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ARTICOLI E FOTO D’EPOCA SUL MEGLIO DELLA MUSICA ANNI ’60 E ’70 E TOIRNA

DIC N
OLA
!

LA RIVISTA SIMBOLO DI UN’EPOCA


EPOCA

1L9I 6 9N•19’O7R6O
E INOLTRE... G AN I D

FRANCO BATTIATO FRANK ZAPPA THE BEATLES LED ZEPPELIN RENATO ZERO THE ROLLING STONES

NEW TROLLS JOHN CAGE STOCKHAUSEN LUCIO DALLA ANTONELLO VENDITTI BRIAN ENO
DA COLLEZIONE!
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incisioni
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Ricordi
1959-1962

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Ciao 2001
Odissea nelle
nostre vite
er i ragazzi italiani di fine anni Sessanta, «Ciao 2001» è stato un

P autentico mito: Bibbia del rock internazionale ma anche magico


portale di accesso alla nascente scena pop nostrana, simbolo della
nuova era e certificazione di orgogliosa appartenenza a una sorta
di grande esclusivo (ma in senso politico, sociale e culturale assai
inclusivo) club.

«Ciao 2001» nasce e prolifera proprio mentre anche in Italia prende corpo un
nuovo modo di vivere, oltre che ascoltare, la musica. Quegli eroi variopinti che
trionfavano sul palco vestivano proprio come noi, portavano i capelli lunghi pro-
prio come noi, parlavano e pensavano come noi.
Sono stati, quei lettori e quegli artisti, protagonisti di anni densi di promesse e
sogni, anni irripetibili che a noi è sembrato interessante provare a ricostruire e
raccontare, approfondendone motivazioni sociali e artistiche. Perché eravamo in
un’Italia diversa: forse per tanti versi peggiore di quella odierna, ma per tanti altri
migliore, più onesta, più appassionata, più politicamente consapevole e attiva.
Molti di noi, in quell’ormai lontano 1969, si chiedevano se il 2001 l’avremmo mai
visto. Ci sembrava un futuro così lontano, un numero da fantascienza, quasi irre-
ale, non a caso ispirato da un film visionario e geniale come 2001: Odissea nello
spazio. E scrivere sul Ciao, o leggerlo, un po’ faceva sentire anche noi come dei
pionieri e dei viaggiatori nello spazio e nei suoni.
Ci abbiamo ragionato a lungo, su se fosse il caso di farlo e su come eventualmente
farlo, questo “Speciale Ciao 2001”.

Alla fine, con il Direttore Francesco Coniglio, che desiderava realizzare questo
Speciale da molti anni e che per un crudele scherzo del destino non ha potuto ve-
derlo completato, si era scelto il modo che ci sembrava più onesto: dare la voce a
chi c’era e riproporre alcune di quelle pagine forse ingiallite nella nostra memoria
ma ancora oggi per certi versi sorprendenti. Perché quella di Ciao è stata anche
una grande scuola. Tutto quello che esiste oggi, nel campo dell’editoria specializ-
zata italiana, deve qualcosa a quella rivista.

Ecco dunque questo nostro primo excursus nel mondo del Ciao. Di una cosa sia-
mo sicuri: a Francesco Coniglio sarebbe piaciuto molto. Ma adesso la palla passa
a voi: sarete soltanto voi a decidere se vale la pena di continuare su questa strada.

Renato Marengo

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SOMMARIO CIAO 2001. 1969-1976: GLI ANNI D’ORO

3 Ciao 2001.
Odissea nelle nostre vite 66 La rivoluzione sessuale
di Alberto Savini – da «Ciao 2001»
di Renato Marengo n. 50 del 15 dicembre 1971

6 Fermate il mondo voglio scendere


di Maurizio Becker 69 Quegli irripetibili anni Settanta
di Franco Montini

8 Canzoni, compagni e un po’


di champagne 73 Ildi Franco
frutto più gustoso è l’arancia
Montini – da «Ciao 2001»
di Pino Caffarelli – da «Ciao 2001» n. 37 del 17 settembre 1972
n. 36 del 14 settembre 1975

Il mondo nuovo 76 Addio David Bowie!


di Michael Pergolani – da «Ciao 2001»
11 di Dario Salvatori n. 30 del 29 luglio 1973

18 Ènon
falso! I New Trolls
copiano i Vanilla! 79 Parliamo di Rock
di Fiorella Gentile – da «Ciao 2001»
di Dario Salvatori – da «Ciao 2001» n. 3 del 20 gennaio 1974
n. 29 del 23 luglio 1970

La ragazza col microfono 82 L’uomo nel barattolo


di Maria Laura Giulietti – da «Ciao 2001»
22 Susanna Schimperna intervista Emanuela Moroli n. 9 del 3 marzo 1974

26 Idiguerriglieri del divorzio


Emanuela Moroli – da «Ciao 2001» 85 Con Ennio sotto i palchi
del grande Rock
n. 15 del 7 maggio 1969 Maurizio Becker intervista Piero Togni

30 IlSusanna
guru dei giardinetti
Schimperna intervista Gianni Milano 90 L’allucinata musica della salvezza
di Manuel Insolera – da «Ciao 2001»
n. 12 del 25 marzo 1973
HIP
32 L’inserto di «Ciao 2001» 93 Eloscrivere di musica
chiami lavoro?
34 Pop a Caracalla: dissacrazione
o consacrazione?
di Maurizio Baiata

di Max Dell’Angelo – da «Ciao 2001»


n. 42 del 21 ottobre 1970 98 Una musica futuribile
di Maurizio Baiata – da «Ciao 2001»
n. 3 del 20 gennaio 1974
In diretta da Centocelle
38 di Luigi Cozzi 102 Popoff: radiografia
di una trasmissione che piace
46 Beatles in tre – Paul se ne va
di Jean Luc Perrier – da «Ciao 2001»
di Piergiuseppe Caporale – da «Ciao 2001»
n. 27 dell’11 luglio 1976
n. 15 del 15 aprile 1970

L’Hippy più ricco del mondo 106 Quando il ciao scoprì l’Italia
di Renato Marengo
48 Susanna Schimperna intervista Gianfranco Fulgenzi
Lucio Dalla: stasi o crisi? 109 Idisuoni del silenzio
Renato Marengo – da «Ciao 2001»
53 di Raffaele Tomeo – da «Ciao 2001» n. 7 del 17 febbraio 1974
n. 25 del 23 giugno 1971

56 Inell’inferno
Led Zeppelin
del Vigorelli
di Armando Gallo – da «Ciao 2001»
n. 28 del 14 luglio 1971

60 Amore, pop & anarchia


di Susanna Schimperna NOI RISPETTIAMO L’AMBIENTE!
«VINILE STORY 1» è stato stampato
La latitudine dell’amore
62 di Carlo Silvestro – da «Ciao 2001» su carta certificata PEFC,
proveniente da piantumazioni
a riforestazione programmata e
n. 11 del 18 marzo 1973 perciò gestite in maniera sostenibile.

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Fermate
il mondo,
voglio
scendere
“Penna rossa, Penna gialla
Penna bianca, Penna nera
Per gli amici solamente Penna a Sfera
Il tuo nome è diventato una bandiera
Tutto comincia in un verde mattino
Due brioches e un cappuccino
E poi di corsa trafelato giù al giornale
E questa volta certamente per un colpo
[sensazionale
Si tratterebbe di pubblicare, questo dice
[il direttore
Un onesto e benvoluto cantautore
Tanto per non fare un torto al professore
Solo due fotografie, magari in primo piano
Mentre fa pipì oppure fa l’indiano
Ma l’importante è calcare molto la mano”

(Penna a sfera – Antonello Venditti)

Testo: Maurizio Becker

el settembre 1975 la RCA Italiana pubblicò il

N quarto disco di studio di Antonello Venditti,


LILLY. Una delle sue sette canzoni, l’ultima,
era velenosamente indirizzata (oggi si direb-
be dissing) a una importante firma di «Ciao
2001», Enzo Caffarelli, che aveva scritto un articolo ironi-
camente intitolato “Canzoni, compagni e un po’ di cham-
pagne”. In verità, quell’attacco diretto alla corporazione
dei critici musicali non era una novità assoluta: appena un
anno prima, Francesco Guccini aveva infatti liquidato alla
sua maniera Riccardo Bertoncelli nella sua Avvelenata, in
risposta a una sua stroncatura uscita sulla rivista «Gong».
Questi due episodi erano il segno dei tempi: la stampa spe-
cializzata, negli anni Settanta, era molto diffusa, e di conse-
guenza parecchio influente. E di quella stampa, «Ciao 2001»
era senz’altro la testata leader di mercato. Quella cioè che
vendeva di più, quella che i discografici più corteggiavano,
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quella che gli artisti leggevano con mag- Sotto la copertina del mitico primo «Ciao 2001». emozioni, parole e immagini. Alle emo-
gior attenzione. zioni e alle parole ci hanno pensato loro,
lasciandosi andare a un vero e proprio
Ognuno col suo viaggio flusso di coscienza, coinvolgente e a
Quasi cinquant’anni dopo quella sangui- tratti addirittura commovente, che spes-
gna polemica, ritroviamo Enzo Caffarelli so sconfina nell’autobiografico e sicura-
nei panni di un serissimo e stimato lingui- mente darebbe da fare a un plotone di
sta. Il suo passato musicale e l’esperienza psicanalisti. Alle immagini ci pensano
di «Ciao 2001» se li è lasciati alle spalle , invece le pagine originali del Ciao che
al punto che oggi preferisce non parlarne. abbiamo selezionato fra le migliaia pos-
Non sappiamo se abbia rinnegato quegli sibili. Pagine di una rivista che ormai fa
ardori giovanili, di sicuro li ha rimossi. Ma parte della nostra mitica storia personale
gli altri ex ragazzi del Ciao, direte voi? Be’, e collettiva e che da tempo è diventata
gli altri sono un “universo mondo”. Per oggetto di sfrenato collezionismo. Ov-
dirla con Vasco Rossi, “ognuno a rincor- viamente, chi quelle pagine le ha scrit-
rere i suoi guai, ognuno col suo viaggio, te, raramente ha conservato qualcosa, e
ognuno diverso, ognuno in fondo perso quindi ci siamo rivolti alla meravigliosa
dentro i fatti suoi”. Quasi tutti, ciascuno collezione privata di Franco Brizi, uno de-
seguendo le proprie inclinazioni e i propri gli antiquari del pop più accreditati e sti-
talenti, hanno fatto carriere importanti e mati sulla piazza, oltre che un caro amico
sono rimasti nel giro, chi come giornali- di noi tutti. Questo fascicolo, che abbia-
sta, chi come critico, chi come produtto- minato la parola magica, si sono sciolti mo pensato per anni e che finalmente è
re, chi come fotografo. tutti in un sorriso e hanno detto sì. Su- diventato realtà grazie all’entusiasmo del
bito, senza tentennamenti. Perché «Ciao nostro editore Luca Sprea, è un omaggio
Gli ex ragazzi del Ciao 2001», per molti di loro, rappresenta la (ci auguriamo non retorico) alla “meglio
Ma quando Francesco Coniglio e Renato rampa di lancio, se non il primo amore. gioventù” degli anni Sessanta e Settanta.
Marengo, che di questo grande viaggio E allora, con l’appassionata collabora- In serbo ce ne sono altri, altrettanti belli.
negli anni mitici di «Ciao 2001» sono i zione di alcuni fra i tanti ex ragazzi del Ma questo dipenderà soltanto da voi.
principali responsabili, gli hanno no- Ciao, abbiamo composto un mosaico di Buona lettura.
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CIAO 2001, N. 36, 14 SETTEMBRE 1975

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CIAO 2001, N. 36, 14 SETTEMBRE 1975

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Il mondo
nuovo
Nel 1962, l’editore francese
Daniel Filipacchi lanciò una
rivista giovanile patinata che si
chiamava «Salut les Copains».
Quel titolo, astutamente
tradotto in italiano, segnò
l’inizio di un’altrettanto
straordinaria avventura
editoriale e culturale,
quella di «Ciao 2001».

Testo: Dario Salvatori

editoria musicale per gio-

L' vani partì in Francia intor-


no alla fine degli anni Cin-
quanta. Negli Stati Uniti
esisteva già un foglio chia-
mato «Billboard», che rappresentava le
case editrici musicali, i distributori, i rap- Mick Jagger
presentanti e, in misura minore gli artisti, e il suo "famoso
ovvero cantanti, musicisti, compositori, maglioncino giallo".
autori. «Billboard» divenne rapidamente Nel tondo: Daniel Filipacchi.
la bibbia di chi si occupasse di musica.
Un comparto che cresceva in modo espo-
nenziale. Il boom arrivò con la radio, negli
anni Venti del Novecento, quando la mu- da film, oltre alle recensio- Lasso a Dario Moreno. I
sica aveva smesso i rulli come produttori ni di dischi e degli spet- giovani artisti guardano
del suono. Erano arrivati i 78 giri, ottimi tacoli dal vivo. Nel 1952 l’America: i nuovi balli,
per il nuovo mezzo, l’ascolto casalingo e debuttò «New Musical il rock and roll e il twist.
quello più industriale. «Billboard» fu la Express», dove scrive- Producendo cover a
prima testata a compilare le classifiche di vano i migliori giorna- rotta da collo, inserendo
vendita dei dischi, le cosiddette Hit Pa- listi e critici già noti per raramente brani inediti
rade, primi i Top 20, poi Top 100, poi ad- la loro attività radiofoni- di autori francesi. Escono
dirittura 200. In Inghilterra nacque «Me- ca. «NME» varò la prima giornali musicali che met-
lody Maker», anno 1926, imperdibile per hit parade continentale nel tono al centro dell’interesse
tutti i musicisti, con rubriche riguardanti novembre 1952 con Al Martino dei giovani lettori le classifiche,
strumenti musicali, vecchi e nuovi, ripro- al n. 1 con Here In My Heart. Martino hit parade di ogni forma e dimensio-
duttori, registratori, molte pagine riserva- (Alfredo Cini), un italoamericano nato a ne. Una testata come «Salut les Copains»,
te alle inserzioni di musicisti e altrettante Philadelphia, con la stoffa del “crooner”. mensile fondato da Daniel Filipacchi nel
alla pubblicità. La musica che trattava 1962, ebbe la forza di sgominare tutti gli
riguardava il jazz e la musica popolare, La Francia cala l'asso altri giornali che si rivolgevano ai teena-
oltre alle pubblicazioni delle scalette dei È a questo punto, come si diceva, che la gers, potendo contare sui migliori fotografi
programmi radiofonici più seguiti. Con Francia mette in circolo una serie di arti- (Claude Leloir, Jean Marie Perrier), crean-
gli anni Cinquanta, di fatto con l’arrivo sti giovanissimi, in grado di scalzare in do correnti e stile. Conduttore radiofonico,
del rock and roll, «Melody Maker», aprì al popolarità gli artisti già affermati, Da Gil- giornalista e in breve tycoon della nascen-
rock, al pop più commerciale, alla musica bert Bécaud a Charles Aznavour, da Gloria te editoria francese, Filipacchi si rivelerà
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«"Ciao Amici" aveva
i ciacchisti, gruppi
spontanei di lettori,
fotografi amatoriali
1968 fu il rotocalco più
che spedivano glamour. In Italia, an-
al giornale tutte che nelle grandi città,
era difficile reperirlo
le situazioni buffe» – fortunatamente, ho
conservato le annate
rilegate dal 1964 al 1975.
il più influente imprenditore dell’editoria Se ne accorse un giovane
musicale giovanile. Nasce come fotografo editore, che si limitò a tradur-
di «Paris Match» (che poi acquisterà), di- re letteralmente la testata in «Ciao
scografico, disc jockey a Europe 1, editore Amici». Anno 1963.
francese di «Playboy», nonché editore di
“Hachette”, libri popolari venduti a milioni «Ciao Amici» vs. «Big»
di copie. Oggi 95enne, Filipacchi amava Un mensile che copriva i 30 giorni dei can-
soprattutto «Salut les Copains». Pur senza tanti più noti, vale a dire Gianni Morandi,
stabilire nessun canone stilistico, i giovani Rita Pavone, Adriano Celentano, Little
leoni cantano e ballano imponendo lo yé- Tony, Mina, Peppino Di Capri raccontando
yé. Se i Blouson noir erano arrivati in ritardo tutti gli spostamenti dei beniamini: serate,
rispetto ai Teddy Boys, qui è tutto diverso. apparizioni nei festival, i loro brani alla ra-
Sarà la sola moda culturale dei primi anni dio e in tv, sempre con un apparato foto-
Sessanta a imporre il primo brand. Eccoli: grafico che faceva impazzire i giovanissimi.
Johnny Hallyday, Richard Anthony, Syl- «Ciao Amici» aveva rubato un bel po’ di ru-
vie Vartan, Sheila, Claude François, Eddy briche a «Salut les Copains». Per esempio:
Mitchell e molti altri. Perché yé-yé? Sem- “I 50 modi di incontrare Adriano Celenta-
plice. Perché gran parte delle loro canzoni no”. 1) Se non lavora, il sabato sera si ritrova
ripetevano in continuazione questo modo al biliardo in via Correnti, a Milano con tutti
di dire, che si rivelò modernissimo. Ne pre- gli amici del Clan. 2) La domenica matti-
sero atto anche i Beatles, che nel loro primo na passeggiata al lago di Como con la sua
biennio, 1962-63, avevano infarcito il loro Giulietta insieme a Milena Cantù, la sua ra-
repertorio di questo inno liberatorio, ma gazza fissa. 3) Il martedì giorno di riunione
già totalmente british. Filipacchi intuì tut- del Clan nella nuova sede in Galleria, dalle
to questo mettendo in edicola una rivista 12 fino a tarda notte per decidere le nuove In alto a sinistra il primo numero di «Ciao Amici».
patinata, molto attraente e soprattutto az- canzoni. E via di questo passo. Una qua- A seguire una rarissima copia dell'invito all'inaugurazione
zeccando sempre le copertine. Dal 1962 al rantina di queste possibilità erano bufale, del Piper Market. Nel tondo: Emanuela Moroli.
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Dario Salvatori

Gli scatti dei Rolling Stones letteralmente rubati


dal buco della serratura dalla macchina fotografica
di Fabrizio Zampa.
ma almeno dieci erano azzeccate. La tiratu-
ra di «Ciao Amici» saliva a ogni numero, il
direttore, Guido Castaldo, propose di farlo Durium e in seguito della Ricordi, nonché
diventare quattordicinale. Nel 1965 arriva autore di pregiati gialli. Giacotto si firmava
«Big», settimanale totalmente dedicato alla solo “Luciano”, ma nel Cantagiro del 1966
musica beat, che attraversava un periodo a le lire. Se la rivista diretta da Castaldo era una lettrice lo smascherò: “Ma tu sei Lu-
dir poco fiorente. La nuova testata, diretta quasi tutta a colori, con layout ricercato, ciano!”. Capirai, alto due metri! Chiuse la
da Marcello Mancini, caporedattore Ser- «Big» era quasi tutto in bianco e nero ma rubrica e continuò con i gialli. A «Big» c’era
gio Modugno, svolgeva di fatto un’attività con un formato più ampio. I due giornali “Strettamente confidenziale – Ditelo a Pat-
romanocentrica. Grande spazio alle tra- si dividevano un bacino di circa 500 mila ty”, tenere riflessioni con le lettrici. La tene-
smissioni televisive per giovani, ma anche lettori. «Ciao Amici», aveva i “ciacchisti”, va Patty Dessy, ottima giornalista, sempre
radiofoniche, per esempio Bandiera Gialla ovvero gruppi spontanei di lettori, fotografi puntuale a rispondere su quattro pagine.
(che partì proprio quell’anno, il 18 ottobre), amatoriali che spedivano al giornale tutte Quando nel giugno del 1965 i Beatles ar-
nata da un’idea di Gianni Boncompagni le situazioni buffe; «Big» aveva i “suppor- rivarono per la prima e ultima volta in Ita-
e Renzo Arbore. La programmazione dei ters”, organizzati da Emanuela Moroli (in lia, «Ciao Amici» fece il suo scoop con una
torridi locali beat, che a Roma spuntavano seguito giornalista controculturale). La cartolina autografata di Paul Mc Cartney.
come funghi (Piper, Titan, Kilt, Calesse, testata milanese aveva quattro pagine di «Big» sguinzagliò Fabrizio Zampa, batteri-
Kinky, Stiva, Palladium, Ciak ecc.) veniva moda beat, con modelli sedicenni che in- sta dei Flippers, fotografo e in seguito a «Il
monitorata settimanalmente. La rivalità dossavano le ultime novità dei Magazzini Messaggero», e all’hotel Parco dei Principi,
fra i due giornali diventò molto aspra. Se Universo, mentre a Roma andava forte il dove alloggiavano i Beatles nella due gior-
«Ciao Amici» a Milano poteva contare sui Piper Market, dove si vestivano Mal, Patty ni romana, affiancò al volo McCartney e si
Trichechi, un’associazione di ragazzi bene Pravo, i Rokes e gran parte dei ballerini del fece autografare una sua cartolina. Apriti
che disponevano di una sede addirittura locale. Di più. La posta dei lettori del gior- cielo! La firma era totalmente diversa. I let-
prestigiosa, a Roma «Big» puntava sugli nale diretto da Castaldo era curata da Lu- tori di «Ciao Amici» erano stati ingannati!
sconti ai concerti, quasi tutti sotto le mil- ciano Giacotto, giovane discografico della Zampa arrivò a Londra all’iniziò del 1966,
CIAO2001 | 13
«I ragazzi erano
cambiati e i festival
pop prendevano
in considerazione
tutto ciò che
girava intorno
alla musica»

L'intrepido Fabrizio Zampa costringe


i Rolling Stones a posare sotto la pioggia.
A destra: è il febbraio del 1967 e «Ciao Amici»
annuncia la nascita del Fan Club italiano degli
Stones, fondato da Dario Salvatori.

per scrivere una corrispondenza su i nuovi direttore generale della Ricordi Dischi. Se dozzina di ragazzi provenienti dalle città
gruppi beat inglesi. Prese un appuntamento impazza la rivalità fra queste testate, acca- più disparate, tutti in autostop e minorenni.
con i Rolling Stones alla sede della Decca, de lo stesso fra Beatles e Rolling Stones: i Una cinquantina in tutto. Ci facevamo sen-
la casa discografia del gruppo. Li intervistò fan idolatravano entrambi, ma prendevano tire. Arrivò il mitico 6 aprile, data romana,
velocemente, poi aggiunse che ci voleva posizioni precise. Le loro influenze musica- e stavolta eravamo tanti. Doppio show, po-
qualche scatto e li portò sul tetto. Pioveva. li erano simili – rock and roll, soul, rhythm meridiano e serale. Molti di noi avevano il
and blues – ma lo stile era diverso: i Beatles biglietto solo per il pomeriggio, ma qualcu-
Mick non dimentica eccellevano nelle ballad (And I Love Her, no si chiuse nei bagni e partecipò anche al
Fece posare tutto il gruppo sotto la pioggia, Girl, Michelle, fino a quegli anni) gli Stones serale. Mi resi conto che gli inglesi rispetta-
Mick Jagger lo fece sedere su un gradino imbattibili nel rhythm & blues (The Last vano molto i fan, soprattutto quelli dei Fan
bagnato, a Brian Jones scompigliò il mi- Time, Satisfaction, Get Off Of My Cloud, Club: sapevano che eravamo il motore e la
tico caschetto. Quegli scatti finirono sulla 19th Nervous Breakdown, Paint It, Black). continuità. Cercammo di entrare nei came-
copertina di «Big»: “Inzuppati gli Stones!”. Già dai tempi di Tell Me, io compravo tutti rini e lì accadde un fatto strano, ma anche
Nel frattempo, da Milano arrivò un nuovo i loro singoli, ma dopo questa formidabile increscioso. La security ci riconobbe per via
settimanale di musica, «Giovani», messo in cinquina, decisi di fondare il Rolling Stones dei manifesti e delle t-shirt, io indossavo un
campo dalla Palazzi: per la prima volta, un Fan Club Italiano. I Beatles ne avevano uno paio di pantaloni di velluto a coste strette,
editore medio-grande si buttava sul merca- molto attrezzato, io scrissi alla Decca ingle- rossi come quelli che aveva indossato Mick
to musicale. Diretta da Enrico Gramigna, se, al loro manager Andy Loog Oldham e nel concerto pomeridiano, mentre l’inarre-
caporedattore Ruggero Tarantola, in segui- finalmente il loro Fan Club inglese mi ri- stabile Zampa, con la sua tessera stampa,
to da Roberto Tumbarello, la nuova rivista spose. Mi spedirono molto materiale pro- non riuscì a entrare. Jagger lo riconobbe a
invita a scrivere Gianni Mina, Giorgio Ca- mozionale: foto, ritagli, fanzine, interviste, distanza di un anno, dopo lo scherzetto sul
jati, Guido Vergani e soprattutto arrivano fotocolor mai visti in Italia, piccoli gadget, tetto della Decca, e si rivolse alla security:
rubriche fisse in forma di diario per Gianni adesivi, figurine. Mi sembrava di impazzire “Buttate fuori quel figlio di puttana!”. Mick
Morandi, Rita Pavone, Adamo, Massimo dalla gioia. Le cinque ore di scuola nemme- e Bill furono molto gentili e per la prima
Ranieri e altri. «Giovani» cavalca la moda no mi bastavano, conquistai l’ultimo banco volta sentimmo l’odore dell’hashish. Mick
beat con prestigiosi servizi fotografici tut- e da lì, come se fosse un ufficio, rispondevo si stava cambiando, indossava un maglio-
ti a colori. Non solo, sguaina un jolly: un a tutti. Finalmente arrivò il primo tour ita- ne giallo con il collo alto che avevo visto
supermanifesto, a colori, o da appendere liano degli Stones. Aprile 1967. Il nostro Fan in altre foto e forse ora lo utilizzava come
nella propria stanza, oppure utilizzabile Club, soltanto il primo anno, tesserò più di asciugamano. Si cambiò i calzini davanti
per la bio e le schede dei cantanti, redatte mille iscritti, mentre il nostro Jamboree si a noi tre e ci disse: “Siete studenti? Anche
con molta professionalità da Lucio Salvi- svolgeva a piazza Navona, purtroppo solo io lo ero, alla London School of Econo-
ni, il quale negli anni successivi diventerà con la partecipazione dei romani e di una mics (come se non lo sapessimo), mi pia-
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Dario Salvatori

cerebbe tornare a studiare economia, ma


devo mantenere questi quattro outlaws!”.
Intanto Fabrizio Zampa non demordeva.
Riuscì a entrare in un camerino vuoto, at-
tiguo a quello di Mick e riuscì a scattare
delle foto dal buco della chiave! Jagger,
che non era uno stupido, aveva sentito il
rumore degli scatti, se ne accorse e buttò
uno straccio sulla fessura. Zampa portò a
casa il suo miglior servizio fotografico, alla
pari con quello che realizzò due anni dopo
all’isola di Wight affittando un elicottero
per fotografare le cinquecentomila persone
presenti. Qualcosa stava per cambiare. A
Milano l’editore di «Ciao Amici» si accorse
che «Giovani» vendeva di più. Forse per-
ché aveva un pubblico quasi tutto al fem-
minile. Nel giro di due settimane «Big» e
«Ciao Amici» si fusero e arrivò «Ciaobig»,
edito da Balsamo Editore. Saro Balsamo
allestì un’ampia redazione, in via Bisso-
lati, angolo via Veneto: Marcello Mancini
direttore, Sergio Modugno vicedirettore,
Gigi Movilia redattore capo. Collaboratore
di punta era Piero Vivarelli, regista, autore,
paroliere di Adriano Celentano (Il tuo ba-
cio è come un rock, 24.000 mila baci), ma
soprattutto abile polemista, unitamente a
Fabrizio Zampa, Sandro Ciotti, Leoncarlo
Settimelli, Daniela Cohen da Milano (la pri-
ma a intervistare Jimi Hendrix), Armando
Gallo da Londra. Il numero di Natale andò
a ruba: un servizio da Londra per l’inaugu-
razione di “Apple”, la boutique che i Beat-
les aprirono in Baker Street, unitamente a
un’intervista a Ringo Starr che era a Roma
a girare il film Candy inseme a Ewa Aulin, Il regista Stanley Kubrick
talmente innamorata della città al punto di durante le riprese di 2001:
acquistare un attico a Trastevere. Tutto gi- Odissea nello spazio.
rava a grande velocità. Saro Balsamo ave-
va messo in piedi troppe iniziative e finì in
galera. Al timore arrivò Adelina Tattilo, sua gressive rock, il new soul, il funky, il jazz- de. Nel 1969 Ezio Nassuato, costruttore di
moglie, che mise tutto a suo nome, creando rock, la musica etnica e tanti rivoli molto successo, rilevò quello che si poteva dalle
una nuova società, Tattilo Editore, e met- promettenti. ancora calde macerie e mettendo in edico-
tendo in edicola «Playmen». La redazione la «Ciao 2001». Nassuato, ciuffo alla Little
si spostò nuovamente a Milano, con Gigi Arriva il futuro Tony, in pochi giorni deposita il nuovo
Movilia e Daniele Ionio Prevignano. Movi- Un secondo soccorso arrivò dal cinema, marchio, Edizioni Leti, il direttore è Ser-
lia si occupava di jazz e aveva collaborato anzi da un maestro: Stanley Kubrick. Un gio Marchetti, già presente in «Ciao Big»,
in anni addietro anche con «Musica Jazz», film di post-fantascienza, 2001: Odissea come giornalista sportivo, e inoltre Ema-
stesso discorso per Ionio Prevignano, firma nello spazio, tratto dal libro di Arthur C. nuela Moroli, Fabrizio Zampa, Fabrizio
di “Jazz di ieri e di oggi”. Il giornale rimase Clarke. Un successo epocale, un film da Cerqua, Mino D’Amato, Norma Tomassoli.
in edicola per un anno ancora, ma perdeva cinque stelle, che colpì le nuove generazio- La redazione è a Roma, in via Cavour, da-
copie, la musica era cambiata, era arrivato ne per il suo fascino plastico-evocativo. La vanti al Colosseo.
il ’68, molti dei giovani appassionati ave- colonna sonora era già di per sé meticciata,
vano abbandonato la musica. Ma ne stava dai due grandi della musica massmarket, «Ciao Big» e oltre
arrivando una ancora più potente. I ragazzi Richard e Johann Strauss, al pioniere del- Nel 1968 avevo continuato ad avere la pa-
erano cambiati e i festival pop in giro nel la musica d’avanguardia del Novecento, gina del Rolling Stones Fan Club in qualità
mondo, addirittura anche in Italia, prende- l’ungherese György Ligeti. Mancavano di presidente nelle pagine di «Ciao Big» e
vano in considerazione tutto ciò che girava trent’anni al Duemila, ma quelle quattro saltuariamente recensivo qualche concer-
intorno alla musica: il pop sinfonico, i pro- cifre, 2001, funzionarono subito alla gran- to: Rolling Stones, Who, Small Faces, Ro-
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kes, Equipe 84, Antoine. Parallelamente al
mensile «I Big della Canzone». Il 1969 fu
Tutto quello che avreste voluto sapere su Frank Zappa
l’anno dello start di «Ciao 2001»: arrivò Lu- Una rivista italiana che dedica quasi 30 L’intervista avvenne in una sala dell’Hotel
igi Cozzi, aiuto regista di Dario Argento e pagine al mitico baffo? Nel 1973? Possibile? Baglioni e Zappa si mostrò gentile e di buon
regista lui stesso di film horror, giornalista A «Ciao 2001» tutto era possibile. umore. Il suo discografico fece le presen-
del sociale Maria Laura Sbrollini e Mariù tazioni ma il musicista capì “Salvatore”, chia-
Safier, che intanto collaborava anche in C’è una spiegazione a proposito di questo mandomi così per tutta l’intervista. Tutto ciò
Rai. Nei mesi successivi arrivò Daniele lungo articolo su Frank Zappa pubblicato che sapesse di italiano o di italoamericano
Del Giudice. Una storia a parte. Daniele su «Ciao 2001» in occasione del suo primo lo divertiva molto. Del resto, quando Frank
era orfano di padre, aveva diciotto anni e tour italiano, anno 1973. Naturalmente Sinatra arrivò in Italia, nel 1953, ovvero venti
doveva mantenere la madre. Fu l’unico a l’attesa era tanta e Zappa si rivelò artisti- anni prima, gli presentarono Domenico Mo-
chiedere di essere assunto. Passava molte camente molto generoso. In quel periodo dugno, allora giovane cantante folk, e “The
ore in redazione, più che altro a correggere stavo scrivendo un libro Voice” lo chiamò “Salva-
gli strafalcioni che molti di noi commette- sul Maestro di Baltimora, tore”! Finita l’intervista,
cercando di raccogliere Zappa ci congedò dandoci
vano. Stava insieme a una ragazza molto
notizie di prima mano, non l’appuntamento per il gior-
più grande di lui. Eravamo molto amici.
esattamente una biografia, no successivo, in occasione
La sera veniva a Trastevere, conoscemmo
piuttosto una raccolta dei del concerto romano. Poi
suoi pensieri musicali. Il passò tutta la notte a scri-
direttore, Saverio Rotondi, vere un nuovo arrangia-
mi chiese di pubblicare un mento di Arrivederci Roma,
«S'ingaggia lungo articolo a dieci giorni ovviamente calibrato sulla
un giovane dall’arrivo di Zappa in Italia. strumentazione della sua
Vennero fuori oltre cento band. Il concerto romano
psicanalista, Fausto cartelle, oltre la metà del mi sembrò ancora più stu-
Antonini, che nel giornale. Il numero andò a pefacente e quando arrivò
ruba e Rotondi mi chiese di il bis Zappa distribuì gli
giro di un anno preparare al volo una seconda puntata. Altre spartiti con il nuovo arrangiamento. Assume-
diventa una star» cento cartelle. Non ce ne fu una terza, ma in va i suoi musicisti solo se erano in grado di
compenso Zappa mi concesse una sapida in- leggere a prima vista. Quella sera lo fecero
tervista. La prima tappa fu Bologna: un con- tutti. Nessuno dei presenti si aspettava una
certo strepitoso, da ricordare per tutta la vita. tale sorpresa. Tripudio! DS
insieme Angelo Quattrocchi, che era arri-
vato da Londra, dove era corrispondente
de «l’Avanti». Quattrocchi fondò «Roman trice torinese con Lo stadio di Wimbledon le battaglie intraprese dal giornale. A un
High – Roma Sotto», giornale in italiano/ (1983), Atlante occidentale (1985), Staccan- certo punto, qualcuno mette in giro la voce
inglese, una sorta di «Time Out». Io accet- do l’ombra da terra (1994). Nel 2014 venne che “trattasi di giornale di destra”. Lo dice a
tai di collaborare, Daniele no. Era così fa- colpito gravemente dall’Alzheimer, e rima- me per primo. La tranquillizzo, nessuno di
scinosa Trastevere, in quei tempi. La reda- se in una casa di cura fino alla sua dipartita noi è di destra, poi scopriamo che la voce
zione era in via S. Dorotea. Nel frattempo nel 2021. Chiesi il permesso all’Einaudi di era arrivata dalla Mondadori, che si ap-
Emanuela Moroli aveva fondato «Contro- poter pubblicare gli articoli di «Ciao 2001» presta a lanciare un giornale “per giovani”,
campo», con la redazione a vicolo del Bo- e mi dissero che per loro era ok, ma a de- diretto da Pino Candini, ma non avrà vita
logna. Invitò Daniele a entrare nel gruppo cidere, come su tutto, era la vedova. Pec- lunga. Questione di linguaggio. Ma la frit-
ma lui non se la sentì. Io accettai. Daniele cato. Sarebbe stata una visione del gran- tata è fatta. Peccato, perché quella rubrica
Del Giudice faceva inchieste, per la strada, de scrittore a vent’anni. Il migliore di noi. di Nanda conteneva piccoli saggi e anche
nelle scuole occupate, entrava nei collettivi Se andate su Wikipedia, troverete la sua in questo caso non sarebbe male rileggerli
studenteschi, obiettore di coscienza, no al bio, ma non il suo libro sul teatro politico e pubblicarli, naturalmente con lo spirito di
servizio militare, sì al servizio civile. «Ciao e nemmeno i sette anni trascorsi a «Ciao cinquant’anni “prima e dopo”. S’ingaggia
2001» cavalcò vari referendum, dal divor- 2001», sicuramente quelli più fondanti. un giovane psicanalista, Fausto Antonini,
zio alla maggiore età. Intanto nel 1972 ave- che nel giro di un anno diventa una star,
va pubblicato il suo primo libro, La parola La generazione del No come accade anche ora del resto. Antonini
nel pugno (Guaraldi Editore), manifesto Dai primi mesi del 1970, «Ciao 2001» infit- non si firma e la rubrica (poi diventeran-
del teatro politico. Lui era sempre in piaz- tisce il numero dei collaboratori, anche con no quattro pagine) diventa popolarissima.
za, con l’eskimo e il registratore a tracolla. nomi di un certo rilievo. A partire da Fer- Freudiano convinto, ma anche lacaniano,
Io lo prendevo in giro perché somigliava nanda Pivano, scrittrice, esperta di ame- Antonini smonta ogni preoccupazione o
molto a Cesare Pavese, guarda caso il suo ricanistica, nonché traduttrice di tutti gli disinformazione sul sesso, in modo anche
scrittore italiano preferito. Del Giudice la- scrittori americani appartenenti alla Beat esagerato (mancavano solo le foto), lo stile
sciò il giornale e dopo qualche anno fece Generation, da Allen Ginsberg a Gregory è spregiudicato e in Italia cose del genere
molta strada. Italo Calvino lo introdusse Corso, da Jack Kerouac a Lawrence Ferlin- non si erano mai viste. Del resto, in quegli
all’Einaudi (come del resto Vittorini fece ghetti. La rubrica della Pivano, “La Genera- anni «TV Sorrisi e Canzoni», che all’epoca
con lo stesso Calvino). Debuttò con l’edi- zione del No”, era in perfetta sincronia con vendeva tre milioni di copie e veniva con-
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Dario Salvatori

gliore per “vibrazioni” (chissà cosa vole-


va dire) rispetto a quello di Wight. «Ciao
2001» si lancia in manifestazioni in qualche
modo controculturali, per esempio “Il Con-
tro Sanremo”, “Contro Canzonissima”, una
fronda musicale nel momento più propizio
visto che sia Sanremo che “Canzonissima”
non erano proprio in salute. Le manifesta-
zioni si tengono al Piper, ovvero il luogo di
culto e più amato dai giovani romani. Ban-
co del Mutuo Soccorso, Premiata Forneria
Marconi, Alan Sorrenti, Orme, Balletto di
Bronzo, Trip e dozzine di altri. Importantis-
simo il ruolo di Renato Marengo, il quale
sia come giornalista che come produttore
creò il “Naples Power”, lanciando la Nuova
Compagnia di Canto Popolare, Tony Espo-
sito, Edoardo Bennato, Donella Del
Monaco, Teresa De Sio e altri
ancora che formarono di Pintor, con qualche esodo da parte dei col-
fatto un movimento. Ma- laboratori di «Ciao 2001», inoltre esagera-
rengo, anche esperto di tamente orientato politicamente. Di totale
immagini, curerà una ru- fattura milanese fu «Gong», testata molto
siderato un familiare, brica settimanale, “Di- qualificata, con soluzioni grafiche di Mario
nelle prime pagine ospi- sco-Grafica”, dedicata Convertino, foto di Masotti, Pino Mulas e
tava una rubrica dal tito- alle copertine dei dischi, altri. Ma è anche vero che nel frattempo
lo “Ditelo a Sigismondo”, grafica, foto, pittura con- «Ciao 2001» corse ai ripari con «Music»,
più chiaro di così! Anche temporanea, dal visiona- mensile di buona fattura.
l’informazione musicale si rio Roger Dean al vate della Un giornale di formazione, a volte didattico,
rafforza: entra Enzo Caffarelli Pop Art Andy Warhol, che sempre sull’onda, con una periodicità alla
(che all’epoca aveva 17 anni) per le impreziosivano e visualizzavano il base del proprio successo. Ad averne ora…
recensioni, il secondo è il sottoscritto per grande rock sia italiano che internaziona-
una “Pop Story” che durerà più di due anni, le degli Lp. Maria Laura Giulietti, anch’es-
il terzo è Maurizio Baiata, che parla di moto sa giornalista e produttrice, prese la barra In alto da sinistra: il primo numero di «Nuovo Sound»;
(la sua rubrica si chiama “In sella”, mutua- della redazione, dopo l’uscita di Davide Fernanda Pivano (nel tondo); «Ciao 2001» lancia il Banco
ta dal mensile specializzato che si chiama Sassoli. Ruolo d’ordine quello di Domenico del Mutuo Soccorso. In basso: Maria Laura Giulietti.
proprio così), ma anche di pop teutonico. Dante, in seguito Fiorella Gentile che face-
Per il teatro arriva Gianni Rosati, che scri- va anche radio (il «Radiocorriere» le dedicò
veva su «Il Mondo»; Claudio Marras faceva una copertina). Michel Pergolani era fisso
degli speciali e sapeva tutto sui gruppi che a Londra e si firmava “Trashman”. Il mio
parlavano degli orrori marini, per esempio ricordo personale corre a Ennio Antonan-
gli High Tide. Editorialmente arriva qual- geli: a capo di un’azienda familiare, lasciò
che cambio: il direttore Marchetti si dimet- tutto in mano ai fratelli e oltre i quarant’an-
te, lo stesso fa Emanuela Moroli, assume la ni iniziò a fare il fotografo pop. Con lui ho
carica di direttore Saverio Rotondi, prove- girato tutti i festival di jazz italiani, europei
niente dal giornalismo politico-economico. e in qualche caso anche americani. Il suo è
un archivio che bisognerebbe riportare in
Vibrazioni nuove auge. A Pier Giuseppe Caporale il merito di
Con la nuova direzione il giornale diventa aver seguito il giornale, soprattutto dopo la
più saldo, puntuale (anche nei pagamenti) morte di Saverio Rotondi, in un momento
e i lettori aumentano. Entrano altri colla- di sbandamento editoriale. Per la prima
boratori: Marco Ferranti, Manuel Insolera, metà degli anni Settanta, e anche oltre,
Franco Montini. I negozi Fiorucci di via «Ciao 2001» dettò legge nel mercato dei
Nazionale prendono spazio pubblicitario, giornali di musica per giovani. Ovviamente
Giancarlo Fulgenzi, il re dei gadget di via arrivarono dei rivali. Fra il 1972 e 1974 usci-
Ripetta, dove vendeva barattoli con il pro- rono «Nuovo Sound», diretto da Elisabetta
fumo dell’isola di Wight, firmava addirittu- Ponti, prima donna direttrice, e poi «Super
ra una rubrica. I festival pop erano coperti Sound», non illustrati e francamente privi
da Carlo Silvestro, il più hippy fra noi, che di scelte musicali autoctone. A metà de-
ci fece capire che il Festival di Bath fu mi- cennio arrivò «Muzak», diretto da Giaime
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La ragazza
col microfono
“Scontenti, utopisti, incazzati, poetici, speranzosi e creativi”: così
erano i lettori di «Ciao 2001» secondo Emanuela Moroli, la
redattrice che amava l’underground e affrontava i grandi temi
dell’attualità.

Intervista: Susanna Schimperna

dieci anni già sapevo, in

"A maniera inequivocabile,


che avrei fatto la giorna-
lista”, racconta Emanuela
Moroli. E scatta automati-
co il riferimento ad Arnoldo Mondadori,
che a sei anni, rincorso dal padre intor-
no al tavolo perché si rifiutava di anda-
re a guardare i maiali, si mise a gridare,
“Da grande non voglio guardare i maiali,
voglio fare l’editore!”. Arnoldo non seppe
mai spiegare da dove gli fosse uscito non
solo quel grido, ma la parola, la nozione
stessa di “editore”, lui figlio di un analfa-
beta, mentre per Emanuela le origini della
vocazione sono facilmente rintracciabili
in un padre “con una cultura internazio-
nale” e che parlava varie lingue, e in una
madre che non aveva mai desiderato
uscire dal ruolo di moglie-mamma, una
madre che considerava il saper stare a
casa coi figli più dignitoso e piacevole,
per una donna, dell’uscire di casa per an-
dare a lavorare, ma che era colta, infor-
mata e intelligente anche lei. Il parallelo
con Mondadori non si limita però, come
può sembrare, alla condivisione della
precocità dell’obiettivo, ma alla capaci-
tà di entrambi, Emanuela e Arnoldo, di
perseguirlo nel tempo, questo obiettivo,
con determinazione, tenacia e successo.
Emanuela studierà giornalismo all’Uni-
versità Luiss e contemporaneamente, a
vent’anni, si sposerà (un matrimonio che
durerà fino alla scomparsa del marito,
architetto, e da cui nascerà un figlio); la-
vorerà in quotidiani e settimanali dirigen-
done uno («Controcampo») e creandone,
con Chantal Personé e Marina Pivetta, un
altro («Quotidiano Donna», primo nume- più significativo: Schiave d’Occidente. che all’estero, dando vita ad associazioni
ro uscito il 6 maggio 1978 come supple- Sulle rotte dei mercanti di donne, con Ro- come Differenza Donna.
mento del «Quotidiano dei Lavoratori», berta Sibona, ed. Mursia, 1999); lotterà a Già lavora come giornalista, Emanuela,
poi pubblicazione a sé); scriverà libri (il favore dei diritti delle donne sia in Italia quando nel 1965 (lei è nata nel 1940) la
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chiamano al neonato «Big», settimanale ’65, quindi prima del ’68, e pensavamo
dedicato ai giovani che, attraverso la fusio- che vivere fosse bellissimo, che tutto fosse
ne con la rivista concorrente «Ciao Amici», possibile. Mi domandavo: “Ma quanto può
tre anni dopo diventerà «Ciao 2001». durare una vita così bella?”. Erano gli anni
dei Beatles e dei Rolling Stones, natural-
Siamo nella prima metà degli anni mente.
Sessanta e appaiono due giornali che
solo pochi anni prima sarebbero stati Come trattava il giornale i Beatles e i
impensabili, perché parlano di giova- Rolling Stones?
ni e hanno come acquirenti i giovani: Quando sono venuti i Beatles in Italia, nel
«Big» e «Ciao Amici». Nel ’66 uscirà giugno ’65, dovevo andare a prenderli con
anche «Giovani», poi chiamata «Qui altre persone all’aeroporto e non so per
Giovani». Tu che stavi facendo, quando quale ragione non ci andai. Invece per gli
ti hanno proposto di lavorare a «Big»? Stones fummo noi, insieme all’organizza-
Avevo appena finito il liceo e avevo co- tore, a preparare il concerto a Roma. Mi
minciato a scrivere della mia generazione sono guardata molto volentieri il concerto
sul quotidiano «Paese Sera». Mi ricordo dalla prima fila. Mi piacevano molto più
che a un certo punto, per esempio, parlai loro dei Beatles. La mia canzone preferita
di dieta macrobiotica, allora di gran moda. era Satisfaction.
Scrivevo anche per «l’Avanti!», l’organo
ufficiale del Partito Socialista, dove avevo Li hai anche intervistati?
una rubrica che trattava sempre tematiche in tutto e per tutto senza essere pagati. No, li ho solo fotografati prima e dopo il
dei giovani. Il mio primo pezzo su «Pae- Ricevevamo una quantità enorme di roba. concerto. Non si facevano intervistare.
se Sera» uscì in terza pagina: ero andata Un’altra idea mia fu di fare un convegno, Erano molto, molto occupati con le grou-
in periferia a intervistare i ragazzi di cui allo stadio Olimpico a Roma. Un conve- pies, che erano tantissime. Invece i Beat-
parlava Pasolini nel suo libro Ragazzi di gno di due giorni pubblicizzato soltanto sul les di goupies ne avevano meno, proba-
vita, e avevo scoperto che nessuno di loro giornale, senza relatori, con i ragazzi che bilmente perché quando erano venuti in
conosceva il libro o Pasolini. Non so come raccontavano se stessi, leggevano davanti Italia ancora non erano così famosi. Ricor-
né perché, un giorno mi cercano da «Big». a un pubblico vastissimo le loro poesie, le do il giorno in cui morì Brian Jones, fu un
L’editore, Igino Lazzari, era quello che real- loro riflessioni. Non ci credevamo nemme- colpo terribile. Era la prima volta che un
mente dirigeva il giornale. Giovane, molto no molto, abbiamo affrontato l’esperienza giovane musicista bravissimo come lui an-
creativo, coraggioso. Anche la redazione con un certo scetticismo non sulla bontà dava all’altro mondo. Avevamo già chiuso
era tutta di giovani. Lì cominciarono a pas- dell’iniziativa in sé, ma sulla sua riuscita, il giornale, siamo saliti in auto il direttore
sare tutti. Veniva spessissimo Luigi Tenco e invece tutti i grandi giornali scrissero di Sergio Marchetti e io (era il 3 luglio 1969,
per fare quattro chiacchiere, poco simpa- noi, fu un grande successo che potremmo il giornale già era «Ciao 2001»), e mi sono
tico a dire la verità, ombroso. Molto più definire di contenuto politico. messa a scrivere il pezzo in macchina,
simpatico, anni dopo, Renato Zero, che era piangendo. Non c’era tempo. Poi, subito
allegro e spiritoso. La redazione era un luo- Come te li ricordi, questi ragazzi? Più in tipografia. Brian era veramente un genio
go d’incontro per chi faceva una musica di- incavolati o più sognatori, utopisti? della musica, un polistrumentista.
versa, pensava a un mondo diverso. Era il Erano tutto. Scontenti, utopisti, incazzati,
momento in cui esplodeva il rock anche in poetici, speranzosi e creativi. Siamo nel Il tuo ruolo a «Ciao 2001» era impor-
Italia e veniva alla ribalta una generazione tante: tu praticamente costruivi il
non prevista per come si presentava: ca- giornale insieme a Marchetti, e Silvia
In alto: il primo numero di «Big».
pelli lunghi, ribellione a una vita tutta casa- Fardella mi ha detto che è merito tuo
lavoro-famiglia, rifiuto di stare in casa con
Sotto: l'illustratore John Flores. se tanti giovani hanno cominciato
mamma e papà, voglia di relazioni diverse. lì, perché aprivi le porte a chi intuivi
I ragazzi vivevano molto insieme, scam- bravo.
biavano il giorno per la notte e la musica C’era Daniele Del Giudice, che era vera-
sapeva raccontare il loro modo di essere. mente giovanissimo e poi è diventato uno
stimato scrittore. Carlo Silvestro, di cui la
Che incarichi avevi a «Big» prima e a prima cosa che mi colpì fu l’aspetto, così
«Ciao 2001» poi? magro e con i capelli lunghi: diceva poche
Ero una redattrice e facevo varie cose, dal- cose ma erano tutte molto sensate e molto
le foto agli articoli, dalle rubriche al dare nuove. Un ragazzo mite e combattivo in-
idee. La prima cosa importante, a «Big», sieme. Dario Salvatori, un ragazzino che
è stata l’idea dei supporter. Un modo di nel suo settore musicale ne sapeva più de-
coinvolgere i lettori. I ragazzi che compra- gli esperti. Riccardo Bertoncelli, anche lui
vano il giornale erano allo stesso tempo con una competenza straordinaria. Non mi
collaboratori, mandavano pezzi, cose loro, sono sbagliata su nessuno di loro. Hanno
partecipavano alla creazione della rivista avuto tutti una bella carriera.
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A proposito del contributo dei lettori, Italiani, stranieri, artisti. Stavano seduti a vivemmo quel concerto come il momento
tu curavi una rubrica che si chiama chiacchierare anche tutto il giorno a Santa fondamentale di una lunga storia, invece
“OFF” e ospitava proprio quello che Maria in Trastevere, alla fontana (a quell’e- l’anno dopo Hendrix è morto. Un perso-
arrivava in redazione… poca faceva molto figo), bastava andare lì e naggio unico, che comunicava non con la
Sì, le cose più interessanti. Articoli, poesie, facevi il giornale. Una pacchia. parola ma con la musica, che impressiona-
proteste, rabbia. C’era di tutto. Tantissimi li va per l’energia che aveva e che metteva
ho conosciuti perché venivano al giornale, A un certo punto appare su «Ciao nel suonare. Lui ci dormiva, con la chitar-
e abbiamo fatto anche riunioni con loro, 2001» un inserto mensile, Hip. Chi ra. Erano un tutt’uno, la faceva veramente
con i lettori. ebbe l’idea? parlare. Una chitarra sfrontata, sovversiva.
Io. L’underground mi aveva sempre appas-
Ogni tanto andavi a Londra per seguire sionato, a Roma le amiche mi chiamavano Un altro concerto che ricordi?
i concerti, ma anche le mode. Conosce- “la ragazza col microfono” perché andavo Uno organizzato dall’editore, mi pare nel
vi bene l’inglese? col microfono nelle cantine ad ascoltare le ’65. C’erano tutti i gruppi italiani che in
Assolutamente no. Andavo con un fo- poesie, a vedere le esibizioni estempora- quel momento funzionavano bene, come
tografo che invece parlava l’inglese con nee, le sperimentazioni teatrali e non solo: i Rokes, i Camaleonti, l’Equipe 84. L’edi-
grande naturalezza, Roberto Beretta, che insomma, l’underground romano. Così tore voleva assolutamente che lo presen-
era anche mio marito. Ci eravamo incon- pensai di alzare un po’ il livello del giornale tassi, ma io figurati se volevo mettermi su
trati nel modo più banale, al mare, e spo- con l’underground americano – Kerouac, un palco. “Allora ti licenzio!”, fa lui un po’
sati quando io stavo frequentando il primo Ginsberg, Corso, Ferlinghetti –, e convinsi scherzando e un po’ no. Alla fine l’ho fat-
anno di Università e lui il secondo. Era un Marchetti a fare questo inserto. Un foglio- to, ma con una sofferenza enorme. Parlo
bravo architetto e aveva anche messo su ne enorme. Avevo scoperto l’underground volentieri nei convegni e nei congressi, lo
uno studiolo da fotografo. americano grazie a Fernanda Pivano, che faccio da tanto e continuo a farlo anche
per un periodo è stata molto mia amica. oggi, ma detesto esibirmi.
Arrivavi a Londra e… che facevi? L’amicizia si è allentata perché io dopo mi
Cercavo e trovavo. Era facile trovare. An- sono dedicata al femminismo, tematica a Dal ’69 in poi ti sei coinvolta sempre di
davi la sera nei punti di incontro dei gio- cui Fernanda non era interessata. più col movimento femminista. A que-
vani e raccoglievi storie, stabilivi contatti. sto proposito: a «Ciao 2001» lavorava-
Qualche volta trovavo anche gli artisti, ma no donne? E, prima ancora, a «Big»?
m’interessava di più il sociale. Mi ricordo Ero praticamente la sola donna, a parte una
per esempio un servizio che fu un succes-
«Erano i maschi a collega che faceva una rubrica di posta.
so: intervistai il sarto dei Beatles. Poi c’era, fare i discorsi, Ogni tanto qualcuna portava articoli, ma in
come hai già detto tu, la moda, il fenomeno genere erano tutti maschi. Ho cominciato a
Mary Quant. Le vetrine dei suoi negozi che
dettare le linee, rendermi conto dell’assurdità della cosa alle
erano una vera attrazione. A volte restavo scrivere i assemblee studentesche all’università, a cui
anche quindici giorni, ne valeva la pena. comunicati. Le andavo, e dove le donne non prendevano
mai la parola. Erano i maschi a fare i discor-
Non abbiamo parlato del passaggio femmine erano gli si, dettare le linee, scrivere i comunicati.
da «Big» a «Ciao 2001». Come l’hai angeli del ciclostile» Le femmine erano gli “angeli del ciclostile”,
vissuto? buone per fare le fotocopie, il volantinaggio.
Per quel che ne so, a un certo punto «Big» A me questo non andava giù.
ha avuto una crisi editoriale e ha chiuso.
In quel periodo ho lavorato ancora di più a A proposito di underground italiano, Un altro tema che avete trattato era
«Paese Sera», che era il mio giornale guida sul giornale ne parlavate? quello delle Comuni, allora grande
e che non avevo mai lasciato, poi Marchet- Certo. Andavo spesso la sera al Beat72, e richiamo per i giovani. Tu le frequen-
ti mi ha chiamato quando stava mettendo a tutti i teatri off. C’era per esempio Memè tavi?
in piedi il nuovo giornale. Ero redattore fis- Perlini. Io facevo le foto. Non era un tema Come no, la Comune di Terrasini in Sicilia,
so, come anche a «Big». ricorrente, ma ne parlavamo. Ovviamente fondata da Carlo Silvestro. Bellissima Ter-
parlavamo di più dei concerti importanti: rasini, ci andavo spesso. A volte con Paola
Voi della redazione eravate amici, vi i Rolling Stones nel ’67, Jimi Hendrix nel Pitagora. A me l’idea della Comune piace
frequentavate anche fuori? ’68 al Brancaccio. Non c’è concerto che moltissimo, ma nella realtà non funziona,
Sì, anche se un po’ meno di quanto ac- mi abbia colpito più di quello di Hendrix. è difficile da portare avanti. Ci vorrebbero
cadeva a «Big», forse perché erano già Irripetibile, da non credere. Una musi- tutte persone estremamente preparate, con
cambiati i tempi. Mi ricordo come amici ca aggressiva che mandava all’aria tutto, obiettivi e desideri simili, lo stesso modo
John Flores, bravissimo, molto creati- e poi il pubblico, che era uno spettacolo di comportarsi, la capacità di rinunciare a
vo, Carlo Silvestro che ora è a Roma ma nello spettacolo. Io stavo in prima fila e ho ciò che può incrinare la convivenza. È una
è stato trent’anni in India, Michel Pergo- passato tutto il tempo a fotografare… pur- questione di cultura e di livello di coscienza.
lani, Christian Olivares, cileno, grafico e troppo, se mi chiedi dove sono quelle foto Una cultura del gruppo, dell’andare avanti
pittore meraviglioso. Molto del materiale devo rispondere che non lo so. Ho cam- insieme. Mettici pure un’altra cosa: le Co-
lo tiravo fuori dal gruppo che c’era a Tra- biato sette case da allora e ho perso nei muni erano uno di quei luoghi dove sembra-
stevere. Dico gruppo, ma erano tutti amici. traslochi un sacco di cose. Mi ricordo che va ci fosse chissà quale libertà femminile,
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Emanuela Moroli

invece poi alla fine i ruoli si riproponevano. Gli hippy felici della Comune di Terrasini. di Wight. Dovevo andare a fare il reporta-
La maternità era tutta sulle spalle delle don- ge, ma in Francia mi hanno rubato o forse
ne, che spesso erano giovanissime, mentre ground, teatro, ma riguardo alla musi- ho perso il passaporto. Disperata, telefono
gli uomini facevano i guru. Abbiamo preso ca eravate molto quel che oggi si dice in redazione. Sergio Marchetti mi dice che
coscienza di questa emarginazione e capito mainstream… non gliene frega un bel niente: “Va’ a nuo-
che bisognava far qualcosa. Non sbagli. Poteva capitare di parlare an- to!”. Non c’era proprio possibilità di avere il
che di gruppi più raffinati, tipo i Nice, ma duplicato in tempi rapidi, o un documento
Come dicevamo, «Ciao 2001» parlava non era il nostro pane quotidiano. Scrive- sostitutivo. Allora mi attacco al telefono e
delle Comuni, della cultura hippy, ma vamo soprattutto di Pink Floyd, Doors… chiamo tutti quelli che conosco in Inghil-
lo spazio più grande era sicuramen- che comunque hanno prodotto musiche terra, per cercare qualcuno che andasse al
te riservato alla musica. Più musica belle e che lo saranno sempre. posto mio. Finalmente trovo un’amica e la
italiana o straniera? supplico, le prometto che le darò qualun-
Molto di più straniera, anche perché in que- Oggi chi ti piace? que cifra. Lei era anche una discreta fo-
gli anni non è che ci fosse chissà cosa in Gli unici che mi piacciono davvero sono i tografa e riesco a convincerla: lei va e noi
Italia. I cantautori, certo, ma non erano per Måneskin, che in qualche modo si riallac- “copriamo” l’evento. Una rabbia!
il nostro pubblico. Uno che ho intervistato ciano a quella musica lì.
varie volte è stato Pino Donaggio, veramen- Come è venuto il pezzo?
te molto bravo, e Little Tony, simpaticissi- Molti critici li detestano. Insomma…
mo, pazzo scatenato. Bobby Solo si è un po’ I critici, quando i Rolling Stones vennero a
bruciato, un altro pazzo scatenato ma a cui il Roma al Palazzo dello Sport, all’Eur, rega- Oggi perché non c’è un giornale come
successo aveva dato alla testa. Abbiamo fat- landoci un concerto meraviglioso, li fecero «Ciao 2001»?
to parecchi servizi anche sui concerti rock a pezzi. L’ignoranza dilaga. Perché la Generazione Z è piegata su altri
che in un certo periodo venivano ospitati temi. La generazione che aveva vent’anni
nelle chiese romane. Una cosa singolare, di Un tuo rimpianto legato al periodo in allora puntava invece sulla pace, la musica,
rottura, durata purtroppo molto poco. cui eri una giornalista musicale a «Ciao le relazioni, la coppia aperta, la ribellione
2001»? O qualcosa che non è andata alla famiglia, il rapporto con la natura. E
Dimmi se sbaglio: affrontavate argo- come avresti voluto? poi c’è un problema anche di musica, che
menti sociali, moda, Comuni, under- Mancare il grandissimo concerto all’Isola oggi è tutt’altra cosa.
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Il guru dei
giardinetti
Quando Emanuela Moroli gli offre uno spazio su «Ciao 2001»,
Gianni Milano è già una celebrità dell’underground: amico di
Fernanda Pivano, ha pubblicato un libro “contrario alla pubblica
decenza” ed è diventato un personaggio. Sarà lui la punta di
diamante dell’inserto Hip.

Intervista: Susanna Schimperna

a compiuto ottantacinque antimilitarista nonviolento (e vegetariano),

H anni il 14 giugno, festeg-


giato dalla sua Luisa e dai
compagni anarchici. Ha
sempre i capelli lunghi,
ora diventati bianchi ma folti come quan-
do aveva vent’anni, e i baffi, la barba. Non
“Non contate su di noi”.
A metà degli anni Sessanta, Gianni è già
noto. Citato e intervistato per le sue ini-
ziative libertarie, per i suoi curiosi metodi
educativi (maestro elementare, verrà a un
certo punto allontanato dall’insegnamento
Gianni Milano con
Allen Ginsberg a Torino.

sono cambiate nemmeno le idee: non sono perché ha chiesto agli alunni di dargli del
affatto diventate più sfumate come spesso tu). Poco dopo, nel ’67, il suo secondo libro per Guru), la nomea di “poeta capellone”
accade a chi in gioventù ha assunto una Guru (il primo è Off Limits, ne scriverà poi datagli dai giornali ma soprattutto, con sua
posizione di critica radicale, e questo pro- una decina, e le sue poesie appariranno in grande gioia, un’altra nomea, questa sì gra-
babilmente perché lui, Gianni Milano, po- varie raccolte e antologie) gli vale una de- tificante anche se di grande responsabilità:
eta beat e nume tutelare dell’underground nuncia in quanto “contrario alla pubblica lui è il “guru dei ragazzi dei giardinetti”, cioè
italiano fin dai tempi in cui “underground” decenza”. Arriva quindi al 1970, quando il personaggio di riferimento dei gruppi
pochi sapevano cosa significasse, alla rivo- Emanuela Moroli lo chiama da «Ciao 2001» di giovani che, provenienti da ogni par-
luzione non ha mai creduto, e per questo per collaborare all’inserto Hip, con un bel te d’Italia, senza fissa dimora e incerti sia
non si è mai sentito un utopista. “La rivo- curriculum di eventi situazionisti, amici fa- sul presente che sul futuro, si ritrovano nei
luzione vera è quella delle coscienze” era mosi come Fernanda Pivano e Giulio Carlo giardini reali a ridosso del palazzo dei Savo-
il suo slogan, insieme a quello, da assoluto Argan (testimoni a suo favore al processo ia. Sono ragazzi che non hanno nulla e che
tutti evitano. Emarginati chiamati sbriga-
tivamente anche loro “capelloni”. A questi
ragazzi Gianni sa parlare, rispondere quan-
do fanno domande esplicite oppure silen-
ziose: “Loro amavano Bob Dylan e si sen-
tivano capiti forse anche perché conoscevo
la scena americana”, spiega Gianni, “e poi
perché provenivo da una storia di povertà.
Quando i giornalisti li attaccavano, sapevo
difenderli”. Mi chiamavano Ginsberg, con
la “g” dolce, però. Recentemente un com-
pagno anarchico, parlando con i suoi ami-
ci squatter delle case occupate, ha detto:
“Vedete ragazzi, Gianni Milano leggeva le
poesie su questa panchina quando noi non
c’eravamo ancora”.
Gianni fotografato Tu eri forse il personaggio più di
in compagnia della spicco dell’underground, ed Emanuela
sua grande amica Moroli, grande mente creativa di «Ciao
Fernanda Pivano. 2001», amava l’underground. Inevita-
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bile che quando le venne l’idea di rea-
lizzare un inserto per il settimanale che
si occupasse proprio degli artisti, delle
istanze, della filosofia e dei movimenti
che erano, appunto, sotterranei, fuori
dai circuiti commerciali, si rivolgesse
a te. L’inserto si chiamava Hip, e ne
furono pubblicati, purtroppo, soltanto
tre numeri. Tu cosa ricordi?
Ricordo che ho collaborato, certo. Mi ave-
va cercato proprio lei. Mi chiese di scrivere
qualcosa sull’underground e anche di darle
da pubblicare alcune poesie. Non so dirti
molto altro perché sto adottando da un po’
una tecnica poco ortodossa che mi ha in-
segnato una psicologa: la scopetta. Mi ha
detto: devi scopare via tutti i ricordi vecchi,
che sono sempre dolorosi perché implica-
no delle perdite.

Leggevi «Ciao 2001»?


L’avevo visto qualche volta, ma non lo leg-
gevo. Intanto perché era un giornale per
giovani, e io essendo nato nel 1938 ero già di
un’altra generazione, con un passato diver-
so e quindi un modo di sentire diverso. Per
esempio, quelli della mia età erano segna- rogava le persone, era curiosa. Tutti e due Gianni Milano nei panni di maestro elementare,
ti dalle stigmate della guerra, e per questo frequentavamo in quel periodo Fernanda con i suoi alunni.
avevamo un senso abbastanza drammatico Pivano, eravamo da lei ogni sabato.
del vivere, che non avevano i più giova- bro autobiografico e che invece amava
ni. Dato che della guerra e del ventennio Come eri entrato in contatto con Fer- Milano perché diceva che lì, a differen-
fascista ci si vergognava, un intero lungo nanda Pivano? za di quanto accadeva a Torino, c’era
periodo era stato cancellato, non si voleva Era stata lei a scrivermi, e aveva affidato la la possibilità di fare cose, di stampare,
quasi ammettere di aver avuto e accettato lettera a un giovane amico comune, un… c’erano più mezzi…
vent’anni di fascismo. Naturalmente, però, “capellone”. Era l’autunno del 1966, stavo Come dargli torto. A Torino c’erano solo
più eri grande d’età e più ricordavi, sape- per riprendere il mio lavoro a scuola. Ver- manganellate in testa e il rischio di finire
vi, anche se nessuno di Mussolini e della so sera salii sul treno, arrivai a casa sua, mi in cella. Però a Torino siamo più introversi,
guerra parlava più, neppure sui giornali. Per misi ad aspettarla fuori la porta. Ma ero così più duri. Bisognerebbe mettere insieme il
i giovani, tutto questo non esisteva. Poi c’è stanco e affamato che mi addormentai sullo modo di essere milanese e quello torinese,
il fatto che noi dell’underground eravamo zerbino. Fernanda e suo marito, l’architet- cosa però impossibile.
molto rigidi… to e designer Ettore Sottsass, tornano dal
teatro e mi trovano buttato lì per terra. Mi Tornando a Hip e al fatto che Moroli
Che intendi per “rigidi”? Non stiamo dicono: “Ti abbiamo prenotato una stanza riesce a farti collaborare: la critica che
parlando di idee libertarie, di apertura in albergo, ora ci vai, dormi, mangi, e noi ci facevi e fai ancora oggi a «Ciao 2001»
mentale, di approccio hippy alla vita? vediamo domani”. Una bellezza. Finalmen- vale anche per questo inserto?
Sì, ma ci battevamo con decisione per una te mi faccio una doccia, e non è poco. Poi No, perché i tre numeri di Hip, usciti tutti
società che non esisteva, per un’alternativa ceno. Il giorno dopo ritorno da Fernanda e nel 1970, erano stati fortemente voluti da
a quello che invece c’era e non ci piaceva. lei mi spiega che mi aveva scritto per an- Emanuela come qualcosa di diverso, di più
Invece «Ciao 2001» non parlava della soffe- dare insieme a Verona a una riunione con conforme allo spirito underground, e infat-
renza che c’era in giro, e che noi vivevamo in alcuni dirigenti del PSIUP che volevano ti corrispondevano di più sia ai suoi che ai
modo drammatico. Se si occupava di hippy capire cosa fare, viste le manifestazioni miei interessi. Non credo che avrei potuto,
e di figli dei fiori, lo faceva concentrandosi che c’erano state a Milano… e a cui io non invece, collaborare a «Ciao 2001». A me
sul fatto spettacolare, sui vestiti, insomma avevo partecipato perché non mi sono mai interessava la stampa libera, che contribu-
trattava come un fenomeno di moda. L’un- piaciute le ideologie e nemmeno i ritmi mi- isse all’emancipazione. Laddove si poteva,
derground al contrario era ricerca. lanesi, quel fare tutto di corsa, quella cosa facevamo produzioni autonome, oppure
del Milàn s’è un gran Milàn… ma questa è ciclostilati. C’era un collegamento europeo,
Però hai accettato di collaborare a Hip… tutta un’altra storia. un sindacato europeo della stampa under-
Avevo conosciuto Emanuela e mi era parsa ground: non volevamo dipendere dagli edi-
subito una persona autenticamente inte- Sei diventato amico di Matteo Guar- tori. Non avevo antipatia per «Ciao 2001»,
ressata all’underground. Lei girava, inter- naccia, che farà la copertina del tuo li- è solo che… ecco, mi sarei trovato a disagio.
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HIP N. 2 SUPPL. CIAO 2001, N. 9, 5 MARZO 1970

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Luigi Cozzi a tu per tu con due
suoi idoli: Mick Jagger e Bill
Wyman dei Rolling Stones.

In diretta da Milano la sede del suo comando regiona-


le lombardo si trovava a meno di quattro-
cento metri dalla casa di Città Studi dove
allora abitavo con i miei genitori. Certo,

Centocelle
Jean-Luc Perrier era solo uno dei fantasiosi pseudonimi con cui
per venire assegnato proprio lì avrei avuto
bisogno di una gran bella “raccomandazio-
ne”, ma io quella me l’ero procurata, perché
per una fortunata combinazione il padre
del mio più caro amico di quell’epoca, Lel-
lo, era proprio un maresciallo che lavorava
firmava i suoi falsi (ma efficacissimi) scoop da Londra. In realtà, in quel comando e, conoscendomi molto
il giovane aviere VAM Luigi Cozzi faceva tutto da Roma. bene, già mi aveva assicurato che sarebbe
riuscito a farmi assegnare proprio là.
Testo: Luigi Cozzi Io gli fui molto grato per quella sua promes-
sa di “raccomandazione”, ma gli chiesi però
di cambiare la mia destinazione: desideravo
el 1969 vivevo a Milano, momento in cui fossi riuscito a trovare un venire assegnato non già vicino alla mia casa

N avevo ventidue anni e,


benché giovanissimo, già
da sei lavoravo nel mondo
professionale delle riviste
di fantascienza vendute nelle edicole e nel
lavoro regolarmente remunerato che mi
consentisse di mangiare almeno una volta
al giorno e di prendere in affitto un alloggio,
anche minuscolo, in cui andare ad abitare?
Grazie all’aiuto (del tutto involontario) del-
milanese, bensì a Roma. Sapevo infatti che,
se quello fosse accaduto, avrei potuto sog-
giornare per oltre un anno intero nella Ca-
pitale, avendo una branda e due pasti ogni
giorno assicurati gratis da quello Stato che
settore della pubblicità e della documenta- lo Stato, individuai però assai presto quella da aviere avrei servito, cercando di trovare
ristica cinetelevisiva meneghina. Siccome che poteva essere la possibile soluzione nel frattempo un modo per riuscire a restare
però non guadagnavo certo molto e per di ideale per risolvere i seri problemi pratici a Roma anche quando il mio periodo di leva
più la mia ambizione suprema era quella connessi con un mio eventuale trasferi- obbligatoria si fosse concluso.
di fare sia lo sceneggiatore che il regista di mento a Roma. C’era infatti la naja obbli- Diventai così all’inizio del 1969 un aviere
lungometraggi a soggetto, per diventarlo gatoria allora (ovvero, qualsiasi italiano tra VAM, ovvero una guardia aeroportuale ar-
sapevo che avrei dovuto inevitabilmente i diciotto e i ventisei anni di età che fosse mata, e grazie alla raccomandazione fui as-
trasferirmi a Roma, che era l’unico luogo stato sano di mente e di corpo era obbliga- segnato all’aeroporto romano di Centocelle.
in Italia in cui allora si producevano all’in- to a effettuare quattordici mesi di servizio E anche se siete di Roma, probabilmente
circa duecentocinquanta nuove pellicole militare) e io in effetti dovevo ancora anda- non avrete mai sentito parlare dell’esistenza
ogni dodici mesi. Ma poiché a Roma non re a farlo, il soldato. La mia intenzione ini- di un aeroporto nel popolosissimo quartiere
conoscevo in pratica nessuno, come avrei ziale era stata quella di effettuare il periodo di Centocelle, e in effetti lì non esiste nessun
mai potuto arrivarci e sopravvivere fino al di leva nell’Aeronautica Italiana, perché a aeroporto che funziona, bensì solo una va-
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stissima distesa recintata di prati incolti che rioso “SIOS” e così diventai, con mia no- o uscire. Quelle baracche di legno erano
si apre all’improvviso nel bel mezzo di una tevole (e piacevole) sorpresa una specie di situate proprio nel bel mezzo della distesa
sterminata fila di palazzoni ed edifici popola- aviere VAM un po’ molto speciale, ovvero di campi brulli ed erano ben distanti dall’in-
ri, a pochissima distanza da Cinecittà e dalla in pratica assolutamente un “intoccabile” gresso dell’aeroporto, e in quella casamatta
trafficatissima via Tuscolana. All’interno di persino dal tenente di picchetto, dalle ronde noi avieri VAM distaccati al “SIOS” lavo-
quell’enorme distesa interamente recintata, e dai superiori di grado, inclusi i generali. Per ravamo controllando chi entrava e usciva,
dove allora pascolavano tranquillamente e fare un esempio, per poter uscire dall’aero- segnandone gli orari. Eravamo in quattro a
regolarmente autorizzati diversi greggi di pe- porto per qualunque aviere era indispensa- farlo, a turni, e infatti il nostro servizio era
core, esistevano e ci sono ancora oggi alcune bile esibire al posto di guardia il permesso stato organizzato in questo modo: noi quat-
baracche e numerosi capannoni, ovvero le o la licenza espressamente concessa dal tro ci alternavamo lavorando ogni giorno in
malmesse strutture di quello che in un’epoca comandante. Invece, appartenendo io al due. A esempio, il lunedì, dalla mezzanot-
remota del secolo scorso era stato il primo “SIOS”, l’ufficiale di picchetto addetto al te alla mezzanotte successiva, facevamo la
aeroporto militare italiano, denominato at- controllo non aveva l’autorità di fermarmi o guardia io e un mio collega, e poi alla mez-
tualmente come “Francesco Baracca” perché nemmeno solo di chiedermi di esibire il rela- zanotte e un minuto del martedì ci veniva
era proprio dalla sua unica pista in terra bat- tivo permesso di uscita: potevo andarmene dato il cambio dagli altri due commilitoni,
tuta che un centinaio di anni fa quel corag- e basta, senza fornire nessuna spiegazione che sarebbero restati in servizio fino allo
gioso pilota decollava con il suo monoplano o documentazione, e lo stesso sarebbe ac- scadere della mezzanotte seguente. Con
a elica dalle ali di tela. Ancora adesso, nel caduto quando rientravo. Potevo, insomma, la regola che tutti quelli che avevano fatto
2023, quel vasto “aeroporto” storico esiste entrare o uscire dall’aeroporto quando mi ventiquattr’ore consecutive di guardia nella
tra il quartiere di Centocelle e la via Tusco- pareva, a qualunque ora e in qualsiasi gior- casamatta del cancello avrebbero goduto di
lana, rimasto più o meno uguale a com’era no, e nessuno, all’ingresso e all’uscita, pote- altrettante ventiquattr’ore di libertà assolu-
quando vi capitai io una cinquantina di anni va bloccarmi o chiedermi alcunché. ta, nelle quali potevano fare ciò che voleva-
or sono, mentre già non funzionava più come In pratica, anche se ero sempre in forza no, ovvero potevano restarsene lì al posto
un aeroporto normale ma solo come un de- all’aeroporto di Centocelle, era come se di guardia del “SIOS”, se gli andava, oppure
posito e, soprattutto, come un’autorimessa fossi stato distaccato a un altro corpo d’ar- se ne potevano andare via dall’aeroporto
per le tante auto ufficiali di servizio che ogni mata. Il “SIOS”, infatti, era allora una sezio- (ed essendo tutti e tre romani, i miei colle-
mattina, guidate dagli attendenti, dovevano ne assai speciale dell’Aeronautica Militare ghi, se ne ritornavano immediatamente a
recarsi sotto alle abitazioni dei fin troppo nu- Italiana, ora lo posso rivelare: in pratica, ne casa loro per ventiquattr’ore filate).
merosi generali romani per prenderli e por- costituiva il servizio segreto. E a tutti co- Quei turni di guardia lunghi ventiquattr’ore
tarli fino al Ministero dell’Aeronautica dove loro che lavoravano per il “SIOS”, neppu- consecutive non erano poi certo estenuan-
lavoravano, tornando poi nel pomeriggio a re un generale, se non avesse fatto a sua ti, in quanto noi li dovevamo svolgere re-
ricaricarli per accompagnarli a casa. volta parte di quel corpo assolutamente standocene dentro la casetta del posto di
In quel cosiddetto “aeroporto fantasma” di operante solo nel massimo segreto, poteva guardia, limitandoci a tenere d’occhio chi
Centocelle c’era pochissimo personale, una chiedermi alcunché oppure darmi ordini arrivava a piedi o in macchina da lontano
quarantina di avieri in tutto, quasi unica- o perfino segnalarmi per una mancanza attraverso una grande vetrata, finché ci ar-
mente romani, ovvero raccomandatissimi, o una punizione. In quanto membro del rivava davanti e solo allora gli chiedevamo
in quanto si diceva che nella zona di Roma “SIOS”, io ero obbligato sempre a tacere di esibire i permessi necessari per entrare.
non esistesse nessun altro posto migliore e a limitarmi a esibire il mio tesserino di In più, una volta ogni tanto dovevamo fare
per chi volesse riuscire a fare nell’Aeronau- appartenenza a quel reparto molto partico- un giretto intorno al nostro recinto per con-
tica un servizio di leva all’acqua di rose. E, lare. Insomma, per fare un esempio, se mi trollare che tutto fosse in ordine… ed era
in effetti, era proprio così. Io comunque, avessero trovato mentre cantavo, in mu-
per evitare i lunghi turni di guardia alle au- tande e ubriaco a mezzanotte in aeroporto
torimesse e ai depositi di carburante per i oppure in giro per la città, persino in quel
veicoli, mi offrii volontario quando chiesero caso non avrei comunque dovuto fornire
a noi (sei o sette…) nuove reclute appena a chiunque nessuna spiegazione perché
arrivate se qualcuna fosse stata disposta a potevo sempre essere impegnato a com-
“passare nel SIOS” , malgrado che quello piere in quel modo una qualche “missione
che significasse tale sigla misteriosa mai segreta speciale”. Una vera pacchia, devo
sentita prima nessuno nell’aeroporto era dire, della quale io approfittai non poco.
riuscito a sapermelo dire, e lo feci essenzial-
mente perché non mi andava di sottostare Notti di guardia
agli inevitabili “scherzi” pesanti che tutte e libere uscite
le nuove reclute avrebbero dovuto inevita- Il “SIOS” di Centocelle nel 1969 consisteva
bilmente subire senza reagire da parte dei in due raggruppamenti di poche baracche
commilitoni con una maggiore anzianità di totalmente recintate con un unico cancello
servizio, pena umiliazioni ancora peggiori. di entrata, posto davanti a una piccola ca-
samatta che costituiva il corpo di guardia di
Un soldato pop quel piccolo centro romano dei servizi se-
Io, l’unico volontario che si offrì, venni ov- greti, davanti al quale chiunque era obbliga- Luigi Cozzi nel 1969
viamente subito assegnato a questo miste- to a passare qualificandosi prima di entrare con la divisa da aviere VAM.

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sempre tutto in ordine. Bastava in pratica si svuotavano completamente. Non di rado, americana e portai il nuovo testo che ne
che davanti alla vetrata dell’ingresso ci fos- ne usavo anche i telefoni, effettuando lun- avevo ricavato alla redazione di quel dif-
se sempre almeno uno di noi, mentre l’altro ghe chiamate in interurbana senza pagare. fuso settimanale, che me lo comprò quasi
nel retro della casamatta guardava la televi- In seguito, nella per me fatidica seconda subito, pagandomi, mi pare, 15.000 lire. E
sione che avevamo a disposizione: ricordo parte del 1969, essendo io sempre stato a quel punto… be’, a quel punto cominciai
che io ero di servizio la notte in cui ci fu in un grande appassionato di musica pop e a sottoporre loro altre mie “interviste” con
Messico la storica semifinale del mondiale rock, presi a comprare la principale rivista celebri gruppi o cantanti pop e rock an-
di calcio Italia 4 – Germania 3 e me la go- settimanale di quel tipo che usciva allora in glosassoni, e quelli di «Ciao 2001» me le
detti tutta prima sudando e poi esultando… Italia, «Ciao 2001», e anche numerosissimi acquistarono quasi tutte, pubblicandole
oppure ci si stendeva a riposare su una delle dischi a 33 giri, soprattutto di importazione, ogni volta nel giro di una ventina di gior-
brande che c’erano sempre nel retro. che a Roma andavo a prendere in un forni- ni al massimo. Nello stesso periodo, presi
Insomma, non potevo lagnarmi di quella tissimo negozio di via Frattina, che li faceva anche a collaborare con la rivista «Horror»
mia naja obbligatoria, che mi consentiva di arrivare direttamente dall’estero. Poi scoprii diretta dal mio amico milanese Alfredo Ca-
scorrazzare libero per Roma un giorno sì che le due edicole in cima a via Veneto, la stelli, che ovviamente non si fece pregare
e uno no, cercando di approfittare di tutta mitica strada della Dolce vita felliniana, si- per ospitare i miei pezzi sulle sue pagine:
quella mia libertà a singhiozzo per riuscire tuate entrambe nei pressi dell’ambasciata inizialmente mi faceva compensare addi-
a combinare qualcosa che mi consentisse nordamericana, ricevevano tutte le princi- rittura con 30.000 lire ad articolo.
di restare a vivere nella Capitale anche pali riviste che uscivano negli Stati Uniti e In questa maniera, prendendo dei com-
dopo la fine del servizio militare. pensi saltuari ma abbastanza frequenti da
Cominciai infatti ben presto a organiz- «Ciao 2001», «Horror» e «New Cinema»
zarmi come si deve: un mio commilitone per tutte quelle mie collaborazioni, mal-
aveva la nonna che abitava nel quartiere «Non avevo grado che continuassi nel frattempo a fare
di San Giovanni e, saputo che cercavo una macchina da il servizio militare con il “SIOS”, comin-
una stanza in affitto per cambiarmi e met- ciavo a guadagnare discretamente, anche
termi in abiti civili nei giorni alterni in cui scrivere, ma potevo perché il costo della vita allora era ancora
ero libero, mi propose di andare lì da lei. utilizzare una delle molto basso e, per esempio, la stanza presa
Così feci e, non appena allo scoccare della in affitto a San Giovanni la pagavo appena
mezzanotte smontavo dal servizio in quel numerose che 10.000 lire al mese, mentre io, per rispar-
piccolo corpo di guardia speciale, uscivo c'erano negli uffici miare, durante le mie ventiquattr’ore di li-
dall’aeroporto e mi fiondavo a dormire nel- bertà assoluta dalla naja un giorno sì e uno
la stanzetta affittata a San Giovanni, poi della sede del SIOS» no, mangiavo solo la sera, facendo atten-
al mattino mi svegliavo, lasciavo da una zione a ordinare solo cose sostanziose ma
parte la divisa e indossavo invece gli abiti dal basso prezzo, di solito un piatto di pa-
civili e me ne andavo in borghese in giro sta al sugo e un crostino di prosciutto op-
per Roma, dandomi seriamente molto da così andavo lì regolarmente almeno una o pure la pizza. Mi rendevo però conto che,
fare per trovare un qualsiasi lavoro che mi due volte ogni settimana per acquistare le per riuscire a stabilirmi definitivamente a
permettesse, una volta concluso il servizio pubblicazioni di fantascienza tipo «Analog» Roma una volta finito il servizio militare,
militare, di poter restare a Roma. oppure «Famous Monsters of Filmland». E quei miei guadagni pur discreti non sareb-
quando finalmente mi accorsi che quelle bero stati sufficienti a consentirmi di resta-
Andar per edicole due edicole vendevano anche diverse rivi- re nella Capitale, soprattutto perché non
In quei miei tanti giorni liberi, grazie alle co- ste di musica rock americane e inglesi, presi erano regolari e continuativi, mentre a me
noscenze che avevo acquisito lavorando per a comperare pure quelle, perché in Italia al- per riuscirci serviva assolutamente di ave-
anni a Milano nell’ambiente editoriale fanta- lora non si sapeva quasi nulla di musicisti re la base minima garantita di almeno un
scientifico, presi contatto per esempio con già celebri all’estero e da me ammirati quali piccolo stipendio fisso mensile… altrimen-
i registi Mario Bava e Antonio Margheriti. Bob Dylan, Donovan, Jimi Hendrix, i Be- ti, una volta congedato, sarei stato costret-
Avevo anche allacciato un nuovo rapporto atles e i Rolling Stones, mentre su quelle to a ritornarmene mestamente a Milano,
di lavoro con la rivista milanese di cinema testate straniere c’erano spesso lunghe in- rinunciando forse per sempre a tentare la
«New Cinema», alla quale avevo comincia- terviste con loro e altri celebri colleghi. scalata al mitico mondo del cinema.
to a vendere alcuni articoli. Collaboravo nel Di nuovo, però, la fortuna mi aiutò e io, per
contempo anche con l’amico Ugo Malaguti, Inventarsi un mestiere la verità, seppi coglierla al volo, tanto è vero
che aveva fondato una casa editrice specia- Fu così che, ancora militare e sempre a che oggi vivo ancora a Roma e sono ormai,
lizzata in fantascienza, la Libra, e scrivevo caccia di soldi, mi venne in mente di ri- in questo 2023, più di cinquant’anni conse-
anche racconti, tutti regolarmente venduti prendere il testo di una di quelle interviste, cutivi che ci abito, mentre a Milano, la mia
e pubblicati. Non avevo una macchina da riscrivendolo per stendere una mia “falsa” Milano perduta, sono vissuto, in gioventù,
scrivere nella stanza di San Giovanni che intervista da proporre per la pubblicazio- soltanto per appena quindici anni prima di
avevo affittato, ma potevo utilizzare una ne proprio a quel giornale che leggevo, andarmene definitivamente via!
delle numerose che c’erano invece negli «Ciao 2001», che aveva la sede a Roma in
uffici della sede del “SIOS” dove prestavo via Cavour, nei pressi dei Fori Imperiali. Falsi d'autore
servizio, uffici che immancabilmente dopo La scrissi utilizzando le dichiarazioni rila- Ho scritto che la fortuna mi aiutò… o il caso,
le due del pomeriggio di ogni giorno feriale sciate dal musicista intervistato alla rivista se preferite, oppure… be’, insomma, chiama-
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Luigi Cozzi

Luigi Cozzi (con gli occhiali scuri) che di solito aiuta gli audaci… o gli spudora-
al lavoro su un set. Milano, 1967. ti, e quello forse ero io allora per cercare di
mettere disperatamente insieme ogni tanto
almeno qualche lira.
Il lunedì in Italia «Ciao 2001» era in vendi-
ta in tutte le edicole con quel titolo sensa-
zionalistico bene evidente sulla copertina,
anche se del tutto fondato solo sulle mie
speculazioni e forzature personali, eppure…
eppure, appena due giorni dopo, il mercole-
dì, da Londra le telescriventi di tutte le reda-
zioni cominciarono a battere e a diffondere
nel mondo la clamorosa e del tutto inaspet-
tata notizia che i Beatles avevano appena
annunciato la loro separazione.

Una combinazione
incredibile, una
telo pure come volete, ma ecco quello che sciogliere allora non passava per la testa nel coincidenza fantastica!
accadde. Era l’ultimo mese della mia perma- mondo proprio a nessuno: era un’evidente Due furono i risultati: quel numero di
nenza nell’Aeronautica Militare Italiana nel- mia forzatura titolistica per spingere il diret- «Ciao 2001» andò immediatamente e to-
la sezione speciale del “SIOS” di Centocelle tore di «Ciao 2001» ad acquistare quel mio talmente esaurito e un paio di giorni più
e credo che fosse la fine di febbraio e l’inizio articolo e quel punto interrogativo messo tardi io ricevevo una chiamata dalla reda-
di marzo del 1970 o giù di lì: io continuavo alla fine attestava propria la mia voluta esa- zione del “Ciao” in cui venivo convocato
regolarmente ad acquistare in via Veneto, gerazione giornalistica. con urgenza a colloquio dal nuovo diretto-
nell’edicola situata quasi di fronte all’amba- Portai l’articolo alla redazione di «Ciao 2001» re editoriale di quel settimanale.
sciata americana, le riviste statunitensi di in via Cavour e ovviamente loro, che nel frat- Sarò breve: il nuovo direttore, Saverio Ro-
musica rock cercando di ricavare dalle inter- tempo avevano cambiato direttore, colpiti tondi, convintosi forse che io fossi dotato
viste che vi leggevo sopra degli articoli che da quel titolo come se si fosse trattato di un di una preveggenza straordinaria oppure di
sarebbe stato possibile riscrivere per tenta- “scoop” autentico, decisero immediatamente un fiuto giornalistico sensazionale, mi offrì
re di venderli ancora a «Ciao 2001». La mia di prenderlo e di dedicare addirittura al mio durante quel colloquio di entrare a lavorare
tecnica a quel proposito era semplice: dopo pezzo la copertina del nuovo numero desti- fisso nella redazione di quel suo settima-
aver scelto il soggetto da utilizzare, escogi- nato ad uscire in edicola pochi giorni dopo, nale, affiancando l’altro redattore che già
tavo un titolo sensazionalistico, di quelli che trasformando, per essere più certi di sbalordi- c’era, Daniele Del Giudice, anche lui gio-
catturano subito l’attenzione, seguito da un re del tutto i lettori, il mio punto interrogativo vanissimo come me. Rotondi mi propose
breve sommario del pezzo altrettanto intri- (o, per meglio dirlo, dubitativo…) in un anco- quel posto fisso offrendomi 40.000 lire al
gante, e poi riscrivevo a modo mio il con- ra più eclatante e spudorato punto esclama- mese, più il pagamento a parte di tutti i
tenuto dell’intervista in inglese, calcando un tivo: “I Beatles si sciolgono!”. E così all’incirca miei articoli che venivano pubblicati… e in
po’ la mano sui punti che mi sembravano sette giorni dopo «Ciao 2001» andò in tutte le ogni nuovo numero ovviamente io sapevo
maggiormente interessanti o più contro- edicole d’Italia il lunedì mattina annunciando che sicuramente ce ne sarebbero stati al-
versi. Per la precisione, quella volta che per in copertina che i Beatles si scioglievano, an- meno due o tre, se non addirittura quattro,
me diventò fondamentale riguardo alla mia che se poi nell’articolo contenuto all’interno portando il mio stipendio fisso mensile ad
permanenza a Roma, scelsi di rielaborare un io scrivevo che forse, ripeto forse ma proprio almeno 70/80 mila lire garantite. Il che mi
paio d’interviste condotte separatamente forse, avrebbero potuto magari, un giorno assicurava, solo da quella fonte, un’entrata
su due differenti riviste nordamericane ac- lontano, eventualmente anche sciogliersi per regolare fissa sufficientemente sostanziosa
centuando fortemente i toni di quelle che via di alcune certe differenze di vedute che in quegli anni per permettermi di restare a
parevano essere delle semplici divergenze stavano emergendo dalle dichiarazioni di vivere a Roma non appena fossi stato con-
di opinioni tra John Lennon e Paul McCart- due di loro, ma che comunque non era per gedato dall’Aeronautica Militare Italiana.
ney, i due membri più acclamati dei Beatles, niente sicuro che lo scioglimento del gruppo Naturalmente, accettai al volo l’offerta,
fondendole un po’ insieme in maniera da far avrebbe potuto accadere per davvero. spiegando però che per ancora una ventina
sembrare al direttore di «Ciao 2001», colui In altre parole, quell’articolo era una mia di giorni avrei potuto andare a lavorare solo
che avrebbe dovuto decidere se acquista- semplice speculazione giornalistica in puro un giorno sì e uno no, in quanto in realtà
re quel mio pezzo oppure no, che il mitico stile da tabloid scandalistico, fondata sol- stavo ancora facendo il servizio militare,
quartetto inglese potesse essere per davvero tanto su alcune piccole divergenze di vedu- ma garantendo che, non appena fossi stato
sul punto di sciogliersi, e poi diedi al tutto un te emerse nel corso di un paio di interviste congedato, avrei preso a recarmi in redazio-
titolo forte che più forte non si può, di quelli normali rilasciate vari mesi prima in Ame- ne normalmente ogni giorno. Saverio Ro-
che fanno sussultare chi lo legge: “I Beatles rica da John Lennon e Paul McCartney e tondi, che grazie allo “scoop” (del tutto in-
si sciolgono?”. E faccio notare qui la presen- riprese (e accentuate) in quel mio articolo. ventato) che gli avevo fatto fare sui Beatles
za del punto interrogativo alla fine, perché Ma il caso ci mise lo zampino… o la fortu- aveva d’incanto acquisito una enorme stima
ovviamente il fatto che i Beatles si potessero na, se volete. Almeno per me. Dicono infatti nei miei confronti, mi disse che era lieto di
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ro che si trovava proprio quasi accanto alla
redazione di «Ciao 2001» dove io lavoravo,
in via Cavour, con la conseguenza che io
e lei ci incontravamo casualmente piutto-
sto di frequente quando, all’ora di pranzo,
finivamo per ritrovarci a mangiare qualco-
sa nello stesso bar. E così gli incontri e le
serate tra me, Dario e qualche volta anche
con sua moglie Marisa si fecero sempre più
frequenti, tranne che nel periodo luglio-
agosto del 1970 nel corso del quale lui fu
impegnato a girare il suo secondo, grande
L'aeroporto della Regia Aeronautica Francesco Baracca, film thrilling, Il gatto a nove code. E poi, nel
oggi dell'Aeronautica Italiana, dismesso perchè settembre sempre di quel fatidico 1970, av-
circondato ormai da ogni parte dai casermoni venne che, mentre parlavo tranquillamente
del popolare quartiere romano Centocelle. con lui al telefono, Dario inaspettatamente
mi disse: “Sai, ora che ho finito di girare Il
avermi assunto e di essere sicuro che sarei gatto a nove code, sto già incominciando a
stato tra i suoi più fidati collaboratori. «La mia tecnica pensare al mio nuovo film. Tu te la sentiresti
Fu così che venni regolarmente assunto di provare a scriverlo insieme a me?”.
come redattore di «Ciao 2001», un lavoro era semplice. Superati i primi momenti di sorpresa per
che mi piaceva e che mi avrebbe portato Escogitavo un titolo quella proposta inaspettata, ovviamente dis-
nei mesi seguenti a conoscere da vicino (e si subito di sì, e con grande entusiasmo… E
soprattutto per davvero!) numerosi can- sensazionalistico siccome Dario era piuttosto impaziente di
tanti e gruppi musicali che stimavo (inclusi e riscrivevo a modo iniziare, combinammo un appuntamento per
miei idoli quali i Rolling Stones, di cui addi- incominciare a farlo subito. E così ebbe final-
rittura mi occupai per il “Ciao” in occasione mio il contenuto mente inizio per me anche l’attività di sce-
della loro esibizione italiana, avvantaggia- dell'intervista neggiatore nel cinema romano professionale!
to dal fatto che ero l’unico tra i giornalisti Scritto quel film e iniziata la sua preparazione,
scelti per intervistarli che parlasse la lingua in inglese» alcuni mesi dopo, all’incirca alla metà del 1971,
inglese). Ma feci anche molto d’altro per il Dario mi chiese di seguirlo anche durante le
“Ciao”, perché, allora come oggi, avevo riprese, fungendo da suo aiutante alla regia e
una gran facilità e rapidità nello scrivere: Arriva Dario io ovviamente accettai con entusiasmo, per-
a parte numerosi articoli sulla letteratu- Proprio durante gli ultimissimi giorni del ché quello era ciò che più di ogni altra cosa
ra di fantascienza, sul giallo, sull’orrore mio servizio militare, all’inizio di marzo con tanti sacrifici ero venuto a Roma a fare.
e su altri generi “pulp”, ben presto riuscii del 1970 risale un altro passo importante Fu per questo, e solo per questo, che a quel
a conquistarmi una pagina fissa su «Ciao della mia vita, ovvero il mio primo incon- punto dovetti lasciare il mio posto di redat-
2001» dedicata solo alle novità del cine- tro con il regista Dario Argento, che aveva tore del settimanale «Ciao 2001», sul quale
ma e prendendo inoltre a scrivere su quel appena esordito nelle sale con il suo primo in poco più di un anno avevo pubblicato tra
settimanale, oltre che di musica, anche film L’uccello dalle piume di cristallo e che l’altro almeno una settantina di miei articoli,
parecchi pezzi sui registi, gli attori e i film io decisi di andare a intervistare proprio firmati con il nome mio oppure avvalendo-
che preferivo. Al tempo stesso, cominciai per «Ciao 2001» e «Horror» quando nes- mi dei più vari pseudonimi.
a guardarmi intorno perché, ora che avevo suno ancora in Italia se lo filava. Da allora, Dalla amata redazione di «Ciao 2001» pas-
uno stipendio fisso e che stavo per venire scoprendomi in perfetta sintonia d’idee sul sai direttamente a lavorare sul magnifico set
congedato dall’Aeronautica, avevo asso- cinema e i generi con lui, è nata tra noi due del film di Dario Argento 4 mosche di vel-
lutamente bisogno di trovare a Roma una una profonda amicizia sincera che dura an- luto grigio… Ma prima di concludere voglio
vera casa in cui andare ad abitare. cora oggi, più di cinquant’anni dopo, e che descrivere brevemente le due diverse con-
Ma prima di proseguire, voglio far notare ci ha visti di frequente collaborare insieme duzioni di «Ciao 2001» con cui ho lavorato.
anche un’altra coincidenza straordinaria e sui set di sue opere ben note quali 4 mo- Nella prima fase della mia collaborazione,
molto personale della mia vita: il settima- sche di velluto grigio, Le cinque giornate, La infatti, quando la sede era in un apparta-
nale rock/pop «Ciao 2001», così importan- porta sul buio, Phenomena, La sindrome di mento di via Cavour, tra la stazione Termini
te per me, era edito da una società che si Stendhal e altre di grande successo ancora. e il Colosseo, la casa editrice era di proprietà
chiamava Leti, abbreviativo del nome (Le- I nostri gusti coincidevano anche in fatto di di un costruttore romano che l’aveva chia-
tizia) della moglie del suo primo editore, musica e, oltre ad andare spesso al cinema mata Edizioni Leti, come l’abbreviativo del
un costruttore. E proprio sempre Leti sa- insieme, partecipavamo volentieri a ogni nome della moglie che lui aveva, anche se
rebbe stato, a partire da circa una ventina concerto rock che si svolgeva a Roma. Per poi l’onnipotente e invadente segretaria
di anni dopo, l’abbreviativo con cui mi ri- di più, nel frattempo, avevo anche allaccia- di redazione di quel settimanale era la sua
volgo alla donna della mia vita, Letizia: per to ottimi rapporti con sua moglie Marisa, la amante assai più giovane. Il direttore del
l’appunto, Leti. La mia Leti. Strano anche quale, per un’altra combinazione curiosa, giornale era il giornalista Sergio Marchetti,
questo fatto, vero? frequentava nel 1970 un istituto del restau- un professionista preciso, pacato ed esem-
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Luigi Cozzi

plare, in seguito trasferitosi alla Tattilo (l’e- una scarsa visione estetica, con il risultato nel 1971, quando lasciammo l’appartamento
ditrice di «Playmen» e «Scienza 2000»), che la parte di ogni numero di «Ciao 2001» di via Cavour nei pressi dei Fori Imperiali
mentre in redazione era animata dalla vul- impostata dal fratello Piero risultava estre- per trasferirci nel quartiere dove ho sempre
canica Emanuela Moroli, un’altra capace mamente ricercata e ben curata, mentre lavorato da allora a oggi, ovvero in Prati,
giornalista colma di entusiasmo sessantotti- l’altra, quella impaginata da Nando, era poco oltre la centralissima piazza del Popo-
no e fissata con gli hippy, ma comunque as- purtroppo piatta e del tutto priva di qualsi- lo e prima del Vaticano, dove ancora oggi
sai abile. L’amministrazione del giornale era asi invenzione grafica. Il lavoro di controllo conduco in via dei Gracchi 260 il negozio
invece abbastanza discutibile e soprattutto in tipografia poi lo curavo io, perché nessun Profondo Rosso e il Museo degli Orrori di
ben poco puntuale: non si sapeva mai con altro nella redazione ci era voluto andare, Dario Argento, che chiunque ogni giorno
esattezza quando collaborazioni e stipendi mentre a me solo conveniva. Mi spiego: (tranne la domenica) può visitare. E proprio
sarebbero stati pagati, anche se comunque grazie allo stipendio che mi passava «Ciao Profondo Rosso è vicinissimo a quella via
alla fine i soldi, sia pure a fatica, arrivavano. 2001» io ero andato a vivere in una man- Boezio del quartiere Prati in cui si trasferì
In seguito, quando ancora la sede si trovava sarda in fondo a viale Jonio, a Montesacro, nel 1971 la redazione di «Ciao 2001».
in via Cavour, nell’organico di «Ciao 2001» mentre la tipografia non si trovava troppo Un’ultima parola la riservo infine per il mio
entrò come supervisore editoriale e ammi- lontana da lì, appena passata la malfamata compagno di avventure nell’incredibile,
nistrativo Saverio Rotondi, un giornalista (anche allora) borgata di San Basilio, sulla giovane redazione di «Ciao 2001», il com-
esperto ed estremamente preciso che, nel via Tiburtina. Quindi in macchina ci arri- pianto Daniele Del Giudice, che, mentre io
breve volgere di due o tre mesi, trasformò vavo dalla mia abitazione sì e no in appe- nella scrivania accanto alla sua sognavo di
radicalmente l’intera struttura della casa na dieci, quindici minuti al massimo. La entrare nel mondo del cinema, lui, simpa-
editrice. Stipendi e collaborazioni da quel chiusura tipografica del giornale avveniva ticissimo e pazzo forse persino più di me,
momento vennero versati sempre con una il mercoledì pomeriggio, mentre nella not- agognava di mettersi a scrivere testi per
precisione e regolarità assoluta. Dopo poco te del giorno successivo bisognava tornarci il teatro oppure libri. E proprio scrivendo
altro tempo, il costruttore-editore e la sua per verificare le correzioni effettuate e dare romanzi per l’Einaudi Daniele è riuscito,
personale segretaria-amica di redazione l’okay alla stampa. Di conseguenza, il diret- molti anni dopo, a diventare uno dei più
sparirono e allora Saverio Rotondi diventò tore di «Ciao 2001», affidando a me quell’in- noti e apprezzati narratori italiani, prima
l’editore di «Ciao 2001», immediatamente carico, mi aveva esentato dall’obbligo di re- che una malattia assassina gli interrom-
fondando almeno due altre riviste mensili carmi in redazione tanto il mercoledì che il pesse la carriera in ascesa e la vita.
(quella per donne intitolata «Aggiornatis- giovedì, per via della mia necessità di stare Sempre insieme a me, Daniele aveva an-
sima» e una di calcio diretta dal giornalista in tipografia. In altre parole, l’obbligo della che scritto i copioni di alcuni dei film che
Aldo Biscardi, quello che sarebbe diventato mia presenza in redazione si era ristretto ho diretto: L’assassino è costretto ad ucci-
celebre in televisione con Il processo del soltanto al lunedì, al martedì, al venerdì e al dere ancora con George Hilton, Dedicato
lunedì). Rotondi modificò profondamente sabato mattina, il che significava per me che a una stella con Pamela Villoresi e Richard
anche la struttura redazionale del settima- avevo un’enormità di tempo libero per de- Johnson, Hercules e Le avventure di Ercole
ne pop/rock per giovani, eliminando Sergio dicarmi ad altre cose, in quanto quelle due 2, entrambi con Lou Ferrigno e il secondo
Marchetti e depotenziando Emanuela Mo- incombenze in tipografia io riuscivo sempre pure con Milly Carlucci in una delle sue
roli, affidando l’intero lavoro redazionale a a sbrigarle impiegandoci al massimo un’o- rare apparizioni cinematografiche.
me e a Daniele Del Giudice, affiancati solo ra o poco più. Quella del dover andare due «Ciao 2001», bei tempi dunque quelli di allo-
di mattina per tre giorni alla settimana dal giorni alla settimana in tipografia fu davve- ra: eravamo tutti pieni di entusiasmo, di spe-
giornalista del quotidiano «Il Tempo» Toni- ro un’ottima cosa per me, credetemi. ranze e stracolmi di vita, insomma giovani.
no Scaroni, al quale io e Daniele mollavamo Devo inoltre ricordare il cambio di sede Bei tempi, per davvero! Posso soltanto
tutti gli articoli che non ci andava proprio di della redazione di «Ciao 2001» che avvenne rimpiangerli, ora.
dover fare, in genere, le pagine di pubblicità
occulta a pagamento impostate su certe at-
trici e cantanti di scarse speranze oppure su Beatles o Rolling Stones? Lanciato da
motociclette e altri prodotti da reclamizzare «Ciao 2001», diventerà un inossidabile
presso il pubblico giovane. tormentone della cultura pop italiana.

Il grafico e il fruttarolo
La parte grafica del giornale veniva curata
invece dal bravissimo Piero Di Silvestro, il
quale era un maestro nell’inventarsi sem-
pre nuove impaginazioni molto colorate ed
efficaci. L’unico problema con lui era che
lavorava per «Ciao 2001» soltanto al mat-
tino, mentre al pomeriggio aveva messo
a curarsi della grafica del settimanale suo
fratello Nando, che era simpaticissimo
e con il quale io e Daniele scherzavamo
molto. Purtroppo però Nando, che al mat-
tino di mestiere faceva il fruttarolo, aveva
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CIAO 2001, N. 15, 15 APRILE 1970

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L'hippy
più ricco
del mondo
Pace, amore & business: la strana storia
di Giancarlo Fulgenzi, imprenditore dalle
intuizioni geniali al servizio di una filosofia
genuinamente alternativa.

Intervista: Susanna Schimperna

elle foto di sessant’anni stribuito subito, idee, innovazioni, diverti- di paglia. C’era un tipo che cercava questo

N fa ha barba, capelli lunghi


e un cordoncino di cuoio
intorno alla fronte; indice
e medio di una mano, ma
più spesso di tutte e due, sono alzati. Nelle
mento. In quei mitici anni di ribellione, a
un certo punto lui e il suo lavoro incrociano
una rivista molto particolare, «Ciao 2001».
Un incontro fatale. Per arrivarci, però, bi-
sogna capire che cosa, in quel momento,
articolo, e io che studiavo medicina e ave-
vo bisogno di guadagnare per mantener-
mi agli studi e per aiutare la famiglia, mi
buttai a fare animali di paglia e oggetti in
giunco. Misi su un paio di negozi chiamati
foto di oggi, novantatreenne, è un signore significasse il nome Fulgenzi, e come fosse “Artigianato toscano”, ma soprattutto com-
perfettamente sbarbato, ancora con tanti diventato famoso sia in Italia che all’estero. merciavo con l’estero, perché erano venuti
capelli ma candidi tagliati corti, e al posto a trovarmi dei buyer americani e si erano
delle magliette colorate e con le scritte in- Nella prima metà degli anni Settanta, entusiasmati per questi animali, così da
dossa camicie quasi sempre bianche, ben le “Botteghe di Fulgenzi” in Italia era- Livorno facevamo spedizioni settimanali.
stirate. L’anima però è la stessa. Il pensie- no sedici, e soltanto quella di Roma, Per un periodo, addirittura mandavamo a
ro è lo stesso. Il gesto della pace, il V-sign a via del Babuino, incassava in una Livorno interi vagoni ferroviari coi nostri
che durante la Seconda guerra mondiale normale giornata di sabato qualcosa
indicava vittoria ma in altri contesti, come come 9 milioni di lire. Signor Giancar- Cartoncini colorati, bigliettini, etichette, adesivi:
quello della controcultura degli anni Ses- lo, quanta strada aveva dovuto fare per
la creatività di Fulgenzi sfruttava tutto.
santa e Settanta, stava per “pace e amore”, arrivare a un successo del genere?
ora non lo fa soltanto perché intelligente- Tanta, e in senso letterale: centinaia di mi-
mente pensa che non verrebbe capito da gliaia di chilometri, perché avevo viaggia-
tutti, come invece accadeva una volta, e to in tutto il mondo, attraversato oceani e
quindi in questo mondo ormai così ottu- percorso continenti su aerei, automobili,
so e cieco in cui si sono persi troppi riferi- treni. Già da piccolo avevo la passione del
menti (quelli giusti, perché quelli sbagliati disegno, ero dotato di manualità e mi pia-
ci sono eccome, più prepotenti che mai) è ceva molto inventare, creare. La mia for-
meglio dire, parlare, spiegare che… “Nien- tuna arrivò per puro caso con gli animali
te è più importante della pace e dell amore,
dell’amore,
niente ci può rendere
felici e salvare quan-
to la pace e l’amore,
sia come individui che
come collettività”. Lui ci
crede ancora.
Giancarlo Fulgenzi, una
vita straordinaria. D’im-
pegno, lavoro, avventu-
re, denaro guadagnato
in quantità enormi e ridi-
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oggetti. Quando gli animali di paglia eb- s’incuriosirono: Australia, Sudafrica, Nord Siamo nel 1966. E accade che arrivino dei
bero invaso tutte le vetrine dei più gran- Europa. Presi a fare giri annuali anche lì. clienti a riferirmi che a Firenze c’è stata
di magazzini americani, mi chiesero di Ma è a San Francisco che scattò la scintilla. l’alluvione. Un disastro, una tragedia. Non
andare lì per far vedere al pubblico, in tv, riesco a mettermi in contatto con l’Italia
nelle scuole e persino nei musei come si San Francisco, città degli hippy… perché i centralini sono bloccati, quindi
lavorasse con le mani. Era il momento del Esatto. Era un Natale, non ricordo l’anno prendo il primo aereo e torno a Firenze.
boom industriale, le fabbriche militari era- ma agli albori del movimento hippy. Dei Invece della strada, via dei Bardi, c’erano
no state riconvertite e la gente comprava ragazzi vengono a dirmi: “Hai visto che c’è almeno 60 cm di fango, e il mio negozio
di tutto, dai coltelli elettrici alle lavatrici, a Haight-Ashbury, vicino al Golden Gate? che era al numero 53 non esisteva più.
come sarebbe poi successo da noi anni Ogni sera si radunano persone che suona-
dopo. Nella mia prima visita toccai New no, parlano… c’è un bar…”. A me i negozi in Mamma mia, immagino lo shock!
York e Philadelphia, con un contratto di tre Italia già cominciavano a stare un po’ sullo Ma no, per me fu una fortuna. Ringraziai
mesi: ogni quindici giorni dovevo spostar- stomaco, e gli animali di paglia non ne par- Dio che mi aveva tolto di mezzo quel ne-
mi. Seguirono altri contratti, sempre di tre liamo. Avevo bisogno di qualcosa di nuovo, gozio di artigianato che non avevo la voglia
mesi, e praticamente visitai tutti gli Stati di trovare un’estetica diversa, un modo di- né il coraggio di smontare. Con l’aiuto di ra-
Uniti, dalle grandi città come Los Angeles verso di esprimermi. Vado in questo quar- gazzi meravigliosi, tra cui mi ricordo Mike
e San Francisco a piccoli posti come To- tiere col tram, e mi piace. Comincio a fre- Shannon, americano, che ora poverino è
ledo e Cincinnati, in cui allora c’era poco quentarlo tutte le sere. C’era una marea di morto, in due settimane si fece un negozio
e niente. Stiamo parlando della fine degli gente, ancora tutti vestiti in modo tradizio- completamente diverso, come l’avevo ide-
anni Cinquanta. Tutto è andato avanti fino nale, con giacca e cravatta, ma erano scalzi: ato a San Francisco, coloratissimo. Avevo
a metà degli anni Settanta, ed è stato fan- il primo segno di protesta, nei miei ricordi, capito che c’erano milioni di sfumature di
tastico, gratificante. Ci davano un sacco di è stato togliersi le scarpe. Suonavano per colore, ma fino a quel momento i negozi
soldi, pacchi di biglietti aerei per cui po- la strada, c’erano le band, e poi tante luci, erano cromaticamente monotoni, verde-
tevo tornare a casa anche ogni weekend. tanto colore. Mi appassionai, bevevo tutto giallo-blu-azzurro e basta. L’arredamento
Una volta portarono da Firenze una car- come l’acqua: capii che per i miei negozi che ci misi dentro era tutto di ferro e legno,
rozza su cui feci il giro dei clienti, un’altra avevo trovato la strada diversa che cercavo. con pure una linea di oggetti creati da me
volta una gondola da Venezia che misero utilizzando materiali poco usuali. Firenze
in un laghetto a New York. Manifestazioni Torna quindi in Italia per riconvertire era sepolta dal fango, grigia e sporca an-
che richiamavano un sacco di gente, con i suoi negozi, immagino. In che anno che per via del gasolio uscito dai depositi,
grandi e impressionanti scenografie. Altri siamo? e quando il negozio aprì quella botta di luce
fece imimpazzire tutti. Fu il primo negozio
della catena
ca delle Botteghe di Fulgenzi, poi
aprii a Milano, Roma, Sanremo, sull’Au-
tostrad
tostrada del Sole nell’autogrill di Pavesi a
Fire
Firenze sud, e poi in quello dell’Agip.
P
Per anni abbiamo avuto la coda fuori
i negozi, e articoli sui giornali, inter-
viste. A Milano grande business, a
Roma, che è una città più emotiva,
ggrande entusiasmo perché la gente
ama essere sbalordita. La Bottega di
vvia del Babuino divenne un punto
dd’incontro, era privilegiata anche
ggrazie al fatto che nella stessa strada
cc’erano la sede Rai e la libreria Feltri-
n
nelli. Vendevamo tantissimo anche i
p
pacchi sorpresa: quando restavano
p
pochi esemplari di un oggetto, lo in-
fi
filavamo in un pacco che non si sa-
ppeva che contenesse, e le persone si
ccontendevano anche quello.

È qui che entra a far parte della


sstoria di «Ciao 2001». Un giorno
e
entra un tipo e le dice che scrive
su “un giornale per i giovani che
si occupa di musica”, e vorrebbe
fa
farle un’intervista.
Pa
Parliamo del ’68 o ’69, il titolo dell’in-
te
tervista fu “Un bastimento pieno di
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Giancarlo Fulgenzi nel 2020 al
vernissage della mostra Dante «Vado a firmare dal
ci guarda, dedicata alle sue notaio e per dieci
sculture in bronzo.
giorni sono
comproprietario di
«Ciao 2001», poi
subentra Saverio»

Erano molto controllati sia a scuola che a


casa, sognavano tutto perché mancavano
di tutto, e non sapevano molto del mon-
do intorno, non c’era la possibilità di uno
scambio veloce e vivace come c’è oggi con
Internet. Mi parlavano di musica, e io mi
facevo mandare i nastri di album usciti
negli Usa e in Inghilterra, nastri che veni-
vano a prendere da me anche i giornalisti
della Rai. E poi nelle lettere mi parlavano
di amore. Tantissimo. Un forte desiderio di
amore in senso lato, di amore come sen-
timento universale, di un mondo d’amore.
Poi il mondo si è rivelato molto diverso,
ma allora i ragazzi pensavano che presto
ci saremmo amati tutti, che saremmo stati
felici e contenti in un clima di pace, di mu-
sica e di conoscenza.

Peace & Love… penso agli abiti india-


ni, all’incenso.
Quando andavo a lavorare in Australia, al ri-
torno facevo tappa a Hong Kong e a Nuova
Delhi per comprare roba indiana e soprat-
tutto le bacchettine di incenso, che in Italia

Con il passare degli anni, gli oggetti creati da Giancarlo


Fulgenzi sono diventati oggetto di sfrenato collezionismo.
cianfrusaglie”. Questo mi diede modo di cando un compratore, quindi perché non I cultori del vintage
g li apprezzano
pp molto.
conoscere il proprietario e direttore del compri tu? Detto, fatto.
giornaletto dedicato alla musica pop, Sa- Vado a firmare dal nota-
verio Rotondi. Pubblicavano soprattutto io e per dieci giorni sono
articoli sulle band straniere, sulle tendenze comproprietario di «Ciao
musicali di oltreoceano e dell’Inghilterra. 2001», poi subentra Save-
In Italia di questa nuova musica si parlava rio. Ormai eravamo ami-
poco, eravamo ancora fermi a Nilla Pizzi. ci, e Saverio mi propone
Con Saverio si entrò in confidenza, anche di tenere una rubrica di
se non ci si frequentava molto perché io posta. Non potevo imma-
ero sempre occupatissimo, correvo dap- ginare il diluvio di lettere
pertutto, avevo persino un negozio a Pa- che sarebbero arrivate…
lermo e sale campionarie a Milano, Firenze
e San Francisco. A un certo punto Saverio Chiamate la rubrica col
mi chiede un piacere: in questo giornale, nome dei tuoi negozi,
mi dice, sono in società con un altro, e “La Bottega di Fulgen-
vorrei comprare la sua parte; lui non me zi”. Che ti scrivevano i
la vende perché non vuole che io diven- ragazzi?
ti proprietario unico, però so che sta cer- Della loro voglia di libertà.
50 | CIAO2001
Giancarlo Fulgenzi

erano simbolo di grande evasione. I ragazzi tavola quando hai ospiti e la conversazione
le accendevano e sentivano di vivere una langue, allora tutti fanno domande, fanta-
trasgressione. Ho portato in Italia anche sticano. La fantasia ci toglie dalla monoto-
Snoopy, ne avevo l’esclusiva. Qui avevamo nia, è una risorsa grandiosa. Così cominciai
il Monopoli e il Gioco dell’Oca. I nostri ne- con «Ciao 2001»: cercando di stimolare la
gozi erano luoghi di libertà, dove potevi toc- fantasia dei ragazzi.
care tutto e prendere quello che volevi. Mi
dicevano che ero un pazzo e mi avrebbero Libertà, amore universale, no alle
depredato, invece non è stato così. Qual- regole che opprimono e sono insen-
cuno prendeva qualcosa per gioco e poi la sate… Queste idee, espresse su una
riportava, dicendo “Vedi come sono stato rivista molto diffusa e in un clima non
bravo, come te l’ho fatta sotto il naso”. E io certo libertario, non le portarono qual-
rispondevo: “Hai fatto bene, se t’è riuscito”. che problema?
I nostri negozi erano la prova che si può Più d’uno. Intanto, perché molti comincia-
vivere nell’eleganza, nello stile, nell’abbon- rono ad accusarmi di essere ipocrita: tu fai
danza senza essere miliardari, solo avendo il furbo, parli di libertà, di un mondo bello
gusto e fantasia. Di tutto questo parlavo su di fantasia e di piccole cose che possono
«Ciao 2001». Dicevo ai ragazzi che doveva- dare grandi emozioni, però con tutto que-
no abituarsi ad avere fiducia, a coltivare il sto ci fai un business, dietro ci sono solo i
senso di libertà che è innato e che se non soldi. Un appunto che era in parte vero, ma
trova modo di esprimersi viene soffocato, a non a livello profondo. Ora che ho novan-
considerare la libertà un diritto e anche un tatré anni, lavoro ancora perché anche se
dovere, per cui è importante che si rispetti tavolino, che era abbastanza ampio, e co- ho guadagnato e fatto girare tanti soldi, ieri
la libertà dell’altro. Un concetto molto sotti- minciavo a trafficare. La gente si stupiva, come ora ho reinvestito nel lavoro, per cui
le. Un concetto molto anarchico. Infatti, io mi guardava, domandava. Era un modo di quello che la gente mi dava glielo rendevo
sono anarchico nell’anima. fare quattro chiacchiere e meravigliare le tutto. Ho sempre lavorato su prezzi bassi:
persone… ché poi, meravigliare le persone un bel piatto di coccio colorato bene, una
Una marea di lettere che la sommerge- era il mio lavoro e il mio piacere. Le Botte- bella candela, e mangi pane e olio come un
va ogni settimana, ha detto. Quando ghe erano basate su questo. All’isola d’Elba, nababbo che manco Berlusconi. L’impegno
trovava il tempo di leggerle, preso per esempio, trovai ciottoli stupefacenti a mio è stato sempre di insegnare alla gente
com’era dai suoi mille impegni e pe- ciambellina, li misi ciascuno in una scato- a vivere alla grande con cifre modeste. Ho
rennemente in viaggio? lina con una storiella per metà vera e per fatto anche una linea di mobili che hanno
Quando ero nel “Pendolino”, treno che metà inventata (ci aveva camminato sopra lasciato il segno perché erano pensati per
faceva Roma-Milano in breve (per allora) Napoleone quando era in esilio, li aveva i giovani che prendevano una piccola casa
tempo. Infilavo tutte le buste in un sac- raccattati Gino Brambilla che aveva vissu- in affitto e non avevano possibilità (fortu-
co e quando ero seduto le rovesciavo sul to vicende incredibili…): ne vendemmo 50 natamente l’Ikea non c’era ancora), ma non
mi pezzi. Gli oggetti sono la storia
mila volevano rinunciare alla bellezza.
no scritta delle nostre vite, in Ame-
non
ric certi oggetti li chiamano talkin’
rica Lei ha creato oggetti che non solo
pie
pieces, sono quelli che si mettono a hanno venduto tantissimo, ma hanno
suscitato scalpore. Per
esempio il diario col luc-
chetto, il pullover a forma
di pisello, la bambola
incinta…

CIAO2001 | 511
Giancarlo Fulgenzi

«M'inventai una
cosa che oggi pare
ingenua e patetica:
un diario con un
lucchetto. Era il
segno di una
ribellione»

N erano felici. In quelle case ospitavo pure


Ne
i ragazzi che arrivavano per me, per cono-
sscermi, perché si entusiasmavano per que-
ssto Fulgenzi che parlava di altri Paesi, di
aamore e di libertà. Tanti di loro rimanevano
p
poi a lavorare con me per brevi o lunghi pe-
rriodi. Qualcuno mi scrive ancora dall’este-
rro, giusto pochi giorni fa mi hanno scritto
Io sono per la libertà assoluta e i genitori "Vestire per vivere liberi": uno dei tanti ammiccanti dalla Danimarca e dalla Svezia. Era tutto
dei ragazzi all’epoca controllavano tutto, slogan lanciati da Fulgenzi sulle pagine di «Ciao 2001». così divertente… Avevo fatto costruire una
dal diario scolastico ai quaderni. Allora casa in campagna, vicino ad Arezzo dove
m’inventai una cosa che oggi pare ingenua rava con me, di disegnare il furgone come sono nato. Veniva chi voleva, era aperta, ci
e patetica: un diario con un lucchetto. Ne fosse un autobus, ma a rovescio. Il fronte si radunava per fare feste, chiacchiere, gri-
parlarono tutti i più grandi settimanali, per- diventava retro e viceversa, con tutti i fi- gliate. Nascevano in questo modo idee per
ché era il segno di una ribellione: io metto nestrini e le facce di vari personaggi (dal- la fabbrica, il lavoro, i negozi. È stato bello
sotto chiave le mie idee, i miei segreti, e tu la puttana all’ubriaco) che erano dietro i ed è stato un esempio più unico che raro.
genitore non puoi scoprirli! Sulla bamboli- finestrini. Sulle fiancate, la scritta grande
na incinta, «Oggi» fece un articolo di due «Ciao 2001». La gente sull’autostrada si La sua rubrica su «Ciao 2001» è durata
pagine che ho ancora. Era di pezza, con un trovava questo autobus a rovescio che solo alcuni anni. Perché ha smesso?
nastrino fra le gambe. Lo tiravi e venivano sembrava gli venisse addosso… diventò Non ci fu un perché. Piano piano la cosa
fuori sette o otto pupazzetti, che stavano famoso. E poi la tessera sconto. Con un andò scemando, e così anche il giornale.
nella pancia. Fu il primo giocattolo di ses- logo molto bellino, un fiore col simbolo Saverio Rotondi è morto abbastanza giova-
so in Italia, e credo nel mondo. Il golfino di della pace dentro, intitolata “Fiori selvag- ne, io dopo ho frequentato il figliolo Luca,
lana a forma di pisello s’è venduto in decine gi di Fulgenzi”. Si dava ai ragazzi gratuita- che sento ancora, ma Luca non raccolse il
di migliaia di pezzi, si chiamava “Tieni cal- mente attraverso il giornale, e così pote- testimone, non prese in mano la rivista.
do il tuo amore”. E poi, per la Giornata del vano ottenere uno sconto nei negozi, ma
latte (si facevano poche “Giornate di”, non l’idea era che potesse valere anche in altri Già mi ha detto che è nel profondo un
come oggi che le fanno su ogni puttanata: negozi… solo che affinché la cosa funzio- anarchico. Si potrebbe dire che è stato
c’era la Giornata del risparmio, la Giornata nasse avremmo avuto bisogno di mettere anche un hippy?
del latte per insegnare agli italiani a bere su una grossa organizzazione, e non c’e- Hippy mi va benissimo. Negli Stati Uni-
latte), ho creato un boccale con due pop- rano le forze. ti mi fecero un articolo che aveva questo
pe sotto cui c’era scritto “Bevi latte”. Cose titolo: “L’Hippy più ricco del mondo”. Lo
provocatorie ma sempre pulite, carine, mai Avrà sicuramente incontrato chissà venni a sapere mentre ero in Italia perché
volgari. Le cose sono belle solo se non sono quanti dei ragazzi che le scrivevano al quelli delle tasse mi sventolarono il gior-
volgari. E ancora: i manifesti coloratissimi e giornale, no? nale sotto il naso. Avevo i capelli lunghi,
psichedelici dei musicisti, la carta da lettere Certo, e si sono creati problemi perché camminavo scalzo, magari avevo una bel-
decorata con le effigi di Jimi Hendrix… scappavano di casa, allora li si ospitava e la macchina… ma nel portabagagli tenevo
poi si avvertivano le famiglie. Sopra o vici- una gratella con cui mi facevo da mangiare
Vendeva questi pezzi anche attraverso no ai negozi avevo degli appartamenti, per lungo la strada.
«Ciao 2001»? esempio a Roma le case in centro in quegli
Il giornale ne parlava, sì, ma niente di più. anni te le tiravano dietro e io le compravo E adesso?
Non c’era il commercio online. Con «Ciao per farci vivere le commesse e i commessi, Vivo sempre nello stesso modo. Invento,
2001» abbiamo fatto altre iniziative. Nel- che giravano l’Italia: invece del commesso mi diverto a creare oggetti con tanti mate-
la mia fabbrica c’era un grande furgone unico, una tristezza, io avevo dieci, anche riali. Per me la vita è il lavoro, lavoro come
Mercedes, e chiesi a Mario, un ragazzo di undici giovani, che poi a rotazione andava- vivo e vivo come lavoro. E non ho cambia-
Milano bravissimo a dipingere che lavo- no a Palermo, a Milano, negli altri negozi. to per niente stile di vita.
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CIAO 2001, N. 25, 23 GIUGNO 1971

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CIAO 2001, N. 28, 14 LUGLIO 1971

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Amore,
pop e
anarchia
Fra i ragazzi bene del San Leone Magno,
a un certo punto s’intrufolano due schegge
impazzite: Carlo Silvestro e Silvia
Fardella sono due hippy autentici, che
girano l’Italia in autostop e praticano l’amore
libero nella mitica comune di Terrasini.

Intervista: Susanna Schimperna

iamo alla vigilia del ’68, una ragazza che quella parola, “Comune”, Carlo Silvestro e Silvia Fardella (a destra) fotografati

S quindi anni ’66/67. Il ser-


vizio militare è obbligato-
rio, gli obiettori di coscien-
za si contano sulle dita di
una mano e lo sono per motivi religiosi.
non l’ha mai sentita, ma è stata toccata dai
discorsi di pace-amore-libertà: “Sei venuto
nel posto sbagliato”, gli dice. E lui: “Vienimi
a trovare”. Nasce subito una storia d’amore
travolgente. Carlo è di origini modestissi-
nella comune di Terrasini durante la cerimonia
di battesimo del loro figlio Amore.

che articoli. Non crede di saper scrivere,


invece è bravissimo. Non più proclami,
Andrea Valcarenghi del movimento paci- me, è cresciuto solo con la madre perché manifesti e lunghe poesie come la famo-
fista-ecologico Onda Verde di Milano, che il padre se n’è andato presto. Silvia ha un sa Imprecazione n. 14 del ’67, finita su vari
si richiama ai Provos olandesi, è invece il nonno che dopo aver rinnegato la nobiltà a giornali anche se stralciata e censurata qua
primo obiettore politico, motivo per cui si cui apparteneva ha fondato il partito comu- e là (“I vecchi poeti non hanno saputo fare
fa sette mesi di galera. Carlo Silvestro, del nista in Sicilia, un padre attivista comunista altro che consumare le belle parole / amore
gruppo Provo Roma 1, sceglie un’altra stra- che negli anni Cinquanta avendo osato dire amore amore / restiamo con un’eredità di
da. Di fronte alla commissione, tira fuori che Stalin era un dittatore è stato cacciato, e parole chimico-industriali / le buone sante
una lametta che ha nascosto e minaccia una madre cantante lirica. Matrici familiari parole / consumate macerate logorate. / Chi
di ammazzarsi, urlando: “Vi faccio vedere e sociali opposte, però stesso rifiuto del per- ha più coraggio di dire amore? Non posso
quanto amo la vita!”. Passa all’azione, si ta- benismo, dei valori imposti, di qualunque dopo che i poeti l’hanno usato con l’a maiu-
glia. È una sceneggiata, ma tutti ci cascano limitazione della libertà. Silvia gira con On scola / per nascondere i loro tabù… / Ed ho
e lo portano di corsa in ospedale. the road in tasca dicendo che è la sua Bib- un ruggito gioioso pensando / che non me
Liceo Virgilio di Roma, 1967. Ci sono le pri- bia, che gente come Kerouac vuole cono- ne intendo / e che il mondo mi guarderà con
me riunioni studentesche e una domenica scerla e non soltanto leggerne i libri. Scappa compassione / quando saprà che non bevo
c’è un raduno dei ragazzi del PCI. Arriva di casa tre volte, segue Carlo ovunque, nei STOCK 84. / Ed ho qualche altro errore da
Carlo Silvestro con capelli lunghissimi e locali romani dove mangiano gli artisti, in farmi perdonare / come quello di non aver
vestiti sgargianti, comincia a parlare di una giro per l’Italia in autostop, ai festival del voluto fare il MILITARE / come quello di
vita a contatto con la natura, di Comuni cinema underground (in uno incontra Yoko fregarmene del posto assicurato…”).
dove stare tutti insieme, e poi legge una Ono e per contestare la giuria si spoglia mo-
poesia contro la guerra che è piena di pa- strando insieme a lei le terga alla giuria). L'utopia di Terrasini
rolacce. Risultato: lo allontanano con modi È in questo periodo che Carlo comincia Carlo va nelle redazioni, a volte anche con
spicci. In compenso, viene avvicinato da a collaborare ai giornali, con foto ma an- Silvia che scrive pure lei qua e là, porta
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foto, lancia idee. Gli chiedono di scrivere prattutto, “perché la Comune non è solo bisogni, non rispondevano ai loro desideri,
e lo fa, si stupisce che le sue cose piaccia- sorrisi, ballare e spippacchiare”, dice Silvia, a quel grido del ’68 che era molto più che
no. Non ha preclusioni, bussa alle porte ci si confronta. E non è facile, quando si uno slogan, era reale dichiarazione d’inten-
di «Epoca» come del femminile «Anna», tratta di rapporti affettivi. Vivere l’amore ti: Fate l’amore, non fate la guerra. Silvestro
dell’allora impegnato «ABC» come dei set- in modo libero, sfuggire dal cliché “donna continua a fotografare e scrivere, viaggia
timanali per famiglia «Oggi» e «Gente», e che prende l’iniziativa uguale donna non spesso e da Terrasini si muove anche Sil-
pure a quella di «Famiglia Cristiana» e na- perbene”, tenere per sé la gelosia perché se via, perché comincia a insegnare. L’aveva
turalmente di «Ciao 2001». ami l’altro vuoi il suo bene e quindi che sia detto per ottenere in affitto la villa, ora lo fa
A farlo scrivere su «Ciao 2001» è Emanuela felice anche con qualcuna/o che non sei tu, davvero. Insegna nel Sud della Francia, in
Moroli, che lancia tantissimi giovani e ca- combattere l’idea che amore sia possesso. Costa Azzurra, a Malta, in Belgio. Va anche
pisce subito che quel tipo dall’aria fiera e “E Carlo in questo senso era più libertario in India, nell’ashram del maestro Osho, e lì
irregolare è una persona speciale. Un po’ di me”, ride Silvia, “per cui ha avuto mol- in un’università che frequenta per sei anni
più grande degli altri collaboratori, Carlo di- te, proprio molte storie, e questo è uno dei impara la tecnica di meditazione AUM,
venta un punto di riferimento, una specie di motivi per cui poi ho deciso di non pro- Awardness Understanding Meditation. Si
modello. Ricorda Silvia Fardella: “Venivano seguire il nostro rapporto come coppia e sposa, anche. In America. Con un attore
tutti a trovarci, erano ragazzetti senza arte siamo diventati come fratello e sorella”. del Living Theatre. “A dodici anni vidi
né parte ma con una voglia incredibile di Quando s’installano a Terrasini, Silvia è in- West Side Story e pensai che mi sarebbe
vivere, scrivere, fare, e amavano tantissimo cinta di due mesi. Carlo insisterà per chia- piaciuto avere una storia d’amore come
la musica”. Carlo Silvestro diventerà amico mare il figlio Amore, un nome che a sorpresa quella, e l’ho avuta”. Il rapporto è bellis-
di Franco Battiato, della PFM, di Fabrizio non indigna l’impiegato comunale che deve simo e dura molti anni, ma i contatti con
De André. Suoi i reportage su «Ciao 2001» trascriverlo, ma anzi lo fa esultare: “Ragazzi, Carlo Silvestro non vengono interrotti. A
dei vari concerti organizzati da Andrea Val- con un nome così si brinda!”, e tira fuori un un certo punto, è Carlo ad andare in India
carenghi di «Re Nudo», suoi anche i pezzi, fiaschetto di vino. Un mese e mezzo dopo, la e a fermarsi, fino al 1999, nella Comune di
corredati naturalmente da foto, che il gior- coppia, insieme a tutti gli ospiti di Terrasini, Osho, Pune. Non smette di scrivere (dopo
nale pubblicava regolarmente sulle Comu- fa un rito che equivale al battesimo, nel mare. The Living Book of the Living Theater del
ni. A un certo punto, ne fonda anche una, 1969, L’incanto d’arancio, ed. Savelli 1979,
forse la più famosa d’Italia, quella che prima Amore, non guerra a cui ne seguiranno altri).
o poi andranno a visitare tutti, almeno per Il lavoro per i giornali continua, e almeno Una curiosità: la prima cosa che Silvestro fa
curiosità, per dire “ci sono stato”: Terrasini. una volta l’anno ecco puntuale anche il appena mette piede in India, è sterilizzarsi.
Carlo già parlava di Comuni quando nes- pezzo su Terrasini, la Comune, quello che In accordo con le proprie idee (amore libero
suno in Italia, non solo Silvia, aveva mai vi accade. Come in una sorta di diario. vuol dire sessualità libera, e per vivere en-
sentito quel nome, Silvia ne ha avuto espe- Villa Fassini, splendido edificio ideato da trambi occorre anche essere responsabili,
rienza quando hanno incrociato il Living Ernesto Basile e appartenuto agli armato- non mettere al mondo figli per caso), e in
Theatre di Julian Beck e Judith Malina, ri Florio, per la legge del contrappasso o assoluto contrasto con la generale ritrosia
quaranta persone che vivevano insieme e semplicemente per una delle ironie del Di- degli uomini, italiani primi fra tutti, a un in-
viaggiavano su quattro furgoni Volkswa- venire, come ebbe a dire Claudio Rocchi, tervento che secondo i più antichi e radicati
gen, invitati a fare spettacoli dai più impor- diventa la Comune hippy per eccellenza, e pregiudizi implica una sorta di svirilizzazio-
tanti teatri del mondo: “Veri anarchici fino hippy vuol dire il rifiuto di qualunque for- ne. Nel 2014 torna a Roma. Oggi vive con
alle unghie dei piedi, ci corrispondevano ma di violenza, tanto che c’è la regola di Silvia: oltre a lavorare con le sue pratiche di
perfettamente”. Nel frattempo, il nome di non mangiare carne e anche quella di non meditazione, lei fa la nonna di una nipotina.
Silvestro è diventato una garanzia. Co- bucarsi, perché il buco è una violenza fat- Lui invece, dopo una vita da leone, di se-
nosciutissimo, originale, hippy vero ma ta a se stessi e un piacere fatto ai signori gno zodiacale, di aspetto e di fatto, si trova
scrupoloso nel lavoro. Lo chiamano anche dei cartelli della droga. Tra i frequentatori a provare noia, disinteresse. Probabilmente
a presentare concerti, tra questi il Festival saltuari o abituali, non solo giovani figli dei per la situazione generale, che affloscia le
Pop di Palermo del 1970. In quell’occasio- fiori, anarchici e scappati di casa, ma i com- speranze e fa vacillare la fiducia. “Il senti-
ne, lui e Silvia gironzolando per il litorale ponenti della Premiata Forneria Marconi, re che non possiamo incidere sulla realtà”,
vedono una villa con una torre e Carlo Paola Pitagora, Giovanna, Therèse Ann spiega Silvia, “ci ha tagliato le mani. L’ho
esclama: “In quella torre ci devo abitare io”. Savoy, Claudio Rocchi, Pino Masi, Peppino visto alle manifestazioni per strada, non ci
Si presentano. Altra sceneggiata. Lui, per la Impastato. «Ciao 2001» non ha problemi a va più nessuno. Ci sono persone colte, pre-
prima e unica volta nella vita, con la giacca dedicare pagine a quello che, vista la durata parate, che si danno da fare, ma non han-
e i capelli nascosti da un cappello. Lei, in nel tempo, più che un esperimento può es- no seguito né potere. Carlo, come nostro
abiti sobri come si conviene a quello che sere considerato un vero e proprio modello figlio, ha due qualità bellissime: non si è
non è, una maestrina romana. “Vorremmo alternativo di vita. Perché, e lo sottolinea mai lamentato e non ha mai parlato male di
affittare la villa per le nostre vacanze estive Silvia, il giornale non faceva lotte politiche, qualcuno. Questo vuol dire dignità, e ha un
e venirci ogni tanto durante l’anno”. Il pro- ma era aperto alle suggestioni, le idee, le valore enorme. Quindi non si lamenta, ma
prietario risponde che non ci sono acqua istanze di quei giovani che non volevano lo vedo annoiato, demotivato. Però nessun
né luce, figuriamoci il riscaldamento. La vivere secondo certi canoni, i famigerati rimpianto, né per lui né per me: quando fai
prendono: 50 mila lire al mese. Ci staranno “canoni borghesi”, e non per ideologia, ma scelte coraggiose, e noi ne abbiamo fatte, la
otto anni. Si viveva insieme, si cucinava perché questi canoni sembravano non ave- vita ti regala sempre più di quanto ti saresti
insieme, si andava al mare insieme. So- re più senso, non interpretavano più i loro aspettato. Molto di più”.
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CIAO 2001, N. 50, 15 DICEMBRE 1970

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Quegli
irripetibili
anni 70
«Ciao 2001» ha raccontato ai giovani italiani la rivoluzione del
pop e i cambiamenti del Paese. E naturalmente, con le cronache
di Franco Montini, la nascita di un nuovo modo di fare cinema.

Testo: Franco Montini

hi era ragazzo a cavallo de- linguaggi, e dal teatro, dove inediti fermenti Un giovane Franco Montini.

C gli anni Sessanta e Settanta


ha sicuramente dei ricordi
legati a «Ciao 2001», per-
ché il settimanale, oltre a
essere la più seguita e importante rivista in
ambito musicale, era anche la voce di quel-
spazzano via, in poco tempo, la polvere ac-
cumulatasi da tempo sui palcoscenici.
«Ciao 2001» coglie e segnala questa nuo-
va realtà, questa nuova temperie cultura-
le, valorizza artisti destinati a diventare le
star più note e celebrate, racconta in presa
per la trasformazione del servizio di leva in
servizio civile. Fin dal primo anno, il gior-
nale ospita interventi di firme prestigiose,
Alberto Bevilacqua, Dacia Maraini, Enzo
Siciliano, mescolati a pagine dedicate al
la generazione che si stava affacciando alla diretta il mondo che sta cambiando. Sulle gossip, come si direbbe oggi, all'epoca il ter-
ribalta con le proprie rivendicazioni e la vo- pagine della rivista, di cui primo direttore mine era ignoto e sconosciuto, e perfino alla
glia di cambiare il mondo. Il primo numero è Rosario Pacini, affiancato dal secondo moda. A rivedere questi ultimi servizi non si
di «Ciao 2001», prezzo 120 lire per 80 pa- numero come condirettore responsabile può non sorridere, non solo per i capi di ab-
gine, porta la data del 26 gennaio 1969, un da Sergio Marchetti, si affrontano temi po- bigliamento, minigonne e cinturoni un po'
anno complicato e difficile per l'Italia e per litici, si riflette sul fenomeno degli anni di ridicoli che appartengono a un'epoca vinta-
il mondo: il 1969 è l'anno dell'allunaggio, piombo, si discute di femminismo, sessuo- ge, ma perché fra giovanissime modelle si
ma anche dell'autunno caldo e di piazza logia, contraccezione, scuola, università. riconoscono, fra gli altri, i volti di Stefania
Fontana. Un anno che comincia subito in «Ciao 2001» s'impone per la sua aggressivi- Sandrelli, Raffaella Carrà, le sorelle Goggi.
maniera caotica: alla Bussola di Viareggio i tà anticonformista e la spinta libertaria: fin Con l'arrivo alla direzione di Saverio Ro-
giovani contestano il capodanno dei ricchi dal numero 12 il giornale lancia la battaglia tondi, nell'ottobre del 1970, l'attualità, il co-
e si scontrano con la polizia. Saverio Cec- per il voto ai diciottenni e successivamente stume, la cultura, trovano maggiore spazio,
catti, colpito da un proiettile, resterà para-
lizzato. Il 16 gennaio a Praga Jan Palach si
dà fuoco per protestare contro l'invasione
sovietica, dell'agosto precedente. «Ciao
2001» si fa interprete di questo deside-
rio di rivoluzione e, per un lungo periodo,
svolge il compito di cassa di risonanza di
questo desiderio di rimettere tutto in gio-
co, di scardinare un sistema, dove, fino ad
allora, i ragazzi erano costretti a una posi-
zione subalterna rispetto al mondo degli
adulti. La musica, in particolare il rock e le
esperienze più innovative e sperimentali,
erano le espressioni più immediatamente
riconoscibili di un rinnovamento culturale
di cui i giovani erano alfieri e grandi prota-
gonisti. Ma le novità culturali riguardavano
tutte le arti, a cominciare dal cinema con la
nascita di nuovi autori, nuovi generi, nuovi
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Sulle pagine di «Ciao 2001», Franco Montini ha seguito la il sottoscritto, Franco Montini, in veste di
nascita e l'esplosione del nuovo cinema, in particolare di «Ciao è fra le prime critico cinematografico e teatrale. Il fatto
quello americano. di condividere precedenti conoscenze e
testate a chiedere amicizie rende particolarmente solidale la
un aggiornamento collaborazione fra i vari giornalisti, tutti,
senza che ciò penalizzi l'informazione e l'a- all'epoca, non ancora inquadrati nell'albo
nalisi critica sulla musica, che resta netta- della normativa per professionale, ma animati dal tipico entu-
mente al centro dell'attenzione della rivista. tenere conto delle siasmo dei ventenni alle prime esperienze,
Quell'anno nasce anche il logo del settima- che formano una vera e propria squadra.
nale, che verrà utilizzato per tutta la durata differenze fra Nel 1971 approda a «Ciao 2001» anche una
della pubblicazione. Attento ad asseconda- spacciatore e presenza che sarà fondamentale nella sto-
re le richieste del proprio pubblico, «Ciao ria del giornale: la segretaria di redazione
2001» promuove un'inchiesta fra i lettori consumatore» Franca D'Agostino e, nello stesso periodo,
chiamati a esprimere il proprio parere sulla iniziano a collaborare con il giornale Dario
contestazione, l'omosessualità, la religione, Salvatori, Paolo Giaccio e Mario Luzzatto
la diffusione delle sostanze stupefacenti. In redazione e da un corpo di collaboratori Fegiz. Nel '72 Renato Marengo inizia a col-
tutti questi settori emergono pareri molto giovanissimi, salvo un paio di eccezioni. laborare curando la rubrica Disco-Grafica,
contrastanti. Sulla droga l'atteggiamen- Accanto a Fabrizio Cerqua e Tonino Sca- recensioni del rock internazionale attraver-
to del giornale è molto equilibrato: «Ciao roni, giornalisti con maggiore esperienza, so le immagini delle copertine dei dischi,
2001» è fra le prime testate a chiedere un si segnala la presenza in redazione di Da- poi si occuperà soprattutto del rock italia-
aggiornamento della normativa per tene- niele Del Giudice, all'epoca poco più che no. A ruota arriveranno Aldo Bagli, Fiorella
re conto delle differenze fra spacciatore e ventenne, che, prima di affermarsi come Gentile, Maria Laura Giulietti e tanti altri.
consumatore. Gli articoli sul tema hanno un raffinatissimo e apprezzato scrittore, Mentre sul giornale vanno scomparendo
fondamentalmente un taglio scientifico/ si fa le ossa a via Boezio, a lungo sede di gli interventi sugli aspetti privati del di-
informativo: le morti di Janis Joplin, Jimi «Ciao 2001». Ma ancora più giovani, quasi vismo da rotocalco, come scrive Saverio
Hendrix, Jim Morrison sono drammatica tutti under 20, sono molti dei collaborato- Rotondi in un suo editoriale, pubblicato in
testimonianza di una realtà crudele. Senza ri, che approdano al giornale appena dopo margine a un sondaggio fra i lettori, che,
moralismi, il giornale intende informare i aver completato gli studi liceali. Provengo- fra l'altro, per ragioni anagrafiche cambia-
propri lettori sui pericoli. Il mito della droga no da una stessa scuola, il San Leone Ma- no rapidamente da un anno all'altro: “Mi
come elemento di apertura dei confini del- gno di Roma, la vituperata scuola cattolica avete confermato che il giornale vi interes-
la conoscenza e occasione di creatività va di Edoardo Albinati, e in alcuni casi dalla sa non soltanto come fatto musicale, ma
tramontando. stessa classe. In realtà il primo critico rock come veicolo di opinioni, come interprete
del giornale, Enzo Caffarelli, inizia a scrive- di una realtà che o è vostra o è quella di una
«Ciao» è una palestra re su «Ciao 2001» quando ancora frequen- società che voi volete cambiare. Mi avete
A dimostrazione del prestigio rapidamen- ta il liceo e sarà lui a segnalare al direttore confermato in sostanza che «Ciao 2001» è
te conquistato, nel 1971 su «Ciao 2001» Rotondi altri giovanissimi colleghi esperti molto, molto di più di un giornale specializ-
sono pubblicati una serie di servizi e in- in campo musicale: Marco Ferranti, Mauri- zato: è una palestra di opinioni, è soprattut-
terviste con personaggi straordinari: Allan zio Baiata, Manuel Insolera, Pino Guzman, to, un'occasione per discutere di problemi
Ginsberg, Jack Kerouac, George Lucas, Alberto Gioannini. E dalla classe frequen- dei quali, sovente, nemmeno la cosiddetta
Norman Mailer, Pablo Neruda, Herbert tata da Caffarelli arrivano al giornale anche grande stampa indipendente si occupa”.
Marcuse, don Lorenzo Milani, perfino Che Domenico Dante, che svolgerà a lungo C'è da considerare che all'epoca non c'era
Guevara. La passione e la straordinaria l'attività di redattore per l'attualità e la cul- internet, non esistevano i social, il mondo
vitalità del giornale nasce anche da una tura, prendendo il posto di Del Giudice, e della comunicazione era completamente
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Franco Montini

diverso dalla realtà odierna e le opportuni- acquisto di musica sembrano appartenere cinema nella sua forma tradizionale si è
tà di confronto era molto ridotte. La carta a un'epoca preistorica: rispetto al presente perso, provocando anche un generalizzato
stampata era l'informazione tout court e i negozi di musica, spesso piccoli locali con abbassamento della cultura cinematografi-
rappresentava praticamente l'unico mezzo personale scarsamente informato, erano ca. È paradossale, ma è un dato di fatto: ieri
di dibattito: insomma nel mondo giovanile quanto mai numerosi e i frequentatori, in se un cineclub offriva l'occasione di poter
«Ciao 2001» è stata un'esperienza formati- vista di un possibile acquisto, erano soliti visionare un certo film che non si era mai
va unica e probabilmente irripetibile. Non richiedere di poter ascoltare il brano o più visto, si correva in sala quel giorno per non
è un caso che in tutte le tornate elettorali brani, rinchiudendosi nelle apposite cabi- perdere quell'unica opportunità. Oggi che
che si susseguono negli anni 70, i rappre- ne, dove si sarebbe voluti restare dentro per l'intero patrimonio cinematografico è prati-
sentanti di tutti i partiti si affrettino a ri- interi pomeriggi. Anche la musica, come i camente a disposizione, magari si compra il
spondere alle domande poste dal giornale, film, era legata a un supporto fisico. Oggi Dvd di quel film non ancora visto, ma poi il
anche perché, nel frattempo, nel 1975, an- una canzone si può ascoltare attraverso la Dvd in questione viene riposto nell'apposi-
che grazie alle campagne di «Ciao 2001», rete, mentre i film arrivano in sala grazie a to scaffale con il proposito di visionarlo l'in-
viene approvata la riforma che estende la un link, e le pesanti pizze sono un retaggio domani, ma quel domani viene continua-
possibilità del voto ai diciottenni. del passato: cinema e musica si sono sma- mente procrastinato: la consapevolezza del
terializzati. possesso fa sì che poi quel film, in realtà, si
Gli anni della sala buia Il fatto è che la nascita e l'affermazione di finisca per non vederlo mai.
Ma gli anni Settanta erano davvero un'altra «Ciao 2001» coincidono con un momento Tutto si è molto complicato anche dal
epoca in tutto, musica compresa. Oggi le di cambiamenti epocali nella cultura, nel punto di vista dei contenuti, perché le di-
uscite di brani e album avvengono attra- costume, nella tecnologia. Ne è testimo- stinzioni e le diversità fra i prodotti sono
verso campagne planetarie e tutto è imme- nianza il cinema, dove le differenze sono sempre più labili: è un intrecciarsi fra film e
diatamente disponibile in qualsiasi angolo enormi sia per modalità di consumo, che serie, film che escono in sala in più punta-
del mondo. Cinquant'anni fa non era così: per linguaggio e contenuti. Nel 1970 si te, progetti nati per il piccolo schermo che
per conoscere tempestivamente ciò che staccavano in Italia oltre 500 milioni di bi- finiscono sul grande e viceversa. Inevitabil-
avveniva oltreoceano bisognava rivolgersi glietti ogni anno, ridotti al presente sotto mente non si capisce più per quale modali-
ai giornali specializzati, «Billboard» in te- la soglia dei 100 milioni, con l'inevitabile tà di consumo nascano e siano prettamente
sta, con le mitiche classifiche di vendita dei scomparsa, nel frattempo, di alcune miglia- destinati certi prodotti. Nel frattempo sono
vinili, reperibili solo in rare edicole ubicate ia di sale. Ma, paradossalmente, nel corso cambiati, come è ovvio, i protagonisti del
esclusivamente nelle grandi città. In Italia di questi anni, il consumo di immagini è cinema, ma sono emersi, proprio a cavallo
anche la pubblicazione dei dischi era quan- enormemente cresciuto grazie alla nascita fra gli anni Sessanta e Settanta, sia in Italia
to mai ridotta: per conoscere e ascoltare e alla diffusione dapprima dei Vhs, poi dei che all'estero, fenomeni che hanno rivolu-
molti nuovi artisti e gruppi era necessario Dvd, la proliferazione di canali televisivi, zionato la produzione. Negli USA è proprio
rivolgersi ai negozi specializzati nell'impor- l'avvento della rete. Alla generazione che a partire dalla seconda metà degli anni Ses-
tazione di dischi pubblicati solo all'estero il cinema lo ha conosciuto e frequentato santa che sull'industria americana si abbat-
e spesso i collaboratori musicali di «Ciao esclusivamente davanti al grande scher- te la grande ondata della New Hollywood.
2001» compivano lunghi viaggi lungo tutto mo nella sala buia, sono seguite genera- I grandi Studios, già in sofferenza, sono tra-
lo Stivale per poter mettere mani e orecchie zioni cresciute davanti al televisore di casa
su agognati album e 45 giri. Le modalità di e successivamente davanti al monitor del Un servizio di Montini, pubblicato su «Ciao 2001» n. 22
proprio computer. La sacralità e il rito del del 4 giugno 1972.

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Franco
Fran
Franco
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Montini
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Locandine di film che hanno segnato un cambiamento di


rotta: nella musica, ma anche nel sociale e nella politica. dere maggiore libertà, più democrazia, per
«Dalla seconda rivendicare spazio alle donne e consolidare
metà degli anni 60, la pratica dei diritti civili, in molti casi an-
sul cinema sono dedicate soprattutto a cora negati perfino in un paese, l'America,
sull'industria questi film. Si tratta di una scelta con im- ritenuta la culla della civiltà avanzata.
americana si plicite, evidenti allusioni alla contempora-
abbatte la grande nea guerra in Vietnam. E quando racconta L'Italia scopre l'impegno
il Vietnam, il cinema americano si distacca Ma anche in Italia, nel giro di pochi anni
ondata della New dalla retorica patriottica tipica degli analo- il cinema si rinnova e si fa strumento di
Hollywood» ghi prodotti sulla Seconda guerra mondiale conoscenza, di protesta, di denuncia. È la
e sul conflitto in Corea per assumere un ap- grande stagione dell'impegno civile: nel
proccio più problematico e critico, quando 1970, con Indagine su un cittadino al di so-
non decisamente negativo nei confronti pra di ogni sospetto, Elio Petri conquista
volti dalla proliferazione di produzioni indi- della scelta americana di intervenire, come l'Oscar raccontando, attraverso le vicende
pendenti e da film low budget, che affron- raccontano, per citare altri titoli mitici, Il di un commissario di polizia, impersonato
tano argomenti e realtà poco frequentate e cacciatore di Michael Cimino (1978), Apo- da un immenso Gian Maria Volontè, la cor-
in qualche caso tabù, ma capaci di ottenere calypse Now di Coppola (1979) e Platoon di ruzione e le patologie del potere. Sempre
un imprevisto ed imprevedibile successo di Oliver Stone (1986). nel '70, con Uomini contro Francesco Rosi
pubblico. Da questo fenomeno emergono Quanto ai rapporti del cinema con le altre demolisce la retorica della Grande Guerra.
registi sconosciuti destinati a segnare la discipline artistiche, s'intensifica il connu- Damiano Damiani con L’istruttoria è chiusa:
storia del cinema: Martin Scorsese, Fran- bio con la musica. All'interno di ciascun dimentichi, 1971, denuncia il clima di vio-
cis Ford Coppola, Robert Altman, Arthur singolo film cresce l'importanza della co- lenza e repressione che regna nelle carceri.
Penn, Brian De Palma, Steven Spielberg. lonna sonora: le canzoni e i brani strumen- Giuliano Montaldo con Sacco e Vanzetti,
Il cinema americano si rivitalizza, ripensa tali contenuti nei titoli di maggior successo 1971, ricostruisce una pagina vergognosa
e rinnova i generi, ne inventa di nuovi, ri- scalano le classifiche discografiche. Si av- della recente storia americana, ma allude
balta elementi consolidati. Basta pensare vicinano al cinema alcuni dei più seguiti e anche alla misteriosa morte dell'anarchico
al genere principe della produzione ame- prestigiosi gruppi, dagli Who ai Pink Floyd, Pinelli. Emerge insomma nella produzio-
ricana, il western, dove la figura dell'eroe la musica invade le sale cinematografiche ne nazionale dell'epoca una volontà di af-
senza macchia e senza paura cede il posto con i film/concerto, ovvero le registrazioni frontare temi seri e importanti con un ta-
all'antieroe tormentato, incerto, dilaniato di celebri performance dal vivo che, alme- glio popolare, capace di arrivare al grande
da problemi e sensi di colpa. Ancora più no in parte, restituiscono le stesse emozio- pubblico e ai giovani in particolare, perché
rivoluzionario è l'atteggiamento nei con- ni provate dagli spettatori sotto il palco. Ma i film appena citati hanno tutti ottenuto un
fronti dei pellerossa. Come testimoniano Il soprattutto nasce un nuovo genere: l'opera incoraggiante risultato al botteghino. Il pe-
piccolo grande uomo di Arthur Penn, 1970, rock, che ovviamente si rivolge a un target riodo a cavallo fra gli anni Sessanta e Set-
e Soldato blu di Ralph Nelson, ugualmen- facilmente identificabile: i giovani. Jesus tanta rappresenta, in questo senso, l'ultimo
te del 1970, tanto per citare solo un paio di Christ Superstar di Norman Jewison, 1973; periodo in cui fra autori e spettatori, fra
esempi, gli indiani non sono più descritti Tommy di Ken Russell, 1975, in realtà una cinema italiano e Paese reale esiste un rap-
come selvaggi sanguinari, come è stato a produzione inglese; Hair di Milos Forman, porto diretto e autentico. Un rapporto assai
lungo nella tradizione del western classico, 1979, sono i film che meglio incarnano una utile al cinema, ma anche alla cultura in
bensì come civilissimi nativi oggetto delle voglia di purezza e religiosità e gli aneliti genere. Il fatto che si sia progressivamente
più atroci violenze da parte dei conquista- anticonformisti e pacifisti di una genera- interrotto ha creato un danno grave di cui
tori bianchi. Su «Ciao 2001» le mie pagine zione che si riversa nelle strade per chie- stiamo ancora pagando le conseguenze.
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CIAO 2001, N. 9, 3 MARZO 1974

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Con Ennio sotto i palchi
del grande
rock
La storia di Piero Togni è quella
di una passione tramutata in
professione. Anche grazie agli amici
di «Ciao 2001» e a quel direttore
che sceglieva le foto una per una.

Genesis in concerto a Roma:


il primo servizio venduto da
Piero Togni a «Ciao 2001».

Intervista di Maurizio Becker A che tipo di concerti preferivi andare? Il primo servizio che ti pubblicarono?
e Renato Marengo. Foto di Piero Togni Andavo al Piper, dove in quel momento Credo i Genesis. Poi ne ho fatti tantissimi:
facevano soprattutto concerti pop, tipo i Procol Harum, i Led Zeppelin, i Gentle
Rocky Roberts o Patty Pravo, ma già sta- Giant, i King Crimson, gli Henry Cow con
vano arrivando i primi complessi, come Robert Wyatt. E poi soprattutto tanti fe-
ome sei diventato foto- il Banco di Mutuo Soccorso. Frequenta- stival, tipo il Be-In a Napoli.

C grafo specializzato in
musica?
Ai tempi di «Big» andavo
a Bandiera gialla, con Re-
nato Zero. Avevo questa passione per la
re il Piper significava conoscere anche i
giornalisti, così fui presentato agli amici
di «Ciao 2001» e loro mi portarono dal
direttore. Gli mostrai un po’ di foto, a lui
piacquero e così mi affiancai a Ennio An-
Andavi per conto tuo o mandato dal
Ciao?
Andavo per conto della rivista. Arrivavano i
Genesis al Palazzo dello Sport e la segreteria
musica da quando avevo da 16-17 anni. tonangeli, che era il loro fotografo ufficia- di Ciao mi accreditava. Ovviamente, mi si
Così, visto che occorreva specializzarsi, e le. Una figata. aprì poi tutto un discorso di case discografi-
non mi andava di fare i matrimoni o fo- che interessate alle foto, perché c’erano un
tografare i tramonti, decisi di puntare sui Cos’aveva secondo te in più il Ciao? sacco di riviste che si occupavano anche di
musicisti. E iniziai ad andare ai concerti Una strategia. Ad esempio, quelli di Ciao musica ma non avevano i loro fotografi né
con la mia macchina fotografica. arrivavano fuori dai palazzetti dove si acquistavano i servizi interi. Per cui, erano
tenevano i concerti con i bagagliai delle le case discografiche a fornirgli il materiale.
Che macchina usavi? loro macchine pieni di copie da distribu-
All’inizio avevo una Nikon, poi ho preso ire gratuitamente. Facendo così, si fecero Solo «Ciao 2001» acquistava l’intero
anche la Hasselblad. conoscere subito dal loro pubblico. servizio?
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Sì. Ricordo che Rotondi esaminava at- Robert Wyatt e gli Henry Cow in concerto a Piazza
tentamente il contenuto della scatoletta Navona. Roma, giugno 1975. A destra: Derek Shulman
delle diapositive e sceglieva gli scatti che dei Gentle Giant. Nella pagina succesiva: Robert Fripp
gli piacevano. Ma il servizio lo comprava dei King Crimson.
per intero. E si teneva le scatolette. Le
diapositive erano tutte copie uniche, per particolare le foto di David Hamilton. Al-
cui rimaneva tutto a loro. lora andava quel modo di fare foto flou. Il
Perigeo ad esempio, lo fotografai un po’
Se le avessi vendute singolarmente, alla Hamilton, con degli effetti colorati un
sicuramente ci avresti ricavato molto po’ sfumati.
di più.
Be’ sì, con quel sistema guadagnavo poco, Prima accennavi al lavoro che vi si
ma in compenso pubblicare su «Ciao aprì con le case discografiche…
2001» era un biglietto da visita prestigio- Sì: spesso le case discografiche i cantanti
so. Anche a livello internazionale. ce li facevano fotografare anche in studio,
per dei servizi che poi utilizzavamo con
Quanti erano i fotografi che seguiva- le altre riviste. E dai quei servizi spesso
no la musica? nascevano anche le copertine dei dischi.
Alla fine, su Roma eravamo pochissimi.
Praticamente, Antonangeli e io, e basta. Ne ricordi una?
Poi si aggiunsero Carlo Massarini e Maria Per esempio, Venditti: la RCA utilizzò per
Laura Giulietti, che però erano più giorna- un interno di copertina una mia foto di lui
listi che fotografi. A Milano c’erano Guido con un pianoforte lunghissimo. Ma anche
Harari e Roberto Masotti, due maestri. con Enzo Micocci ho lavorato molto.

I fotografi a cui ti ispiravi? Tuo fratello Gianni incideva per la IT.


Non quelli di musica. Io amavo in modo Sì, infatti il suo primo disco l’ho prodotto
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Piero Togni

«Io preferivo le luci


naturali del palco,
cioé senza flash.
Di conseguenza,
le mie foto venivano
più sgranate,
ma forse più
d'effetto»

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Piero Togni cattura l'energia
live dei Rolling Stones.

io, con Micocci. Anzi, a Micocci Gianni ce nagement, il più delle volte obbligo Nel 1972 andai in Inghilterra con gli Osan-
lo portai proprio io: lui si esibiva al Folkstu- di sottoporre le foto per ottenere l’ok. na, che dovevano registrare nello stesso
dio e io registrai con le sue canzoni. Come si lavorava allora? studio in cui stava lavorando Elton John.
No, allora non c’era nessun tipo di con- La sorpresa fu che trovammo proprio lui,
Parlavamo dei servizi che realizzava- trollo. Poi noi con gli impresari, Mamone che stava provando al piano. Credo di
te, oltre ai live… Sanavio, Zard, avevamo un bellissimo avergli fatto anche un paio di foto, che
Ricordo ad esempio che in un hotel fo- rapporto. Pensa che un giorno andai al probabilmente non ho mai pubblicato.
tografai Andrew Lloyd Webber. Ma la Festival di Venezia per fotografare Dia-
maggior parte dei servizi li realizzavamo na Ross. E incontrai David Zard, che mi Parliamo delle foto inedite di David
in un teatro di posa che Antonangeli ave- disse: “Ci sono i Rolling Stones a Vienna, Bowie. Sono del 1977, giusto?
va allestito in viale Angelico. Era un posto perché non ci andiamo insieme?”. Sì, esatto. In quel caso andai come free
strategico, perché era abbastanza vicino Tieni presente che lui era molto amico di lance, chiamato dalla casa discografica.
sia alla RAI che agli uffici delle case di- Mick Jagger. Fatto sta che prendemmo Stavano giravano un video per Odeon, il
scografiche. Lì portavamo gli artisti quan- una Dyane e, credo con Marco Ferranti, programma tv di Paolo Giaccio. Di solito,
do andavano fatti dei posati. Lui portava i partimmo per Vienna. Una volta arrivati, i servizi di Odeon li davo a «TV Sorrisi e
suoi clienti e io i miei. Zardi mi portò nel camerino degli Stones Canzoni». Ma Bowie non me lo presero e
e mi presentò, chiedendogli di consentir- mi rimase sul groppone.
C’era una differenza stilistica fra voi mi di fare qualche foto. Mi diedero 5 mi-
due? nuti per scattare qualche posa e quello fu Come mai non provasti a darlo ad altri?
A mio avviso sì: Ennio era abituato a fo- un servizio veramente esclusivo. Con Ciao non ci lavoravo più, «Muzak»
tografare i concerti con il flash. Io invece era finito e quindi quel servizio mi è
preferivo le luci naturali del palco, quindi Finì sul Ciao? rimasto nell’archivio. Ma ogni tanto
senza flash. Di conseguenza, le mie foto No, quel servizio lo feci per «Muzak», un poteva succedere: mi ricordo di un ser-
venivano più sgranate, ma forse più d’ef- nuovo mensile milanese al quale collabo- vizio di Zappa a Milano, di uno di Ray
fetto. ravano anche alcune firme di Ciao, Inso- Charles a Roma e di altri ancora rimasti
lera, Baiata e Ferranti. totalmente inediti. Una volta con Baia-
Oggi la vita di un fotografo da palco è ta andammo a Londra per The Who e
molto complicata: tempi ridottissimi Di occasioni esclusive ne avrai avute pensa che quelle foto sono uscite solo
per scattare, controllo stretto del ma- parecchie… adesso, in un libro.
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Piero Togni

David Bowie. Roma, 1977.

«Stavano girando un video


per Odeon, il programma
tv di Paolo Giaccio. Di solito,
i servizi di Odeon li davo a
«TV Sorrisi e Canzoni».
Ma Bowie non me lo presero
e mi rimase sul groppone»

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CIAO 2001, N. 12, 25 MARZO 1973

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E scrivere di musica
lo chiami lavoro?
Anarchico nell’anima, Maurizio Baiata è stato una delle firme simbolo di «Ciao 2001». In questo
travolgente autoritratto, racconta dei suoi colleghi, della musica che l’ha segnato per sempre, di
quando passò dalle moto alle chitarre e… di quella storica gaffe con Riccardo Bertoncelli.
Testo: Maurizio Baiata

Maurizio Baiata nel 1973.

hhhhhhhhh, e così, tornia- le e poi si perdono le novità discografiche, e moderne strutture del San Leone Magno,

A mo a parlare di quelle 68
pagine che secche secche
fanno immensa fatica a sta-
re dritte in qualunque scaf-
fale privo di puntelli e reggilibri, colorato, di
legno, di plastica, basta che tenga su quei
le rubriche, le lettere al Direttore, allo Psi-
cologo e all’Angolo del Pop che ho curato
per circa tre anni dannandomi l’anima per
far sì che i ragazzi, i lettori, non si adirassero
e trovassero modi equilibrati per esprimere
i propri pareri, accendendo discussioni in-
edificato nello stesso periodo dell’EUR, la
Roma delle maestose architetture dell’im-
pero fascista, ampliato dalla capitale delle
lottizzazioni favorite dalle Olimpiadi del
1960. Il San Leone è rimasto tale e quale,
all’incrocio fra la Nomentana e piazza di S.
fogli spillati con la copertina solo un po’ più terminabili su quel gruppo o quell’artista… Costanza, dotato di palestra, piscina, chie-
spessa rispetto alle pagine interne in carta e c’era Enzo Caffarelli che, molto esperto sa, ampi cortili su cui si affacciano le aule
velina che però miracolosamente “teneva- anche se più giovane di tutti e senza essere tutte finestrate e un campo da basket re-
no” la stampa, sia a colori sia nel rigoroso un redattore, per carattere mal sopportava golamentare: i Fratelli Maristi avevano ben
bianco e nero che lo ha sempre caratteriz- le dispute fra i collaboratori. sfruttato ogni centimetro per dare ai ram-
zato. Altra soluzione funzionale, impilare Fra i colleghi che allora iniziarono a scri- polli della Roma bene ambienti degni del
le copie numero su numero, ma quattro al vere per «Ciao 2001» e che oggi sono qui a loro rango e sui cui banchi avevano studia-
mese non fai neppure in tempo a goderte- raccontarlo, alcuni venivano dalle eleganti to anche i tre massacratori del Circeo. Già.
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E si fece e si è sempre fatto finta di niente.
Ma io quelli li conoscevo e ciò di cui si sono
macchiati non fu affatto una sorpresa. Ma
sopravvoliamo. L’istituto aveva anche un
piccolo parcheggio cui si accedeva da un
cancello laterale: lì il mitico professor Wal-
ter Mauro, giornalista, scrittore e saggista
di chiara fama, sistemava la sua Porsche
911 S bianca… Eccerto, sembrano scene di
un’altra vita, ma fa bene ricordare.
Perché «Ciao 2001» è nato dai corridoi,
dalle aule e dai cortili del San Leone. Il che
ci fa riflettere rispetto al “momento stori-
co” di allora, un viaggio a ritroso, a ben
oltre 50 anni fa, quando il tempo scorreva
lento e ogni giorno sembrava non finire
mai. Il suono del Pop e dell’Underground Così si presentava negli anni 70
scandiva le ore e i minuti e rappresentava il Liceo San Leone Magno di Roma.
la linea pacifista che faceva da antidoto
alla violenza politica che già dilaniava la da quella ragazzina che mi corrispondeva
nostra generazione. «Dentro di me con sguardi e sorrisi dalla finestra. Dopo
un paio di anni m’illudo ancora che D. sia
Non ero un pariolino sentivo un afflato invaghita e mi dia una chance. Va al Giu-
Frequentavo il San Leone, ma abitavo in dark, che di mistico lio Cesare, quello di Venditti. Un giorno si
via Valpolicella, nel popolare quartiere delle convinse a uscire e andammo a villa Ada.
Valli costeggiato dal fiume Aniene e a ridos- e cattolico aveva Ci sedemmo su una panchina sul viale e mi
so di Montesacro, che poi salendo diventa- ben poco, ero avvicinai molto molto al suo viso, provan-
vano i Villini, e le palazzine si facevano via do a baciarla. E fu così che ancora ades-
via più signorili andando verso Talenti. ossianico, carico so il cuore mi sobbalza sapendo che non
Già nei primi anni Sessanta di collegio, il di visioni plumbee» c’è più, che quello che devo ricordare di
mio contatto con la musica era la radiolina lei vale per l’emozione che provo nel rac-
a transistor che trasmetteva i programmi contarlo. Non ci siamo mai messi insieme,
di Radio Luxembourg. Metti l’auricolare ma andavamo a villa Ada e al parco Ne-
Maurizio, così senti solo tu. E se ti arriva Roma che già volevo leggera e scanzonata, morense e la cosa insomma era piuttosto…
Eve Of Destruction con la voce roca di Bar- ma non sanremese. Mi piacevano i Troggs problematica, cosa puoi combinare con
ry McGuire o i Cupid’s Inspiration di Ye- di Wild Thing, gli Hollies di I Can’t Let Go, una quindicenne vergine di ferro non po-
sterday Has Gone, vuol dire che già mol- le cui parole oggi capisco bene – tratta di tendola portare a casa, nella tua cameretta
to per te sta cambiando, rispetto al beat un ragazzo che non accetta di essere re- a sentire i dischi insieme? Mia madre, me
italiano dell’Equipe 84 e dei gruppi beat spinto dalla ragazzina che gli ha rubato il l’avrebbe consentito. I suoi genitori non
nostrani. Con tutto il rispetto, i pezzi origi- cuore. La mia ha tredici anni, si chiama D. credo proprio.
nali sono un’altra cosa. Se poi sei fortunato e vive proprio lì al terzo piano della palaz-
e hai una fonovaligia, tipo un impiantino zina di fronte, e io dal quinto aspetto tutto In sella a una moto
stereo compatto Reader’s Digest, allora il tempo che si affacci e mi guardi. So che Per fortuna, il mal d’amore veniva alle-
indossa la cuffia, vai in bagno, tuo fratel- le piace un certo Peter, tipo tosto col Cor- viato da un’altra passione, su due ruote. I
lo lascialo dormire un altro po’ tanto fa la sarino Sport rosso e argento, mentre io in- cinquantini si guidano a 14 anni, i 125 a 16,
terza media anche lui al San Leone… e di vece prendo l’autobus per andare a scuola. ma non puoi portare un passeggero e così il
studiare ha poca voglia. Tua madre non ti Non ho speranze. Però il pezzo degli Hol- mio mezzo è ancora un fatto piuttosto indi-
accompagna, lavora in un atelier per signo- lies dice: “You got me goin’, I need you baby viduale, come lo sport e la musica. Saranno
re, prende i mezzi e con lo stipendio tira / I can’t let go, and I want you baby / I gotta però questi impeti giovanili a spingermi a
avanti la famiglia dignitosamente. Il San have you, you know And I can’t let go”… e io parlare, durante la ricreazione di un giorno
Leone costa e per farmi studiare ha fatto sparavo gli Hollies a tutto spiano collegan- imprecisato del 1969, con Enzo Caffarelli,
sacrifici e di questo le sono grato. Anche do un microfono al mini altoparlante del di un anno più piccolo di me, da un po’ di
se sempre preti cattolici sono, stavolta ha compatto che invia il segnale a un ampli di tempo collaboratore di «Ciao 2001» e re-
scelto meglio, rispetto a quando, dopo la chitarra che non so chi mi avesse regalato. sponsabile della rubrica di recensioni Un-
morte di nostro padre, ci relegò per quattro E così D. – non solo lei, tutto il vicinato derground & Pop. Avevamo lo stesso pro-
anni nel tetro convitto di piazza di Spagna, – sentiva la mia musica. Ogni tanto mia fessore di Italiano e Latino, Walter Mauro,
il Collegio San Giuseppe Istituto De Mero- madre entrava nella stanza: “Troppo forte, grande giornalista, critico letterario, autore
de, dove nacque il mio trip delle radioline troppo forte, abbassa per favore…”. Per lun- del fondamentale Jazz e universo negro
e nessuno mai se ne accorse. A 15 anni, go tempo non ho avuto il coraggio di dire (1972). “Walterone” mi impartì lezioni di
quando ne uscii, assaporai il respiro di una ai compagni di liceo quanto fossi preso pensiero per tutto il Liceo Scientifico, di-
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Maurizio Baiata

cendomi alla fine, prima della maturità, che era anche una violenta aggressione so- sfera da Fragole e sangue era reale. Non ne
scrivevo bene, ma avevo la testa troppo tra nora, un urlo di nichilismo rivoluzionario, parlavo. Né a casa, né con gli amici proletari
le nuvole. Le cui forme ricalcavano quelle rispetto al trascorso lungo decennio beat- di Monte Sacro, né con gli ex compagni di
dei fianchi di D. e ondeggiavano nell’etere lesiano incentrato su All You Need Is Love classe, per i quali l’impegno politico era sin-
spinte dai Winds Of Change di Eric Burdon e finito sull’ossessione di Revolution 9. A tomatico di chimere sessantottine.
& the Animals. E poi dentro di me sentivo me piaceva avventurarmi fra le pagine di Men che meno ne avrei potuto parlare
un afflato dark, che di mistico e cattolico Edgar Allan Poe e di H.P. Lovecraft, le cui con i colleghi di «Ciao 2001». Con loro il
in quel periodo aveva ben poco, ero ossia- storie aleggiavano nei testi delle band dark. dialogo era sì, fatto anche di amicizia, ma
nico, carico di visioni plumbee, consacrate E tutto ciò che dal gotico si proiettava fino soprattutto di una “simpatia” di comodo
dal 36 politico che per pietà la commissio- ai confini del cosmo tedesco e alle ondate perché le divergenze di vedute si avverti-
ne di Maturità (grazie a Walter Mauro) mi psichedeliche di Big Sur. vano non tanto negli articoli o nelle recen-
elargì. Intanto, però, non mi perdevo un sioni, quanto nei discorsi dietro le quinte,
numero del settimanale di Saverio Roton- Avevo alle spalle il Liceo, all’Università an- le piccole rivalità, le malcelate invidie e
di. Enzo mi disse che il direttore voleva dai per iscrivermi a Lettere Moderne, die- tutto per il possesso di questo o quel disco
qualcuno che scrivesse di motociclette. Mi di tre esami, due ventuno e un ventisei in o per ottenere un incarico della Direzione
candidai all’istante. E partì una rubrica di Lingua Inglese. Solo che dai secondi e terzi per recensire un concerto oppure per un
una colonna e mezza, copiavo le anticipa- piani degli edifici universitari venivano giù viaggio promozionale a Londra, che dalle
zioni dallo storico mensile «Motociclismo» persone, mobili e suppellettili varie, l’atmo- minigonne di Mary Quant dei primi Ses-
e corrispondevo con la sua firma di pun-
ta, Roberto Patrignani, che bonariamente Riccardo Bertoncelli (secondo da destra)
mi dava delle dritte, e un po’ incidevo sul con gli amici della redazione di «Muzak».
substrato culturale del mondo giovanile
a due ruote, che per me rappresentavano
la Libertà. Poi Rotondi mi chiese pezzi di
sport: uno su Gustavo Thoeni, alfiere del-
la “valanga azzurra”, uno su Lew Alcin-
dor, pivot della squadra universitaria della
UCLA e destinato a segnare la storia del
basket NBA come Kareem Abdul Jabbar,
e infine uno su Cassius Clay, il più grande,
anche se non ancora Mohammed Alì. Ok
lo sport, però io scalpitavo per scrivere di
musica, che diamine! Proposi gli americani
Iron Butterfly, quelli di In a Gadda Da Vida
e il titolo del mio primo articolo musicale
fu sul “Dark Sound”, seguito a poche set-
timane dai Black Sabbath, che finirono fra
gli strilli di copertina. Scrivevo immerso
in atmosfere interiori sepolcrali, intrise di
leggende gotiche, pesanti e plumbee. Ma
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santa in poi sarebbe stata la mecca dei
giovani critici pop nostrani. Quando dicevi
che lavoravi come giornalista musicale, i
miei amici ex alunni del San Leone dice-
vano “e che è un lavoro, il tuo?!”. E dai a
spiegare che era dura sentire dischi tutti i
giorni, belli o brutti che fossero, e la notte
recensirli, scriverne sotto forma di articoli,
cercare le informazioni sulla stampa este-
ra, seguire ogni giorno alla radio la Per voi
giovani di Giaccio e Fegiz & Co, per carpi-
re qualcosa di utile e di nuovo. Io mi ero
abbonato al bollettino ciclostilato “Freak”
di Riccardo Bertoncelli, fonte inesauribile
di informazioni per “cervelli scoperchiati”,
un po’ troppo d’élite bisogna ammetterlo,
ma più preziosa che mai per scoprire suoni
che andassero oltre ogni confine…

Quelli di Per voi giovani: (s-d) Richard


Benson, Mario Luzzatto Fegiz, Teresa
«Moltissimi acquisti Piazza, Carlo Basile, Paolo Giaccio.
avvenivano In primo piano Carlo Massarini.

di getto, su
ispirazione della rioso, con un largo gesto della mano drit- Soul Sacrifice, Consorti
to e impettito sul divano sdrucito in finta e mio fratello Bates
copertina o per pelle color caccadibimbo, mi interrompe In redazione andavo una o due volte la
quella vocina che ti e fa: “Baiata, ora basta! Giù la maschera! Il settimana, c’erano Fabrizio Cerqua, Luigi
Bertoncelli sono io!”. Folgorato, ammutoli- Cozzi, Daniele Del Giudice fra i redattori.
diceva: prendimi» to, me lo guardo per bene e il giovanotto Rotondi era un buon padre, burbero ma
con barbetta mazziniana che mi scruta con buono, che mi ripeteva sempre, quasi una
un sorriso beffardo è proprio lui, Riccardo cantilena con accento del Sud: “Baiata, sa
Bertoncelli! Mr. Freak in persona! Caffarel- cos’è? Tu quello che mi porti in 30 righe lo
E qui vale ricordare un episodio, anzi un li sta compostamente contorcendosi dalle devi scrivere in 10”. Non lo ascoltavo qua-
autentico tiro mancino di Enzo Caffarelli risate e io mi rendo conto del tragico erro- si mai e non limavo io i pezzi, ci pensava
alle mie spalle. Ho detto di Bertoncelli. Lo re. Come rimediare? Fare ammenda nella la Redazione, ma passavano quasi intonsi
leggevo e lo apprezzavo per lo stile funam- pubblica piazza? Offrirgli subito un chilum rispetto alla mia stesura. Mi emozionava
bolico e la preparazione, ma lo invidiavo riparatore? Ma de che. Quei due non fu- molto poi vederli composti e riccamen-
per il suo essere astratto e fuori dai gio- mano neanche le foglie di basilico. te impaginati, “Grand Honneur”… criti-
chi… E detto fra noi, con i “compagnucci di co rock a 20 anni nell’era dell’esplosione
merenda” a Bertoncelli non lesinavo criti- dell’Underground, la Musica Alternativa. Il
che: è uno snob, non ci capisce nulla dell’a- genere Cosmico tedesco era la mia stella,
vanguardia britannica, dai King Crimson al scrivevo non so come, sentendo le musi-
Canterbury Sound, dai Soft Machine ai che e traducendolo in lettere. Fra i colleghi,
Quintessence, per non dire dei Corrieri mi confrontavo soprattutto con Dario Sal-
Cosmici tedeschi che adoravo e dei quali vatori e Renato Marengo, già navigati ed
scrivevo a ripetizione… Be’, un giorno mi esperti delle “segrete cure” di una Reda-
chiama Caffarelli e mi dice che avrebbe zione alle prese con una musica nuova che
fatto un salto nel pomeriggio da me – nel nulla aveva più del retaggio sanremese,
frattempo ero andato a vivere in un appar- mentre le case discografiche ancora non
tamento che condividevo con mio fratello reggevano all’impatto di cambiamenti tan-
Claudio – con un suo amico che voleva to repentini e impetuosi. La sola maniera
conoscermi, di cui non fece il nome. I due per essere al passo con i tempi era il mer-
arrivano, si accomodano in salotto e dopo cato d’importazione. Alcuni negozi romani
un po’ l’argomento era diventato la critica si erano accorti della situazione e avevano
musicale. Quel furbastro di Enzo menzio- fiutato l’affare: sfuggendo alla SIAE, offri-
na Bertoncelli. E io sparo a zero su di lui. vano uscite import che riservavano soprat-
Sciorino le mie ragioni come un torrente tutto agli addetti ai lavori, me incluso, con
in piena, ma poi d’un tratto l’amico miste- prezzi per gli Lp leggermente superiori alle
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Maurizio Baiata

pubblicazioni italiane, che arrivavano pun- Quando il gioco si fa pop... so, presero altre pieghe. Come ho scritto
tualmente mesi dopo. Era un circuito un Dopo il liceo vennero altre moto, nuove nel mio Rock Memories – Volume Primo,
po’ clandestino, ma piuttosto florido, che si esperienze, amicizie rischiose. Periodo cri- “Gli altri critici del Ciao 2001… avevano un
sviluppava come corollario di alcuni punti tico. Ogni giorno la strategia della tensione loro stile, ma a mio avviso [erano, N.d.A.]
vendita discografici ufficiali a Roma, in pri- causava sempre più vittime soprattutto tra dimentichi (ignari non posso crederlo) del-
mis Consorti a viale Giulio Cesare, con la i giovani che non esitavano ad ammazzar- la forza socio-rivoluzionaria che il Rock
preparatissima capo commessa Lilia, Città si per strada per via degli opposti ideali possedeva. Rivalità fra di noi ce ne erano,
2000 a viale Parioli, Ricordi a piazza Indi- ammantati di estremismo. Il giornalismo ma le lasciavamo sul piano personale in un
pendenza, Messaggerie Musicali a via del musicale avrebbe affrontato la situazio- settimanale ad altissima tiratura e vendite
Corso e un piccolo negozio su viale XXI ne in due modi: o chiudendosi nella pro- inusitate che nel 1972-73 giravano attorno
aprile che non esiste più. Moltissimi ac- pria vasca dei pesci galleggiando a vista, alle 300 mila copie. In questo senso, ai
quisti avvenivano di getto, su ispirazione oppure “impegnandosi” per coniugare il gruppi emergenti di Rock italiano il giorna-
della copertina o per quella vocina dentro Rock e le istanze politico-sociali di una le a mio avviso non prestava l’attenzione
che ti diceva “prendimi prendimi”, perché nuova generazione. Uso il termine Rock, che avrebbero più che meritato. I colleghi
per i giornalisti il “servizio ascolto” non va- per spostare l’asse del discorso su una cercavano di anticipare i tempi, di avere in
leva: non potevi tapparti nelle cabine o in sola definizione di un mondo variopinto mano l’ultimo album originale prima che
cuffia ad ascoltare pile di dischi senza poi sì, ma anche duro e nevrotico, che non è la casa discografica italiana lo stampasse
acquistarli. “Città 2000” aveva un ragazzo più “Pop & Underground”. O si è da una (quando lo faceva), di intervistare l’artista
esperto e gentile che diffondeva le musi- parte, o si è nel sistema. Che è ciò che io di passaggio in Italia o di andare in Inghil-
che nell’aere del negozio: così venni folgo- vedo emergere a metà degli anni Settanta. terra per un’anteprima. In tal senso, esiste-
rato dal primo Santana dopo pochi secondi Per due ragioni: la diffusione delle droghe va anche una rivalità con la trasmissione
di Soul Sacrifice e seimila lire erano belle pesanti – manovrata e foraggiata da poteri radiofonica della RAI “Per Voi Giovani”
che andate! Poi andavi a casa e dall’am- collusi con la politica – sgretolava le forze di Paolo Giaccio, con le voci di Teresa
pli si aprivano le sinfonie di mondi nuovi. giovanili più pulite, decimandole e trasci- Piazza, Carlo Massarini, Massimo Villa,
Accadde una miriade di volte. Ed erano nandole verso lidi autodistruttivi, fatti di Claudio Rocchi, Mario Luzzatto Fegiz, Mi-
sempre le scoperte più eccitanti, mentre estremismi armati e tossicodipendenze. chelangelo Romano, Raffaele Cascone e
il portiere una volta a settimana citofona- Riflesso immediato di tale strategia, la fine così via… diciamo che noi scrivevamo e
va e mi diceva di scendere, perché erano della grande stagione dei concerti Rock, il loro parlavano. I rapporti con i promoter
arrivati i pacchi delle case discografiche. cui evolversi in uno scenario sempre più e i label manager delle case discografiche,
Condividevo l’emozione di scoperte mira- drammatico e incontrollabile, era stato per lo più positivi, potevano diventare tesi
colose soprattutto con Maurizio Villanacci, “usato” dai movimenti dell’autonomia per solo quando certi accordi dietro le quinte
compagno di classe di Caffarelli, che ogni fini che meriterebbero spazio ben più am- – se esistevano – fra le major e la Direzio-
tanto andavamo a trovare a casa, sbirciati pio di quello qui concesso, mentre i giova- ne della rivista, divenivano “scomodi” o
dal fratellino (Pino Guzman) più o meno ni fuggivano sugli spalti dei palasport e gli ingestibili. Personalmente, mai ho subito
quattordicenne. A proposito, mio fratello ingressi dei teatri sotto le manganellate e pressioni per compiacere una casa disco-
Claudio, con il cognome di Bates apparve i fumogeni della polizia. Che di questo si grafica. A metà del 1974 qualcosa si incrinò
sul tamburino dei collaboratori, a coprire il potesse discutere in Redazione, a mia me- dentro di me, dovevo lasciare il Ciao, non
mio nome per non eccedere nelle firme di moria, non c’era verso. La seconda ragione volevo fare parte di un giornalismo “pop”
un solo numero. Sapeva però scrivere e la ne è il substrato. I rapporti con l’industria e leggero, inserito nello show business”.
passione del Rock gliel’ho trasmessa io. discografica si “allargarono” e, a mio avvi- Avevo abbandonato il basket per il karate,
consigliato da un amico di destra – stra-
no eh? per un anarcoide pacifista come il
Maurizio Baiata sottoscritto – che mi indicò una prima pa-
(a destra: gli anni del karate). lestra, poi ne scelsi un’altra in zona Talenti
(lo Zen Club di Raniero Abeille) e infine
approdai al KIAI, dal maestro Paolo Cioto-
li, sotto la cui guida mi guadagnai la cintura
marrone, praticando questa meravigliosa
arte marziale sino alla mia partenza per
New York, nel 1979. Alla stessa maniera, a
fine 1974 da «Ciao 2001» ero passato nel
Collettivo di Redazione di «Muzak». Ne
parlai con il cuore in mano con il dottor
Rotondi. Non ebbe nulla da eccepire. Ber-
toncelli già scriveva per il “Ciao”… e per
me fu tutta un’altra storia, vissuta fra Zen,
Macrobiotica, Karate e le scelte rabbiose di
un rinnovamento radicale. Ma ancora con
Klaus Schulze e Jimi Hendrix a indicarmi
la strada per diventare più grande.
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CIAO 2001, N. 3, 20 GENNAIO 1974

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CIAO 2001, N. 27, 11 LUGLIO 1976

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Quando il Ciao
scoprì l'Italia
Il suo sogno era diventare un giornalista di «Ciao 2001».
Per riuscirci, Renato Marengo dovette rimboccarsi
le maniche, ma poi vinse tutte le sue battaglie.

Testo: Renato Marengo

972. Sto scappando. In come «Linus», «Skema», «Sipario», «Po-

1 auto, da Venezia, dove sono


andato a vivere e a pensare
per un po’, verso Dortmund:
con Donella Del Monaco e
Giorgio Bisotto, andiamo ad assistere a un
pular Photography», che ci sostengono e ci
fiancheggiano, scambiano pagine con noi,
giovani giornalisti e tanti intellettuali. E poi,
sempre con Giorgio e Donella iniziamo a
pensare a un progetto destinato a diventare
concerto di musica contemporanea. È una un disco, un “movimento musicale” che farà
vera fuga: dal “barboso destino” di una storia: “Opus Avantra”, una delle mie prime
carriera di critico di musica classica, dalla produzioni. Ma come fa Giorgio a guidare,
staticità della musica cosiddetta “seria”, ma se non si vede nulla? E in quella tempesta
pure da Napoli, dalla “napoletanità” (titolo di neve e nebbia, io penso nuovamente a
di merito, alibi o condanna?) degli anni Ses- Napoli. Ma non me ne ero tirato fuori? Però
santa. In una bufera di neve sulle autostrade adesso qualcosa mi ha folgorato e mi ci ha
tedesche, lontanissimo da sole e tiraccam- riportato. È tutto confuso, ma c’è di mezzo il
pare, pensiamo un mensile culturale tutto rock… Anzi, il rock mediterraneo.
nostro, “Attuale”, così possiamo scrivere Renato Marengo nel 1974.
tutto quello che nessuno vuole pubblicarci: La mia vita nella bufera
foto e grafica, immagini al posto di fiumi di Ma come ci sono arrivato? Ora lo so! Lo Quello è un gesto rock! Ma poi, come ci
parole sessantottine… Ne abbiamo dette vedo chiaramente in mezzo alla bufera di sono arrivato al rock? Tento di ricostruire,
tante, ne abbiamo condiviso l’irripetibile neve, il gesto! Sì, il gesto di Roberto De ma tutto è confuso come la visibilità nella
momento creativo, ma dopo ogni rottura Simone. Lui, grande clavicembalista eu- tormenta di neve dentro la quale Giorgio,
non si balla per sempre sui cocci, anche se ropeo con quelle sue piccole, veloci mani non so come faccia, guida sicuro. Dunque,
è nuovo e alternativo farlo, ma occorre “ri- delicate che lui si rovina suonando per ore, lascio il rigoroso mensile «Il Loggione» e
costruire”, si va avanti. E così, con Giorgio, dovunque, la tammorra. Lasciando orpelli, la classica (papà, che suona la viola al San
Donella e Giuseppe Sinopoli ci s’immer- fama, teatri europei dai nomi altisonanti e Carlo e fa concerti col suo quartetto d’ar-
ge nella musica contemporanea, nel folk, salotti per quello strumento che la gente chi, non si dispiacerà…) e con Giuseppe
nell’alea. Lo facciamo a Venezia, e con noi nelle campagne e in periferia da Napoli, Sinopoli (mio amico e collaboratore di «At-
di «Attuale» ci saranno testate prestigiose a Carpino, suona ancora con tanto vigore. tuale», rivista di ipercultura visiva e musi-
cale che dirigo a Venezia, edita proprio da
Giorgio Bisotto con i risparmi della sua
consistente paghetta – al mensile collabo-
rano, oltre a Sinopoli, Roberto De Simone,
Mimmo Jodice, Gillo Dorfles, Ando Gilar-
di, Arturo Morfino, Fabio Donato, Gianni
Cesarini, Guido Crepax, Umberto Telesco
e tanti altri) scopro la Musica Aleatoria:
quasi impazzisco con una partitura… alea-
toria, nella quale naviga per alcuni anni, con
decisione, Sinopoli, una cosa pazzesca pen-
sata per 900 corni inglesi, 400 violini, 200
timpani ecc. ecc. Ne esco perché conosco
Stockhausen, poi Kagel, poi John Cage, che
Renato Marengo intervista Peppino intervisterò per la Rai e poi per «Ciao 2001»
Di Capri. La foto è del 1969. e che m’insegna tutto sui funghi e che la mu-
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fatto un bel nome. Dunque, di fatto, porte
chiuse. Io però non sono abituato a mollare.
Se uno mi dice no, per me significa quasi
certamente sì: basta trovare una sinergia
possibile. Ne dovevo trovare una adatta a
«Ciao 2001». A tal fine, studiai chi avevo di
fronte e scoprii che gli appartenenti al clan
avevano una cosa che Rotondi apprezzava
e saggiamente utilizzava: avevano tutti l’ab-
bonamento a un servizio di acquisto novi-
tà discografiche, un’organizzazione legata
a «Billboard», che li riforniva in anteprima
di tutti i dischi pubblicati a Londra e negli
USA. Quindi, potevano garantire recensio-
ni accurate, e per l’Italia esclusive, di tutto
il rock pubblicato, con tanto di notiziari e
Marengo intervista Mogol al Mulino, 1974.
informazioni su gruppi e cantanti. Alcuni di
loro si recavano addirittura periodicamente
major, che erano tutte arroccate proprio in a Londra per fare incetta di 45 ed Lp che
Lombardia. In pratica, però, mi disse che subito recensivano sul Ciao, prima di tutti e
«La prima cosa che avrei dovuto pazientare un po’, e iniziare a meglio di tutti. Per live ed eventi c’era l’abile
in un breve e poco sgomitare, per farmi largo da solo, perché Michal Pergolani, che frequentava sia i big
gli spazi di un certo peso a cui aspiravo era- del rock che i discografici e che ogni set-
simpatico incontro no tutti già occupati. E soprattutto, mi diede timana fotografava e recensiva i principali
mi fu detta: a intendere che, anche se era lui direttore concerti londinesi del grande rock, senza
Noi al «Ciao 2001» e direttore editoriale, io avrei comunque trascurare party esclusivi e incontri faccia
dovuto farmi accettare dal chiusissimo clan a faccia con gran parte dei mostri sacri del
gli italiani non dominante, che era capeggiato di fatto da settore. La mia strategia di penetrazione,
li consideriamo Enzo Caffarelli. Il nucleo base del Ciao era dunque, doveva necessariamente mettermi
formato da suo fratello Pino, che si firma- in condizione di offrire a Rotondi di nuovo,
quasi'» va Pino Guzman, Marco Ferranti e Manuel qualcosa che lo allettasse, insomma qualco-
Insolera, tutti provenienti da un noto liceo sa che loro non potevano dargli. E io questo
romano, ovviamente cattolico e frequenta- asso segreto ce l’avevo: conoscevo perso-
sica è finita. Ma per mia fortuna, Stockhau- to dalla borghesia benestante della capitale. nalmente Battiato, Guccini, Jannacci, De-
sen è anche amico di Frank Zappa. Dio, Io non ero né cattolico né ricchetto, per di metrio Stratos, Finardi, Bennato, De Simo-
quanto mi piace Zappa! Per puro caso, gra- più notoriamente extra-parlamentare di si- ne, la NCCP, Alan Sorrenti, Tony Esposito, i
zie a «Ciao 2001» lo conoscerò di persona. nistra (anche se lontanissimo da quella che Saint Just, gli Osanna, Napoli Centrale, tutti
E allora, dopo aver fatto una sorta di gavetta diventerà poi scelleratamente lotta armata). personaggi legati anche al sociale, artisti che
rock milanese, vado a Roma determinato a In compenso, col mensile «Attuale» mi ero oltre a fare grande musica facevano discorsi
diventare il critico di rock italiano di «Ciao
2001». Avevo deciso che quello era il mio
giornale. Quello col quale avrei dovuto as-
solutamente collaborare. Solo che c’era un
problema: io, allora compagno extraparla-
mentare, critico impegnato, già totalmente
immerso nei meandri più rigorosi di avan-
guardia, contemporanea, alternativa, rock
di protesta e quindi “emarginato d’elite” alla
ricerca di sfoghi e spazi comunicativi indi-
spensabili per trasformare anche in lavoro,
passione e convinzioni, per portare avanti
i progetti discografici che curavo ma anche
per la mia stessa esigenza di comunicato-
re, dovevo entrare, facendomi accettare in
quella che era diventata una vera e propria
bibbia del rock. Col direttore Saverio Ro-
tondi, democristiano illuminato, il primo
incontro andò abbastanza bene: lui era in-
teressato al fatto che io, operativo a Milano, In studio con
fossi ben messo con la maggior parte delle Musicanova.

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Renato Marengo

impegnati e nel Ciao erano un po’ guardati


con diffidenza dal clan catto-democristiano.
Cinque giorni insieme
Ancora oggi ricordo la prima cosa che in un Nel dicembre del 1974, an- pensa!”. Al che, Lucio disse:
breve e poco simpatico incontro mi fu detta dai in Brianza nello studio “Renato vieni”, invitandomi
chiaramente: “Noi al «Ciao 2001» gli italiani di registrazione al Mulino ad ascoltare in anteprima
non li consideriamo quasi. Questa è una ri- (vera e propria roccaforte assoluta ANIMA LATINA.
vista rock e il rock ha poco a che vedere con del duo Mogol/Battisti) Vale la pena di sottolin-
la musica italiana” (figurarsi poi con quella per la registrazione del eare una cosa: Battisti ig-
napoletana, che loro pensavano ancora le- secondo album di Tony norava che io fossi anche
gata ai Tullio Pane, Aurelio Fierro, Mario Esposito, da me prodotto. un giornalista. Nacque
Merola, ignorando che in ebollizione c’era Arrivato al Mulino con Tony così, assolutamente inat-
un intero Napule’s Power pronto a esplode- e tutta la band, la sorpresa: tesa, una confidenza fino
re proprio sulle pagine del Ciao). E mi resi dopo aver scaricato tutti ad allora inimmaginabile
subito conto che gli unici italiani di cui si gli strumenti e aver preso e io mi ritrovai a parlare
posto nei nostri alloggi, con Lucio di musica e non
scriveva sul Ciao erano PFM, BMS, Orme,
scoprimmo che lo studio solo per ben cinque giorni.
Delirium, Rovescio della Medaglia e, più fa-
era occupato proprio da Battisti, impegnato In quell’intervista nata così rocambolesca-
ticosamente, Balletto di Bronzo e Osanna.
ad ascoltare e riascoltare per l’ennesima vol- mente, scoprii l’anima rock del Battisti com-
Ancora non erano strati accettati Venditti, ta il long playing ormai prossimo all’uscita: si positore, rilevando l’elevata qualità del suo
De Gregori e Vecchioni, mentre Guccini trattava dell’avveniristico ANIMA LATINA, nuovo disco, così coraggioso e distante da
veniva inizialmente maldigerito. un album concepito da Lucio dopo un vi- tutto quello che aveva prodotto fino ad al-
Dopo una serie di piccoli assalti, tutti an- aggio in Brasile e Argentina alla ricerca di lora e, fra le altre cose, venni informato
dati a vuoto, cambiai completamente tat- se stesso. Quella situazione m’indispettì dall’interessato che della politica non gliene
tica: sul Ciao c’erano numerose rubriche molto, così decisi di stazionare davanti alla importava un granché – insomma, se Lucio
e allora, visto che non potevo parlare di porta dello studio occupato in attesa che si non era comunista, nemmeno era fascista.
artisti italiani e che non mi davano mai aprisse, pronto anche a dirgliene quattro. Una volta scoperto che Marengo faceva
dischi di grandi gruppi da recensire, capii Va sottolineato che all’epoca io non amavo anche il giornalista, Lucio non batté ciglio e,
che una rubrica sarebbe stata la soluzione. particolarmente la musica di Battisti: la rite- dopo un’attenta revisione, diede il via libera
Mi scervellai e alla fine portai a Rotondi nevo easy e disapprovavo anche il fatto che, alla pubblicazione dell’intervista. E così, il 1°
alcune copie di «Popular Photography» a quanto si diceva, Lucio fosse politicamente dicembre 1974, «Ciao 2001» uscì a sorpresa
Italiana, una prestigiosa rivista dove cu- orientato a destra. Quando finalmente la (e all’insaputa della sua casa discografica)
ravo una rubrica dedicata alle copertine porta dello studio si aprì, ne uscirono discu- con una copertina dallo strillo inequivoca-
dei dischi: si chiamava L’Immagine del tendo animatamene Lucio e Claudio Pascoli, bile: “Lucio Battisti Intervista esclusiva”. Il
Suono e parlava di Slater Bradley, Roger noto sassofonista e suo collaboratore agli settimanale, che solitamente vendeva dalle
Dean, Hipgnosis, Andy Warhol, Raymond arrangiamenti. Vedendomi, Pascoli, che mi 70/ alle 80.000 copie, quella volta ne bruciò
conosceva bene, disse a bruciapelo: “Lucio 500.000. Mezzo milione di Ciao in un colpo
Pettibon, ma anche di Caesar Monti, Mac
guarda, qui c’è Renato Marengo, produttore solo, un record assoluto: quello fu il numero
Mazzieri, Umberto Telesco, Guido Crepax,
di Tony Esposito e NCCP, sentiamo cosa ne più venduto di tutta la sua lunga storia.
Gianni Sassi, Roberto Masotti, Guido Ha-
rari. Grazie ad «Attuale», ero poi in contat-
to con nomi straordinari come Oliviero To-
scani, Giuseppe Sinopoli, Mimmo Jodice, Cerca la chiave, da nessun’altra parte in Italia in quegli anni.
Fabio Donato, Roberto De Simone, Mario trova la chiave Perché in radio e in tv ancora non se ne par-
Serenellini, Pier Paolo Preti e altre grandi Una volta dentro, legai subito in redazione lava, o se ne parlava pochissimo. Da noi, i
firme del mondo della cultura. Be’, stavolta con due colleghi, Maurizio Baiata e Dario critici musicali dei quotidiani e dei maggiori
funzionò: al mio secondo appuntamento Salvatori, i più vicini ai miei gusti e i più settimanali vedevano ancora il rock, il pop
con Saverio Rotondi, riuscii a impressio- aperti dal punto di vista umano. e il prog come una sorta di infatuazione
narlo e quasi buttai giù la mia proposta di La rubrica andava benissimo, piaceva passeggera, una moda “rumorosa” per un
una rubrica simile, con la differenza che se moltissimo ai discografici e agli artisti ma pubblico di capelloni, anarchici, fricchetto-
lì puntavo soprattutto sulle immagini, su- soprattutto ovviamente agli autori di co- ni, drogati e anche un po’ “straccioni”, fatta
gli autori, i fotografi, i pittori e i grafici, su pertine, che cominciarono a mandarmi im- di musica che molti di loro non capivano,
«Ciao 2001» avrei ribaltato il concept e sa- magini strepitose da tutto il mondo, bella così diversa dalla leggera melassa sanreme-
rei partito dai contenuti musicali per scri- roba soprattutto per il settimanale. se di cui solitamente scrivevano. Ho citato
vere di come quei suoni, grandi temi come Ma in realtà quella rubrica era solo un pre- più volte il caso di un attempato collega,
quelli degli Yes, dei Genesis, di Zappa o testo, un escamotage. Ciò che davvero con- critico di “musica leggera” de «Il Mattino»
dei Pink Floyd avessero ispirato le imma- tava per me era stare finalmente dentro il di Napoli. Abituato a spettacoli e dischi di
gini di artisti altrettanto grandi. E chiamai Ciao, perché era un giornale unico per gli artisti per lo più sanremesi, raccontò in un
quella rubrica Disco-Grafica. La proposta argomenti, le anteprime, i servizi da Lon- suo articolo di essere andato a uno dei suoi
piacque molto e inizialmente ottenni uno dra e da New York, il linguaggio, le foto, la primissimi concerti di musica rock: “Me ne
spazio tra le recensioni, che nel giro di po- grafica. Perché aveva personaggi e notizie sono uscito dopo dieci minuti, un rumore
chi mesi si tramutò in un’intera pagina fis- di un mondo rock in piena esplosione, no- assordante da amplificatori esageratamen-
sa settimanale. Era fatta! Ero entrato. tizie e servizi che non era possibile trovare te grandi, luci impazzite di tutti i colori che
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Renato Marengo

mi hanno fatto girare la testa, schitarrate e Renato Marengo (primo da destra) posa con i Black
tamburi che facevano un tale fracasso che «I critici musicali Sabbath insieme a una folta rappresentanza di «Ciao
non mi facevano sentire una sola parola di 2001». Nel gruppo si riconoscono Fiorella Gentile,
quello che diceva il cantante, un’ammuina italiani vedevano Marco Ferranti e (in fondo a destra) Enzo Caffarelli.
pazzesca. Credo proprio che questi concerti ancora il rock, il
non avranno nessuno spazio da noi in Italia, major milanesi, che nel frattempo stavano
che questi chiassosi indiavolati non vende- pop e il prog come scoprendo un fatto importante: all’uscita di
ranno mai questa musicaccia”. una sorta di un nuovo artista, se «Ciao 2001» ne parlava
(ovviamente bene), se gli dedicava articoli
E fu proprio per questo che il Ciao esplo- infatuazione o addirittura la copertina, quello vendeva
se con la potenza devastante di una bomba passeggera» i dischi (e parliamo di centinaia di miglia-
atomica. I lettori del Ciao (così era chiama- ia di copie) e i suoi concerti si riempivano.
to da loro, quasi dei “proseliti” della rivista, Cominciarono ad arrivare in redazione an-
che oltre che di musica parlava dei loro pro- che i grandi manager: Alberigo Crocetta e
blemi di adolescenti e del loro disagio col gratuito. Ciononostante, il martedì mattina Giancarlo Bornigia del Piper, Eddy Ponti
mondo degli adulti che loro avrebbero volu- i ragazzi facevano la fila davanti alle edicole coi suoi grandi festival Pop a Palermo e
to cambiare) erano ancor più numerosi degli per comprare il Ciao, che vendeva media- Villa Pamphili, Massimo Bernardini, e poi
acquirenti: lo comprava uno e lo leggevano mente tra le 70 e le 85.000 copie. Il tutto gli organizzatori dei mega-eventi interna-
almeno in quattro. Molti cominciavano ad esaurito si aveva con i big internazionali più zionali, come Mamone, Sanavio e Tasinato,
avere la loro piccola band rock, quindi uno popolari: Beatles, Rolling Stones, Dylan, Maurizio Salvatori e David Zard, o ancora i
di loro comprava la copia e lo leggevano Zappa, Genesis, Black Sabbath, Deep Pur- napoletani dei Be-In e del Festival di Licola,
addirittura a voce alta, anche per gli amici ple, Yes, Bowie, Queen, Elton John. Quan- come Angelo Del Giudice e gli altri. Infine,
e i sostenitori della loro musica nascente: do si vendeva meno, la tecnica prudenziale agganciato ai grandi big napoletani, presen-
un fenomeno inconcepibile e forse incom- dell’editore Francesco Puzzo era quella di tai a Rotondi Willy David, che a partire da
prensibile oggi, All’inizio, pur essendo la tagliare subito la tiratura. Rotondi in realtà Tony Esposito e la NCCP iniziò a organiz-
musica pop un fenomeno in piena espan- tendeva a mantenerla, preoccupato di per- zare grandi concerti di tutti gli artisti che
sione nel mondo, il settimanale era seguito dere i ragazzi dello zoccolo duro, gli acqui- facevano capo al Napule’s Power: Edoardo
(e venerato) da gruppi ristretti di intendito- renti certi, che erano certamente intorno Bennato, Tullio De Piscopo, Tony Esposito,
ri elitari e competenti. Anche se ai grandi ai 60.000. Come ho accennato, fui proprio Napoli Centrale. Per arrivare naturalmente
raduni improvvisamente cominciarono a io, che producevo già artisti con le major e a Pino Daniele. L’esterofilia del Ciao era or-
essere in centomila, molti però non com- facevo i primi programmi in radio collegati mai solo uno sbiadito ricordo: le copertine
pravano né giornali né libri e dischi, perché alla discografia (Supersonic, Facciata C, Ga- ai nostri straordinari artisti aumentavano e
lo slogan del momento era LA MUSICA rofano d’ammore e altri) a mettere Roton- l’Italia della nuova musica aveva finalmente
È DI TUTTI, e quindi tutto doveva essere di in contatto con i grandi discografici e le trovato la sua voce.
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Articoli originali tratti da Ciao 2001»: Enzo Caffarelli, Le copertine e le pagine originali di «Ciao 2001», «Ciao Le foto di Piero Togni sono pubblicate per gentile con-
Piergiuseppe Caporale, Max Dell’Angelo, Armando Amici», «Big» e «Nuovo Sound» provengono dalla col- cessione dell’Autore.
Gallo, Fiorella Gentile, Maria Laura Giulietti, Manuel lezione privata di Franco Brizi
Insolera, Renato Marengo, Emanuela Moroli, Franco Il ritratto di Maria Laura Giulietti ci è stato gentilmente
Montini, Michael Pergolani, Dario Salvatori, Carlo Le foto di Carlo Silvestro e Silvia Fardella alla comune di concesso da Mehlika Ten Damm.
Silvestro, Raffaele Tomeo. Terrasini ci sono state gentilmente fornite da Salvo Cuccia.

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