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CODICOLOGIA

Il termine “codicologia” nasce nel 1944 durante il corso di filologia greca di Dain. Prima di questo
momento, si utilizzava in Germania il termine Handscriftenkunde.
Codice deriva dal latino Caudex=Ceppo di legno, da cui si ricavavano le tavolette poi cerate e usate
per scrivere.
La disciplina prende forma solo da metà ‘900 (grazie anche alla rivista “scriptorium”, fondata nel
1952); prima di tale periodo, l’ambito di studi attualmente appannaggio dei codicologi era parte del
lavoro di filologi e paleografi. Ad oggi si preferisce il termine “archeologia del libro manoscritto”
coniato da Francois Masai.
Esistono varie branche codicologiche, che mostrano l’aspetto interdisciplinare della materia:
-codicologia quantitativa: “inventata” da Ezio Ornato, analizza la struttura materiale dei codici
tramite la scienza statistica;
-codicologia comparativa: nata negli anni ’90, si propone appunto di comparare i codici di diverse
tradizioni (latina, bizantina, ebraica..);
-tecniche di laboratorio: per il restauro e lo studio dei codici.

DESCRIZIONE DI UN MANOSCRITTO

1)Misure pagine iniziali, pagine centrali, pagine finali, espresse in millimetri e hxb.
2)misure dello specchio rigato, come sopra, in caso anche lo spazio intercolumnare.
3)Composizione del manoscritto: numero di carte (partendo dalle carte di guardia), materia della
stesse. Folio=carta= 2 pagine.
3)contare i fogli
4)quantità e qualità dei fascicoli: binione-ternione-quadernione-quinione-senione.
5)indicare la segnatura dei fascicoli:
6)lineazione
7)foratura
8)rigatura:indicare tecnica (secco-colore), sistema (in caso di rigatura a secco, indica dove è stata
fatta l’incisione), tipo (disegno nella pagina del reticolato di linee di giustificazione e di scrittura)
tipi di rigatura: si rileva sempre sul recto, preceduto da “Leroy-Soutel”, e si indica con un codice
composto da:
 Numero delle linee di giustificazione non necessarie;
 Numero delle linee rettrici non necessarie;
 Da dove a dove vanno linee (A=margine internomargine esterno;B=margine interno-
>giustificazione;E=3 colonne, interno giustificato, intercolumnio bianco);
 Impaginazione (1 Piena, 2 due colonne)

Codici compositi, ossia composti da più unità codicologiche:


-Organizzato: unità approntate nello stesso periodo
-fattizio: unità assemblate in diverse epoche
-miscellanei: unità a stampa e manoscritte in un unico codice.
I codici compositi sono riconoscibili dai diversi tipi di pergamena presenti.

Tallone: In caso di danneggiamento della pergamena/carta in fase di lavorazione, veniva eliminata


metà del bifolio, e per non far cadere l’altra parte si lasciava una strisciolina, detta appunto tallone.
In caso di applicazione posteriore per rinforzare la pagina, si parla di brachetta di rinforzo.
Tipi di Rigatura (catalogazione “leroy-Soutel”): insieme delle linee verticali (di giustificazione) e
orizzontali (rettrici) usate per la scrittura e per delimitarla. Si rileva sempre sul recto, e ogni tipo ha
un codice che si ricava:
1)dal numero delle linee di giustificazione non necessarie;
2)dal numero delle rettrici non necessarie;
3)dall’origine alla destinazione delle rettrici (a=margine interno/margine esterno;c=margine
interno/giustificazione;e= 2 colonne, interno giustificato e intercolumno bianco);
4)impaginazione (1=piena pagina;2=due colonne).

Codice: libro antico, antenato del libro a stampa.


Codicologia: studia il libro manoscritto, soprattutto il codice.
Manipulae: disegni di mani con un dito che indica una parte di testo che si vuole sottolineare.
Carta occidentale senza filigrana piuttosto infrequente.
Lettere riempite di colore: tipiche dei codici salentini;
cucitura al centro del fascicolo, iniziali in rosso. Da considerare il FREGIO.
Rilegatura: è difficile trovare rilegature originali, quasi tutte rilegate una seconda o terza volta.
La codicologia ha come oggetto lo studio del manoscritto attraverso l’osservazione archeologica
della struttura, allo scopo di ricostruire le tecniche di manifattura e la sua condizione originale, così
come le vicende del singolo codice.

Metodi e strumenti di lavoro:


1)Origini codicologia: nasce dalla necessità di osservare il codice;
2)Orientamenti attuali: la codicologia è usata come scienza ausiliaria(a), e si hanno la codicologia
come archeologia del libro manoscritto(b), quantitativa(c), codicologia e tecniche di laboratorio(d),
al servizio di conservazione e restauro(e), e quella comparativa(f).
A)Studio del codice utile alla datazione e localizzazione dello stesso; dagli anni ’60 l’informatica è
entrata nelle materie umanistiche agevolando il lavoro con la creazione di database.
B)Lo studio delle componenti materiali e tecniche di un codice come materia a se stante nasce dalla
rivista scriptorium, con l’intento di dare alla codicologia lo status di disciplina autonoma.
C)Applica il metodo statistico allo studio dei codici, raccogliendo dati sulla struttura materiale di
ampie popolazioni di codici non per trovare particolarità o studiare singoli codici, quanto piuttosto
per individuare tendenze generali.
D) studio delle caratteristiche materiali del codice mediante mezzi propri delle scienze esatte. Già
Angelo Mai, vescovo del XIX Secolo, si occupava di leggere i palinsesti. È una tendenza nata
soprattutto negli anni ’60. Le tecniche di laboratori d’altra parte necessitano di macchinari grandi e
tecniche costose, che necessitano lo spostamento dei manoscritti (spesso ostacolato dalle
biblioteche), e a volte sono distruttive (necessitano di campioni).
E)la conoscenza approfondita del codice aiuta la conservazione e il restauro (cfr. istituto centrale
per la patologia del libro).
F)confronta codici di diversi contesti geoculturali, cercando di determinare il perché di determinate
scelte, evidenziare differenze e tratti comuni.
3)manuali e riviste (Agati, scriptorium, maniaci,):
1. Cataloghi;
2. repertori speciali: repertorio delle filigrane, dei tipi di rigatura;
3. repertori terminologici: essendo una scienza giovane, deve ancora formarsi compiutamente,
ma l’uniformità dei termini è agevolata dal computer;
4. manuali;
5. Riviste: scriptorium, gazette du livre medievale, quinia ;
6. atti di convegni .
Materie e materiali scrittori: il primo riguarda i supporti della scrittura, il secondo gli strumenti
scrittori.
Antichità:
materie dure:
-Pietra (catalogo in “corpus inscriptionum latinarum”, e “inscriptiones Grecae”). Per scrivere sulla
pietra: serviva una impaginazione di altro materiale scrittorio da una persona colta, e poi la
trascrizione su pietra di un lapicida , persona meno colta (come si evince da errori in certe
iscrizioni). Si scriveva con scalpello e martello.
-Scisto: intonaco, su cui si scriveva con un punteruolo, graffiando la materia (scrittura a sgraffio).
-Materia metallica: esempio col bronzo, tecnica a sgraffio tabellae defixionum
-Avorio: dittici consolari, a sgraffio.
-Legno: a)scrittura eseguita eseguita direttamente sul legno (sgraffio, dipinta);b) tavolette cerate,
usate anche poi nel medioevo, serve per appunti. In realtà non era cera, ma gommalacca fusa colata
sulla tavoletta.
Si utilizzava lo stilo per scrivere, punta di osso, oppure nella variante a forma di spatola, per
cancellare. Forma primordiale del codice: più tavolette rilegate assieme.
Codice<Caudex (pezzo di legno). Abbiamo testimonianze (es. Catullo per le lettere d’amore)
dell’utilizzo di altri supporti scrittori (Corteccia).
-In Russia, a Novgorod sono stati ritrovati scritti su corteccia di betulla databili tra XI e XV secolo,
per uso commerciale o quotidiano.
-Cocci (Ostraka), servivano solo per l’ostracismo, ma venivano usati anche per esercizi scolastici.
Sul coccio si poteva scrivere col pennello.
-Frustula: frammenti di papiro.
Materie morbide:
-Pelle animale: non lavorata, o sul cuoio;
-Tessuto(Lino): i libri lintei di carattere sacrale, solo un frammento è rimasto a causa del
deperimento del materiale.

Materiali/strumenti scrittori:
-martello;
-stilo;
-pennello (strumento a spatola);
-calamo: per il papiro, usato con inchiostri poco tenaci;
-penna di volatile: per la pergamena, con inchiostri più tenaci; è stata usata fino a inizio ‘800, poi è
stato inventato il pennino di metallo, che non doveva essere più temperato e evitava le macchie
d’inchiostro.
-Inchiostro: diviene man mano più acido nel XV-XVI secolo si ha il problema della perforazione
del supporto e dell’annerimento. Per il restauro si utilizza la carta “giapponese” perché è la più
resistente ed è molto bianca.

Strumentazione parascrittoria:
i codici erano rigati prima di essere sciolti, per ottenere un risultato lineare. Per la rigatura si usava
il paragrapitos/kanon/norma (righello); prima della rigatura avveniva la foratura lungo i margini
interno o esterno della pagina, alla stessa distanza, ed era eseguita con il punctorium (circinus,
smili);
-Spugna usata per la scrittura su papiro/pergamena;
-Compasso: usato per le iniziali, spesso dal copista spesso (nei codici si vede anche il foro del
compasso).

DESCRIZIONE DI UN MANOSCRITTO
1)misure (foliogrecisti;Chartalatinisti), verificare la presenza di cartulazione;serve la misura di
un foglio all’inizio, uno al centro e uno alla fine. La misurazione va espressa in millimetri (mm),
HxB;
2)misura dello specchio rigato(specchio scrittorio) in caso di manoscritti a piena pagina; per
manoscritti a due colonne bisogna misurare lo spazio intercolumnare;
3)cartulazione; (Piatto: ciascuna delle due superfici che compongono la copertina;
contropiatto:interno delle superfici)
4)composizione del manoscritto:numero di carte/fogli, compresi i fogli di guardia(indicati in numeri
romani), Fascicolazione :numero di fascicoli e tipologia
5)presenza di reclamantes: posti alla fine di un fascicolo, in basso riportano la prima parola del
fascicolo seguente;
6)lineazione: indicare il numero di linee delle pagine;
7)Foratura: a 8 sistemi (Jones). I codici venivano rifilati, venivano tagliati i margini per adattarli
alla legatura;
8)rigatura: tecnica (colore o secco), sistema(solo in presenza di rigatura a secco, indicare le incisioni
primarie e quelle secondarie), tipi (disegno della griglia delle righe).

Papiro: si passa alla pergamena perché più resistente (tra II-III sec). Era largamente usato nel bacino
mediterraneo. In egitto l’uso del papiro risale al III millennio avanti cristo. Vengono ritrovati sulle
mummie, nelle tombe, nelle discariche. Ci sono generi letterari che conosciamo solo grazie ai papiri
(lirica greca e Menandro). Classificazione dei papiri:
-luogo del ritrovamento;
-luogo di conservazione;
-chi effettua gli scavi;
-nome del collezionista/possessore;
Termine latino per le strisce di Papiro:philyra. La parte migliore era quella della parte interna della
pianta, chiamata Hieratica, successivamente chiamata augustea, poi la Liviana, la Amphiteatrica
(fatta ad alessandria), ed infine la Emporitica, utilizzata non per la scrittura ma per avvolgere merci.
Si stendeva su un telaio inumidito con acqua del nilo prima la serie verticale, poi quella orizzontale,
e veniva lasciata seccare al sole dopo la pressatura.
Schita: termine tecnico per i due strati;
Plàgula: foglio di papiro (due schite), poi unite una accanto all’altra;
Scapo: termine tecnico per “rotolo”, mai più di 20 fogli.

Carta:
una leggenda racconta che un dignitario cinese (tsar lun) inventò la carta nel 105 D.C. forse c’è un
fondo di verità, dato che nel ‘900 sono stati trovati in una torre di guardia della muraglia cinese
documenti in carta databili a prima del 137 D.C. In Europa bisogna attendere ilXIII secolo, ma
utilizzi “precoci” li troviamo in ambito bizantino nei casi isolati di contatti col mondo arabo. Nei
document medievali la carta viene chiamata “Bombicina”, dal latino Bombyx=cotone. Nell’’800 si
dimostrò che per la carta non si usava il cotone ma il lino, di qui una nuova etimologia, che vuole
far derivare il nome da Bombice (vicino oriente). Le cartiere dovevano fabbricare vicino alle foci
dei fiumi, e gli stracci venivano comprati da straccivendoli e scelti da una figura femminile
(cernitrice); poi venivano messi nel marcitoio e sminuzzati, poi appiattiti con martelli per ottenere la
polpa di carta, versata in tinozze e poi raccolta dai telai, pressata per asciugarla e messa ad
asciugare all’ombra su degli stenditoi; quindi avveniva la cialandratura (lisciatura), l’eliminazione
di imperfezioni e la rifilatura. Infine la collatura per protezione.
Filigrana: disegno ottenuto con fili d’ottone applicato alle vergele e ai filoni che lasciava
un’impronta sulla carta. I primi esempi sono a Fabriano a fine ‘300.

Pergamena:
In generale per ottenere la pergamena, la pelle dell'animale, dopo un'eventuale fase di
"rinverdimento", era immersa in un calcinaio (una soluzione di acqua e calce) al fine di depilarla.
Quest'ultima operazione avveniva su un apposito cavalletto "a schiena d'asino": il pergamenaio con
pochi colpi decisi di una lama non tagliente allontanava il pelo dell'animale. A questo punto la pelle
era montata su un telaio e lasciata ad essiccare sotto tensione. Durante questa fase si provvedeva
anche all'eliminazione dei carnicci residui del lato carne tramite un particolare coltello a mezza
luna. Una volta asciutta la pergamena poteva essere staccata dal telaio per essere utilizzata.
Potevano comunque seguire fasi di ulteriore raffinazione del prodotto tramite pietra pomice (per
rendere la pergamena più levigata e ridurre al minimo le diffrenze fra il "lato pelo", solitamente
ruvido al tatto, e il "lato carne" molto più liscio e morbido) o colorando la membrana con apposite
sostanze coloranti. Il riconoscimento dell'animale di origine può essere effettuato tramite
l'osservazione microscopica dei bulbi piliferi sulla superficie del lato pelo, così come si fa per il
cuoio.Almeno nel XVIII secolo, sono inoltre citati altri procedimenti per la depilazione, questa
volta a base enzimatica. Rimane invece immutata la fondamentale fase del tensionamento su telaio
che permette l’allineamento delle fibre di collagene.

DECORAZIONE E ORNAMENTAZIONE

Non esiste una terminologia sistematica, si possono quindi trovare differenze tra i vari paesi. In
Italia vige la classificazione di Valentino Pace.
-cornici: di solito in corrispondenza del titolo e possono assumere varie forme (porta, linee
ornamentali, cornici vere e proprie, quadrati);
-iniziali: classificate da pace in 4 tipologia 1)Semplici: dette anche calligrafiche. La forma non si
discosta dalle corrispondenti lettere contenute nel testo, sono solo più grandi e un po’ spostate verso
il margine sx e possono essere campite di rosso. Si trovano nei manoscritti meno preziosi.
2)filigranate: non centra con la filigrana della carta, sono prese in prestito dall’oreficeria, e infatti
presentano i motivi dei gioielli. Le lettere chiuse sono campite di rosso o blu. 3)ornate: divise in
a)zoomorfe, b)caleidoscopiche, c)figurate, d)abitate. A)forma di animale, con colori vivaci. Possono
essere teratomorfe, mostruose. B)fitozoomorfe-caleidoscopiche: iniziali in parte elementi vegetali in
parte animali. C)sagomate in forma umana. C)la figura umana non sagoma la lettera, ma è
all’interno. 4)Istoriate: nell’iniziale c’è una piccola storia, una scena. Tipologia che appare
abbastanza tardi, nella gotica, dal 1200-1300 in poi. Questa tipologia è molto frequente nei libri
d’ore e nei libri liturgici. Valentino classifica le pagine in illustrate (Pagine di manoscritto con un
illustrazione di diverso tipo: es. erbario, bestiario) da quelle ornate (dall’iniziale dipartono motivi
che coprono poi più parti della pagina). In un codice si possono trovare decorazioni posteriori
oppure non finite. Nel tempo cambiano stili e uso dei colori, quindi anche questi sono elementi utili
alla datazione/localizzazione. A volte ci sono disegni aggiuntivi che vanno studiati a parte.
Colori: non c’è un accordo internazionale. I grecisti si rifanno alla classificazione di ???, mentre i
latinisti sempre a Pace che li distingue in TRASPARENTI (ad acquerello) e coprenti (tempera).
Peri grecisti: distinzione in Severa, monocroma e policroma. Decorazione severa: stesso inchiostro
adoperato per il testo, vale per i codici di bassa fattura. Monocroma: di solito colore rosso.
Policroma:l’uso dell’oro va segnalato perché presuppone che il codice sia stato commissionato da
un personaggio di un certo livello.
Iniziali parlanti: se c’è un nesso tra decorazione e contenuto; può esserci un rapporto acrofonico
(esempio la storia di un cigno, lettera c istoriata con un cigno).
LA CUCITURA

È una parte della legatura. Fino a poco tempo fa non veniva studiata, e per il 90% le cuciture
originali sono andate perdute, in quanto venivano sostituite. Esistono evoluzioni tecniche di cucitura
nel tempo e diversità tra ambito occidentale e bizantino.
1)cucitura al filzetto (tutti i fascicoli legati assieme) a un filo: presto abbandonata perché col tempo
lo spago non regge più, ed era molto difficile passare con l’ago per tutti i fascicoli.
2)cucitura a catenina a fili indipendenti: effettuata con due fili, uno a sx e uno a dx e a 2 fascicoli
per volta.
3)cucitura a catenelle a filo unico: si formano dei cappi, per stringere poi la cucitura, sempre due
fascicoli per volta.
Anche il tipo di filo cambia nel corso del tempo e dello spazio, quindi nell’ambito dello studio
bisogna tener conto anche della sostituzione dei fili.
Differenza tra mondo occidentale e bizantino: in occidente gli spaghi di cucitura formano sul dorso
del codice dei rilievi (nervature), poi protetti dalla coperta. Nel mondo bizantino si vuole un codice
con dorso piatto, quindi si praticano delle scanalature sul dorso (Grecourage). In Italia legature di
questo tipo le troviamo a Venezia (Legature alla greca)

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