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PLAYLIST CANZONI ITALIANE

PLAYLIST N. 1
1. Gigi Beccaria (con orchestra Mojetta), Eulalia Torricelli (1947)
2. Nilla Pizzi e orchestra Angelini, Vola colomba (1^ a Sanremo 1952)
3. Nilla Pizzi, Papaveri e papere (2^ Sanremo 1952)
4. Luciano Tajoli, Campanaro (1953)
5. Gino Latilla, Vecchio scarpone (3^ a Sanremo 1953)
6. Giorgio Consolini, Tutte le mamme (1^a Sanremo 1954)
7. Claudio Villa, Buongiorno tristezza (1^ a Sanremo 1955)
8. Achille Togliani, Amor di pastorello (del primo Novecento)
9. Carla Boni, Casetta in Canada (Sanremo 1957)
10. Teddy Reno, Piccolissima serenata (1957)
11. Domenico Modugno, Vecchio frac (1955)
12. Renato Carosone, Tu vuo’ fa’ l’americano (1957)

Delle dodici canzoni proposte per le attività didattiche indicate, le prime nove appartengono alla
tradizione della “canzone all’italiana”: sei al filone sentimentale-patetico-nostalgico (i numeri 2, 4,
6, 7, 8), tre a quello allegro-surreale (1, 3, 9); le ultime due (11 di Modugno, 12 di Carosone) sono
innovative. La n.10 si può considerare intermedia: è una canzone da night, cantata da Teddy Reno
con il nuovo approccio “confidenziale” del crooning, ma molto tradizionale nel tema.
Eulalia Torricelli, la prima, è un tipico esempio di canzone disimpegnata, surreale, molto
orecchiabile, ballabile come valzer allegro: ottenne un grande successo, dopo il quale il cantante
Gigi Beccaria abbandonò la professione.
Le successive otto sono invece qui cantate dagli interpreti di maggior successo dei ’50. Non per
caso ne vengono proposte due di Nilla Pizzi, la “regina” di quegli anni, trionfatrice incontrastata
delle prime edizioni di Sanremo. Va detto che al suo successo contribuirono vari fattori: nei primi
anni ’40 si era affermata sia in concorsi di bellezza sia in selezioni canore, e la sua voce suonava
allora molto moderna: lo era davvero, se paragonata con le voci di impianto lirico, o usate in
falsetto, in voga negli anni ’30 e ’40 (si vedano come esempi le voci di Rosetta Ferlito e delle
sorelle del Trio Lescano, qui sotto riportate).

Da segnalare i significati ideologici delle due canzoni della Pizzi (segnalazione che è del tutto
superflua per altre canzoni successive):

1) Vola colomba riguardava la coeva crisi di Trieste e del confine orientale, apertasi proprio allora,
che nella canzone provoca la forzata separazione dei due amanti: lei rievoca la loro unione,
cementata dalla fede (già l’incipit: “Dio del ciel, s’io fossi una colomba”) e rinsaldata dalla
laboriosità (“noi lasciavamo il cantiere, lieti del nostro lavoro”); di una colomba non servirebbe
ricordare che è bianca, se quello non fosse anche il colore della Dc al potere, contro il rosso delle
sinistre, in quei primi anni ’50 che erano i più duri della guerra fredda (con la guerra di Corea in
corso, che faceva temere il peggio).
2) Il titolo di Papaveri e papere era fortemente evocativo, perché l’espressione “alti papaveri” era
comunemente riferita agli uomini di potere. La canzone, dietro il ritmo allegro e le parole surreali,
invitava ad accettare l’invalicabilità delle distanze tra “alti papaveri” e piccole “paperine”, in una
doppia subordinazione, sociale e di genere: “Sei nata paperina, che cosa ci vuoi far?!”. Un
messaggio ideologico analogo era anche nell’altra canzone comico-surreale, Casetta in Canada, che
esaltava la sopportazione dei soprusi ricevuti e l’abnegazione nel ricominciare daccapo il duro
lavoro del “ricostruire la casetta in Canadà” ogni volta distrutta dal malvagio Pinco Panco.
Tutte le altre canzoni non hanno bisogno di spiegazioni, ad eccezione di Amor di pastorello, qui
interpretata dal “bello” della canzone degli anni ’50 Achille Togliani. La canzone risaliva al primo
Novecento, ma tutti i maggiori cantanti degli anni ’50 la reinterpretarono: questo è molto
significativo su quanto fosse sentita pienamente attuale una canzone di ambientazione pastorale che
grondava retorica in ogni suo verso. È da segnalare che anche Carosone si cimentò in un
rifacimento di Amor di pastorello, ma di segno opposto, cioè all’insegna di un corrosivo e
demolitorio sarcasmo. È lo stesso Carosone che qui, in Tu vuo’ far l’americano, con il suo sestetto è
inarrivabile nel fondere ritmi swing e gestualità partenopea e nell’irridere con la sua esilarante
ironia chi scimiotta l’american way of life ma “i soldi pe’ Camèl [le sigarette] chi te li dà? La
borsetta di mammà!”, negli stessi anni dei film Vacanze romane e Un americano a Roma.
E’ da notare che negli anni ’50 i cantanti erano mediamente trentenni o poco più anziani: lo erano
quasi tutti i big sopra citati, a partire dalla Pizzi (nata nel 1919), trentaduenne al primo festival di
Sanremo. Anche Modugno, più giovane, aveva trent’anni quando trionfò la prima volta, nel 1958.

Per non appesantire la galleria di canzoni del “lungo dopoguerra”, non ho inserito esempi dell’altro
filone, quello di ripresa delle tradizioni regionali. A chi volesse integrarli, segnalo in particolare le
seguenti tre canzoni:

• Simmo ‘e Napule, paisà eseguita da Roberto Murolo;


• Romagna mia di Secondo Casadei;
• Arrivederci Roma di Renato Rascel.
Per analoghi motivi, pur avendo toccato, anche nel testo per gli studenti, gli anni ’30, nei quali si
consolidò la tradizione della “canzone all’italiana”, non ne ho riportato esempi significativi, anche
se la “restaurazione musicale” degli anni ’50 ebbe quelli come modelli.
Per chi volesse mostrarne agli studenti esempi significativi, segnalo ancora sei canzoni.

Le prime quattro sono esempi molto celebri della tradizione melodica della “canzone all’italiana”:
la prima, Tic-ti tic-ta, è seguita dal rifacimento di Caterina Valente della fine degli anni ’50, perché
il confronto mostra quanto il carattere più o meno tradizionale di una canzone dipenda soprattutto
dall’esecuzione e dall’arrangiamento, ben più che dallo spartito musicale. Le altre tre sono
eccezionali sia per gli autori (tutti di scuola napoletana, autori di un altissimo numero di pezzi
celebri: Cherubini e Bixio, e Mario, la cui versatilità spaziò da La canzone del Piave nel 1918
a Tammuriata nera nel 1944), sia per gli interpreti (Beniamino Gigli, il tenore lirico erede di
Caruso, e Carlo Buti, forse l’unico “divo” canoro degli anni trenta).
Le ultime due sono invece esempi di swing, la corrente che tra la fine degli anni ’30 e i primi anni
’40 ebbe come massimi esponenti il Trio Lescano (composto da tre sorelle olandesi, ed ebree, e
perciò emarginate dal regime dal 1943) e Natalino Otto (del quale propongo una carrellata di
successi sulle immagini di ballerini americani di swing), oltre ad Alberto Rabagliati.
• Rosetta Ferlito, Tic-ti tic-ta (Gira biondina, 1927)
• Caterina Valente, Tik a tee tik a tay (fine anni ’50)
• Fernando Orlandis, Balocchi e profumi (1927, di A.E.Mario)
• Beniamino Gigli, Se vuoi godere la vita (1938, Cherubini-Bixio)
• Carlo Buti, Mamma (1939, Cherubini-Bixio)
• Trio Lescano, Tullipan (1940, swing)
• Natalino Otto, Mix swing anni ’30 e ’40
• Roberto Murolo, Simme e Napule paisà (1945)
PLAYLIST CANZONI ITALIANE
PLAYLIST N. 2
1. Nilla Pizzi, L’edera (Sanremo 1958)
2. Claudio Villa, Fragole e cappellini (Sanremo 1958)
3. Domenico Modugno, Nel blu dipinto di blu (Sanremo 1958)
4. Bill Haley, Rock around the clock (1955)
5. Elvis Presley, Jailhouse Rock (1957)
6. Mina, Nessuno al Musichiere (1959)
7. Wilma De Angelis, Nessuno (Sanremo 1959)
8. Mina, Il cielo in una stanza (1960, di Gino Paoli)
9. Adriano Celentano, Ventiquattromila baci (Sanremo 1961)
10. Adriano Celentano, Stai lontana da me (Cantagiro ‘62, Bacharach-Mogol)

ALCUNE SPIEGAZIONI SUI DOCUMENTI


L’edera (1) e Fragole e cappellini (2), erano tipiche canzoni melodiche, che a Sanremo nel 1958
vennero sorprendentemente sconfitte da Nel blu dipinto di blu (3) di Modugno, diventata poi
famosa in tutto il mondo come Volare. Rock around the clock (4), che nel 1955 accompagnava i
titoli di coda del film Fronte del porto, fu il primo successo internazionale del rock, la cui
popolarità fu poi associata soprattutto al fascino di Elvis Presley, qui con il famosissimo Jailhouse
Rock (5).
Forse nulla mostra la differenza tra “melodici” e “urlatori”, a cavallo tra gli anni ’50 e ’60, come il
confronto tre le due interpretazioni qui proposte della canzone Nessuno: la versione originaria di
Wilma de Angelis a Sanremo(7), e il rifacimento proposto poco dopo da una esordiente Mina (6), al
festival del rock di Milano e poi al Canzoniere (popolarissimo spettacolo televisivo condotto da
Mario Riva). Si può notare comunque che il “melodico” Luciano Tajoli, di fronte al juke-box
(canale per eccellenza della nuova musica rock), riconosce senza esitazione la giovanissima
“urlatrice”, evidentemente già nota. Poi Mina abbandona rapidamente i panni, per lei già stretti, di
“urlatrice”, e nel 1960, in look e ambiente tipici della “musica da night” (vedi il precedente studio
di caso) interpreta con la sua voce straordinaria Il cielo in una stanza (8), grande successo composto
allora dal cantautore Gino Paoli (vedi la 2^parte dello studio di caso).
L’altro “urlatore” in primo piano già alla fine dei ’50, Adriano Celentano, porta a
Sanremo Ventiquattromila baci (9) nel 1961: non vince, ma ottiene un grandissimo successo
discografico. Rispetto a Mina, egli rimane più a lungo legato all’immagine dell’ “urlatore” e
“molleggiato”, come dimostra la sua esibizione nella prima edizione del Cantagiro, nel 1962, ove
trionfa con la canzone Stai lontana da me (10), ancora contro il “melodico” Tajoli.
PLAYLIST CANZONI ITALIANE
PLAYLIST N. 3
1. Caterina Caselli, Nessuno mi può giudicare (1966)
2. Pettinati e le pecore nere, Bandiera gialla (1966)
3. Bob Dylan, Blowin’ in the wind (1966)
4. The Rokes, Che colpa abbiamo noi (1966)
5. Luigi Tenco, Ciao amore ciao (1967)
6. Scott McKenzie, If you are going to San Francisco (1967)
7. I Nomadi, Dio è morto (1967)
8. Pettinati/Mogol, La rivoluzione (1967)
9. Qualsiasi brano di De André degli anni 60/70
10. Qualsiasi brano di Lucio Battisti degli anni 60/70
11. Qualsiasi brano di Lucio Dalla degli anni 60/70
Ecc.
Completamento a piacere di qualsiasi canzone italiana degli anni 60/70

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