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DISEGNO
Enti di normazione
Gli enti di normazione sono quegli organismi preposti ad emanare normative sui settori pi
disparati, tra i quali, ovviamente, il disegno. Si riportano qui alcuni enti di normazione
nazionali ed internazionali. In questo corso si far principalmente riferimento alle normative
promulgate dallUNI.
Enti nazionali
UNI Ente Nazionale di Unificazione (http://www.uni.com)
Enti europei
CEN European Committee for Standardization (http://www.cenorm.com)
Enti internazionali
ISO International Organization for Standardization (http://www.iso.org)
ANSI American National Standards Institute (http://www.ansi.org)
ASCE American Society of Civil Engineers (http://www.asce.org)
ASME American Society of Mechanical Engineers (http://www.asme.org)
ASTM American Society for Testing and Materials (http://www.astm.org)
Appunti di Disegno Tecnico Industriale
Linee
Le linee rappresentano gli elementi fondamentali di un disegno tecnico. In un disegno le linee
si distinguono in base a due attributi: il tipo e lo spessore. I tipi e gli spessori di linea che
possibile utilizzare sono stabiliti dalla normativa. Le norme che soprassiedono al tracciamento
delle linee costituiscono le regole di rappresentazione.
Di solito in un disegno ad una linea di determinato spessore e tipo si associa un significato
specifico. Ad esempio il tipo e lo spessore varieranno in relazione al fatto che la linea
rappresenti, a seconda dei casi, uno spigolo in vista, uno spigolo nascosto, una quota e cos
via. Come ad un determinato spessore e tipo di linea si associ un particolare significato
stabilito dalle regole di applicazione.
Le regole di applicazione possono variare in relazione al settore tecnico cui il disegno si
riferisce. Quindi una linea di uguale tipo e spessore potrebbe avere diverso significato in due
disegni relativi a due contesti tecnici differenti.
La normativa sulle linee stata recentemente modificata. In Italia, fino al 1/4/2002 era in
vigore la norma UNI 3968 la quale, dalla data indicata, stata sostituita dalla EN ISO 12820. La differenza sostanziale che la prima rappresenta un normativa di
rappresentazione ed applicazione, la seconda soltanto una normativa di
rappresentazione. Sebbene la UNI 3968 sia stata ritirata, comunque opportuno
conoscerla, in quanto gran parte dei disegni tecnici civili ed industriali, nonch, ovviamente,
lo storico esistente, fa riferimento ad essa.
0.25
0.35
0.50
0.70
1.0
1.4
2.0
A continua grossa
G mista fine
J mista grossa
E a tratti grossa
F a tratti fine
C continua fine irregolare
D continua fine regolare
con zig-zag
H fine ingrossata
alle estremit ed alle
variazioni di
direzione
Si noti che le linee cosiddette miste debbono intendersi come linee tratto lungo-tratto breve,
e non come linee tratto-punto.
C e D: interruzioni di viste e di
sezioni non coincidenti con un
asse di simmetria;
E: contorni nascosti;
F: spigoli nascosti;
NOTA: sebbene le linee tipo C e D, siano tra loro intercambiabili, in uno stesso disegno deve
essere utilizzato un solo tipo di linea
Appunti di Disegno Tecnico Industriale
2.
3.
4.
5.
6.
10
11
0.18
0.25
0.35
0.50
0.70
1.0
1.4
2.0
La grossezza delle linee pu variare rispetto ai valori sopraindicati, purch sia sempre
possibile distinguere, senza ambiguit, due linee adiacenti di differente grossezza.
12
01.
Linea continua
02.
Linea a tratti
03.
04.
05.
06.
07.
Linea punteggiata
08.
segue
13
09.
10.
11.
12.
13.
14.
15.
14
1.
2.
3.
4.
inoltre possibile combinare tra di loro diversi tratti della stessa lunghezza ad esempio
accostando linee diverse tra loro parallele, sovrapponendo linee di spessore differente o
introducendo elementi pittoriali ricorrenti lungo la linea. Queste possibilit non verranno
analizzate qui in dettaglio, si rinvia per esse alla sopraindicata normativa.
15
La parola Linea;
2.
3.
4.
5.
Esempio:
Linea ISO 128-20 01 x 0.25
indica una linea di tipo N 01 (continua) e di grossezza 0,25 mm.
Appunti di Disegno Tecnico Industriale
16
UNI 3968
EN ISO 128 - 20
Principi
generali
rappresentazione
applicazione delle linee;
di
ed
Principi
generali
di
rappresentazione delle linee;
17
EN ISO 128 - 20
EN ISO 128-23
EN ISO 128-24
Si osserva come la EN ISO 128-24 risulti in pratica unestensione della UNI 3968. Ossia le
regole di applicazione dettate dalla UNI 3968 continuano ad essere valide, a meno di lievi
differenze di seguito illustrate, anche se cambia la denominazione delle linee.
18
01.2
19
01.1
20
CeD
01.1.18 e 01.1.19
(01.1.18)
(01.1.19)
21
02.2
ATTENZIONE: la norma UNI 3968 prevedeva lutilizzo della linea a tratti grossa (linea
tipo E) per la rappresentazione di contorni nascosti. Tale utilizzo non previsto
dalla EN ISO 128-24, per la quale sia spigoli che contorni nascosti vanno rappresentati
con linea a tratti fine (vedi trasparenza successiva)
22
10
02.1
ATTENZIONE: la norma UNI 3968 prevedeva lutilizzo della linea a tratti grossa (linea
tipo E) per la rappresentazione di contorni nascosti e della linea a tratti fine (linea
tipo F) per la rappresentazione di spigoli nascosti. Secondo la EN ISO 128-24, sia
spigoli che contorni nascosti vanno rappresentati con linea a tratti fine.
23
04.1
24
11
04.2
25
05.1
26
12
I fogli da disegno
I fogli da disegno sono oggetto di normazione per vari aspetti quali: il formato, le
caratteristiche grafiche (riquadro delle iscrizioni, margine e squadratura ed altro) e la
designazione. Fino al 1/2/2002 era in vigore la normativa UNI 936, ora sostituita dalla
UNI EN ISO 5457 alla quale si far riferimento in questa lezione.
La norma definisce una serie di formati unificati denominata serie ISO A, che comprende 5
formati, denominati con le sigle da A0 ad A4, in ordine decrescente di area.
Al formato A0 corrisponde unarea di 1 m2, in ciascun formato il rapporto tra la lunghezza
del lato maggiore e quella del lato minor pari a 21/2. Questo rapporto, come si vedr tra
poco, non causale.
In ciascun foglio larea in cui possibile disegnare delimitata dalla squadratura, che
definisce dei margini su cui non possibile disegnare, come illustrato nella successiva
trasparenza. Il margine deve presentare una larghezza di 20 mm sul lato sinistro,
compresa la linea della squadratura. Tutti gli altri margini hanno larghezza 10 mm.
La squadratura che delimita il disegno deve essere eseguita con linea grossa di 0.7 mm.
27
20
b2
b1
a2
a1
b1
10
20
10
b2
Formato A4
a1
a2
Formati da A3
ad A0
Il seguente prospetto riporta le dimensioni unificate in mm dei formati della serie ISO A, e
le dimensioni della squadratura, secondo quanto indicato nella norma UNI EN ISO 5457.
Designazione
a1
b1
a2
b2
A0
841
1189
821
1159
A1
594
841
574
811
A2
420
594
400
564
A3
297
420
277
390
A4
210
297
180
277
28
13
Zona principale
Zona aggiuntiva
Ogni foglio da disegno, oltre alla squadratura deve riportare un riquadro delle iscrizioni
(detto anche tabella), che deve essere posizionato nellangolo inferiore destro del
disegno. La posizione della tabella indica quindi il corretto orientamento del disegno: per
leggere un disegno si disporr il foglio in modo che la tabella risulti posizionata in basso a
destra. Si riporta qui sotto uno schema di tabella come proposto dalla norma UNI 8187. La
larghezza raccomandata di 190 mm.
Quote senza
Scala
indicazione di toll.
Simb. metodo
di proiez.
29
A0
A2
A1
A4
A3
30
14
6
A
Segni di
centratura
Divisioni
C
D
1
Designazione
A0
A1
A2
A3
Lato lungo
24
16
12
A4
6
Lato corto
16
12
31
Scale
Le scale con cui gli oggetti sono rappresentati a disegno sono unificate dalla normativa UNI
EN ISO 5455. Questa normativa sostituisce, dal 1/4/1998, la UNI 3967, che era entrata in
vigore il 1/10/1980. La definizione di scala, secondo la normativa la seguente: rapporto tra
32
15
Scale raccomandate
La normativa indica delle scale da utilizzare in via preferenziale. Tali scale sono riportate nella
tabella. Salvo casi particolari la scala di un disegno andr scelta tra quelle
raccomandate. In caso fossero necessari maggiori riduzioni o ingrandimenti rispetto a quelli
consentiti dalle scale suggerite, linsieme delle scale raccomandate pu essere ampliato in
entrambe le direzioni aggiungendo nuove scale tali che il loro rapporto con una scala
raccomandata si una potenza di 10.
Solo in via eccezionale si applicheranno scale intermedie rispetto a quelle raccomandate.
Categoria
Scale raccomandate
Scale di
Ingrandimento
50:1
5:1
Scala al
naturale
20:1
2:1
10:1
1:1
Scale di
riduzione
1:2
1:20
1:200
1:2000
1:5
1:50
1:500
1:5000
1:10
1:100
1:1000
1:10000
33
en +1 = 5 10en
en +1 = 10 10en
en +1 = 10en
en +1 = 40 10en
20
34
16
Progressione aritmetica.
Tende ad essere pi fitta per le
dimensioni maggiori e pi rada
per le dimensioni minori
35
Charles Renard
Charles Renard (Damblain, Vosges, 1847 - Meudon 1905) fu
ingegnere dell esercito francese. Attivo principalmente nel settore
dellaeronautica, fu progettista, assieme ad altri, del dirigibile La
France che partecip allesposizione universale di Parigi del 1889.
I suoi studi sul problema della riduzione del numero di diversi
diametri dei cavi utilizzati nei dirigibili, lo port allintroduzione
dei numeri normali.
Questo consent la riduzione del numero di diversi diametri dei cavi da
425 a 17.
36
17
37
2D
3D
38
Proposizioni fondamentali
elementi fondamentali
Un insieme di punti, rette, piani dicesi figura o
forma geometrica
Si dice che due elementi si appartengono
quando uno sta sullaltro (o lo contiene)
39
Punto
Forme di 1a specie
Forme di 2a specie
Retta punteggiata
Piano punteggiato
Fascio di rette
Stella di rette
Retta
Forme di 3a specie
Spazio punteggiato
Figura formata
dello spazio
dai
punti
Piano rigato
Figura formata dalle rette
appartenenti ad un piano
Piano
Fascio di piani
Stella di piani
Spazio di piani
Le forme fondamentali si dicono di 1a, 2a o 3a specie a seconda che i loro elementi si possano
mettere in corrispondenza biunivoca e continua con gruppi ordinati d 1, 2 o 3 parametri.
Appunti di Disegno Tecnico Industriale
40
Fascio di piani
Fascio di rette
Forme di 2a specie
Fascio di rette
Stella di piani
Piano punteggiato
Piano rigato
Stella di rette
Forme di 3a specie
Spazio punteggiato
Spazio di piani
41
Elementi impropri
Gli elementi impropri sono concetti utili a definire lintersezione di enti tra loro paralleli. Per
definizione un punto improprio il punto che appartiene a ciascuna retta di un fascio
di rette parallele. In questo modo due rette qualsiasi si intersecano sempre: lintersezione
pu essere un punto proprio o improprio.
P
r1
r1
r2
r2
Analogamente una retta impropria quella retta che appartiene a ciascun piano di una
fascio di piani paralleli. Due piani qualsiasi dunque si intersecano sempre:lintersezione
pu essere una retta propria o impropria.
42
Loperazione di proiezione
Introduciamo in questa trasparenza e nella successiva i concetti base della geometria
descrittiva, ossia le operazioni di proiezione e sezione.
Proiezione di un punto da un punto
piano proiettante
43
Loperazione di sezione
Sezione di un piano con un piano
44
A
S
45
2.
3.
46
il parallelismo;
2.
lortogonalit;
3.
4.
5.
47
M
r
s
L
L
l
n
m
LN sen(nl ) LM sen(ml )
;
=
=
CN sen(rl ) CM
sen( rl )
Da cui, dividendo membro a membro:
CN ' sen( nl )
CN sen(nl )
; ( L' M ' N ' ) =
( LMN ) =
CM ' sen(ml )
CM sen(ml )
Si osserva che, in generale, il rapporto semplice non un invariante proiettiva. Lo
diventa, tuttavia, se il centro di proiezione C diviene improprio.
Appunti di Disegno Tecnico Industriale
48
( LMNO ) =
C
O
M
r
s
L
L
l
( LNO ) LO MN
=
( MNO) LN MO
( LMNO) =
1
( LMON )
Il birapporto tuttavia non cambia se si scambiano tra loro due qualunque dei punti
ed in pari tempo anche gli altri due:
49
( LMNO)
( LNO) ( M ' N ' O' ) CO CN ' CO' CN
=
=
=1
( LMNO) =
( MNO)
( LNO)
; ( MLNO) =
( LNO)
( MNO)
50
Dalle relazioni introdotte in precedenza si osserva che un gruppo armonico permane tale
se si scambiano tra loro i primi due o gli ultimi due elementi, come pure se si scambia la
prima coppia con la seconda.
Tale propriet caratteristica dei gruppi armonici ossia: quando il birapporto di quattro
punti, presi in un certo ordine, non cambia valore con lo scambio dei primi due o degli
ultimi due punti, i quattro punti formano un gruppo armonico.
Infatti, posto (LMNO) = k, risulta (MLNO) = 1/k, per la propriet che due birapporti che
differiscano per lo scambio dei primi due o degli ultimi due punti hanno prodotto unitario.
Imponendo (LMNO)=(MLNO) devessere k = 1/k; da cui lequazione k2 = 1; per la
quale lunica soluzione possibile k = -1; essendo k = 1possibile solo se LM.
Appunti di Disegno Tecnico Industriale
51
Teorema di Desargues
Una dei cardini della geometria proiettiva questo famoso teorema dovuto a Desargues
(1539 - 1662): se i vertici di due triangoli (DEF) e (DEF) si corrispondono in una proiezione
(le rette congiungenti i vertici concorrono in un unico punto C centro di proiezione), allora i
lati corrispondenti, prolungati, si incontrano in tre punti allineati (LMN).
Risulta valido anche il teorema duale: se i lati corrispondenti di due triangoli (DEF) e
(DEF), prolungati, si incontrano in tre punti allineati (LMN), allora i vertici dei due triangoli
si corrispondono in una proiezione.
Appunti di Disegno Tecnico Industriale
52
Teorema di Pappo
Un altro teorema fondamentale della geometria proiettiva presumibilmente ascrivibile al
matematico greco Pappo (vissuto nel III secolo a.C.): se (A, B, C) e (A, B, C) sono due
terne di punti allineati, allora i punti che risultano dallintersezione dei segmenti AB con BA,
AC con CA e BC con CB sono allineati.
C
B
A
A'
B'
C'
incidenti, r, s, t le rette definite dai punti intersezione rispettivamente delle rette (ac, ca);
(ab, ba); (bc,cb) allora le rette r, s e t sono incidenti.
Appunti di Disegno Tecnico Industriale
53
A
B
C
B
C
S2
Sussiste
il
fondamentale:
seguente
teorema
Date due forme di prima specie, esiste tra esse una ed una sola proiettivit, la
quale a tre elementi A, B e C, assegnati in modo arbitrario nella prima forma, faccia
corrispondere tre elementi A, B e C assegnati pure ad arbitrio nella seconda
Risulta evidente che una proiettivit conserva i birapporti. Tale propriet invertibile,
ossia:
Se tra due forme di prima specie intercede una corrispondenza biunivoca tale che il
birapporto di quattro elementi qualunque delluna sia uguale al birapporto dei quattro
elementi corrispondenti dellaltra, la corrispondenza una proiettivit.
Appunti di Disegno Tecnico Industriale
54
55
lomografia tra due piani una corrispondenza biunivoca tra gli elementi (punti e rette) dei
due piani nella quale si corrispondono elementi dello stesso nome e tale che ad elementi che
si appartengono corrispondono elementi che si appartengono (se un punto di uno dei due
piani descrive una retta, lo stesso accade al punto corrispondente dellaltro piano).
Esiste il seguente importante teorema fondamentale:
date due forme di seconda specie, esiste tra esse una ed una sola proiettivit la quale a
quattro elementi A, B, C, D assegnati in modo arbitrario nella prima forma (di cui tre non
appartenenti alla stessa forma di prima specie) faccia corrispondere quattro elementi
A, B, C, D assegnati pure ad arbitrio nella seconda forma.
56
10
57
P*
58
11
59
Cornea
Retina
C
Cristallino
60
12
61
particolare da San
Francesco che dona il mantello
Giotto:
(Assisi)
Appunti di Disegno Tecnico Industriale
62
13
63
64
14
Flagellazione
65
66
15
67
68
16
Prospettive
69
Proiezioni parallele
(cilindriche)
Prospettive
Prospettiva frontale
(ad un punto)
Prospettiva accidentale
(a due punti)
Prospettiva razionale
(a tre punti)
Proiezioni ortogonali
(ortografiche)
Assonometrie
Assonometrie
Assonometrie oblique
ortogonali
Isometrica
Dimetrica
Trimetrica
Cavaliera
dimetrica
Cavaliera
isometrica
Planometrica
70
17
Punto principale
Linea di orizzonte
71
72
18
73
1.
2.
3.
4.
74
19
Assonometria obliqua
d
n//d
Nelle
assonometrie
ortogonali
la
direzione di proiezione ortogonale
al quadro
75
p=
U
U
Ux
; q= y; r= z
uz
uy
ux
Appunti di Disegno Tecnico Industriale
76
20
Direzione di proiezione
B = B
Piano di proiezione
In figura vediamo come nel caso di proiezione obliqua pu aversi AB > AB.
77
Teorema di Pohlke
Data la direzione di proiezione e lorientamento della terna obiettiva rispetto al piano di
proiezione possibile determinare gli assi assonometrici ed i relativi rapporti di riduzione
Viceversa se si tracciano su
un piano tre segmenti ux, uy
ed uz non allineati (assi
assonometrici) uscenti da un
medesimo punto, sempre
possibile determinare una
direzione di proiezione ed un
sistema di assi ortogonali
(terna obiettiva) con versori
di lunghezza U, le cui
proiezioni coincidono con i
segmenti ux, uy ed uz
(teorema di Pohlke).
Terna obiettiva
Direzione di
proiezione
z
U
uz
ux x
Piano di proiezione
y
uy
Terna
assonometrica.
78
21
79
ctg =
80
22
p=
ux
= sen ; q =
uy
= sen ; r =
uz
= sen .
p = q = r = 0.816.
Convenzionalmente, per, i rapporti di riduzione si assumono unitari nel caso della
assonometria ortogonale isometrica (un cubo di lato 100 viene rappresentato, in proiezione,
di lato 100, e non di 81.6). Ne consegue che lassonometria isometrica produce un leggero
ingrandimento.
Per quanto concerne, invece, le assonometrie ortogonali dimetriche e trimetriche, esistono
infinite terne possibili di angoli che descrivono lorientamento della terna obiettiva.
Appunti di Disegno Tecnico Industriale
81
2)
ghezze
elle lun
Scala d
Scala
delle
largh
ezze
82
23
12
12
ux = 1; uy = 1; uz = 1
ux
uy
uz
120
83
ux = 0.5; uy = 1; uz = 1
uy
ux
42
uz
Y
84
24
uz
4
11
11
0
uy
ux
136
Y
85
ux
135
uz
13
90
ux = 1; uy = 1; uz = 1
uy
86
25
uz
ux
135
13
90
ux = 1; uy = 0,5; uz = 1
uy
87
planometrica
viene
comunemente
utilizzata
per
135
ux
90
uz
13
ux = 1; uy = 1; uz = 2/3
uy
88
26
Normazione
Le rappresentazioni assonometriche sono oggetto di normazione da parte della EN ISO
5456-3. La norma raccomanda lutilizzo delle seguenti assonometrie:
-lassonometria ortogonale isometrica;
-lassonometria ortogonale dimetrica;
-lassonometria obliqua cavaliera isometrica;
-lassonometria cavaliera con rapporto di riduzione uy = 0.5 (ux = uz = 1);
-lassonometria planometrica.
89
27
PROIEZIONI ORTOGONALI
90
I diedro
Linea di
terra (lt)
III diedro
IV diedro
Appunti di Disegno Tecnico Industriale
91
Linee di
richiamo
Si osserva la diversa posizione delle proiezioni dei punti appartenenti ai diversi diedri
rispetto alla linea di terra
Appunti di Disegno Tecnico Industriale
92
Per semplicit, ma senza perdita di generalit, si qui considerata una retta le cui
intersezioni con i piani di proiezione giacciono nel primo diedro.
Appunti di Disegno Tecnico Industriale
93
94
95
96
Appartenenza retta/piano
Condizione necessaria e sufficiente affinch una retta r giaccia su un piano che le sue
tracce T1r e T2r appartengano alle tracce t1 e t2 del piano.
In altri termini si ha che: retta e piano si appartengono se si appartengono i loro
elementi omonimi rappresentativi.
97
Appartenenza punto/piano
Questo caso ricondotto alla situazione precedente, in quanto un punto P appartiene ad
un piano se e solo se appartiene ad una retta r che giace sul piano .
Senza perdere di generalit consideriamo un piano non orizzontale, un punto A ed una
retta parallela al piano orizzontale passante per A.
La proiezione r di r appartiene ad A per costruzione. Condizione necessaria e
sufficiente affinch il punto A appartenga al piano che la sua proiezione A
appartenga alla proiezione r di r.
98
II
Vista da A
Vista da C
Direzione di
osservazione C
Direzione di
osservazione A
Vista da B
III
Appunti di Disegno Tecnico Industriale
99
IV diedro
Direzione di
osservazione
II diedro
Piano di
proiezione
III diedro
Appunti di Disegno Tecnico Industriale
100
Dietro
Sinistra
Basso
Destra
Principale
Basso
Destra
Principale
Sinistra
Dietro
Simbolo del metodo
europeo (o del
primo diedro)
Alto
101
Alto
Alto
Dietro
Sinistra
Destra
Principale
Dietro
Sinistra
Principale
Destra
Basso
Simbolo
del
metodo
americano (o del terzo
diedro)
Basso
102
a
c
a
c
D
d
Principale
b
b
E
103
Viste ausiliarie.
In alcuni casi necessario disegnare una vista di un oggetto su di un piano inclinato. Un
piano inclinato perpendicolare ad uno dei due piani di proiezione ma inclinato rispetto ai
due piani adiacenti. In pratica una vista su un piano inclinato (vista ausiliaria) una vista
rispetto ad una direzione di osservazione diversa da quelle standard (alto, basso, sinistra,
destra e dietro).
Vista principale
Vista da sinistra
104
105
106
Rappresentazione teorica
Rappresentazione teorica
(poco chiara)
Oggetto
con
raccordati
spigoli
Spigoli convenzionali
Rappresentazione
convenzionale (pi chiara)
107
Assi di simmetria
Secondo la norma UNI 3968 gli assi di simmetria di una figura devono essere rappresentati
con linea mista fine. Nel caso della circonferenza (infiniti assi di simmetria) si rappresentano
per convenzione due assi ortogonali.
108
Oggetti simmetrici
Se una figura possiede uno o due assi di simmetria, consentito rappresentarne soltanto
met od un quarto. Gli assi di simmetria devono essere allora contrassegnati da due tratti
brevi paralleli.
109
10
Vista parziale
Vista interrotta
110
Viste locali
Quando si ha la necessit di evidenziare una parte di un oggetto, se la rappresentazione non
risulta ambigua, possibile sostituire ad una vista completa la vista di un particolare con linea
continua grossa, collegandola alla vista principale con una linea mista fine.
Vista locale
Vista principale
111
11
Ribaltamenti
Le parti di un oggetto che, un una vista, risulterebbero rappresentate di scorcio, possono
essere ribaltate, in maniera da venire rappresentate nella loro grandezza effettiva. Si
indica con linea mista fine la traiettoria che subiscono i punti della parte ribaltata.
Vista
dal
ribaltata (ok)
basso
Vista principale
Vista
dal
basso
effettiva (da evitare)
Vista
dallalto
ribaltata (ok)
Vista principale
112
Particolarit di rappresentazione
Si riportano qui alcune particolarit di rappresentazione nelle proiezioni ortogonali.
La rappresentazione di elementi
ripetitivi pu essere semplificata
riportando, per alcuni, solo gli
assi di simmetria.
A (3:1)
Per rappresentare pi chiaramente
particolari piccoli si pu ricorrere ai
dettagli.
113
12
SEZIONI
115
Introduzione
Sezionare un solido significa tagliarlo secondo una superficie ideale in modo da mostrare il
volume interno del solido stesso. Nella maggior parte dei casi lelemento secante
rappresentato da un piano. La superficie che risulta dallintersezione del solido con la
superficie secante detta sezione.
La parte del solido che viene effettivamente attraversata dalla superficie secante viene
rappresentata con apposito tratteggio (campitura).
Le sezioni sono oggetto di normativa specifica; in particolare si fa riferimento alla norma UNI
3971 (Disegni tecnici Proiezioni ortogonali - Sezioni) ed alla UNI 3972 (Disegni
tecnici Tratteggi per la rappresentazione dei materiali nelle sezioni).
In questa lezione si introducono, nella prima parte, le tecniche grafiche per determinare le
sezioni piane di solidi elementari. Nella seconda parte viene presentata la normativa relativa
alle sezioni.
116
Sezione di un prisma
Per determinare la sezione piana di un prisma, semplicemente si proiettano i punti di
intersezione tra il piano di sezione e gli spigoli del prisma.
Si tracciano innanzitutto tre
viste: una vista principale
(Vp), una vista dallalto Vp
Vsx
(Va) ed una vista da
Z
sinistra (Vsx).
Si disegna quindi la traccia
del piano di sezione (Z-Z).
In questo caso si preso un
piano ortogonale al piano
corrispondente
alla
vista
principale.
Si determinano, sulla vista
principale, le intersezioni degli
spigoli con il piano di sezione.
La sezione in vista da sinistra
si ottiene quindi tracciando le
orizzontali
dai
punti
di
intersezione ed intersecando
gli spigoli corrispondenti. La
sezione in vista dallalto si
sovrappone alla vista stessa.
Av
Al
Ao
Va
Appunti di Disegno Tecnico Industriale
117
Av
Z
Al
Ao
Va
Appunti di Disegno Tecnico Industriale
118
Sezione di un cilindro
La curva risultante dalla sezione di un cilindro con un piano pu essere una circonferenza
(se il piano ortogonale allasse), un rettangolo (se il piano parallelo allasse) o
(se il piano inclinato di un certo angolo rispetto allasse).
La costruzione, nei primi due
casi, immediata, e non Vp
Vsx
viene qui trattata.
Z
Al
Av
Ao
Va
Appunti di Disegno Tecnico Industriale
119
Al
Z
Ao
Va
120
Vp
In
maniera
analoga
si
determina la proiezione della
sezione sulla vista da sinistra:
si riportano su di essa le
tracce dei piani di sezione
ausiliari,
queste,
per
intersezione con le orizzontali
tracciate
dai
punti
di
intersezione trovati nella vista
principale froniscono i punti
della sezione.
Vsx
Av
Al
Z
Ao
Va
121
delle
sulla
si
loro
vista
Av
Al
Ao
Va
Appunti di Disegno Tecnico Industriale
122
quindi le
generatrici
vista da
Vp
Vsx
Z
Av
Al
Ao
Va
123
Ao
Va
Appunti di Disegno Tecnico Industriale
124
Av
Al
Ao
125
rappresentazione, secondo il metodo delle proiezioni ortogonali, di una delle parti in cui
viene diviso loggetto da un taglio ideale eseguito secondo uno o pi piani o altre superfici.
Le sezioni possono essere fatte utilizzando i seguenti elementi secanti:
-un solo piano;
-pi piani paralleli;
-pi piani incidenti;
-superfici cilindriche (non trattata qui).
Le sezioni devono essere eseguite solamente quando necessarie, per consentire chiarezza e
sintesi di espressione.
La traccia dei piani di sezione deve essere rappresentata con linea tipo H (UNI 3968), con
due frecce agli estremi indicanti il verso di proiezione. Ciascuna freccia deve (tranne casi
particolari) essere contrassegnata da una stessa lettera maiuscola.
126
al
piano di sezione
Vista in sezione
Sezione A-A
Traccia del piano di
sezione
Indicazione della
sezione
Frecce
Lettere
127
Sezione A-A
Traccia
del
1
piano di sezione
Traccia del 2
piano di sezione
128
129
CORRETTO
Sezione A-A
Traccia del 1
piano di
sezione
A
A
Direzione di
proiezione
130
ERRATO
CORRETTO
CORRETTO
ERRATO
131
CORRETTO
CORRETTO
132
Semisezioni
Gli oggetti simmetrici possono essere rappresentati da una semivista e da una semisezione.
Semivista
Semisezione
A-A
133
134
10
135
Sezioni in vicinanza
Le sezioni in vicinanza possono essere disposte o sul prolungamento della traccia del piano
di sezione, ovvero in una posizione laterale diversa, anche ruotata. In questo caso vanno
indicate le frecce e le relative lettere di richiamo.
Sezione in
vicinanza posta sul
prolungamento della traccia del piano di
sezione.
136
11
Sezioni successive
Le sezioni successive si possono considerare come una successione di sezioni poste in
vicinanza, ovvero come allineamento di sezioni trasversali.
137
Solidi
Materiale predominante
Avvolgimenti elettrici
Aeriformi
Materiale in evidenza
Materiale isolante
Liquidi
Materiale ausiliario
Materiale trasparente
Terreno
Materiale legnoso
Conglomerato cementizio
138
12
139
Non
si
sezionano
le
chiavette e le linguette,
quando tagliate da un piano
longitudinale
140
13
141
Nervature
142
14
QUOTATURA
143
Introduzione
Per quotatura si intende linsieme delle norme che permettono, in un disegno, di indicare
esplicitamente le dimensioni (lineari ed angolari) delloggetto rappresentato.
Poich a ciascun disegno associata una scala, si potrebbero, in teoria, ricavare le
dimensioni degli oggetti rappresentati eseguendo un rilievo direttamente sul disegno. Ci
tuttavia non avviene, se non in casi particolari, per i seguenti motivi:
1) facilit e rapidit di lettura delle quote scritte rispetto al rilievo diretto;
2) difficolt di rilevare direttamente dal disegno dimensioni di linee di lunghezza
ridotta;
3) possibile alterazione delle dimensioni nelle riproduzioni e nelle copie
La quotatura completa di un oggetto di solito limitata al disegno di particolare
(disegno di un componente singolo), mentre, in genere, i disegni di assieme riportano
solamente poche quote (ingombri complessivi) o non ne riportano affatto.
La quotatura di un disegno si realizza indicando un insieme di quote che sia necessario e
sufficiente al completo dimensionamento delloggetto rappresentato. Quote ridondanti
(ricavabili per somma o differenza di altre quote) possono essere indicate in modo
particolare per facilitare la lettura (quote ausiliarie). Per nessun motivo vi dovranno
essere dimensioni non direttamente ricavabili dalle quote indicate.
144
Linea di
riferimento
Linea di
riferimento
Quota
120
Linea di misura
Freccia terminale
145
Frecce
Vari tipi di frecce terminali: i due tratti
della freccia possono formare un angolo
compreso tra 15 e 90. Quando la freccia
chiusa pu essere completamente
annerita. In uno stesso disegno si
devono utilizzare frecce dello stesso
tipo.
146
Casi particolari
Quando sia utile alla chiarezza del disegno
le linee di misura si possono tracciare
inclinate piuttosto che perpendicolari alle
linee di riferimento.
147
CRITERIO A
CRITERIO A
148
CRITERIO A
CRITERIO A
149
30
Gli assi di simmetria e le linee di contorno non devono essere mai usati come linee di
misura. Si possono invece utilizzare come linee di riferimento.
68
ERRATO
30
68
CORRETTO
150
68
ERRATO
100
68
CORRETTO
151
68
ERRATO
68
CORRETTO
152
16
OK
ERRATO
22,5
22,5
45
45
15
15
15
O 15
16
65
65
153
15
13,7
ERRATO
CORRETTO
154
ERRATO
100
CORRETTO
100
155
Quotatura di angoli
La quotatura di angoli si pu effettuare come riportato in figura.
4 6
46
156
Quotatura di diametri
50
35
35
50
O 40
O 32
O 26
Le quote relative a diametri debbono essere, in generale, precedute dal simbolo . Quando
dal disegno appare con chiarezza che lelemento quotato un diametro il simbolo pu
essere omesso.
157
Quotatura di raggi
158
12
,5
S O 60
25
159
Quotatura di quadri
La quota corrispondente ad un lato di un elemento a sezione quadrata deve essere
preceduta dal simbolo
. Non necessario porre il simbolo
quando dal disegno si
evidenzia chiaramente che si tratta di un quadro.
q 25
25
160
Quotatura di smussi
Gli smussi devono essere quotati mediante la profondit assiale della superficie
smussata ed il semiangolo al vertice. Se il semiangolo al vertice pari a 45 la quotatura
viene semplificata.
30
4 x 45
161
O 40
O 30
O 40
16.6%
C = (D-d)/L
60
60
O 40
1:6
10
O 40
60
60
162
10
4 x 15 = 60
4 x 30 = 120
163
A = 2 x 10
B = 2 x 15
164
11
16
OK
ERRATO
15
15
Dim
15
Dim
15
15
22,5
45
Pos
45
Pos
65
65
Dim
165
Quotatura in serie
Nella quotatura in serie ciascun elemento quotato con riferimento allelemento
immediatamente adiacente. Laccumulo degli errori associati a ogni singola quota
produce un errore tra due elementi non contigui maggiore di quello tra due elementi
contigui.
Nella quotatura in serie non stabilito nessun elemento di riferimento o di partenza
per il controllo o la costruzione del pezzo.
Viene utilizzata quando importante le lunghezza di ogni singolo elemento
(nellesempio in figura linterasse tra due fori consecutivi) e quando laccumulo degli errori
non compromette la funzionalit del pezzo.
100
25
5 fori passanti O 10
12
20
22
15
18
(87)
166
12
Quotatura in parallelo
Nella quotatura in parallelo tutte le quote sono date rispetto ad un riferimento
comune, che pu essere un punto, un asse, uno spigolo, ecc.
In questo caso lerrore sulla singola quota indipendente dagli errori sulle altre (lerrore
relativo ad un asse non influenza la posizione degli altri).
Si osserva come tale tipo di quotatura pone in particolare risalto lelemento utilizzato come
riferimento. A tale elemento saranno in genere associate specifiche caratteristiche funzionali
e tecnologiche.
100
25
5 fori passanti O 10
12
32
54
69
87
167
100
25
5 fori passanti O 10
12
32
54
69
87
168
13
Quotatura combinata
La quotatura combinata un sistema che comprende sia la quotatura in serie sia quella in
parallelo. Viene utilizzata quando il pezzo da quotare presenta pi di un elemento di
riferimento.
O 32
O 40
O 26
O 16
18
30
20
50
169
Quotatura in coordinate
Nella quotatura in coordinate sono riferite ad un unico punto, preso come origine per la
quotatura. Le quote vengono quindi raggruppate in una tabella. possibile sia la quotatura
in coordinate cartesiane che in coordinate polari.
0
0
1
4
3
5
27
80
104
48
14
20
30
56
41
60
14
18
20
10
15
170
14
Quotatura funzionale
Quotatura tecnologica
Nella
quotatura
funzionale
si
evidenziano, in prevalenza, le quote
che sono fondamentali ai fini del
corretto funzionamento delloggetto.
Si
distinguono
le
quote
in
funzionali, non funzionali ed
ausiliarie.
171
172
15
173
174
16
Quotatura A
Quotatura B
175
Quotatura B
176
17
tg = tA + tB + tC + tD +tE + tF + tG
t g = tM + tN + tD
178
18
Operazione 7: fresatura
testa
179
180
19
t A = tC + tB tC = t A tB
t C = tA + tB tA = t C tB
t B = tA + tC tC = t B tA
181
Quotatura funzionale
Calcolo della quota di fabbricazione A (trasferimento
della quota 18).
Operiamo il trasferimento della quota utilizzando le formule
viste nella trasparenza precedente.
Osseviamo che:
gmax = Amax 30,0; Amax = gmax + 30,0 = 48,1 mm
gmin = Amin 30,1; Amin = gmin + 30,1 = 40,0 mm
182
20
Quotatura funzionale
Calcolo della quota di fabbricazione B (trasferimento
della quota 16).
gmax = Bmax Amin; Bmax = gmax + Amin = 64,3 mm
gmin = Bmin Amax; Bmin = gmin + Amax = 64,1 mm
183
184
21
Quotatura funzionale
Quotatura tecnologica
185
Errori da evitare
Si riportano in questa trasparenza alcuni errori comuni di quotatura.
errata
errata
NO
errate
SI
NO
SI
NO
SI
errata
errate
NO
SI
errata
NO
SI
186
22
ELEMENTI DI PRODUZIONE
METALMECCANICA
187
188
Ciclo di lavorazione
Un prodotto finito, normalmente, non si ottiene utilizzando un unico processo produttivo,
ma piuttosto applicando in serie, vari processi.
Materie prime
Semilavorato
Prodotto finito
Tornitura
Rettifica
garantire
livelli di
Aspetti economici
adeguate
finitura
189
Procedimenti di fusione
I procedimenti di fusione si basano sulla propriet delle leghe di essere fuse e quindi colate
allinterno di appositi stampi (forme) dei quali, in seguito alla solidificazione, ne assumono
la forma. Il pezzo che risulta dal procedimento di fusione viene detto greggio (o grezzo)
di fonderia, e, nella maggioranza dei casi, andr incontro ad ulteriori ad ulteriori lavorazioni
prima di diventare prodotto finito.
Fusione in forma transitoria
Ciascuna
forma,
distrutta
allatto
dellestrazione
del
greggio,
viene
utilizzata per una sola colata (in ciascuna
colata si possono produrre pi pezzi)
190
Fusione in sabbia
Il processo di fusione in sabbia prevede le seguenti fasi:
-realizzazione di un modello in legno;
-realizzazione delle anime (se necessario)
-formatura
-colata
-estrazione e pulitura del getto
Supponiamo, nelle trasparenze che seguono, di dover realizzare il pezzo di seguito
rappresentato
191
Esempio di modello
scomponibile
192
Staffa
Piano di separazione
Semiforma
Anima
193
Materozza
Solidificazione
Fase di colata
194
Soluzioni da preferire
195
Piano di separazione
Direzione di estrazione
Altezza A
Formatura a macchina
Fino a 10mm
Da 10 a 35 mm
3-4
1-2
Da 35 a 150 mm
2-230
45-1
Oltre 150 mm
30
196
Soluzioni da preferire
197
Anime
Piano di separazione
Sottosquadri
198
199
Il tornio
Il tornio una delle macchine pi utilizzate nellindustria meccanica. Consente di lavorare
pezzi assialsimmetrici. Lutensile monotagliente. Il moto di taglio posseduto dal
pezzo, quello di avanzamento dallutensile.
Menabrida
Brida
Mandrino
Contropunta
1) Base
9) Controtesta
2) Vano motore
6) Guida
10) Contropunta
8) Piattaforma
200
Lavorazioni al tornio
Si riportano qui brevemente le possibili lavorazioni eseguibili al tornio.
Cilindratura esterna
(tornitura longitudinale)
Sfacciatura (tornitura
radiale)
Lavorazione di parte
conica
Lavorazione di parte
assialsimmetrica di forma generica
Esecuzione di uno
smusso
Cilindratura interna
Esecuzione di una gola
201
Soluzione da evitare
Soluzione da preferire
Soluzione da evitare
Soluzione da preferire
202
La fresatrice
La fresatrice una macchina dofficina molto versatile che permette di eseguire svariati tipi
di lavorazioni. Lasse di rotazione a cui collegato lutensile (fresa, utensile
pluritagliente) pu essere movimentato secondo un certo numero di gradi di libert (da 2
a 5).
Tipologie di frese
1) Base
3) Fresa
5) Slitta portapezzo
203
Avanzamento
Avanzamento
Spianatura
Profondit di
passata
Contornatura
Lavorazione di una
superficie curva
204
Soluzione da evitare
Soluzione da preferire
Soluzione da evitare
Soluzione da preferire
Superficie da lavorare
Superficie da lavorare
Soluzione da evitare
Soluzione da preferire
205
Il trapano
Il trapano una macchina da officina usata principalmente per la lavorazione di fori:
foratura, allargatura, alesatura,
Allargatura
Alesatura
Lamatura
1) Base
3) Motore
5) Mandrino
2) Colonna
4) Testa motrice
6) Portapezzo
7) Guide
206
10
Soluzione da evitare
Soluzione da preferire
(ringrosso)
Soluzione da preferire
(spianatura)
Fare in modo che la punta da trapano esca in direzione ortogonale alla superficie da forare
(possibile rottura della punta)
Soluzione da evitare
Soluzione da preferire
(ringrosso)
207
Brocciatrice
Organo di
trazione
Possibili forme
finali
Forma
iniziale
208
11
209
Laminazione e stampaggio
Laminazione
Stampaggio
Massello
210
12
Piegatura e imbutitura
Piegatura
Imbutitura
Punzone
Punzone
Matrice
Premilamiera
Matrice
Processo di piegatura
211
Estrusione e trafilatura
Estrusione
Trafilatura
Matrice
Matrice
Estrusione diretta
Matrice
Estrusione inversa
212
13
TOLLERANZE DIMENSIONALI
213
Errori dimensionali
Errori geometrici
(dimensioni reali
diverse da quelle
nominali)
Tolleranze
dimensionali
Errori
macrogeometrici
Errori
microgeometrici
Tolleranze
geometriche
Rugosit
214
Perch le tolleranze ?
Lutilizzo delle tolleranze in fase di progetto finalizzato a garantire il corretto
accoppiamento dei pezzi.
Dati due pezzi progettati in modo da accoppiarsi tra loro (immaginiamo foro cilindrico e
parte cilindrica), laccoppiamento pu avvenire in due diversi modi:
Aggiustaggio
Intercambiabilit
TOLLERANZE
215
216
217
218
219
220
221
Accoppiamenti
Per accoppiamento si intende un a situazione di montaggio tra due componenti (albero e
foro) di uguale dimensione nominale e diversa tolleranza. Un accoppiamento viene indicato
riportando:
- la dimensione nominale comune ai due pezzi;
- i simboli relativi alla tolleranza relativa al foro ed a quella relativa allalbero.
Esempio: 60 G7/g6
A seconda delle tolleranze assegnate un accoppiamento pu essere dei seguenti tipi:
Con gioco
Con interferenza
Incerto
La dimensione massima
ammissibile dellalbero
minore della dimensione
minima ammissibile del
foro
La
dimensione
minima
ammissibile dellalbero
maggiore della dimensione
massima ammissibile del
foro
222
Sistema foro-base
da Js ad N accoppiamento incerto;
da js ad n accoppiamento incerto;
Da P a ZC
interferenza.
accoppiamento
con
Da p a zc
interferenza.
accoppiamento
con
223
PRECISIONE
LIBERO
MOBILE DI
SCORRIMENTO
BLOCCATO LEGGERO
BLOCCATO SERRATO
ALTA
H6/g5
Parti rotanti lubrificate;
acciaio bonificato
rettificato
H6/h5
Accoppiamento di
centratura lubrificato
internamente
H6/n5
Parti non bloccate
assialmente (vincolo
torsionale linguetta o
profili scanalato)
H6/p5
Parti da considerarsi un
sol pezzo
BUONA
H7/g6
Accoppiamenti rotanti
con buona centratura;
lubrificazione mediocre
H6/h6
Alberi veloci poco
caricati
H7/n6
Parti bloccate
assialmente (senza
linguetta o scanalato);
buona centratura
H7/r6
Trasmissione con
carichi assiali e
torsionali senza
linguette o scanalati
MEDIA
H7/f7
Accoppiamenti rotanti
veloci; centratura
imperfetta
H7/h6
Centratura di
scorrimento; comandi
idraulici di precisione
H8/n8
Ingranaggi di forza da
smontare raramente
GROSSOLANA
H11/d11
Macchine agricole;
apparati di
sollevamento; organi
esposti ad intemperie
H8/f8; H8/h8
Accoppiamenti rotanti
in genere con bassi
carichi e limitate
esigenze di centratura
224
PRECISIONE
MOBILE DI
SCORRIMENTO
LIBERO
BLOCCATO LEGGERO
BLOCCATO SERRATO
M6/h6
Smontabile senza forte
pressione con vincolo
rotatorio e di
scorrimento assiale
ALTA
H6/h6
Parti con movimento
relativo; alberi veloci
lubrificati
BUONA
MEDIA
E8/h7; F8/h8;
H9/h8
Parti scorrevoli con
gioco abbondante
GROSSOLANA
D10/h8
Parti scorrevoli con
gioco abbondante
senza esigenze di
precisione
J6/h6
Senza scorrimento
assiale relativo
N6/h7
Smontabile con forte
pressione
F8/h7
Movimento relativo con
gioco sensibile
225
Designazi
one
denominazio
ne
da 0,5
a3
oltre 3
fino a 6
oltre 6
fino a 30
oltre 30
fino a 120
oltre 120
fino a 400
oltre 400
fino a
1000
oltre 1000
fino a
2000
oltre 2000
fino a
4000
fine
0,05
0,05
0,1
0,15
0,2
0,3
0,5
media
0,1
0,1
0,2
0,3
0,5
0,8
1,2
grossolana
0,2
0,3
0,5
0,8
1,2
molto
grossolana
1,5
2,5
226
227
1) Azzeramento del
comparatore
2) Esecuzione della
misurazione differenziale
Blocchetti di riscontro
Pezzo da misurare
Verifica di quote con il comparatore. La prima operazione consiste nellazzerare il comparatore utilizzando
uno o pi blocchetti di riscontro la cui dimensione complessiva uguale alla quota da controllare.
Successivamente si sposta il comparatore sul pezzo da misurare e si rileva lo scostamento positivo o negativo
della quota misurata rispetto a quella di riscontro.
228
Esercizi (1).
Determinare le dimensioni estreme ammissibili per un albero 50 g7
Dalla tabella dei gradi di tolleranza normalizzati si ricava lampiezza del campo di tolleranza,
IT = 25 = 0.025 mm.
Lo scostamento fondamentale per alberi in posizione g quello superiore. Dalla tabella si
ricava es = 9 = -0.009 mm
Poich es = dmax dn risulta dmax = -0.009 + 50 = 49.991 mm.
Da IT = dmax dmin si ricava dmin = dmax IT = 49.991 0.025 = 49.966 mm
Determinare le dimensioni estreme ammissibili per un foro 60 F8
Dalla tabella dei gradi di tolleranza normalizzati si ricava lampiezza del campo di tolleranza,
pari a IT = 46 = 0.046 mm.
Lo scostamento fondamentale per fori in posizione F quello inferiore. Dalla tabella si
ricava Ei = 30 = 0.030 mm
Poich Ei = Dmin Dn risulta Dmin = 60 + 0.030 = 60.030 mm.
Da IT = Dmax Dmin si ricava Dmax = dmin + IT = 60.030 + 0.046 = 60.076 mm
229
Esercizi (2).
Determinare che tipo di accoppiamento deriva da 35 J7/n6
Procediamo in maniera analoga alla precedente ricavando le dimensioni estreme dellalbero
e del foro.
Albero
Foro
IT = 0.016 mm
IT = 0.025 mm
dmax = 35.033
Dmin = 34.989
Verifichiamo quindi la
Condizione di massimo materiale
presenza di gioco o
interferenza nelle due Dmin = 34.989 mm; dmax = 35.033 mm
situazioni estreme di
massimo materiale e
Condizione di minimo materiale
minimo materiale.
Ricaviamo
di
conseguenza il tipo di
accoppiamento
INTERFERENZA
INTERFERENZA
230
231
232
10
233
234
11
Input = tolleranze
componenti;
output =
nellassieme
tolleranza
dei
singoli
output = tolleranze
componenti
dei
singoli
235
La tolleranza del gioco si ottiene sottraendo membro a membro le due equazioni precedenti:
Gmax - Gmin = (Rmax Rmin) + (Amax - Amin) + (Bmax - Bmin) + (Bmax - Bmin)
Da cui osserviamo che:
tG = tR + tA + tB + tC
Ossia la tolleranza del gioco uguale alla somma delle tolleranze di tutta la catena
236
12
237
Fine catena
Inizio catena
(origine)
238
13
effetto
+Max/-Min
(massimo effetto
aumentante)
+Min/-Max
(massimo effetto
diminuente)
Tolleranza
1 - supporto
70,3
69,7
0,6
2 - blocco
19,8
20,2
0,4
3 - blocco
11,8
12,2
0,4
4 - blocco
35,7
36,3
0,6
Gioco massimo
Gioco minimo
+3,0
+1,0
2,0
0,4
Gioco risultante
Gioco previsto
+2,2
+1,8
Scarto
-0,8
+0,8
239
Elemento
effetto
+Max/-Min
(massimo effetto
aumentante)
+Min/-Max
(massimo effetto
diminuente)
Tolleranza
1 - supporto
70,0 (-0.3)
69,9 (+0,2)
0,1 (-0,5)
2 - blocco
19,9 (-0.1)
20,0 (+0,2)
0,1 (-0,3)
3 - blocco
11,9 (-0.1)
12,0 (+0,2)
0,1 (-0,3)
4 - blocco
36,0 (-0,3)
36,1 (+0,2)
0,1 (-0,3)
Gioco massimo
Gioco minimo
Gioco risultante
+2,2
+1,8
2,0
Gioco previsto
+2,2
+1,8
0,4
0,0
0,0
Scarto
240
14
241
15
TOLLERANZE GEOMETRICHE
242
Tolleranze di orientamento
Tolleranze di posizione
Tolleranze di oscillazione
243
Tolleranze geometriche
Vengono qui trattate le tolleranze geometriche di seguito elencate.
Tolleranze di forma
Tolleranze di posizione
Rettilinei
Localizzazione
Planarit
Simmetria
Circolarit
Concentricit e coassialit
Cilindricit.
Tolleranze di orientamento
Tolleranze di oscillazione
Parallelismo.
Ortogonalit
244
Indicazione a disegno
Interpretazione
Ogni linea della superficie
superiore parallela al piano di
proiezione deve compresa tra
due rette parallele distanti
0.1 mm.
La zona di tolleranza
limitata da due rette parallele
distanti t.
Attenzione: non viene data nessuna indicazione sullorientamento delle linee che
definiscono la zona di tolleranza. La tolleranza di rettilineit applicata ad una superficie
piana controllo solo la rettilineit nella direzione parallela al piano di proiezione.
245
Indicazione a disegno
Interpretazione
Lasse della barra deve
essere compreso in un
parallelepipedo
avente
larghezza 0.1 mm nel piano
verticale e 0.2 mm nel piano
orizzontale.
La zona di tolleranza
limitata da un parallelepipedo
di sezione t1 x t2.
Attenzione: unindicazione
di questo tipo specifica che la
tolleranza da intendersi
come applicata allasse.
246
Indicazione a disegno
Interpretazione
Lasse del cilindro deve
essere compreso in una zona
cilindrica avente diametro
0.08 mm.
La zona di tolleranza
limitata da un cilindro di
diametro t.
Attenzione: il simbolo che
precede il valore della
tolleranza indica che si sta
specificando una zona di
tolleranza cilindrica.
247
Tolleranza di circolarit
Una tolleranza di circolarit definisce una zona di tolleranza delimitata da due cerchi
concentrici.
Zona di tolleranza
Indicazione a disegno
Interpretazione
La circonferenza di ciascuna
sezione trasversale deve
essere compresa tra due
circonferenze complanari e
concentriche i cui raggi
differiscano per 0.1 mm.
La circonferenza di ciascuna
sezione trasversale deve
essere compresa tra due
circonferenze complanari e
concentriche i cui raggi
differiscano per 0.03 mm.
La zona di tolleranza
limitata da
due
cerchi
concentrici
i
cui
raggi
differiscono per il valore t.
248
Tolleranza di planarit
La tolleranza di planarit specifica una zona tridimensionale limitata da due piani tra loro
paralleli con una distanza uguale al valore della tolleranza specificata.
Zona di tolleranza
Indicazione a disegno
Interpretazione
La superficie considerata
deve essere compresa tra
due piani paralleli distanti
0.08 mm.
La zona di tolleranza
limitata da due piani paralleli
distanti t.
Attenzione: non viene data nessuna indicazione sullorientamento dei piani che
definiscono la zona di tolleranza.
249
Tolleranza di cilindricit
La tolleranza di cilindricit specifica una zona tridimensionale limitata da due cilindri
concentrici.
Zona di tolleranza
Indicazione a disegno
Interpretazione
La superficie considerata
deve essere compresa tra
due cilindri concentrici i cui
raggi differiscono per 0.1
mm.
La zona di tolleranza
limitata da due cilindri
concentrici
i
cui
raggi
differiscono del valore t.
Attenzione: non viene data nessuna indicazione sullorientamento degli assi dei cilindri
che definiscono la zona di tolleranza.
250
Elementi di riferimento
Le tolleranze viste finora (tolleranze di forma) non hanno bisogno, per essere assegnate,
di elementi di riferimento. Le tolleranze introdotte da qui a seguire necessitano, invece,
dellassegnazione di uno o pi elementi di riferimento.
Gli elementi di riferimento possono essere di due tipi: elementi dimensionabili (ad es.
scanalatura, foro, perno) ed elementi non dimensionabili (ad es. superficie piana).
Indicazione di riferimenti dimensionabili
251
Riferimenti: definizioni
I riferimenti ed i sistemi di riferimento delle tolleranze geometriche, le loro definizioni, le
realizzazioni pratiche e la loro indicazione a disegno sono oggetto della norma UNI ISO
5459. La norma fornisce le seguenti definizioni:
Riferimento: forma geometrica teoricamente
252
Elemento di riferimento
Asse di un foro
Asse di un albero
253
Elemento di riferimento
Superficie piana
Piano mediano
254
255
256
257
Riferimenti parziali
I riferimenti parziali si introducono quando lelemento di riferimento una superficie ampia.
Ci pu infatti dar luogo a dei problemi di ripetibilit delle misure. I riferimenti parziali sono
costituiti da: punti, linee, aree di contatto piane o cilindriche.
Il riferimento parziale vero e proprio indicato da una croce se trattasi di un punto; da due croci unite con
tratto continuo se trattasi di linea; da una zona tratteggiata delimitata da linea mista fine se trattasi di
una parte di superficie piana o cilindrica.
Punto
Linea
Area
258
B1
C1
B2
A1
A2
A3
259
Indicazione a disegno
Interpretazione
Lasse con tolleranza deve
essere compreso tra due
rette distanti 0.1 mm,
parallele
allasse
di
riferimento e poste sul piano
verticale (ortogonale al
piano di proiezione).
Lasse con tolleranza deve
essere compreso tra due
rette distanti 0.1 mm,
parallele
allasse
di
riferimento e poste sul piano
orizzontale (ortogonale al
piano di proiezione).
260
Zona di tolleranza
Indicazione a disegno
Interpretazione
Lasse con tolleranza deve
essere compreso in un
parallelepipedo
avente
larghezza 0.2 mm nella
direzione orizzontale e 0,1
mm nella direzione verticale,
parallelo
allasse
di
riferimento A.
oppure
261
10
Zona di tolleranza
Indicazione a disegno
Interpretazione
Lasse con tolleranza deve
essere compreso in una zona
cilindrica avente diametro di
0.03 mm, parallela allasse di
riferimento A.
262
Zona di tolleranza
Indicazione a disegno
Interpretazione
Lasse del foro deve essere
compreso entro due piani
distanti 0.01 mm e paralleli
alla
superficie
B
di
riferimento.
263
11
Zona di tolleranza
Indicazione a disegno
Interpretazione
La superficie con tolleranza
deve essere compresa tra
due piani distanti 0,1 mm e
paralleli allasse C del foro.
264
Zona di tolleranza
Indicazione a disegno
Interpretazione
La superficie con tolleranza
deve essere compresa tra
due piani paralleli distanti
0,01 mm e paralleli alla
superficie di riferimento D.
265
12
Indicazione a disegno
Interpretazione
Lasse del foro (obliquo)con
tolleranza
deve
essere
compreso tra due piani
paralleli distanti 0.06 mm, e
perpendicolari allasse del
foro orizzontale A.
Zona di tolleranza
delimitata da due
parallele distanti t.
piana
rette
266
Indicazione a disegno
Interpretazione
Lasse del cilindro deve
essere compreso tra due
piani paralleli distanti 0,1 mm
e perpendicolari al piano di
riferimento.
267
13
Indicazione a disegno
Interpretazione
Lasse del cilindro deve
essere compreso in un
parallelepipedo
avente
sezione 0,1 x 0,2 mm
perpendicolare alla superficie
di riferimento.
268
Zona di tolleranza
Indicazione a disegno
Interpretazione
La superficie oggetto della
tolleranza
deve
essere
compresa tra due piani
paralleli distanti 0.08 mm e
perpendicolari allasse A.
269
14
Zona di tolleranza
Indicazione a disegno
Interpretazione
La superficie con tolleranza
deve essere compresa tra
due piani paralleli distanti
0.08 mm e perpendicolari
alla superficie di riferimento
A.
270
Indicazione a disegno
Interpretazione
Ciascuno degli assi dei fori
deve essere compreso in un
parallelepipedo di larghezza
0,05 mm e 0,2 mm con asse
ortogonale al piano di
proiezione giacente nella
posizione teorica esatta del
foro considerato.
271
15
Zona di tolleranza
Indicazione a disegno
Interpretazione
Ciascuno degli assi dei fori
deve essere compreso in un
cilindro di diametro 0,1 mm e
0,2 mm con asse ortogonale
al
piano
di
proiezione
giacente
nella
posizione
teorica esatta del foro
considerato.
272
Tolleranza di simmetria
Una tolleranza di simmetria stabilisce i limiti di variabilit di elementi posti simmetricamente
rispetto ad un piano o ad un asse.
Zona di tolleranza
Indicazione a disegno
Interpretazione
Il piano mediano della
scanalatura
deve
essere
compreso tra due piani
paralleli distanti 0,08 mm e
disposti
simmetricamente
rispetto al piano mediano
dellelemento di riferimento
A.
273
16
Tolleranza di concentricit
Una tolleranza di concentricit stabilisce i limiti di variabilit di elementi posti
concentricamente rispetto ad un dato punto di riferimento.
Zona di tolleranza
Indicazione a disegno
Interpretazione
Il centro del cerchio esterno
deve essere compreso entro
un cerchio di diametro 0,01
mm concentrico al centro di
riferimento A.
274
Tolleranza di coassialit
Una tolleranza di coassialit controlla lerrore di posizione relativo ad elementi geometrici
che hanno lo stesso asse di simmetria.
Zona di tolleranza
Indicazione a disegno
Interpretazione
Lasse del cilindro oggetto
della tolleranza deve essere
compreso entro un cilindro di
diametro 0,08 mm di asse AB.
275
17
Zona di tolleranza
Indicazione a disegno
Interpretazione
Loscillazione radiale non
deve essere maggiore di 0,1
mm in ogni piano di misura
durante
una
rotazione
completa attorno allasse AB.
276
Indicazione a disegno
Interpretazione
Loscillazione assiale non
deve essere maggiore di 0,1
mm su ogni posizione di
misura durante una rotazione
completa attorno allasse di
riferimento D.
277
18
Classe
Fino a 10
Oltre 10
fino a 30
Oltre 30
fino a 100
Oltre 100
fino a 300
Oltre 300
fino a 1000
Oltre 1000
fino a
3000
0,02
0,05
0,1
0,2
0,3
0,4
0,05
0,1
0,2
0,4
0,6
0,8
0,1
0,2
0,4
0,8
1,2
1,6
Classe
0,2
0,3
0,4
0,5
0,4
0,6
0,8
1,0
0,6
1,0
1,5
278
Classe
Fino a 100
0,5
0,5
0,5
0,5
0,6
0,6
0,8
1,0
0,6
1,0
1,5
Classe
0,1
0,2
0,5
Tolleranze generali di
coassialit
Tolleranze generali di
cilindricit
Non stabilite
Non stabilite
Indicazione a disegno delle tolleranze generali prevede il richiamo alla norma ISO 2768:
Tolleranze generali secondo ISO 2768 - mK
279
19
280
ESEMPIO 2
Componente 1
Componente 1
Componente 2
Componente 2
Requisito funzionale
Requisito funzionale
281
20
Esigenza di inviluppo
Lesigenza di inviluppo (UNI ISO 8015), indicata a disegno con il simbolo E cerchiato,
stabilisce che la forma di un elemento non deve mai superare linviluppo della forma
perfetta corrispondente alla condizione di massimo materiale.
Lesigenza di inviluppo pu applicarsi ad un elemento isolato (es. cilindro), o ad un
elemento definito da due superfici piane parallele.
Indicazione a disegno
Interpretazione
1) Ciascun diametro locale
dellalbero pu variare tra
149,96 e 150 mm.
2) Tutto lalbero deve stare
nellinviluppo
di
forma
perfetta di 150 mm.
282
283
21
284
285
22
286
287
23
288
289
24
APPLICAZIONE SCONSIGLIATA
Collegamenti
che
hanno
rilevanza
notevole dal punto di vista funzionale; ad
es. collegamenti cinematici, centri di
bulloni
290
25
RUGOSIT
291
Introduzione
Le superfici degli oggetti reali sono di solito affette da irregolarit microgeometriche. Tali
irregolarit possono essere casuali (tipico nei pezzi prodotti per fusione), ovvero avere degli
andamenti preferenziali (frequente in pezzi sottoposti a lavorazioni alle macchine utensili).
Le irregolarit superficiali si
misurano
immaginando
di
sezionare la superficie secondo un
piano, detto piano di rilievo,
ortogonale alla superficie stessa. Il
profilo reale la linea risultante
dall'intersezione della superficie
reale con il piano di rilievo.
La misura della rugosit si effettua
attraverso
uno
strumento
chiamato
rugosimetro.
Il
rugosimetro funziona in maniera
analoga
alla
puntina
da
grammofono,
registrando
le
asperit della superficie. Si ottiene
un profilo del tipo di quello
indicato a fianco. La lunghezza
di base (L) dellordine di
qualche millimetro.
y
Profilo rilevato
x
Lunghezza di base (L)
292
x
Lunghezza di base (L)
293
Rugosit Ra
Assunto come asse xm la linea media del profilo, si definisce il parametro di rugosit Ra
(rugosit "media") come il valore medio (espresso in m) delle ordinate (y1, y2, yn) del
profilo rispetto alla sua linea media.
Nel dominio continuo si ha quindi la
seguente definizione:
Ra =
1
L
y dx ;
y
yi
Ra =
1 n
yi
n i =1
La rugosit Ra fornisce un valor di finitura superficiale medio che non discrimina per il tipo
di irregolarit. Ad esempio pochi picchi elevati potrebbero sortire lo stesso effetto di molti
picchi pi bassi.
Operativamente il rugosimetro fornisce un valore di Ra calcolato su una lunghezza
maggiore della lunghezza di base (lunghezza di esplorazione). Il valore che ne risulta la
media dei valori calcolati su pi lunghezze di base.
Appunti di Disegno Tecnico Industriale
294
Lunghezza di
valutazione
Principio di funzionamento del rugosimetro
Tastatore
Tabella della lunghezza di base e della lunghezza di
valutazione in funzione di Ra
295
Rugosit Rz
la distanza tra due linee parallele alla linea media passanti mediamente fra i cinque
picchi pi alti e le cinque valli pi basse, entro i limiti della lunghezza di base.
Supponendo che le ordinate dei cinque picchi pi elevati siano (yp1, yp2, yp3, yp4, yp5), e che
le ordinate delle cinque valli pi profonde siano (yv1, yv2, yv3, yv4, yv5), sempre con
riferimento alla linea media, si ha:
Rz =
(y
p1
+ y p 2 + ... + y p 5 ) ( y v1 + y v 2 + ... + y v 5 )
5
y
yi
xm
Lunghezza di base (L)
La rugosit Rz fornisce, in pratica, una misura della irregolarit massima mediata su cinque
picchi e cinque valli.
296
Rugosit Rmax
la distanza tra due linee parallele alla linea media tangenti al picco pi alto ed alla valle
pi profonda. Dette ypmax, yvmin, rispettivamente le ordinate del picco pi alto e della valle
pi profonda si ha:
y
yi
xm
Linea tangente alla
valle pi profonda
La rugosit Rz fornisce, in pratica, una misura della irregolarit massima del profilo.
297
yi
p
xm
Linea di misura
Lunghezza di base (L)
Il simbolo della lunghezza del profilo portante deve comprendere anche il valore di p. Es.:
lt50 = , ha il significato di lunghezza del profilo portante misurata a 50m dalla linea di
riferimento;
lt0,5Rz = , ha il significato lunghezza del profilo portante misurata ad una distanza pari a
0,5Rz dalla linea di riferimento.
298
Portanza (t)
il rapporto percentuale tra la lunghezza del profilo portante e la lunghezza di base:
t = 100
lt
L
t50 60 indica che la portanza deve essere rilevata con p = 50m e deve essere maggiore
od uguale al 60%
299
Il simbolo pu essere applicato direttamente sulla traccia della superficie, su una linea
che rappresenta il prolungamento della stessa o su una linea di richiamo.
Varianti del simbolo base:
Indica
superficie
da
ottenersi
senza
asportazione di truciolo (asportazione di
truciolo non consentita).
Indica
superficie
da
ottenersi
con
asportazione di truciolo (asportazione di
truciolo richiesta).
300
SIGNIFICATO
Solchi multidirezionali
301
302
303
Costi di produzione
0.05
APPLICAZIONE
0.1
0.2
0.4
0.8
1.6
3.2
304
FILETTATURE E COLLEGAMENTI
FILETTATI
305
Introduzione
Una filettatura costituita da un risalto (filetto) che si avvolge ad elica sulla superficie
esterna di un elemento cilindrico o conico (vite) o sulla superficie interna di un elemento
analogo (madrevite).
Vite e madrevite costituiscono un accoppiamento: le parti piene della vite si inseriscono
nelle parti vuote della madrevite. La rotazione relativa dei due elementi provoca uno
scorrimento assiale relativo degli stessi.
Gli elementi che caratterizzano una filettatura sono: la forma del profilo, il passo, il
numero dei filetti, lavanzamento, il diametro nominale, il senso di avvitamento.
306
Profilo triangolare
Profilo trapezoidale
Profilo circolare
(viti di collegamento)
(viti di manovra)
(collegamento tubi)
(lampadine)
307
Filettatura ad un principio
(avanzamento = passo)
(avanzamento = 2*passo)
(avanzamento = 3*passo)
308
Diametro nominale
Il diametro nominale (d, D) il parametro dimensionale che viene utilizzato per la
designazione convenzionale di una filettatura.
Il diametro nominale coincide (ad eccezione delle filettature gas) con il diametro esterno
della vite (diametro misurato in corrispondenza delle creste) e con il corrispondente
diametro della madrevite (diametro misurato in corrispondenza dei fondi).
Il diametro di nocciolo (dn, Dn) il diametro misurato sul fondo dei filetti della vite e
sulla cresta dei filetti della madrevite.
Il diametro medio (dm, Dm) il diametro misurato sulla generatrice intermedia tra cresta e
fondo.
Per il calcolo di resistenza della vite si fa riferimento alla media tra il diametro di nocciolo ed
il diametro medio, da cui la sezione resistente di una vita data da:
SR =
dn + dm
309
Senso di avvitamento
Lelica sulla quale si sviluppa il filetto, e dunque la filettatura stessa, pu essere destra o
sinistra.
La filettatura destra quando rotandola in senso orario, il movimento di allontanamento
rispetto allosservatore, viceversa la filettatura sinistra.
Normalmente le viti utilizzate negli organi di collegamento sono destre (avvitamento in
senso orario e svitamento in senso antiorario) e solo in casi particolari vengono
filettate secondo unelica sinistra.
Elica destra
310
Sistemi di filettature
Un sistema di filettature costituito da un insieme di norme che determinano:
1)
2)
il significato ed i valori unificati dei diametri nominali scelti per viti e madreviti;
3)
4)
le tolleranze di lavorazione
2)
Filettature Withworth;
3)
Filettature gas;
4)
Filettature trapezie;
5)
6)
Filettature speciali
311
312
segue
segue
Appunti di Disegno Tecnico Industriale
313
314
315
316
Esempi:
Filettatura Withworth unificata: W
Filettatura Withworth non unificata: x 14 W
317
Filettature gas
Sia le filettature metriche ISO che le Withworth non garantiscono la tenuta
tra vite e madrevite (rispetto al passaggio di fluidi). Le filettature gas possono
invece garantirla.
Il profilo delle filettature gas uguale a quello delle Withworth, ma i passi sono pi
fini.
Il diametro nominale convenzionale: si riferisce al diametro interno teorico del tubo
su cui usata la filettatura (la denominazione gas dovuta al loro iniziale impiego
nelle giunzioni di tubature per gas)
Filettature gas non a tenuta stagna
(accoppiamento tra vite e madrevite
cilindriche)
Filettatura interna: G 1
Filettatura esterna: G 1 A
A = classe di tolleranza (A o B)
318
Pettine fisso
Pettine mobile
319
Maschio
Maschio
Giramaschio
Operazione di maschiatura a mano
Lavorazioni per asportazione di truciolo: filettatura con filiera.
Con la filiera possibile realizzare filettature su barre cilindriche aventi il diametro corrispondente al
diametro nominale della filettatura che si vuole realizzare.
Filiera
Girafiliera
320
Filettatura esterna
Filettatura interna
321
Rappresentazione e quotatura di un
elemento filettato femmina (foro
filettato passante).
Rappresentazione e quotatura di un
foro filettato cieco.
322
Rappresentazione di
accoppiamento vite/madrevite
(foro filettato passante)
Rappresentazione
di
accoppiamento vite/madrevite
(foro filettato cieco)
323
Rappresentazione e quotatura di un
elemento filettato maschio.
Rappresentazione
schematica
Rappresentazione
semplificata
Rappresentazione
schematica
Rappresentazione e quotatura di
elementi filettati femmina (foro
filettato passante e foro filettato
cieco).
324
10
Rappresentazione
schematica
Rappresentazione
semplificata
325
Testa
esagonale
Serraggio normale
Estremit
smussata
Serraggio forte
Estremit
bombata
Viti di collegamento,
viti di pressione
Testa
quadrata
Estremit
cilindrica
Estremit
troncoconica
Estremit cilindrica
troncoconica
326
11
Dado zigrinato
Dado a corna
327
Lato gambo
328
12
Molle a tazza
Rosette elastiche
Rosette elastiche
dentate
Dado e
controdado
Copiglia
329
4.6
4.8
5.6
5.8
6.8
8.8
10.9
12.9
4D
5S
6S
10
12
4A
4D
5S
6S
10
12
3.6
4.6
4.8
5.6
5.8
6.8
8.8
10.9
12.9
330
13
Denominazione
Riferimento norma
Caratteristiche
filettatura
1)
Vite
ISO 4014
M 10 x 0,5
2)
Dado
ISO 4032
M 20 x 2
3)
Prigioniero
UNI 5911
M 10
Eventuale
lunghezza
sotto testa
Altre
caratteristiche
(es. classe res.)
60
50
8.8
10
8.8
1)
Vite a testa esagonale con filettatura metrica a passo fine, M 10, lunghezza (sotto testa) 60 mm, classe
di resistenza 8.8
2)
Dado esagonale normale con filettatura metrica a passo fine M 24 x 2, acciaio di classe 10
3)
Prigioniero a radice media con filettatura a passo grosso M 10, lunghezza 50 mm, classe di resistenza 8.8
331
Foro semplice
Foro semplice
Foro semplice
Foro filettato
Foro semplice
Foro filettato
Vite mordente
Vite passante
Vite prigioniera
332
14
Vite di pressione
Grano di pressione
Grano di fermo
Grano di guida
333
15
COLLEGAMENTI ALBERO-MOZZO
334
Introduzione
I collegamenti albero-mozzo sono collegamenti smontabili che consentono di rendere
solidali, rispetto alla rotazione attorno ad un asse comune, una parte piena (albero), ed una
parte forata (mozzo).
possibile adottare varie soluzioni, tra cui le pi utilizzate sono le seguenti:
Collegamento con chiavetta: elemento prismatico che si interpone con forzamento
radiale tra albero e mozzo. Non consente lo scorrimento assiale relativo delle due parti.
Collegamento con linguetta: elemento prismatico che si interpone senza forzamento
radiale tra albero e mozzo. Consente lo scorrimento assiale relativo delle due parti.
Collegamento con profili scanalati: sia lalbero che il foro del mozzo sono sagomati. Pu
consentire o non consentire lo scorrimento assiale.
Collegamento con spina trasversale: elemento che attraversa radialmente sia lalbero che
il mozzo. Non consente lo scorrimento assiale relativo.
335
Chiavette
Le chiavette sono elementi prismatici che si interpongono tra albero e mozzo, in un a
scanalatura prismatica denominata cava, con forzamento radiale. Tra i fianchi della
chiavetta ed i fianchi della cava vi gioco. Tra le facce superiori ed inferiori della chiavetta
e le rispettive facce della cava vi forzamento. Il forzamento si realizza grazie alla forma
della chiavetta, la quale ha la faccia superiore inclinata di 1:100. La trasmissione del
momento torcente avviene grazie alle forze di attrito che si generano sulle facce della
chiavetta.
336
Chiavette incassate
Chiavette ribassate
Il
loro
montaggio
richiede
lesecuzione di una sede sia sul
mozzo che sullalbero.
Il
loro
montaggio
richiede
lesecuzione di una sede sul
mozzo ed di una spianatura
sullalbero.
Il
loro
montaggio
richiede
lesecuzione di una sede sul
mozzo e nessuna lavorazione
sullalbero.
337
Smontaggio
Smontaggio
Montaggio
Montaggio
Chiavetta diritta
Chiavetta arrotondata
Il montaggio e lo smontaggio si
esegue agendo sul mozzo.
338
339
340
Linguette
Anche le linguette sono elementi prismatici che si interpongono tra albero e mozzo, tuttavia
con un principio di funzionamento differente. Il momento torcente trasmesso grazie al
contatto che si instaura sui fianchi della linguetta, mentre non c forzamento radiale.
341
Tipologie di linguette
Le linguette possono assumere una delle seguenti forme: diritta (forma B), arrotondata
(forma A), o a disco (tipo Woodruff), adatta al montaggio su estremit coniche di alberi.
Linguetta diritta
Linguetta arrotondata
Linguetta a disco
342
343
Forma
normale
Forma
tronca (h2
= 0,8h1)
344
Lavorazioni meccaniche
Le lavorazioni meccaniche eseguite per realizzare le sedi di chiavette e linguette su alberi e
su mozzi sono importanti ai fini di una corretta quotatura dei pezzi.
345
Quotatura
Si riportano in questa trasparenza esempi di quotatura di sedi per chiavette/linguette su
albero e su mozzo.
346
Profili scanalati
Gli accoppiamenti scanalati sono costituiti da albero e mozzo sui quali sono ricavati
opportuni risalti (funzionanti, in pratica, come una serie di linguette). I profili scanalati sono
utilizzati quando sia richiesta una maggiore affidabilit o quando le dimensioni ridotte
dellalbero non consentirebbero limpiego di chiavette o linguette.
347
348
349
-Tolleranze:
-Per lalbero: S (scorrevole), SC (scorrevole
sotto carico), F (fisso);
-Tolleranza;
Esempi:
-Riferimento norma
Esempi:
EXT 24Z x 2,5 m x 30R x 5f UNI ISO 4156
350
Spine
Le spine trasmettono il momento torcente tra albero e mozzo attraverso sollecitazioni di
taglio. Si tratta di una condizione sfavorevole di funzionamento, per cui sono adatte alla
trasmissione soltanto di deboli momenti torcenti. L spine possono essere di vario tipo,
cilindriche o coniche, rigide o elastiche.
Spina cilindrica
Spina conica
Spina elastica
351
Tipo B
Tipo A
Tipo C
Materiale
(acciaio)
352
Materiale
(acciaio)
353
10
Materiale
(acciaio)
354
11
CUSCINETTI VOLVENTI
360
Introduzione
Un cuscinetto volvente (o a rotolamento) un elemento posizionato tra un albero (parte
ruotante) ed un supporto (parte fissa).
La rotazione relativa tra la parte fissa (anello o ralla a contatto con il supporto) e la parte
mobile (anello o ralla a contatto con lalbero) garantita dalla presenza di elementi volventi
(sfere, rulli cilindrici, rulli conici).
Si realizza cos un meccanismo basato sullattrito volvente, con vantaggi in termini di
rendimento.
Elementi volventi
Gabbia distanziatrice
Anello interno
Anello esterno
361
Capacit
di
reazione
rispetto alla direzione di
applicazione del carico
-Radiali;
Possibilit di rotazione
relativa dei due anelli
-Rigidi
-A sfere
-orientabili
-A rulli
-Assiali
-A rulli conici
-Obliqui
-A rullini
362
Cuscinetti obliqui
363
364
365
Montaggio ad O
(divergente)
Il
carico
assiale
viene
sopportato in entrambi i versi,
ma solo da un cuscinetto per
volta. Offre buona resistenza ad
azioni
ruotanti
con
asse
ortogonale al piano del foglio
366
Cuscinetti semichiusi
Cuscinetti chiusi
Forma NU
Forma NJ
Forma NUP
consentito lo spostamento
relativo in senso assiale delle
due parti del cuscinetto. La
forma N analoga, con la
differenza che lanello
interno ad avere gli orletti.
consentito lo spostamento
assiale relativo in un solo verso.
Non
consentito
lo
spostamento assiale relativo
delle de parti del cuscinetto
367
368
Il
carico
assiale
viene
sopportato in entrambi i versi,
ma solo da un cuscinetto per
volta. Offre poca resistenza ad
azioni
ruotanti
con
asse
ortogonale al piano del foglio
369
370
371
372
Gola di scarico
r (raggio di
raccordo del
cuscinetto)
ra (raggio di
raccordo dello
spallamento)
hmin (altezza
dello
spallamento)
0.5
0.3
0.6
2.5
1.5
r (raggio di
raccordo del
cuscinetto)
ba (lunghezza
della gola)
ha (profondit
della gola)
1.5
0.2
1.3
2.4
0.3
1.5
2.5
3.2
0.4
3.5
0.5
2.5
2.5
1.5
4.5
3.5
0.5
2.5
rc (raggio
della gola)
373
374
Diametro
albero
Tolleranza
Carichi leggeri
(P 0,06 C)
fino a 40
da 40 a 100
j6
k6
Carichi normali
ed elevati (P >
0,06 C)
fino a 40
da 40 a 100
k5
m5
Carichi molto
elevati (P >
0,12 C)
da 50 a 140
da 140 a 200
n6
p6
Carichi leggeri
ed elevate
esigenze di
precisione
fino a 40
da 40 a 140
j5
k5
Tolleranza
M7
N7
P7
375
attraverso
376
377
Estremit dalbero
assialmente bloccata
Estremit dalbero
assialmente libera
Estremit dalbero
assialmente bloccata
Estremit dalbero
assialmente libera
378
379
10
380
11
RUOTE DENTATE
346
Introduzione
Le ruote dentate costituiscono un sistema affidabile per la trasmissione del moto tra assi
paralleli, incidenti e sghembi. La trasmissione avviene per spinta dei denti della ruota
motrice sulla ruota condotta. Il profilo dei denti disegnato in modo da ridurre al
minimo le perdite per attrito e garantire, almeno in linea teorica, moto di puro rotolamento
tra i fianchi dei denti.
Ruota motrice
Ruota condotta
Delle due ruote una trasmette il moto (ruota motrice) e laltra lo riceve (ruota
condotta). La ruota condotta ruota in senso contrario alla ruota motrice. Se si vuole
mantenere lo stesso verso di rotazione occorre inserire una terza ruota tra le due (ruota
folle). Delle due ruote, la pi grande viene detta corona, laltra pignone.
Il rapporto di trasmissione il rapporto tra la velocit angolare della ruota condotta e
quella della ruota motrice: = 2/1
347
Angolo di pressione
m = 2R/z
Condizione necessaria affinch due
ruote ingranino che abbiano lo
stesso modulo.
Circonferenza di base
Circonferenza primitiva
348
Coppia
pignone/dentiera
(meccanismo a cremagliera).
Trasformazione
da
moto
rotatorio a moto traslatorio.
Ruote
iperboloidiche
(ingranaggio
esterno).
Trasmissione del moto tra
assi sghembi.
349
Circonferenza
(cilindro) di testa
Circonferenza
(cilindro) primitivo
Circonferenza
(cilindro) di piede
Vano del dente (e): lunghezza dellarco di circonferenza primitiva compreso tra due denti consecutivi.
Larghezza della dentatura (b): ingombro assiale del dente.
Altezza del dente (h): distanza radiale tra la circonferenza di testa e quella di piede
Addendum (ha): distanza radiale tra la circonferenza di testa e la primitiva (nelle dentature normali uguale al
modulo: ha = m)
Dedendum (hf): distanza radiale tra la circonferenza di piede e la primitiva (nelle dentature normali uguali ad
1.25 volte il modulo: hf = 1.25m)
350
Condizione necessaria affinch due ruote a denti elicoidali ingranino che abbiano lo
stesso modulo normale e lo stesso angolo dinclinazione dellelica.
Le ruote dentate a denti elicoidali presentano il vantaggio di una migliore distribuzione
del contatto su tutta la lunghezza del dente, con conseguente diminuzione di rumore e
vibrazioni. Presentano lo svantaggio di far nascere spinte assiali sugli alberi su cui sono
calettate.
Appunti di Disegno Tecnico Industriale
351
352
= sen(
1)/sen(
2)
Angolo di piede (
f): angolo di semiapertura del
cono che delimita internamente i denti.
Angolo primitivo (
): rappresenta langolo di
semiapertura del cono primitivo.
Angolo di testa (
a): angolo di semiapertura
del cono che delimita esternamente i denti.
353
354
Indicazione di ruota a
dentatura bielicoidale
Indicazione di ruota a
dentatura elicoidale
355
Ingranaggio cilindrico
esterno
Ingranaggio cilindrico
interno
Accoppiamento
ruota/dentiera
356
357
Modulo normale
mn
44
Dentiera di riferimento
-Tolleranza
di
oscillazione
radiale della superficie di testa,
tolleranza di oscillazione assiale
delle facce della ruota
Angolo dellelica
dei
UNI 6587-69
233323
Diametro primitivo
240
Coefficiente di spostamento
0,259
s,
ha
Senso dellelica
destro
Grado di precisione
240
Gioco normale
jn
0.080.12
358
Modulo
44
Dentiera di riferimento
b
c
a
UNI 6588-69
Diametro primitivo
240
Angolo primitivo
18448
Angolo di piede
162248
128,87
Coefficiente di spostamento
0,42
s,
ha
Grado di precisione
z
49
90
Gioco normale
jn
0.100.16
359
MATERIALI
390
Introduzione
In queste trasparenze si riassume la designazione convenzionale degli acciai nei disegni
tecnici.
Gli acciai sono leghe metalliche costituite da ferro e carbonio, con tenore di carbonio (in
massa) inferiore al 2%.
Designazione convenzionale
degli acciai
391
Esempio:
Fe 410
FeE 355 acciaio con carico di snervamento a trazione minimo garantito di 355 N/mm2;
392
Provino
Diagramma forza-allungamento
393
Detta S0 l'area della sezione iniziale del provino (prima dell'applicazione del carico); si
definiscono le seguenti grandezze: ;
394
Acciai non legati: acciai le cui caratteristiche sono definite in base alla
percentuale di carbonio, e la presenza di eventuali altri elementi di lega non
determinante;
395
b)
simbolo G nel caso di acciai per getti (solo per sottogruppo 1.1);
c)
simbolo C;
d)
simbolo indicante un eventuale impiego particolare (ad es. D acciaio per vergella, B
acciaio per bulloneria), solo per sottogruppo (1.2);
e)
f)
g)
396
b)
c)
d)
e)
10
per Al, Be, Cu, Mo, Nb, Pb, Ta, Ti, V, Zr;
100
per N, P, S;
1000
f)
per B;
lettere indicanti requisiti particolari. Trattasi di un gruppo di due lettere, delle quali la
prima rappresenta la "chiave", mentre la seconda specifica la caratteristica identificata
dalla chiave.
Esempi:
52 SiCrNi 5; 18 NiCr 16
Appunti di Disegno Tecnico Industriale
397
Acciai legati
Designazione
a)
b)
c)
simbolo X;
d)
e)
simboli chimici degli elementi di lega che caratterizzano l'acciaio, disposti in ordine
decrescente secondo le percentuali;
f)
cifre indicanti il tenore dei principali elementi in lega, scritte tali e quali (coefficienti
moltiplicativi pari a 1):
g)
lettere indicanti requisiti particolari. Trattasi di un gruppo di due lettere, delle quali la
prima rappresenta la "chiave", mentre la seconda specifica la caratteristica identificata
dalla chiave.
Esempi:
398
Trattamenti termici
I trattamenti termici consistono nel sottoporre il materiale a cicli di riscaldamento e
raffreddamento, per conferirgli caratteristiche particolari di resistenza e/o lavorabilit.
Ricottura. Viene eseguita dopo la fusione o la fucinatura e prima delle lavorazioni alle
macchine utensili. Consiste in riscaldamento a temperatura elevata e successivo
raffreddamento lento (in aria). Migliora la lavorabilit del materiale.
Tempra. Consiste in riscaldamento a temperature di 800-900 C e successivo
raffreddamento rapido (in acqua od olio). Migliora la resistenza e la durezza, ma rende il
materiale pi fragile.
Rinvenimento. Viene eseguito immediatamente dopo la tempra, per ridurre gli effetti
negativi di questa. Consiste in un riscaldamento a temperature di 500-600 C e successivo
raffreddamento lento.
Distensione. Consiste in un riscaldamento a temperatura non superiore a 200 C e
successivo raffreddamento lento per evitare tensioni interne dovute agli eventuali altri
trattamenti precedenti.
399
I SISTEMI CAD
391
Sistemi CAD 2D
392
Generalit
primitive di modellazione 1D
spazio di modellazione 2D
sono sistemi per il Disegno Tecnico
assistito dal calcolatore
Oggetto utilizzato
come esempio
Spazio di riferimento
3D
2D
1D
1D
2D
3D
393
394
quote
campiture
Una linea una primitiva monodimensionale nello spazio parametrico, cio
dipendente da un solo parametro:
il generico punto P(x,y) di una curva parametrica nel piano xy ha coordinate
x = x (u) e y = y (u). Al variare del valore del parametro u il punto P descrive
tutta la curva nello spazio fisico.
395
Disegni
intrinsecamente
indipendenti
396
397
398
Sistemi CAD 3D
399
Sistemi CAD 3D
400
3D
2D
1D
1D
2D
3D
401
Tecnica di
modellazione:
oggetto definito mediante le
sue linee di contorno reale
serve unanalisi geometrica
preventiva
Utilizzazione del
modello:
resa schematica
impiantistica
disegni 2D in automatico
il modello ottenuto
mediante lintroduzione di
segmenti di linee nello
spazio
lasciato al progettista il
compito della connessione
dei segmenti di linea con
lordine di continuit
necessario
402
Limiti
geometria povera:
presenza delle sole linee di
contorno reale
assenza delle linee di contorno
apparente
CUBO
CILINDRO
CILINDRO
FORATO
403
mancano le linee di
contorno apparente
404
405
primitive di modellazione 2D
spazio di modellazione 3D
sistemi di modellazione geometrica basati sulla descrizione delle superfici di
contorno delloggetto
oggetto definito dalle facce, spigoli, vertici che lo delimitano, senza vincoli
topologici tra loro (superfici non connesse in modo intrinseco)
lasciato al progettista il compito della connessione dei lembi di superficie
con lordine di continuit necessario
3D
2D
1D
1D
2D
3D
406
piani
mesh
superfici di rivoluzione
superfici di Coons, Bezier e
B-Spline
Utilizzazione del
modello:
resa realistica
CAE:
aerodinamica
idrodinamica
CAM
disegni 2D in automatico
Tecnica di modellazione:
Oggetto definito mediante le
sue superfici
Occorre unanalisi geometrica
preventiva per il
riconoscimento locale delle
superfici elementari costituenti
Modello ottenuto mediante
laccostamento di patch
(lembi) superficiali
(contiguit)
La precisione dipende
largamente dallordine di
continuit conseguito
(tangenza e curvatura)
407
3D
2D
1D
1D
2D
3D
408
primitive di modellazione 3D
spazio di modellazione 3D
modellazione di oggetti mediante primitive solide
oggetto costruito combinando solidi di base (primitive) mediante
operatori booleani di unione, intersezione e differenza
3D
2D
1D
1D
2D
3D
409
prismi
cilindri
coni
sfere
tori
CAM
disegni 2D in automatico
10
ASSOCIATIVITA'
MESSA IN TAVOLA
AUTOMATICA
BIDIREZIONALITA'
CONTROLLO QUOTE
DEL MODELLO
Modello matematico
DISEGNO TECNICO
411
11
Rappresentazioni costruttive
(Constructive Solid Geometry)
= (A B)-C =
Solido A
Solido B
Solido C
413
414
12
La modellazione parametrica
I modellatori parametrici
variazionali
basati su feature
415
416
13
Parametri modificati
417
Sistemi CAD
2D
3D
418
14
SPIGOLI
FACCE
V1
E1
F1
V2 V3 V4
E1 E2 E3
F1 F2 F4
V1 V2
E2 E3 E4 E6
F1 F4
V1 V2 V3
E1 E4 E2
F2 F3 F4
V2
E2
F2
V1 V3 V4
E1 E4 E6
F1 F3 F4
V1 V3
E1 E3 E4 E5
F1 F2
V1 V3 V4
E2 E5 E3
F1 F3 F4
V3
E3
F3
V1 V2 V4
E2 ...
V1 V4
E1 E2 ...
V4 V3 V2
E4 ...
419
420
15
TIPOLOGIE DI FEATURE
Feature di forma
Feature di tolleranza
Feature di assieme
Feature funzionale
421
Cavit (pocket)
Smussi (chamfer)
Scanalature (slot)
Raccordi (round)
422
16
423
T
T
T
T
Lo skecth
T
H
Vincoli dimensionali
17
Complessit
del modello
Parte 3
Parte 2
Parte 1
Base
Fillet
Shell
Hole
Protusion
Inserimento
delle feature
425
426
18
427
428
19
429
430
20
Funzionalit
Terza generazione
modellatori basati
sulla conoscenza
Seconda generazione
modellatori parametrici
Prima generazione
modellatori geometrici
Oggi Tempo/Risorse
431
.........
FEATURE e
Simulazione
VINCOLI LOGICI del prodotto
MODELLO PARAMETRICO
MODELLO SOLIDO
dipendenza
gerarchica
(esempio:
noto il modello
solido ne posso
ottenere il WF o
il disegno 2D)
PARAMETRI
MODELLO SUPERFICI
VOLUME OCCUPATO
MODELLO WIREFRAME
DISEGNO 2D
CODICE
Informazione
strutturata
Simulazione
del processo
SUPERFICI
SPIGOLI 3D
CONTORNI 2D
aggiunta di informazione
strutturata
432
21
433
Obiettivi aziendali
OBIETTIVI AZIENDALI
ufficio
INFORMAZIONI
DI MERCATO
MARKETING
ufficio
RICHIESTE
MARKETING
PIANIFICAZIONE
CARATTERISTICHE
GENERALE
PRODOTTI
AZIENDALE
INFORMAZIONI
SUI PRODOTTI
VENDITE
PREVISIONI E
ORDINI CLIENTI
ORDINI DI ACQUISTO
MATERIE PRIME, STRUMENTI E COMPONENTI
PROGETTAZIONE
PRODOTTI
ufficio
PREVISIONE
VENDITE
DISTINTA BASE
DI PRODUZIONE
G
E
S
T
I
O
DATI DI N
QUALITA'
E
DATI DI
QUALITA'
MODELLI, DISEGNI
E DISTINTA BASE
PREVISIONE VENDITE
E PIANIFICAZIONE PRODOTTI
ufficio
ORDINI
CLIENTI
ufficio
ufficio
PIANIFICAZIONE
PROCESSO
DI PRODUZIONE
DATI QUALITA'
RICHIESTA
Q
U
A
MODIFICHE
DATI DI L
ORDINE DI PRODUZ.
ufficio GESTIONE
CARTELLINO DI LAV.
QUALITA' I
MATERIALI
officina PRODUZIONE
T
E PRODUZIONE
STATO AVANZAMENTO
DATI DI
A'
QUALITA'
PRODUZIONE
ORDINI
DISEGNI,CICLI E METODI DI LAVORAZIONE
PROGRAMMI CONTROLLO NUMERICO
CLIENTI
DATI DI
QUALITA'
PRODOTTI
DISPONIBILI
MATERIE PRIME,
STRUMENTI E COMPONENTI
MAGAZZINO
CONSEGNA
PRODOTTI FINITI
PRODOTTI
FINITI
434
22
435
Marketing
OBIETTIVI AZIENDALI
ufficio
INFORMAZIONI
DI MERCATO
MARKETING
ufficio
RICHIESTE
MARKETING
PIANIFICAZIONE
CARATTERISTICHE
GENERALE
PRODOTTI
AZIENDALE
INFORMAZIONI
SUI PRODOTTI
VENDITE
PREVISIONI E
ORDINI CLIENTI
ORDINI DI ACQUISTO
MATERIE PRIME, STRUMENTI E COMPONENTI
PROGETTAZIONE
PRODOTTI
ufficio
PREVISIONE
VENDITE
DISTINTA BASE
DI PRODUZIONE
G
E
S
T
I
O
DATI DI N
QUALITA'
E
DATI DI
QUALITA'
MODELLI, DISEGNI
E DISTINTA BASE
PREVISIONE VENDITE
E PIANIFICAZIONE PRODOTTI
ufficio
ORDINI
CLIENTI
ufficio
ufficio
PIANIFICAZIONE
PROCESSO
DI PRODUZIONE
DATI QUALITA'
RICHIESTA
Q
U
A
MODIFICHE
DATI DI L
ORDINE DI PRODUZ.
ufficio GESTIONE
CARTELLINO DI LAV.
QUALITA' I
MATERIALI
officina PRODUZIONE
T
E PRODUZIONE
STATO AVANZAMENTO
DATI DI
A'
QUALITA'
PRODUZIONE
ORDINI
DISEGNI,CICLI E METODI DI LAVORAZIONE
PROGRAMMI CONTROLLO NUMERICO
CLIENTI
DATI DI
QUALITA'
PRODOTTI
DISPONIBILI
MATERIE PRIME,
STRUMENTI E COMPONENTI
MAGAZZINO
CONSEGNA
PRODOTTI FINITI
PRODOTTI
FINITI
436
23
MARKETING
ufficio
RICHIESTE
MARKETING
PIANIFICAZIONE
CARATTERISTICHE
GENERALE
PRODOTTI
AZIENDALE
INFORMAZIONI
SUI PRODOTTI
PROGETTAZIONE
PRODOTTI
ufficio
VENDITE
PREVISIONE
VENDITE
DISTINTA BASE
DI PRODUZIONE
PREVISIONI E
ORDINI CLIENTI
ORDINI DI ACQUISTO
MATERIE PRIME, STRUMENTI E COMPONENTI
G
E
S
T
I
O
DATI DI N
QUALITA'
E
DATI DI
QUALITA'
MODELLI, DISEGNI
E DISTINTA BASE
PREVISIONE VENDITE
E PIANIFICAZIONE PRODOTTI
ufficio
ORDINI
CLIENTI
ufficio
ufficio
PIANIFICAZIONE
PROCESSO
DI PRODUZIONE
DATI QUALITA'
RICHIESTA
Q
U
A
MODIFICHE
DATI DI L
ORDINE DI PRODUZ.
ufficio GESTIONE
CARTELLINO DI LAV.
QUALITA' I
MATERIALI
officina PRODUZIONE
T
E PRODUZIONE
STATO AVANZAMENTO
DATI DI
A'
QUALITA'
PRODUZIONE
ORDINI
DISEGNI,CICLI E METODI DI LAVORAZIONE
PROGRAMMI CONTROLLO NUMERICO
CLIENTI
DATI DI
QUALITA'
PRODOTTI
DISPONIBILI
MATERIE PRIME,
STRUMENTI E COMPONENTI
MAGAZZINO
PRODOTTI
FINITI
CONSEGNA
PRODOTTI FINITI
437
Progettazione
OBIETTIVI AZIENDALI
ufficio
INFORMAZIONI
DI MERCATO
MARKETING
ufficio
RICHIESTE
MARKETING
PIANIFICAZIONE
CARATTERISTICHE
GENERALE
PRODOTTI
AZIENDALE
INFORMAZIONI
SUI PRODOTTI
VENDITE
PREVISIONI E
ORDINI CLIENTI
ORDINI DI ACQUISTO
MATERIE PRIME, STRUMENTI E COMPONENTI
PROGETTAZIONE
PRODOTTI
ufficio
PREVISIONE
VENDITE
DISTINTA BASE
DI PRODUZIONE
G
E
S
T
I
O
DATI DI N
QUALITA'
E
DATI DI
QUALITA'
MODELLI, DISEGNI
E DISTINTA BASE
PREVISIONE VENDITE
E PIANIFICAZIONE PRODOTTI
ufficio
ORDINI
CLIENTI
ufficio
ufficio
PIANIFICAZIONE
PROCESSO
DI PRODUZIONE
DATI QUALITA'
RICHIESTA
Q
U
A
MODIFICHE
DATI DI L
ORDINE DI PRODUZ.
ufficio GESTIONE
CARTELLINO DI LAV.
QUALITA' I
MATERIALI
officina PRODUZIONE
T
E PRODUZIONE
STATO AVANZAMENTO
DATI DI
A'
QUALITA'
PRODUZIONE
ORDINI
DISEGNI,CICLI E METODI DI LAVORAZIONE
PROGRAMMI CONTROLLO NUMERICO
CLIENTI
DATI DI
QUALITA'
PRODOTTI
DISPONIBILI
MATERIE PRIME,
STRUMENTI E COMPONENTI
MAGAZZINO
CONSEGNA
PRODOTTI FINITI
PRODOTTI
FINITI
438
24
CAE
CAE
439
Progettazione
OBIETTIVI AZIENDALI
ufficio
INFORMAZIONI
DI MERCATO
MARKETING
ufficio
RICHIESTE
MARKETING
PIANIFICAZIONE
CARATTERISTICHE
GENERALE
PRODOTTI
AZIENDALE
INFORMAZIONI
SUI PRODOTTI
VENDITE
PREVISIONI E
ORDINI CLIENTI
ORDINI DI ACQUISTO
MATERIE PRIME, STRUMENTI E COMPONENTI
PROGETTAZIONE
PRODOTTI
ufficio
PREVISIONE
VENDITE
DISTINTA BASE
DI PRODUZIONE
G
E
S
T
I
O
DATI DI N
QUALITA'
E
DATI DI
QUALITA'
MODELLI, DISEGNI
E DISTINTA BASE
PREVISIONE VENDITE
E PIANIFICAZIONE PRODOTTI
ufficio
ORDINI
CLIENTI
ufficio
ufficio
PIANIFICAZIONE
PROCESSO
DI PRODUZIONE
DATI QUALITA'
RICHIESTA
Q
U
A
MODIFICHE
DATI DI L
ORDINE DI PRODUZ.
ufficio GESTIONE
CARTELLINO DI LAV.
QUALITA' I
MATERIALI
officina PRODUZIONE
T
E PRODUZIONE
STATO AVANZAMENTO
DATI DI
A'
QUALITA'
PRODUZIONE
ORDINI
DISEGNI,CICLI E METODI DI LAVORAZIONE
PROGRAMMI CONTROLLO NUMERICO
CLIENTI
DATI DI
QUALITA'
PRODOTTI
DISPONIBILI
MATERIE PRIME,
STRUMENTI E COMPONENTI
MAGAZZINO
CONSEGNA
PRODOTTI FINITI
PRODOTTI
FINITI
440
25
CAM
CAM
441
MARKETING
ufficio
RICHIESTE
MARKETING
PIANIFICAZIONE
CARATTERISTICHE
GENERALE
PRODOTTI
AZIENDALE
INFORMAZIONI
SUI PRODOTTI
VENDITE
PREVISIONI E
ORDINI CLIENTI
ORDINI DI ACQUISTO
MATERIE PRIME, STRUMENTI E COMPONENTI
PROGETTAZIONE
PRODOTTI
ufficio
PREVISIONE
VENDITE
DISTINTA BASE
DI PRODUZIONE
G
E
S
T
I
O
DATI DI N
QUALITA'
E
DATI DI
QUALITA'
MODELLI, DISEGNI
E DISTINTA BASE
PREVISIONE VENDITE
E PIANIFICAZIONE PRODOTTI
ufficio
ORDINI
CLIENTI
ufficio
ufficio
PIANIFICAZIONE
PROCESSO
DI PRODUZIONE
DATI QUALITA'
RICHIESTA
Q
U
A
MODIFICHE
DATI DI L
ORDINE DI PRODUZ.
ufficio GESTIONE
CARTELLINO DI LAV.
QUALITA' I
MATERIALI
officina PRODUZIONE
T
E PRODUZIONE
STATO AVANZAMENTO
DATI DI
A'
QUALITA'
PRODUZIONE
ORDINI
DISEGNI,CICLI E METODI DI LAVORAZIONE
PROGRAMMI CONTROLLO NUMERICO
CLIENTI
DATI DI
QUALITA'
PRODOTTI
DISPONIBILI
MATERIE PRIME,
STRUMENTI E COMPONENTI
MAGAZZINO
CONSEGNA
PRODOTTI FINITI
PRODOTTI
FINITI
442
26
MARKETING
ufficio
RICHIESTE
MARKETING
PIANIFICAZIONE
CARATTERISTICHE
GENERALE
PRODOTTI
AZIENDALE
INFORMAZIONI
SUI PRODOTTI
PROGETTAZIONE
PRODOTTI
ufficio
VENDITE
PREVISIONE
VENDITE
DISTINTA BASE
DI PRODUZIONE
PREVISIONI E
ORDINI CLIENTI
ORDINI DI ACQUISTO
MATERIE PRIME, STRUMENTI E COMPONENTI
G
E
S
T
I
O
DATI DI N
QUALITA'
E
DATI DI
QUALITA'
MODELLI, DISEGNI
E DISTINTA BASE
PREVISIONE VENDITE
E PIANIFICAZIONE PRODOTTI
ufficio
ORDINI
CLIENTI
ufficio
ufficio
PIANIFICAZIONE
PROCESSO
DI PRODUZIONE
DATI QUALITA'
RICHIESTA
Q
U
A
MODIFICHE
DATI DI L
ORDINE DI PRODUZ.
ufficio GESTIONE
CARTELLINO DI LAV.
QUALITA' I
MATERIALI
officina PRODUZIONE
T
E PRODUZIONE
STATO AVANZAMENTO
DATI DI
A'
QUALITA'
PRODUZIONE
ORDINI
DISEGNI,CICLI E METODI DI LAVORAZIONE
PROGRAMMI CONTROLLO NUMERICO
CLIENTI
DATI DI
QUALITA'
PRODOTTI
DISPONIBILI
MATERIE PRIME,
STRUMENTI E COMPONENTI
MAGAZZINO
PRODOTTI
FINITI
CONSEGNA
PRODOTTI FINITI
443
MARKETING
ufficio
RICHIESTE
MARKETING
PIANIFICAZIONE
CARATTERISTICHE
GENERALE
PRODOTTI
AZIENDALE
INFORMAZIONI
SUI PRODOTTI
VENDITE
PREVISIONI E
ORDINI CLIENTI
ORDINI DI ACQUISTO
MATERIE PRIME, STRUMENTI E COMPONENTI
PROGETTAZIONE
PRODOTTI
ufficio
PREVISIONE
VENDITE
DISTINTA BASE
DI PRODUZIONE
G
E
S
T
I
O
DATI DI N
QUALITA'
E
DATI DI
QUALITA'
MODELLI, DISEGNI
E DISTINTA BASE
PREVISIONE VENDITE
E PIANIFICAZIONE PRODOTTI
ufficio
ORDINI
CLIENTI
ufficio
ufficio
PIANIFICAZIONE
PROCESSO
DI PRODUZIONE
DATI QUALITA'
RICHIESTA
Q
U
A
MODIFICHE
DATI DI L
ORDINE DI PRODUZ.
ufficio GESTIONE
CARTELLINO DI LAV.
QUALITA' I
MATERIALI
officina PRODUZIONE
T
E PRODUZIONE
STATO AVANZAMENTO
DATI DI
A'
QUALITA'
PRODUZIONE
ORDINI
DISEGNI,CICLI E METODI DI LAVORAZIONE
PROGRAMMI CONTROLLO NUMERICO
CLIENTI
DATI DI
QUALITA'
PRODOTTI
DISPONIBILI
MATERIE PRIME,
STRUMENTI E COMPONENTI
MAGAZZINO
CONSEGNA
PRODOTTI FINITI
PRODOTTI
FINITI
444
27
MARKETING
ufficio
RICHIESTE
MARKETING
PIANIFICAZIONE
CARATTERISTICHE
GENERALE
PRODOTTI
AZIENDALE
INFORMAZIONI
SUI PRODOTTI
PROGETTAZIONE
PRODOTTI
ufficio
VENDITE
PREVISIONE
VENDITE
DISTINTA BASE
DI PRODUZIONE
PREVISIONI E
ORDINI CLIENTI
ORDINI DI ACQUISTO
MATERIE PRIME, STRUMENTI E COMPONENTI
G
E
S
T
I
O
DATI DI N
QUALITA'
E
DATI DI
QUALITA'
MODELLI, DISEGNI
E DISTINTA BASE
PREVISIONE VENDITE
E PIANIFICAZIONE PRODOTTI
ufficio
ORDINI
CLIENTI
ufficio
ufficio
PIANIFICAZIONE
PROCESSO
DI PRODUZIONE
DATI QUALITA'
RICHIESTA
Q
U
A
MODIFICHE
DATI DI L
ORDINE DI PRODUZ.
ufficio GESTIONE
CARTELLINO DI LAV.
QUALITA' I
MATERIALI
officina PRODUZIONE
T
E PRODUZIONE
STATO AVANZAMENTO
DATI DI
A'
QUALITA'
PRODUZIONE
ORDINI
DISEGNI,CICLI E METODI DI LAVORAZIONE
PROGRAMMI CONTROLLO NUMERICO
CLIENTI
DATI DI
QUALITA'
PRODOTTI
DISPONIBILI
MATERIE PRIME,
STRUMENTI E COMPONENTI
MAGAZZINO
PRODOTTI
FINITI
CONSEGNA
PRODOTTI FINITI
445
MARKETING
ufficio
RICHIESTE
MARKETING
PIANIFICAZIONE
CARATTERISTICHE
GENERALE
PRODOTTI
AZIENDALE
INFORMAZIONI
SUI PRODOTTI
VENDITE
PREVISIONI E
ORDINI CLIENTI
ORDINI DI ACQUISTO
MATERIE PRIME, STRUMENTI E COMPONENTI
PROGETTAZIONE
PRODOTTI
ufficio
PREVISIONE
VENDITE
DISTINTA BASE
DI PRODUZIONE
G
E
S
T
I
O
DATI DI N
QUALITA'
E
DATI DI
QUALITA'
MODELLI, DISEGNI
E DISTINTA BASE
PREVISIONE VENDITE
E PIANIFICAZIONE PRODOTTI
ufficio
ORDINI
CLIENTI
ufficio
ufficio
PIANIFICAZIONE
PROCESSO
DI PRODUZIONE
DATI QUALITA'
RICHIESTA
Q
U
A
MODIFICHE
DATI DI L
ORDINE DI PRODUZ.
ufficio GESTIONE
CARTELLINO DI LAV.
QUALITA' I
MATERIALI
officina PRODUZIONE
T
E PRODUZIONE
STATO AVANZAMENTO
DATI DI
A'
QUALITA'
PRODUZIONE
ORDINI
DISEGNI,CICLI E METODI DI LAVORAZIONE
PROGRAMMI CONTROLLO NUMERICO
CLIENTI
DATI DI
QUALITA'
PRODOTTI
DISPONIBILI
MATERIE PRIME,
STRUMENTI E COMPONENTI
MAGAZZINO
CONSEGNA
PRODOTTI FINITI
PRODOTTI
FINITI
446
28
447
MARKETING
ufficio
RICHIESTE
MARKETING
PIANIFICAZIONE
CARATTERISTICHE
GENERALE
PRODOTTI
AZIENDALE
ufficio
VENDITE
PROGETTAZIONE
PRODOTTI
PREVISIONE VENDITE
E PIANIFICAZIONE PRODOTTI
INFORMAZIONI
SUI PRODOTTI
ORDINI
CLIENTI
ufficio
ufficio
MODELLI, DISEGNI
E DISTINTA BASE
ufficio
PREVISIONE
VENDITE
DISTINTA BASE
DI PRODUZIONE
PREVISIONI E
ORDINI CLIENTI
G
E
S
T
I
O
DATI DI N
QUALITA'
E
DATI DI
QUALITA'
PIANIFICAZIONE
PROCESSO
DI PRODUZIONE
DATI QUALITA'
RICHIESTA
Q
U
A
DATI DI L
QUALITA' I
T
DATI DI
A'
QUALITA'
MODIFICHE
ufficio
ORDINI DI ACQUISTO
MATERIE PRIME, STRUMENTI E COMPONENTI
DI PRODUZ.
GESTIONE ORDINE
CARTELLINO DI LAV.
MATERIALI
officina PRODUZIONE
E PRODUZIONE
STATO AVANZAMENTO
PRODUZIONE
ORDINI
CLIENTI
DATI DI
QUALITA'
Comunicazione Sequenziale
PRODOTTI
DISPONIBILI
MATERIE PRIME,
STRUMENTI E COMPONENTI
MAGAZZINO
CONSEGNA
PRODOTTI FINITI
PRODOTTI
FINITI
Comunicazione Concorrente
448
29
Comunicazione sequenziale
PROGETTAZIONE
PIANIFICAZIONE DI PROCESSI
CAD
CAPP
Sequenzialit
FABBRICAZIONE
CAM
COMP. AIDED MANUFACTURING
PROGETTAZIONE
PIANIFICAZIONE
PRODUZIONE
TIME TO MARKET
Comunicazione concorrente
FABBRICAZIONE
CAD
CAM
PIANIFICAZIONE DI PROCESSI
CAPP
Parallelismo/Simultaneit
PROGETTAZIONE
PIANIFICAZIONE
PRODUZIONE
TIME TO MARKET
450
30
Time to Market
OBIETTIVI AZIENDALI
ufficio
INFORMAZIONI
DI MERCATO
ufficio
MARKETING
RICHIESTE
MARKETING
PIANIFICAZIONE
CARATTERISTICHE
GENERALE
PRODOTTI
AZIENDALE
INFORMAZIONI
SUI PRODOTTI
VENDITE
PROGETTAZIONE
PRODOTTI
G
E
S
T
I
O
DATI DI N
QUALITA'
E
DATI DI
QUALITA'
MODELLI, DISEGNI
E DISTINTA BASE
PREVISIONE VENDITE
E PIANIFICAZIONE PRODOTTI
ufficio
ORDINI
CLIENTI
ufficio
ufficio
ufficio
PREVISIONE
VENDITE
DISTINTA BASE
DI PRODUZIONE
PIANIFICAZIONE
PROCESSO
DI PRODUZIONE
DATI QUALITA'
RICHIESTA
Q
U
A
MODIFICHE
DATI DI L
ORDINE DI PRODUZ.
ufficio GESTIONE
CARTELLINO DI LAV.
QUALITA' I
MATERIALI
officina PRODUZIONE
T
E PRODUZIONE
STATO AVANZAMENTO
DATI DI
A'
QUALITA'
PRODUZIONE
ORDINI
PREVISIONI E
ORDINI CLIENTI
ORDINI DI ACQUISTO
MATERIE PRIME, STRUMENTI E COMPONENTI
CLIENTI
DATI DI
QUALITA'
PRODOTTI
DISPONIBILI
MATERIE PRIME,
STRUMENTI E COMPONENTI
MAGAZZINO
PRODOTTI
FINITI
CONSEGNA
PRODOTTI FINITI
451
saturazione
benefici
Funzionalit
conseguito con
l'impiego del
sistema CAD
adozione
sistema CAD
I Fase
31
TRASFORMAZIONI GEOMETRICHE
453
Introduzione
Una trasformazione dello spazio una funzione generica che trasforma un punto
in un
altro punto p:
p ' = (p )
Essendo
p = (x,y,z) e p = (x,y, z)
Per il momento non facciamo alcuna ipotesi sulla forma della funzione; ipotizzeremo
soltanto che in tutto il dominio spaziale esistano e siano continue le derivate parziali:
xi '
x j
Dal punto di vista applicativo risulta utile conoscere alcune caratteristiche associate ad una
trasformazione generica, quali ad esempio: variazione di lunghezza, variazione darea
e variazione di volume. Riportiamo nelle trasparenze che seguono alcuni risultati
notevoli.
454
Matrice jacobiana
La matrice jacobiana
x '
x
y '
A=
x
z '
x'
y
y '
y
z '
y
x'
z
y '
z
z '
455
x' = 3 x 2 + sin ( x )
: y ' = cos( x ) + z
z' = 2 x + y + z
6 x + cos( x ) 0 0
A = sin ( x )
0 1
2
1 1
456
Variazione di volume
Consideriamo una generica trasformazione che porta il punto
p in p:
dV '
= det (A )
dV
Se det(A) = 1 in tutti i punti dello spazio la
trasformazione si dice isocora.
457
Variazione darea
p in p
n ed n le
infinitesime
dA
p.
Siano
e due superfici
normali alle due
x x x
x' y ' z '
y y y
B=
x' y ' z '
z z z
458
p in p
e due vettori
dS'
= u AT Au
dS
A A=I
Quando questa relazione valida per ciascun punto dello spazio la trasformazione un
moto rigido.
Appunti di Disegno Tecnico Industriale
459
Trasformazioni lineari.
Le relazioni introdotte nelle precedenti trasparenze sono valide a prescindere dalla forma
funzionale assunta dalla trasformazione . Dora in avanti restringeremo il dominio alle
trasformazioni lineari, ovvero quelle esprimibili nella seguente forma:
r13 x t x
r23 y + t y
r33 z t z
p ' = Rp + t
facile vedere che, nel caso di trasformazione lineare, la matrice jacobiana
A coincide con
460
7
6
5
4
3
2
1
0
0
0
2
2
4
4
6
6
8
461
Cambiamento di scala.
Una trasformazione lineare in cui sono tutti nulli gli elementi della matrice
R eccetto quelli
x' s x
y ' = 0
z' 0
0
sy
0
0 x
0 y
s z z
462
0 x
x' 0.6 0
=
y
'
0
1
.
3
0 y
z' 0
0 1.5 z
7
6
5
4
3
2
1
0
0
0
2
2
4
4
6
6
8
463
Traslazione.
Una trasformazione lineare in cui la matrice
x' 1 0 0 x x
y ' = 0 1 0 y + y
z ' 0 0 1 z z
I coefficienti x,
rispettivamente.
ed
464
Traslazione. Esempio
Effetti di una traslazione. Linea continua (blu) e linea a tratti (rossa) rappresentano la figura
rispettivamente prima e dopo la trasformazione.
x' 1 0 0 x 1
y ' = 0 1 0 y + 3 .5
z ' 0 0 1 z 2
8
7
6
5
4
3
2
1
0
0
0
2
2
4
4
6
6
8
465
xQ = R cos( + )
yQ = R sin( + )
Applicando le formule di addizione di seno e
coseno otteniamo:
ma:
R cos( ) = xP
R sin ( ) = y P
xQ = xP cos( ) y P sin ( )
yQ = xP cos( ) + y P sin ( )
Appunti di Disegno Tecnico Industriale
466
0
0 x
x' 1
y ' = 0 cos( ) sin ( ) y
z ' 0 sin ( ) cos( ) z
467
1)
2)
3)
4)
468
y ' = (1 c )u x u y + su z
z ' (1 c )u u su
x z
y
(1 c )u yu x su z (1 c )u z u x + su y x
c + (1 c )u 2y
(1 c )u z u y su x y
c + (1 c )u z2 z
(1 c )u y u z + su x
c = cos( )
s = sin ( )
469
R AR B R B R A
8
0
0
2
2
0
0
2
2
4
4
3
2
1
0
0
0
2
2
4
0
0
2
470
p ' = Rp
Risulta che: se la trasformazione associata alla relazione di cui sopra una rotazione, allora
la matrice R ortogonale.
Viceversa: se R una matrice ortogonale, allora la trasformazione ad essa associata una
rotazione, una riflessione o una composizione di queste due trasformazioni.
Risulta inoltre che il numero di parametri indipendenti di una matrice ortogonale NxN pari
a N(N-1)/2. Nello spazio tridimensionale dunque una generica rotazione definita da 3
parametri indipendenti.
Vedasi per confronto la formula per la rotazione attorno ad un asse generico. Qui i
parametri sono: s, c, ux, uy e uz. Tuttavia s e c sono funzione dellangolo di rotazione ;
mentre ux, uy e uz sono funzione degli angoli e .
471
Coordinate omogenee.
Un generico punto dello spazio (x,y,z) pu essere rappresentato in coordinate omogenee da
una quaterna di valori (x,y,z,1) o, equivalentemente, da un qualsiasi suo multiplo
(wx,wy,wz,w), con w 0. Per w = 0 il punto in coordinate omogenee rappresenta un punto
improprio.
Rappresentazione in coordinate
cartesiane
Rappresentazione in coordinate
cartesiane
p = ( x, y , z )
NON RAPPRESENTABILE
Rappresentazione in coordinate
omogenee
Rappresentazione in coordinate
omogenee
p = ( x, y, z ,1)
p = ( x , y , z ,0 )
p = (wx, wy , wz , w)
472
10
(1,2,4,5)
( 2,4,8,10)
(1 / 2,1,2,5 / 2)
corrispondono al seguente unico punto in coordinate cartesiane:
(1 / 5,2 / 5,4 / 5)
473
p ' = Rp + t
In coordinate omogenee tale trasformazione si semplifica nel modo che segue:
p ' = Rp
Dunque in coordinate omogenee possibile rappresentare, per mezzo di una sola matrice,
rotazioni, traslazioni e cambiamenti di scala.
474
11
x ' 1
y ' 0
z ' = 0
1 0
0 0 x x
1 0 y y
0 1 z z
0 0 1 1
x' s
x
y ' 0
z' = 0
1 0
sy
sz
0 x
0 y
0 z
1 1
475
r13
r23
r33
0
0 x
0 y
0 z
1 1
Essendo gli rij i coefficienti di una matrice di rotazione come precedentemente visto.
476
12
Esercizio 1.
Determinare lespressione in coordinate cartesiane dei seguenti punti dati in coordinate
omogenee:
p1 = (3,6,5,2 )
p = (2,4,6,4)
2
p 3 = (0,0,2,1)
p 3 = (2,0,0,2)
Risulta:
p1 = (3 / 2,3,5 / 2)
p = (1 / 2,1,3 / 2)
2
p 3 = (0,0,2 )
p 3 = (1,0,0)
477
Esercizio 2.
Determinare il punto improprio associato alla direzione definita dai seguenti due punti:
p1 = (3,4,1)
p 2 = (7,2,0)
Risulta:
p = (x p 2 x p1 , y p 2 y p1 , z p 2 z p1 ,0)
Da cui:
p = (4,2,1,0 )
Normalizziamo (rendiamo il vettore di lunghezza unitaria):
u =
u =
p
p
(4,2,1,0 )
21
Appunti di Disegno Tecnico Industriale
478
13
Esercizio 3.
Determinare la variazione di volume nel punto p = (1,0,0) associata alla seguente
trasformazione:
2
x' = 3 x
: y' = 6 y
z' = 2 z
6 x 0 0
A = 0 6 0
0 0 2
6 0 0
A (0 , 0 , 0 ) = 0 6 0
0 0 2
det A (1,0,0 ) = 6 6 2 = 24
479
Esercizio 4 (1).
Determinare la matrice di trasformazione, in coordinate omogenee, associata alla seguente
sequenza di trasformazioni:
1)
2)
3)
cos( ) sin ( )
sin ( ) cos( )
R1 =
0
0
0
0
0
0
1
0
0
0
=
0
2/2 2/2
2/2
2/2
0
0
0
0
0
0
1
0
0
0
480
14
Esercizio 4 (2).
Prima trasformazione. Risulta:
cos( ) sin ( )
sin ( ) cos( )
R1 =
0
0
0
0
0
0
=
0
0
0
1
0
2/2 2/2
2/2
2/2
0
0
0
0
0
0
1
0
0
0
8
7
6
5
4
3
2
1
0
0
0
2
2
4
4
6
6
8
481
Esercizio 4 (3).
Seconda trasformazione. Abbiamo:
1
0
R2 =
0
0
0
3
0
0
0
0
1
0
0
0
0
1
8
7
6
5
4
3
2
1
0
0
0
2
2
4
4
6
6
8
482
15
Esercizio 4 (4).
Terza trasformazione. Abbiamo:
1
0
R3 =
0
0
1
0
0
0
0
1
0
2
0
5
1
8
7
6
5
4
3
2
1
0
0
0
2
2
4
4
6
6
8
483
Esercizio 4 (5).
Le diverse trasformazioni possono comporsi e dare la trasformazione complessiva:
1
0
R = R 3R 2 R1 =
0
0
0
1
0
0
0
0
1
0
2 1
0 0
5 0
1 0
0
3
0
0
0
0
1
0
0
0
2/2 2/2
2/2
2/2
0
0
0
0
0
0
1
0
0
0
484
16
MODELLAZIONE DI CURVE
485
Introduzione
Una curva nel piano o nello spazio pu rappresentarsi utilizzando diverse
formulazioni matematiche:
Formulazione esplicita:
y = f (x )
Formulazione implicita:
F ( x, y ) = 0
(Formulazione analitica
o non parametrica)
x = f (u )
Formulazione parametrica: y = g (u )
z = h(u )
486
Formulazione parametrica
Le
operazioni
di trasformazione
geometrica
(rotazione,
traslazione,
cambiamento di scala) risultano di difficile
esecuzione
Le operazioni di trasformazione
geometrica
(rotazione,
traslazione,
cambiamento di scala) risultano di facile
esecuzione
Loperazione
di
verifica
dellappartenenza di un punto ad una
curva risulta immediato
Loperazione
di
verifica
dellappartenenza di un punto ad una
curva risulta laborioso
487
Curve parametriche
In generale, dal punto di vista teorico, non esiste una formulazione che, in
tutti i casi, risulta migliore delle altre.
Lesperienza ha tuttavia dimostrato che, nella grafica computerizzata, la
formulazione parametrica semplifica limplementazione al calcolatore. La
rappresentazione parametrica dunque quella maggiormente utilizzata,
mentre la rappresentazione analitica limitata a casi particolari.
La formulazione generale di una curva parametrica, come detto la seguente:
C = C(u )
La curva C(u) rappresentata attraverso una funzione vettoriale della
variabile scalare (parametro) u. Tale funzione, pur potendo essere, in linea
teorica, arbitraria, deve tuttavia soddisfare i seguenti requisiti:
-Rappresentare adeguatamente le geometrie richieste;
-Permettere una implementazione efficiente;
-Avere una forma comprensibile e intuitiva per loperatore
Appunti di Disegno Tecnico Industriale
488
C(u ) = Ti Fi (u )
i =0
489
C(u ) = a i u i ; 0 u 1
i =0
P0 = P(0 ) = a 0
P1 = P(1) = a 0 + a1 + a 2 + a 3
P0' = P0' (0 ) = a1
P1' = P ' (1) = a1 + 2a 2 + 3a 3
a 0 = P0
a1 = P0'
a 2 = 3P0 + 3P1 2P0' P1'
a 3 = 2P0 2P1 + P0' + P1'
490
Si
ricavano
i
coefficienti
ai
in
funzione dei punti di
passaggio Pi
491
C(u ) = Pi Bi ,n (u )
0 u 1
i =0
n
n!
n i
n i
Bi ,n = u i (1 u ) =
u i (1 u )
i!(n i )!
i
I coefficienti Pi, sono punti nello spazio costituenti il poligono di controllo della
curva. La forma della curva approssima il poligono di controllo.
492
Bi ,n (u ) 0 i,n; 0 u 1
n
Somma uno:
B (u ) = 1;
i ,n
0 u 1
i =0
Funzioni di Bernstein
per n = 2 (grado 2, 3
punti di controllo)
B(u)
1
u
493
n
n
T Pi Bi ,n (u ) = T (Pi )Bi ,n (u )
i =0
i =0
494
SVANTAGGI
intuitiva
per via
punti di
495
496
C(u ) = Pi N i , p (u )
i =0
1 se ki u ki +1
N i ,0 (u ) =
0 altrimenti
ki + p +1 u
u ki
N i , p 1 (u ) +
N i +1, p 1 (u )
N i , p (u ) =
ki + p ki
ki + p +1 ki +1
K = {k0,,km} rappresenta un vettore di valori reali non decrescenti (non
necessariamente distinti) denominati nodi (knots). Nella definizione si assume che
0/0 = 0.
p il grado della curva;
Il numero dei nodi (m+1), il grado della curva (p), il numero dei punti di controllo
(n+1) sono tra loro legati dalla relazione: (m + 1) = (n +1 ) + p + 1
Appunti di Disegno Tecnico Industriale
497
i, p , u
In ogni intervallo [ki,ki+1[ vi sono al pi p+1 funzioni base non nulle (Nj-p,p,Nj,p)
i
Somma uno:
N (u ) = 1
j, p
j =i p
N(u)
u
Funzioni B-spline di
={0,0,0,1,2,3,4,4,5,5,5}
grado
con
u
Funzioni B-spline di
={0,0,0,1,2,3,4,4,5,5,5}
grado
con
498
ki = i p ( 0 i n + p)
0i p
0
ki = i p + 1 p i n
n p + 2 n < i n + p
{ 3,2,1,0,1,2,3}
{0,0,0,1,2,2,2}
Esempio di vettore dei nodi periodico e non periodico per una B-Spline di grado
2 definita da 4 punti di controllo. Se il vettore non periodico la curva
passa per il punto iniziale e finale, altrimenti no.
Appunti di Disegno Tecnico Industriale
499
p=4
p=5
p=2
p=3
p=1
Effetto del cambiamento di grado su una curva B-Spline definita dallo stesso
poligono di controllo.
500
u = 3/4
u=1
501
{Pi-p,Pi}
u=1
u = 2/3
u=0
502
C' (u ) = N i , p 1 (u )Q i
essendo
Qi = p
i =0
Pi +1 Pi
ki + p +1 ki +1
mentre il vettore dei nodi K ottenuto dal vettore K togliendo da questo ultimo il
primo e lultimo elemento.
503
Le curve coniche
Le curve coniche rivestono un ruolo primario nella modellazione assistita dal
calcolatore, pertanto la loro rappresentazione assume particolare rilevanza. La
rappresentazione analitica di una conica generica la seguente
Formulazione analitica
2
Iperbole
x
y
=1
a 2 b2
Parabola
y = mx2
Ellisse
x2 y2
+ =1
a 2 b2
Formulazione parametrica
a(b 2 + a 2t 2 ) 2ab 2t
, 2 2 2
2
22
a t b
a t b
(t , mt )
a (1 t )
,
2
1+ t2
2bt
1 + t 2
504
10
C(u ) = Pi Ri , p (u ); con
Ri , p =
i =0
N i , p (u )wi
N (u )w
j, p
j =0
505
Somma uno:
i, p; u [0,1]
R (u ) = 1
i, p
u [0,1]
i =0
R(u)
Effetto del
diverso peso
u
Funzioni B-spline razionali di grado 3 con U
={0,0,0,0,1/4,1/2,3/4,1,1,1,1} e w = {1,1,1,1,1,1,1}
506
11
507
C(u ) =
(1 u )2 P0 + u 2 P2 +
1 2u + 2u 2
2u (1 u )
P1
1 2u + 2u 2
Da cui:
x(u ) =
r (1 2u )
1 2u + 2u 2
y (u ) =
2ru (1 u )
1 2u + 2u 2
x 2 (u ) + y 2 (u ) = r 2 u
Appunti di Disegno Tecnico Industriale
508
12
MODELLAZIONE DI SUPERFICI
509
Introduzione - 1
Una superficie nello spazio una funzione f:2 3. Essa pu rappresentarsi
utilizzando diverse formulazioni matematiche:
Formulazione esplicita:
z = f ( x, y )
Formulazione implicita:
F ( x, y , z ) = 0
Formulazione parametrica:
(Formulazione analitica
o non parametrica)
x = f (u , v )
y = g (u , v )
z = h(u , v )
510
Formulazione parametrica
Le
operazioni
di trasformazione
geometrica
(rotazione,
traslazione,
cambiamento di scala) risultano di difficile
esecuzione
Le operazioni di trasformazione
geometrica
(rotazione,
traslazione,
cambiamento di scala) risultano di facile
esecuzione
Loperazione
di
verifica
dellappartenenza di un punto ad una
superficie risulta immediato
Loperazione
di
verifica
dellappartenenza di un punto ad una
superficie risulta laborioso
511
Superfici parametriche
In generale, dal punto di vista teorico, non esiste una formulazione che, in tutti i
casi, risulta migliore delle altre.
Lesperienza ha tuttavia dimostrato che, nella grafica computerizzata, la
formulazione parametrica semplifica limplementazione al calcolatore.
La rappresentazione parametrica dunque quella maggiormente utilizzata, mentre
la rappresentazione analitica limitata a casi particolari.
La formulazione generale di una superficie, come detto la seguente:
S = S(u , v)
Essendo S(u,v) una funzione vettoriale di variabile vettoriale (parametri u e v). Tale
funzione, pur potendo essere, in linea teorica, arbitraria, deve tuttavia soddisfare i
seguenti requisiti:
-Rappresentare adeguatamente le geometrie richieste;
-Permettere una implementazione efficiente;
-Avere una forma comprensibile e intuitiva per loperatore
Appunti di Disegno Tecnico Industriale
512
Fij (u , v ) = f i (u )g j (v )
513
514
S(u , v) = a ij u i v j ;
0 u,v 1
i =0 j =0
515
S(u, v ) = Pij Bi ,n (u )B j ,m (v )
0 u, v 1
i =0 j =0
n
n!
n i
n i
Bi ,n = u i (1 u ) =
u i (1 u )
i!(n i )!
i
I coefficienti Pij rappresentano dei punti nello spazio che definiscono il poliedro di
controllo della superficie.
516
Bi ,n (u )B j ,m (v ) 0, i,j,u,v;
B (u )B (v ) = 1,
i ,n
j ,n
u,v
i =0 j = 0
517
SVANTAGGI
intuitiva
per via
punti di
Efficiente
implementazione
del
calcolo di punti sulla superficie
(meno soggetta ad errori numerici
rispetto alla formulazione in serie di
potenze)
518
519
S(u, v) = Pij N i , p (u )N j ,q (v )
i =0 j =0
1 se ki u ki +1
N i , 0 (u ) =
0 altrimenti
ki + p +1 u
u ki
N i , p (u ) =
N i , p 1 (u ) +
N i +1, p 1 (u )
ki + p k i
ki + p +1 ki +1
La superficie dunque definita da due vettori di nodi:
520
Somma uno:
i, j,p,q,u, v
N (u )N (v ) = 1,
i, p
j ,q
(u,v ) [0,1]x[0,1]
i =0 j =0
521
Poliedro di controllo
Superficie B-spline di
grado 2 in u e v
Superficie B-spline di
grado 4 in u e v
522
n m
n m
T Pij N i , n (u )N j ,n (v ) = T (Pij )N i , n (u )N j ,n (v )
i = 0 j =0
i =0 j =0
In generale non vale la propriet dellintersezione (un piano non interseca la
superficie pi volte di quelle che interseca il poliedro di controllo).
Appunti di Disegno Tecnico Industriale
523
w P N (u )N (v )
ij
S(u , v) =
ij
i, p
j ,q
i =0 j = 0
n m
w N (u )N (v )w
ij
i, p
j ,q
0 u, v 1
i, j
i =0 j =0
Ri , p; j ,q (u , v) =
N i , p (v )N j ,q (v )
wij N i , p (u )N j ,q (v )wi , j
i =0 j =0
S(u , v ) = Pij Ri , p ; j , q (u , v )
i =0 j =0
524
q +1
,..., kvs q 1
,1,...,1}
r = n + p +1
s = m + q +1
525
Rij (u , v ) 0
Non negativit:
n
Somma uno:
Ri , p ; j , q (u , v ) = 1,
i = 0 j =0
i, j,u,v
(u,v ) [0 ,1]x[0 ,1]
526
P4,2
Effetto della variazione del peso associato al punto P4,2 sulla forma della superficie (si
osservi come il poliedro di controllo rimanga invariato).
527
528
10
Sia C(u ) = Pi Ri , p (u )
i =0
la curva sezione definita dal vettore dei nodi U = {ui} e da quello dei pesi W = {wi}.
Si pu vedere che possibile utilizzare la seguente rappresentazione:
n 1
V = {0,0,1,1}
S (u , v) = Pi , j Ri , p ; j ,1 (u,v ); con
i =0 j =0
w1, 0 = wi ,1 = wi
Curva sezione
(finale)
Curva sezione
(iniziale)
Pi ,1 = Pi , 0 + dW
I punti della curva sezione
finale
sono
ottenuti
per
traslazione dei punti della curva
sezione iniziale.
529
C2(u)
umin
umax
umax
C1(u)
530
11
MODELLAZIONE SOLIDA
531
Introduzione
La modellazione solida ha per obiettivo la creazione di modelli completi e non ambigui di
oggetti solidi. Le caratteristiche desiderabili di tale rappresentazione possono essere cos
riassunte:
Completezza: deve contenere tutte le informazioni necessarie a descrivere la geometria
delloggetto.
Non ambiguit: ad ogni rappresentazione deve corrispondere uno ed un solo solido.
Unicit: ad ogni solido deve corrispondere una ed una sola rappresentazione.
Sintesi: la rappresentazione deve essere il pi possibile sintetica e non ridondante
Versatilit computazionale: la rappresentazione deve essere tale da permettere una
efficiente implementazione degli algoritmi (es.: funzioni di rendering, di calcolo del
percorso utensile per appllcazioni CAM, di generazione di griglie di discretizzazione per
applicazioni CAE)
Facilit di interazione da parte di un utente.
532
Marketing
Studio della
resistenza,
affidabilit, ecc.
Prototipi
estetici/funzionali
Prototipazione
(RP)
Manualistica
Prototipi
estetici/funzionali
Modello solido
Manuali duso e
manutenzione
Produzione
Distribuzione
Fonderia,
lavorazioni alle
macchine utensili,
ecc.
Distinte
componenti
533
wireframe
Modellazione per
II
superfici
Modellazione
solida
Modellazione per
enumerazione spaziale
(voxel, octree)
Modellazione B-rep
Modellazione CSG
Modellazione
III
IV
parametrica
Modellazione feature-
based
Appunti di Disegno Tecnico Industriale
534
Modellazione wireframe
I sistemi di modellazione di tipo wireframe rappresentano la forma di oggetti attraverso
primitive bidimensionali (curve) nello spazio tridimensionale.
Informazioni di connessione tengono conto di quali punti (vertici) rappresentano gli estremi
delle curve del modello e quali curve sono tra loro adiacenti in corrispondenza di determinati
punti.
I sistemi di modellazione wireframe sono molto
semplici, ma presentano evidenti limitazioni,
quali:
-mancanza di informazioni su superfici e
volumi (con conseguente impossibilit di calcolare
masse, momenti dinerzia, percorsi utensile, ecc.)
-ambiguit nella visualizzazione (impossibili
operazioni di shading);
Trovano applicazione nella progettazione di
strutture intelaiate (costruzioni civili e
meccaniche), ad esempio attraverso analisi
strutturale con elementi asta o trave.
535
per
536
Modellazione solida
Nella modellazione solida lobiettivo quello di creare una rappresentazione matematica di
oggetti solidi.
Nel corso degli anni sono stati sviluppati differenti approcci alla modellazione solida, che
possono essere classificati nelle tre seguenti famiglie:
Sistemi basati su decomposizione
spaziale
Si fondano sulla decomposizione dello
spazio in blocchi elementari non
sovrapposti la cui unione rappresenta il
modello stesso.
Sistemi basati su
rappresentazione del contorno
Il
modello
solido
descritto
dallinsieme delle superfici, delle curve
e delle loro connessioni che ne
rappresentano il contorno.
537
Modelli octree
Modelli cellulari
a tre
Modello voxel
Modello octree
matrice
delle
538
Legenda
normale informazione topologica
Guscio
puntatore
Faccia
Faccia
Faccia
Superfiice
Superfiice
Superfiice
Anello
Anello
Anello
Spigolo
Spigolo
Spigolo
Spigolo
Curva
Curva
Curva
Curva
Vertice
Vertice
Vertice
Vertice
Punto
Punto
Punto
Punto
539
540
La modellazione CSG
La modellazione CSG si basa su due concetti fondamentali: lutilizzo di primitive
geometriche e la loro combinazione attraverso operazioni booleane (unione,
intersezione, differenza).
Primitive geometriche
Operazioni booleane
intersezione
Primitiva blocco
Primitiva cilindro
differenza
Primitiva cono
Primitiva sfera
541
Solido
Operazione
logica di
sottrazione
Operazione
logica di unione
Istanza
di
cilindro
Istanza
di
blocco
Istanza
di
blocco
542
543
Modellazione parametrica
Uno dei principali vantaggi associati alluso dei sistemi CAD quello di poter
costruire dei modelli che contengono delle variabili (tipicamente dimensioni) che
possono essere successivamente variate senza dover ricostruire lintero modello.
544
20
0
R1
B
40
40
40
C
A
1) Realizzazione di
segmento
verticale
lunghezza 60
un
di
2)
Realizzazione
di
un
segmento
ortogonale
al
segmento A di lunghezza 20
20
20
20
0
R1
0
R1
B
C
D
A
20
A
20
10
40
40
40
0
R1
D
A
3) Realizzazione di un arco
tangente al segmento B di
raggio 10
F
4) Realizzazione di un
segmento tangente allarco
C di lunghezza 10
5) Realizzazione di un
segmento ortogonale al
segmento D di lunghezza 10
6)
Realizzazione
segmento di chiusura
del
545
20
10
10
2)
Assegnazione
delle
dimensioni ai vari segmenti
20
10
20
0
R1
20
40
20
40
10
20
0
R1
R 10
10
40
40
D
20
20
20
10
40
10
F
4) Assegnazione delle relazioni
geometriche
(verticalit
e
orizzontalit) ai segmenti E ed
F
5)
Assegnazione
della
relazione di tangenza tra il
segmento B e larco C
6)
Assegnazione
della
relazione di orizzontalit al
segmento D
546
Features additive
(aggiungono
volume
modello. Es. estrusioni)
Features secondarie
al
(rimuovono
volume
modello. Es scavi, fori)
dal
547
Estrusione semplice
Il
profilo
generatore
viene estruso in linea
retta
Estrusione di
rivoluzione
Il
profilo
generatore
viene
fatto
ruotare
attorno ad un opportuno
asse di rivoluzione
Estrusione di sweep
Estrusione di loft
Il
profilo
generatore
(rosso) viene traslato
lungo una curva guida
(blu)
548
Scavo semplice
Scavo di rivoluzione
Scavo di sweep
Scavo di loft
Il
profilo
generatore
viene estruso in linea
retta
Il
profilo
generatore
viene
fatto
ruotare
attorno ad un opportuno
asse di rivoluzione
Il
profilo
generatore
(rosso) viene traslato
lungo una curva guida
(blu)
549
Feature secondarie
Le features secondarie sono quelle operazioni di modellazione che realizzano delle
zone di transizione tra le superfici principali del modello. Si definiscono in maniera
analoga alle precedenti
Raccordo
Un raccordo definisce una
zona di transizione in
tangenza tra due superfici
Smusso
Un raccordo definisce una
zona di transizione non in
tangenza tra due superfici
550
10
1)
2)
3)
551
Poligoni
Segmenti
rettilinei
Arco di
circonferenza
Ellisse
Spline
552
11
V
O
Schizzo sottovincolato (O e
V indicano relazioni di
orizzontalit e vericalit)
Possibile deformazione
dello schizzo
553
Schizzo completamente
definito
Schizzo sottodefinito
Schizzo ultradefinito
554
12
Modellatore
geometrico
Modello esplicito
calcolato (B_Rep)
Rappresentazione
esplicita (istanza
corrente)
Modello parametrico
procedurale basato su
features
555
13