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LAOCOONTE E I SUOI FIGLI

LAOCOONTE E I SUOI FIGLI è una monumentale scultura ellenistica che rappresenta il


sacerdote troiano di Apollo, assalito con i suoi figli Antifate e Timbreo, da due terribili
serpenti marini.
L’opera, firmata dagli artisti rodii Agesandro, Atanodoro, e Polidoro, è probabilmente una
copia romana della versione originale in bronzo. Fu scolpita in marmo e misura 242 cm di
altezza.
Il Laocoonte raffigura il famoso episodio narrato anche nell’Eneide, poema epico scritto dal
latino Virgilio.

Atena favorevole agli Achei scatenò i mostri dalle onde perché il sacerdote era contrario
all’ingresso del Cavallo di legno nella città di Troia.
Il sacerdote Laocoonte è seduto su un altare marmoreo e tenta di liberarsi dalle spire del
mostruoso serpente marino. Egli si torce verso la sua destra mentre il serpente lo morde al
fianco sinistro.
Il figlio alla sua destra sembra ormai privo di vita …
… mentre il figlio alla sua sinistra cerca di liberarsi dalla stretta del serpente.
In seguito al ritrovamento nel 1506, Papa Giulio II fece collocare il Laocoonte nel Cortile
delle Statue di forma ottagonale progettato dal Bramante, che si trova all’interno del
Giardino del Belvedere dei Musei Vaticani.
Oggi la statua è conservata presso i Musei Vaticani, al Museo Pio-Clementino di Città del
Vaticano.
Il Laocoonte è una statua di
epoca ellenistica della
scuola rodia alla quale
appartiene anche la Nike di
Samotracia.
L’espressività (sofferenza e disperazione), unita alla rappresentazione del movimento, è
sicuramente uno dei tratti più caratteristici di quest’opera.
I corpi assumono posizioni scomposte e instabili che comunicano però maggior dramma e
dinamismo.

La complessità strutturale della composizione e la movimentata disposizione delle forme


creano un drammatico chiaroscuro distribuito sull’intera opera.

CURIOSITÀ

Plinio, dopo averlo visto nel palazzo di Tito, lo


aveva descritto come il più grande capolavoro al
mondo.

Michelangelo, che vide il capolavoro appena


dissotterrato, lo chiamò “portento dell’arte”. Rifiutò
di restaurarlo non sentendosene degno.
Il 14 gennaio 1506, il Laocoonte viene casualmente rinvenuto da un certo Felice De Fredis
all’interno della sua vigna a Roma. Sulla sua tomba, nella basilica di Santa Maria in
Aracoeli, in un’iscrizione che si legge tuttora, vi è riportato che egli merita l’immortalità per
il ritrovamento del capolavoro scultoreo.

Anche l’Esercito di terracotta a Xian in Cina è stato scoperto casualmente. Nel marzo
del 1974, un contadino rinvenne, durante lo scavo di un pozzo, delle fosse sepolcrali
contenenti statue in terracotta di soldati in armi con tanto di carri e cavalli. Il fortuito
rinvenimento dette origine agli scavi che permisero di rinvenire il mausoleo del primo
imperatore cinese, sino ad allora ritenuto scomparso.

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