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Riassunto “gli ebrei” di Piero Stefani

1. L’identità ebraica
Oggi la popolazione ebraica mondiale è appena 15 milioni di persone, in
Italia se ne contano 30000.
- Ebrei, giudei, israeliti e israeliani
Ebreo: deriva dal nome Eber, discendente di Sem e leggendario
antenato del popolo ebraico. Può riferirsi agli appartenenti del popolo
di Israele. Identifica, oltre ad Abramo, persone vissute in epoche
tanto diverse tra loro.
Giudeo: abitante della Giudea, con capitale Gerusalemme (Gesù e
Pietro sono galilei, non giudei)
Giudaismo: forma assunta dalla religione ebraica a partire dall’esilio in
Babilonia, tutti gli ebrei vissuti dopo l’epoca biblica sono giudei.
L’appellativo giudeo prende una connotazione negativa dal nome di
Giuda Iscariota, il traditore.
Israelita: tutti i discendenti dei 12 figli del patriarca Giacobbe, oppure
anche un abitante del regno di Israele costituitosi con la frattura del
regno unitario avvenuta dopo la morte di Salomone. Fu impiegato
anche come sostituto di ebreo.
Israeliano: abitante dello Stato di Israele, nato nel 1948

- Un’identità complessa e articolata


L’ebraismo è un sistema religioso contraddistinto da una serie
specifica di comportamenti e convinzioni.
Ci sono due vie per essere ebrei: nascere tali o convertirsi alla
religione.
L’ebraismo occidentale all’ingresso della modernità coincide con l’inizio
dell’emancipazione, in un periodo che va dalla rivoluzione francese al
XIX secolo.
L’identità ebraica ha una componente collettiva scandita in
determinati avvenimenti storici. È improprio presentare l’ebraismo nei
termini di una pura adesione personale a determinati dettami religiosi.

- Religione e laicità
L’ebraismo è una religione, una cultura e l’insieme complessivo delle
manifestazioni della vita di un popolo.
Ci si chiede se siano stati scelti come capri espiatori a causa del loro
stile di vita.
Il vero problema sta nel chiedersi quale sia il peso da attribuire a tale
imprescindibile riferimento.
Come punto di partenza c’è il patto avvenuto sul Sinai, in quel
momento c’è stata una fusione tra popolo ebraico e religione ebraica.
La definizione di ebrei nello stato di Israele
Tutto parte nel 1958 quando il ministro degli interni diramava le
istruzioni in base alle quali andavano considerati ebrei tutti coloro che
in buona fede si dichiarassero tali e non appartenessero ad altra
confessione religiosa. Ora l’ebreo è colui che è nato da madre ebrea o
che si è convertito all’ebraismo e che non appartiene ad altra
religione.

- Antigiudaismo, antisemitismo e antisionismo


Antigiudaismo: prospera quando l’ebraismo è visto dall’esterno
essenzialmente come insieme di principi e comportamenti religiosi
ormai superati da un’ulteriore e definitiva rivelazione non accolta però
dagli ebrei, fenomeno di matrice cristiana dal Medioevo alla prima età
moderna.
Antisemitismo: pseudodedifinizioni dell’essere ebreo in stampo
prevalentemente razzista (seconda metà del XVIII). È la faccia oscura
della stessa epoca che diede luogo all’emancipazione.
Antisionismo: si dispiega quando si contesta alla collettività ebraica il
diritto di avere un preciso riscontro di natura politica e territoriale.
I poli della triade ebraica sono Torà, popolo e terra, soggetti ad un
continuo cambiamento e ridefinizione nella storia.
2. La vita religiosa
- La bibbia ebraica
Lo scritto sacro è il Sefer Torà, che indica il Pentateuco (Genesi,
Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio). È costituita da rotoli
manoscritti e il testo non è vocalizzato. La Sefer Torà sinagogale
comprende il solo Pentateuco, dove trovano fondamento i concetti.
L’altra parte della bibbia ebraica sono le scritture e i profeti. La
pergamena non può essere toccata, ci si aiuta con strumenti in
metallo o legno.

- La letteratura rabbinica
Pratica e narrazione: la messa in pratica obbediente è affiancata dalla
narrazione e dalla trasmissione. In seno all’ebraismo due sono i modi
principali in cui la parola è custodita: la via normativa e la narrazione.
Nell’insieme costituiscono il contenuto dell’intera letteratura rabbinica
Torà scritta e Torà orale: per il giudaismo ebraico la Torà non è solo
un rotolo ma un simbolo. Accanto a quella scritta e orale, la quale si
presenta innanzitutto come la prima e indispensabile interpretazione
della legge scritta. La Torà scritta quanto quella orale sono viste come
parti integranti e inseparabili di un’unica rivelazione.
La Torà scritta da origine ai generi letterari del Targum e del Midrash.
La Torà orale da origine ai generi letterari alla Mishma e poi al
Talmud.
Il Targum è la versione-parafrasi aramaica del testo sacro compiuta
nel corso delle riunioni sinanogali.
Il Midrash è l’instancabile attività di indagine e scrutamento del testo
rivelato compiuta dal popolo ebraico. Esso raccoglie i rigogliosi frutti
della tradizionale interpretazione biblica compiuta, anche in questo
caso, in base a regole ben precise.
La mishnà è l’intero contenuto della tradizione orale così come si è
andata sviluppando sino alla fine del II secolo DC. Sia gli
insegnamenti dei vari maestri attivi in quest’epoca.
Il Talmud è costituito dall’insieme formata da Mishna e della
Ghemarà.

- L’osservanza dei precetti


i comandamenti sono sia di natura etica generale, ma anche di tipo
rituale.
Le benedizioni: sono di quattro tipi: benedizioni connesse al pasto,
quelle pronunciate da chi usufruisce di qualcosa, quelle da recitarsi
quando si assiste ad un fatto particolare e quelle da recitarsi quando
si ascoltano buone o cattive notizie.
Il sabato: giorno di riposo, si divide in tre momenti di preghiera:
prima dei pasti, si apre la Torà e si fa un’omelia. Tutto ciò è il cuore
liturgico del sabato.

- Il ciclo annuale delle feste


L’anno è composto da dodici mesi lunati, per un totale di 354 giorni, le
feste si dividono in due ambiti: quelle dotate di fondamento biblico e
quelle prive di questa base e che perciò sono prescritte solo in ragione
della tradizione orale.
Pasqua: coincideva con un’antica festa di primavera, in cui i pastori
esprimevano il loro ringraziamento per la nascita dei nuovi agnelli del
gregge.
Capodanno: è il compleanno del mondo, si pensa che rappresenti per
Dio il momento opportuno per ricordarsi delle azioni degli uomini,
scrivendo un giudizio su un libro che verrà sigillato solo dieci giorni
dopo.
Giorno dell’espiazione: i dieci giorni che seguono capodanno, sono
chiamati giorni terribili e sono caratterizzati da una lunga serie di
preghiere penitenziali volte a preparare l’animo al giorno del Kippur,
una condizione è l’ammissione di aver peccato. Nel giorno del Kippur è
vietato mangiar o bere, lavarsi e ungersi, calzare scarpe e avere
rapporti coniugali.
Capanne: 5 giorni dopo il Kippur, è una festa gioiosa.
Purim: festa trasgressiva, incentrata sul tentato sterminio degli ebrei.
- Dalla nascita alla morte
La circoncisione e il riscatto del primogenito: i passaggi fondamentali
della vita individuale sono affidati nell’ebraismo all’esecuzione di
determinati atti e gesti rituali. Il primo si effettua otto giorni dopo la
nascita ed è la circoncisione, segna l’ingresso dell’ebreo nel patto
stabilito da Dio con Abramo e la sua discendenza.
Se il neonato, oltre ad essere maschio è anche primogenito, a 31
giorni dalla nascita si svolge la cerimonia del riscatto del primogenito.
Il riscatto si attua consegnando a un appartenente alla stirpe
sacerdotale una determinata somma di monete d’argento oppure un
oggetto di valore. L’acquisto della maggior età religiosa si attua
attraverso la cerimonia chiamata Bar Mizwà, essa si svolge non
appena il ragazzo ha compiuto 13 anni. È celebrata dopo un periodo di
preparazione in cui il giovane viene avviato alla cultura religiosa
ebraica. La versione per le femmine è il Bat Mizwà, che si festeggia a
12 anni.
Il matrimonio: è un comandamento divino, le cerimonie connesse alle
nozze sono costituite, in linea di principio, da tre atti distinti. Il primo
ha luogo quando un uomo dichiara la propria intenzione di sposare
una donna e lei gli dà il proprio assenso, una specie di fidanzamento;
il secondo è la coabitazione e il terzo la cerimonia svolta sotto il
baldacchino. L’ebraismo contempla il divorzio.
La morte e il lutto: avvenuto il decesso, si chiudono gli occhi al
defunto che viene steso in terra e completamente ricoperto. La
memoria del defunto costituisce un valore importante; prima della
sepoltura, avviene il lavaggio rituale (sono vietate cremazione e
sepolture in alto). Da questo momento iniziano per i familiari le
manifestazioni di lutto. Esse si suddividono in tre periodi della durata
di una settimana, un mese e un anno. Nei primi sette giorni alla
persona in lutto è proibito il lavoro, lo studio della Torà, il calzare
scarpe di cuoio e l’uscire di casa. Per trenta giorni non ci si taglia
barba e capelli. Per l’intero anno successivo alla morte di un genitore
si è tenuti alla recita quotidiana del Qaddish.
- Il messianismo
L’idea messianica costituisce un rapporto ebraico che, in modo diretto
o indiretto, ha avuto ripercussioni di vastissima portata sulla storia
mondiale. La liberazione e restaurazione del popolo ebraico sono
quindi viste come un modo per spianare la strada alla redenzione di
tutti. Nel messianismo ebraico perciò vi è la presenza tanto di una
componente particolare, rappresentata dal piccolo popolo d’Israele,
quanto di un orizzonte universale formato dall’intera umanità.
Il conseguimento della pace universale, la realizzazione delle profezie
su cui le spade saranno mutate in falci e le lance i vomeri. Il sicuro e
pacifico ritorno d’Israele disperso alla sua terra sono da intendersi
come immagini comunque significative dell’età messianica.
La parola messia significa unto, lo vuole un discendente della casa di
Davide, più specificamente gli ebrei, in periodo romano, lo credevano
suscitato da Dio per rompere il giogo delle genti e per regnare su un
Israele restaurato in cui si sarebbero riuniti gli ebrei. Molte e
contrastanti sono le opinioni relative al tipo di mutamenti che
arrecherà con sé l’età messianica.
La versione classica dell’avvento dell’età messianica non si richiama
ad alcuna prospettiva evolutiva o progressiva. Le modificazioni
presuppongono una rottura violenta.
3. Le grandi linee della storia
- Uno sguardo alla storia biblica
L’indagine storiografica porta a parlare non di una, ma di molteplici
espulsioni. Parte dei discendenti di Abramo, scesi in Egitto vi restano
per un tempo difficilmente determinabile, fino a giungere all’evento
fondamentale dell’esodo (sotto la guida di Mosè).
Alla pasqua e all’esodo è collegata anche la rivelazione del nome
ineffabile del Signore.
Attraverso il periodo dei giudici, iniziato con la morte di Giosuè, si
giunge fino a Samuele a cui si deve la consacrazione dei primi due re
si Israele: Saul e Davide. Samuele è l’autentico fondatore del regno di
Israele.
Il regno del successore di Davide, Salomone fu contraddistinto per la
realizzazione del tempio di Gerusalemme. Alla morte di Salomone i
regni si divisero: Israele al nord e Giuda al sud.
Il regno di Israele cadde sotto il dominio assiro nel 722 a.C., il regno
di Giuda resistette ancora un altro secolo. Il nuovo tempio fu
consacrato nel 515 a.C. si arriva all’epoca ellenistica, la quale aprì
l’oriente ad Alessandro Magno, il contatto tra ellenismo ed ebraismo è
disastroso. Queste ultime vicende hanno importanza sul piano
religioso anche per aver contribuito al sorgere della categoria di
martirio e alla connessa fede nella resurrezione dei morti.
- La Diaspora alla fine dell’Evo antico
La dispersione ebraica è scorrettamente percepita come un fatto
immediatamente posteriore alla distruzione di Gerusalemme del 70
d.C., la Diaspora non è conseguenza di una deportazione romana,
risalente alla stessa epoca biblica. In Occidente la maggior parte della
popolazione ebraica viveva nelle città, costituendovi comunità
autonome ed esercitandovi attività di tipo commerciale e artigianale,
la loro lingua è il greco. Una comunità persistente si trovava in Egitto.
Tre dimensioni delle comunità ebraiche della Diaspora: ruolo cruciale
assunto dalla sinagoga, la presenza di processi di integrazione
linguistico-culturale nei confronti dell’ambiente circostante e la varietà
delle condizioni giuridiche in cui si trovavano a vivere le minoranze
ebraiche. Nel I secolo a.C. il regno d’Israele cadde sotto il controllo
romano.
- Prima e seconda guerra giudaica
Prima guerra giudaica: ribelli ebrei sconfitti dagli eserciti romani nel
66 d.C.
Scoppiò una nuova ribellione contro Roma, che fu ancora più tragica
della prima. La popolazione ebraica fu in gran parte asservita, agli
ebrei fu proibito di entrare a Gerusalemme e di praticare molte delle
loro normative religiose. Gerusalemme divenne una colonia romana
- L’ebraismo nell’epoca tardoantica
Gli ebrei che si trovano sotto la giurisdizione dell’impero romano
risentirono, sia in Occidente sia in Oriente, della decisione di
Costantino di rendere il cristianesimo religio lecita, cioè liberamente
professabile. Nella prima parte del V secolo furono presi di mira in
modo sistematico i diritti degli ebrei. Vengono limitate a misure
legislative nel 415.
- La condizione ebraica sotto il dominio mussulmano
I rapporti tra la comunità ebraica e quella musulmana è un fattore di
straordinaria importanza storica e culturale. L’influsso ebraico
sull’origine dell’islam fu importantissimo, basti ricordare che, secondo
l’interpretazione unanime della tradizione islamica, per poco meno di
un anno e mezzo dopo l’ègira anche i musulmani pregarono rivolti
verso Gerusalemme. Secondo il diritto islamico la gente del libro può
vivere entro i territori controllati dai musulmani mantenendo la
propria religione, a patto però si riconosce l’autorità musulmana da
cui ricevere protezione.
- La Spagna delle tre religioni
La Spagna medievale era un grande stanziamento su un territorio di
ebrei, cristiani e musulmani. I primi insediamenti ebraici risalgono al
711, la condizione rimane tale fino al dominio visigoto, varie violenze
antiebraiche si istaurano anche in territorio islamico. Questa
situazione indusse molti ebrei a rifugiarsi nei regni cristiani in fase di
espansione.
- Le crociate e la nascita dell’antigiudaismo popolare
Nel 820 alcuni nuclei ebraici ottennero un passaporto in cui venivano
elencati, accanto a regolamenti a tutela del beneficiario, anche i suoi
doveri.
Le crociate ebbero grandi e tragiche ripercussioni sulla sorte degli
ebrei dell’Europa centrale, oltre a presentarsi come fenomeni storici in
cui confluirono una pluralità di fattori religiosi, culturali, sociali ed
economici, costituirono anche una componente peculiare
dell’immaginario medievale, con ciò ci fu origine anche a violenze
antigiudaiche senza precedenti.
La prima crociata ebbe come proprio preludio la cosiddetta crociata
popolare, si scatenano moti antigiudaici, i morti furono almeno
diecimila. Anche arrivati a Gerusalemme ci furono massacri di
popolazione ebraica.
Nella seconda crociata moti antigiudaici continuarono.
Nella terza crociata ci furono violenze antiebraiche anche in
Inghilterra.
Durante i secoli delle crociate gli ebrei vennero accusati di omicidio
rituale, una presunta uccisione attuata per scopi religiosi, di un
cristiano per mano di ebrei.
Il sorgere degli Ordini mendicanti ebbe conseguenze negative nella
vita ebraica. In particolare i frati domenicani si distinsero in tre
specifiche misure antiebraiche: le dispute, i roghi di libri e le prediche
coatte. Le dispute cristiano-ebraiche s’incentravano in genere sui temi
messianici, infatti lo scopo che si prefiggevano era, in sostanza, di
indurre gli ebrei a riconoscere pubblicamente che in Gesù si adempì
esattamente quanto predetto dalle antiche profezie bibliche.
La predica coatta fu istituzionalizzata in più luoghi a partire dal XII
secolo, per diventare un’istituzione permanente nell’età della
Controriforma. Un altro fenomeno tipico sono le espulsioni, nel tardo
medioevo, un numero crescente di ebrei si spostò verso l’Europa
orientale, specialmente in Polonia. I re polacchi, concessero agli ebrei
statuti contraddistinti da una certa liberalità.

- La cacciata degli ebrei dalla Spagna


Nel 1479 i regni di Castiglia e di Aragona furono uniti sotto la
sovranità dei re cattolici Ferdinando e Isabella, viene rilasciato l’editto
di espulsione degli ebrei, 4 mesi per lasciare il paese.
L’espulsione della Spagna rappresentò uno degli eventi capitali
dell’intera storia ebraica.

- L’età del ghetto


La svolta si ebbe con l’istituzione del ghetto nello stato pontificio e
raccomandava alle autorità cattoliche di adottare simili misure
segregazionistiche. Il ghetto fu esteso anche in altre zone, fino a
quando prima della rivoluzione francese, poi in modo pressoché
definitivo, gli avvenimenti del 1848 non ne decretarono l’abolizione.

- Dall’illuminismo all’emancipazione
Nel XVIII secolo nell’Europa occidentale, un ristretto numero di ebrei
riuscì a inserirsi più intensamente nella società e nella cultura
dominanti, la situazione in cui di trovava la maggioranza della
popolazione ebraica continuò a essere contraddistinta da una pesante
discriminazione. Nell’Europa orientale le vicende politiche di quel
secolo fecero sì che vaste aree della Polonia, abitate da un numero
assai consistente di ebrei, passassero sotto il dominio russo. I primi
paesi in cui gli ebrei conseguirono uguaglianza e cittadinanza furono
infatti gli Stati Uniti e la Francia, la cittadinanza viene concessa
gradualmente. Nel 1807 Napoleone convocò un’assemblea del
sinedrio, le autorità ebraiche lì radunate dovevano dichiarare la
mancanza di ostacoli affinché gli ebrei divenissero sudditi obbedienti
dell’imperatore. La componente ebraica divenne una semplice
minoranza religiosa. Nell’età della restaurazione la condizione ebraica
tornò ad essere quella dell’antico regime. Nacque l’ebraismo
riformato, corrente specificamente tedesca e in seguito americana, in
cui, lasciati cadere i riferimenti alla dimensione nazionale ebraica,
alleggerite le osservanze rituali, adottata la lingua nazionale per gran
parte della liturgia, si pensava di poter agevolare attuare una
conciliazione tra la fede ebraica e le esigenze proprie delle moderne
società occidentali. Nell’Europa orientale la maggior parte degli ebrei
si trovava sotto dominio russo. Nel 1874 ad Odessa ci fu una
distruzione, preambolo di una serie di numerose morti ebraiche.

- L’antisemitismo moderno
Le radici dell’antisemitismo tipico del XIX secolo vanno ricercate nello
stesso movimento che contribuì all’emancipazione degli ebrei:
l’illuminismo.
L’antisemitismo trovò, di volta in volta, alimento del nazionalismo, in
influssi pseudoscientifici derivati da visioni antropologiche,
linguistiche, biologiche ed economiche e in residui o metamorfosi
dell’antico antigiudaismo religioso, l’antisemitismo contemporaneo
nasce perciò come una risposta all’emancipazione degli ebrei.

- Dal primo dopoguerra alla soluzione finale


Il primo conflitto mondiale aveva visto gli ebrei schierati in fronti
opposti, al termine, molti ebrei furono protagonisti di primo piano
dell’ondata rivoluzionaria, fornendo il tal modo il prestito
all’insorgenza di uno dei più tenaci stereotipi dell’antisemitismo di
destra: l’esistenza di una presunta congiura internazionale giudaico-
bolscevica.
Il capito tragico della storia ebraica è stato scritto dalla politica
antisemita del regime nazista, culminata nella messa in atto di un
sistematico tentativo di annientamento del popolo ebraico.
Ci sono due orientamenti di fondo: la prima scuola è rappresentata
dagli intenzionalisti, che insistono sul ruolo centrale svolto
dall’ideologia nazista sull’esistenza di un piano già da tempo stabilito
di distruzione degli ebrei, l’altra scuola è costituita dai cosiddetti
funzionalisti i quali sostengono che solo un processo di
radicalizzazione cumulativa avrebbe infine condotto alcune
componenti naziste a progettare lo sterminio globale degli ebrei
europei.
Nasce il nazional- socialismo di Hitler, che propugna teorie antisemite,
già una decina di anni prima di diventare cancelliere, Hitler afferma
che gli ebrei dovevano essere considerati tanto inquinatori della pura
razza quanto occulti dominatori della scena mondiale.
Nel 1935 vennero pubblicate le leggi di Norimberga, che attuarono
una netta discriminazione tra classe dei cittadini ariani e quella degli
appartenenti allo stato. Il 9 novembre 1938 durante la notte dei
cristalli, l’esercito distrusse la maggior parte delle sinagoghe tedesche
e molti appartamenti appartenenti ad ebrei.
Si calcola che alla fine del 1941 fossero già stati fucilati circa un
milione e mezzo di ebrei. I nazisti per la distruzione degli ebrei non
rincorsero subito al sistema dei Lager, si iniziò con fucilazioni di
massa.
Secondo dati approssimativi le vittime ebree dello sterminio nazista
furono 5.950.000

- La nascita dello stato di Israele


Le varie ondate immigratorie succedutesi in Palestina nei primi
decenni del XX secolo furono in gran parte contraddistinte dal
pensiero e dall’azione dei pionieri. Questi ultimi non miravano tanto
alla creazione di uno stato ebraico, quanto al conseguimento di un
tipo di autoemancipazione da attuare a contatto diretto con la terra
dei padri.
La costituzione dello stato di Israele fu una decisione assunta dalle
Nazioni Unite, si creano in Palestina due distinte entità territoriali, una
ebraica e l’altra araba. Seguirono violenze e scontri.
Nello stato di Israele nazionalità e cittadinanza sono nettamente
distinte. Da un lato infatti ci sono cittadini israeliani non ebrei,
dall’altro, l’appartenenza alla nazionalità ebraica è dotata di precise
ripercussioni sul diritto civile. In Israele il rabbinato è ufficialmente
inserito negli apparati amministrativi dello Stato. Nel 1950 venne
emanata la legge del ritorno, in base alla quale ogni ebreo del mondo
gode del diritto di trasferirsi in Israele diventandone in breve tempo
cittadino. Nei primi 15 anni la popolazione passò da 650000 a
2.100.000 persone. Non va dimenticato però che non si fa altro che
aggiungere differenza tra israeliani ed ebrei che vivono tuttora nella
diaspora.
4. Gli ebrei oggi
La popolazione ebraica mondiale ammonta a circa 15 milioni di persone.
- L’ebraismo israeliano
I sefarditi sono gli ebrei di origine spagnola stabilitasi, dopo la
cacciata del 1492, in varie zone del Mediterraneo, nell’uso attuale tale
denominazione tende a inglobare tutti gli ebrei di provenienza
mediorientale.
Kibbuz: una forma di insediamento, organizzato su base collettivistica
e contraddistinto, oltre che dalla mancanza della proprietà privata,
dalla dimensione comunitaria estesa anche alla mensa e
all’educazione dei bambini.
Negli anni ’80 si era assistito a una vera e propria stasi dall’afflusso
immigratorio in Israele, cosicché sembrava ormai irresistibile il
processo secondo cui la società israeliana sarebbe stata destinata a
essere composta quasi esclusivamente da sabra, che non sono altro
che persone nate e cresciute in Israele.
- L’ebraismo americano
La situazione dell’ebraismo americano è caratterizzata dalla presenza
di una pluralità di orientamenti e di organizzazioni.
Ci sono tre congregazioni.
Gli ebrei riformati: abolisce parte della normativa tradizionale, le
donne sono a tutti gli effetti parificate agli uomini anche in sede
liturgica e possono accedere alla carica rabbinica, i riformati
sostengono ora senza remore l’esistenza dello stato d’Israele.
Movimento riformativo: una forma di ebraismo che cerca una non
sempre facile conciliazione tra il patrimonio della tradizione e le
esigenze dell’epoca moderna fatte proprie dai riformati.
Movimento ricostruzionista: il cui intento principale può essere
riassunto nel motto “la religione ebraica esiste per il popolo ebraico e
non il popolo ebraico per la religione ebraica”.
Movimenti ortodossi: neortodossia che aderisce al sionismo.
Il rapporto dell’intero ebraismo americano con la memoria della Shoà
è peraltro tema delicato. Gli ebrei americani non hanno avuto infatti
parte in proprio alla catastrofe abbattutasi sull’ebraismo europeo.
- L’ebraismo italiano
È costituito da comunità e dal punto di vista religioso l’ebraismo si
colloca in ambito ortodosso. Ci sono 21 comunità, la più numerosa è
quella di Roma.
L’ebraismo italiano è costituito dal rapporto tra gli ebrei italiani e
quelli provenienti dall’estero.
In Italia vari sono i temi legati, oggi, all’identità ebraica. Da un lato,
resta ancora presente una spinta assimilatoria testimoniata per lo più
dalla pratica dei matrimoni misti, mentre, dall’altro, si assiste a un
certo recupero di un’identità ebraica sorretta da un’osservanza più
rigorosa dei precedenti e contraddistinta.
Numerosi sono altresì i problemi connessi alla conservazione e al
recupero dei beni culturali ebraici. Su questo piano la sensibilità delle
istituzioni e della società civili è in crescita.

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