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STORIA DELLE TECNICHE ARTISTICHE- UNIVERSITA’ CATTOLICA

STORIA DELLE TECNICHE ARTISTICHE prima lezione

Opera d’arte = insieme/ sintesi inscindibile di pensiero e materia.


Approcci diversi dell’arte. A volte prevale aspetto ideativo = nascita delle accademie nel 500-> l’artista
entra in contatto con il mondo delle idee. Impostazione: arte che gira attorno a pittura, scultura,
architettura.
Prevale aspetto ideativo rispetto esecutivo ma questi due momenti non sono momenti separati.
Nel medioevo= le arti facevano parti delle arte meccaniche e l’aspetto tecnico era fondamentale = il
TECNE’, il saper fare importantissimo. L’ARS = maestria, lavoro.
ARTIFEX medievale = quello che in modo abile ingegnoso artificioso riusciva a portare avanti un lavoro.
Artista medievale= dedicava a tutte le arti l’artista si dedicava a tutte le arti e l’aspetto esecutivo e la scelta
del materiale importantissimo.
Anche per i romani il concetto di arte è facoltà acquisita con la ricerca e l’esperienza pratiche, ben distinta

La scelta del materiale -> legato alla durata dell’opera e alla destinazione (a cosa serve).
Michelangelo = “dio fluviale” = argilla cruda, sabbia, peli, fibre, legno -> scelta del materiale.

Nel 200 la pittura non era concepita secondo criteri di lunga durata perché le tavole venivano ridipinte.
Spesso oggetto di culto.
Legami con l’oreficeria.
Coppo di Marcovaldo = “madonna con il bambino” -> uso dell’oro, legami con l’oreficeria, vicino alla
tecnica dello smalto = tecniche intrecciate.

Nel 400 diffusione pittura a olio = le questioni legate alle vernici, alle trasparenze, ingiallimento.
Autori grande conoscenza dei materiali -> vicini all’alchimia. Consapevolezza che si alteravano.

Nel 400-500 si usano vernici colorate.

Influenzati dal momento in cui viviamo = spesso nel restauro si cerca di riportare l’opera all’originale

Nel 1508 Durer scrive di aver scoperto una vernice incolore e che le vernici utilizzate influivano in qualche
modo sui colori.

Raffaello = “crocifissione mond o gavari” = olio di noce che ingiallisce meno per il cielo e olio di lino x colori
+ scuri che il tempo li avrebbe resi + profondi= scelta attentissima

TRATTATISTICA
Difficoltà nel leggere un trattato, necessità di un approccio criticamente avveduto.
Capire che la trattatistica è un genere letterario, ha dei suoi canoni che ricorrono, può offrire risposte a dei
procedimenti ma vanno accostati in modo critico. Bisogna interrogarsi sull’origine. Spesso si tratta di testi
non originali, ma che mettono insieme notizie da + fonti, testi compositi, stratificati, che hanno in mente
dei precedenti. Alcune tecniche vengono ripetute. È un testo che mettono insieme + informazioni.
In rari casi abbiamo originali.
L’autore è l’estensore del testo, talvolta un artista, ma anche committenti, umanisti, letterari.
Spesso opere posteriori che mettono insieme testi diversi (assemblatore = figura intermedia tra autore e
copista) e poi copiate da copista, spesso uomo dotto.
Cautela nell’affrontare questi testi.
Per lo + sono copie, di secoli posteriori.
Es: Manoscritto di Lucca = fatto copiare
LE FONTI + IMPORTANTI
TEOFRASTO DI ERESO
filoso naturalista erede degli studi di botanica e mineralogia di Aristotele
Scrive il “de Lapidibus” parte dell’opera più vasta sui metalli (de Metallis). Stretta parentela tra mondo
vegetale e minerale e le tecniche artistiche. Competenze del restauratore e dello storico dell’arte =
conoscenze chimiche, del mondo minerale, naturale. Contenute informazioni sui colori: pigmenti, aspetti,
provenienza, distingue terre. Si concentra sui metalli.
“de plantis”
Federico Zeli = storico dell’arte, conoscitore del 900, era un botanico.
Vitruvio e Plinio consultano Teofrasto.
Testimoni del Teofrasto: originale perduto, abbiamo copie:
• Vaticano Urbinate 61
• Versione latina di Teodoro de Gaza 1483
• Manoscritto presente a Firenze e Vienna.

VITRUVIO POLLIONE
“de architectura libri decem” = prima opera della cultura occidentale dedicata alle tecniche artistiche.
La copia + antica si trova a Londra alla british library, di età paleocristiana, proveniente dall’italia.
La traduzione è di Cristoforo ….

Principali contenuti nel testo per le tecniche artistiche


Libro 2, cap 5
Tratta della calce per l’edilizia = tipologia della calce, manuale per gli autori dell’epoca. Descrive la cottura
del carbonato di calcio mescolata con sabbia di cava o sabbia di fiume o mare, costruisce malta per
l’edilizia. -> suggerimenti operativi
È un genere letterario. Spesso si riprendono citazioni di fonti precedenti.
Calce = nel glossario
Libro 7, cap 2
Sugli intonaci = in pittura è simile a quello dell’edilizia ma di ottima qualità. La calce è capace di cementare
le particelle di sabbia nell’intonaco e fissare i colori
Cap 3
Sulla stesura degli intonaci. = descrive sette strati sottili di intonaco partendo da quello + grossolano, + 3 a
base di calce e sabbia, + 3 strati di calce e polvere di marmo.
Stucco si rovina se lo spessore non è adeguato. Per la qualità sono necessari numerosi strati. Permette lo
splendore dei colori. I colori si stendono su intonaco fresco: garantisce duratura.
Cap 9-14
I vari leganti per colori nella pittura murale oltre acqua/calce: cera mista a olio come protezione del
cinabro della luce e la porpora di Tiro ( dai molluschi)
Cap 7
Colori della pittura -> usa stesso ordine di Teofrasto
Cap 9
Preparazione del cinabro = pigmento di colore rosso vivo
Cap 8
Minio = come chiamano i romani il cinabro ma improprio
Cap 10
Ricetta del nerofumo = impasto di fuliggine, prodotta da resina scaldata in una fornace. Ci sono indicazioni
operative. (testo) Ricetta fu un segreto della pittura antica. I pittori del rinascimento lessero con avidità
questi testi.

CAIO PLINIO SECONDO IL VECCHIO


“Naturalis Historia libri” = 37 libri, unico pervenuto, incompiuto. Summa delle conoscenze del tempo. Una
delle fonti principali sugli artisti e procedimenti trasmessi. (70-79 d.C)
Teoria del progresso e dell’evoluzione dell’arte -> presuppone un miglioramento
1469 = prima stampa
1476 = prima traduzione dal latino

1-6 = cosmologia e geografia


7-11= antropologia e zoologia
12-27 = botanica
28-32= medicina e farmacologia
33-37= mineralogia e storia dell’arte

Libro 33
Metalli preziosi, + nobili
Cap 38
I greci chiamano minio il cinabro = confusione
Cap 39
Plinio dice che minio e cinabro erano colori troppo vivaci e dunque erano preferite la rubrica (ocra rosso) e
la sinopia (disegno preparatorio tratteggiato, di colore rossastro per l’affresco)
Cap 59
Descrive le ocre
Libro 34
Si occupa di metalloplastica (bronzo, rame ecc), di alcuni pigmenti come la biacca
Libro 35
Colori della pittura, alcuni incompatibili con l’affresco, l’encausto, terra rossa a base di sinopia
Cap 97
Parla di Apelle e dell’atramentum come sua invenzione = dare velatura scura sottile ai dipinti che
intensificava i colori e li proteggeva. Formava uno strato riflettente.
Gli artisti del 500 sono interessati a questa velatura.
Importanza della trattatistica per leggere in modo più consapevole i manufatti artistici 9 sec. 160 ricette

FONTI MEDIEVALI
MAPPAE CLAVICULA
La + antica raccolta di tecniche artistiche medievali, aggregata intorno a ricettari che rivelano origine
bizantina (papiri di Leida e Stoccolma). Nel tempo si aggregano vari testi frammentari di contenuto tecnico-
artistico tra cui il manoscritto di Lucca. È la summa delle tecniche artistiche
Tra 3 e 4 sec per il nucleo originale.
Testimoni = manoscritto del Corning of Glass 12 sec, NY, contiene il testo completo della Mappa. 200
ricette.
Inizio 200 manoscritto Harley = contiene anche Teofilo, Eraclio estratti da Vitruvio.

ERACLIO (non sappiamo chi sia)


De coloribus et artibus romaronum 8 sec, nord-est dell’Italia.
A Londra, british library.
Ricordato da fine 700 da Lessing che lo collega a Teofilo per scalzare le tesi di Vasari.
Libro 1 = 13 capitoli
Diverse ricette, vetro, pietre, foglie d’oro su oggetti in avorio
Libro 2 = Sette capitoli
Rivestimento vitreo per il vasellame in cotto
Interesse del medioevo per le arti minori.
Libro 3 = 58 capitoli (12 e 13 sec)
Differenzia per cronologia e contenuti.

DE COLORIBUS ET MIXTIONIBUS (DCM)


Provenienza incerta, forse bizantina, datazione incerta, entro 10 sec.
11 ricette per la pittura libraria, 8 per i colori, 3 sulle tempere.
Interesse per la ricerca volumetrica. Vi si prescrive una costruzione del colore per mezzo di campiture base,
ombra, luce, fa rivivere un’antica codificazione normativa circa la resa di chiaroscuro e quindi di
volumetria.
Testimoni: Corning Museum of Glass, manoscritto Harley, Egerton
Questioni aperte -> chi è l’autore, il contesto.
Importanza = tavolozza dei colori + ampia

TEOFILO (più importante per l’epoca medievale)


De divertis artibus, fine 11 e inizio 12 sec.
3 libri: arti pittoriche, vetrata, oreficeria.
Autore forse orafo tedesco.
trattato di tecniche artistiche medievali in latino.
Nel primo libro Teofilo è + un assemblatore e anche nel secondo. Nel 3 libro parla e scrive di qualcosa che
ha fatto lui.
Testimoni: manoscritto Guelph Gudenaus, Harley, manoscritto di Vienna
Con Teofilo inizia letteratura nuova, nuova impostazione. Illustrati processi di elaborazione, rendere
famigliari al lettore strumenti, procedimenti. C’è un prologo, un indice, invocazione alla protezione di Dio.
Pittura a olio = da lui praticata perché ci sono commenti.
Sia Teofilo che Cennini hanno avuto fonte antica in comune = stessa procedura per campitura degli
incarnati.
Oreficeria = grande maestria
Consapevolezza dell’importanza dell’artista = ruolo importante.

DE ARTE ILLUMINANDI
Trattatello dedicato esclusivamente alla pittura libraria e alla confezione dei colori specifici. Entro la fine
del 200.
Fa riferimento a Plinio, parla del cinabrio, gli azzurri si possono purificare con i lavaggi -> colori iniziano a
diffondersi sul mercato, interesse per le lacche = cambia la tecnica. La conoscenza tecnica aiuta alla
collocazione temporale e culturale.

Ultimo del medioevo e il primo dell’epoca moderna


CENNINO CENNINI DI ANDREA DA COLLE VAL D’ELSA
Libro dell’arte (1396-1437)
Scritto in volgare.
Era un pittore grottesco, formato nella bottega di Agnolo Gaddi (allievo di Giotto).
Scritto tra Padova e Firenze.
Testimoni: manoscritto 78, laurenziano, riccardiana.
Stabilisce genealogia per rivendicare i suoi numeri -> dimostra frequentazioni.
Struttura:
• prologo e cap introduttivi
• sul disegno
• sui colori
• tecniche della pittura muraria

STORIA DELLE TECNICHE ARTISTICHE seconda lezione


(Libro di Brunello)
Cennino si distacca da Teofilo.
Teofilo uno dei testi + importanti.

(fotocopie blackboard)
Testimoni: i testi che abbiamo non originali ma di epoca successive
Testimone di Lucca: importante per le tecniche artistiche del medioevo
Corning Museum of glass
Ms Harley 3915
Ms Egerton
Ms lat 6741 Parigi
Ms Guelph Gudeanus: contiene copia + antica di Teofilo. Lessing studia questo codice e lo cita nel tentativo
di dimostrare che la teoria del Vasari è sbagliata: pittura a olio prima del 400.
Ms 2527, Vienna.
Testimoni erano delle enciclopedie. Spesso in questi codici c’era Vitruvio, Plinio.

Teofilo 3 libri. Probabilmente è un orafo, entra nello specifico perché lui praticava.
Inizia genere della trattatistica delle tecniche con Teofilo.
Cennini si inserisce nella tradizione ma fonda genere nuovo.

Cennino Cennini
Diversamente dagli altri è scritto in volgare, ultimo dei ricettari antichi, il primo dei ricettari moderni.
Cambia il carattere della struttura del testo.
Bottega giottesca.
Testo di riferimento per le opere di epoca giottesca. All’interno del libro formule tipiche dei ricettari
medievali ma con raccomandazioni stilistiche, buoni costumi dell’artista = consapevolezza del ruolo
dell’artista nella società. Osservanza dei costumi= elemento di classe per l’artista.

Inizialmente rif alla creazione (come Teofilo) + gerarchia tra i mestieri arti, scienza e poesia = dai mestieri
dei progenitori (dalla creazione) poi discesero nel tempo molte arti: la + degna è la scienza. Tra le scienze
applicate c’è la pittura: dare forma alla fantasia. Va messa in secondo grado rispetto grado alla scienza ma
pari grado alla poesia. Intenzione di rivendicare posizione liberale alle arti.
Cennino = 300-400 -> epoca di passaggio, rivalutazione laica, corporazioni. Definizione del ruolo della
pittura.
Cambia trattatistica: la conoscenza e la scienza servono per realizzare la fantasia (x Plinio Vitruvio=
mimesis, medioevo = ricostruire l’essenza del paradiso, dar voce alla bellezza divina), l’arte è avvicinata alla
poesia, elogio della fantasia. Imbevuto del pensiero di Dante, fiorentino. Arte è equilibrio tra osservazione
del maestro, della natura, della fantasia.
Fondamentale opera critica del Thompson.
Struttura articolata:
• prologo e cap introduttivi
• sul disegno
• sui colori
• tecniche della pittura muraria
• Pittura a olio
• Pittura su tavola
• Miniature, tele, vetrate
Vasari legge Cennini.

Capitolo 67
Ogni capitolo= intitolazione del capitolo
Il modo e ordine a lavorare in muro, cioè in fresco, e di colorire o incarnare viso giovenile.

Col nome della Santissima Trinità ti voglio mettere al colorire.


Principalmente comincio a lavorare in muro, del quale t'informo che modi dèi tenere a passo a passo.
Quando vuoi lavorare in muro (ch'è 'l più dolce e il più vago lavorare che sia), prima abbi calcina e
sabbione, tamigiata bene l'una e l'altra. E se la calcina è ben grassa e fresca, richiede le due parti
sabbione, la terza parte calcina. E intridili bene insieme con acqua, e tanta ne intridi, che ti duri quindici
dì o venti. E lasciala riposare qualche dì, tanto che n'esca il fuoco: ché quando è così focosa, scoppia poi
lo 'ntonaco che fai. Quando se' per ismaltare, spazza bene prima il muro, e bagnalo bene, ché non può
essere troppo bagnato; e togli la calcina tua ben rimenata a cazzuola a cazzuola; e smalta prima una
volta o due, tanto che vegna piano lo 'ntonaco sopra il muro. Poi, quando vuoi lavorare, abbi prima a
mente di fare questo smalto bene arricciato, e un poco rasposo. Poi, secondo la storia o figura che de'
fare, se lo intonaco è secco, togli il carbone, e disegna, e componi, e cogli bene ogni tuo' misura,
battendo prima alcun filo, pigliando i mezzi degli spazi. Poi batterne alcuno, e coglierne i piani. E a
questo che batti per lo mezzo, a cogliere il piano, vuole essere uno piombino da piè del filo. E poi metti il
sesto grande, l'una punta in sul detto filo: e volgi il sesto mezzo tondo dal lato di sotto; poi metti la punta
del sesto in sulla croce del mezzo dell'un filo e dell'altro, e fa' l'altro mezzo tondo dal lato di sopra, e
troverrai che dalla man diritta hai, per gli fili che si scontrano, fatto una crocetta per costante, dalla man
zanca metti il filo da battere, che dia propio in su tuttadue le crocette: e troverai il tuo filo essere piano a
livello. Poi componi col carbone, come detto ho, storie o figure; e guida i tuo' spazj sempre gualivi, o
uguali. Poi piglia un pennello piccolo e pontìo di setole, con un poco d'ocria, senza tempera, liquida
come acqua; e va' ritraendo e disegnando le tue figure, aombrando come arai fatto con acquerelle
quando imparavi a disegnare. Poi togli un mazzo di penne, e spazza bene il disegno del carbone.
Poi togli un poco di sinopia senza tempera, e col pennello puntìo sottile va' tratteggiando nasi, occhi e
capellature, e tutte stremità e intorni di figure; e fa' che queste figure sieno bene compartite con ogni
misura, perché queste ti fanno cognoscere e provedere delle figure che hai a colorire. Poi fa' prima i tuoi
fregi, o altre cose che voglia fare d'attorno, e come a te convien torre della calcina predetta, ben
rimenata con zappa e con cazzuola, per ordine che paia unguento.
Poi considera in te medesimo quanto il dì puoi lavorare; ché quello che smalti, ti convien finire in quel dì.
È vero che alcuna volta di verno, a tempo di umido, lavorando in muro di pietra, alcuna volta sostiene lo
smalto fresco in nell'altro dì. Ma, se puoi, non t'indugiare; perché il lavorare in fresco, cioè di quel dì, è la
più forte tempera e migliore, e 'l più dilettevole lavorare che si faccia. Adunque smalta un pezzo
d'intonaco sottiletto (e non troppo) e ben piano, bagnando prima lo 'ntonaco vecchio. Poi abbi il tuo
pennello di setole grosse in mano, intingilo nell'acqua chiara; battilo e bagna sopra il tuo smalto; e al
tondo, con un'assicella di larghezza di una palma di mano, va' fregando su per lo 'ntonaco ben bagnato,
acciò che l'assicella predetta sia donna di levare dove fosse troppa calcina, o porre dove ne mancasse, e
spianare bene il tuo smalto. Poi bagna il detto smalto col detto pennello, se bisogno n'ha; e colla punta
della tua cazzuola, ben piana e ben pulita, la va' fregando su per lo intonaco. Poi batti le tuo' fila
dell'ordine, e misura lo prima fatto allo 'ntonaco di sotto. E facciamo ragione che abbi a fare per dì solo
una testa di Santa o di Santo giovane, sì come è quella di Nostra Donna santissima. Come hai pulita così
la calcina del tuo smalto, abbi uno vasellino invetriato; ché tutti i vaselli vogliono essere invetriati, ritratti
come il migliuolo o ver bicchiero, e voglion avere buono e grave sedere di sotto, acciò che riseggano
bene che non si spandessero i colori. Togli quanto una fava d'ocria scura (ché sono di due ragioni ocrie,
chiare e scure); e se non hai della scura, togli della chiara macinata bene. Mettila nel detto tuo vasellino,
e togli un poco di nero, quanto fusse una lente; mescola colla detta ocria. Togli un poco di bianco
sangiovanni, quanto una terza fava; togli quanto una punta di coltellino di cinabrese chiara; mescola con
li predetti i colori tutti insieme per ragioni, e fa' il detto colore corrente e liquido con acqua chiara, senza
tempera. Fa' un pennello sottile acuto di setole liquide e sottili, che entrino su per uno bucciuolo di
penna d'oca; e con questo pennello atteggia il viso che vuoi fare (ricordandoti che divida il viso in tre
parti, cioè la testa, il naso, il mento con la bocca), e da' col tuo pennello a poco a poco, squasi asciutto, di
questo colore, che si chiama a Firenze verdaccio, a Siena bazzèo.
Quando hai dato la forma del tuo viso, e ti paresse o in le misure, o come si fosse, che non rispondesse
secondo che a te paresse; col pennello grosso di setole, intinto nell'acqua, fregando su per lo detto
intonaco, puoi guastarlo e rimendarlo. Poi abbi un poco di verdeterra ben liquido, in un altro vasello; e
con pennello di setole, mozzo, premuto col dito grosso e col lungo della man zanca, va' e comincia a
ombrare sotto il mento, e più dalla parte dove dee essere più scuro il viso, andando ritrovando sotto il
labbro della bocca, e in nelle prode della bocca, sotto il naso; e dal lato sotto le ciglia, forte verso il naso;
un poco nella fine dell'occhio verso le orecchie: e così con sentimento ricercare tutto 'l viso e le mani
dove ha essere incarnazione. Poi abbi un pennello aguzzo di vaio, e va' rifermando bene ogni contorno
(naso, occhi, labbri, e orecchie), di questo verdaccio. Alcuni maestri sono che adesso, stando il viso in
questa forma, tolgono un poco di bianco sangiovanni, stemperato con acqua; e vanno cercando le
sommità e rilievi del detto volto bene per ordine; poi danno una rossetta ne' labbri e nelle gote cotali
meluzzine; poi vanno sopra con un poco d'acquerella, cioè incarnazione, bene liquida; e rimane colorito.
Toccandolo poi sopra i rilievi d'un poco di bianco, è buon modo. Alcuni campeggiano il volto
d'incarnazione, prima; poi vanno ritrovando con un poco di verdaccio e incarnazione, toccandolo con
alcuno bianchetto: e riman fatto. Questo è un modo di quelli che sanno poco dell'arte: ma tieni questo
modo, di ciò che ti dimosterrò del colorire; però che Giotto, il gran maestro, tenea così. Lui ebbe per suo
discepolo Taddeo Gaddi fiorentino anni ventiquattro; ed era suo figlioccio; Taddeo ebbe Agnolo suo
figliuolo; Agnolo ebbe me anni dodici: onde mi mise in questo modo del colorire; el quale Agnolo colorì
molto più vago e fresco che non fe' Taddeo suo padre.
Prima abbia un vasellino: mettivi dentro, piccola cosa che basta, d'un poco di bianco sangiovanni, e un
poco di cinabrese chiara, squasi tanto dell'uno quanto dell'altro. Con acqua chiara stempera ben
liquidetto; con pennello di setole morbido, e ben premuto con le dita, detto di sopra, va' sopra il tuo
viso, quando l'hai lasciato tocco di verdeterra; e con questa rossetta tocca i labbri, e le meluzze delle
gote. El mio maestro usava ponere queste meluzze più in ver le orecchie che verso il naso, perché
aiutano a dare rilievo al viso; e sfummava le dette meluzze d'attorno. Poi abbi tre vasellini, i quali dividi
in tre parti d'incarnazione; che la più scura, sia per la metà più chiara che la rossetta; e l'altre due di
grado in grado più chiara l'una che l'altra. Or piglia il vasellino della più chiara, e con pennello di setole
ben morbido, mozzetto, togli della detta incarnazione, con le dita premendo il pennello; e va' ritrovando
tutti i rilievi del detto viso. Poi piglia il vasellino della incarnazione mezzana, e va' ricercando tutti i mezzi
del detto viso, e mani e pie' e imbusto, quando fai uno ignudo. Togli poi il vasellino della terza
incarnazione, e va' nella stremità dell'ombre, lasciando sempre, in nella stremità, che 'l detto verdeterra
non perda suo credito; e per questo modo va' più volte sfumando l'una incarnazione con l'altra, tanto
che rimanga bene campeggiato, secondo che natura 'l promette. Guar'ti bene, se vuoi che la tua opera
gitti ben fresca, fa' che col tuo pennello non eschi di suo luogo ad ogni condizione d'incarnazione, se non
con bella arte commettere gentilmente l'una con l'altra. Ma veggendo tu lavorare, e praticare la mano, ti
farebbe più avidente che vederlo per iscrittura. Quando hai date le tue incarnazioni, fanne un'altra molto
più chiara, squasi bianca; e va' con essa su per le ciglia, su per lo rilievo del naso, su per la sommità del
mento e del coverchio dell'orecchio. Poi togli un pennello di vaio, acuto; e con bianco puro fa' i bianchi
delli occhi, e in su la punta del naso, e un pochettino dalla proda della bocca, e tocca cotali rilievuzzi,
gentili. Poi abbia un poco di negro in altro vasellino, e con detto pennello profila il contorno delli occhi
sopra le luci delli occhi; e fa' le nari del naso, e buchi dentro dell'orecchie. Poi togli in un vasellino un
poco di sinopia scura, profila gli occhi di sotto, il naso d'intorno, le ciglia, la bocca; e ombra un poco sotto
il labbro di sopra, che vuole pendere un poco più scuretto che il labbro di sotto. Innanzi che profili così i
dintorni, togli il detto pennello, col verdaccio va' ritoccando le capellature; poi col detto pennello con
bianco va' trovando le dette capellature; poi piglia un'acquarella di ocria chiara; va' ricoprendo le dette
capellature con pennello mozzo di setole, come incarnassi. Va' poi col detto pennello ritrovando le
stremità con ocria scura; poi va' con un pennelletto di vaio, acuto, e con ocria chiara e bianco
sangiovanni, ritrovando i rilievi della capellatura. Poi col profilare della sinopia va' ritrovando i contorni e
le stremità della capellatura, come hai fatto il viso, per tutto. E questo ti basti a un viso giovane.

Interessante come Cennino racconta come si procede nella bottega, come fa intonaco, arriccio ecc..
È il primo scritto in volgare = nuova tipologia di trattato
Parti del testo:
• Invocazione religiosa
• Linguaggio colloquiale = si rivolge al collega
• Commenta = pittura a fresco modo + dolce
• Preparare le cose per tempo
• Ci torna in mente Vitruvio quando dava proporzioni dell’intonaco
• Calceviva/calcespenta = fuoco -> spegnimento, se non viene fatto adeguatamente l’intonaco si
rompe. È una reazione esotermica.
• Entra nello specifico
• Come si lavora sull’arriccio: battitura del filo, poi carbone per le figure, ocria di tempera, sinopia
= sovrapposizione delle giornate, stesura per piccole parti
• Come lavorare l’intonaco
• Concretezza del linguaggio
• Battitura anche sull’ultimo strato di intonaco
• come stendere ombreggiature
• 3 tipologie di stesura di incarnato. Agnolo = epoca tardo-gotico.
• Segue passo a passo. Ci rivela segreti con punti di luce, vari tocchi. È esemplificativo per la
pittura giottesca

Tra 300 e 400


Tabula de vucabulis sinonimi st equivocis colorum = Giovanni Alcherio e Jean Lebegue
Insieme di ricette e trattati di tecniche pittoriche, da diversi ricettari raccolte da Giovanni Alcherio sop
ita sett, (collezionista, agente artistico che lavorava x i Visconti Gian Galeazzo).
Ricette da Dionigi a Genova perché sotto visconti + Giovanni da Modena = ricette con attenzione per le
lacche, per fare dorature + Venezia + Franci = raccoglie 115 ricette.
Manoscritto messo in bella copia da JL. Frequentava corti + ricche.
Unico testimone: ms latino 6741.
Testimonianza di una diffusione in ita sett di una preferenza di pittura con velature -> relazione tra stile
e tecnica.

ORIFICERIA
Parlato con Teofilo. Nel 3 libro del suo trattato, inizia con “oh signore ho amato la bellezza della tua casa”
citazione biblica di Davide che si rivolge a Dio -> gli orafi che avevano costruito il tabernacolo vengono
chiamati per nomi, l’artista ha spirito di sapienza, conoscenza. Era artista x eccellenza, doveva conoscere
tante cose. L’artista medievale fa opere per onorare Dio. Oreficeria messa sotto il potere dello spirito
santo. Teofilo suggerisce all’artista di dedicarsi con tutta dedizione.
Abate Sujè = racconta splendide oreficerie di Sant Denì = oggetti e pietre preziose hanno ruolo catarchico,
di estasi.
Oreficeria = ruolo di primo piano nei monasteri, a corte, nelle botteghe.
Non ha avuto grande fortuna critica fino nascita delle accademie e riscoperte degli ultimi anni. Prima solo
pittore. Poi riscoperta del medioevo= riscritto “texier” che racconta cos’è l’oreficeria nel medioevo =
tecniche, materiali. Orafo deve essere in grado di fare vari lavori = molte competenze, ci sono
microcantieri. Tecniche molto sofisticate. Oggetti caricati di simboli. Prevede galassia di tecniche.
Lavora con il fuoco.
La formazione di Brunelleschi è di orafo -> preparazione universale.

Materiali = oro, argento (abbiamo poco e quelli che abbiamo sono di oreficeria sacra), rame, stagno,
bronzo (lega rame e stagno), peltro, ottone.
Lavorazione= fusione, metallo battuto fino a ottenere foglia (quando battuto cambia composizione
chimica), laminazione
Sbalzo = inverso sul dritto. Lavoro sul lato interno, si ribatteva per creare volume e sulla parte dritta o a
incisione o cesello.
Stampaggio = messa in forma di una foglia di metallo, una matrice che permetteva riproduzione,
all’inverso, e poi cesello o incisione
Cesello = utilizzo del cesello, strumento, piccoli pezzi di ferro di forme e misure diverse, ribattuti dal dritto
sul metallo. Prevede di abbassare il metallo dalla parte dritto.
Incisione = prevede il bulino, è appuntito, va ad asportare il metallo.
Spesso è difficile capire differenza.
Niello = impasto messo nei solchi
Le pietre = importanti

Excursus di opere (in esame = titolo, di cosa è fatto, data, dov’è)


OREFICERIA LONGOBARDA
“Chioccia con i 7 pulcini” = nel museo del Duomo di Monza (fondato da Teodolinda, regina dei Longobardi).
Opera di carattere insolito. Chioccia e pulcini di epoche diverse. Sono un piatto, è aggiunta xk originale
perduto. È argento, lamina sbalzata = ribattuta con all’interno lamina in legno. Con bulino incisione del
piumaggio. La resa della chioccia ha certa raffinatezza, i pulcini + grezzi -> chioccia 4 sec, pulcini successivi
(epoca longobarda).
La chioccia uno degli occhi = pietra romana riutilizzata.
Dubbia interpretazione = ritrovato nella tomba di Teodolinda. Chioccia simbolo di rinascita. Oppure
chioccia è Teodolinda e i 7 pulcini sono i 7 regni.
Datazione incerta.

“Coperta di evangelario”, Monza = copertina di un Vangelo. 2 piatti in legno con una lamina metallica che
ricopre il legno. Decorazione simmetrica con fascia di 2 cm con motivo decorativo geometrico che crea
alveoli con granati.
Questa realizzazione di alveoli = vicina alla tecnica dello smalto cloisonné.
Ha una croce longobarda = con i bracci a terminazioni svasate. Al centro c’è una pietra. Montatura a graffe.
Decorazioni con pietre.
Presenti cammei = epoche diverse. Es: romana.
Tentativo di reimpiegare pietre antiche x non sprecare e xk politica di continuazione con l’impero
(longobardi e carolingi).
Donati da Papa Gregorio Magno a Teodolinda, battesimo del 603 del figlio.
Provenienza: elementi classicheggianti forse Italia sett -> non condivisa

“Croce pettorale” = stauroteca -> teca che contiene una croce = contiene frammento della croce di Cristo.
Lamina d’oro decorata a niello chiusa in cristallo.
Niello = intervento su una lamina. Nei solchi creati dal bulino si cola il niello (nitrato d’argento, rame,
stagno, zolfo) e poi ripulita.
603 = origine orientale, sempre in dono da GM

“Corona di Teodolinda” = corona motiva (sempre insieme alla croce motiva). Conservata a Monza.
Andava appesa sopra l’altare, ci sono forellini.
Altri fori = incerti gli studiosi = o x catenelli o per lettere di Teodolinda.
Lamina d’oro, filo perlinato, 5 file di gemme in castoni a cassetta circolari e quadrati, acquemarine e zaffiri
non regolari. I due profili esterni = regolari. -> dubbio = madreperle sono frutto di un restauro. Perdute le
originarie e sostituite nel 700.
Manufatto di epoca longobarda. (queste pietre presenti anche in epoca Carolingia ma uso di disposizione
diversi).

Tutte a Monza = oreficeria longobarda. Ci sono anche quelli di epoca carolingia.


STORIA DELLE TECNICHE ARTISTICHE terza lezione

Corona sempre insieme alla croce motiva. Sempre appesi all’altare, con catenelle.
Qui c’è spazio fra un costone e l’altro = longobardo (diversa oreficeria carolingia)

Croce di Agilulfo= non abbiamo la corona. È croce motiva, ha forellini, è simmetrica, oggetti si doveva
vedere su entrambi i lati. È una croce tipica longobarda.
Muore 617, croce del 617.
Ricchezza straordinaria.
Pietra caboshon al centro, terminazione dei bracci + doppio filo di perle che segue i bracci. Catenelle
pendono (forse così anche
Pietre più grandi a dentelli, quelle + piccole incastonate.
Riferimenti classicheggianti, influsso dell’arte romana.

OREFICERIA CAROLINGIA
Diffuse. Si dichiara erede dell’Impero romano = importanza recuperare pietre romane.
Corte imperiali = luogo di produzione oreficeria manoscritti ecc.

Corona ferrea = a Monza, nel duomo, nella cappella di Teodolinda.


Importante:
• È un reliquiario. Anello con chiodi della croce di cristo. Sant’Ambrogio racconta che Costantino
aveva ricevuto dalla madre Elena due chiodi della croce (si reca a Gerusalemme). Due
interpretazioni: cristo con 3 chiodi/ 4 chiodi. Di questi uno utilizzato da Sant’Elena per fermare la
tempesta. Uno conservato a Roma = non da tutti sostenuta. Uno piegato come morso …. Nel
Duomo di Milano. L’altro usato per la corona di Costantino. Ed è questo. Questo culto incoraggiato
dai Visconti (duomo di Monza ricostruito dai Visc)
• Si dice sia stata utilizzata per incoronare i re di Italia = da Berengario a Napoleone, anche dopo re
Austriaci, mai i Savoia.
• Manufatto di oreficeria carolingia. La datazione è stata discussa: opera carolingia o più antica,
epoca di Teodorico? Nel 95 restauro = indagini con carbonio 14. Dietro alcuni smalti e pietre
materiali tra 415 e 631 mentre dietro altri 695-819. Ragione entrambi.
Alcuni smalti hanno resa diversa. Probabilmente corona, alcuni frammenti da quella di Teodorico e
poi carolingi fatto un restauro salvando porzioni di una corona + antica.
Non è completa = abbiamo 6 lastre unite da anello metallico, d’argento, due lastre perdute.
Decorata con gemma preziosa. Roselline d’oro sbalzate e ornate con smalti policromi che
raffigurano fiori con la tecnica dello smalto cloisonné.
È lo smalto identificato con l’oriente, da cloison = listelli d’oro che creano disegno, gli alveoli. È una tecnica
tipica dell’oriente. Si prende lastra metallica, sopra creato il disegno tramite listelli giustapposti con resine,
si cola lo smalto, poi cottura nel forno. Cuocendo listelli si fondano con lastra d’oro e si realizza lo smalto.
Ha possibilità ridotta ma permette maggior conservazione dello smalto perché più sicuro.
Smalto = miscela di silice con base di sodio o potassio. I colori da pochi metalli, si cuociono a diverse
temperature.
Questo è smalto cloisonné pieno (esiste anche enfoncè). La lamina metallica viene completamente coperta
dallo smalto.

Corona = perlinatura che separa le placchette. Ha funzione decorativa e + va a coprire le giunture = valore
funzionale.
Fiori stilizzati.

Croce di Berengario = alla corona sempre accompagnata la croce. Croce pettorale, indossata sul petto.
Presenta decorazione solo sul lato frontale. Si conserva nel duomo di Monza. Fra 9 e 10 sec.
La forma è a croce greca, fitto di gemme e pietre preziose. La decorazione delle pietre è incredibile, tutto
spazio occupato. Al centro zaffiro lavorato a cabochon, attorno graffe a foglietta, ogni braccio gemme a
castoni. Sotto gemma romana di 3 sec = recuperare.

Differenza oreficeria longobarda e carolingia = spazio tra pietre, si vede sfondo / ogni spazio tempestato di
pietre

Reliquiario di San Giovanni = nel duomo di Monza. Racconto che Teodolinda giunta sul luogo e mentre
dorme una colomba parla. È del 9 sec. È un reliquiario a borsa. Due piedi a zampa di leone che sostengono
la borsa con profilatura a perline, perle a castoni, al centro pietra a fleur de lys = fiore di giglio + 8 file di
gemma che terminano con pietre colorate = montature a graffe. Tutto il resto decorato a filigrana, ogni
spazio =filo d’oro o argento che crea disegno, imparentata con la miniatura.
Raffinatezza straordinaria.
Sulla sommità due leoni affrontati. Sul retro dell’immagine figurata= cristo crocifisso.

Altare d’oro di Sant’Ambrogio


Lato rivolto all’assemblea è argento d’orato. Ha le storie di cristo.
Lato verso il coro. Ci sono le storie di Ambrogio.
Importantissimo per fattura e messaggio. È un recupero del mito di Ambrogio, vescovo milanese del 4 sec,
dopo editto di Costantino. Si devono costruzione delle prime chiese.
Agilberto = commissiona opera, è arcivescovo di Mi.
Espressione della mi del 9 sec, ricca culturalmente, arcivescovo ruolo di primo piano.
È un reliquiario xk collocato sopra il corpo di Am. Ci sono due sportelli che si aprono e permettono di
vedere sotto la cripta con il corpo di Am. Celebra e rende memoria ad Am.
È un unicum. Questa tipologia era diffusa. (Tra 794 e 808 = Aronne, chiesa di Sant’Atienne, altare in oro.)
Autore Volvino = si rappresenta nella parte posteriore. Ambrogio incorona sia Agilberto che Volvino, artista
si mette sullo stesso piano dell’arcivescovo = importanza.
Si firma Volvino magister faber = era capocantiere del lato di S.Am.
Davanti altri maestri.
Volvino mostra le sue mani.
Lato cristologico= 3 rilievi sono di fattura diversa, sostituite dopo furto del 600. Struttura linea sove sono
fissate lamine d’argento sbalzato, con cesello, fissate con chiodini al legno e applicate placchette con smalti
e filigrana e castoni con pietre preziose. Stile lineare, vibrante, gioco dell’oro fondamentale x la luce.
Confronti con miniature di epoca di Carlo il Calvo.
Figure sono allungate, insistenza sulla linea che traccia figura. La lamina è profilata da motivo perlinato.
Smalti a cloisonné pieno, placchette rettangolari, filigrana (ai bordi).
• Scena della natività = tipica orientale, G nella mangiatoia, madonna in trono, davanti bue asino
pastori. Mangiatoia rimanda già al sepolcro, predestinazione.
• Presentazione al tempio = al centro la Vergine che presenta il bambino al tempio, arcate, altare
simile al vero altare, corone che pendono simile a quelle di Teodolinda.
• Cristo in maestà = al centro dei bracci della croce con i 4 evangelisti, nei riquadri i 12 apostoli.
Cristo in trono, nell’atto di sostenere la croce, resa vibrante del materiale, linee che seguono
anatomia del corpo. Sopra tecnica dello smalto a cloisonné pieno + perline. Il confine tra scelta del
materilea ed espressiva non c’è -> oro crea la luce + sapienza stilistica dell’orafo. Esuberanza di
pietre riferimento all’Apocalisse 21, 19 = 12 porte rappresentate dalle pietre preziose + i 4
evangelisti in Apocalisse 4 (testo su slide)
Abazia di san Denì = dipinto 400, la messa di fronte altare d’oro donato da C il Calvo, rappresenta una pala
con cristo e i santi, la croce con decorazioni e pietre = quindi altare in una produzione diffusa.

I fianchi dell’altare = croci, pietre, angeli, profeti

Lato del presbiterio di Volvino


Gioco cromatico dell’argento parzialmente dorato. Aspetto più realistico.
Nelle placchette in smalto cloisonnè = somiglianza fiori della corona ferrea.
Vita di ambrogio -> si vede l’altare, la corona motiva.
• Ambrogio che fugge da Milano = era un soldato, alternanza del vescovo ariano e cattolico. La città
insorge e vuole che Am diventi arcivescovo -> lui scappa con il cavallo. Ma Betta si ferma a Corbetta
e Am capisce che c’è volontà superiore e torna a Mi dove viene battezzato e diventa arcivescovo.
Prevalenza della costruzione plastica delle figure. I riquadri presentano sul lato inferiore scritte in lettere
capitali, in esametri, fanno da didascalia.
• Battezzato chiesa di San Stefano = immersione, completamente nudo, battezzato da Agostino.
Uomo in bilico con muscoli in tensione a dx. attenzione narrativa incredibile.
• Gli sportelli = Agilberto che viene incoronato, ha nimbo quadrato xk era in vita, presenta modellino
dell’altare. Di là c’è Volvino che presenta mani ad Am. Ci sono didascalia. Castone interno ha anche
funzione di coprire chiave. C’è tondo con arcangelo Michele.
Lettere sono sbalzate, doppia profilatura attorno, smalti cloisonné e placchette incastonate,
filigrana.
Chiodini fissano le lamine alla struttura linea mimetizzati alle perle.
Formelle con iscrizione con lettere sbalzate, la linea sotto le lettere è cesellatura, chiodini fissano, i castoni
che ospitano le pietre, lavoro di filigrana fittissima e raffinata,
croci suoi fianchi = esuberanza, pietra all’incrocio dei bracci, tecniche: smalti a cloisonné, filigrane, pietre
preziose, figure sbalzate e cesellate.
Ci sono molte pietre di epoca romana inserite.

Pala d’oro = Venezia San Marco


Una formella del doge, placchetta in argento d’orato, decorata a smalto cloisonné enfoncè.
Si vede il metallo, lo smalto non compre tutta la lamina (in quello pieno il disegno è su tutto il piano). Molti
studiosi lo confondono con lo smalto champlevé = in prossimità del disegno si esporta il metallo, gratto via,
e ci colo dentro lo smalto -> alveolo creato togliendo il metallo. Ho sullo stesso piano metallo e smalto. Si
dice a figura risparmiata.
Cloisonne enfoncè = infossato. Si prende laminata che viene ribassata (non esportata) in corrispondenza
della parte che voglio smaltare, si crea profilo, in quel vano procedo come con lo smalto cloisonné pieno.

OREFICERIA MEDIEVALE
Situla di Situfredo = 1090, commissionata da arcivescovo milanese Situfredo
La placchetta di Otto imperator = c’è cristo in trono benedicente con Ottone 2, la moglie e i figli

Arcivescovi Milanesi = sono committenti a partire da Am.


Ariberto da Intimiano = 1018-45, uno dei massimi esponenti della chiesa milanese, della famiglia potente.
Aggiornato sull’arte ottoniana, conosceva architettura, oreficeria -> già da prelato fa committente.
Chiesa di San Vincenzo a Galliano = commissiona affreschi nell’abside 1007.
Croce di San Dionigi = fa realizzare la croce, conservata nel museo del duomo, ma prima in duomo, dove c’è
tomba, ora c’è la copia.
Realizzata 1037-39. Donata in occasione dell’arrivo di Corrado 2 a Milano, arcivescovo incarcerato e poi
liberato.
Rappresentato Arcivescovo = incisione 600, con nimbo quadrato, chiodi alludo alla prigionia.
Rilievo in rame, sbalzata, cesellata. Al centro cristo morente, dolore, nel basso arcivescovo. Anatomia del
cristo con stilizzazione del torace, allungato (rimanda affreschi a Galliano).
Consuetudine realizzare una croce in metallo dorato.
Resa anatomica del corpo, attenzione al perizoma, simboli della luna e del sole.

Pace di Ariberto = conservata nel museo del Duomo.


La pace è l’oggetto che veniva offerto per il bacio della pace. Nel 700 manufatto.
Questo è una coperta di evangelario donata da Ariberto x cattedrale di Mi, conservato in una cassetta. Nel
tempo utilizzata come pace. Databile 11 sec, tra 1020-1030. Opera raffinatissima, ricca, esaltato ruolo della
luce. Abbiamo cristo crocifisso al cx, ai lati Madonna e Giovanni, Stefano e Longino, 4 tondi con evangelisti,
scena dell’ascensione, 12 apostoli, maddalena al sepolcro, discesa di Cristo al limbo, cristo con buon
ladrone. Ci sono iscrizioni che sono didascalie delle scene.
Evangelisti + Stefano e Longino = enfoncè
Scene riquadrate = cloisonné piene
Ricche decorazioni a filigrana.
Fascia a dx = integrazione 600
Cristo in oro pieno circondato da smalto verde.

Coperchio della cassetta che conteneva l’evangelario


Cassetta era meno ornata, sottolineava la tematica.
Parte d’orata di 11 sec, la cornice in argento è aggiunta.
Abbiamo al cx Cristo, Giovanni che presenta il committente e la Madonna con la mano verso cristo.
Cristo imberbe, della tradizione del mondo classico = ripresa classicheggiante.
Abbiamo iscrizione.
Sotto Ambrogio al cx, Protasio e Gervasio.

STORIA DELLE TECNICHE ARTISTICHE quarta lezione

Pala d’oro di Venezia


Smalto cloisonné enfonce.
Opera monumentale, realizzata in + momenti. Basilica di San Marco.
Doge commissionò una pala ma perduta.
Tavola che oggi abbiamo realizzata in 3 fasi:
• Doge Ordelaffo Faliè 1102-18 = 1105 commissiona pala, figure disposte secondo tipologia tipica
del’’occ con al centro la maestra domini, 3 registri con rappresentati apostoli, santi, profeti, le storie
della vita di S marco
• 1209 doge Pietro Ziani. Antica pala trasformata nella struttura odierna, si aggiunge parte superiore
ripiegabile che viene resa fissa nel 47. Presi 7 grandi smalti che sono portati a Venezia da Bisanzio e
risalenti alle metà del 12 sec dalla crociata.
• Incorniciatura attuale., doge Andrea Dandalo 1342-45. Smalti vengono montati in una nuova
cornice gotica. D committente straordinario: commissiona opere significative conservate nel tesoro.
Le placchette di smalto all’interno di una costruzione architettonica nuova. Costruzione in argento
dorato, sembra una struttura delle cattedrali gotiche.
Iscrizione che corre sui lati a lato delle figure centrali: cristo maestà con 4 tondi degli evangelisti, occupa
tutti e 3 i registri. Sotto la madonna orante con ai lati il ritratto del doge Ordelaffo e l’imperatrice Irene.
Originariamente non c’era il doge ma imperatore di Bisanzio fatto sostituire da Dandalo.
Metodo di procedere: smalti hanno diversità stilistiche con diverse letture = mani diverse e linguaggio
diverso -> il cristo con smalti x un linguaggio aulico mentre gli apostoli con lineamenti + sommari. Le
immagini regali hanno iscrizione in greco, altri invece in latino. L’iscrizione di irene è in greco, e la
raffinatezza straordinaria.
Pietre preziose, contrafforti, nicchia gotica, contrafforti con pinnacoli, intervento del 1345.
Le decorazioni con volute, racemi, = smalto traslucido
Ribassata la parte dello smalto x Irene e x l’edicola che la ospita e in parte nascosta dalla cornice. In più
punti è anche caduto lo smalto. Raffinatezza del lavoro.
Uso di castoni = con forme diverse che ospitano pietre con montature a graffe.
Smalto traslucido è tipico senese della fine del 200.
Nelle iscrizioni = risalgono al 1345 -> è il doge che ci dà le informazioni sulla pala.
Cristo in maestà = smalto. Nell’epoca medievale no differenza tra pittura e scultura, arti intrecciate -> la
mano è in rilievo, plasticità della resa dello smalto, la corona è aggiunta 1345, parte originale del cristo con
veste. Affiancato da evangelisti = hanno scritti in latino, la resa dello smalto è meno raffinata, i cloisonné
più smesso, meno elegante. Sono comunque raffinati, anche il seggio con il cuscino, Marco con la penna,
attrezzi del mestiere. Matteo con scrittoio, ognuno diverso, leggio in mano. Giovanni scrive quando è
anziano, ha il boccettino dell’inchiostro. Luca ha evangelario con coperta decorata.
Gli angeli, più vicini a Dio, hanno le scritte in greco. Hanno stile vicino alla raffinatezza del Cristo. Usato lo
smalto traslucido.
Nei profeti, c’è salomone, ha iscrizione in greco. Decorazioni della veste, cloisonné.
La pala divisa in due: parte superiore = frutto dell’intervento della seconda fase del 1209, nuovi smalti presi
come bottino di guerra da Costantinopoli. (i tetrarchi a Venezia portati dalla crociata).
Differenze stilistiche: smalti con raffinatezza maggiore come il Cristo. In realtà diversità per il soggetto, non
mani diverse.
Opere in smalto da artista orientale anche se committente è occidentale.
È l’esempio x eccellenza dello smalto cloisonné enfoncè che è tipica orientale.
Ai lati raccontata la storia = iscrizioni del 1342 così come le cornici e le pietre da Dardalo = vuole
sottolineare una linea dall’impero romano, tramite il doge, Venezia che assume ruolo di primo piano
sull’area orientale = messaggio politico,
1927 solo le pietre. Ricchezza stratosferica.
Apostoli.
Profeti: Salomone, Isaia, Naum, Daniele, Mosè, Geremia, Davide, Ezechiele.
Le storie di Cristo e di Marco. Lato superiore/inferiore.
Annunciazione + natività con vergine distesa con S Giuseppe a lato che dorme (Maria vergine e Giuseppe
vecchio) + primo bagno di cristo con due ancelle + Gesù al tempio + battesimo + crocifissione. Iscrizioni in
latino. + ultima cielo+ discesa al limbo + donne al sepolcro + cristo che consegna le chiavi a Pietro +
Pentecoste
Marco che battezza + guarigione + trascinato in carcere.

1209 = arcangelo Michele. La testa in smalto cloisonné mentre il corpo secondo smalto a fond repoussè =
smalto a incavi, scavati e colato lo smalto.
Smalto cloisonnè = entrata di cristo a Gerusalemme + crocifissione + discesa al limbo + pentecoste +
dormitio verginis.

OREFICERIA
Calice di Guccio della Mannaia = nel tesoro della basilica di Assisi.
È un calice di grande importanza:
• La forma. Prima il calice forma di un bicchiere. Questo diventa prototipo, riferimento x secoli.
Commissione di Niccolò 4, papa francescano 1288-92, restaurata nel 2015.
Nel 1215 durante concilio lateranense 4 = concetto di transustanziazione -> durante la consacrazione del
pane e del vino diventano corpo di cristo e sangue. Calice e ostia iniziano a essere elevati = concetto di
visio e quindi necessità di dare maggior importanza e quindi calice assume forma di un certo tipo.
Avviene anche il miracolo di Bolsena = sacerdote che spezza ostia e esce sangue.
Calice di Guccio: forma particolare: basamento, circa 80 smalti, decorazione fittissima.
È l’opera considerata fondamentale x la nascita dello smalto traslucido.
È una tecnica che è a metà tra lo champleve e la maestria dello smalto biz. Si prende una lamina metallica,
in argento, viene sbalzato, cesellato, cesello che crea disegno finito e preciso e poi lamina coperta di
smalto. Anche incisione lasciata scabra, essendoci bassorilievo, lo smalto si deposita in base all’andamento.
Crea effetto chiaroscurale. Lo smalto è trasparente e si vede il disegno finito sotto. Vasari lo definiva:
pittura mescolata a scultura -> rende presenza dello sbalzo. Cennini dice che spessore è due fogli di carta.
Lo smalto traslucido gareggia con la pittura, non si hanno vincoli come nei cloison.
È una rivoluzione, come quella di Giotto nella pittura.
Gli alveoli incasellano lo smalto che si conserva bene. Lo smalto traslucido si conserva meno bene.
Gli angeli del sottocoppa= smalto x lo + caduto.
È la prima opera con il traslucido, prima champlevè. I volti e mani degli angeli è retaggio dello champlevè.
Tutto il resto smalto traslucido.
Il rosso è scavato e colato.

Reliquiario del corporale di Orvieto = nel duomo di Orvieto, 1337-38


Racchiude il corporale = panno quadrato con bordura ricamata, in lino. Durante la messa di Bolsena
spezzando il pane uscì il sangue.
È un reliquario architettonico, monumentale -> ripropone la facciata del duomo di orvieto.
Realizzato da Ugolini di Vieri e soci. Piccolo cantiere dove lavorano diversi artisti, Ugolino è capocantiere.
Alla base evangelisti statuette, crocifissore, due dolenti = grande ricchezza.
È il punto d’arrivo della tecnica del traslucido.
La processione nelle storie = stato di conservazione pessimo. Lo smalto ricopriva tutta la superficie,
bassissimo rilievo. Gli smalti arrivano a gareggiare con la pittura. Architetture dei Lorenzetti (senesi) sono
qui ripresi.
Lo smalto traslucido fine 200, Siena -> poi commissioni, es: il papa ad Avignone.
Scena della messa = blu. Smalto copre la scena dell’architettura con giochi chiaroscurali. Si vede il disegno
sottostante.
Lo smalto dipinto spesso confuso con traslucido.
Lo smalto dipinto sotto non lascia vedere il disegno.
Calice di Giangaleazzo Visconti = Monza, tesoro del duomo, 1397-1402. Sul piede stemma che si riferisce
alla contea di Pavia conferita a G nel 96, quindi calice fatto dopo.
Siamo un secolo dopo il calice di prima. C’è forte somiglianza, la tipologia rimane. Opera di orafi milanesi
che viene attribuita a Giovannino de Grassi (il disegno) = architetto del duomo di Milano.
Ha un piede + nodo + fusto + coppa + sottocoppa.
Il piede a base esalobata rialzata in un gradino lavorato a traforo che forma medaglioni a giorno
quadrilobati. Presenta 6 scudi con gli apostoli che sono cesellati, l’argento viene traforato + stemmi. Sul
fusto edicole, sembrano entrate gotiche, scandite da contrafforti, con smalti che presentano i padri della
chiesa = sono traslucidi. Il nodo presenta delle edicole separate da contrafforti che culminano in pinnacoli
con doccioni = nel duomo ci sono figure di giganti e animali che fuoriescono che fanno uscire acqua (quindi
doccioni), le statuine sono a fusione piena dorate a foglia e sullo sfondo presente smalto filigranato.
Filigrana = la lamina metallica ridotta a filo che crea elementi decorativi.
Lo smalto filigranato = con pennello riempiti spazi lasciati vuoti con smalto.
Il sottocoppa presenta altri 6 apostoli = placchette a cesello.
Il diritto canonico ha norme = se il piede, il fusto e sottocoppa di qualsiasi metallo, la coppa è sempre o
d’oro o d’argento dorato.
Il nodo è un capitello.

Taccuino di disegni di Giovannini, Bergamo nella biblioteca Angelo Mai, con lettere miniate con figure.
Ideazione del doccione si deve a Giovannino.
Codice Beroldo, in trivulziana, c’è un disegno.

Smalto en ronde bosse = Francia fine 300-inizio 400 = tecnica del gotico internazionale -> momento di
ricchezza decorativa, arti minori ruolo di primo piano, le corti gareggiano.
Tecnica che prevede stesura di smalto policromo su gruppi scultorei a tutto tondo. Rilievi coperti con
smalto spesso che va a smussare angoli. Follia per la spesa. Fiorente produzione a Parigi. Il materiale è l’oro
L’oro viene ricoperto, a vista solo capelli, poche parti. L’oro ricoperto di smalto, uno spreco, manifestazione
di potere. È una tecnica difficile, perché superfici ricurve.
Inizialmente solo x incarnati con bianco lattiginoso raffinato e poi steso su tutta la superficie.
La statua a tutto tondo in oro lasciati visti i capelli, interno della bocca. Dio padre= caduto lo smalto e si
vede l’oro sotto.

Reliquario Montalto, fine 300, conservato a Montalto Marche.


Diversi passaggi di proprietà. Inizialmente solo parte sopra, era di proprietà dei D’Este = famiglia di
collezionisti. Comprato in Tirolo e poi passa nelle collezioni papali, papa paolo 2 fa commissionare base e lo
trasforma in reliquiario. C’è iscrizione con stessa del papa. Poi Sisto 5, che lo dona a Montalto. Aggiunge la
sua iscrizione.
STORIA DELLE TECNICHE ARTISTICHE quinta lezione
Reliquario Montalto
Oreficeria francese fine 300.
Parte più antica è quella smaltata, di bottega parigina, smalto ronde bosse.
Parte centrale forse faceva parte di un dittico o reliquario legato alla passione. Era nella collezione di
Lionello D’Este = corte ferrarese, era collezionista, studioso, suo maestro era Veronese. Alla corte passano
Pisanello, Pietro Della Francesca. Nella sua collezione molte oreficerie: 2 con la tecnica del ronde bosse,
una questa che lui compra dalle collezioni di Ferdinando 4 del Tirolo, poi Lionello 1450, poi cardinal Barbo
(papa Paolo 2) e fra 50-64 Papa paolo 2 prende il rilievo in ora e smalto ronde bosse e lo fa montare da
orafo veneziano su struttura con cammeo. Questa cosa Lionello non l’avrebbe mai fatto perché Lionello
conosceva testi latini, Plinio affermava che oggetti di pregio non bisognava alternarli.
Poi Sisto IV. C’è iscrizione incisa nella lamina d’argento e riempita con la tecnica del niello. Celebrava il
primo collezionista: papa Paolo 2. Quando Sisto 5 entra in possesso prende lamella d’argento la gira e
mette sua iscrizione.
Effetto sablè = punzone che crea rinfrangersi della luce, tipico veneziana.
Smalto traslucido generalmente argento mentre nello smalto ronde bosse è l’oro.
Bianco del volto lattiginoso, decorazione raffinata del mantello dell’angelo, prato fiorito.
Volto di dio padre = smalto caduto
Cristo alla colonna, angeli, crocifissione, flagellazione e deposizione.

Ostensorio Pallavicino 1495


Commissionato dal Vescovo di Lodi, Pallavicino.
È un capolavoro dell’oreficeria rinascimentale.
Presenta la tecnica dello smalto dipinto = Lombardia fine 400.
È ostensorio della tipologia ambrosiana. È oggetto x mostrare il corpo di Cristo. Ora tutti raggiati in italia.
C’è a tabernaculum. Questo è a metà tra tabernaculum e ostensorio. È molto grande è dentro altro
ostensorio.
Al piede molti smalti. Scena dell’ultima cena, crocifissione, lavanda.
Lo smalto dipinto: lamina d’argento viene incisa con il bulino (che asporta il metallo), il disegno è fatto x
non essere visto ma serve x tracciare la composizione, è preparatorio, poi tutto coperto con lo smalto che
va a coprire, poi rifinito e steso con il pennello. La lamina d’argento ha controfondo di smalto dall’altra
parte per evitare spaccatura. Si può confondere con il traslucido a prima vista, ma traslucido prevede
bassorilievo con effetti chiaroscurali, e si travede il disegno sotto cesellato e la lamina è lavorata a sbalzo.
Qui invece la lamina è un supporto su cui l’orafo crea disegno preparatorio.
Questa tecnica usata anche con il rame, che poi dorato con gli smalti acquisisce raffinatezza.

Bottone di piviale
piviale = da pluvialis, il mantello utilizzato dai romani. Usato dai sacerdoti poi. Viene fissato con bottone.
Opera di oreficeria fiorentina del 300, conservato al museo Stibbert di Firenze che rappresenta la scena
delle stigmate di San Francesco.
È rame dorato lavorato con il niello e lo smalto champlevé.
Champlevé = si prende metallo e si scava nella parte dove voglio depositare lo smalto; quindi, lamina
asportata. Usato nel rosso ad esempio.

Ostensorio Pallavicino
Oreficeria= piccolo cantiere
1495, museo diocesano di Lodi.
Argento parzialmente dorato, fuso, cesellato, con smalti dipinti e coralli.
Donata nel 95. Abbiamo racconto. 128x39 = molto grande, è un tabernacolo. È ostensorio ambrosiano che
è a forma di tabernacolo. Ha funzione di tabernacolo perché all’interno ostensorio più piccolo.
Carlo Pallavicino fa donazione a Lodi = straordinaria -> esempio di quella che doveva essere donazione
analoga di Ludovico il Moro = elegge il suo mausoleo a Santa Maria delle Grazie a Milano dove lavora
Leonardo e Bramante.
C P = committente importante, cattedra di Lodi e arricchisce di manufatti Lodi.
Opera monumentale che dialoga con arti maggiori con la contemporanea architettura. È un oggetto che
tiene a mente i caratteri ed esperimenti dell’architettura rinascimentale lombarda.
I caratteri formali tengono in considerazione opere come la chiesa dell’Incoronata di Lodi, 1488, oppure la
facciata della Certosa di Pavia, la cappella Colleoni a Bergamo = sono nella mente dell’orafo.
Abbiamo: piede, fusto, teca. Il fusto al centro ornato di un nodo. Piede è mistilineo, con doppio gradino. Il
primo intercalato da mascheroni, il secondo con specchiature che alternano smalti dipinti con busti di
profeti a sbalzo in altorilievo.
Innesto del fusto ornato di smalti dipinti con profeti, intervallati da cornucopie che terminano con angeli.
Il nodo a sezione esagonale, presenta 6 profeti divisi da colonne. Sul cornicione del nodo ci sono 6 putti a
tuto tondo a fusione che reggono in mano una cornucopia che ha sfera di corallo sulla sommità.
Sostengono il tempietto, la teca con sei volute da cui pendono festoni di memoria padovana che includono
stemmi (uno presenta quello di lodi, croce rossa su fondo oro). Tempietto a partitura a tutto sesto
intervallate da paraste con apostoli 6 e altri 6 su sommità, sopra il cornicione. Smalti caduti.
Sulla sommità c’è lanterna che ospita il gruppo scultoreo con l’incoronazione della vergine e sulla sommità
il cristo risorto che è 800-.
Esposto su un espositorio = parallelepipedo sotto, con mantovana in tessuto laminato e ornato da smalti e
perline, commissionato da Carlo Pallavicino.
Cappella Colleoni in piazza duomo a Bergamo. Vivacità ed esuberanza rinascimentale lombarda, pianta
centrale = ricorda ostensorio Pallavicino.
Chiesa dell’Incoronata = struttura cassettonata, arcata a tutto sesto, trabeazione = ricorda
Dettagli:
Piede = doppio gradino. Primo intervallato da mascheroni, ornati in smalto dipinto (non protetto negli
alveoli è più fragile). Secondo gradino smalti con scene della passione di Cristo alternati con busti di profeti
sbalzati dorati. Poi decorazioni con doppie volute con terminazione con sfere di corallo e nell’innesto del
nodo dei profeti, cornucopie con angeli musicanti, volute con pendenti.
Argento è parzialmente dorato.
La lanterna sulla sommità con scena dell’incoronazione della vergine. La lanterna sostenuta da colonne a
pilastrino, cupola ornata con delfini = tipici 400-500
Il nodo = doppia voluta con pendenti, i profeti ospitati nelle edicole con colonnine a balaustrino, lo sfondo
smaltato (verde), con didascalia del nome del profeta con smalto traslucido e doratura. La sommità del
nodo con putti con cornucopia con sfera di corallo. Cristo è rifacimento.
All’interno della teca veniva collocato mini-ostensorio ambrosiano. Mezzaluna x fissare ostia.
È una mini-architettura.
Parte inferiore della teca = profilatura con gradino, non c’è più smalto. Raffinatezza dove lo smalto
ricopriva superfice ricurve. Festoni tipici padovani. Parte inferiore = filigrana.
Polittico di san Martino a Treviglio 1485= contratto tra il rettore della chiesa Simone da San Pellegrino e i
pittori Buttinone e Zenale. La cornice = Giovanni Ambrogi dei Donati. Esempio di un polittico lombardo a
doppio ordine con al centro San Martino a cavallo che condivide mantello con il povero. Suddiviso in
scomparti ma le scene rinascimentali. Abbiamo festoni di gusto padovano = influsso del rinascimento
padovano. L’ambito lombardo di fine 400= iperdecorativi. Cambio nel 500 = classicismo. Colonnine presenti
anche nella pala maggiore di San Francesco.
Base del piede = mascheroni che scandiscono la prima fascia del gradino. Il secondo ospita smalti dipinti
con le storie di cristo e profeti: profeta Amos, sbalzato, cesellato parzialmente dorato, il fondo smaltato.
Gli smalti del piede delle storie di cristo= più mani. Assegnati a Girolamo Basso della Rovere vicino alla
bottega di Ambrogio De Pretis.
Cristo nel Gezemani = smalto dipinto. Disegno come sinopia e poi si interviene con stesura dello smalto,
oro crea luce.
(Antifonario della biblioteca di Lodi -> rappresenta orazione nell’orto= stesso soggetto, miniatura con
caratteri stilistici simili. Colori. Sembra oreficeria. Stesure con l’oro ritornano nel cielo stellato e nel prato
fiorito)
Ultima cena = GBdR ancora imbevuto della cultura Milanese di fine 400 (Butinone e Arzenale), però ha
visto Bramante. Stanza scandita da arcate a tutto sesto ricorda l’interno Santa Maria presso San Satiro a
Milano = primo intervento di Bramante, effetto di profondità.
Crocifissione e Lavanda dei piedi = memoria produzione lombarda di fine 400.
Miniature del piede = Girolamo Basso. Costruito un catalogo di opere:
• Reliquario delle 3 spine
1496, Padova. Nella teca al centro 3 spine della corona di Gesù. È un ostensorio ambrosiano reimpiegato
come reliquiario. Struttura anche se meno ricca è simile a Ost Pall. Abbiamo festoni, teca con arcate a tutto
sesto scandite da paraste, decorazione sopra trabeazione, lanterna, cristo risorto originale, smalti simili.
Raffigurato il cardinale Gerolamo Basso della Rovere = in ginocchio davanti alla madonna, smalto vicino a
quelli del piede dell’Ost pall.

Primo smaltatore = storie della passione di Cristo nel piede, si riconosce negli smalti.
Secondo smaltatore =smalti dell’innesto del fusto, sotto il nodo dell’os pal: smalto dipinto rappresentano
profeti. È smaltatore + vicino a Leonardo, più giovane, aggiornato. Quindi altra mano.

• Dittico conservato a NY, metropolitam museum = magi e pastori. A sbalzo, sullo sfondo il cielo
inciso con motivo a rombi, ricoperto da smalti traslucidi. È di Gerolamo.
• Reliquario della santa croce a San Mauro Castelverde in provincia di Palermo. Vista da entrambe le
parti. La lunetta ci dice che originariamente era ostensorio. Inserita teca crociforme che ospita
reliquia. Proviene da Roma. Gli smalti simili al piede dell’os. 1491 Ambrogio de Pretis era a Roma.
C’è iscrizione che ricorda la provenienza.

Particolare della cupola del tabernacolo dell’ost pall = sbalzato e cesellato con santo vescovo.
Grande capolavoro: almeno 2 smaltatori.
1 gradino = storie della passione di Cristo -> Gerolamo = costruito un catalogo di opere.
Altro smaltatore = fusto. È leonardesco.
Intervento di scultori nell’ambito dei Mantegazza, Milano.

Coperchio della cupola= sbalzo. Lavorazione a sbalzo, a cesello parzialmente dorato. Il fondo con effetto
punzonato che crea rifrazione della luce
San Giovanni evangelista = micro-scultura, panneggio spiegazzato.
6 apostoli tra arcata e l’altra, 6 sulla sommità.
San Sigismondo del duomo di Milano di Cristoforo Mantegazza = ricorda San Giovanni.
Particolare della certosa di Pavia, è un profeta = panneggio spiegazzato che ricorda.

Croce di Gian Francesco dalle Croci


(Fotocopie in ufficio)
Croce monumentale, chiesa di San Francesco a Brescia. Commissionata nel 1499 x volontà testamentaria di
frate Francesco Sansone da Brescia, committente straordinario, ministro generale dei frati minori,
bresciano. Fa testamento a Firenze, 1499, è ministro generale dell’ordine francescano dal 79. È legato alla
chiesa di SF a Brescia. Ancora lì la croce. Lascia molti soldi: fa fare anche armadi della sacrestia. La
cassaforte all’interno è originaria e la croce ora all’interno di una cassa. Croce esposta a Pasqua e Natale.
Fa testamento e predispone lascito per la realizzazione di questa croce. Illustra il programma iconografico.
Terminata nel 1501 da Gian Francesco delle Croci figlio di Bernardino dalle Croci.
Croce presenta data e firma nascosta (vista con restauro), e le insegne di GF e dell’ordine.
Nel testamento dice che c’è una cassa con denari che lascia alla chiesa.
Dimensioni, peso e materiali = stupiscono. Anima in legno ricoperta da lamine d’argento parzialmente
dorate con decorazioni a smalto, con busti di santi francescani, con gruppo scultoreo della crocifissione e
placchette con storie della passione di Cristo.
Nel verso: all’incrocio dei bracci San Francesco nell’atto di ricevere le stigmate.
C’è indicazione del committente ma realizzazione in parte si discosta ma tenendo a mente il riferimento del
committente: si cambia per celebrare il committente.
Nel testamento: croce da una parte il cristo crocifisso e sopra il pellicano a dx Maria e sx Giovanni
evangelista e sotto Maria maddalena. Lui intendeva alle terminazioni dei bracci. Ma qui Maria e Giovanni a
tutto busto, non mezzo, come gruppo scultorio. Dunque, si sono liberati due posti. Dall’altra parte san
Francesco, in verticale, stante e sopra Sant’Antonio, a dx San Bonaventura e dx San Ludovico e sotto Santa
Chiara.
Invece sopra San Berardino da Siena, a sx Sant’Antonio da Padova, a sx San Pietro Martire senese e sotto
Santa Chiara. San Ludovico e Bonaventura sono sul davanti, sono i santi + importanti, messi nei posti liberi
della Madonna e San Giovanni. Entrambi sono senesi, legati alle origini di GF.
Nel trattato = La croce servirà nella sacrestia a Brescia x sempre, ci saranno le insegne dell’ordine
francescano e la mia.
Celebrazione dell’ordine francescano, volontà del committente.
Abbiamo 3 livelli di narrazione:
• Sculture a tutto tondo
• Mezzi busto
• Placchette nelle formelle con le vicende della passione di Cristo
Bonaventura a dx, posto + importante= canonizzazione voluta da FS + B sostenitore del miracolo delle
stigmate di San Francesco. E FS decreto che solo SF poteva essere rappresentato con stigmate.
I due santi senesi = legati alla famiglia.
Gruppo scultoreo della crocifissione= riferimento a Mantegna, senso prospettico.
Panneggi = aderiscono alle forme, spiegazzato. Legami con la scultura lignea = Pietro Bussoli.
Le formelle = placchette quadrate inscritte in cornici quadrilobate = 3 livello narrativo.
Spessore della croce ornato con il motivo del cordone francescano, pigne e delfini affrontati.
Madonna e San Giovanni = cornucopie, stesse dell’ost. Lamine lavorate sbalzate separatamente e poi unite
saldate. Resa prospettica straordinaria.
Sulla sommità il pellicano = è la prefigurazione di Cristo. La madre che si offre in sacrificio ai piccoli come
Cristo che si offre in sacrificio a noi.
STORIA DELLE TECNICHE ARTISTICHE sesta lezione

Croce di Gian Francesco delle Croci.


Croce vuole esaltare l’ordine dei francescani. Sansone da Brescia = ministro dei frati minori.
Committente indica i salti = indicazioni non tutte seguite.
San Bonaventura e Ludovico di Tolosa portati avanti perché i due posti di Maria e San Giovanni liberati.
SB a dx del Cristo = posto + importante. Ha in mano un libro aperto x insegnare.
Sant’Antonio abate con in mano il giglio, San Pietro Martire francescano che ha l’attributo del pugnale è
senese come la famiglia di Sansone. Santa Chiara sotto = ha in mano ostensorio.
Anima in legno. L’ornato dello spessore ha cordone francescano. È croce latina con quadrilobi espansi, ci
sono mensole con busti e riquadri inscritti.
Comunicazione di contenuto diverse. I riquadri dei santi francescano hanno quadrato inscritto diversa la
cornice dei mezzi busti rispetto alla placchetta -> contenuto diverso
Placchette = in parte dorate in parte smalto traslucido blu-verde. Lamina smaltata cesellata e poi colato lo
smalto.
Ci sono delfini affrontati in ottone dorato.
Conoscenza della contemporanea usi pittorici, monumentalità delle figure straordinarie.
Le figure smaltate, sbalzate.
Sotto il perizoma firma e data.
Il pellicano che si squarcia = fili d’oro intrecciati e pellicano a fusione
San Bonaventura= ha mensola con l’iscrizione del nome realizzata a niello (bulino). Libro aperto x
trasmettere il sapere, vestito con mibbia decorata con pietre e due rubini. Ha il piviale con cappuccio.
Ludovico di Tolosa con piviale ornato con i gigli di Francia, mibbia meno ricca rispetto a B. libro chiuso.
Maddalena urlante= gola squarciata, volto pallido, manto che segue la torsione del corpo verso il Cristo. La
mensola motivo decorato.
Francesco = riceve le stigmate. Raggi sono fili di metallo che mandano stigmate. Iscrizione con didascalia,
abbiamo stemma francescano. Sono tutte placchette lavorate separatamente.
Delfini affrontati, mascheroni.
Bernardino = anziano
S Antonio = giglio
San Pietro = pugnale, libro chiuso
Chiara = con ostensorio di tipologia ambrosiana, cinquecentesco.

Le storie della passione:


dal basso sul verso e si gira.
Cattura di Cristo con Pietro, G nel Getsemani, Giuda che dà il bacio.
Cristo davanti al Sinedrio, con sacerdote
Flagellazione = placchette sbalzate cesellate. Righe del pavimento a bulino.
Incoronazione di spine = bulino x pavimento, incise
L’ecce homo = cristo vestito da re con corona, mostrato.
G davanti a Pilato
Calvario = santa Veronica che asciuga il viso
G inchiodato = sta sotto il C in croce a tutto tondo
La resurrezione sopra la croce
Placchetta con firma e data = non si vede, fotografata durante restauro, sotto perizoma

Base = ha nodo a doppia valva con motivo intrecciato e ritmato da una serie di placchette a filigrana sulla
fascia. Iper-decorazione tipico gotica.
L’arme di SFS = stemma del leone rampante.
Bottone di piviale conservato a Londra = impostazione ricorda le placchette delle croci. Riquadro inscritto
in quadrilobo.
Disegni x una croce in argento sbalzato del Mantegna= non divisione delle arti. Conservati a Francoforte.
Impostazione simile alla croce. Riquadro inserito in un quadrilobo con controcurve e figure appoggiate a
delle mensole. Quindi riferimento culturale.
Incisioni realizzate da Martin Schongauer= artista tedesco del 400, opera hanno straordinaria circolazione.
Diventano ispirazione x molti artisti. Serie dedicate alle vite di Cristo, conservate a Berlino. Impostazione
del Cristo al calvario identica, anche resurrezione. Riferimenti sono importanti. Dipinti tedeschi più marcati,
rigidi.
San francesco che ricerca le stigmate di Giovan Pietro Beirano = conservato a Londra, pittore della corte
sforzesca, risente della pittura leonardesca.
Iniziale con Francesco, a Washington
Nella flagellazione riscontro nello smalto dipinto è una pace, dietro c’è impugnatura, si trova a Lodi,
Gerolamo della Rovere.

Terzo livello = le placchette sono bassissimi rilievi a sbalzo a cesello, in alcuni punti incisa e ritagliata sullo
sfondo scuro.
Mascherone = sbalzato.
Sfondo con smalto o verde o dorato = gioco cromatico. Siamo 1501, è nostro rinascimento caratterizzato
da colore e decorativismo, sente della cultura gotica, ricchezza di corte.

Iscrizioni = sono incise e decorate a niello


Opera firmate e datata = autore si firma e data, sotto il perizoma. Le lettere sono sbalzate. La lamina è
punzonata x create effetto di vibrazione.

Riferimenti culturali
FdC = figlio di Bernardino. Bernardino realizza il reliquario della santissima croce, in duomo vecchio, 1477-
86. Parte superiore aggiunta in seguito. Famiglia di orafi.
Pala maggiore della chiesa di san francesco = ancona è di Stefano lamberti + dipinto del Romanino.
Con i soldi di FS. Relazione tra croce, ancona 1502, e dipinto.
SL lavora come oreficeria. Motivi decorativi ricordano la croce. La pala ha stessi personaggi della croce.
È orafo ma immerso nella vita culturale. Porta nell’opera il suo orizzonte culturale aggiornato.

STORIA DELLE TECNICHE ARTISTICHE settima lezione


Croce di Gian Francesco
Riferimenti culturali straordinari. L’autore si è ispirato.
Piviale dei francescani = tipologia di corniciatura -> quadrato inscritto in quadrilobo
Schongauer = riferimento anche letterale
Miniatura contemporanea = Birabo, corte sforzesca, ha conosciuto Leonardo.
Lettera miniata che ricorda il San Francesco a .
Da una parte pittura ferrarese, padovana come Mantegna (bottega dello Squarcione = dove si formano
artistici) + ha in mente anche opere come la pace conservata a Lodi = cristo alla colonna = confrontato alla
placchetta della passione di cristo, l’impostazione del Cristo, il pavimento simili.

Bernardino è il padre = era protagonista della scena bresciana del 400.


È noto per la reliquia della santissima croce.
Commissione 77. Portata a termine nel 1487. Si deve il basamento e a Giovanni Maria Mantella la teca con
la reliquia. Il basamento ha una sapienza straordinaria. Dialoga con architetture longobarde coeve. Bifore,
paraste, delfini, filigrana. Alternanza blu e verde. Smalto traslucido.
Croce di San Francesco rimane un riferimento.

Croce di Girolamo Serafino delle Croci.


Cividate di Camuno nella chiesa Santa Maria Assunta. 1518. Modello della croce è ben chiaro ma il livello
qualitativo è ben altro. Impostazione analoga.Ci sono storie della passione.

Bernardino
1503-16 Mausoleo Martinengo. Si occupa delle parti bronzee, lavora a Brescia.

Pala Maggiore
Stefano Lamberti 1502 con dipinto del Romanino. Quasi opera di oreficeria. Particolare delle colonne =
stemma del leone. Intagli linei dorati simili alla croce.

Sala delle asse


All’interno del Castello Sforzesco.
Piante decorano l’ambiante. Leonardo realizza dopo il 1498.
Anni 60 hanno tolto una parte e trovato delle radici. Hanno tolto le assi e hanno scoperto affresco che si
distingue dalla pesantezza del resto.
Mancavano i fondi e ora si sta intervenendo su opera che era stata ridipinta. Stanno trovando tanti disegni
sulle pareti, schizzi di Leonardo.

TARSIA LIGNEA
Stagione migliore tra 400 e 500. La testimonianza + significativa è nel palazzo ducale di Urbino, studiolo di
Federico di Montefeltro, 1476 da Baccio Pontelli su disegno di Botticelli.
Prevede uso di essenze diverse. Intarsiatore abilità di rendere tramite il legno. Porta il disegno del pittore
nel legno. Essenze diverse per diversa cromia, anche per diverso taglio. A volte lavorati e colorati con
bagni. Si faceva una sorta di puzzle, rifinitura con punta riscaldata per profilare, a volte sfumato bruciato.
Parte + difficile è la scelta del legno, richiedeva tempo.
Es: finti armadi aperti
Tecnica ancora prospettica.
Prevede competenza straordinaria dal punto di vista tecnico, non necessariamente uno scultore ligneo.
Prevede conoscenza del legno: scelta e raccolta dei legni richiede tempo.

Lo studiolo di palazzo ducale di Urbino + i Lendinara nel duomo di Modena + Lendinara nel coro della
basilica del Santo a Padova 1462-69 + raccolta eredità da Giovanni da Verona che lavora nel coro di Monte
Oliveto maggiore. Prevale impostazione prospettica.
Basilica di Santa Maria Maggiore a Bergamo
Lorenzo Lotto = pittore veneziano, nasce e si forma a Venezia, inizio 500. Mercato veneto è oberato. Lotto
si trova costretto a spostarsi: Treviso e 1513 a Bergamo, noto come pittore, poi Loreto (Marche).
Francesco Capoferri = lo coinvolge x il coro della Basilica. Prima lavoro affidato a un altro pittore legato
all’ambito milanese.
Prima coro di Santo Stefano e Domenico, realizzata da Fra Damiano Zambelli. Distruggono la chiesa per le
mura. Ora le opere nella chiesa di San Bartolomeo.
SMM = 12 sec, molto ricca, gestita dalla fondazione Mia, è la chiesa della città. È romanica ma dentro è
barocca.
Parte del coro dietro l’altare separata con iconostasi = struttura lignea o muratura, tipica della chiesa
orientale che separa la parte della chiesa riservata al clero da quella dei fedeli. Ci sono retaggi di questa
cultura.
Tarsie dell’iconostasi = 1522-32. Progetto era ambizioso: 4 pannelli grandi + scene dell’AT su tutto il coro.
Nel progetto ogni pannello era intarsiato, con storia biblica e un coperto ossia altro pannello che chiudeva
il pannello sottostante e dove era raffigurato, bicolore, legato al soggetto sotto.
I lavori si interrompono.
Pannelli dell’iconostasi=
• passaggio del mar Rosso: Mosè con la verga, il popolo ebraico che ha appena passato il mare,
l’esercito egiziano travolto dalle onde. È una tarsia, sembra un dipinto. Usate essenze diverse, taglio
diverse, venature del legno che creano effetti, cromie del legno, magari bruciato, o messo a bagno
con acqua e ortiche che creava verdastro. Particolare dei due osservatori: personaggi
contemporanei che osservano e commentano. Lavoro di profilatura= punta ardente.
• Il coperto della scena vista = la follia del faraone/l’uomo che va incontro alla conoscenza = abbiamo
solo bicromia.

STORIA DELLE TECNICHE ARTISTICHE ottava lezione

Tarsie del coro di Santa Maria Maggiore a Bergamo


Nasce come tecnica prospettica ma suoi apici in questo coro bergamasco: Lorenzo Lotto * Giovan Battista
Capoferri.
1137 = costruzione della chiesa = voluta dal popolo, tutt’ora di proprietà civica. Ha solo due ingressi
laterali, in fondo un battistero
Il progetto non completato = da una parte scene bibliche con coperchio neutro. Unico complesso così
come progettato sono i 4 pannelli dell’iconostasi:
1- Cammino sul mar Rosso, 1527 cartone e tarsia del 29 e 30 profilatura di ludovico da Mantova=
liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù. Particolari dei due personaggi con abiti 500
nell’osservare la scena
2- Coperto del passaggio del mar Rosso = letto in due modi: o follia del faraone. Un uomo nudo a
cavallo di un asino spronato da fiamme che spingono l’asino in una corsa, asino se nella tradizione
occ ha connotazione negativa, in quella ebraica è positiva. Tiene lo specchio per guardarsi dentro e
compasso x misurare il mondo = si liberando dalle costrizione verso un cammino di coscienza
interiore. La maschera è cieca = potere militare cieco e il cappello ecclesiastico = strabico -> non
dare retta a nessuno, seguire proprio cammino. Serpente simbolo di prudenza, con testa mozza. Il
coperto sono due essenze.
3- Arca di noè, cartone 24, tarsia 25, profilata nel 30 = al centro Noè che dialoga con Dio che indica
l’arca e il dito incrocia un gallo, simbolo cristologico. Coppie di pavoni, elefanti, conigli, il leone e la
leonessa = tutti pezzi di legno, essenze circa 30. Veste di noè con ombreggiature. Momento
successivo l’arca in mezzo al diluvio universale e uomini che lottano x salvarsi. Scena della pioggia
che arriva ad uccidere gli uccelli.
4- Il coperto presenta cartiglio = piccola arca sulle onde, con ulivi, colomba. Rifermenti simbolici: il
triangolo è simbolo divino, sacchetto con la pietra di paragone che serviva per saggiare i metalli e
per capire se fossero preziosi o no -> dio che saggia il cuore degli uomini. Corda che forma un otto =
firma implicita di Lotto.
5- Giuditta con Oloferne = G ha appena tagliato la testa, ha messo in salvo dal nemico. È un notturno.
Al centro tenda di O, s vedono piedi. G fuori con l’ancella che pone la testa di O in un sacco, la
spada imbevuta di sangue. Le venature del legno rendono la tenda. La luna, notturno, riflesso
lunare. Il cartone 1527-28. Nel 27 c’è sacco di Roma dei Lanzichenecchi e qui sullo sfondo due
membri che fanno i loro bisogni = sembra telecronaca di quello che stava succedendo a Roma
6- Il coperto di noce e bosso, c’è cartiglio, corona di G, la spada, il capo mozzato
7- Davide e Golia = al centro la sala del trono del palazzo imperiale di Saul. Davide era il + piccolo di
fratelli, prescelto dal signore. Scena ha andamento da sx a dx. Davide che faceva pastore a sx, con
orso, D difende il suo gregge. Al cx scontro tra D e G. D non mette armatura e le uniche sono fionde
e sassi che era abituato ad usare. G fronte segnata dal sasso. Ai lati astanti con abiti 500, D di spalle
entra nel palazzo e porta la testa a Saul. È un riquadro teatrale. La luce illumina la parete sx, in obra
il lato dx della sala.
8- Il coperto= due cartigli, al centro le armi di D che non ha indossato, sopra la fionda con i sassi
utilizzati.
Tutt’oggi scoperti la domenica.

Altre scene
• Le brezza di Noè = 1524, 24, 30 = figli di Noè che si nascondono davanti al padre ubriaco. Canne
tutte realizzate con legno diverso. Vari strumenti utilizzati per fare il vino.
• Il coperto = era stato pensato ma collocato dietro. Legato al significato del pannello.
• Salomone 23 = 1523 da artista cremonese e Lotto inserisce le figure, non Capoferri. È classica tarsia
rinascimentale, attenzione prospettica, punto di fuga.

SCULTARA LIGNEA RINASCIMENTALE LOMBARDA


Legno usato come una tavola, spesso scavata, e poi preparato con strato di gesso e colla su cui si procede
con stesura policroma e poi rifinita con foglia d’oro, lacche. È una tecnica raffinata perché il legno in
ambito lombardo va a sostituire il marmo. Aveva una ricchezza cromatica sapientissima.

Reliquiario a statua della reliquia di San Pietro


Tiene in mano attributo delle chiavi e reliquari ostensorio con all’interno la reliquia di San Pietro.

Volto di San Pietro del Reliquario


Pietro Bussolo = intagliatore del rinascimento lombardo, 1479 lavora nella chiesa a Santa Maria di San
Satiro a Milano = lavora al tabernacolo. 1480 = ancona dell’Immacolata Concezione della Vergine delle
Rocce di Leonardo ma commissione passa a Giacomo del Maino. Lavora tra Bergamo e Brescia.

Volto vicino a San Giovanni Evangelista di Bussolo per il Duomo di Salò.


Cornice del 73, doveva ospitare dipinti. Nel 1500 chiamato per realizzare statue e dipinte nel 1501 da
Vincenzo de Brixia = forse è il Foppa.

La vergine a Salò di Bussolo.


Volto morbido, capigliatura segnata, incarnato raffinato.
Il bambino
Santa Maria Maddalena = lacche graffite su oro, stesura a bolo, rossastra, poi foglia d’oro e lacche per il
bordo della veste.

Bottega dei De Donati


In epoca sforzesca.
Lavorano nella zona di Lodi, Como, Pavia.
La pietra dell’unzione 1486-93
Gruppo di statue.
Volto di San Giovanni con iscrizione sulla bordura della veste.

Ancona della resurrezione di Lazzaro …..


Opera è firmata 1508= di Luigi Donati sulla policromia.
Ancona rinascimentale cassettonata, riferimento a Bramante.
Hanno intaglio duro, tagliente.
1995 Gritti = restaurato

Bottega dei Del Maino


Sono milanesi.
Giacomo padre = lavora nel coro di Sant’Ambrogio e poi Varese Santa Maria del Monte.
Assegnata l’ancona a san Francesco Grande = artista principale.
A Treviglio un presepe 1500
Adorazione dei pastori con Vergine Bambino e S Giuseppe. Dorature, foglia d’oro lacche, incarnato, velo
della Madonna. Grazie al restauro emerse lacche originarie.
Giovan Angelo del Maino = ancona di sant’Abbondio nel duomo di Como. 1509-14.
Inserita su una cassa chiuse con due ante poi rimosse. Era come un grande tabernacolo. Realizzata su 3
registri: vite del santo, madonna in trono, tabernacolo.
La crocifissione
Cristo con ai piedi Vergine Maddalena e san Giovanni.
Il compianto sul cristo morto a Bellano 1515

GUCCIO DELLA MANNAIA


Siena tra 200 e 300
1291-1322 = menzionato nei documenti. Nato probabilmente negli anni 60 e muore prima del 1329.
Maggior parte della sua attività: intagliatore di sigilli.
Comune di Siena si rivolge spesso per sigilli alla bottega.
Il sigillo di G x i 9 = quello raffigurato da Simone Martini nel suo affresco, non pervenuto.
Aveva avuto possibilità di assistere nel cantiere della basilica di Assisi per cui realizza il calice. Entra a
contatto con panorama culturale straordinario, con artisti d’oltralpe, respira la cultura del gotico d’oltralpe.
Calice
Riporta il suo nome e il nome del committente di Nicolò 4 tra 88 e 92.
Unica opera che possiamo assegnare con certezza all’orafo.
Qualità, bellezza, tipologia.
Concezione di transustantazione. Circa 80 placchette a traslucido.
Duccio di Boninsegna = pittore senese e realizza vetrata del duomo di Siena.
Giotto = stava lavorando alle storie francescane.
Toresca = sottolinea quanto questo manufatto ha dato spinta verso la maniera gotica.
Tra piede e fusto è firmato. Quando l’autore dice da dove viene è perché sta lavorando fuori casa.
1298 = ricordato subito come opera straordinaria.
STORIA DELLE TECNICHE ARTISTICHE nona lezione
Calice di Guccio
Papa Nicolò 4 = si fa raffigurare + iscrizione. È consapevole del valore del manufatto.
Ha impostazione architettonica, sembra edificio gotico. Rimane a riferimento x i calici per tempo.
Ha una nuova funzione = si imposta il rito dell’elavato calicis = x transustanziazione.
Calice di Benedetto 11 = a Perugia -> riprende medesima struttura. Si conserva con la sua patena (dove si
mette il corpo di Cristo). Quella di Guccio è stata persa.
Smalto traslucido = “pittura mescolata a scultura” x Vasari. Lastra in argento cesellata, sbalzata, incisa e
sopra smalto traslucido. Prima volta che viene utilizzata questa tecnica. Si pone a metà tra champlevé e
cloisonné. Lo smalto copre il supporto. Qui alcuni dettagli sono dorati, retaggio dello champlevé.
Tra nodo e sottocoppa= delle aquile -> riferimento alle aquile della fontana a Perugia in piazza da Pisano.
Riferimento nella mente.
Anche colonnine tortili di Benedetto 11 si rifanno alla fontana di Perugia.
Unica opera firmata da Guccio. Si associano una serie di matrici x sigilli. La sua bottega realizzava sigilli,
molto vicini alla tecnica del traslucido.
Non sappiamo se lavorata a Siena o Assisi. Calice destinato ad Assisi. Da quello che ci dice la resa stilistica
ad Assisi = è un luogo di fecondità artistica. La Basilica, 1256 consacrata, dal 1288 si stava lavorando alla
basilica superiore.
Gli angeli = capigliature segniche, marcate, insistenza grafica.
Il nodo, lato frontale = cristo benedicente tra S Pietro e Paolo. Altro lato con S Antonio al cx = postura delle
mani, nervose, articolate.
Fiori sbalzati, perlinature, fondo cesellato con effetto zigrinatura che da lucentezza.
S Giovanni e S Andrea ai lati di S Antonio.
Ci sono circa 90 smalti = ricchezza decorativa.
Riferimenti culturali spaziano: Siena, Francia, Inghilterra, Giotto, Pisano.
Siamo 88-92.
Giotto impegnato nella basilica superiore = si rivolge a un grande pubblico.
Guccio si rivolge ad un pubblico inferiore = può usare summa di tante tecniche, sperimentare nuovi
linguaggi = porta il gotico in Italia.
Piede = polilobato con un gradino che segna l’altezza del piede, medaglioni quadrilobati e trilobati,
fogliame. C’è signore con abito francescano, piviale, guanti = Papà Nicolò -> primo papà francescano. È tra
la Madonna con il bambino e Santa Chiara. A Dx della madonna c’è S Francesco. Altro lato Cristo crocifisso
tra madonna addolorata e San Giovanni dolente, in asse con S Chiara S francesco che riceve le stigmate.
Gli altri smalti = animali con naturalismo straordinario.
Iscrizione con nome dell’orefice e del committente.
Il papà è vivo, si fa ritrarre. Ha un piviale, la tiara, guanti pontificali bianchi. La placchetta in smalto
traslucido è inserita in un quadrilobo con estremità rosse in smalto champlevé. Attorno linee che creano
zigrinatura.
Si intravede sotto il guanto il disegno delle pieghe del guanto. La decorazione della tiara è a rombi. Il volto
è un ritratto.
Madonna con il bambino = componente stilistica che unisce nella madonna la Madonna di Duccio da
Boninsegna. La linea sinuosa, volto allungato ricorda le Madonne Bizantine delle icone, è duccesca. Il
bambino invece, massiccio, marcato, è giottiano. Tenerezza della Madonna che tiene il piedino del
bambino.
Santa Chiara = tiene in mano l’ostensorio, è ducciano
Francesco = è giottesco, pesantezza.
Cristo crocifisso = riferimento di Giovanni Pisano (= nel soggiorno senese facciata del Duomo. Era scultore
marmoreo e lineo).
Madonna addolorata = attenzione alla postura delle mani. Il volto e postura vicini a Duccio, le mani tipica
nordica.
San Giovanni Dolente = capigliatura insistita nell’uso grafico della linea, esasperazione dei riccioli, dalle
miniature e pittura francese e inglese.
S Francesco con le stigmate= la scena delle stigmate avviene a L’Averna. Qui creata l’ambientazione: tra
una roccia e alle spalle monastero dell’Averna.
Calice durante il restauro = viene smontata
Lettere in metallo dorato in rilievo e il resto smalto. È champlevé: dove manca lo smalto vediamo che è
scavato.
Cristo benedicente = resa della barba
San Paolo, San Pietro, San Giacomo = ha il bastone da pellegrino e la conchiglia.
S Antonio Abate= mani vicine a quelle della Madonna.
Ha visto le vetrate oltramontane del Maestro Tramontano (non sappiamo il nome, non italiano, è del
nord).
Breviario di Filippo il Bello, circa 96, Parigi = manoscritto latino 1023, carta 7 -> unzione di Davide. I capelli
ricordano quelli degli angeli, del S Giovanni, anche le barbe. Guccio ha visto queste opere francesi.
S Antonio ricorda il frammento, il retablo di Westminster.
Sinuosità delle forme, grafia = sintomatica della pittura inglese e francese che ritroviamo in Guccio.
Affreschi del transetto della basilica superiore di Assisi = esasperazione, raffinatezza.
Vigoroso da Siena = altro pittore del periodo.
Guccio = rottura con linguaggio precedente ma gotico espressivo che riporta arte oltralpe e poi grazie a lui
arte senese ha diffusione in ambito europeo. Smalto traslucido viene esportato oltralpe.
Smalti + piccoli: animali, profeti, profetesse.
Questa opera unica certa di Guccio. Da questa cercano di elaborare un catalogo. Nella sua bottega prodotti
sigilli. Guccio lavora ai sigilli, esegue il sigillo x i 9 del comune di Siena che viene perduto. Simone Martini =
Maestà, in basso nella cornice riprodotto sigillo che si immagina sia quello del 1288 dei 9 di Siena fatta da
Guccio.
Alcuni sigilli attribuiti a Guccio = faceva matrici in bronzo e ricavate impronte:
• Di Matteo d’Acquasparta, Firenze, 1291= scena della crocifissione, Santa Rufina e San Francesco.
Matteo era vescovo di Rufina. Commissiona a Guccio il sigillo = stava lavorando al calice di Assisi.
Studiosi trovato consonanza tra cristo crocifisso nella matrice del sigillo e il crocifisso del calice.
• Fisicità del cristo che pesa è debito da Pisano. Sigillo della società dei raccomandati, dopo 1295,
Roma. Metallo lavorato, resa dei panneggi, capo esanime, i capelli che si lasciano andare, lavorato
in una porzione di metallo piccolissimi. Confronti con il calice. Esasperazione, componenti, linea
curva estranei alla cultura italiana ma contatto.
• Sigillo di Teodorico, 1300, Firenze = dio padre benedicente, cristo crocifisso, San Pietro e Paolo, S
Giovanni Battista, S Caterina.

STORIA DELLE TECNICHE ARTISTICHE decima lezione


Incontro con Luciano Gritti
Quarta generazione di una bottega = restauratore

Una scultura in legno= tecnica costante fino al 700 -> es: crocifisso del 400 = un tronco, tagliato, aggiunti
masselli, intagliato, svuotata la parte interna del tronco = il tronco si sviluppa verso esterno, la parte più
vecchia è interna e se non separati sollecitazioni diverse, parte interna elastica e meno quella interna =
provocherebbe spaccature. Si vedono le sgorbie, incastri delle braccia.
Altro esempio del 500: non aperta la parte dietro, chiusa la parte svuotata con sportelli di legno = la parte
interna è vuota ma esternamente sensazione di una scultura a tutto tondo completa.
Altro esempio inizio 700= San Giovanni della bottega dei Fantoni-> sembra cultura completa ma dietro
parte svuotata. Un tronco centrale principale e lastre laterali per aumentare dimensione, completare la
dimensione. La parte bassa fino al basamento, è una parte integrante del tronco, non è svuotato e ha
prodotto grande crepa.
La pietà -> larga, dietro è svuotata e ci sono giunzioni che ci dicono che sono state aggiunte tavole di legno.
Sotto dei pezzetti di tronco inchiodati tra loro. Ci sono fenditure perché pieni. I masselli inchiodati tra loro.
Dal centro della pianta partono le fenditure che possono essere limitate solo con lo svuotamento.
Via crucis di Cerveno del 1500 = ci sono 14 cappelle, raffigurano scene della via crucis. Alcune figure
frontali, altre di spalle. Lo svuotamento di queste è sul davanti, è rifinita solo dove la si vede. La veronica,
ad esempio, non è rifinita davanti alcune svuotate sul fianco.
Le sculture sono dipinte. Non sono mai dipinte sul legno, non è omogeneo per i nodi. Viene stesa sul legno
una preparazione a gesso o a fondo, steso a pennello, crea una superficie omogenea, compatta, levigata e
poi applicato il colore.

Fino all’alluvione di Firenze ognuno aveva la sua idea, si interveniva senza idee comuni. Dopo affrontare
serie di restauri x opere importanti e numerosi = decidere indicazioni.
Per sculture lignee policrome = già in tre dimensioni, non difficile dipingere. Quindi sculture restaurate fino
anni 70 solo ridipingendole quando danneggiate. Spesso fatte da sagrestani, volontari che hanno poca
destrezza.
Oggi lavoro di recuperare il progetto iniziale.
Anche opere in legno non dipinte= banco dei parati. La tecnica di restauro era dare una mano di olio,
vernici. Queste vernici non producono buon effetto: assorbono la polvere e superfici diventano scure.
Si fanno ora delle prove prima di ripulitura. Se non ripulito bene si fa fatica a capire che legno sia.

Lavoro oggi:
• Conservativo = ripulire, vedere se ci sono tarli (x capire se sono vivi: vedere se ci sono polverine
oppure osservare i fori, se sono scuri sono vecchi, se foro è pulito, chiaro, allora i tarli sono attivi)
• Rimuovere strati di vernice, recuperato il legno, patinato, verniciato con vernice adatto
Alla fine della ripulitura: omogenea, con più rispetto.

Altare a Foresto Sparso (BG)= due sculture in legno della Madonna.


Basamento con tavolette, scultura è dipinta. Si fa un controllo dei pezzi, dei tarli, della pellicola pittorica. La
preparazione a fondo: acqua colla e gesso. La quantità di acqua all’interno della chiesa è importante x la
conservazione. Se in una chiesa l’umidità è troppo alta, il legno si gonfia e la preparazione di fonda tende a
staccarsi. Se nella chiesa c’è poca umidita la preparazione a gesso tende a screpolarsi. Per fare buon
restauro capire se le condizioni del luogo sono buone. Non sempre stesse condizioni. Il grande problema è
quello dei repentini cambiamenti.
Si fanno indagini sulla scultura, con solventi prove di ripulitura. Si vedono diversi colori. Una parte di gesso
è caduta, si è persa una parte del colore. Prove di ripulitura sul manto, sull’abito. Decorazione con una
carta applicata con l’oro. Vediamo tasselli di ripulitura. Testa e capelli = parti difficili da ripulire.
È una scultura in movimento e i colori devono rappresentarlo. Usata anche la lacca verde che ricopre l’oro
sotto, poi con bulino riemerge.
Realizzare una scultura in legno aveva lo stesso costo del dipingerla. Spesso chi dipinge non è chi intaglia.

Museo di Gandino.
Restaurate sculture tra 65-70. Pulite e quando arrivano agli incarnati non sicuri, non si capiva se quella
patinatura fosse corretta. Deciso di non toccarle.
Ovunque tendenza era di riverniciare, non di qualità.
Viene steso il bolo quando vengono applicate foglie d’oro. Sopra l’oro steso il colore per la barba,
bianco/grigio, poi con bulino graffiato e riappare l’oro. La barba è grigia ma con oro, luminosa.
L’incarnato era molto scuro -> ripulito. Ora ha aspetto uniforme, omogeneo.
Altra scultura angelo: il volto e i capelli cambiano, più luminosità. Due ridipinture rispetto all’originale.
La madonna annunciante = l’incarnato era stato lasciato, e oggi grazie indagini scientifiche ripuliture.

Continuazione lezione scorsa


Influsso dei Pisano è molto forte nel Calice.
Giovanni Pisano. Chi è?
1270-80 = creato immagine del cristo crocifisso che rappresentava non solo simbolo della passione ma
cambiamento netto: cristo dove è un uomo vero.
Più antica citazione 1265 = menzionato il giorno in cui stipulato nel battistero di Pisa x realizzazione del
pergamo del duomo di Siena, negli aiuti del padre.
1278= fontana di Perugia, con il padre, già ruolo predominante.
A Pisa= nel battistero
1284-85 di nuovo a Siena, cittadinanza e obbligo di residenza. Anni poco dopo il calice di Guccio. Stavano
nella stessa città. 1287 = capomastro del duomo, progetto della facciata, fa il ciclo scultoreo. Molte ora
conservate nel museo del duomo. Abbandona poi cantiere senese 97.
98- 1301 = pergamo della pieve di S Andrea a Pistoia
1301-10= pergamo della cattedrale di Pisa. In un’iscrizione ricorda la creatività artistica come dono di Dio.
Afferma di aver lavorato oltre la pietra, il legno e l’oreficeria. Il legno era considerato materiale minore e
meno degno di essere ricordato.
Culmine della tecnica a smalto = corporale di Orvieto. Negli apostoli c’è chi ha visto intervento di Giovanni
= è ipotesi.
Madonna e angeli x la cappella degli Scrovegni. 1312-13 = monumento x Arrigo 3. Nel 11= per Margherita
da Bramante.
Crea un nuovo canone x crocifisso gotico toscano.

Crocifisso a Siena, museo del duomo. 1270-80.


È legno con dorature a foglia nel perizoma applicate direttamente e non su uno strato di preparazione a
gesso. Risente di una soluzione che viene presa dalla produzione lapidea, doratura direttamente sulla
pietra.
Policromia non è originaria. È uno dei capolavori di Giovanni in legno. È un esemplare di una serie di
crocifissi. Mostrano l’adattamento del medium del legno di procedimenti propri della scultura in marmo.
È stata recentemente attribuita a Giovanni x confronti con il pergamo di Pistoia.
Intensità drammatica del volto. Il corpo ha concezione espressiva che non ha paralleli nella produzione del
tempo. Testa pesa, agonia evidente, ricadere sul fianco.

Crocifisso x Massa marittima, cattedrale di san Cerbone.


È un tronco di noce unico, ad eccezione delle braccia. La cromia è originaria, recuperata con restauro. C’è
una preparazione leggerissima. Il perizoma è ridipintura antica, in origine dorato.
Il primo cristo è più vicino a quello di Guccio. Qui invece proporzioni + solide, il corpo è in asse, l’agonia non
va ad intaccare l’espressione. C’è tensione, corpo sofferente, magro. La torsione presente anche nelle
sculture: es= San Pietro, Siena -> corpo in torsione, dinamismo che suscita vedute complementari, vivacità,
ampia curva, anni della facciata del duomo di Siena. Volto abbreviato, accennato ma espressivo.
Algeo, Londra, sempre proveniente dalla facciata del duomo di Siena = torsione, espressione. Pisano fa
quello che Giotto fa in pittura= naturalismo, espressività, umanità, movimento.

Incisione su marmo apuano, San Pellegrino a Siena, di artista del 300 senese = Cristo incurvato, esasperato,
pesantezza.

Pietro Lorenzetti, Assisi, Cristo crocifisso


Deposizione di P Lorenzetti, assisi

Chi prepara la strada a Guccio?


Pace di Valentino

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