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FRANCO BATTIATO FRANK ZAPPA THE BEATLES LED ZEPPELIN RENATO ZERO THE ROLLING STONES
NEW TROLLS JOHN CAGE STOCKHAUSEN LUCIO DALLA ANTONELLO VENDITTI BRIAN ENO
DA COLLEZIONE!
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incisioni
del periodo
Ricordi
1959-1962
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Ciao 2001
Odissea nelle
nostre vite
er i ragazzi italiani di fine anni Sessanta, «Ciao 2001» è stato un
«Ciao 2001» nasce e prolifera proprio mentre anche in Italia prende corpo un
nuovo modo di vivere, oltre che ascoltare, la musica. Quegli eroi variopinti che
trionfavano sul palco vestivano proprio come noi, portavano i capelli lunghi pro-
prio come noi, parlavano e pensavano come noi.
Sono stati, quei lettori e quegli artisti, protagonisti di anni densi di promesse e
sogni, anni irripetibili che a noi è sembrato interessante provare a ricostruire e
raccontare, approfondendone motivazioni sociali e artistiche. Perché eravamo in
un’Italia diversa: forse per tanti versi peggiore di quella odierna, ma per tanti altri
migliore, più onesta, più appassionata, più politicamente consapevole e attiva.
Molti di noi, in quell’ormai lontano 1969, si chiedevano se il 2001 l’avremmo mai
visto. Ci sembrava un futuro così lontano, un numero da fantascienza, quasi irre-
ale, non a caso ispirato da un film visionario e geniale come 2001: Odissea nello
spazio. E scrivere sul Ciao, o leggerlo, un po’ faceva sentire anche noi come dei
pionieri e dei viaggiatori nello spazio e nei suoni.
Ci abbiamo ragionato a lungo, su se fosse il caso di farlo e su come eventualmente
farlo, questo “Speciale Ciao 2001”.
Alla fine, con il Direttore Francesco Coniglio, che desiderava realizzare questo
Speciale da molti anni e che per un crudele scherzo del destino non ha potuto ve-
derlo completato, si era scelto il modo che ci sembrava più onesto: dare la voce a
chi c’era e riproporre alcune di quelle pagine forse ingiallite nella nostra memoria
ma ancora oggi per certi versi sorprendenti. Perché quella di Ciao è stata anche
una grande scuola. Tutto quello che esiste oggi, nel campo dell’editoria specializ-
zata italiana, deve qualcosa a quella rivista.
Ecco dunque questo nostro primo excursus nel mondo del Ciao. Di una cosa sia-
mo sicuri: a Francesco Coniglio sarebbe piaciuto molto. Ma adesso la palla passa
a voi: sarete soltanto voi a decidere se vale la pena di continuare su questa strada.
Renato Marengo
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SOMMARIO CIAO 2001. 1969-1976: GLI ANNI D’ORO
3 Ciao 2001.
Odissea nelle nostre vite 66 La rivoluzione sessuale
di Alberto Savini – da «Ciao 2001»
di Renato Marengo n. 50 del 15 dicembre 1971
18 Ènon
falso! I New Trolls
copiano i Vanilla! 79 Parliamo di Rock
di Fiorella Gentile – da «Ciao 2001»
di Dario Salvatori – da «Ciao 2001» n. 3 del 20 gennaio 1974
n. 29 del 23 luglio 1970
30 IlSusanna
guru dei giardinetti
Schimperna intervista Gianni Milano 90 L’allucinata musica della salvezza
di Manuel Insolera – da «Ciao 2001»
n. 12 del 25 marzo 1973
HIP
32 L’inserto di «Ciao 2001» 93 Eloscrivere di musica
chiami lavoro?
34 Pop a Caracalla: dissacrazione
o consacrazione?
di Maurizio Baiata
L’Hippy più ricco del mondo 106 Quando il ciao scoprì l’Italia
di Renato Marengo
48 Susanna Schimperna intervista Gianfranco Fulgenzi
Lucio Dalla: stasi o crisi? 109 Idisuoni del silenzio
Renato Marengo – da «Ciao 2001»
53 di Raffaele Tomeo – da «Ciao 2001» n. 7 del 17 febbraio 1974
n. 25 del 23 giugno 1971
56 Inell’inferno
Led Zeppelin
del Vigorelli
di Armando Gallo – da «Ciao 2001»
n. 28 del 14 luglio 1971
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Fermate
il mondo,
voglio
scendere
“Penna rossa, Penna gialla
Penna bianca, Penna nera
Per gli amici solamente Penna a Sfera
Il tuo nome è diventato una bandiera
Tutto comincia in un verde mattino
Due brioches e un cappuccino
E poi di corsa trafelato giù al giornale
E questa volta certamente per un colpo
[sensazionale
Si tratterebbe di pubblicare, questo dice
[il direttore
Un onesto e benvoluto cantautore
Tanto per non fare un torto al professore
Solo due fotografie, magari in primo piano
Mentre fa pipì oppure fa l’indiano
Ma l’importante è calcare molto la mano”
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CIAO 2001, N. 36, 14 SETTEMBRE 1975
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Il mondo
nuovo
Nel 1962, l’editore francese
Daniel Filipacchi lanciò una
rivista giovanile patinata che si
chiamava «Salut les Copains».
Quel titolo, astutamente
tradotto in italiano, segnò
l’inizio di un’altrettanto
straordinaria avventura
editoriale e culturale,
quella di «Ciao 2001».
per scrivere una corrispondenza su i nuovi direttore generale della Ricordi Dischi. Se dozzina di ragazzi provenienti dalle città
gruppi beat inglesi. Prese un appuntamento impazza la rivalità fra queste testate, acca- più disparate, tutti in autostop e minorenni.
con i Rolling Stones alla sede della Decca, de lo stesso fra Beatles e Rolling Stones: i Una cinquantina in tutto. Ci facevamo sen-
la casa discografia del gruppo. Li intervistò fan idolatravano entrambi, ma prendevano tire. Arrivò il mitico 6 aprile, data romana,
velocemente, poi aggiunse che ci voleva posizioni precise. Le loro influenze musica- e stavolta eravamo tanti. Doppio show, po-
qualche scatto e li portò sul tetto. Pioveva. li erano simili – rock and roll, soul, rhythm meridiano e serale. Molti di noi avevano il
and blues – ma lo stile era diverso: i Beatles biglietto solo per il pomeriggio, ma qualcu-
Mick non dimentica eccellevano nelle ballad (And I Love Her, no si chiuse nei bagni e partecipò anche al
Fece posare tutto il gruppo sotto la pioggia, Girl, Michelle, fino a quegli anni) gli Stones serale. Mi resi conto che gli inglesi rispetta-
Mick Jagger lo fece sedere su un gradino imbattibili nel rhythm & blues (The Last vano molto i fan, soprattutto quelli dei Fan
bagnato, a Brian Jones scompigliò il mi- Time, Satisfaction, Get Off Of My Cloud, Club: sapevano che eravamo il motore e la
tico caschetto. Quegli scatti finirono sulla 19th Nervous Breakdown, Paint It, Black). continuità. Cercammo di entrare nei came-
copertina di «Big»: “Inzuppati gli Stones!”. Già dai tempi di Tell Me, io compravo tutti rini e lì accadde un fatto strano, ma anche
Nel frattempo, da Milano arrivò un nuovo i loro singoli, ma dopo questa formidabile increscioso. La security ci riconobbe per via
settimanale di musica, «Giovani», messo in cinquina, decisi di fondare il Rolling Stones dei manifesti e delle t-shirt, io indossavo un
campo dalla Palazzi: per la prima volta, un Fan Club Italiano. I Beatles ne avevano uno paio di pantaloni di velluto a coste strette,
editore medio-grande si buttava sul merca- molto attrezzato, io scrissi alla Decca ingle- rossi come quelli che aveva indossato Mick
to musicale. Diretta da Enrico Gramigna, se, al loro manager Andy Loog Oldham e nel concerto pomeridiano, mentre l’inarre-
caporedattore Ruggero Tarantola, in segui- finalmente il loro Fan Club inglese mi ri- stabile Zampa, con la sua tessera stampa,
to da Roberto Tumbarello, la nuova rivista spose. Mi spedirono molto materiale pro- non riuscì a entrare. Jagger lo riconobbe a
invita a scrivere Gianni Mina, Giorgio Ca- mozionale: foto, ritagli, fanzine, interviste, distanza di un anno, dopo lo scherzetto sul
jati, Guido Vergani e soprattutto arrivano fotocolor mai visti in Italia, piccoli gadget, tetto della Decca, e si rivolse alla security:
rubriche fisse in forma di diario per Gianni adesivi, figurine. Mi sembrava di impazzire “Buttate fuori quel figlio di puttana!”. Mick
Morandi, Rita Pavone, Adamo, Massimo dalla gioia. Le cinque ore di scuola nemme- e Bill furono molto gentili e per la prima
Ranieri e altri. «Giovani» cavalca la moda no mi bastavano, conquistai l’ultimo banco volta sentimmo l’odore dell’hashish. Mick
beat con prestigiosi servizi fotografici tut- e da lì, come se fosse un ufficio, rispondevo si stava cambiando, indossava un maglio-
ti a colori. Non solo, sguaina un jolly: un a tutti. Finalmente arrivò il primo tour ita- ne giallo con il collo alto che avevo visto
supermanifesto, a colori, o da appendere liano degli Stones. Aprile 1967. Il nostro Fan in altre foto e forse ora lo utilizzava come
nella propria stanza, oppure utilizzabile Club, soltanto il primo anno, tesserò più di asciugamano. Si cambiò i calzini davanti
per la bio e le schede dei cantanti, redatte mille iscritti, mentre il nostro Jamboree si a noi tre e ci disse: “Siete studenti? Anche
con molta professionalità da Lucio Salvi- svolgeva a piazza Navona, purtroppo solo io lo ero, alla London School of Econo-
ni, il quale negli anni successivi diventerà con la partecipazione dei romani e di una mics (come se non lo sapessimo), mi pia-
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Dario Salvatori
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La ragazza
col microfono
“Scontenti, utopisti, incazzati, poetici, speranzosi e creativi”: così
erano i lettori di «Ciao 2001» secondo Emanuela Moroli, la
redattrice che amava l’underground e affrontava i grandi temi
dell’attualità.
invece poi alla fine i ruoli si riproponevano. Gli hippy felici della Comune di Terrasini. di Wight. Dovevo andare a fare il reporta-
La maternità era tutta sulle spalle delle don- ge, ma in Francia mi hanno rubato o forse
ne, che spesso erano giovanissime, mentre ground, teatro, ma riguardo alla musi- ho perso il passaporto. Disperata, telefono
gli uomini facevano i guru. Abbiamo preso ca eravate molto quel che oggi si dice in redazione. Sergio Marchetti mi dice che
coscienza di questa emarginazione e capito mainstream… non gliene frega un bel niente: “Va’ a nuo-
che bisognava far qualcosa. Non sbagli. Poteva capitare di parlare an- to!”. Non c’era proprio possibilità di avere il
che di gruppi più raffinati, tipo i Nice, ma duplicato in tempi rapidi, o un documento
Come dicevamo, «Ciao 2001» parlava non era il nostro pane quotidiano. Scrive- sostitutivo. Allora mi attacco al telefono e
delle Comuni, della cultura hippy, ma vamo soprattutto di Pink Floyd, Doors… chiamo tutti quelli che conosco in Inghil-
lo spazio più grande era sicuramen- che comunque hanno prodotto musiche terra, per cercare qualcuno che andasse al
te riservato alla musica. Più musica belle e che lo saranno sempre. posto mio. Finalmente trovo un’amica e la
italiana o straniera? supplico, le prometto che le darò qualun-
Molto di più straniera, anche perché in que- Oggi chi ti piace? que cifra. Lei era anche una discreta fo-
gli anni non è che ci fosse chissà cosa in Gli unici che mi piacciono davvero sono i tografa e riesco a convincerla: lei va e noi
Italia. I cantautori, certo, ma non erano per Måneskin, che in qualche modo si riallac- “copriamo” l’evento. Una rabbia!
il nostro pubblico. Uno che ho intervistato ciano a quella musica lì.
varie volte è stato Pino Donaggio, veramen- Come è venuto il pezzo?
te molto bravo, e Little Tony, simpaticissi- Molti critici li detestano. Insomma…
mo, pazzo scatenato. Bobby Solo si è un po’ I critici, quando i Rolling Stones vennero a
bruciato, un altro pazzo scatenato ma a cui il Roma al Palazzo dello Sport, all’Eur, rega- Oggi perché non c’è un giornale come
successo aveva dato alla testa. Abbiamo fat- landoci un concerto meraviglioso, li fecero «Ciao 2001»?
to parecchi servizi anche sui concerti rock a pezzi. L’ignoranza dilaga. Perché la Generazione Z è piegata su altri
che in un certo periodo venivano ospitati temi. La generazione che aveva vent’anni
nelle chiese romane. Una cosa singolare, di Un tuo rimpianto legato al periodo in allora puntava invece sulla pace, la musica,
rottura, durata purtroppo molto poco. cui eri una giornalista musicale a «Ciao le relazioni, la coppia aperta, la ribellione
2001»? O qualcosa che non è andata alla famiglia, il rapporto con la natura. E
Dimmi se sbaglio: affrontavate argo- come avresti voluto? poi c’è un problema anche di musica, che
menti sociali, moda, Comuni, under- Mancare il grandissimo concerto all’Isola oggi è tutt’altra cosa.
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Il guru dei
giardinetti
Quando Emanuela Moroli gli offre uno spazio su «Ciao 2001»,
Gianni Milano è già una celebrità dell’underground: amico di
Fernanda Pivano, ha pubblicato un libro “contrario alla pubblica
decenza” ed è diventato un personaggio. Sarà lui la punta di
diamante dell’inserto Hip.
sono cambiate nemmeno le idee: non sono perché ha chiesto agli alunni di dargli del
affatto diventate più sfumate come spesso tu). Poco dopo, nel ’67, il suo secondo libro per Guru), la nomea di “poeta capellone”
accade a chi in gioventù ha assunto una Guru (il primo è Off Limits, ne scriverà poi datagli dai giornali ma soprattutto, con sua
posizione di critica radicale, e questo pro- una decina, e le sue poesie appariranno in grande gioia, un’altra nomea, questa sì gra-
babilmente perché lui, Gianni Milano, po- varie raccolte e antologie) gli vale una de- tificante anche se di grande responsabilità:
eta beat e nume tutelare dell’underground nuncia in quanto “contrario alla pubblica lui è il “guru dei ragazzi dei giardinetti”, cioè
italiano fin dai tempi in cui “underground” decenza”. Arriva quindi al 1970, quando il personaggio di riferimento dei gruppi
pochi sapevano cosa significasse, alla rivo- Emanuela Moroli lo chiama da «Ciao 2001» di giovani che, provenienti da ogni par-
luzione non ha mai creduto, e per questo per collaborare all’inserto Hip, con un bel te d’Italia, senza fissa dimora e incerti sia
non si è mai sentito un utopista. “La rivo- curriculum di eventi situazionisti, amici fa- sul presente che sul futuro, si ritrovano nei
luzione vera è quella delle coscienze” era mosi come Fernanda Pivano e Giulio Carlo giardini reali a ridosso del palazzo dei Savo-
il suo slogan, insieme a quello, da assoluto Argan (testimoni a suo favore al processo ia. Sono ragazzi che non hanno nulla e che
tutti evitano. Emarginati chiamati sbriga-
tivamente anche loro “capelloni”. A questi
ragazzi Gianni sa parlare, rispondere quan-
do fanno domande esplicite oppure silen-
ziose: “Loro amavano Bob Dylan e si sen-
tivano capiti forse anche perché conoscevo
la scena americana”, spiega Gianni, “e poi
perché provenivo da una storia di povertà.
Quando i giornalisti li attaccavano, sapevo
difenderli”. Mi chiamavano Ginsberg, con
la “g” dolce, però. Recentemente un com-
pagno anarchico, parlando con i suoi ami-
ci squatter delle case occupate, ha detto:
“Vedete ragazzi, Gianni Milano leggeva le
poesie su questa panchina quando noi non
c’eravamo ancora”.
Gianni fotografato Tu eri forse il personaggio più di
in compagnia della spicco dell’underground, ed Emanuela
sua grande amica Moroli, grande mente creativa di «Ciao
Fernanda Pivano. 2001», amava l’underground. Inevita-
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bile che quando le venne l’idea di rea-
lizzare un inserto per il settimanale che
si occupasse proprio degli artisti, delle
istanze, della filosofia e dei movimenti
che erano, appunto, sotterranei, fuori
dai circuiti commerciali, si rivolgesse
a te. L’inserto si chiamava Hip, e ne
furono pubblicati, purtroppo, soltanto
tre numeri. Tu cosa ricordi?
Ricordo che ho collaborato, certo. Mi ave-
va cercato proprio lei. Mi chiese di scrivere
qualcosa sull’underground e anche di darle
da pubblicare alcune poesie. Non so dirti
molto altro perché sto adottando da un po’
una tecnica poco ortodossa che mi ha in-
segnato una psicologa: la scopetta. Mi ha
detto: devi scopare via tutti i ricordi vecchi,
che sono sempre dolorosi perché implica-
no delle perdite.
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Luigi Cozzi a tu per tu con due
suoi idoli: Mick Jagger e Bill
Wyman dei Rolling Stones.
Centocelle
Jean-Luc Perrier era solo uno dei fantasiosi pseudonimi con cui
per venire assegnato proprio lì avrei avuto
bisogno di una gran bella “raccomandazio-
ne”, ma io quella me l’ero procurata, perché
per una fortunata combinazione il padre
del mio più caro amico di quell’epoca, Lel-
lo, era proprio un maresciallo che lavorava
firmava i suoi falsi (ma efficacissimi) scoop da Londra. In realtà, in quel comando e, conoscendomi molto
il giovane aviere VAM Luigi Cozzi faceva tutto da Roma. bene, già mi aveva assicurato che sarebbe
riuscito a farmi assegnare proprio là.
Testo: Luigi Cozzi Io gli fui molto grato per quella sua promes-
sa di “raccomandazione”, ma gli chiesi però
di cambiare la mia destinazione: desideravo
el 1969 vivevo a Milano, momento in cui fossi riuscito a trovare un venire assegnato non già vicino alla mia casa
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sempre tutto in ordine. Bastava in pratica si svuotavano completamente. Non di rado, americana e portai il nuovo testo che ne
che davanti alla vetrata dell’ingresso ci fos- ne usavo anche i telefoni, effettuando lun- avevo ricavato alla redazione di quel dif-
se sempre almeno uno di noi, mentre l’altro ghe chiamate in interurbana senza pagare. fuso settimanale, che me lo comprò quasi
nel retro della casamatta guardava la televi- In seguito, nella per me fatidica seconda subito, pagandomi, mi pare, 15.000 lire. E
sione che avevamo a disposizione: ricordo parte del 1969, essendo io sempre stato a quel punto… be’, a quel punto cominciai
che io ero di servizio la notte in cui ci fu in un grande appassionato di musica pop e a sottoporre loro altre mie “interviste” con
Messico la storica semifinale del mondiale rock, presi a comprare la principale rivista celebri gruppi o cantanti pop e rock an-
di calcio Italia 4 – Germania 3 e me la go- settimanale di quel tipo che usciva allora in glosassoni, e quelli di «Ciao 2001» me le
detti tutta prima sudando e poi esultando… Italia, «Ciao 2001», e anche numerosissimi acquistarono quasi tutte, pubblicandole
oppure ci si stendeva a riposare su una delle dischi a 33 giri, soprattutto di importazione, ogni volta nel giro di una ventina di gior-
brande che c’erano sempre nel retro. che a Roma andavo a prendere in un forni- ni al massimo. Nello stesso periodo, presi
Insomma, non potevo lagnarmi di quella tissimo negozio di via Frattina, che li faceva anche a collaborare con la rivista «Horror»
mia naja obbligatoria, che mi consentiva di arrivare direttamente dall’estero. Poi scoprii diretta dal mio amico milanese Alfredo Ca-
scorrazzare libero per Roma un giorno sì che le due edicole in cima a via Veneto, la stelli, che ovviamente non si fece pregare
e uno no, cercando di approfittare di tutta mitica strada della Dolce vita felliniana, si- per ospitare i miei pezzi sulle sue pagine:
quella mia libertà a singhiozzo per riuscire tuate entrambe nei pressi dell’ambasciata inizialmente mi faceva compensare addi-
a combinare qualcosa che mi consentisse nordamericana, ricevevano tutte le princi- rittura con 30.000 lire ad articolo.
di restare a vivere nella Capitale anche pali riviste che uscivano negli Stati Uniti e In questa maniera, prendendo dei com-
dopo la fine del servizio militare. pensi saltuari ma abbastanza frequenti da
Cominciai infatti ben presto a organiz- «Ciao 2001», «Horror» e «New Cinema»
zarmi come si deve: un mio commilitone per tutte quelle mie collaborazioni, mal-
aveva la nonna che abitava nel quartiere «Non avevo grado che continuassi nel frattempo a fare
di San Giovanni e, saputo che cercavo una macchina da il servizio militare con il “SIOS”, comin-
una stanza in affitto per cambiarmi e met- ciavo a guadagnare discretamente, anche
termi in abiti civili nei giorni alterni in cui scrivere, ma potevo perché il costo della vita allora era ancora
ero libero, mi propose di andare lì da lei. utilizzare una delle molto basso e, per esempio, la stanza presa
Così feci e, non appena allo scoccare della in affitto a San Giovanni la pagavo appena
mezzanotte smontavo dal servizio in quel numerose che 10.000 lire al mese, mentre io, per rispar-
piccolo corpo di guardia speciale, uscivo c'erano negli uffici miare, durante le mie ventiquattr’ore di li-
dall’aeroporto e mi fiondavo a dormire nel- bertà assoluta dalla naja un giorno sì e uno
la stanzetta affittata a San Giovanni, poi della sede del SIOS» no, mangiavo solo la sera, facendo atten-
al mattino mi svegliavo, lasciavo da una zione a ordinare solo cose sostanziose ma
parte la divisa e indossavo invece gli abiti dal basso prezzo, di solito un piatto di pa-
civili e me ne andavo in borghese in giro sta al sugo e un crostino di prosciutto op-
per Roma, dandomi seriamente molto da così andavo lì regolarmente almeno una o pure la pizza. Mi rendevo però conto che,
fare per trovare un qualsiasi lavoro che mi due volte ogni settimana per acquistare le per riuscire a stabilirmi definitivamente a
permettesse, una volta concluso il servizio pubblicazioni di fantascienza tipo «Analog» Roma una volta finito il servizio militare,
militare, di poter restare a Roma. oppure «Famous Monsters of Filmland». E quei miei guadagni pur discreti non sareb-
quando finalmente mi accorsi che quelle bero stati sufficienti a consentirmi di resta-
Andar per edicole due edicole vendevano anche diverse rivi- re nella Capitale, soprattutto perché non
In quei miei tanti giorni liberi, grazie alle co- ste di musica rock americane e inglesi, presi erano regolari e continuativi, mentre a me
noscenze che avevo acquisito lavorando per a comperare pure quelle, perché in Italia al- per riuscirci serviva assolutamente di ave-
anni a Milano nell’ambiente editoriale fanta- lora non si sapeva quasi nulla di musicisti re la base minima garantita di almeno un
scientifico, presi contatto per esempio con già celebri all’estero e da me ammirati quali piccolo stipendio fisso mensile… altrimen-
i registi Mario Bava e Antonio Margheriti. Bob Dylan, Donovan, Jimi Hendrix, i Be- ti, una volta congedato, sarei stato costret-
Avevo anche allacciato un nuovo rapporto atles e i Rolling Stones, mentre su quelle to a ritornarmene mestamente a Milano,
di lavoro con la rivista milanese di cinema testate straniere c’erano spesso lunghe in- rinunciando forse per sempre a tentare la
«New Cinema», alla quale avevo comincia- terviste con loro e altri celebri colleghi. scalata al mitico mondo del cinema.
to a vendere alcuni articoli. Collaboravo nel Di nuovo, però, la fortuna mi aiutò e io, per
contempo anche con l’amico Ugo Malaguti, Inventarsi un mestiere la verità, seppi coglierla al volo, tanto è vero
che aveva fondato una casa editrice specia- Fu così che, ancora militare e sempre a che oggi vivo ancora a Roma e sono ormai,
lizzata in fantascienza, la Libra, e scrivevo caccia di soldi, mi venne in mente di ri- in questo 2023, più di cinquant’anni conse-
anche racconti, tutti regolarmente venduti prendere il testo di una di quelle interviste, cutivi che ci abito, mentre a Milano, la mia
e pubblicati. Non avevo una macchina da riscrivendolo per stendere una mia “falsa” Milano perduta, sono vissuto, in gioventù,
scrivere nella stanza di San Giovanni che intervista da proporre per la pubblicazio- soltanto per appena quindici anni prima di
avevo affittato, ma potevo utilizzare una ne proprio a quel giornale che leggevo, andarmene definitivamente via!
delle numerose che c’erano invece negli «Ciao 2001», che aveva la sede a Roma in
uffici della sede del “SIOS” dove prestavo via Cavour, nei pressi dei Fori Imperiali. Falsi d'autore
servizio, uffici che immancabilmente dopo La scrissi utilizzando le dichiarazioni rila- Ho scritto che la fortuna mi aiutò… o il caso,
le due del pomeriggio di ogni giorno feriale sciate dal musicista intervistato alla rivista se preferite, oppure… be’, insomma, chiama-
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Luigi Cozzi
Luigi Cozzi (con gli occhiali scuri) che di solito aiuta gli audaci… o gli spudora-
al lavoro su un set. Milano, 1967. ti, e quello forse ero io allora per cercare di
mettere disperatamente insieme ogni tanto
almeno qualche lira.
Il lunedì in Italia «Ciao 2001» era in vendi-
ta in tutte le edicole con quel titolo sensa-
zionalistico bene evidente sulla copertina,
anche se del tutto fondato solo sulle mie
speculazioni e forzature personali, eppure…
eppure, appena due giorni dopo, il mercole-
dì, da Londra le telescriventi di tutte le reda-
zioni cominciarono a battere e a diffondere
nel mondo la clamorosa e del tutto inaspet-
tata notizia che i Beatles avevano appena
annunciato la loro separazione.
Una combinazione
incredibile, una
telo pure come volete, ma ecco quello che sciogliere allora non passava per la testa nel coincidenza fantastica!
accadde. Era l’ultimo mese della mia perma- mondo proprio a nessuno: era un’evidente Due furono i risultati: quel numero di
nenza nell’Aeronautica Militare Italiana nel- mia forzatura titolistica per spingere il diret- «Ciao 2001» andò immediatamente e to-
la sezione speciale del “SIOS” di Centocelle tore di «Ciao 2001» ad acquistare quel mio talmente esaurito e un paio di giorni più
e credo che fosse la fine di febbraio e l’inizio articolo e quel punto interrogativo messo tardi io ricevevo una chiamata dalla reda-
di marzo del 1970 o giù di lì: io continuavo alla fine attestava propria la mia voluta esa- zione del “Ciao” in cui venivo convocato
regolarmente ad acquistare in via Veneto, gerazione giornalistica. con urgenza a colloquio dal nuovo diretto-
nell’edicola situata quasi di fronte all’amba- Portai l’articolo alla redazione di «Ciao 2001» re editoriale di quel settimanale.
sciata americana, le riviste statunitensi di in via Cavour e ovviamente loro, che nel frat- Sarò breve: il nuovo direttore, Saverio Ro-
musica rock cercando di ricavare dalle inter- tempo avevano cambiato direttore, colpiti tondi, convintosi forse che io fossi dotato
viste che vi leggevo sopra degli articoli che da quel titolo come se si fosse trattato di un di una preveggenza straordinaria oppure di
sarebbe stato possibile riscrivere per tenta- “scoop” autentico, decisero immediatamente un fiuto giornalistico sensazionale, mi offrì
re di venderli ancora a «Ciao 2001». La mia di prenderlo e di dedicare addirittura al mio durante quel colloquio di entrare a lavorare
tecnica a quel proposito era semplice: dopo pezzo la copertina del nuovo numero desti- fisso nella redazione di quel suo settima-
aver scelto il soggetto da utilizzare, escogi- nato ad uscire in edicola pochi giorni dopo, nale, affiancando l’altro redattore che già
tavo un titolo sensazionalistico, di quelli che trasformando, per essere più certi di sbalordi- c’era, Daniele Del Giudice, anche lui gio-
catturano subito l’attenzione, seguito da un re del tutto i lettori, il mio punto interrogativo vanissimo come me. Rotondi mi propose
breve sommario del pezzo altrettanto intri- (o, per meglio dirlo, dubitativo…) in un anco- quel posto fisso offrendomi 40.000 lire al
gante, e poi riscrivevo a modo mio il con- ra più eclatante e spudorato punto esclama- mese, più il pagamento a parte di tutti i
tenuto dell’intervista in inglese, calcando un tivo: “I Beatles si sciolgono!”. E così all’incirca miei articoli che venivano pubblicati… e in
po’ la mano sui punti che mi sembravano sette giorni dopo «Ciao 2001» andò in tutte le ogni nuovo numero ovviamente io sapevo
maggiormente interessanti o più contro- edicole d’Italia il lunedì mattina annunciando che sicuramente ce ne sarebbero stati al-
versi. Per la precisione, quella volta che per in copertina che i Beatles si scioglievano, an- meno due o tre, se non addirittura quattro,
me diventò fondamentale riguardo alla mia che se poi nell’articolo contenuto all’interno portando il mio stipendio fisso mensile ad
permanenza a Roma, scelsi di rielaborare un io scrivevo che forse, ripeto forse ma proprio almeno 70/80 mila lire garantite. Il che mi
paio d’interviste condotte separatamente forse, avrebbero potuto magari, un giorno assicurava, solo da quella fonte, un’entrata
su due differenti riviste nordamericane ac- lontano, eventualmente anche sciogliersi per regolare fissa sufficientemente sostanziosa
centuando fortemente i toni di quelle che via di alcune certe differenze di vedute che in quegli anni per permettermi di restare a
parevano essere delle semplici divergenze stavano emergendo dalle dichiarazioni di vivere a Roma non appena fossi stato con-
di opinioni tra John Lennon e Paul McCart- due di loro, ma che comunque non era per gedato dall’Aeronautica Militare Italiana.
ney, i due membri più acclamati dei Beatles, niente sicuro che lo scioglimento del gruppo Naturalmente, accettai al volo l’offerta,
fondendole un po’ insieme in maniera da far avrebbe potuto accadere per davvero. spiegando però che per ancora una ventina
sembrare al direttore di «Ciao 2001», colui In altre parole, quell’articolo era una mia di giorni avrei potuto andare a lavorare solo
che avrebbe dovuto decidere se acquista- semplice speculazione giornalistica in puro un giorno sì e uno no, in quanto in realtà
re quel mio pezzo oppure no, che il mitico stile da tabloid scandalistico, fondata sol- stavo ancora facendo il servizio militare,
quartetto inglese potesse essere per davvero tanto su alcune piccole divergenze di vedu- ma garantendo che, non appena fossi stato
sul punto di sciogliersi, e poi diedi al tutto un te emerse nel corso di un paio di interviste congedato, avrei preso a recarmi in redazio-
titolo forte che più forte non si può, di quelli normali rilasciate vari mesi prima in Ame- ne normalmente ogni giorno. Saverio Ro-
che fanno sussultare chi lo legge: “I Beatles rica da John Lennon e Paul McCartney e tondi, che grazie allo “scoop” (del tutto in-
si sciolgono?”. E faccio notare qui la presen- riprese (e accentuate) in quel mio articolo. ventato) che gli avevo fatto fare sui Beatles
za del punto interrogativo alla fine, perché Ma il caso ci mise lo zampino… o la fortu- aveva d’incanto acquisito una enorme stima
ovviamente il fatto che i Beatles si potessero na, se volete. Almeno per me. Dicono infatti nei miei confronti, mi disse che era lieto di
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ro che si trovava proprio quasi accanto alla
redazione di «Ciao 2001» dove io lavoravo,
in via Cavour, con la conseguenza che io
e lei ci incontravamo casualmente piutto-
sto di frequente quando, all’ora di pranzo,
finivamo per ritrovarci a mangiare qualco-
sa nello stesso bar. E così gli incontri e le
serate tra me, Dario e qualche volta anche
con sua moglie Marisa si fecero sempre più
frequenti, tranne che nel periodo luglio-
agosto del 1970 nel corso del quale lui fu
impegnato a girare il suo secondo, grande
L'aeroporto della Regia Aeronautica Francesco Baracca, film thrilling, Il gatto a nove code. E poi, nel
oggi dell'Aeronautica Italiana, dismesso perchè settembre sempre di quel fatidico 1970, av-
circondato ormai da ogni parte dai casermoni venne che, mentre parlavo tranquillamente
del popolare quartiere romano Centocelle. con lui al telefono, Dario inaspettatamente
mi disse: “Sai, ora che ho finito di girare Il
avermi assunto e di essere sicuro che sarei gatto a nove code, sto già incominciando a
stato tra i suoi più fidati collaboratori. «La mia tecnica pensare al mio nuovo film. Tu te la sentiresti
Fu così che venni regolarmente assunto di provare a scriverlo insieme a me?”.
come redattore di «Ciao 2001», un lavoro era semplice. Superati i primi momenti di sorpresa per
che mi piaceva e che mi avrebbe portato Escogitavo un titolo quella proposta inaspettata, ovviamente dis-
nei mesi seguenti a conoscere da vicino (e si subito di sì, e con grande entusiasmo… E
soprattutto per davvero!) numerosi can- sensazionalistico siccome Dario era piuttosto impaziente di
tanti e gruppi musicali che stimavo (inclusi e riscrivevo a modo iniziare, combinammo un appuntamento per
miei idoli quali i Rolling Stones, di cui addi- incominciare a farlo subito. E così ebbe final-
rittura mi occupai per il “Ciao” in occasione mio il contenuto mente inizio per me anche l’attività di sce-
della loro esibizione italiana, avvantaggia- dell'intervista neggiatore nel cinema romano professionale!
to dal fatto che ero l’unico tra i giornalisti Scritto quel film e iniziata la sua preparazione,
scelti per intervistarli che parlasse la lingua in inglese» alcuni mesi dopo, all’incirca alla metà del 1971,
inglese). Ma feci anche molto d’altro per il Dario mi chiese di seguirlo anche durante le
“Ciao”, perché, allora come oggi, avevo riprese, fungendo da suo aiutante alla regia e
una gran facilità e rapidità nello scrivere: Arriva Dario io ovviamente accettai con entusiasmo, per-
a parte numerosi articoli sulla letteratu- Proprio durante gli ultimissimi giorni del ché quello era ciò che più di ogni altra cosa
ra di fantascienza, sul giallo, sull’orrore mio servizio militare, all’inizio di marzo con tanti sacrifici ero venuto a Roma a fare.
e su altri generi “pulp”, ben presto riuscii del 1970 risale un altro passo importante Fu per questo, e solo per questo, che a quel
a conquistarmi una pagina fissa su «Ciao della mia vita, ovvero il mio primo incon- punto dovetti lasciare il mio posto di redat-
2001» dedicata solo alle novità del cine- tro con il regista Dario Argento, che aveva tore del settimanale «Ciao 2001», sul quale
ma e prendendo inoltre a scrivere su quel appena esordito nelle sale con il suo primo in poco più di un anno avevo pubblicato tra
settimanale, oltre che di musica, anche film L’uccello dalle piume di cristallo e che l’altro almeno una settantina di miei articoli,
parecchi pezzi sui registi, gli attori e i film io decisi di andare a intervistare proprio firmati con il nome mio oppure avvalendo-
che preferivo. Al tempo stesso, cominciai per «Ciao 2001» e «Horror» quando nes- mi dei più vari pseudonimi.
a guardarmi intorno perché, ora che avevo suno ancora in Italia se lo filava. Da allora, Dalla amata redazione di «Ciao 2001» pas-
uno stipendio fisso e che stavo per venire scoprendomi in perfetta sintonia d’idee sul sai direttamente a lavorare sul magnifico set
congedato dall’Aeronautica, avevo asso- cinema e i generi con lui, è nata tra noi due del film di Dario Argento 4 mosche di vel-
lutamente bisogno di trovare a Roma una una profonda amicizia sincera che dura an- luto grigio… Ma prima di concludere voglio
vera casa in cui andare ad abitare. cora oggi, più di cinquant’anni dopo, e che descrivere brevemente le due diverse con-
Ma prima di proseguire, voglio far notare ci ha visti di frequente collaborare insieme duzioni di «Ciao 2001» con cui ho lavorato.
anche un’altra coincidenza straordinaria e sui set di sue opere ben note quali 4 mo- Nella prima fase della mia collaborazione,
molto personale della mia vita: il settima- sche di velluto grigio, Le cinque giornate, La infatti, quando la sede era in un apparta-
nale rock/pop «Ciao 2001», così importan- porta sul buio, Phenomena, La sindrome di mento di via Cavour, tra la stazione Termini
te per me, era edito da una società che si Stendhal e altre di grande successo ancora. e il Colosseo, la casa editrice era di proprietà
chiamava Leti, abbreviativo del nome (Le- I nostri gusti coincidevano anche in fatto di di un costruttore romano che l’aveva chia-
tizia) della moglie del suo primo editore, musica e, oltre ad andare spesso al cinema mata Edizioni Leti, come l’abbreviativo del
un costruttore. E proprio sempre Leti sa- insieme, partecipavamo volentieri a ogni nome della moglie che lui aveva, anche se
rebbe stato, a partire da circa una ventina concerto rock che si svolgeva a Roma. Per poi l’onnipotente e invadente segretaria
di anni dopo, l’abbreviativo con cui mi ri- di più, nel frattempo, avevo anche allaccia- di redazione di quel settimanale era la sua
volgo alla donna della mia vita, Letizia: per to ottimi rapporti con sua moglie Marisa, la amante assai più giovane. Il direttore del
l’appunto, Leti. La mia Leti. Strano anche quale, per un’altra combinazione curiosa, giornale era il giornalista Sergio Marchetti,
questo fatto, vero? frequentava nel 1970 un istituto del restau- un professionista preciso, pacato ed esem-
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Luigi Cozzi
plare, in seguito trasferitosi alla Tattilo (l’e- una scarsa visione estetica, con il risultato nel 1971, quando lasciammo l’appartamento
ditrice di «Playmen» e «Scienza 2000»), che la parte di ogni numero di «Ciao 2001» di via Cavour nei pressi dei Fori Imperiali
mentre in redazione era animata dalla vul- impostata dal fratello Piero risultava estre- per trasferirci nel quartiere dove ho sempre
canica Emanuela Moroli, un’altra capace mamente ricercata e ben curata, mentre lavorato da allora a oggi, ovvero in Prati,
giornalista colma di entusiasmo sessantotti- l’altra, quella impaginata da Nando, era poco oltre la centralissima piazza del Popo-
no e fissata con gli hippy, ma comunque as- purtroppo piatta e del tutto priva di qualsi- lo e prima del Vaticano, dove ancora oggi
sai abile. L’amministrazione del giornale era asi invenzione grafica. Il lavoro di controllo conduco in via dei Gracchi 260 il negozio
invece abbastanza discutibile e soprattutto in tipografia poi lo curavo io, perché nessun Profondo Rosso e il Museo degli Orrori di
ben poco puntuale: non si sapeva mai con altro nella redazione ci era voluto andare, Dario Argento, che chiunque ogni giorno
esattezza quando collaborazioni e stipendi mentre a me solo conveniva. Mi spiego: (tranne la domenica) può visitare. E proprio
sarebbero stati pagati, anche se comunque grazie allo stipendio che mi passava «Ciao Profondo Rosso è vicinissimo a quella via
alla fine i soldi, sia pure a fatica, arrivavano. 2001» io ero andato a vivere in una man- Boezio del quartiere Prati in cui si trasferì
In seguito, quando ancora la sede si trovava sarda in fondo a viale Jonio, a Montesacro, nel 1971 la redazione di «Ciao 2001».
in via Cavour, nell’organico di «Ciao 2001» mentre la tipografia non si trovava troppo Un’ultima parola la riservo infine per il mio
entrò come supervisore editoriale e ammi- lontana da lì, appena passata la malfamata compagno di avventure nell’incredibile,
nistrativo Saverio Rotondi, un giornalista (anche allora) borgata di San Basilio, sulla giovane redazione di «Ciao 2001», il com-
esperto ed estremamente preciso che, nel via Tiburtina. Quindi in macchina ci arri- pianto Daniele Del Giudice, che, mentre io
breve volgere di due o tre mesi, trasformò vavo dalla mia abitazione sì e no in appe- nella scrivania accanto alla sua sognavo di
radicalmente l’intera struttura della casa na dieci, quindici minuti al massimo. La entrare nel mondo del cinema, lui, simpa-
editrice. Stipendi e collaborazioni da quel chiusura tipografica del giornale avveniva ticissimo e pazzo forse persino più di me,
momento vennero versati sempre con una il mercoledì pomeriggio, mentre nella not- agognava di mettersi a scrivere testi per
precisione e regolarità assoluta. Dopo poco te del giorno successivo bisognava tornarci il teatro oppure libri. E proprio scrivendo
altro tempo, il costruttore-editore e la sua per verificare le correzioni effettuate e dare romanzi per l’Einaudi Daniele è riuscito,
personale segretaria-amica di redazione l’okay alla stampa. Di conseguenza, il diret- molti anni dopo, a diventare uno dei più
sparirono e allora Saverio Rotondi diventò tore di «Ciao 2001», affidando a me quell’in- noti e apprezzati narratori italiani, prima
l’editore di «Ciao 2001», immediatamente carico, mi aveva esentato dall’obbligo di re- che una malattia assassina gli interrom-
fondando almeno due altre riviste mensili carmi in redazione tanto il mercoledì che il pesse la carriera in ascesa e la vita.
(quella per donne intitolata «Aggiornatis- giovedì, per via della mia necessità di stare Sempre insieme a me, Daniele aveva an-
sima» e una di calcio diretta dal giornalista in tipografia. In altre parole, l’obbligo della che scritto i copioni di alcuni dei film che
Aldo Biscardi, quello che sarebbe diventato mia presenza in redazione si era ristretto ho diretto: L’assassino è costretto ad ucci-
celebre in televisione con Il processo del soltanto al lunedì, al martedì, al venerdì e al dere ancora con George Hilton, Dedicato
lunedì). Rotondi modificò profondamente sabato mattina, il che significava per me che a una stella con Pamela Villoresi e Richard
anche la struttura redazionale del settima- avevo un’enormità di tempo libero per de- Johnson, Hercules e Le avventure di Ercole
ne pop/rock per giovani, eliminando Sergio dicarmi ad altre cose, in quanto quelle due 2, entrambi con Lou Ferrigno e il secondo
Marchetti e depotenziando Emanuela Mo- incombenze in tipografia io riuscivo sempre pure con Milly Carlucci in una delle sue
roli, affidando l’intero lavoro redazionale a a sbrigarle impiegandoci al massimo un’o- rare apparizioni cinematografiche.
me e a Daniele Del Giudice, affiancati solo ra o poco più. Quella del dover andare due «Ciao 2001», bei tempi dunque quelli di allo-
di mattina per tre giorni alla settimana dal giorni alla settimana in tipografia fu davve- ra: eravamo tutti pieni di entusiasmo, di spe-
giornalista del quotidiano «Il Tempo» Toni- ro un’ottima cosa per me, credetemi. ranze e stracolmi di vita, insomma giovani.
no Scaroni, al quale io e Daniele mollavamo Devo inoltre ricordare il cambio di sede Bei tempi, per davvero! Posso soltanto
tutti gli articoli che non ci andava proprio di della redazione di «Ciao 2001» che avvenne rimpiangerli, ora.
dover fare, in genere, le pagine di pubblicità
occulta a pagamento impostate su certe at-
trici e cantanti di scarse speranze oppure su Beatles o Rolling Stones? Lanciato da
motociclette e altri prodotti da reclamizzare «Ciao 2001», diventerà un inossidabile
presso il pubblico giovane. tormentone della cultura pop italiana.
Il grafico e il fruttarolo
La parte grafica del giornale veniva curata
invece dal bravissimo Piero Di Silvestro, il
quale era un maestro nell’inventarsi sem-
pre nuove impaginazioni molto colorate ed
efficaci. L’unico problema con lui era che
lavorava per «Ciao 2001» soltanto al mat-
tino, mentre al pomeriggio aveva messo
a curarsi della grafica del settimanale suo
fratello Nando, che era simpaticissimo
e con il quale io e Daniele scherzavamo
molto. Purtroppo però Nando, che al mat-
tino di mestiere faceva il fruttarolo, aveva
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CIAO 2001, N. 15, 15 APRILE 1970
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L'hippy
più ricco
del mondo
Pace, amore & business: la strana storia
di Giancarlo Fulgenzi, imprenditore dalle
intuizioni geniali al servizio di una filosofia
genuinamente alternativa.
elle foto di sessant’anni stribuito subito, idee, innovazioni, diverti- di paglia. C’era un tipo che cercava questo
erano simbolo di grande evasione. I ragazzi tavola quando hai ospiti e la conversazione
le accendevano e sentivano di vivere una langue, allora tutti fanno domande, fanta-
trasgressione. Ho portato in Italia anche sticano. La fantasia ci toglie dalla monoto-
Snoopy, ne avevo l’esclusiva. Qui avevamo nia, è una risorsa grandiosa. Così cominciai
il Monopoli e il Gioco dell’Oca. I nostri ne- con «Ciao 2001»: cercando di stimolare la
gozi erano luoghi di libertà, dove potevi toc- fantasia dei ragazzi.
care tutto e prendere quello che volevi. Mi
dicevano che ero un pazzo e mi avrebbero Libertà, amore universale, no alle
depredato, invece non è stato così. Qual- regole che opprimono e sono insen-
cuno prendeva qualcosa per gioco e poi la sate… Queste idee, espresse su una
riportava, dicendo “Vedi come sono stato rivista molto diffusa e in un clima non
bravo, come te l’ho fatta sotto il naso”. E io certo libertario, non le portarono qual-
rispondevo: “Hai fatto bene, se t’è riuscito”. che problema?
I nostri negozi erano la prova che si può Più d’uno. Intanto, perché molti comincia-
vivere nell’eleganza, nello stile, nell’abbon- rono ad accusarmi di essere ipocrita: tu fai
danza senza essere miliardari, solo avendo il furbo, parli di libertà, di un mondo bello
gusto e fantasia. Di tutto questo parlavo su di fantasia e di piccole cose che possono
«Ciao 2001». Dicevo ai ragazzi che doveva- dare grandi emozioni, però con tutto que-
no abituarsi ad avere fiducia, a coltivare il sto ci fai un business, dietro ci sono solo i
senso di libertà che è innato e che se non soldi. Un appunto che era in parte vero, ma
trova modo di esprimersi viene soffocato, a non a livello profondo. Ora che ho novan-
considerare la libertà un diritto e anche un tatré anni, lavoro ancora perché anche se
dovere, per cui è importante che si rispetti tavolino, che era abbastanza ampio, e co- ho guadagnato e fatto girare tanti soldi, ieri
la libertà dell’altro. Un concetto molto sotti- minciavo a trafficare. La gente si stupiva, come ora ho reinvestito nel lavoro, per cui
le. Un concetto molto anarchico. Infatti, io mi guardava, domandava. Era un modo di quello che la gente mi dava glielo rendevo
sono anarchico nell’anima. fare quattro chiacchiere e meravigliare le tutto. Ho sempre lavorato su prezzi bassi:
persone… ché poi, meravigliare le persone un bel piatto di coccio colorato bene, una
Una marea di lettere che la sommerge- era il mio lavoro e il mio piacere. Le Botte- bella candela, e mangi pane e olio come un
va ogni settimana, ha detto. Quando ghe erano basate su questo. All’isola d’Elba, nababbo che manco Berlusconi. L’impegno
trovava il tempo di leggerle, preso per esempio, trovai ciottoli stupefacenti a mio è stato sempre di insegnare alla gente
com’era dai suoi mille impegni e pe- ciambellina, li misi ciascuno in una scato- a vivere alla grande con cifre modeste. Ho
rennemente in viaggio? lina con una storiella per metà vera e per fatto anche una linea di mobili che hanno
Quando ero nel “Pendolino”, treno che metà inventata (ci aveva camminato sopra lasciato il segno perché erano pensati per
faceva Roma-Milano in breve (per allora) Napoleone quando era in esilio, li aveva i giovani che prendevano una piccola casa
tempo. Infilavo tutte le buste in un sac- raccattati Gino Brambilla che aveva vissu- in affitto e non avevano possibilità (fortu-
co e quando ero seduto le rovesciavo sul to vicende incredibili…): ne vendemmo 50 natamente l’Ikea non c’era ancora), ma non
mi pezzi. Gli oggetti sono la storia
mila volevano rinunciare alla bellezza.
no scritta delle nostre vite, in Ame-
non
ric certi oggetti li chiamano talkin’
rica Lei ha creato oggetti che non solo
pie
pieces, sono quelli che si mettono a hanno venduto tantissimo, ma hanno
suscitato scalpore. Per
esempio il diario col luc-
chetto, il pullover a forma
di pisello, la bambola
incinta…
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Giancarlo Fulgenzi
«M'inventai una
cosa che oggi pare
ingenua e patetica:
un diario con un
lucchetto. Era il
segno di una
ribellione»
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CIAO 2001, N. 25, 23 GIUGNO 1971
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CIAO 2001, N. 28, 14 LUGLIO 1971
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Amore,
pop e
anarchia
Fra i ragazzi bene del San Leone Magno,
a un certo punto s’intrufolano due schegge
impazzite: Carlo Silvestro e Silvia
Fardella sono due hippy autentici, che
girano l’Italia in autostop e praticano l’amore
libero nella mitica comune di Terrasini.
iamo alla vigilia del ’68, una ragazza che quella parola, “Comune”, Carlo Silvestro e Silvia Fardella (a destra) fotografati
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CIAO 2001, N. 11, 18 MARZO 1973
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CIAO 2001, N. 50, 15 DICEMBRE 1970
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CIAO 2001, N. 50, 15 DICEMBRE 1970
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Quegli
irripetibili
anni 70
«Ciao 2001» ha raccontato ai giovani italiani la rivoluzione del
pop e i cambiamenti del Paese. E naturalmente, con le cronache
di Franco Montini, la nascita di un nuovo modo di fare cinema.
hi era ragazzo a cavallo de- linguaggi, e dal teatro, dove inediti fermenti Un giovane Franco Montini.
diverso dalla realtà odierna e le opportuni- acquisto di musica sembrano appartenere cinema nella sua forma tradizionale si è
tà di confronto era molto ridotte. La carta a un'epoca preistorica: rispetto al presente perso, provocando anche un generalizzato
stampata era l'informazione tout court e i negozi di musica, spesso piccoli locali con abbassamento della cultura cinematografi-
rappresentava praticamente l'unico mezzo personale scarsamente informato, erano ca. È paradossale, ma è un dato di fatto: ieri
di dibattito: insomma nel mondo giovanile quanto mai numerosi e i frequentatori, in se un cineclub offriva l'occasione di poter
«Ciao 2001» è stata un'esperienza formati- vista di un possibile acquisto, erano soliti visionare un certo film che non si era mai
va unica e probabilmente irripetibile. Non richiedere di poter ascoltare il brano o più visto, si correva in sala quel giorno per non
è un caso che in tutte le tornate elettorali brani, rinchiudendosi nelle apposite cabi- perdere quell'unica opportunità. Oggi che
che si susseguono negli anni 70, i rappre- ne, dove si sarebbe voluti restare dentro per l'intero patrimonio cinematografico è prati-
sentanti di tutti i partiti si affrettino a ri- interi pomeriggi. Anche la musica, come i camente a disposizione, magari si compra il
spondere alle domande poste dal giornale, film, era legata a un supporto fisico. Oggi Dvd di quel film non ancora visto, ma poi il
anche perché, nel frattempo, nel 1975, an- una canzone si può ascoltare attraverso la Dvd in questione viene riposto nell'apposi-
che grazie alle campagne di «Ciao 2001», rete, mentre i film arrivano in sala grazie a to scaffale con il proposito di visionarlo l'in-
viene approvata la riforma che estende la un link, e le pesanti pizze sono un retaggio domani, ma quel domani viene continua-
possibilità del voto ai diciottenni. del passato: cinema e musica si sono sma- mente procrastinato: la consapevolezza del
terializzati. possesso fa sì che poi quel film, in realtà, si
Gli anni della sala buia Il fatto è che la nascita e l'affermazione di finisca per non vederlo mai.
Ma gli anni Settanta erano davvero un'altra «Ciao 2001» coincidono con un momento Tutto si è molto complicato anche dal
epoca in tutto, musica compresa. Oggi le di cambiamenti epocali nella cultura, nel punto di vista dei contenuti, perché le di-
uscite di brani e album avvengono attra- costume, nella tecnologia. Ne è testimo- stinzioni e le diversità fra i prodotti sono
verso campagne planetarie e tutto è imme- nianza il cinema, dove le differenze sono sempre più labili: è un intrecciarsi fra film e
diatamente disponibile in qualsiasi angolo enormi sia per modalità di consumo, che serie, film che escono in sala in più punta-
del mondo. Cinquant'anni fa non era così: per linguaggio e contenuti. Nel 1970 si te, progetti nati per il piccolo schermo che
per conoscere tempestivamente ciò che staccavano in Italia oltre 500 milioni di bi- finiscono sul grande e viceversa. Inevitabil-
avveniva oltreoceano bisognava rivolgersi glietti ogni anno, ridotti al presente sotto mente non si capisce più per quale modali-
ai giornali specializzati, «Billboard» in te- la soglia dei 100 milioni, con l'inevitabile tà di consumo nascano e siano prettamente
sta, con le mitiche classifiche di vendita dei scomparsa, nel frattempo, di alcune miglia- destinati certi prodotti. Nel frattempo sono
vinili, reperibili solo in rare edicole ubicate ia di sale. Ma, paradossalmente, nel corso cambiati, come è ovvio, i protagonisti del
esclusivamente nelle grandi città. In Italia di questi anni, il consumo di immagini è cinema, ma sono emersi, proprio a cavallo
anche la pubblicazione dei dischi era quan- enormemente cresciuto grazie alla nascita fra gli anni Sessanta e Settanta, sia in Italia
to mai ridotta: per conoscere e ascoltare e alla diffusione dapprima dei Vhs, poi dei che all'estero, fenomeni che hanno rivolu-
molti nuovi artisti e gruppi era necessario Dvd, la proliferazione di canali televisivi, zionato la produzione. Negli USA è proprio
rivolgersi ai negozi specializzati nell'impor- l'avvento della rete. Alla generazione che a partire dalla seconda metà degli anni Ses-
tazione di dischi pubblicati solo all'estero il cinema lo ha conosciuto e frequentato santa che sull'industria americana si abbat-
e spesso i collaboratori musicali di «Ciao esclusivamente davanti al grande scher- te la grande ondata della New Hollywood.
2001» compivano lunghi viaggi lungo tutto mo nella sala buia, sono seguite genera- I grandi Studios, già in sofferenza, sono tra-
lo Stivale per poter mettere mani e orecchie zioni cresciute davanti al televisore di casa
su agognati album e 45 giri. Le modalità di e successivamente davanti al monitor del Un servizio di Montini, pubblicato su «Ciao 2001» n. 22
proprio computer. La sacralità e il rito del del 4 giugno 1972.
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Franco
Fran
Franco
anco M
Montini
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CIAO 2001, N. 37, 17 SETTEMBRE 1972
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Con Ennio sotto i palchi
del grande
rock
La storia di Piero Togni è quella
di una passione tramutata in
professione. Anche grazie agli amici
di «Ciao 2001» e a quel direttore
che sceglieva le foto una per una.
Intervista di Maurizio Becker A che tipo di concerti preferivi andare? Il primo servizio che ti pubblicarono?
e Renato Marengo. Foto di Piero Togni Andavo al Piper, dove in quel momento Credo i Genesis. Poi ne ho fatti tantissimi:
facevano soprattutto concerti pop, tipo i Procol Harum, i Led Zeppelin, i Gentle
Rocky Roberts o Patty Pravo, ma già sta- Giant, i King Crimson, gli Henry Cow con
vano arrivando i primi complessi, come Robert Wyatt. E poi soprattutto tanti fe-
ome sei diventato foto- il Banco di Mutuo Soccorso. Frequenta- stival, tipo il Be-In a Napoli.
C grafo specializzato in
musica?
Ai tempi di «Big» andavo
a Bandiera gialla, con Re-
nato Zero. Avevo questa passione per la
re il Piper significava conoscere anche i
giornalisti, così fui presentato agli amici
di «Ciao 2001» e loro mi portarono dal
direttore. Gli mostrai un po’ di foto, a lui
piacquero e così mi affiancai a Ennio An-
Andavi per conto tuo o mandato dal
Ciao?
Andavo per conto della rivista. Arrivavano i
Genesis al Palazzo dello Sport e la segreteria
musica da quando avevo da 16-17 anni. tonangeli, che era il loro fotografo ufficia- di Ciao mi accreditava. Ovviamente, mi si
Così, visto che occorreva specializzarsi, e le. Una figata. aprì poi tutto un discorso di case discografi-
non mi andava di fare i matrimoni o fo- che interessate alle foto, perché c’erano un
tografare i tramonti, decisi di puntare sui Cos’aveva secondo te in più il Ciao? sacco di riviste che si occupavano anche di
musicisti. E iniziai ad andare ai concerti Una strategia. Ad esempio, quelli di Ciao musica ma non avevano i loro fotografi né
con la mia macchina fotografica. arrivavano fuori dai palazzetti dove si acquistavano i servizi interi. Per cui, erano
tenevano i concerti con i bagagliai delle le case discografiche a fornirgli il materiale.
Che macchina usavi? loro macchine pieni di copie da distribu-
All’inizio avevo una Nikon, poi ho preso ire gratuitamente. Facendo così, si fecero Solo «Ciao 2001» acquistava l’intero
anche la Hasselblad. conoscere subito dal loro pubblico. servizio?
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Sì. Ricordo che Rotondi esaminava at- Robert Wyatt e gli Henry Cow in concerto a Piazza
tentamente il contenuto della scatoletta Navona. Roma, giugno 1975. A destra: Derek Shulman
delle diapositive e sceglieva gli scatti che dei Gentle Giant. Nella pagina succesiva: Robert Fripp
gli piacevano. Ma il servizio lo comprava dei King Crimson.
per intero. E si teneva le scatolette. Le
diapositive erano tutte copie uniche, per particolare le foto di David Hamilton. Al-
cui rimaneva tutto a loro. lora andava quel modo di fare foto flou. Il
Perigeo ad esempio, lo fotografai un po’
Se le avessi vendute singolarmente, alla Hamilton, con degli effetti colorati un
sicuramente ci avresti ricavato molto po’ sfumati.
di più.
Be’ sì, con quel sistema guadagnavo poco, Prima accennavi al lavoro che vi si
ma in compenso pubblicare su «Ciao aprì con le case discografiche…
2001» era un biglietto da visita prestigio- Sì: spesso le case discografiche i cantanti
so. Anche a livello internazionale. ce li facevano fotografare anche in studio,
per dei servizi che poi utilizzavamo con
Quanti erano i fotografi che seguiva- le altre riviste. E dai quei servizi spesso
no la musica? nascevano anche le copertine dei dischi.
Alla fine, su Roma eravamo pochissimi.
Praticamente, Antonangeli e io, e basta. Ne ricordi una?
Poi si aggiunsero Carlo Massarini e Maria Per esempio, Venditti: la RCA utilizzò per
Laura Giulietti, che però erano più giorna- un interno di copertina una mia foto di lui
listi che fotografi. A Milano c’erano Guido con un pianoforte lunghissimo. Ma anche
Harari e Roberto Masotti, due maestri. con Enzo Micocci ho lavorato molto.
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Piero Togni cattura l'energia
live dei Rolling Stones.
io, con Micocci. Anzi, a Micocci Gianni ce nagement, il più delle volte obbligo Nel 1972 andai in Inghilterra con gli Osan-
lo portai proprio io: lui si esibiva al Folkstu- di sottoporre le foto per ottenere l’ok. na, che dovevano registrare nello stesso
dio e io registrai con le sue canzoni. Come si lavorava allora? studio in cui stava lavorando Elton John.
No, allora non c’era nessun tipo di con- La sorpresa fu che trovammo proprio lui,
Parlavamo dei servizi che realizzava- trollo. Poi noi con gli impresari, Mamone che stava provando al piano. Credo di
te, oltre ai live… Sanavio, Zard, avevamo un bellissimo avergli fatto anche un paio di foto, che
Ricordo ad esempio che in un hotel fo- rapporto. Pensa che un giorno andai al probabilmente non ho mai pubblicato.
tografai Andrew Lloyd Webber. Ma la Festival di Venezia per fotografare Dia-
maggior parte dei servizi li realizzavamo na Ross. E incontrai David Zard, che mi Parliamo delle foto inedite di David
in un teatro di posa che Antonangeli ave- disse: “Ci sono i Rolling Stones a Vienna, Bowie. Sono del 1977, giusto?
va allestito in viale Angelico. Era un posto perché non ci andiamo insieme?”. Sì, esatto. In quel caso andai come free
strategico, perché era abbastanza vicino Tieni presente che lui era molto amico di lance, chiamato dalla casa discografica.
sia alla RAI che agli uffici delle case di- Mick Jagger. Fatto sta che prendemmo Stavano giravano un video per Odeon, il
scografiche. Lì portavamo gli artisti quan- una Dyane e, credo con Marco Ferranti, programma tv di Paolo Giaccio. Di solito,
do andavano fatti dei posati. Lui portava i partimmo per Vienna. Una volta arrivati, i servizi di Odeon li davo a «TV Sorrisi e
suoi clienti e io i miei. Zardi mi portò nel camerino degli Stones Canzoni». Ma Bowie non me lo presero e
e mi presentò, chiedendogli di consentir- mi rimase sul groppone.
C’era una differenza stilistica fra voi mi di fare qualche foto. Mi diedero 5 mi-
due? nuti per scattare qualche posa e quello fu Come mai non provasti a darlo ad altri?
A mio avviso sì: Ennio era abituato a fo- un servizio veramente esclusivo. Con Ciao non ci lavoravo più, «Muzak»
tografare i concerti con il flash. Io invece era finito e quindi quel servizio mi è
preferivo le luci naturali del palco, quindi Finì sul Ciao? rimasto nell’archivio. Ma ogni tanto
senza flash. Di conseguenza, le mie foto No, quel servizio lo feci per «Muzak», un poteva succedere: mi ricordo di un ser-
venivano più sgranate, ma forse più d’ef- nuovo mensile milanese al quale collabo- vizio di Zappa a Milano, di uno di Ray
fetto. ravano anche alcune firme di Ciao, Inso- Charles a Roma e di altri ancora rimasti
lera, Baiata e Ferranti. totalmente inediti. Una volta con Baia-
Oggi la vita di un fotografo da palco è ta andammo a Londra per The Who e
molto complicata: tempi ridottissimi Di occasioni esclusive ne avrai avute pensa che quelle foto sono uscite solo
per scattare, controllo stretto del ma- parecchie… adesso, in un libro.
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Piero Togni
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E scrivere di musica
lo chiami lavoro?
Anarchico nell’anima, Maurizio Baiata è stato una delle firme simbolo di «Ciao 2001». In questo
travolgente autoritratto, racconta dei suoi colleghi, della musica che l’ha segnato per sempre, di
quando passò dalle moto alle chitarre e… di quella storica gaffe con Riccardo Bertoncelli.
Testo: Maurizio Baiata
hhhhhhhhh, e così, tornia- le e poi si perdono le novità discografiche, e moderne strutture del San Leone Magno,
A mo a parlare di quelle 68
pagine che secche secche
fanno immensa fatica a sta-
re dritte in qualunque scaf-
fale privo di puntelli e reggilibri, colorato, di
legno, di plastica, basta che tenga su quei
le rubriche, le lettere al Direttore, allo Psi-
cologo e all’Angolo del Pop che ho curato
per circa tre anni dannandomi l’anima per
far sì che i ragazzi, i lettori, non si adirassero
e trovassero modi equilibrati per esprimere
i propri pareri, accendendo discussioni in-
edificato nello stesso periodo dell’EUR, la
Roma delle maestose architetture dell’im-
pero fascista, ampliato dalla capitale delle
lottizzazioni favorite dalle Olimpiadi del
1960. Il San Leone è rimasto tale e quale,
all’incrocio fra la Nomentana e piazza di S.
fogli spillati con la copertina solo un po’ più terminabili su quel gruppo o quell’artista… Costanza, dotato di palestra, piscina, chie-
spessa rispetto alle pagine interne in carta e c’era Enzo Caffarelli che, molto esperto sa, ampi cortili su cui si affacciano le aule
velina che però miracolosamente “teneva- anche se più giovane di tutti e senza essere tutte finestrate e un campo da basket re-
no” la stampa, sia a colori sia nel rigoroso un redattore, per carattere mal sopportava golamentare: i Fratelli Maristi avevano ben
bianco e nero che lo ha sempre caratteriz- le dispute fra i collaboratori. sfruttato ogni centimetro per dare ai ram-
zato. Altra soluzione funzionale, impilare Fra i colleghi che allora iniziarono a scri- polli della Roma bene ambienti degni del
le copie numero su numero, ma quattro al vere per «Ciao 2001» e che oggi sono qui a loro rango e sui cui banchi avevano studia-
mese non fai neppure in tempo a goderte- raccontarlo, alcuni venivano dalle eleganti to anche i tre massacratori del Circeo. Già.
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E si fece e si è sempre fatto finta di niente.
Ma io quelli li conoscevo e ciò di cui si sono
macchiati non fu affatto una sorpresa. Ma
sopravvoliamo. L’istituto aveva anche un
piccolo parcheggio cui si accedeva da un
cancello laterale: lì il mitico professor Wal-
ter Mauro, giornalista, scrittore e saggista
di chiara fama, sistemava la sua Porsche
911 S bianca… Eccerto, sembrano scene di
un’altra vita, ma fa bene ricordare.
Perché «Ciao 2001» è nato dai corridoi,
dalle aule e dai cortili del San Leone. Il che
ci fa riflettere rispetto al “momento stori-
co” di allora, un viaggio a ritroso, a ben
oltre 50 anni fa, quando il tempo scorreva
lento e ogni giorno sembrava non finire
mai. Il suono del Pop e dell’Underground Così si presentava negli anni 70
scandiva le ore e i minuti e rappresentava il Liceo San Leone Magno di Roma.
la linea pacifista che faceva da antidoto
alla violenza politica che già dilaniava la da quella ragazzina che mi corrispondeva
nostra generazione. «Dentro di me con sguardi e sorrisi dalla finestra. Dopo
un paio di anni m’illudo ancora che D. sia
Non ero un pariolino sentivo un afflato invaghita e mi dia una chance. Va al Giu-
Frequentavo il San Leone, ma abitavo in dark, che di mistico lio Cesare, quello di Venditti. Un giorno si
via Valpolicella, nel popolare quartiere delle convinse a uscire e andammo a villa Ada.
Valli costeggiato dal fiume Aniene e a ridos- e cattolico aveva Ci sedemmo su una panchina sul viale e mi
so di Montesacro, che poi salendo diventa- ben poco, ero avvicinai molto molto al suo viso, provan-
vano i Villini, e le palazzine si facevano via do a baciarla. E fu così che ancora ades-
via più signorili andando verso Talenti. ossianico, carico so il cuore mi sobbalza sapendo che non
Già nei primi anni Sessanta di collegio, il di visioni plumbee» c’è più, che quello che devo ricordare di
mio contatto con la musica era la radiolina lei vale per l’emozione che provo nel rac-
a transistor che trasmetteva i programmi contarlo. Non ci siamo mai messi insieme,
di Radio Luxembourg. Metti l’auricolare ma andavamo a villa Ada e al parco Ne-
Maurizio, così senti solo tu. E se ti arriva Roma che già volevo leggera e scanzonata, morense e la cosa insomma era piuttosto…
Eve Of Destruction con la voce roca di Bar- ma non sanremese. Mi piacevano i Troggs problematica, cosa puoi combinare con
ry McGuire o i Cupid’s Inspiration di Ye- di Wild Thing, gli Hollies di I Can’t Let Go, una quindicenne vergine di ferro non po-
sterday Has Gone, vuol dire che già mol- le cui parole oggi capisco bene – tratta di tendola portare a casa, nella tua cameretta
to per te sta cambiando, rispetto al beat un ragazzo che non accetta di essere re- a sentire i dischi insieme? Mia madre, me
italiano dell’Equipe 84 e dei gruppi beat spinto dalla ragazzina che gli ha rubato il l’avrebbe consentito. I suoi genitori non
nostrani. Con tutto il rispetto, i pezzi origi- cuore. La mia ha tredici anni, si chiama D. credo proprio.
nali sono un’altra cosa. Se poi sei fortunato e vive proprio lì al terzo piano della palaz-
e hai una fonovaligia, tipo un impiantino zina di fronte, e io dal quinto aspetto tutto In sella a una moto
stereo compatto Reader’s Digest, allora il tempo che si affacci e mi guardi. So che Per fortuna, il mal d’amore veniva alle-
indossa la cuffia, vai in bagno, tuo fratel- le piace un certo Peter, tipo tosto col Cor- viato da un’altra passione, su due ruote. I
lo lascialo dormire un altro po’ tanto fa la sarino Sport rosso e argento, mentre io in- cinquantini si guidano a 14 anni, i 125 a 16,
terza media anche lui al San Leone… e di vece prendo l’autobus per andare a scuola. ma non puoi portare un passeggero e così il
studiare ha poca voglia. Tua madre non ti Non ho speranze. Però il pezzo degli Hol- mio mezzo è ancora un fatto piuttosto indi-
accompagna, lavora in un atelier per signo- lies dice: “You got me goin’, I need you baby viduale, come lo sport e la musica. Saranno
re, prende i mezzi e con lo stipendio tira / I can’t let go, and I want you baby / I gotta però questi impeti giovanili a spingermi a
avanti la famiglia dignitosamente. Il San have you, you know And I can’t let go”… e io parlare, durante la ricreazione di un giorno
Leone costa e per farmi studiare ha fatto sparavo gli Hollies a tutto spiano collegan- imprecisato del 1969, con Enzo Caffarelli,
sacrifici e di questo le sono grato. Anche do un microfono al mini altoparlante del di un anno più piccolo di me, da un po’ di
se sempre preti cattolici sono, stavolta ha compatto che invia il segnale a un ampli di tempo collaboratore di «Ciao 2001» e re-
scelto meglio, rispetto a quando, dopo la chitarra che non so chi mi avesse regalato. sponsabile della rubrica di recensioni Un-
morte di nostro padre, ci relegò per quattro E così D. – non solo lei, tutto il vicinato derground & Pop. Avevamo lo stesso pro-
anni nel tetro convitto di piazza di Spagna, – sentiva la mia musica. Ogni tanto mia fessore di Italiano e Latino, Walter Mauro,
il Collegio San Giuseppe Istituto De Mero- madre entrava nella stanza: “Troppo forte, grande giornalista, critico letterario, autore
de, dove nacque il mio trip delle radioline troppo forte, abbassa per favore…”. Per lun- del fondamentale Jazz e universo negro
e nessuno mai se ne accorse. A 15 anni, go tempo non ho avuto il coraggio di dire (1972). “Walterone” mi impartì lezioni di
quando ne uscii, assaporai il respiro di una ai compagni di liceo quanto fossi preso pensiero per tutto il Liceo Scientifico, di-
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Maurizio Baiata
cendomi alla fine, prima della maturità, che era anche una violenta aggressione so- sfera da Fragole e sangue era reale. Non ne
scrivevo bene, ma avevo la testa troppo tra nora, un urlo di nichilismo rivoluzionario, parlavo. Né a casa, né con gli amici proletari
le nuvole. Le cui forme ricalcavano quelle rispetto al trascorso lungo decennio beat- di Monte Sacro, né con gli ex compagni di
dei fianchi di D. e ondeggiavano nell’etere lesiano incentrato su All You Need Is Love classe, per i quali l’impegno politico era sin-
spinte dai Winds Of Change di Eric Burdon e finito sull’ossessione di Revolution 9. A tomatico di chimere sessantottine.
& the Animals. E poi dentro di me sentivo me piaceva avventurarmi fra le pagine di Men che meno ne avrei potuto parlare
un afflato dark, che di mistico e cattolico Edgar Allan Poe e di H.P. Lovecraft, le cui con i colleghi di «Ciao 2001». Con loro il
in quel periodo aveva ben poco, ero ossia- storie aleggiavano nei testi delle band dark. dialogo era sì, fatto anche di amicizia, ma
nico, carico di visioni plumbee, consacrate E tutto ciò che dal gotico si proiettava fino soprattutto di una “simpatia” di comodo
dal 36 politico che per pietà la commissio- ai confini del cosmo tedesco e alle ondate perché le divergenze di vedute si avverti-
ne di Maturità (grazie a Walter Mauro) mi psichedeliche di Big Sur. vano non tanto negli articoli o nelle recen-
elargì. Intanto, però, non mi perdevo un sioni, quanto nei discorsi dietro le quinte,
numero del settimanale di Saverio Roton- Avevo alle spalle il Liceo, all’Università an- le piccole rivalità, le malcelate invidie e
di. Enzo mi disse che il direttore voleva dai per iscrivermi a Lettere Moderne, die- tutto per il possesso di questo o quel disco
qualcuno che scrivesse di motociclette. Mi di tre esami, due ventuno e un ventisei in o per ottenere un incarico della Direzione
candidai all’istante. E partì una rubrica di Lingua Inglese. Solo che dai secondi e terzi per recensire un concerto oppure per un
una colonna e mezza, copiavo le anticipa- piani degli edifici universitari venivano giù viaggio promozionale a Londra, che dalle
zioni dallo storico mensile «Motociclismo» persone, mobili e suppellettili varie, l’atmo- minigonne di Mary Quant dei primi Ses-
e corrispondevo con la sua firma di pun-
ta, Roberto Patrignani, che bonariamente Riccardo Bertoncelli (secondo da destra)
mi dava delle dritte, e un po’ incidevo sul con gli amici della redazione di «Muzak».
substrato culturale del mondo giovanile
a due ruote, che per me rappresentavano
la Libertà. Poi Rotondi mi chiese pezzi di
sport: uno su Gustavo Thoeni, alfiere del-
la “valanga azzurra”, uno su Lew Alcin-
dor, pivot della squadra universitaria della
UCLA e destinato a segnare la storia del
basket NBA come Kareem Abdul Jabbar,
e infine uno su Cassius Clay, il più grande,
anche se non ancora Mohammed Alì. Ok
lo sport, però io scalpitavo per scrivere di
musica, che diamine! Proposi gli americani
Iron Butterfly, quelli di In a Gadda Da Vida
e il titolo del mio primo articolo musicale
fu sul “Dark Sound”, seguito a poche set-
timane dai Black Sabbath, che finirono fra
gli strilli di copertina. Scrivevo immerso
in atmosfere interiori sepolcrali, intrise di
leggende gotiche, pesanti e plumbee. Ma
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santa in poi sarebbe stata la mecca dei
giovani critici pop nostrani. Quando dicevi
che lavoravi come giornalista musicale, i
miei amici ex alunni del San Leone dice-
vano “e che è un lavoro, il tuo?!”. E dai a
spiegare che era dura sentire dischi tutti i
giorni, belli o brutti che fossero, e la notte
recensirli, scriverne sotto forma di articoli,
cercare le informazioni sulla stampa este-
ra, seguire ogni giorno alla radio la Per voi
giovani di Giaccio e Fegiz & Co, per carpi-
re qualcosa di utile e di nuovo. Io mi ero
abbonato al bollettino ciclostilato “Freak”
di Riccardo Bertoncelli, fonte inesauribile
di informazioni per “cervelli scoperchiati”,
un po’ troppo d’élite bisogna ammetterlo,
ma più preziosa che mai per scoprire suoni
che andassero oltre ogni confine…
di getto, su
ispirazione della rioso, con un largo gesto della mano drit- Soul Sacrifice, Consorti
to e impettito sul divano sdrucito in finta e mio fratello Bates
copertina o per pelle color caccadibimbo, mi interrompe In redazione andavo una o due volte la
quella vocina che ti e fa: “Baiata, ora basta! Giù la maschera! Il settimana, c’erano Fabrizio Cerqua, Luigi
Bertoncelli sono io!”. Folgorato, ammutoli- Cozzi, Daniele Del Giudice fra i redattori.
diceva: prendimi» to, me lo guardo per bene e il giovanotto Rotondi era un buon padre, burbero ma
con barbetta mazziniana che mi scruta con buono, che mi ripeteva sempre, quasi una
un sorriso beffardo è proprio lui, Riccardo cantilena con accento del Sud: “Baiata, sa
Bertoncelli! Mr. Freak in persona! Caffarel- cos’è? Tu quello che mi porti in 30 righe lo
E qui vale ricordare un episodio, anzi un li sta compostamente contorcendosi dalle devi scrivere in 10”. Non lo ascoltavo qua-
autentico tiro mancino di Enzo Caffarelli risate e io mi rendo conto del tragico erro- si mai e non limavo io i pezzi, ci pensava
alle mie spalle. Ho detto di Bertoncelli. Lo re. Come rimediare? Fare ammenda nella la Redazione, ma passavano quasi intonsi
leggevo e lo apprezzavo per lo stile funam- pubblica piazza? Offrirgli subito un chilum rispetto alla mia stesura. Mi emozionava
bolico e la preparazione, ma lo invidiavo riparatore? Ma de che. Quei due non fu- molto poi vederli composti e riccamen-
per il suo essere astratto e fuori dai gio- mano neanche le foglie di basilico. te impaginati, “Grand Honneur”… criti-
chi… E detto fra noi, con i “compagnucci di co rock a 20 anni nell’era dell’esplosione
merenda” a Bertoncelli non lesinavo criti- dell’Underground, la Musica Alternativa. Il
che: è uno snob, non ci capisce nulla dell’a- genere Cosmico tedesco era la mia stella,
vanguardia britannica, dai King Crimson al scrivevo non so come, sentendo le musi-
Canterbury Sound, dai Soft Machine ai che e traducendolo in lettere. Fra i colleghi,
Quintessence, per non dire dei Corrieri mi confrontavo soprattutto con Dario Sal-
Cosmici tedeschi che adoravo e dei quali vatori e Renato Marengo, già navigati ed
scrivevo a ripetizione… Be’, un giorno mi esperti delle “segrete cure” di una Reda-
chiama Caffarelli e mi dice che avrebbe zione alle prese con una musica nuova che
fatto un salto nel pomeriggio da me – nel nulla aveva più del retaggio sanremese,
frattempo ero andato a vivere in un appar- mentre le case discografiche ancora non
tamento che condividevo con mio fratello reggevano all’impatto di cambiamenti tan-
Claudio – con un suo amico che voleva to repentini e impetuosi. La sola maniera
conoscermi, di cui non fece il nome. I due per essere al passo con i tempi era il mer-
arrivano, si accomodano in salotto e dopo cato d’importazione. Alcuni negozi romani
un po’ l’argomento era diventato la critica si erano accorti della situazione e avevano
musicale. Quel furbastro di Enzo menzio- fiutato l’affare: sfuggendo alla SIAE, offri-
na Bertoncelli. E io sparo a zero su di lui. vano uscite import che riservavano soprat-
Sciorino le mie ragioni come un torrente tutto agli addetti ai lavori, me incluso, con
in piena, ma poi d’un tratto l’amico miste- prezzi per gli Lp leggermente superiori alle
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Maurizio Baiata
pubblicazioni italiane, che arrivavano pun- Quando il gioco si fa pop... so, presero altre pieghe. Come ho scritto
tualmente mesi dopo. Era un circuito un Dopo il liceo vennero altre moto, nuove nel mio Rock Memories – Volume Primo,
po’ clandestino, ma piuttosto florido, che si esperienze, amicizie rischiose. Periodo cri- “Gli altri critici del Ciao 2001… avevano un
sviluppava come corollario di alcuni punti tico. Ogni giorno la strategia della tensione loro stile, ma a mio avviso [erano, N.d.A.]
vendita discografici ufficiali a Roma, in pri- causava sempre più vittime soprattutto tra dimentichi (ignari non posso crederlo) del-
mis Consorti a viale Giulio Cesare, con la i giovani che non esitavano ad ammazzar- la forza socio-rivoluzionaria che il Rock
preparatissima capo commessa Lilia, Città si per strada per via degli opposti ideali possedeva. Rivalità fra di noi ce ne erano,
2000 a viale Parioli, Ricordi a piazza Indi- ammantati di estremismo. Il giornalismo ma le lasciavamo sul piano personale in un
pendenza, Messaggerie Musicali a via del musicale avrebbe affrontato la situazio- settimanale ad altissima tiratura e vendite
Corso e un piccolo negozio su viale XXI ne in due modi: o chiudendosi nella pro- inusitate che nel 1972-73 giravano attorno
aprile che non esiste più. Moltissimi ac- pria vasca dei pesci galleggiando a vista, alle 300 mila copie. In questo senso, ai
quisti avvenivano di getto, su ispirazione oppure “impegnandosi” per coniugare il gruppi emergenti di Rock italiano il giorna-
della copertina o per quella vocina dentro Rock e le istanze politico-sociali di una le a mio avviso non prestava l’attenzione
che ti diceva “prendimi prendimi”, perché nuova generazione. Uso il termine Rock, che avrebbero più che meritato. I colleghi
per i giornalisti il “servizio ascolto” non va- per spostare l’asse del discorso su una cercavano di anticipare i tempi, di avere in
leva: non potevi tapparti nelle cabine o in sola definizione di un mondo variopinto mano l’ultimo album originale prima che
cuffia ad ascoltare pile di dischi senza poi sì, ma anche duro e nevrotico, che non è la casa discografica italiana lo stampasse
acquistarli. “Città 2000” aveva un ragazzo più “Pop & Underground”. O si è da una (quando lo faceva), di intervistare l’artista
esperto e gentile che diffondeva le musi- parte, o si è nel sistema. Che è ciò che io di passaggio in Italia o di andare in Inghil-
che nell’aere del negozio: così venni folgo- vedo emergere a metà degli anni Settanta. terra per un’anteprima. In tal senso, esiste-
rato dal primo Santana dopo pochi secondi Per due ragioni: la diffusione delle droghe va anche una rivalità con la trasmissione
di Soul Sacrifice e seimila lire erano belle pesanti – manovrata e foraggiata da poteri radiofonica della RAI “Per Voi Giovani”
che andate! Poi andavi a casa e dall’am- collusi con la politica – sgretolava le forze di Paolo Giaccio, con le voci di Teresa
pli si aprivano le sinfonie di mondi nuovi. giovanili più pulite, decimandole e trasci- Piazza, Carlo Massarini, Massimo Villa,
Accadde una miriade di volte. Ed erano nandole verso lidi autodistruttivi, fatti di Claudio Rocchi, Mario Luzzatto Fegiz, Mi-
sempre le scoperte più eccitanti, mentre estremismi armati e tossicodipendenze. chelangelo Romano, Raffaele Cascone e
il portiere una volta a settimana citofona- Riflesso immediato di tale strategia, la fine così via… diciamo che noi scrivevamo e
va e mi diceva di scendere, perché erano della grande stagione dei concerti Rock, il loro parlavano. I rapporti con i promoter
arrivati i pacchi delle case discografiche. cui evolversi in uno scenario sempre più e i label manager delle case discografiche,
Condividevo l’emozione di scoperte mira- drammatico e incontrollabile, era stato per lo più positivi, potevano diventare tesi
colose soprattutto con Maurizio Villanacci, “usato” dai movimenti dell’autonomia per solo quando certi accordi dietro le quinte
compagno di classe di Caffarelli, che ogni fini che meriterebbero spazio ben più am- – se esistevano – fra le major e la Direzio-
tanto andavamo a trovare a casa, sbirciati pio di quello qui concesso, mentre i giova- ne della rivista, divenivano “scomodi” o
dal fratellino (Pino Guzman) più o meno ni fuggivano sugli spalti dei palasport e gli ingestibili. Personalmente, mai ho subito
quattordicenne. A proposito, mio fratello ingressi dei teatri sotto le manganellate e pressioni per compiacere una casa disco-
Claudio, con il cognome di Bates apparve i fumogeni della polizia. Che di questo si grafica. A metà del 1974 qualcosa si incrinò
sul tamburino dei collaboratori, a coprire il potesse discutere in Redazione, a mia me- dentro di me, dovevo lasciare il Ciao, non
mio nome per non eccedere nelle firme di moria, non c’era verso. La seconda ragione volevo fare parte di un giornalismo “pop”
un solo numero. Sapeva però scrivere e la ne è il substrato. I rapporti con l’industria e leggero, inserito nello show business”.
passione del Rock gliel’ho trasmessa io. discografica si “allargarono” e, a mio avvi- Avevo abbandonato il basket per il karate,
consigliato da un amico di destra – stra-
no eh? per un anarcoide pacifista come il
Maurizio Baiata sottoscritto – che mi indicò una prima pa-
(a destra: gli anni del karate). lestra, poi ne scelsi un’altra in zona Talenti
(lo Zen Club di Raniero Abeille) e infine
approdai al KIAI, dal maestro Paolo Cioto-
li, sotto la cui guida mi guadagnai la cintura
marrone, praticando questa meravigliosa
arte marziale sino alla mia partenza per
New York, nel 1979. Alla stessa maniera, a
fine 1974 da «Ciao 2001» ero passato nel
Collettivo di Redazione di «Muzak». Ne
parlai con il cuore in mano con il dottor
Rotondi. Non ebbe nulla da eccepire. Ber-
toncelli già scriveva per il “Ciao”… e per
me fu tutta un’altra storia, vissuta fra Zen,
Macrobiotica, Karate e le scelte rabbiose di
un rinnovamento radicale. Ma ancora con
Klaus Schulze e Jimi Hendrix a indicarmi
la strada per diventare più grande.
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Quando il Ciao
scoprì l'Italia
Il suo sogno era diventare un giornalista di «Ciao 2001».
Per riuscirci, Renato Marengo dovette rimboccarsi
le maniche, ma poi vinse tutte le sue battaglie.
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Renato Marengo
mi hanno fatto girare la testa, schitarrate e Renato Marengo (primo da destra) posa con i Black
tamburi che facevano un tale fracasso che «I critici musicali Sabbath insieme a una folta rappresentanza di «Ciao
non mi facevano sentire una sola parola di 2001». Nel gruppo si riconoscono Fiorella Gentile,
quello che diceva il cantante, un’ammuina italiani vedevano Marco Ferranti e (in fondo a destra) Enzo Caffarelli.
pazzesca. Credo proprio che questi concerti ancora il rock, il
non avranno nessuno spazio da noi in Italia, major milanesi, che nel frattempo stavano
che questi chiassosi indiavolati non vende- pop e il prog come scoprendo un fatto importante: all’uscita di
ranno mai questa musicaccia”. una sorta di un nuovo artista, se «Ciao 2001» ne parlava
(ovviamente bene), se gli dedicava articoli
E fu proprio per questo che il Ciao esplo- infatuazione o addirittura la copertina, quello vendeva
se con la potenza devastante di una bomba passeggera» i dischi (e parliamo di centinaia di miglia-
atomica. I lettori del Ciao (così era chiama- ia di copie) e i suoi concerti si riempivano.
to da loro, quasi dei “proseliti” della rivista, Cominciarono ad arrivare in redazione an-
che oltre che di musica parlava dei loro pro- che i grandi manager: Alberigo Crocetta e
blemi di adolescenti e del loro disagio col gratuito. Ciononostante, il martedì mattina Giancarlo Bornigia del Piper, Eddy Ponti
mondo degli adulti che loro avrebbero volu- i ragazzi facevano la fila davanti alle edicole coi suoi grandi festival Pop a Palermo e
to cambiare) erano ancor più numerosi degli per comprare il Ciao, che vendeva media- Villa Pamphili, Massimo Bernardini, e poi
acquirenti: lo comprava uno e lo leggevano mente tra le 70 e le 85.000 copie. Il tutto gli organizzatori dei mega-eventi interna-
almeno in quattro. Molti cominciavano ad esaurito si aveva con i big internazionali più zionali, come Mamone, Sanavio e Tasinato,
avere la loro piccola band rock, quindi uno popolari: Beatles, Rolling Stones, Dylan, Maurizio Salvatori e David Zard, o ancora i
di loro comprava la copia e lo leggevano Zappa, Genesis, Black Sabbath, Deep Pur- napoletani dei Be-In e del Festival di Licola,
addirittura a voce alta, anche per gli amici ple, Yes, Bowie, Queen, Elton John. Quan- come Angelo Del Giudice e gli altri. Infine,
e i sostenitori della loro musica nascente: do si vendeva meno, la tecnica prudenziale agganciato ai grandi big napoletani, presen-
un fenomeno inconcepibile e forse incom- dell’editore Francesco Puzzo era quella di tai a Rotondi Willy David, che a partire da
prensibile oggi, All’inizio, pur essendo la tagliare subito la tiratura. Rotondi in realtà Tony Esposito e la NCCP iniziò a organiz-
musica pop un fenomeno in piena espan- tendeva a mantenerla, preoccupato di per- zare grandi concerti di tutti gli artisti che
sione nel mondo, il settimanale era seguito dere i ragazzi dello zoccolo duro, gli acqui- facevano capo al Napule’s Power: Edoardo
(e venerato) da gruppi ristretti di intendito- renti certi, che erano certamente intorno Bennato, Tullio De Piscopo, Tony Esposito,
ri elitari e competenti. Anche se ai grandi ai 60.000. Come ho accennato, fui proprio Napoli Centrale. Per arrivare naturalmente
raduni improvvisamente cominciarono a io, che producevo già artisti con le major e a Pino Daniele. L’esterofilia del Ciao era or-
essere in centomila, molti però non com- facevo i primi programmi in radio collegati mai solo uno sbiadito ricordo: le copertine
pravano né giornali né libri e dischi, perché alla discografia (Supersonic, Facciata C, Ga- ai nostri straordinari artisti aumentavano e
lo slogan del momento era LA MUSICA rofano d’ammore e altri) a mettere Roton- l’Italia della nuova musica aveva finalmente
È DI TUTTI, e quindi tutto doveva essere di in contatto con i grandi discografici e le trovato la sua voce.
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Articoli originali tratti da Ciao 2001»: Enzo Caffarelli, Le copertine e le pagine originali di «Ciao 2001», «Ciao Le foto di Piero Togni sono pubblicate per gentile con-
Piergiuseppe Caporale, Max Dell’Angelo, Armando Amici», «Big» e «Nuovo Sound» provengono dalla col- cessione dell’Autore.
Gallo, Fiorella Gentile, Maria Laura Giulietti, Manuel lezione privata di Franco Brizi
Insolera, Renato Marengo, Emanuela Moroli, Franco Il ritratto di Maria Laura Giulietti ci è stato gentilmente
Montini, Michael Pergolani, Dario Salvatori, Carlo Le foto di Carlo Silvestro e Silvia Fardella alla comune di concesso da Mehlika Ten Damm.
Silvestro, Raffaele Tomeo. Terrasini ci sono state gentilmente fornite da Salvo Cuccia.
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