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M.M.

Sull’Eptagramma in Magia
E
nella Qabalah

Il Settenario è sin dagli albori dei tempi collegato a specifici temi mistico-
metafisici, la sapienza Egiziaca lo definiva come la completezza del manifesto
e la Scuola Pitagorica identificava le due file esterne del Tetraktis con 4 e 3 segni.
La Qabalah individua sette lettere doppie, ossia ambivalenti, nel fonema e nelle
possibili significanze.

Geometricamente il sette è rappresentato, per le energie in potenza e


staticamente, dall’eptagono regolare, dinamicamente dall’Eptagramma,
volgarmente detta stella a sette punte.

Eptagono regolare Eptagramma (acuto)

Naturale l’associazione a questa figura di tutte le espressioni del sette tra cui
appunto, nella Qabalah, le lettere doppie.

Ora, bisogna anche specificare che un livello intermedio di rappresentazione è


figurato con il cosiddetto Eptagramma ottuso, endiadi di potenza e atto è
associato al Mondo Astrale. Pertanto altamente idoneo alla pratica magica.

Magus Mizar ~1~


Eptagramma (ottuso)

Per il principio delle corrispondenze, secondo il quale ad ogni numero


corrisponde una lettera, ad ogni lettera una vibrazione, ad ogni vibrazione una
qualificazione astrologica e quindi a delle entità energetiche primeve o a delle
intelligenze metafisiche, sfruttando il principio di analogia si può magicamente
procedere alle trasmutazioni ed alterazioni ritenute ed auspicate utili e
necessarie alla rettificazione e reintegrazione del Se.

Tale concetto di analoghe risonanze, ove la parte è un sotto-insieme del Tutto


ed analoga ad altre parti in un continuum onnipervadente, è ben specificato
nella Tavola di Smeraldo:

Ciò che è in basso è come ciò che è in alto, e ciò che è in alto è come ciò che è in
basso, per compiere i miracoli della Cosa-Unica

Il Sette, quattro più tre, anzi meglio, tre (le forme) e quattro (le sostanze)1,
quindi la forma più la sostanza o anche e pur diversamente, ciò che è
intermedio tra le stesse, allude immancabilmente al Piano Astrale intermedio,
per così dire, tra il Mondo Fisico e quello Spirituale, esso è la fondamentale
sostanza connettiva del Cosmo.
La scienza, con il procedere della tecnologia, espone e ri-vela antichi concetti
aritmosofici. Secondo la biochimica e più recente genetica il DNA è un
polimero organico costituito da nucleotidi formati con tre sostanze: una base
azotata, un gruppo fosfato e il deossiribosio; ma attenzione, quattro sono le
possibili basi azotate: adenina, guanina, citosina e timina; quindi tre più le
quattro declinazioni costituiscono la magica elica della vita.

1 Al due, principio binario, corrispondono le idee astrattizzanti.


Magus Mizar ~2~
Sette secondo la Tradizione e in ragione di riscontri empirici i colori nella
partizione discreta, sette le note, sette i pianeti determinativi astrali e
derivativamente i giorni di una settimana.

La Cabala, antica sapienza Iniziatica, erede della sapienza Egizia come dei
sistemi sviluppatisi nell’antico vicino-oriente, ha straordinariamente
sintetizzato queste corrispondenze metafisiche.
Non delineeremo in questa sede la storia di questa corrente tradizionale ma
confermiamo essere il Sepher Yetzirah opera cardine e matura di queste
conoscenze, per questo testo, in tutte le sue diverse versioni, le ventidue lettere
dell’alfabeto ebraico sono classificate in base alla posizione degli organi vocali
e alla qualità del suono che ne deriva pronunciandole, essendo la vibrazione
sonora analoga per eccellenza al dinamismo del Cosmo Manifesto.

Da ciò la suddivisione delle lettere in:

Tre radicali, che sono chiamate Madri;

Sette Doppie, che hanno due suoni diversi a seconda dell’inflessione;

Dodici lettere Semplici, che esprimono un solo suono ciascuno.

Gli studiosi ed i mistici hanno compendiato nella forma della Rosa Mistica o
Rota, tale formulazione: le lettere sono disposte a seconda della categoria in tre
anelli concentrici.

Rosa Mistica - Rota

Magus Mizar ~3~


Ora tutte le disposizioni delle lettere-cifre esprimono i cangianti aspetti del
manifesto, la Chiave dei Grandi Misteri, come interpretata dal Magista
Eliphas Levi nel XIX secolo, risiede nella comprensione ed interiorizzazione
delle emanazioni e dei sentieri dell’Albero della Vita cabalistico, 10+22=32
espressioni dell’Essere.
I 10 sono i Sefiroth o Sefirot, modalità ed espressione emanativa dell’Assoluto.

Da un punto di vista teologico tali Sefiroth o Luci Increate sono dunque


considerate increate ma, in qualità di emanazioni divine, non sono vere e
proprie ipostasi, non possedendo la natura completa del divino. Ad esse vanno
associate le diverse potenze e categorie archetipiche in cui si declina la
Manifestazione Cosmica.
I 22 Sentieri, le lettere, i canali, sono l’attualizzazione della potenza emanativa.

A seguire una rappresentazione in cui linee rosse individuano i sentieri delle


lettere madri, quelle blu le lettere doppie e in verde le 12 semplici. Si notino i
parallelismi e le verticalità, esprimenti dei profondi misteri.

Albero della Vita Cabalistica

Magus Mizar ~4~


Ora, tornando al sette, in tutta l’operatività magica tale concetto appare nelle
sue rappresentazioni operative con il cosiddetto Sigillum Dei, Sigillo di Dio o
Signum Dei vivi, Segno del Dio vivente, diagramma magico, sviluppato in età
medievale, che permette al suo possessore l’esecuzione di svariate
metodologie magico-iniziatiche, tra le quali l’ottenimento della visione beatifica,
ovverossia la capacità di vedere le entità disincarnate, tra le quali gli Angeli.

La diffusione operativa di questo sigillo ha assunto particolare rilevanza nel


XVI secolo mediante l’opera di John Dee, Mago, Alchimista, matematico,
astronomo, filosofo nonché astrologo di corte della regina Elisabetta I.

Il complesso schema che estrinseca il 3+4=7 dianzi commentato, è formato


principalmente da due circonferenze, un pentagramma, un Eptagramma ed un
eptagono, sui quali sono collocati i nomi Divini e degli Angeli, attenzione le
iscrizioni compaiono in caratteri latini, poiché i sigilli non stati originati da
ebrei e presentano l’adattamento ad altri alfabeti, un elemento eterodosso
accettabile in questo caso dalla prevalenza delle Forme Eptagrammatiche per
la tipologia di operazione magica in esame.
Invero vi sono diverse descrizioni presentanti alcune varianti nelle
rappresentazioni grafiche, a seconda dei diversi autori, ma l’impianto comune
si fonda sul settenario, gli astri che collegano l’Universo Esterno col Microcosmo.

Documentalmente la più antica descrizione di questo sigillo è contenuta nel


Liber Iuratus, anche noto come Liber Sacratus o Liber Sacer sive Iuratus, la cui
copia più antica risale al XIV secolo (Sloane MS 3854, fol. 117-144, conservato
presso la British Library), peraltro la sua redazione è sicuramente anteriore a
questa data essendo già citato in opere del XIII secolo.

Tale opera appartiene ai cosiddetti grimori salomonici, libri di Magia basati sulla
Tradizione riconducibile al mito di Re Salomone, fra questi esponente per
eccellenza è la Chiave di Salomone2.

2 La Chiave di Salomone, in latino Clavis Salomoni, è un grimorio tardo medievale


idealmente attribuito al re Salomone, ma in realtà composto su ispirazione di più antichi
libri di cabala ebraica e alchimia araba. Talvolta viene anche identificato come Chiave
Maggiore di Salomone per distinguerlo da un altro grimorio, chiamato Piccola Chiave o
Magus Mizar ~5~
L’erudito Johannes Hartlieb (1410 circa-1468) cita l’opera considerandola tra
le più efficacemente usate nelle pratiche negromantiche. L’autore, non
chiaramente individuato è perlopiù ritenuto essere tale Onorio di Tebe, invero
un personaggio più mitologico che storico, anche citato dall’abate Tritemio
nella Polygraphia del 1518 e da Cornelio Agrippa nel suo De Occulta Philosophia
del 1531.

La descrizione del sigillo nel Liber Iuratus comincia con le istruzioni per il suo
disegno, che deve essere fatto con ben precise proporzioni:

Fai un primo cerchio il cui diametro sia di tre dita, in relazione ai tre chiodi
della croce del Signore, oppure cinque, in relazione alle cinque piaghe, oppure
sette in relazione ai sette sacramenti, oppure nove in relazione alle nove schiere
angeliche, ma in generale cinque dita saranno sufficienti. Poi dentro a questo
cerchio fai un secondo cerchio, distante dal primo due grani, in relazione alle
due Tavole della Legge di Mosè, oppure tre grani, in relazione alle persone della
Trinità3

I due cerchi così disegnati costituiranno una corona; all’interno di questa, dopo
aver apposto sull’apice una croce, vanno iscritte 72 lettere latine, la cui
sequenza varia a seconda delle tradizioni; in MS Sloane 3853 la sequenza
riportata (letta da destra verso sinistra) è:

h, t, o, e, x, o, r, a, b, a, s, la, y, q, c, i, y, s, t, a, l, g, a, a, o, n, o, s, v, l, a, r, y, c,
e, k, s, p, f, y, o, m, e, n, e, a, u, a, r, e, l, a, t, e, d, a, t, o, n, o, n, a, o, y, l, e, p,
o, t, m, a.

Questa sequenza di lettere determina anche i nomi degli Angeli Planetari,


entità angeliche assegnate a ciascun pianeta e nel loro insieme individua lo

Clavicola di Salomone, Lemegeton Clavicula Salomonis o anche semplicemente Lemegeton che è


un grimorio più tardo, del Seicento, ed è eminentemente un formulario demonologico.

3 Primo fac unum circulum, cujus diameter sit trium digitorum propter tres clavos Domini, vel 5
propter quinque plagas, vel 7 propter 7 sacramenta, vel 9 propter 9 ordines angelorum, sed
communiter 5 digitorum fieri solet. Deinde infra illum circulum, fac alium circulum a primo
distantem duobus granis ordei propter duas tabulas Moysi vel distantem a primo tribus granis
propter Trinitatem personarum.
Magus Mizar ~6~
Shemhamephorasch: l’ineffabile nome di Dio, magnum nomen Domini
Semenphoras licterarum 72, che mostra l’innegabile legame del sigillo con le
pratiche cabalistiche4.

Sigillum Dei – Liber Juratus

4 La Shemhamephorasch, contrazione della locuzione ebraica Shem ha-Mephorash,


letteralmente il nome esplicito, identifica in alcuni trattati della Cabala primitiva il nome
impronunciabile di Dio, ed è principalmente usato per identificare il Tetragrammaton, le
quattro lettere IHVH, la cui vera pronuncia è nota solo agli Iniziati. Oltre al nome di quattro
lettere, i cabalisti ebrei derivarono anche nomi divini di 72 e di 216 lettere. Quello di 72, in
particolare, viene ottenuto fondendo insieme i tre versetti 19-21 di Esodo 14. Questi versetti
(che descrivono il miracolo di Mosè che divide le acque del Mar Rosso per seminare i suoi
inseguitori durante la fuga dall’Egitto) sono composti ciascuno esattamente di 72 lettere.
Scrivendo le lettere tutte di seguito in modo bustrofedico su tre righe (cioè, tale che la
seconda linea viene scritta rovesciata rispetto alla prima e alla terza), si ottengono 72 triplette
di lettere, ognuna delle quali è il nome di un angelo o intelligenza divina, ottenuta
aggiungendo il suffisso -ah o -el che sono nomi di Dio. Esiste poi una pletora di teorie e di
trattati rinascimentali che legano le 72 intelligenze divine ai periodi dell’anno, ai segni
zodiacali e ai sei decani di ciascun segno ed infine alle carte dei Tarocchi.
Magus Mizar ~7~
Al centro dello schema si trova un pentagramma, che riporta al suo interno la
lettera greca Tau, simbolo di salute5 e perfezionamento; intorno ad essa, sono
sistemate le cinque lettere dei nomi divini El ed Ely, insieme ad altre cinque
coppie di lettere: yl, al, el, al, um.

Intorno al pentagramma troviamo un primo eptagono, che lo racchiude


completamente; all’interno dei suoi lati sono trascritti i nomi di sette tra angeli
e arcangeli: Cafziel, Satquiel, Samael, Raphael, Mahel, Michael e Gabriel.

Ciò che troviamo, invece, tra l’eptagono e la corona esterna, varia da versione
a versione, ma generalmente si tratta di una struttura basata su eptagoni o
eptagrammi, comunque focalizzata su sette punti importanti attorno ai quali
si incrociano diversi nomi divini. Nella versione qui presentata, che è tratta dal
Liber Juratus, si vede un eptagramma che definisce sette punti focali dell’intero
diagramma (punte della stella), i quali sono marcati con una croce. Nei bracci
della stella stanno intrecciati sette nomi divini, ciascuno diviso nelle
componenti sillabiche e messo in relazione spaziale con i nomi degli angeli che
troviamo nell’eptagono interno: la-ya-ly (con Cafziel), na-ra-th (con Satquiel),
(e)t-ly-alg (con Samael), ly-bar-re (con Raphael), ve-h-am (con Mahel), ly-ba-res
(con Michael) e y-al-gal (con Gabriel). Nei sette sub-segmenti che rimangono,
leggiamo altri sette nomi, alcuni dei quali sono ripetuti: Vos, Vos, Gram, Gmney,
Vos, Aira, Vos.

Infine, negli interstizi tra la corona e l’Eptagramma, sono iscritti altri sette nomi
che sono attributi di Dio. Si comincia nel primo settore con un curioso
quadrato, diviso in quattro parti da una croce potenziata, dove sono poste le
lettere a, g, l, a. Si tratta di un ben noto acronimo cabalistico, AGLA, che sta per
Atāh Gibōr Le’ōlām Adōnāy, ossia Voi siete potente in eterno Signore6. A seguire,

5 Athanasius Kircher, Oedipus Aegyptiacus, cap. VII, par. IV, Amuleti alterius Cabalistici
heptagoni interpretatio.

6 Si tratta delle prime quattro parole della seconda benedizione di Shemoneh ‘Esreh, tratta dal
libro della Bibbia. Da notare che la stessa sequenza di lettere compare anche, e non a caso,
all'interno delle 72 lettere della corona esterna. La Cabala ebraica ha derivato molte parole
o nomi cabalistici prendendo le iniziali di particolari versetti o formule contenuti nella
Bibbia; tra le tante ricordiamo IAUA, iniziali del versetto Sia fatta la luce, e luce fu, e AMEN,
Magus Mizar ~8~
altri sei nomi: Ely ed Eloi (che entrambi significano Dio Altissimo), Christus,
Sother (parola greca che significa salvatore), Adonay (Signore, ma anche
padrone) e Saday (Onnipotente).

Il Liber Iuratus conclude la descrizione del simbolo e del suo metodo di


realizzazione indicando anche i colori che il sigillo deve avere: il pentagramma
centrale è solitamente rosso o porpora, con i lati gialli; il primo eptagono blu,
l’eptagramma giallo e i due cerchi neri. Inoltre, l’area compresa tra i cerchi e il
resto delle figure deve essere colorata di verde.

Diverso è il caso se si utilizza il sigillo direttamente nelle pratiche magiche; ove


esso andrà tracciato su pergamena vergine con sangue di talpa, piccione,
upupa, pipistrello o altri animali tra i quali buoi, cavalli o cervi.

Gli autori successivi, tra cui John Dee, suggeriranno invece di realizzare il
sigillo su supporti di cera di opportune dimensioni, su cui verranno incise le
figure e le scritte.

Heinrich Cornelius Agrippa John Dee

Altre versioni del Sigillum Dei sono contenute nelle diverse edizioni della già
citata Clavicula Salomonis e alcuni suoi derivati, segnaliamo per completezza
una particolare versione del sigillo in una Clavicula in lingua italiana presente
nella collezione Heimann Joseph Michael nella Bodleian Library (MS Michael

iniziali del versetto Signore re fedele, come ben descritto da Heinrich Cornelius Agrippa nel
De Occulta Philosophia, libro III, cap. XI.
Magus Mizar ~9~
276); di essa John Aubrey, nel 1674, realizzò una copia, anch’essa custodita
nella medesima biblioteca (MS Aubrey 24).

Una delle più antiche versioni originali sopravvissute del Liber Juratus è,
tuttavia, quella contrassegnata con il numero 313 nella collezione di Hans
Sloane, custodita presso il British Museum (MS Sloane 313). Si dice che questa
copia faceva parte della biblioteca personale del citato John Dee, che analizzò
e lavorò mediante il Sigillum Dei, attribuendogli un ruolo centrale nel V libro
del suo Mysteriorum libri quinque, raccolta di cinque diverse opere sul tema
della cosiddetta Magia Enochiana.

Giova precisare che la versione del sigillo di Dee è leggermente modificata e


riveduta, è nota col nome di Sigillum Dei Aemeth, o Emeth, una parola
ebraica che significa Verità7.

Il British Museum, a Londra, conserva alcuni oggetti usati da John Dee


nell’applicazione pratica della magia. Tra essi spicca un disco di cera del
diametro approssimativo di una trentina di centimetri, coperto con l’incisione
del Sigillum Dei Aemeth, usato come supporto per una piccola sfera magica di
vetro (anch’essa in mostra nella stessa teca) usata per l’evocazione delle entità
angeliche.

Per questo suo approccio evocativo ed operativo, l’opera di Dee e di altri come
lui venne aspramente criticata dal gesuita Athanasius Kircher (1602-1680), il
quale inserì, nel settimo capitolo del suo monumentale trattato Oedipus
Aegyptiacus, hoc est Universalis Hieroglyphicae Veterum Doctrinae temporum
iniuria abolitae instauratio (1652-53), una raffigurazione del Sigillum Dei
abbastanza conforme alle descrizioni originarie, unitamente ad una dettagliata
descrizione.

7 Nella tradizione ebraica del Golem, il gigante di fango a cui il rabbino Judah Loew ben
Bezalel aveva dato vita, EM’TH (ossia, "verità") è la parola che doveva essere tracciata sulla
fronte del colosso per dargli la vita. Al contrario, per renderlo nuovamente inanimato, era
sufficiente cancellare la prima lettera, dando così origine alla parola M’TH, che significa
morte.
Magus Mizar ~ 10 ~
Evidenziato dal rettangolo rosso il Sigillum Dei nella versione del Kircher - Oedipus Aegyptiacus

In linea alla dottrina cristiana di cui egli è fervente portavoce, Kircher non
risparmia di sottolineare quanto il sigillo sia pericoloso, blasfemo ed eretico,
oltre che impreciso per l’errata traslitterazione di alcuni termini dalla lingua
ebraica, di cui egli era certamente esperto conoscitore.

Kircher aggiunge ancora che il sigillo appartiene logicamente alla sfera dei
sigilli di Venere (per la posizione centrale del Pentagramma, che è anche un noto
emblema venusiano) e che quindi poteva essere utilizzato per pratiche di
ambigua natura, come quelle volte a suscitare istinti lascivi e legati alla sfera
concupiscente.

Concludendo l’esame di questo sigillo, espressione del settenario, è d’uopo


una valutazione intermedia tra quella espressa dal Dee e quella in opposizione
del Kircher, poiché se è vero che le energie e le potenze possono essere
pericolosamente abusate è altrettanto vero che il percorso di rettificazione

Magus Mizar ~ 11 ~
reintegrativa necessita anche di operare sulla fisicità, risultandone
determinante l’intento e la volontà dell’operatore al fine di qualificare come
nobile o degradante l’operatività del Magista.

Ora, per chiudere il cerchio, resta da determinare la valenza del metodo delle
Permutazioni e che afferenza abbiano le stesse col settenario.

In gran parte della Tradizione Cabalistica, il Combinare e Permutare le lettere


dell’alfabeto ebraico, quindi anche il connesso valore numerico; in associazione
a tecniche respiratorie e contemplative è fondamentale per raggiungere stati
estatici o livelli diversi di misticismo spirituale.

Questo essenzialmente per due motivi:

L’analogia espressa dai valori numerico-letterali in osservanza a


quanto detto precedentemente consentono di determinare una
particolare Sinergia Dinamica nel Mago;

La ripetuta e continuata vocalizzazione e visualizzazione di suoni


e lettere, immagini e colori, con la focalizzazione dell’attenzione
sulle Tzeruf, permutazioni del caso, liberano il pensiero dalla mente
che diventa, per risonanza, mero riflesso delle idee archetipiche

La Permutazione consente l’ultimo salto verso la comprensione del manifesto e


della sua sintetica nuova disposizione ai fini reintegrativi; poiché non è altro
che l’applicazione del principio di corrispondenza ed analogia su tutti i piani
d’esistenza possibili.

La tecnica Tzeruf usa la rappresentazione linguistica nel suo valore essenziale


e, dato un complesso logico, lo rivolge a tutte le diverse rappresentazioni
dell’esperibile e dell’ideabile.

Magus Mizar ~ 12 ~
Molti sono i sistemi di permutazione cabalistica, da quelli fonici a quelli
letterali e saranno oggetto di diversi approfondimenti con capitoli a parte.

Evidente appare adesso la completa mutua interconnessione di idee


archetipiche, simboli, cifre ed enti accidentali come anche il qualificato e
determinato impegno che richiede il percorrere la via Magico-Iniziatica.

Osserviamo a conclusione come queste operatività specie nelle loro attuazioni


evocative debbano essere condotte solo da Maghi di provata esperienza,
poiché questi Offici sottendono alle componenti costitutive del Cosmo.

Magus Mizar

Agli Interessati alla Via Magica Ermetico-Egiziaca

La MAGOCRATIA lancia l’appello agli uomini e alle donne di volontà e


desiderio che volessero cimentarsi nell’ardua Via.

A chi fosse quindi seriamente interessato a percorrere una Via Magico


Iniziatica indichiamo un indirizzo a cui si possa segnalare, indicando le proprie
generalità e un numero di telefono su cui essere contattato/a:

nimrod@ihsv.org

Lasciamo il commiato alle parole del Proclama dell’I.H.S.V.

La Fiamma dell’Antica Conoscenza torna a brillare;


l’Ordinato Caos è sondato da temerari avventurieri stretti in cerchio sodale.

Magus Mizar ~ 13 ~
La coscienza degli Antichi Misteri risorge compiendo lavacro delle secolari ignominie
patite dalla stirpe di Simone, vate ippogrifo.

Nell’antro alchemico l’Atanor mantiene il fuoco giusto; tutte le attenzioni colme di


trepidante meraviglia attendono la Rubedo.

Un Basilisco si aggira nel giardino della Sfinge mentre Lilith risveglia un nuovo
Adamo, il tempo sta per compiersi, la Corona coinciderà con il Regno tramite
l’illuminazione della Saggezza, la lucidità dell’Intelligenza, la potenza dell’Amore, la
fermezza della Giustizia, l’imponenza della Bellezza, lo splendore del Trionfo, la
vastità della Gloria e la fermezza del Fondamento.

I Sinarchi Incogniti della MAGOCRATIA

Magus Mizar ~ 14 ~

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