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Il francese Marcel Duchamp, nato a Blainville il 28 luglio 1887 e morto a Neuilly-sur-Seine il 2 ottobre

1968, cresce negli ambienti cubista e futurista, dei quali condivide pienamente lo spirito innovativo e
rivoluzionario.

Personaggio complesso e irrequieto, vive e lavora soprattutto fra Parigi e New York. Fin dal 1913, Duchamp
aveva incominciato a sperimentare il cosiddetto ready-made, che letteralmente significa «prefabbricato»,
«pronto all'uso» Si trattava di impiegare in campo artistico, cioè fuori dal loro abituale contesto, oggetti
della vita quotidiana, la cui vista e il cui uso ci sono stati da sempre familiari. Il significato profondo di
questa sua provocazione, infatti, consiste proprio nel riproporli come oggetti d'arte, spiazzando e
stravolgendo ogni nostra possibile aspettativa.

“Fontana” è uno dei primi oggetti ready-made prodotto dalla mente di Marcel Duchamp nel 1917 (la Ruota
di bicicletta fu il primo nel 1913) e ci dice che l’occhio può leggere in diversi modi un oggetto, a seconda di
come lo si usa.

Duchamp espose, con lo pseudonimo di R. Mutt, Fontana, si gridò allo scandalo. La fontana, altro non era
che un orinatoio rovesciato, di quelli che solitamente si usano nei gabinetti pubblici maschili. E’ di per sé un
oggetto banale, e viene ruotato di novanta gradi, rendendolo di fatto inservibile all’uso per il quale è stato
originariamente ideato.

L'ironica beffa, resa ancora più provocatoria dalla firma dell'autore e dalla data, apposte in basso a sinistra,
fu chiarita dallo stesso artista che, parlando di sé con il distacco della terza persona, scrisse agli
organizzatori della mostra che rifiutarono di esporre l'oggetto:

Duchamp spiego che Arte non è più fare (dunque mostrare una bravura e una competenza anche tecniche),
ma scegliere (sposta l'attenzione e l'interpretazione artistiche dall'aspetto fisico a quello intellettuale).
Chiunque, in questo senso, può pertanto essere artista e tutto può diventare arte. Basta riuscire a sottrarsi
alle schematizzazioni mentali che tendono a incasellare la realtà all' interno di una griglia rigida e
mistificatoria, imposta dalla società borghese e funzionale alla sua visione classista del mondo. «Ogni cosa
al suo posto e un posto per ogni cosa»

La rivoluzionaria invenzione di Duchamp però sarà destinata a travolgere l’arte, che da questo momento in
poi non si preoccuperà più di mostrare l’abilità tecnica e non richiede necessariamente ad una
rappresentazione di essere immediatamente comprensibile.

L’occhio, secondo Duchamp,è guidato dall’intenzione della mente, che può andare oltre l’utilità
dell’oggetto e trasformarlo in un simbolo.

Da questo momento in poi l’arte inizia a disorientare lo spettatore, pone domande, non offre risposte e chi
osserva ha bisogno di una mediazione, di una guida per comprendere l’idea che sta alla base di una
creazione artistica.

L'originale della fontana è andato disperso per ché, nel corso di un trasloco, i facchini lo scambiarono per
quello che in effetti era e lo buttarono via. Duchamp non poteva aspettarsi un esito migliore. L'oggetto-
orinatoio che, tolto dal suo contesto, diventava fontana (e quindi arte), durante il trasloco torna a essere
oggetto d'uso comune e dunque come tale trattato e distrutto.
«L'orinatoio del signor Mutt non è immorale non più di quanto lo sia una vasca da bagno. Non ha
importanza se il signor Mutt abbia o meno fatto Fontana con le sue mani. Egli l'ha SCEL TA. Egli ha preso un
articolo usuale della vita di ogni giorno e lo ha collocato in modo tale che il suo significato d'uso è
scomparso sotto il nuovo titolo e il nuovo punto di vista e ha creato un nuovo modo di pensare
quell'oggetto».

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