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1. L’identità ebraica
Oggi la popolazione ebraica mondiale è appena 15 milioni di persone, in
Italia se ne contano 30000.
- Ebrei, giudei, israeliti e israeliani
Ebreo: deriva dal nome Eber, discendente di Sem e leggendario
antenato del popolo ebraico. Può riferirsi agli appartenenti del popolo
di Israele. Identifica, oltre ad Abramo, persone vissute in epoche
tanto diverse tra loro.
Giudeo: abitante della Giudea, con capitale Gerusalemme (Gesù e
Pietro sono galilei, non giudei)
Giudaismo: forma assunta dalla religione ebraica a partire dall’esilio in
Babilonia, tutti gli ebrei vissuti dopo l’epoca biblica sono giudei.
L’appellativo giudeo prende una connotazione negativa dal nome di
Giuda Iscariota, il traditore.
Israelita: tutti i discendenti dei 12 figli del patriarca Giacobbe, oppure
anche un abitante del regno di Israele costituitosi con la frattura del
regno unitario avvenuta dopo la morte di Salomone. Fu impiegato
anche come sostituto di ebreo.
Israeliano: abitante dello Stato di Israele, nato nel 1948
- Religione e laicità
L’ebraismo è una religione, una cultura e l’insieme complessivo delle
manifestazioni della vita di un popolo.
Ci si chiede se siano stati scelti come capri espiatori a causa del loro
stile di vita.
Il vero problema sta nel chiedersi quale sia il peso da attribuire a tale
imprescindibile riferimento.
Come punto di partenza c’è il patto avvenuto sul Sinai, in quel
momento c’è stata una fusione tra popolo ebraico e religione ebraica.
La definizione di ebrei nello stato di Israele
Tutto parte nel 1958 quando il ministro degli interni diramava le
istruzioni in base alle quali andavano considerati ebrei tutti coloro che
in buona fede si dichiarassero tali e non appartenessero ad altra
confessione religiosa. Ora l’ebreo è colui che è nato da madre ebrea o
che si è convertito all’ebraismo e che non appartiene ad altra
religione.
- La letteratura rabbinica
Pratica e narrazione: la messa in pratica obbediente è affiancata dalla
narrazione e dalla trasmissione. In seno all’ebraismo due sono i modi
principali in cui la parola è custodita: la via normativa e la narrazione.
Nell’insieme costituiscono il contenuto dell’intera letteratura rabbinica
Torà scritta e Torà orale: per il giudaismo ebraico la Torà non è solo
un rotolo ma un simbolo. Accanto a quella scritta e orale, la quale si
presenta innanzitutto come la prima e indispensabile interpretazione
della legge scritta. La Torà scritta quanto quella orale sono viste come
parti integranti e inseparabili di un’unica rivelazione.
La Torà scritta da origine ai generi letterari del Targum e del Midrash.
La Torà orale da origine ai generi letterari alla Mishma e poi al
Talmud.
Il Targum è la versione-parafrasi aramaica del testo sacro compiuta
nel corso delle riunioni sinanogali.
Il Midrash è l’instancabile attività di indagine e scrutamento del testo
rivelato compiuta dal popolo ebraico. Esso raccoglie i rigogliosi frutti
della tradizionale interpretazione biblica compiuta, anche in questo
caso, in base a regole ben precise.
La mishnà è l’intero contenuto della tradizione orale così come si è
andata sviluppando sino alla fine del II secolo DC. Sia gli
insegnamenti dei vari maestri attivi in quest’epoca.
Il Talmud è costituito dall’insieme formata da Mishna e della
Ghemarà.
- Dall’illuminismo all’emancipazione
Nel XVIII secolo nell’Europa occidentale, un ristretto numero di ebrei
riuscì a inserirsi più intensamente nella società e nella cultura
dominanti, la situazione in cui di trovava la maggioranza della
popolazione ebraica continuò a essere contraddistinta da una pesante
discriminazione. Nell’Europa orientale le vicende politiche di quel
secolo fecero sì che vaste aree della Polonia, abitate da un numero
assai consistente di ebrei, passassero sotto il dominio russo. I primi
paesi in cui gli ebrei conseguirono uguaglianza e cittadinanza furono
infatti gli Stati Uniti e la Francia, la cittadinanza viene concessa
gradualmente. Nel 1807 Napoleone convocò un’assemblea del
sinedrio, le autorità ebraiche lì radunate dovevano dichiarare la
mancanza di ostacoli affinché gli ebrei divenissero sudditi obbedienti
dell’imperatore. La componente ebraica divenne una semplice
minoranza religiosa. Nell’età della restaurazione la condizione ebraica
tornò ad essere quella dell’antico regime. Nacque l’ebraismo
riformato, corrente specificamente tedesca e in seguito americana, in
cui, lasciati cadere i riferimenti alla dimensione nazionale ebraica,
alleggerite le osservanze rituali, adottata la lingua nazionale per gran
parte della liturgia, si pensava di poter agevolare attuare una
conciliazione tra la fede ebraica e le esigenze proprie delle moderne
società occidentali. Nell’Europa orientale la maggior parte degli ebrei
si trovava sotto dominio russo. Nel 1874 ad Odessa ci fu una
distruzione, preambolo di una serie di numerose morti ebraiche.
- L’antisemitismo moderno
Le radici dell’antisemitismo tipico del XIX secolo vanno ricercate nello
stesso movimento che contribuì all’emancipazione degli ebrei:
l’illuminismo.
L’antisemitismo trovò, di volta in volta, alimento del nazionalismo, in
influssi pseudoscientifici derivati da visioni antropologiche,
linguistiche, biologiche ed economiche e in residui o metamorfosi
dell’antico antigiudaismo religioso, l’antisemitismo contemporaneo
nasce perciò come una risposta all’emancipazione degli ebrei.