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Descrizione del libro manoscritto

La descrizione dei manoscritti è un processo utile alla catalogazione del codice e può essere di
due tipi:

1) Descrizione interna: tutto ciò che riguarda il contenuto del codice (autore, testo, note,
Incipit, explicit..)
2) Descrizione esterna (o descrizione archeologica): la descrizione materiale del codice
(legatura, fascicolazione, materiale..)

Prima di procedere con la descrizione bisogna indicare se il manoscritto è:

- Unitario: manoscritto concepito come singola unità codicologica. Può essere vergato da uno o
più scribi e può contenere:

• un unico testo

• più testi (codice miscellaneo, che possono essere di uno o più autori)

Il manoscritto omogeneo avrà una sola descrizione esterna; mentre la descrizione interna darà
notizia del testo (o dei testi), indicando per ciascuno gli estremi delle carte in cui sono presenti.

- Composito: manoscritto che solo apparentemente, in quanto dotato di un’unica legatura,


costituisce un’unità; mentre in realtà è il risultato di più manoscritti (interi o frammentari) messi
insieme in una determinata epoca per diversi motivi.

In questo ambito bisognerà tenere presente la di erenza tra:

• Raccolta fattizia: si tratta di materiale riunito insieme per ragioni spesso non individuabili,
perché casuali o puramente esterne (formato materia o lingua). In tal caso verrà individuata e
descritta singolarmente ogni unità codicologica

• Raccolta organica (o organizzata): si tratta di raccolte di materiale vario (lettere, documenti,


relazioni, parti di manoscritto, carte sciolte..) messo insieme per un interesse o ne precisi
(perché di uno stesso autore, di uno stesso argomento, perché si tratta di lettere..)

Descrizione interna
Vediamo i procedimenti per la descrizione interna dei codici.

• codice unitario o composito?

Nel caso sia composito descriviamo ognuna delle unità codicologiche (con lo schema qua
riportato):

- Titolo
- Autore (in caso di assenza dell’autore, abbiamo un opera adespota; ossia senza autore*)

- Veri ca dell’autore*1

- Sottoscrizioni e le relative informazioni ricavabili


- Eventuali note di possesso
* Se siamo davanti ad un testo adespota cerchiamo il testo nel manuale online “in principio”, per
veri care se al testo in questione è stato attribuito un autore

*1 spesso, per dare importanza a dei testi, gli si attribuisce un autore di maggiore importanza. Per
questo motivo è sempre opportuno fare delle veri che. A nostra disposizione abbiamo due grandi
manuali: il “Tusculum Lexicum” e il “Paoli e Vissova” (consultati in questo ordine).

Descrizione esterna
-Segnatura: indicare lo stato, la città, la biblioteca di conservazione del codice studiato e indicare
che tipo di fondo si tratta (es. fondo governativo)

-materia: indicare la materia di cui è fatto un codice (pergamena o carta) e indicarne i vari aspetti
(origine animale, colore, spessore, consistenza, inizio con lato pelo/carne, presenza di ligrana..).

-Indicare la data espressa in secoli

-Indicare la dimensione delle carte

- La cartulazione (numerazione delle carte); questa può essere antica ( no al 400, talvolta ci sono
giunte anche originali), di epoca moderna (dal 400 al 900) e recente (dal 900 no ad oggi).

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Il fattore dell’originalità possiamo capirlo dall’invecchiamento dell’inchiostro; infatti anche
l’inchiostro è una componente importante di cui va indicato il colore (nero, rosso o più raramente
anche blu/verde). Solitamente si usava la penna d’oca (così denominata perché le penne d’oca
erano le più resistenti, ma si utilizzavano penne di molti volatili) o, più raramente, anche la matita.

Le cartulazioni possono trovarsi in più posizioni (sul recto; angoli inferiori interni, margine
esterno..) e più la posizione è rara più ci fornisce indicazioni per la localizzazione geogra ca
(spesso si trovano anche più cartulazioni poiché potevano veri carsi delle cadute durante alcune
ri niture che rovinavano i fogli e quindi c’era la necessità di rifarle.

Un altro aspetto importante per avere informazioni riguardo al manoscritto è la morfologia dei
numeri a cui però bisogna fare molta attenzione poiché anche essa cambia nel tempo (spesso si
può confondere, per esempio, un 4 per un 9) quindi ci vuole una buona conoscenza di morfologia
dei numeri per orientarci (nel caso di incomprensione è sempre meglio mettere una data
indicativa).

Alla cartulazione si è sovrapposta, nel corso degli anni, la paginazione.

- La fascicolazione: con fascicolazione si intende la descrizione dei fascicoli cuciti insieme a


formare il codice (fascicolo=unità di base del codice).

La composizione minima del fascicolo era il bifoglio:

• 2 bifogli ——> bilione

• 3 bifogli ——> ternione

• 4 bifogli ——> quaternione (più di uso)

• 5 bifogli ——> quinione

• …

La descrizione dei fascicoli deve indicarci quantità e tipologia mediante un numero romano (che
indica i fascicoli) e un numero arabo che indica le carte.

Spesso può capitare che in un codice non tutti i fascicoli siano composti dallo stesso numero di
carte per vari motivi (rarità e costo alto della pergamena, perdita di alcune carte durante lavori di
ri nitura o restaurazione ecc…).

Spesso tornava utile l’uso dei reclamantes, ossia la trascrizione delle ultime parole del vecchio
fascicolo su quello successivo.

Importante è anche segnalare se i fascicoli iniziano con lato pelo o lato carne per la pergamena.

- Foratura: sistema usato per ottenere dei fori lungo tutto il margine esterno sul quaternione
chiuso mediante l’utilizzo di un punctorium (strumento a punta metallica di varie forme),
cercando di realizzare dei fori tra loro equidistanti (anche se, essendo un’operazione manuale,
non sempre riusciva). Aperto il quaternione si ritrovavano fori su tutti i margini esterni del
fascicolo, che venivano uniti con una squadra (norma => operazione di rigatura). Un
codicologia americano, Jones, ha dedicato studi sulla foratura poiché essa è importante per la
datazione (varie forme del punctorium, posizione dei fori..). E’ importante segnalare il sistema
Jones utilizzato per la foratura (per esempio un quaternione forato in un’unica volta si chiama
sistema Jones 1).

- Rigatura: l’insieme delle righe orizzontali e verticali che permettono al copista di disporre il testo
secondo un ordine preciso e di ssare le proporzioni del foglio; questa tecnica è quella che
precede immediatamente la scrittura.

• Tecnica di rigatura: due erano le tecniche principali

1) a punta secca: la tecnica più antica usata no al medioevo e consisteva nel tracciare delle
righe che, grazie alla punta secca, segnavano anche un solco sulla parte opposta della carta. Si
otteneva così da una parte il solco creato dallo strumento (sillon) e dall’altra una protuberanza
(billon). Con questa tecnica era possibile rigare più carte contemporaneamente.

2) a colore: inizialmente si utilizzava la mina di piombo, poi si passò presto all’uso


dell’inchiostro. Questa era un’operazione più lunga ma anche più conveniente per il subentro delle
università e il conseguente aumento della richiesta di libri dove potevano servire a lato delle
glosse o dei commenti che richiedevano rigature diversi cate. Questo tipo di rigatura si a erma
sempre di più rispetto a quella a punta secca.

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• Sistemi di rigatura: l’ordine di successione dei solchi e dei rilievi risultanti dal tracciamento
della rigatura, de nisce il sistema di rigatura. Un codicologo, Leroy, studiò la rigatura a punta
secca in tutti i suoi aspetti, individuando 13 sistemi di rigatura dove con un triangolino chiuso
indicava un incisione diretta (sillon) e con uno aperto si indicava l’incisione indiretta (billon).

Nei manoscritti si può trovare una preponderanza per l’uso della rigatura diretta; tuttavia ci
sono casi dove si prediligeva l’uso della rigatura indiretta (come per esempio nei monasteri, dove
era più importante risparmiare tempo a discapito dell’estetica).

Inoltre si faceva attenzione ad accostare pagine solco-solco e rilievo-rilievo.

NB: le rigature tracciate con mina o inchiostro sono tutti rigature dirette.

• Tipo di rigatura: l’insieme delle righe che da la giusti cazione alla carta. Leroy ha trovato
centinaia di tipi di rigatura, riportai in un repertorio di Sautel che in appendice ha inserito tutti i
manoscritti ritrovati da Leroy.

I tipi di rigatura vengono descritti tramite un codice:

NNXN(a/b**)

N: Linee di giusti cazione non necessarie

N: Linee rettrici non necessarie

X: Andamento delle rettrici* (se vanno da un margine all’altro oppure si fermano in altri punti della
pagina)

N: Impaginazione (le colonne destinate alla scrittura)

a/b: Nel caso di rettrice non necessaria, ne indica la posizione (margine superiore/inferiore)

* Nessun margine: A

1 margine: C

2 margini: D

2 margini più uno centrale: E

**non si indica nessuna lettera quando c’è omogeneità (1 rettrice in alto e 1 in basso, 2 in alto e 2
in basso ecc..)
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