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Mentre a Palazzo Farnese sono in atto i festeggiamenti alla presenza del re e della

regina di Napoli, Mario viene arrestato e interrogato. Non riferisce il nascondiglio di


Angelotti e così Scarpia lo chiude in una stanza per farlo torturare. Quanto Tosca
rientra sente le urla del suo amato, cede al ricatto e svela a Scarpia il luogo del
nascondiglio di Angelotti, Quando Mario scopre tutto è arrabbiato con Tosca e
Scarpia le chiede di donarsi a lui in cambio della vita dell’amato Mario. Tosca finge
di acconsentire ma poi lo spara e Scarpia muore.
ATTO II

la cantante implora il capo della polizia e si rivolge in accorato rimprovero a Dio (Vissi d'arte,
vissi d'amore), ma invano: Scarpia è irremovibile e Tosca è costretta a cedere.
Vissi d’arte con spartito video faccio analisi

Commentando i precedenti due atti, tutta azione, comprendiamo Puccini


nel trovar una pausa distensiva ed anche un nuova atmosfera in
contrapposizione con quella cupa del dramma. L’atto Comincia evocando
la gran pace che si sente dal terrazzato d’armi di Castel S.Angelo,
l’orchestra comincia con l’antecipazione dell’inno trionfale: proclamato da
quattro corni all’unisono, prima dell’alzarsi del sipario, poi c’è un arcaico
motivo in perfetti accordi paralleli, simboleggiante il mattino, una
melanconica ègloga, cantata dal pastorello intento a pascolar gli armenti
sotto le mura.. “Io dè sospiri…“, – con la quarta lidia, diesis in mi
maggiore – momento dolcissimo del terzo atto, che introduce l’atmosfera
autentica del mattutino con le campane di Roma nelle loro varie tonalità, il
campanone nella tonalità di – un mi naturale – il grave rintocco
accompagna il motivo – largo – che diventerà, dopo il canto d’amore dei
violoncelli.

Mario canta la famosa aria – e lucean le stelle-. Su uno sviluppo


orchestrale del tema d’amore in -si maggiore -, dopo uno splendente – si
minore. Entra Tosca agitatissima salita sul terrazzato non ha la forza di
parlare ma agita le braccia con la franchigia liberatrice, mentre Mario
piange ancor, dopo il suo disperato addio alla vita.

Nel duetto che segue s’incontrano non pochi brani notevoli, a cominciare
dal racconto dell’uccisione di Scarpia con il concitato scatto di Tosca :” Il
tuo sangue o il mio amor volea”, sul sincopato orchestrale. Nel racconto
come Ella le ha infilato la lama per ucciderlo :”Io infilai quella lama…”,
può subire una corona sul – do.
Segue il dolcissimo canto di Mario: “O dolci mani“. I brani del duetto si
rincorrono con una facilità espressiva fantastica, unica, . Con l’annuncio
della falsa fucilazione, si apre un nuovo tema, andantino moderatamente
mosso; l’anticipata gioia della libertà, – là – “al largo dell’azzurro mare“,
– andantino sostenuto; poi l’aria di Cavaradossi, con la più tenera
commozione: “Amaro sol per te m’era morire, da tè la prende ogni
splendore…“, accompagnato da un’orchestra dolcissima, con l’arpa sugli
accordi dei legni.

Puccini non poteva crear di più, di meglio in quanto ogni passaggio


musicale è colorato appropriatamente all’all’azione che ed allo stato
d’animo dei personaggi.
La tessitura, il colore, la tonalità, tutto è legato al momento di gioia
intensa, al momento lirico vissuto dai due spasimanti ; seguendo
l’orchestra che intona il duetto con una frase all’unisono: “Trionfal, di
nova speme l’anima freme…“, è la medesima frase udita all’inizio
dell’atto, proposta dai corni – ma con meno enfasi.

L’ora IV fatalmente è arrivata. Si odono quattro colpi di campana –


lentamente. Arrivano i soldati, si allineano. Puccini voleva che questo
brano musicale, che si riferisce alla fucilazione di Cavaradossi, a questo
passaggio di fraseggio musicale Egli aveva assegnato l’indicazione
agogica –largo con gravità -, và sempre eseguita con con lo stesso
movimento, esasperatamente grave. Per Tosca questa scena è lunghissima
e senza risposta, ella si dice che essendo tutta farsa, finirà prestissimo, ma
si accorge lentamente che quel demonio di Scarpia ha tradito. Si vede
finita; Mario non risponde ai suoi richiami, Spoletta e Sciarrone con gli
altri sgherri si stanno avvicinando, Ella capisce, si alza e guadagna gli
spalti, urlando loro che ha ammazzato il barone, e nel vulnus del dramma
intona drammaticamente: “O Scarpia, avanti a Dio!“, poi si dà la morte
gettandosi nel vuoto.

La musica finisce con una perorazione in – mi bemolle minore – di


impressionante sonorità, ricordandosi la prima misura dell’ – andante
sostenuto – il tutto eseguito in – f f f – con forza e slancio senza – né
rallentare – né rubato.
La romanza, in si minore, è aperta da uncipit col clarinetto, la cui melodia
è ripresa dal tenore, in modo pressoché letterale, a partire dal verso «Oh!
dolci baci, o languide carezze».

La melodia, già udita nell'ultima parte dell'introduzione al terzo atto, torna


in forma di breve perorazione orchestrale anche nelle battute finali
dell'opera, nel momento in cui Tosca si getta dalle mura del castello

Scritto in B minore , è una delle più famose arie d'opera. La gamma vocale
estende da F ♯ 3 a A 4 . L'Aria è considerato parte del spinto repertorio di
tenore.

L'Aria è introdotta da un cupo di clarinetto solista. L' incipit della melodia


(sentito a grandi linee in precedenza in atto, come il cielo schiarisce e il
carceriere si prepara per l'esecuzione) si ripete sulle linee di " O dolci baci,
o languide carezze " ( "Oh, dolci baci e languide carezze" ), e anche
rielaborati forte nei bar dell'opera chiusura, come Tosca salta dalle mura .
Vissi d'arte è un'aria per soprano del secondo atto dell'opera Tosca di
Giacomo Puccini.

Il brano si inserisce nella coda al dialogo tra la cantante Floria Tosca e


il Barone Scarpia, quando questi ricatta la donna chiedendole di
concedersi a lui in cambio della liberazione del suo amato, il pittore
Mario Cavaradossi, condannato a morte.

L'aria rappresenta una sorta di "a parte" all'interno del movimentato


decorso degli eventi rappresentati, una parentesi di riflessione intima
in cui la protagonista del dramma pucciniano, incredula dinnanzi alla
propria sventurata storia d'amore, si rivolge direttamente a Dio, con
un tono sì supplichevole, ma che cela anche una nota di severo
rimprovero. Tosca, la cui vita si riassume in una dedizione totale
all'arte e all'affetto umano (come ricordano i primi versi), non si
capacita del motivo per cui la sua morigeratezza debba essere ripagata
con il tormento più feroce.

Si tratta di una romanza di toccante intensità , tra le più celebri del


melodramma italia

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