le scriveva gran-
re un’opera totale, un “Gesamtkunstwerk”, come ha di lodi per un piatto di pasta, le allungava anche due-
scritto Harald Hendrix. Eppure a voler essere dissa- mila lire di mancia per una frittata, l’equivalente di
cranti si intravede qualcosa del futuro modernaria- tre mesi di stipendio. La chiamava suor Intingola».
to di certe case contemporanee: Renzo Arbore che E in ossequio a questo unico contropotere, ad lei il Va-
colleziona migliaia di oggettini plastici, per dire. te disse: «La cucina falla come vuoi, è il tuo regno». ○
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STO R I E
121
10%
Una «sobria percentuale» è diventata la sua abitazione. Ma anche nel restante 90% di questo
grande edificio Anni Venti a Mitte l’art dealer Michael Fuchs accosta, giustappone idee,trasforma
In sintonia con la tendenza che diversi cul- sotto un unico tetto arti e cultura della ta-
tori e operatori berlinesi dell’arte hanno a vola; insomma, vita e lavoro», ricorda Fu-
domiciliare le loro raccolte in luoghi eccen- chs, che infatti, coinvolti nel progetto an-
trici – ex stazioni di benzina, bunker del che un amico ristoratore e altri galleristi,
Reich... –, Michael Fuchs ha scelto per la ha voluto un importante restauro per rida-
sua galleria un intero palazzo nel distret- re all’edificio l’originale purezza di linee.
to di Mitte. In origine sede di una scuola «È tuttora un palazzo molto moder-
femminile ebraica, era diventato ospedale no, anche se del 1928. ll suo carattere de-
bellico e poi spazio commerciale. «Per due cisamente Bauhaus spicca tra gli altri
anni ho cercato un luogo in cui combinare del quartiere». Riaperti al pubblico nel
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A SPINGERE FUCHS IN QUESTO
TOUR DE FORCE DELL’ARREDO
È UN COMPLESSO SENTIMENTO
DI AMORE, UNA BULIMIA
DI BELLEZZA SENZA GELOSIE:
«AMO COLLEZIONARE»
125
ARCHITECTURAL DIGEST CASE
sopra Il corridoio su cui si aprono gli ambienti della casa termina con lo studio di Fuchs e la zona notte. In primo piano,
scultura di Andreas Slominski. a destra La zona pranzo, con un tavolo di Alvar Aalto del 1935. Sulla parete, Aurora
di Oda Jaune, 2015. Installazione luminosa di Paul Hosking. Tappeti anni ’60 di Verner Panton, come l’omonima seduta,
accanto alla finestra. pagine precedenti Veduta d’insieme del living con la cucina a isola realizzata su disegno.
130
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Insieme Anni e Josef (ri)scrissero la storia dell’arte e del design, dal Bauhaus all’Op-art,
attraversando un secolo inquieto e i continenti. Un libro ora racconta il loro amore e sodalizio
A
L
B
E
R
S
«Se penso agli Albers, sono stati la coppia più unita che abbia mai
conosciuto. Anni e Josef condividevano la stessa idea di quello che
contava nella vita, cioè la creatività artistica, e anche la stessa idea
dell’integrità e della qualità dell’opera d’arte»
and Anni Albers Foundation, © 2020 The Josef and Anni Albers Foundation/Artists Rights Society (ARS), New York/DACS, London/Photo: Tim Nighswander/Imaging4Art
Pagina 132: © 2020 The Josef and Anni Albers Foundation/Artists Rights Society (ARS), New York/DACS, Pagina 134: © Rudy Burckhardt. Courtesy of the Josef
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STO R I E
Ai genitori lo presentò soltanto nel 1925, subito Phaidon, Anni & Josef Albers, il sottotitolo recita
dopo che Josef Albers aveva ottenuto la nomina Equal and Unequal, a sottolineare l’eterna dico-
a Maestro nel Bauhaus, vale a dire un lavoro re- tomia che ha unito, anziché dividere, i coniugi
tribuito. Ma prima di accoglierlo nella casa della Albers. L’autore Nicholas Fox Weber (e curato-
sua ricca famiglia di ebrei convertiti a un fervido re della Fondazione Albers) dice: «È la parola
© Mary Callery. Courtesy of the Josef and Anni Albers Foundation, © 2020
cristianesimo chic a Berlino, Annelise Else Frie- “unione” a definire quello che esisteva tra Anni
da Fleischmann, di 11 anni più giovane, gli com- e Josef. Chiamarlo matrimonio avrebbe implica-
prò un vestito con i soldi ottenuti dalla vendita to una serie di aspettative riguardo al dominio
dei suoi gioielli di perline a Weimar. Ora avrebbe dell’uno sull’altra o viceversa, o la fedeltà sessua-
potuto sposare l’artista sperimentale che assem- le. Ma se penso agli Albers, sono stati la coppia
blava frammenti di vetro rotto e fino a quel mo- più unita che io abbia mai incontrato. Condivi-
mento non aveva venduto neppure un pezzo. Lo devano la stessa idea di quello che contava nella
fece il 9 maggio dello stesso anno, traslocando vita, cioè la creatività artistica, e anche la stessa
poi con lui a Dessau, dove nel frattempo la scuola idea dell’integrità e della qualità dell’opera d’ar-
si era trasferita. Si erano conosciuti tre anni pri- te. Erano diversi, ma i loro sentimenti nei con-
ma, quando lui l’aveva aiutata a superare l’esame fronti dell’arte precolombiana, l’orgoglio per il
di ammissione. Diversissimi per indole e prove- successo della produzione individuale e il gusto
nienza sociale, diversissimi perfino nella loro per le opere dei contemporanei, erano gli stessi».
produzione artistica, Anni e Josef Albers furono Appassionata all’arte fin da bambina, Anni
insieme i pionieri del modernismo targato Bau- crebbe in una famiglia dell’alta borghesia te-
haus e insieme costruirono la strada del design desca con il mito della solidità: economica, di
del Novecento. Nel libro appena pubblicato da pensiero, perfino d’arredo. Mobili Biedermeier
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ARCHITECTURAL DIGEST
Museums/Busch-Reisinger Museum, Association Fundation, © 2020 The Josef and Anni Albers Foundation/Artists Rights Society (ARS), New York/DACS, London
Helen M. Post Western Regional Archives, State Archives of North Carolina, Photo: © President and Fellows of Harvard College. Harvard Art
– che lei detestava nonostante Josef, figlio di un evitando espressioni personali o tentazioni au-
artigiano della Ruhr, li giudicasse espressione tobiografiche nei loro lavori, lasciando che fos-
di quel “ben fatto” che per lui era sinonimo di sero il colore e le linee a esprimere la loro voce»,
modernità –, tendaggi, drappeggi, e un atteg- racconta Nicholas Fox Weber. Lei al telaio, lui su
giamento a dir poco conservatore nei confronti tela, sovvertirono il carattere statico delle forme
dell’arte: quando parlò del Bauhaus al padre, lui per metterne in evidenza l’instabilità attraver-
le chiese: «In che senso “nuovo stile”? Abbiamo so la ripetizione di modelli geometrici astratti.
avuto il Rinascimento e il Barocco. Non ci sono Uguali e inuguali. «Non lavorarono mai insie-
altri stili». La fortuna di Anni, al di là della sua me su un pezzo», dice Fox Weber, «ma ebbero
determinazione a fare arte, fu la madre, attratta sempre un grande rispetto per l’arte dell’altro».
da un mondo che non capiva ma che catalogava Entrambi, inoltre, utilizzarono un vocabolario di
nella casella delle attività adatte a una signorina forme facili, con elementi semplici che riuscis-
bene, purché fatte nelle scuole e con i maestri sero però a creare ritmo. «All’inizio condivisero
migliori (prima il pittore impressionista Martin la passione per quello che si potrebbe definire il
Brandenburg, poi la Scuola di arti applicate di “modernismo internazionale” del Bauhaus, con
Amburgo e, a Dessau, anche Paul Klee). In comu- una netta preferenza per molto di ciò che era tra-
ne, con il pittore che divenne suo marito, Anni dizionale nel design tedesco. Poi si sottrassero
aveva la certezza che l’arte potesse essere fonte via via all’architettura e alla pittura e a tutto ciò
di infinite possibilità di cambiamento: di idee, di che ribadiva vecchie idee e che si basava sulla tra-
utilizzo dei materiali, di tecniche sperimentali, dizione accademica, che entrambi avevano cono-
della vita quotidiana stessa. «Entrambi crede- sciuto da giovani. La loro (nuova) strada la fecero
vano fermamente nella tecnica e nei materiali, concentrandosi su ciò che era universale e senza
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STO R I E
tempo», aggiunge Fox Weber. Lasciata la Ger- cui, all’inizio del 1949, capirono che era arrivato
mania con la chiusura del Bauhaus nel 1933, gli il momento per Josef di trovare un nuovo lavoro.
Albers si trasferirono negli Stati Uniti, in North Un anno a New York e poi alla Yale University di
Carolina, luogo di cui ignoravano perfino la col- New Haven, dove Josef avrebbe diretto il diparti-
locazione sul mappamondo, tanto da pensare, mento di Design fino alla morte, nel 1976.
all’inizio, che si trovasse nelle Filippine. Quan- «Si può definire il terzo periodo della loro
do scoprirono che invece non era troppo lontano vita», spiega Fox Weber. «In Connecticut, dal
dal Messico, dove l’arte che adoravano era stata 1950, gli Albers risposero direttamente all’archi-
prodotta, furono entusiasti. Josef, all’epoca, non tettura del New England, al mutare delle stagioni
parlava una parola d’inglese. e alla cultura del luogo, continuando a viaggiare
L’impatto con la realtà americana li cambiò. in Messico per farsi nutrire dalla sua arte, sen-
Anni ricominciò a tessere, ma i suoi lavori riflet- za mai vacillare nei loro valori fondamentali, che
tevano l’informalità che la circondava, così come erano senza tempo». Alla parete della camera da
le tele di Josef, che adesso usava i pigmenti con letto nella loro casa – l’unica che abbiano mai
una libertà che evocava la dolcezza del paesag- posseduto – è appeso il dipinto di Josef Equal and
Rüdel. Courtesy of the Josef and Anni Albers Foundation, © President and Fellows of Harvard College. Harvard Art Museums/Busch-Reisinger Museum, Association Fundation
gio rurale del North Carolina. Cominciarono a Unequal: due forme quadrate che «sebbene sepa-
© 2020 The Josef and Anni Albers Foundation/Artists Rights Society (ARS), New York/DACS, London / Photo: Tim Nighswander/Imaging4Art, Photo: Walter Rüdel. © Walter
viaggiare. «Furono profondamente influenzati rate sono attratte l’una verso l’altra magnetica-
dall’informalità americana, dall’ambiente natu- mente; una forza fantastica colma il divario tra di
rale e dalla cultura del Messico e di altri luoghi loro, unendole mentre ciascuna esercita la propria
dell’America Latina, che scoprirono nel corso dei indipendenza. Come il titolo del quadro, Anni e
loro lunghi viaggi», racconta Fox Weber. In Nor- Josef Albers furono, proprio come volevano,
th Carolina trascorsero 16 anni, fino al giorno in uguali e ineguali». Sempre fedeli a loro stessi. ○
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ARCHITECTURAL DIGEST ENGLISH TExTS
ENGLISH
TEXTS
P. 8 0
P. 6 6
Living earth
Bright hues New Zealand: a linear work of architecture that blends
into the landscape. In concrete, wood and glass
In Milan, Nicolò Castellini Baldissera creates a colorful
Words Ruben Modigliani — Photos Simon Devitt
refuge, with objects that narrate travels and passions
Words Fabiana Giacomotti — Photos Guido Taroni When architect Vaughn McQuarrie first met the clients
for this house, they were headed for a two-week hiking
Talking with Nicolò Castellini Baldissera, even at a dis- expedition. Clearly, for them luxury = being in nature.
tance imposed by present circumstances, as he shel- The couple, who live in Australia, were in love with the
ters in his enchanted corner of Morocco, Casa Tosca, beautiful region of Lake Wakatipu, where they purcha-
means shaping words and thoughts to a rich spectrum sed land for a vacation home. They found McQuarrie on
that lives inside the imagination of this decorator and the web, and explained that they did not want a house
designer in his fifties. Today’s fashion of gray walls, or with lots of glass, typical of this country, but a refuge:
that of the 1970s and 1980s of total white, are brushed a place to eat, sleep, wash, play and read, perhaps wi-
off with a smile, like all other passing vogues. His hous- th friends, immersed in nature.
es, and those decorated for clients, are reflections of a McQuarrie, based on the island of Waiheke, im- The living room of
life of curiosity, in contact with many cultures, and a love mediately came to see the site. But he was in for a per- Nicolò Castellini
Baldissera’s
for textiles with roots in the history of his family plexing surprise. «A platform had been bulldozed for apartment in Milan.
Nicolò Castellini studied art history, because fi- construction, in the middle of the lot. The hill was go- The angles and facets
of the house in New
nance, architecture, music or even textiles would have ne. It was like a scar on the earth», he says. Zealand are inspired
made him subject to comparisons with the many fa- So a process of repair began. He spent days stu- by the landscape.
mous figures of his extensive family tree, including Pie- dying the landscape, lake and mountains. Like a sha-
ro Portaluppi and Giacomo Puccini. He is the only mem- man, he placed a post at the center of the platform,
ber of the Castellini Baldissera clan to have chosen not mapping the area, finding lines and points to recon-
to live in the enclave of Corso Magenta, opting instead struct topography. «I imagined three boulders, spared
for a house northwest of Brera. His apartment in Milan by the destruction. I envisioned their placement in the
was decorated in a few months, prior to the outbreak of drawing, and joined them. The plan of the house be-
the pandemic, without altering the structure. A build- gan to take form». The pitched roof recreates the ori-
ing «without particular charm», a flat of 280 square me- ginal volume of the hill. The materials – concrete, wo-
ters that was empty and painted white when he arrived. od and glass – camouflage the construction as much
For Nicolò, it was like working on a virgin can- as possible.
vas: the entrance is now in seashell pink, decorat- For the interiors McQuarrie has created a sort of
ed by Pictalab with an arboreal motif inspired by the anthology of views, through windows of different for-
Palácio de Seteais of Sintra; in the living area, two ta- ms. The space, little more than 100 sqm, has a simple
bles painted in lilac and yellow, produced by Casa To- layout, with a central daytime area on two levels: ki-
sca, create an unexpected but fascinating chromatic tchen-dining above, a living area with a fabulous view
contrast with the sofa in petroleum blue by C&C Mila- below. Two suites, for owners and guests, are placed to
no. A trompe l’oeil cabinet by Fornasetti stands in front the left and right.
of a Samarkand suzani in turquoise, yellow and coral In 2019 the project received many honors, including the
red. The dining room is in burnished yellow, while the Southern Architecture Award of NZIA (New Zealand In-
kitchen’s tonal dominant is a subtle sage green. stitute of Architects).
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ARCHITECTURAL DIGEST ENGLISH TExTS
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Frank
A transparent box amidst the mountains and forests
of Colorado. Half architecture, half Land Art
Words Maria Vittoria Capitanucci — Photos Christopher
Sturman
P. 94
Frank O. Gehry and Michael Eisner, former Disney CEO,
Roots have worked together on many projects: the Walt Di-
sney Concert Hall in Los Angeles, the Disney Villa-
Memories of summer vacations in Sweden. A red barn ge (1992) inside Disneyland Paris, the Disney Ice com-
– three, actually – on Long Island plex in Anaheim (1995). Recently they have created so-
Words Simona Siri — Photos Francesco Lagnese mething on a much smaller, private scale: a contempo-
rary house in the forest. Just before summer, in 2017, a
The home of Isabella Rossellini in Bellport, Long Island, ship from the Netherlands reached Houston with 12 frei-
reflects a complex history of many episodes, including ght containers, which then found their way to Colorado.
a friendship between the actress and the architect Pie- In a clearing, they became a transparent hall, where the
tro Cicognani. Rossellini, in her preface to a monograph glass walls reveal pillars of laminated wood, partitions
on Cicognani’s work, explains that the two have never in warm colors, and stone floors. All under a metal roof
been lovers. Factors in common, however, include Ita- that makes the house a landmark, poised between Land
lian fathers married to foreign women, a Roman chil- Art, dreams and architecture.
dhood, a move to New York, culture, the love of art and The sculptural presence reminds us of the follies
cinema. And all these things converge in this house. of 18th-century parks, visionary stylistic exercises im-
«I had purchased this old red barn», Isabella re- mersed in nature. A cabin straight out of a sci-fi fable,
calls, «It reminded me of Swedish houses. But it was embodying Gehry’s technological universe. It involved
in terrible shape. I wanted to use local materials and prefabrication of 900 pieces of shaped stainless ste-
craftsmen, so I hired an American architect, but we had el, forming an evocative undulated roof that was then
communication issues. I needed to find someone else». cut into 12 sections for transport. The striking roof was
A friend put her in touch with Cicognani, and she reali- then assembled on the ground, and raised on ten woo-
zed they spoke the same language. Unlike the American den pillars. The structural members, along with the pe-
architect, he understood the desire to keep the barn rimeter walls in glass and wood, determine a space of
as close to its origins as possible: not removing things, about 150 sqm.
but adding layers and stories. «Pietro has preserved the This is not the first time Gehry has used a soft, wa-
layers of time, with brilliant choices». vy roof on a transparent “box”. Though this house is on
«When I first saw the barn there was no floor, just a much smaller scale, it is still a very complex work. Ei-
earth», Cicognani says. «And I had to reject Isabella’s sner, the client, is very enthusiastic about the results:
idea of a pool in the semi-basement – too much humi- «We talked about this for years but really started a de-
dity». Instead, that level contains a bedroom, a bathro- cade ago. We had real fun, maybe 60 models. I always
om and a tiny kitchen-dining area, with walls in white felt a small building was like a poem, while a large buil-
recycled wood. Two impressive lofts host the residen- ding was like a novel. And Frank is a poet».
The cover of the book
tial spaces above, where hay used to be stored. Isabel-
Pietro Cicognani, la has a library, a bedroom and bathroom. For the po-
Architecture and ol, as well as a sauna and a fitness area, Cicognani has
Design by Karen
Bruno. Photography created another building. «In 2017,12 freight containers became
by Francesco
Lagnese, foreword
The complex now boasts a guesthouse with a lar- a transparent hall, where the glass
by Isabella Rossellini ge kitchen, forming a triptych arranged in a circle, like walls reveal pillars of laminated wood,
(Vendome Press). a piazza. «Instead of a mansion, here everything is se-
The house in
parated, like a small village», the architect says. Unu- partitions in warm colors, and stone
Colorado by Frank
Gehry. sual solutions based on functional needs. floors.All under a metal roof»
140
Food is art. Respect it.
www.frigo2000.it
ARCHITECTURAL DIGEST ENGLISH TExTS
P. 1 2 2
sences, just like the whole facility, which is not a “gal- PUBLISHED UNDER LICENSE OR COPYRIGHT COOPERATION
Australia: GQ , Vogue, Vogue Living
lery building” where everything is dead, but a place for Bulgaria: Glamour
new experiences». Home and office are the same thing, China: AD, Condé Nast Center of Fashion & Design, Condé Nast Traveler,
GQ , GQ Style, Vogue, Vogue Film, Vogue Me
then? «The distinction between public and private re- Czech Republic and Slovakia: La Cucina Italiana, Vogue
mains, but an art dealer’s work definitely doesn’t stop Germany: GQ Bar Berlin
Greece: Vogue
when he enters his home». Hong Kong: Vogue
So what is “home” for Michael Fuchs? «The place Hungary: Glamour
Iceland: Glamour
of affections, but also a workshop for trying things out, Korea: Allure, GQ , Vogue
Middle East: AD, Condé Nast Traveller, GQ , Vogue, Vogue Café Riyadh, Wired
combining a painting by Frank Stella with a carpet by
Poland: Glamour, Vogue
Verner Panton. I change the décor constantly. This is Portugal: GQ , Vogue, Vogue Café Porto
Romania: Glamour
not a fixed museum, a selection of trophies. What we Russia: Tatler Club, Vogue Café Moscow
used to call the “white cube” no longer exists, almost». Serbia: La Cucina Italiana
South Africa: Glamour, Glamour Hair, GQ , GQ Style, House & Garden,
House & Garden Gourmet
Thailand: GQ , Vogue
The Netherlands: Glamour, Vogue, Vogue Living, Vogue Man, Vogue The Book
Turkey: GQ , La Cucina Italiana, Vogue
Ukraine: Vogue, Vogue Café Kiev
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pelliccia o gonfiati, velluti, reti. Interpretati in 14 collage nei quali interagiscono elementi
naturali e silhouette umane, sono i tessuti per l’arredamento del 2021, nel segno del colore
A cura di Artworks di Testi di
Francesca Santambrogio Alvvino Elena Dallorso e Ruben Modigliani
About
fabrics
P. 146 Rubelli P. 151 Armani/Casa P. 156 Jab Anstoetz,
P. 147 Loro Piana P. 152 Casamance Osborne & Little
P. 148 Élitis P. 153 Lelièvre 2020 P. 157 Pierre Frey
P. 149 Hermès P. 154 Dedar P. 158 Christian Fischbacher
P. 150 Carvico P. 155 Jim Thompson P. 159 Kvadrat
Tante suggestioni per Rubelli. Il mondo della natura e della fotografia con un accenno di forme floreali per
il damasco Nadar (sul fondo). L’astrattismo cubista ispira il tessuto di origine organica (viscosa + estratti di semi
di ricino) Cuba-Libre. E il dettaglio della camicia è in un lampasso, Martinique, che evoca le trasparenze di un pizzo.
Loro Piana presenta Sandton (da parete) in un mix di cotone nella cui texture si nascondono righe e chevron
a fili più grossi; Atlas, gessato su base rosso mattone, in lana cardata ispirata alle classiche stoffe maschili;
e Piazzetta Stripe, fil posé in lino e poliestere dalle tonalità polverose, pensato come rivestimento da parete.
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Adatto alle sedute, come Chouchou, qui in giallo intenso, morbido e luminoso come un velluto e con la superficie
a rilievo. Per le tende c’è Philae, con tessitura di fili di ciniglia che creano un effetto di costine super sottili.
Sono disegnati dal duo di graphic designer Anne Roussel e Veronika Wildgruber per Hermès i due pattern Aqua
Rosa, a sinistra, in stampa su satin di pura lana (al 100%) e H losange in piqué di cotone con un 19% di fibra acrilica:
un intreccio di colori in cui si nasconde la “H”, simbolo della Maison. Disponibili in molti colori.
Tecniche e innovative le proposte di Carvico: Alabama in poliestere opaco dall’effetto daino (écru);
Dubai, ultraresistente, morbido ed elastico, realizzato con Econyl®, filo di nylon rigenerato (grigio);
Vuelta, bielastico garzato in poliammide (azzurro), e Panama, velluto liscio elasticizzato e cangiante (giallo).
Pisa, qui verde foresta, reinterpreta il motivo canneté; Portofino evoca gli intrecci dei cestini di vimini con contrasti
tra lucido (acetato) e opaco (cotone). Panama, sempre in verde, ha un’alta percentuale di lino e un aspetto “grezzo”.
Piacenza è un omaggio alla città di Giorgio Armani e ai colori della sua campagna. Tutto Armani/Casa.
Evoca notti magiche, paesaggi esotici e giardini lussureggianti Casamance: Avicennia, della collezione di parati
Karabane (decoro a piume), e Belle nuit, di quella Été Indien in vinile (le foglie stilizzate). Mentre il tessuto
Les Empereurs, in lino e viscosa ricamata, raffigura un paesaggio acquatico con pesci, anemoni di mare e coralli.
Si ispira all’Himalaya la collezione per l’interior Signature di Lelièvre 2020: materiali di alta qualità e nuance
naturali. Dallo jacquard Rituel, con un piccolo motivo geometrico di ispirazione Déco, al bouclé Sherpa (qui in ocra),
a Yack, che ricorda la pelliccia degli yak bianchi del Tibet. Si aggiunge Écaille de Chine, bicolore, qui in blu/verde.
Tre proposte Dedar che giocano sulla texture. Dall’alto: A soft place è un velluto a pelo alto che evoca
la pelliccia combinando lana vergine e viscosa; Buonfresco è un raso 100% in lana vergine dall’aspetto mélange,
ottenuto con la tintura in fibra; Flim Flam ricorda il ricamo fiammato fiorentino del ’600, detto Bargello.
Fil rouge di Jim Thompson sono le righe. Dall’alto: multicolore per Bagan Stripe, realizzata a mano e dalla
consistenza simile al taffetà; insolita per Khanom Ikat Stripe, un’ampia riga classica più uno zig-zag ottenuto con
filati ikat di trama; e gessata sartoriale per Oxford Stripe in seta thailandese a tre strati, dalla finitura morbidissima.
Il Giappone e le sue antiche tecniche artigianali protagonisti delle collezioni Grandezza di Jab Anstoetz (con
il tessuto floreale Akita, qui in bianco e rosso) e Kanoko Wide-Width Fabrics di Osborne & Little: per Kozo Stripe,
a pennellate orizzontali stampate su lino, e Temko, dall’effetto delicatamente sfumato tipico delle xilografie Ukiyo-e.
La tinta unita, resa più intensa dalla finitura brillante, e la struttura intrecciata di Biarritz di Pierre Frey
(qui in sabbia e verde, due dei 41 colori a campionario) lo rendono perfetto per imbottiti e tendaggi. Mentre la stampa
color giada su velluto di cotone di Belize, un paesaggio fluviale, fa sognare una foresta tropicale densa di vita.
Bongo e Deka fanno parte della collezione Djembe Rhythms di Christian Fischbacher ispirata ai suoni dell’Africa.
Il primo (sullo sfondo) è costituito da una semplice armatura di tela grezza dal tocco morbido
e con un leggero effetto mélange, il secondo è una rete lavorata a giro inglese dalla caduta morbida e sinuosa.
La collaborazione tra Kvadrat e Raf Simons ha dato vita a una collezione ispirata all’haute couture: Helia,
qui in fango e azzurro polvere, è un bouclé che reinterpreta nella texture e nella luminosità la pelliccia di astrakan,
mentre Silas è un velluto soffice e voluminoso che viene “gonfiato” attraverso un lungo processo di finitura.
ARCHITECTURAL DIGEST L ’ U LT I M A P A G I N A
LA STANZA DI L.
D I G I O VA N N I M O N TA N A R O *
La casa di L. chiude una calle cieca dalle parti di San Po- vasi di Murano gialli, la grande Bibbia aperta su un leggio
lo, in cui si può capitare solo per sbaglio. Il portone pare e il divano lacero, con una macchia di caffè?
ritinteggiato da poco, di un verde acceso, ma già ha se- La stanza di L. aveva certamente un letto a castello e
gni di umidità perché qui a Venezia l’acqua è vorace, si una grande libreria con pochi libri. In quella stanza ho fat-
mangia tutto presto, rende tutto vecchio subito. La fine- to l’amore la prima volta, le prime volte. Lei aveva già espe-
stra della camera di L. è sopra al portone, al secondo pia- rienza, non me lo disse ma lo capii e mi dispiacque. Quan-
no; la luce è accesa. do i suoi genitori tornarono, non avevamo più un posto do-
Ho conosciuto L. alla fine degli anni Novanta, al Li- ve stare. A casa mia non si poteva certo, e poi mi sembrava
do, al bar del Des Bains. Minuta, mediterranea, nuotava più brutta, anche se io avevo l’aria condizionata. Comin-
bene ed era allegra di carattere. Aveva i capelli corti ed era ciò la scuola e finì così quell’amore; io non ne trovai subito
bella quando non sapeva di essere guardata. I suoi geni- un altro, ma per qualche tempo quel primo mi bastò. Sep-
tori partirono per la Francia due settimane; dovevano ri- pi che L. era partita solo dopo qualche mese, quando vidi
trovarsi e ci riuscirono. Noi ci baciammo la prima volta in che il nome sul campanello era cambiato.
questa calle; faceva caldo e lei decise di farmi salire in ca- Nessuno avrebbe potuto avvisarmi: i miei amici sa-
sa perché i vicini non ci vedessero. Dietro a questo porto- pevano a malapena che L. esisteva, e forse ne dubitavano;
ne si spalanca una corte infinita, piena di marmi abban- non l’avevo presentata a nessuno perché mi pareva appar-
donati, una Venere e un Cupido, e in fondo c’è una scalet- tenesse solo a me. Il nome sul campanello, dopo tanti an-
ta bianca, troppo piccola per un palazzo. Anche la casa è ni, è tornato quello di uno straniero. Alzo lo sguardo, sbir-
così, continuamente piccola e grande: una trottola di de- cio dentro la camera; non c’è più il letto a castello, e nem-
cine di stanze, un salone infinito che dà sul Canal Grande. meno la libreria. Si vede solo una lampada, un grande ta-
Più passa il tempo, più mi sembra di ricordare meglio dei volo e all’improvviso si affaccia un uomo; potrebbe avere
dettagli, e più sono quasi sicuro che li sto inventando, che la mia età, non ha capelli, mi guarda male. Io mi giro, e tor-
la fantasia sostituisce le cose che dimentico. Erano qui i no via frettoloso, per fargli capire che sono qui per sbaglio.
Manuele Fior
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I dettagli che fanno
la differenza.
Gli elettrodomestici V-ZUG rivoluzionano la cucina:
la perfezione svizzera incontra design e tecnologia per renderti la vita facile e bella.