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foto n.

Dal punto di vista strutturale il brano inizia con una introduzione di 8 battute;

continua poi con la prima strofa A, divisa in 4+4 (a e a1). In “Poi nel buio le tue

mani d'improvviso sulle mie“, presenta una variazione, più che a livello

strutturale (siamo di fronte comunque ad una suddivisione della strofa A1 in

4+4 (a e a1) a livello armonico: c‘è il passaggio da una tonalità maggiore a quella

minore: il MI m, passaggio sottolineato dal motivo della tromba che sembra

quasi preannunciare l‘evento primario, cioè il ritornello. Si passa infine ad una

modulazione in “è cresciuto troppo in fretta questo nostro amor“.

Passando poi al ritornello B si assiste ad una struttura che si ripete ad libitum:

vi sono infatti 6 battute, o 4+2 dei di b1, b2 , b3, b4. La struttura poi rimane

immutata a livello strutturale, considerando l’assenza di una seconda strofa,

sostituita da una reiterazione del ritornello cambiato di tonalità.

A livello armonico la strofa A1 propone una progressione molto comune: I-IV-

V-(IV) mentre la strofa A2 inizia con un accordo di sesta, e termina con un’altra

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progressione armonica comune che prepara al ritornello: I-II-V (rispettivamente

SOLmaj/LAmaj /RE7)

La progressione I-IV-III-VI interessa invece il ritornello.

A livello di arrangiamento invece Morricone preferisce il trombone basso

rispetto alla tuba, ciò conferiva una maggiore pienezza sonora. Possiamo

affermare in linea di massima che Morricone si sia piegato alle esigenze dei

produttori e del sistema nel quale si trova a lavorare, ma l'impianto generale del

brano che potremmo definire orchestrale, con salti di tonalità, cori ed il cantus

firmus nella melodia, eleva la canzone33.

33 E. Morricone, Inseguendo quel suono…, cit.

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Conclusione

Il percorso tracciato, lungi dall’essere totalmente esaustivo dell’esperienza di

Ennio Morricone come arrangiatore, vuole gettare un sasso nello studio e

nell’analisi di partiture di musica leggera non soltanto del compositore ma in

generale di arrangiatori di musica popular italiana. La limitatezza degli studi a

riguardo non distoglie l’interesse verso quel patrimonio musicale e anche

culturale che costituisce il bagaglio che ogni italiano si porta dentro. La musica

leggera, data la sua enorme fruibilità e commercializzazione riesce ad entrare in

ogni casa, da Nord a Sud e favorisce la formazione di un’identità musicale

italiana, già ben caratterizzata negli anni ’50 e ’60 e non scevra da influssi

extraeuropei (in primis americani). Si è visto nel primo capitolo quanto sia stata

fondamentale per Ennio Morricone la formazione classica, le sperimentazioni

novecentesche, e la linea di ricerca di Goffredo Petrassi, anche per degli

arrangiamenti di musica leggera e successivamente per la composizione di

musica da film. Nel secondo capitolo si è cercato di gettare dei fondamenti base

per lo studio della popular music, delineandone l’oggetto, le caratteristiche e lo

sviluppo, nonché la forma più conosciuta di questo genere musicale: la canzone.

Nel terzo capitolo poi si sono forniti degli esempi concreti del lavoro di

Morricone all’interno della RCA, ponendo particolare attenzione al brano “Se

telefonando” di Mina. Mi rammarica pensare che un brano ancora oggi dopo

sessant’anni conosciuto e cantato, sia stato poco studiato, analizzato e abbia

avuto così poca attenzione critica. Il mio lavoro, che procede per acque sicure e

superficiali, vuole essere un punto di partenza per una ricerca più approfondita

di quelle canzoni che sono diventate la colonna sonora degli italiani.

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Appendice

figura n.1 in E. Morricone, Inseguendo quel suono, La mia musica, la mia vita.
Conversazioni con Alessandro De Rosa, Mondadori, Milano Aprile 2016, pagina 29

figura n. 2

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Articoli

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Etnomusicologia e Folk Music Revival in Italia a venti anni dalla scomparsa di Diego
Carpitella

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