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Caspar Ren GREGORY Les cahiers des manuscrits grecs.

Comunicazione letta allAcadmie des Inscriptions et Belles-Lettres di Parigi il 7 agosto 1885 e pubblicata nei Comptes rendus des sances de lanne 1885, s. IV, t. XIII (Bulletin de juillet-aot-septembre), Paris, Imprimerie Nationale, 1885, pp. 261-268 (anche in Lon GILISSEN, Prolgomnes la codicologie. Recherches sur la construction des cahiers et la mise en page des manuscrits mdivaux, Gand, Story-Scientia, 1977 [Les publications de Scriptorium, 7], pp. 15-19) La base per la formazione di un manoscritto greco il quaternione, ovvero il fascicolo composto da quattro fogli o otto carte. Parliamo ovviamente qui dei codici di pergamena; quelli di carta hanno seguito solo in parte le regole dei loro predecessori, nel modo in cui il supporto lo ha consentito, ma presentano comunque, dal momento che sono pi recenti, minor regolarit rispetto ai manoscritti antichi e risultano meno interessanti dal punto di vista del contenuto. Ci occuperemo dunque del quaternione (si veda Literarisches Centralblatt, Leipzig 1880, nr. 43, col. 1410). Per dei motivi quasi inesplicabili, questo elemento essenziale della composizione di un manoscritto non ha finora destato attenzione. Paleografi greci quali Montfaucon, Wattenbach e Gardthausen sembrano averlo dimenticato, disdegnato o misconosciuto. Ci dicono che i manoscritti si compongono di quaternioni, oppure che un certo codice composto di quaternioni e ternioni, ma non viene loro mai in mente n di descrivere la composizione di un quaternione n di spiegare come se ne distinguono le carte. Essi sembrano ritenere che quaternioni e ternioni si formino o si trovino mescolati per caso nei manoscritti che descrivono. Eppure questo problema della composizione dei quaternioni non riveste soltanto un interesse archeologico, dal momento che desideriamo conoscere i processi di produzione dellinchiostro, del papiro e della pergamena; esso riguarda direttamente anche gli studi paleografici, perch la sua soluzione consente una risposta a molti quesiti, quali ad esempio la composizione originale di un codice mutilo o la collocazione esatta di carte sciolte, ed aiuta lo studioso anche nella valutazione rapida della condizione attuale di un manoscritto. Dobbiamo prima di tutto trattare dei due lati della pergamena, lesterno e linterno, rispetto allanimale da cui proviene la pelle. Distinguiamo i due lati chiamando quello del pelo lesterno e quello della carne linterno. Essi differiscono per colore, superficie e tracce dei peli, anche se nella pergamena pi fine la differenza sia spesso difficilmente rilevabile; eppure, fatto singolare, ci aiuta qui proprio la differenza apparentemente pi lieve, cio il colore. Il lato pelo infatti generalmente pi scuro e meno liscio e pu mostrare le tracce delle radici dei peli dellanimale con il loro residuo colore naturale. Il lato carne invece pi chiaro e liscio e non mostra tracce dei peli. Queste tracce in verit possono essere notate anche sul lato carne, ma appaiono comunque meno evidenti che sul lato pelo. La superficie ruvida del lato pelo pu essere talmente levigata con la pietra pomice da renderla poco diversa da quella del lato carne, ma comunque, anche se vengono meno i criteri delle tracce dei peli e della superficie, il colore meno chiaro pu permetterci di riconoscere il lato pelo. Gli antichi pergamenai hanno probabilmente per la maggior parte preparato i fogli secondo alcune dimensioni fisse. Il buon senso applicato alle necessit del loro mestiere li avr convinti che i libri debbono essere formati da carte delle stesse dimensioni. Per quanto ne sappia, queste dimensioni non sono state finora ritrovate negli autori antichi, ma esse risultano messe in pratica nei nostri codici (anche se sono stati generalmente un po rifilati dai legatori). Il pergamenaio deve aver quindi fornito al copista la pergamena per il libro richiesto. Qui nasce un problema importante: di solito lo scriba si procurava pergamena di dimensioni tali da poterla piegare una, due e tre volte e ricavarne i quattro fogli che gli servivano, cio il fascicolo, che avrebbe poi tagliato come facciamo noi con i libri stampati? Oppure si procurava pergamena della grandezza di un foglio per doverla piegare una volta sola? In altre parole, il copista ha considerato il suo foglio di pergamena come un quaternione non ancora piegato o come due carte solidali, destinate a formare la quarta parte di un quaternione, ovvero di un fascicolo? La nostra risposta : come due carte solidali. A prescindere dei grandi volumi, per i quali sarebbe stato necessario usare la pelle di un elefante per costruire un quaternione partendo da un solo foglio di pergamena, erano le due carte solidali che formavano la base del quaternione, come il quaternione formava la base dellintero codice. certamente possibile 1

che, per ragioni di economia o per il desiderio di servirsi di una certa pergamena per un determinato manoscritto, sia stato necessario procurarsi dei fogli di pergamena da cui si potessero ricavare due o tre coppie di carte solidali. La lettera di Planude, recentemente pubblicata da Lambros ("Deltion tes historikes kai etnikes hetairias tes Hellados", maggio 1885, pp. 62-64), di epoca relativamente recente, ma in ogni caso quel dotto aveva commissionato alcune pergamene che dovevano costituire una sola coppia di carte solidali e altre che dovevano essere tagliate per ricavarne due coppie. Ma, ripetiamo, quello su cui ci si basava era la coppia di carte solidali, il diphyllon. Non soltanto infatti manca ogni indizio della tripla piegatura di un foglio per ricavarne un quaternione, ma vedremo fra poco che la coppia di carte solidali necessariamente il fine dello scriba. Possiamo pensare che la maggior parte delle piccole pergamene, dalle quali si ricavava una sola coppia di carte solidali, fossero pi a buon mercato perch le si poteva ritagliare da grandi pergamene in cattivo stato. Ecco dunque la pergamena, gi nelle dimensioni delle coppie di carte solidali volute oppure tagliata dallo scriba in modo da ricavarne le suddette coppie. Il copista la mette sul suo tavolo, se un tipo preciso e non ha fretta, foglio per foglio, con il lato carne rivolto verso il basso. Con un compasso prende le misure e stabilisce sul lato pelo la distanza delle righe, che traccia mediante una rondella di piombo, con la punta del compasso oppure con un coltello non tagliente. Le righe venivano tracciate sul lato pelo perch questo, pi resistente, poteva resistere meglio alloperazione di rigatura, mentre il lato carne, pi delicato, avrebbe mostrato meglio in rilievo le righe incise sullaltro lato della pergamena. molto importante osservare qui che le righe orizzontali sono tracciate sullintero bifolio, senza interrompersi al centro, dove si trover in seguito la piegatura. Il motivo pratico naturalmente quello di evitare di riallineare le righe sullaltra met del foglio e il risultato concreto per noi duplice: in primo luogo ci assicura che la coppia di carte solidali stato il vero elemento costitutivo del quaternione e poi ci offre un ulteriore strumento per riconoscere lunit originaria di due carte ora separate. Ci sono molte altre cose da notare a proposito delle righe, ma le lasciamo per il momento da parte per seguire il processo di formazione del fascicolo. Il copista ha ora presso di s una pila di fogli aperti, che presentano le righe incise sul lato pelo, mentre su quello carne le righe appaiono in leggero rilievo. Egli prende un foglio e lo mette sul tavolo con il lato carne rivolto verso il basso, quindi un secondo con il lato pelo in basso, poi un terzo con il lato carne in basso, infine un quarto con il lato pelo in basso. Piega quindi insieme i quattro fogli al centro, li unisce ancora al centro mediante una cordicella che penetra attraverso i fori che serviranno pi tardi per la cucitura del volume, ed ecco il fascicolo, il quaternione, pronto a ricevere la scrittura. Prendendolo in mano osserveremo che la prima pagina un lato carne, chiara, liscia, con le righe in rilievo; la seconda e la terza pagina sono un lato pelo, scure, meno lisce, con le righe incise; la quarta e la quinta sono un lato carne e cos via fino allultima pagina che, come la prima, un lato carne per corrispondere alla prima pagina del fascicolo seguente. Ecco il quaternione! Poich ogni regola di un mestiere ha il suo motivo pratico, la ragione di questa disposizione sembra essere estetica, cio il bisogno di trovare ad ogni apertura di libro le pagine affrontate simili luna allaltra per colore, superficie e righe. Se si trascura questa regola, in particolare in un codice in cui la differenza dei due lati della pergamena sensibile, si ottiene un notevole effetto negativo. Non certo necessario dimostrare quanto possa essere utile la conoscenza di questa regola nello studio dei manoscritti. A prescindere dalla possibilit di determinare cos la situazione originaria di un codice o di un fascicolo, la conoscenza di questa regola permette di accertare immediatamente, guardando o toccando, mentre si sfoglia rapidamente un manoscritto, la mancanza o lo spostamento di una carta. Descrivendo il Codex Sinaiticus Tischendorf segnalava come un fatto notevole che le carte fossero disposte in modo tale che due lati carne e due lati pelo si susseguissero alternativamente. Possiamo ora dire che sarebbe stato ben pi singolare che la disposizione fosse diversa. Ci si chieder come una simile regola sia potuta sfuggire non solo a Montfaucon, ma anche a Tischendorf che vissuto per tanti anni in mezzo ai manoscritti. La risposta che i suoi studi riguardavano quasi sempre codici antichi in pergamena finissima, nei quali la disposizione delle carte colpisce meno, palinsesti (come il Codex Ephrami) o manoscritti frammentari; daltra parte le sue ricerche su codici in cui avrebbe potuto individuare 2

facilmente la regola sono state compiute molto velocemente e hanno toccato pi il contenuto che laspetto esterno degli esemplari. Il Codex Sinaiticus stato il suo pane quotidiano per un lungo periodo, grazie al quale gli riuscito di scoprire la particolarit di cui ci stiamo occupando, anche se non si reso conto di essersi imbattuto in una regola generale della paleografia greca. Si potrebbe essere tentati di dire che il fatto assolutamente normale e che non vale la pena di parlarne. Eppure, quando mi sono accorto della regola, ne ho informato uno dei pi eminenti paleografi contemporanei, che si assolutamente rifiutato di ammetterne lesistenza. Solo dopo aver esaminato parecchie centinaia di manoscritti in diverse biblioteche, ho osato formulare pubblicamente la regola. Queste brevi parole non consentono di esaurire il tema, ma non vogliamo abusare del tempo dellAccademia. Ci permetteremo quindi di citare soltanto alcune eccezioni, come ad esempio i quinioni invece dei quaternioni: i codici ebraici sono composti generalmente da quinioni, il che, quando si verifica in manoscritti greci, offre un indizio per la loro origine. In ogni caso opportuno esaminare con grande attenzione gli esemplari che presentano fascicoli composti da un numero di carte diverso da otto. Ad esempio sembrava certo (e la notizia era stata anche pubblicata) che il Codex Alexandrinus di Londra non fosse formato da quaternioni. Tuttavia Henry Bradshaw, il dotto bibliotecario dellUniversit di Londra, si recato a Londra e ha dimostrato che un legatore aveva tagliato tutte le carte solidali dei quaternioni, assemblandole quindi in altre combinazioni. Il mancato rispetto della regola osservato in molti codici dipende dalla volont di cominciare importanti sezioni di testo, come ad esempio un vangelo, con un nuovo fascicolo; di conseguenza il fascicolo che chiude un vangelo o una certa sezione di testo composto da due, tre, quattro, sei o dieci carte, secondo la necessit, per consentire linizio del vangelo o della sezione seguente in posizione di rilievo. Molto meno numerosi sono i manoscritti in cui i vangeli non cominciano con un fascicolo nuovo. Unaltra eccezione rappresentata dal lato della pergamena della prima pagina: in un piccolissimo numero di casi il fascicolo inizia con il lato pelo e questo costituisce ancora, se non mi sbaglio, unindicazione di origine. Per quanto riguarda le righe, bisogna dire che la norma molto meno generalmente osservata di quella dei lati della pergamena, che presenta pochissime eccezioni. Uno scriba pigro o sbrigativo pu infatti tracciare le righe su due, tre o pi fogli contemporaneamente. Occorre fare bene attenzione al modo di tracciare le righe, perch pu talvolta indicare la presenza di una seconda mano; tuttavia anche possibile che lo scriba, dopo aver rigato con cura i primi fogli, abbia proseguito con minor perizia il suo lavoro. In ogni caso bisogna studiare bene le abitudini del copista di un codice prima di pronunciarsi su unapparente eccezione alla regola. Abbiamo sempre parlato di scriba, ma ovviamente possibile che i grandi centri scrittori disponessero di personale incaricato di preparare i fascicoli per i copisti. Altre questioni ci porterebbero troppo lontano: la segnatura dei fascicoli, la pagina iniziale della scrittura nel fascicolo che apre un codice o una sezione di testo allinterno di un manoscritto, il numero delle righe e qualche altro punto restano da discutere. Occorrer fare un lavoro apposito per ogni tipo di codice. Per gli orientali, spero che provveda il mio amico Reinhart Hoerning del British Museum. Non so chi si occuper dei manoscritti latini, ma ci parler, tra laltro, dei codici che cominciano con il lato pelo e nei quali la scrittura inizia nella seconda pagina, perch il mio amico Omont mi avverte che questi particolari si trovano spesso nel mondo latino. I lavori condotti in altri ambiti grafici spiegheranno le variazioni trovate nei codici greci e consentiranno di trarne precise conseguenze per la datazione e lorigine. Per quanto riguarda le righe, spero che il mio amico F.-W. Jackson di Oxford, che aveva osservato una certa regolarit in proposito, senza tuttavia evidenziare la regola da noi appena esposta, continui le sue ricerche pubblicandone i risultati.

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