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M.M.

Sul Papiro X di Leida

Il Papiro X di Leida un codice scritto in lingua greca tra la seconda met e la


fine del III secolo, originariamente fu plausibilmente sepolto con il suo
proprietario.
Dopo la sua riscoperta, avvenuta allinizio del XIX a Tebe, in Egitto, grazie ad
un avventuriero che si faceva chiamare Jean dAnastasi, viceconsole svedese
ad Alessandria dEgitto stato conservato presso il Rijksmuseum van
Oudheden di Leida nei Paesi Bassi, egli infatti vendette inizialmente, nel 1828,
al governo danese numerosi papiri che furono poi trasferiti presso la biblioteca
dellUniversit di Leida.

Lo scriba del testo dovrebbe essere lo stesso del Papiro di Stoccolma, ormai
ritenuto dalla pi gran parte degli studiosi una parte staccata ma logicamente
collegata al nostro, lo stesso autore, plausibilmente, ha vergato diversi altri
Papiri Magici Greci.

Il Papiro di Leida ha di fatto goduto di una certa notoriet nel mondo


accademico per il fatto che contiene istruzioni Alchimiche, esso sono per lo pi
riguardanti la produzione di tinture e leghe che possono essere utili ad ottenere
la maggiore analogia e similitudine possibile alloro.

Il testo, seppur espressione tarda della cultura ellenistica mediterranea, cita


incidentalmente anche Mos quale alchimista.

Il papiro vede la prima pubblicazione nel 1843, cui seguirono successive rese,
famosa quella in lingua latina del 1885 effettuata dal Leemans col titolo di
Papyri Graeci Musei antiquarii publici Lugduni Batavii.

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Indubbiamente il papiro X il pi interessante dellintera collezione di papiri
in Leida, infatti in esso consistono diverse relazioni con i Papiri Magici Greci,
e con la Mappae Clavicula, questultima una raccolta miscellanea, in latino, di
circa 300 procedimenti tecnici nel campo artistico-artigianale; la copia pi
antica risale a un periodo tra la fine dellVIII e linizio del IX secolo E.V.,
pertanto si pu ritenere uno dei pi antichi ricettari che ci siano pervenuti.

Come dianzi anticipato, la maggior parte delle istruzioni del Papiro di Leyda
riguardano svariati procedimenti per la preparazione di colori e per la
trasformazione dei metalli.

Pi in dettaglio in esso vi una ricca, seppur frammentaria, panoramica delle


conoscenze tecniche artigianali dellepoca, con riferimenti allarea egizia e
mediorientale; esse sono in gran parte derivate dagli scritto dello pseudo-
Democrito e da Teofrasto.

Sono individuate novantanove istruzioni o procedimenti Alchimici, dieci di


queste sono estratti dal De materia medica di Dioscoride.

Queste risultano di particolare interesse poich contengono processi di chimica


artigiana che tuttavia alcuni hanno facilmente associato a procedimenti
Alchimici, tra questi lillustre chimico-esoterista Pierre Marcelin Berthelot che
nel 1885 ritenne essere il papiro la chiara dimostrazione delle radici ermetiche-
egizio-mediterranee dellAlchimia intesa come sapienza arcana e tradizionale.

Le procedure descritte non vengono tuttavia esaurite nei minimi particolari,


mancano chiaramente alcuni passaggi, forse riservati alla sola trasmissione
orale, od anche poich erano in buona sostanza dei memorandum operativi;
esse sono anche assemblate senza un preciso ordine, si passa infatti dalla
lavorazione dei metalli e delle leghe, delloro e dellargento, agli inchiostri
metallici (nel complesso le ricette dalla 1 alla 88), quindi la sezione finale
dedicata ai coloranti per stoffe (le ricette comprese tra 89 e99).

Il papiro risulta di particolare interesse anche per il periodo storico in cui ha


visto la luce, una fase di transizione tra il mondo classico e quello medievale;
inoltre le fonti originarie da cui sono state tratte le procedure devono ritenersi

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molto pi antiche del papiro, originariamente le stesse erano infatti veicolate e
tramandate oralmente di generazione in generazione artigiana.

Il papiro, che consiste fisicamente di dieci fogli preservati complessivamente


in buone condizioni, pare fosse stato redatto per una biblioteca poich scritto
in onciale greca, regolare, senza tracce di corsiva n di legature.

Secondo alcuni studiosi una delle sorgenti del manoscritto pu essere un


trattato del I secolo chiamato Physica et Mystica, scritto dallo pseudo-
Democrito.

Il papiro stato tradotto e pubblicato in italiano nel 2004 da Adriano Caffaro e


da Giuseppe Falanga.

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