La "voce piena"
Quando la fase di contatto tra le corde è un po' più lunga di quella di
apertura si assiste alla formazione di un buon numero di armoniche che
determinano una voce timbricamente ricca, di buona intensità, che viene
definita "voce piena".
Nel descrivere i suoni emessi da un cantante lirico diciamo infatti che la
sua voce è "piena" ed usiamo generalmente il termine voce "di petto" per
riferirci all'emissione dei toni gravi, caratterizzati da un basso numero di
vibrazioni al secondo; tale usanza è legata alla fun-zione contrattile del
muscolo vocale (e del sistema degli aritenoidei in generale) che,
accorciando la corda, ne incrementa la massa favorendo l'insorgenza di
vibrazioni scheletriche dirette verso la cassa toracica.
Parlare quindi di voce di petto significa fare riferimento a quel fenomeno
percettivo di pienezza del suono che provoca, nel cantante, sensazioni di
consonanza vibratoria soggettiva a livello muscolare e scheletrico proprio
nella regione toracica. In relazione a tale fenomeno di "falsa vibrazione"
risulta evidente come sia preferibile l'espressione "registro pieno con
La "copertura"
Analizzando l'evoluzione storica della pedagogia del canto, possiamo
notare come l'abitudine a gestire il settore tonale acuto con atteggiamenti
in registro pieno si sia consolidata intorno ai primi decenni dell'Ottocento,
con la ricerca dei cosiddetti meccanismi di "copertura" del suono, dettata
da esigenze sia d'ordine stilistico ed estetico sia legate a motivi di natura
psicoacustica ambientale: gli spazi e gli organici orchestrali tendevano,
infatti, ad ampliarsi, comportando per l'emissione vocale problemi
d'udibilità e di proiezione del suono. Si rendeva quindi necessario
individuare una modalità di canto che potesse comunque emergere
superando i notevoli livelli d'intensità orchestrale che ponevano sempre
più problemi all'udibilità della nota fondamentale cantata dall'artista, in
quanto stavano diventando sempre più intensi e acusticamente competitivi
con le "note" da cantare.
Si giunse così a quelle "esagerazioni nervose e muscolari" che avrebbero
caratterizzato la vocalità romantica e l'evoluzione stilistica del
melodramma, dirigendo il gusto estetico verso l'efficacia drammatica e la
"portanza" vocale, e allontanandolo gradualmente dai concetti di bellezza
ed omogeneità di colore su tutta la gamma tonale.
I tipi di "falsetto"
Come precedentemente accennato, una delle possibilità di emissione degli
acuti è quella di ricorrere al registro di "falsetto". La prevalenza del
sistema cricotiroideo fa sì che le corde vibrino solo sul loro bordo libero,
con un tempo di contatto che è inferiore al 40% dell'intero ciclo vibratorio.
Il timbro vocale risulta allora povero di armoniche, debole di intensità e
spesso correlato a sensazione percettiva di "fissità"; il termine falsetto è
quindi giustificato alla luce di un tentativo di definire un timbro vocale
"non vero".
Per quanto concerne una sua collocazione artistica, il registro di falsetto
viene utilizzato dai tenori primi di cori polifonici per eseguire brani con
tessitura molto elevata, dai cantanti di yodeling tirolese (con
atteggiamento vocale caratterizzato da continui e repentini passaggi tra
registro modale e falsetto), di country music o di repertori folkloristici in
genere, dai cosiddetti ventriloqui per ottenere effetti comici e
caricaturali, da alcuni tenori leggeri ad impostazione lirica per emettere
note acute in "pianissimo" che risultano di difficile esecuzione in registro
pieno e dai falsettisti nel repertorio rinascimentale e barocco.
Chi canta in falsetto in maniera incolta, con voce velata, mostra un
triangolo d'insufficienza glottica adduttoria posteriore, cioé ha i
cricoaritenoidei laterali attivi ma non gli interaritenoidei. Il falsetto è
velato e debole. Se il cantante attiva invece soprattutto gli
interaritenoidei chiude il triangolo e la sua voce risulterà più chiara e,
anche se il tempo di contatto è molto basso, l'area glottica si apre e
chiude completamente ad ogni ciclo.
Nel falsetto incolto, da un punto di vista laringostroboscopico, notiamo un
allungamento delle corde vocali per innalzamento laringeo con aumento
della tensione longitudinale delle corde vocali, diminuzione del tempo di
Il falsetto femminile
Per quanto riguarda le voci femminili, alcuni didatti negano l'esisten-za
dell'emissione in registro di falsetto; in effetti, almeno nel canto lirico, gli
acuti della voce femminile sono per lo più eseguiti in registro pieno o
medio.
Ci si chiede però perchè, da un punto di vista fisiologico, ciò che è
possibile ad una laringe maschile (la vibrazione del solo bordo libero della
corda) non possa esserlo anche per la voce femminile. In realtà esiste
anche per la donna tale possibilità ma, almeno nel canto lirico, il registro
ottenuto con tale modalità (per emettere note acute e sovracute) viene
denomi-nato "di flauto", in riferimento al particolare timbro vellutato che
lo caratterizza. I rilievi spettrografici sono peraltro del tutto analoghi a
quelli del registro di falsetto maschile mostrando una evidentissima
intensificazione dell'intensità della fondamentale per sintonizzazione tra
prima formante e frequenza fondamentale, con formanti superiori
pressochè inconsistenti.
Il registro di flauto viene usato da alcuni soprani leggeri nelle note
sovracute. Inoltre, nella condizione di massima chiusura, vicina allo
spasmo glottico, la voce si riduce ad un fischio emesso attraverso un
piccolo orifizio a livello di commissura anteriore, quasi in assenza di
vibrazione dei bordi: "registro di fischio". Pensando alle voci femminili
possiamo inoltre dire che l'aggiungersi o meno dell'attività interaritenoidea
al lavoro dei cricoaritenoidei laterali può fare la differenza anche tra il
falsetto comune femminile (usato peraltro solo nella musica leggera o
nella polifonia) e il registro di fischio del soprano leggero.
Modalità di affronto del settore tonale acuto I risultati percettivi e la
gestione del settore tonale acuto nei vari tipi di vocalità in relazione ai
registri possono essere così riassunti: Registro di falsetto nell'uomo e nella
donna.
Viene usato nella musica leggera con elevazione laringea, tempo di
contatto ridotto, onda mucosa limitata al bordo, armoniche deboli fino a
2000 Hz. Nell'uomo può anche avere carattere incolto o imitativo o
caricaturale.
Può avere carattere di maggiore rotondità per rinforzo armonico legato al
controllo della posizione laringea nel collo.
Il contatto glottico è migliore se vi è attività adduttoria
dell'interaritenoideo.
estensione talmente ampia che, investendo nei toni gravi registri dello
speech e del parlato maschile, ha fatto parlare di doppio registro.
Registro pieno con consonanza di testa nel canto lirico. Trascinamento in
acuto del registro pieno in consonanza di petto in vocalità quali il Belting,
il Blues e il Rock. La cosiddetta voce piena gridata è in realtà lo
sconfinamento in ipercinesia del registro pieno in consonanza di petto dal
passaggio di registro agli acuti, ed è caratterizzata da aumento del tempo
di contatto glottico, elevazione laringea e aumento di pressione
sottoglottica, caratterizzando la vocalità "belting" e in parte quella "rock".
Vogliamo ricordare infine come la "nuova" vocalità, sia nella musica "colta"
che in quella popolare, sfrutti oggi sempre più spesso una miscellanea
delle varie possibilità che l'organo vocale può esprimere, senza più confini
nell'uso dei registri in relazione ad un codice formalizzato di appartenenza
ad uno "stile" vocale tecnicamente uniforme.
Ne sono esempio, ognuno con sue caratteristiche, Cathy Berberian, Nina
Webmaster Hagen, Demetrio Stratos, Sainko Namcilak, Diamanda Galas, per citare
Daniele Franchini
solo alcuni interpreti.