Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Scopi e generalità
Un processo di progettazione è la sinergia di 4 principali attività (economia,calcoli
strutturali, tecnologia e processi, disegno) fra di loro strettamente correlate. Un
progettista, nel corso della sua formazione professionale si vedrà sempre più
strutturato a realizzare un prodotto che raggiungerà un buon
livello di compromesso fra queste discipline.
I requisiti per la produzione di un progetto parte dalla
realizzazione degli schemi strutturali congruenti, la scelta dei
materiali, il coefficiente di sicurezza; cioè ipotizzare la
funzionalità del progetto e poi la fattibilità dello stesso, tramite
l’attribuzione di sistemi reali per verificare lo stato globale del
sistema, in modo che se non sia conforme da poter essere
rivisto e concretizzato.
Le Norme e la Normazione
Essendo un linguaggio, occorre pertanto basare questa disciplina su modalità di
definizione, comprensione, ripetibilità a livello internazionale. Le norme pertanto
sono la raccolta di documenti i quali permettono di creare uno standard a cui fare
riferimento. Dalla sigla delle norme UNI si può capire da chi è stata elaborata la
norma e qual’è il livello di validità, le principali sono:
UNI: contraddistingue tutte le norme nazionali italiane e nel caso sia l’unica presente,
significa che la norma è stata elaborata direttamente dalle Commissioni UNI o dagli
Enti Federati.
EN: identifica le norme elaborate dal Comité Européen de Normalisation (CEN) e
devono essere obbligatoriamente recepite dai paesi membri CEN e la loro sigla di
riferimento diventa, nel caso dell’Italia UNI EN. Servono a uniformare la normativa
tecnica europea, quindi non si possono avere norme a livello nazionale che non siano
in armonia con il loro contenuto.
ISO: Individua le norme elaborate dall’International Organization for
Standardization. Sono riferimento applicabile in tutto il mondo, ogni paese può
decidere se rafforzarne ulteriormente il ruolo adottandole come proprie norme
nazionali adottandole, in questo caso la sigla diventa UNI ISO, in caso di adottazione
a livello europeo UNI EN ISO.
Le norme rispondono a dei requisiti:
consensualità: deve essere approvata con il consenso di coloro che svolgono il lavoro
democraticità: tutte le parti economico/sociali interessate possono partecipare ai
lavori e, soprattutto, chiunque è messo in grado di formulare osservazioni nell’iter
che precede l’approvazione finale
trasparenza: UNI segnala le tappe fondamentali dell’iter di approvazione di un
progetto di norma, tenendo il progetto stesso a disposizione degli interessati
volontarietà: le norme sono un riferimenti che le parti interessate si impongono
spontaneamente.
Nelle pubblicazioni UNI si può distinguere tra:
Norma Tecnica Nazionale (UNI): documento tecnico messo a punto consensualmente
da tutte le parti interessate che svolgono attività a livello nazionale e rappresenta lo
stato dell’arte di prodotti, processi e servizi.
Specifica Tecnica Nazionale (UNI/TS): documento tecnico messo a punto da parti
interessate che rappresenta uno stato dell’arte non ancora consolidato e viene
sottoposto ad un periodo di verifica della validità.
Rapporto Tecnico Nazionale (UNI/TR): descrive prodotti, processi e servizi a scopo
informativo.
È opportuno precisare la differenza fra:
Regole Tecnice: specifiche particolari la cui osservanza è obbligatoria nell’interesse
della salute e della sicurezza dei cittadini e che vengono emanate dalle pubbliche
amministrazioni; e le Norme Tecniche: normne emanate cagli enti normatori, la cui
osservanza è volontaria, ma che garantsche per chi la osserva il riconoscimento di
conformità alle direttive che ne autorizzano la circolazione sul mercato.
Riquadro delle descrizioni (Cartiglio)
Nel cartiglio sono contenute tutte le informazioni necessarie alla completa
identificazione ed interpretazione dell’elaborato, nonché tutte le informazioni
necessarie per una corretta gestione. (vedasi concetto di tracciabilità e qualità)
Le informazioni sono definite dalla norma e si distinguono in due principali
categorie: obbligatorie e facoltative. Le categorie delle informazioni sono di tre
tipologie: dati di identificazione, dati descrittivi, dati amministartivi. (collocazione in
basso a dx per tutti i formati da A0 a A3 e per tutta la larghezza per A4, larghezza
180mm relativo ad una marginatura di 20mm sul lato sx e 10mm sul lato dx)
Rappresentazioni grafiche
Sono delle forme grafiche che permettono di avere una chiara e completa visione
dell’oggetto da rappresentare, segue classificazione:
Proiezioni Ortogonali
Esistono due diversi metodi di rappresentazione delle proiezioni ortogonali:
Primo Diedro(EU): l’oggetto è situato
tra l’osservatore e il piano di
proiezione;
Terzo Diedro(US): il piano di
proiezione è ubicato tra l’osservatore
e l’oggetto da proiettare.
Metodo delle frecce:Non è afferente a
nessuno dei precedenti.
Terzo Diedro
Bisogna immaginare il pezzo come se fosse all’ interno di una cabina trasparente
osservandolo da 6 diverse posizioni, e ciò che
vediamo ponendoci in una data direzione è
proprio quello che poi finirà disegnato sulla
parete trasparente della cabina che in pratica
separa l’osservatore dal pezzo.
Metodo delle frecce
Viene usato per svincolarsi dalle
regole di rappresentazione imposte
dai metodi precedenti utilizzando
frecce di riferimento e lettere
identificative ed è possibile disporre
le viste senza vincoli di posizione
rispetto alla vista principale.
Regole
Costituzione dell’elaborato grafico:
Scelta del metodo di proiezione e riportarlo nel cartiglio o nella squadratura.
L’orientazione dell’oggetto va scelta in modo da ridurre il più possinile gli spigoli
visti di scorcio. Generalmente con piani pezzo paralleli ai piani di proiezione.
Scegliere la vista principale va scelta secondo i seguenti criteri:
• La più caratteristica con il maggior numero di informazioni geometriche
• L’oggetto nella posizione di utilizzo
• Quella di lavorazione
• Quella di montaggio
• Quella che semplifica l’esecuzione del disegno.
Nella stesura dell’elaborato grafico occorre scegliere e realizzare il minor numero di
viste affinché consentano di comprendere in modo chiaro e univoco la forma
dell’oggetto. Alcune regole per la scelta delle viste sono:
Limitare il numero di viste (come pure di tagli e sezioni) al minimo necessario e
sufficiente a definire completamente l’oggetto senza ambiguità.
Evitare per quanto possibile la rappresentazioni di contorni e spigoli nascosti
Evitare ripetizione di dettagli.
Tipologie di disegni e sistemi
Sulla base delle informazioni da trasmettere vengono ad essere definite diverse
tipologie di disegno tecnico:
Preliminare, Definitivo, Esecutivo e As-Built
La norma UNI EN ISO 10209 sancisce, oltre alle terminologie dei disegni tecnici, 22
diverse classi di disegno. In particolare occorre precisare due importanti termini
tecnici nella definizione di un progetto meccanico:
Componente: parte che non piò essere suddivisa fisicamente in parti più piccole senza
perderne le caratteristiche. (vite, dado) Sistema: combinazione di elementi considerati
in un contesto definito nel loro insieme. (sistema di trasmissione)
Pertanto una volta definito il sistema nella sua totalità, si procede alla definizione
sulla base delle specifiche/requisiti, a definire la struttura rispondendo alle varie
esigenze (funzionali, commerciali, di processo); perciò la composizione del fascicolo
documentale del disegno prevederà alcune tipologie di disegni:
• disegno di componenti
• disegni di sistemi con relative liste particolare
• disegni di montaggio con eventuali viste esplose
• disegni di layout elettrici/interconnessione/pneumatici i quali, sono definiti per
diverse tipologie
• disegni di ingombro
• disegni descrittivi ( da inserire in manuali o brochure )
Quindi occorre definire tutta una serie di documenti che devono fornire esaustive
informazioni agli Utenti di destinazione con i livelli appropriati di definizione.
Le sezioni
La sezione è una rappresentazione grafica che permette di effettuare dei tagli virtuali
sulle rappresentazioni al fine di farne comprendere le geometrie interne non visibili
all’esterno e la dislocazione ed interazione di vari elementi reciprocamente.
I suoi elementi principali sono: piano di sezione che è un piano che taglia l’oggetto
rappresentato, la traccia del piano che è linea indicante la posizione del piano o dei
piani di sezione sul piano di vista.
La sezione è correttamente
definita quando si indica la
traccia di sezione sul piano della
vista con lettere maiuscole
partendo dalla A; la direzione di
proiezione della sezione con due
frecce, la costruzione segue le
regole delle proiezioni
ortogonali; si realizza la campitura secondo quanto visto.
Semi Sezione
Qualora sia da rappresentare un
oggetto dotato di piano di simmetria e
si rende necessario effettuarne una
sezione, si può procedere nella
definizione di una rappresentazione
con metà parte in vista l'altra metà in
Zona di TOLLERANZA
La zona di tolleranza geometrica comprende lo spazio all'interno del quale devono
essere contenuti gli elementi sotto richiesta di errore. La zona si può avere come:
• Area interna ad una circonferenza;
• Area interna, ai due circonferenze concentriche;
• Area fra rette parallele;
• Spazio interno ad una superficie sferica;
• Spazio interno ad una superficie cilindrica;
• Spazio compreso fra due cilindri coassiali;
• Spazio fra piani paralleli;
• Spazio all'interno del volume di un parallelepipedo.
Un elemento ha forma corretta se tutti i suoi punti sono all'interno di una delle zone
precedentemente specificate.
Tolleranza di FORMA
Stabiliscono i limiti di variazione di una superficie o una singolarità dalla forma
ideale e non necessitano di riferimenti ad altri elementi. Si ritiene che la forma di un
elemento sia corretta quando la distanza di tutti i suoi punti da una superficie ideale
tangente all'elemento stesso è minore o uguale alla tolleranza prefissata (tolleranza di
forma).
RETTILINEITA'
1. Tolleranza di rettilineità, nel piano: la zona di tolleranza è quella compresa fra due
rette parallele distanti fra loro t. In questo caso si intende la superficie della
generatrice.
2. Tolleranza di rettilineità nello spazio su due piani fra loro perpendicolari: la zona,
di tolleranza è lo spazio contenuto in un parallelepipedo di sezione t1 x t2. In questo
modo si intende riferito all'asse.
3 . Tolleranza di rettilineità nello spazio secondo una zona cilindrica: Ia zona di
tolleranza è lo spazio contenuto in un cilindro di diametro «t»; il valore della <t> è
preceduto dal sImbolo ϕ. La specifica di forma si intende applicata ad una superficie
ed il controllo in una sola direzione, parallela al piano di proiezione.
CIRCOLARITA’
La specifica di forma si intende applicata a SEZIONI di superfici (geometricamente)
cilindriche (cioè dotate di asse di rivoluzione). Ciò intende, quindi, cilindri e coni. La
zona di tolleranza è limitata, nel piano perpendicolare all'asse di simmetria
(rivoluzione), fra due circonferenze CONCENTRICHE distanti il valore «t»
specificato. Tale specifica serve a limitare le distorsioni delle varie sezioni (lobatura,
ovalizzazione).
PLANARITA’
La specifica di forma si intende applicata superfici piane (tridimensionali). La zona di
tolleranza {tridimensionale) è delimitata, da due piani paralleli distanti «t» fra, di
loro. La tolleranza, serve a:
• Limitare le deviazioni di forma dei piani (per esempio su zone di tenuta o
accoppiamenti prismatici);
• A identificare zone che sono da intendersi di RIFERIMENTO (DATUM)
CILINDRICITA'
La specifica di forma si intende applicata superfici cilindriche (tridimensionali).
La zona di tolleranza (tridimensionale) è delimitata da due superfici cilindriche
coassiali distanti «t» fra di loro.
Zona di Tolleranza
La tolleranza serve a:
La tolleranza serve a limitare la distorsione dell'intera superficie sotto controllo. Può
controllare simultaneamente circolarità, rettilineità. Il controllo si effettua con le
stesse modalità della circolarità (per esempio con comparatore mobilie sull'asse
longitudinale).
• Limitare lobatura/ovalizizazione del cilindro;
• Scostamenti della rettilineità delle generatrici;
• Rastremature delle generatrici rispetto all'asse.
FORMA di SUPERFICIE QUALUNQUE
La specifica di forma si intende applicata, a, SUPERFICI qualunque.
La zona di tolleranza è limitata fra due superfici di inviluppo delle sfere aventi 0t ed
i cui centri sono situati sulla superficie in esame.
Tale specifica serve a limitare le distorsioni della superficie nel suo complesso.
Elementi di RIFERIMENTO
Definizione: Forma geometrica teoricamente esatta a cui si riferiscono elementi s etti
a tolleranza ASSOCIATA ad essi . L'elemento di riferimento viene ad essere indicato
per mezzo del seguente simbolo.
L'elemento di riferimento può essere, inoltre, definito globalmente o localmente nelle
seguente modalità:
In tale modo viene univocamente definito su tutto l'elaborato: GLOBALE
In tale modo viene definito sulla vista, in esame: LOCALE.
Le modalità di individuazione sono le seguenti:
Sulla Linea o sulla Superficie
Sull’asse o sul piano mediano Attenzione alla posizione del RIFERIMENTO posto
sulla linea di misura. DA EVITARE, salvo non vi siano incertezze su chi sia il
RIFERIMENTO. Nella figura si ha indeterminazione. Le modalità di richiamo dei
riferimenti negli errori associati, sono le seguenti:
Tolleranze di Orientamento
Parallelismo
La tolleranza indica una
limitazione sullo scostamento
ammissibile «t» di un
elemento rispetto ad un
riferimento in termini di
PARALLELISMO. Tale
scostamento
limite è espresso in misura
LINEARE E NON
ANGOLARE, conforme alle
unità dii
misura dell'elaborato.
1. Tolleranza, di una linea, rispetto ad una retta di riferimento (tolleranza nel piano).
Se la, tolleranza e prescritta in un solo piano, la zona di tolleranza è la superficie
compresa fra due rette parallele distanti fra di loro «t» e parallele alla retta di
riferimento. L'asse tollerato ha le rette parallele poste sul PIANO ORIZZONTALE.
2. Tolleranza di una linea rispetto ad una retta di riferimento (tolleranza nello spazio).
La zona, di tolleranza è lo spazio contenuto in un parallelepipedo di sezione t1 x t2
parallelo alla retta di riferimento. Se il valore della tolleranza è preceduto dal simbolo
Ø, la zona di tolleranza è contenuta in un cilindro di Øt parallelo alla retta di
riferimento.
3. Tolleranza di una linea rispetto ad una superficie di riferimento superficie rispetto a
retta di riferimento. La zona di tolleranza è lo spazio contenuto fra due piani paralleli
e distanti <t> rispetto alla superficie di riferimento.
PERPENDICOLARITÀ'
La tolleranza indica una limitazione sullo scostamento ammissibile «t» di un
elemento rispetto ad un riferimento in termini di ORTOGONALITÀ'. Tale
scostamento limite è espresso in misura LINEARE E NON ANGOLARE, conforme
alle unità di misura dell'elaborato.
1. Tolleranza di una linea rispetto ad una retta di riferimento. La zona di tolleranza è
lo spazio compreso fra due piani paralleli distanti «t» e perpendicolari a la retta di
riferimento.
2. Tolleranza di una linea rispetto ad una superficie di riferimento. La zona di
tolleranza è lo spazio compreso fra due rette parallele distanti b e perpendicolari alla
superficie di riferimento e giacenti nel pi1ano ove è prescritta la tolleranza.
3. Tolleranza di una linea rispetto ad una, superficie di riferimento (tolleranza nello
spazio). La zona di tolleranza è contenuta, in un parallelepipedo dii sezione t1 x t2
perpendicolare la piano di riferimento.
4. Tolleranza di una linea rispetto ad una superficie di riferimento. La zona di
tolleranza è lo spazio compreso in un cilindro di diametro 95 pari alla tolleranza «t» e
perpendicolare alla superficie di riferimento.
5. Tolleranza di una superficie rispetto ad una retta di riferimento. La zona di
tolleranza è lo spazio compreso fra due piani paralleli distanti «t» e perpendicolari
alla retta di riferimento.
6. Tolleranza di una superficie rispetto ad una superficie di riferimento. La, zona, di
tolleranza è lo spazio compreso fra due piani paralleli distanti «t» e perpendicolari
alla superficie di riferimento.
ANGOLARITA' (o ANGOLAZIONE)
La tolleranza indicai una limitazione sullo scostamento ammissibile «t» di un
elemento rispetto ad un riferimento in termini di ANGOLO. Tale scostamento limite è
espresso in misura LINEARE E NON ANGOLARE, conforme alle unità di misura
dell'elaborato.
1. Tolleranza di una linea rispetto ad una retta di riferimento. Lai zona di tolleranza
giace su di un piano contenente la linea e la retta di riferimento, ed è limitata da due
retta parallele distanti «t» ed inclinate rispetto alla retta di riferimento dell'angolo
dato.
2. Tolleranza di una linea rispetto ad una
superficie di riferimento {nello spazio).
La zona di tolleranza è compresa fra due
piani paralleli distanti «t» tra di loro ed
indicati dell'angolo indicato rispetto alla
superficie di riferimento.
3. Tolleranza di una linea rispetto ad una,
superficie di riferimento {nello spazio). La zona di tolleranza è compresa in un
cilindro di Ø pari a «t» trai di loro ed inclinato dell'angolo indicato rispetto alla
superficie di riferimento.
4. Tolleranza di una superficie rispetto ad una linea di riferimento. La zona di
tolleranza è compresa fra due piani paralleli distanti «t» tra di loro ed inclinati
dell'angolo indicato rispetto alla superficie di riferimento.
5. Tolleranza di una superficie risi petto ad una superficie di riferimento. La zona di
tolleranza è compresa fra due piani paralleli distanti «t» fra di loro ed inclinati
dell'angolo indicato rispetto alla superficie di rifermento.
Tolleranze di Posizione
LOCALIZZAZIONE
Le tolleranze geometriche di
LOCALIZZAZIONE (o ESATTA POSIZIONE)
sono quelle tolleranze che prescrivono variazioni
consentite, rispetto ad una posizione teorica
fissata, di un elemento dimensionabile (asse o
piano) rispetto ad uno o più riferimenti. Ciò
significa che per questi elementi tollerati NON SI APPLICA IL CUMULO DELLE
TOLLERANZE.
Sistemi di Strisciamento
Dimensionamento Perni di Estremità.
Successivamente occorre procedere alla verifica dello smaltimento del calore in base
al regime rotazionale n una volta determinata la geometria definitiva del perno.
Dimensionamento Perni di Spinta.
Tali perni vengono dimensionati a spinta assiale nota che sia la forza in tale direzione.
Il cuscinetto RADENTE (o a
cuscinetto a STRISCIAMENTO o
comunque detto BRONZINA) è di
forma cilindrica semplice in soluzione
in un unico pezzo o scomposta.
Cartteristiche del materiale:
• Attrito basso.
• Resistenza alla fatica.
• Malleabilità.
• Sufficiente durezza.
• Porosità per trattenere lubrificante.
• Resistenza alla corrosione.
• Capacità di smaltimento del calore.
• Silenziosità di funzionamento.
Materiali frequenti: Bronzo, Leghe antifrizione a base di piombo-antimonio,
sinterizzati, sintetici.
Cuscinetti in Bronzo: Materiale più frequentemente utilizzato. Per le varie tipologie
fare riferimento alla norma UNI EN 1982:2000 nella quale si elencano le tipologie di
leghe in grado di sopportare i carichi agenti. All'interno dell'alloggio asse alle volte si
realizzano opportune scanalature per l’alimentazione del lubrificante (olio o grasso)
da opportuni sistemi di adduzione (oliatori/ingrassatori).
Cuscinetti in METALLO BIANCO (piombo-antimonio).
Si utilizzano questi materiali come rivestimento della cava di alloggio in appoggio
alla struttura principale. Queste possono essere utilizzate, ad esempio, nei seguenti
sistemi:
• il riporto sulle bronzine e sui cuscinetti di tutte le parti mecca1niche in
movimento
i motori a scoppio, a gas, elettrici, diesel
• le turbine
• le dinamo
• i laminatoi
• i verricelli in genere.
Il materiale viene riportato oppure colato.
Cuscinetti in SINTERIZZATO.
Sono strutture a base di diversi materiali. In genere sono polveri di ferro, rame,
bronzo impregnate di lubrificante (dette anche auto-lubrificanti).
I vantaggi di queste sono:
• Costi inferiori;
• Tolleranze molti o strette;
• Lubrificazione permanente;
• Riduzione di manutenzione;
• Riduzione ingombri;
• Rischi ridotti di grippaggio;
• Basso coefficiente di attrito;
• Silenziose;
• Funzionamenti anche a temperature alte.
Cuscinetti in MATERIALI SINTETICI.
Sono strutture a base NYLON, ERTALON, PTFE, ecc.
I vantaggi di queste sono:
• Costi inferiori;
• Tolleranze molto strette;
• Lubrificazione assente;
• Assenza di manutenzione;
• Resistenza chimica;
• Assenza di impuntamento a basse velocità;
• Resistenza elevata ai carichi statici e fatica;
• Isolanti elettricamente;
• Antivibranti
Cuscinetti BIMETALLICI.
Sono strutture con guscio in materiale resistente con apporto interno di materiale tipo
ERTALON, PTFE, NYLON o anche leghe metalliche. I vantaggi di queste sono i
medesimi delle boccole in materiale sintetico puro.
Cuscinetti Volventi
Fattori decisionali:
1. Analisi dei carichi agenti sulla struttura;
2. Condizioni operative e di montaggio;
3. Velocità rotazionale; Designazione parti dei cuscinetti:
4. Ingombri asso-radiale;
5. Durata;
6. Condizioni Ambientali;
Classificazione cuscinetti a corpi volventi:
• Reazione rispetto alla direzione di carico:
• Radiali
• Assiali
• Obliqui (o misti)
• Geometria. Cioè possibilità di avere rotazione relativa sulle casse:
• Rigidi
• Orientabili
• Struttura geometrica dei corpi volventi:
• Sfere
• Rulli: Cilindrici; Conici, a botte.
• Rullini
• Struttura meccanica:
• Scomponibili
• Non scomponibili
Coefficienti di Attrito
Caratteristiche:
• Supportano carichi radiali elevati ma
assiali di piccola entità;
• Modesta adattabilità angolare (rigidi);
• Montaggi con coassialità molto
contenute;
• Geometrie accessorie (schermature, cave);
• In genere non scomponibile;
• Anche a due corone di sfere.
A Sfere Orientabili
Caratteristiche:
• Sopportano carichi radiali elevati ma assiali di piccola entità in
entrambe le direzioni;
• Orientabili;
• Montaggi con errori di coassialità o flessibilità dell’albero/asse;
• Geometrie accessorie (schermature, cave);
• Non scomponibile;