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DISCORSO INTORNO ALLA NOSTRA LINGUA

quarto del 16 secolo. Oltre allabbozzo autografo pi importa che Bernardo Machiavelli, figlio di detto
del primo proemio (BNCF, CM, I 74), si conserva- Niccol, hoggi di et di anni 74, afferma ricordarsi ha-
no due copie parziali (Discorsi III vi; I i, iv, vii; verne sentito ragionare a suo padre et vedutogliene fra
le mani molte volte. Il dialogo questo che seguita.
BNCF, Palatino 1104, cc. 45-56, e ASF, Dieci di
Bala, Carteggio, Resp. 119, cc. 290-319). Lo stem- A scanso di equivoci, va avvertito subito, con In-
ma dei testimoni delineato da Giorgio Inglese, glese 1980, che Ricci sul quale sono da vedere Pro-
nella Premessa al testo delledizione del 1984 (p. 38); cacci 1995, pp. 305-07; Sartorello 2007 e 2013
poi nelled. critica, con apparato, a cura di Francesco solito presentare in modo altrettanto prudente altri
Bausi (2001). scritti machiavelliani non autografi (cos, per es.,
lavvertenza al Discursus florentinarum rerum: Giu-
Bibliografia: Tra le edizioni commentate dei Discorsi si ve-
dano quelle curate da: L.J. Walker (London 1950); G. Inglese
liano de Ricci a chi legge. Il discorso che seguita, se
(Milano 1984); G.M. Anselmi, C. Varotti (Torino 1993); R. Ri- bene io nollo ho trovato di mano del Machiavello,
naldi (Torino 1999); A. Fontana, X. Tabet ([Paris] 2004). Sulla da persone pratiche, intendenti et giudiziose havuto
tradizione manoscritta e le prime stampe si veda: C. Pincin, Sul per suo). Inoltre, anche lespressione, allapparenza
testo del Machiavelli. I Discorsi, Atti dellAccademia delle scienze
sospetta, mi capitato alle mani cara a Giuliano e
di Torino, Classe di Scienze morali, 1961-1962, 96, pp. 71-178.
Per lanalisi dei Discorsi si vedano tutte le monografie su M., fa parte del gergo editoriale quattro-cinquecentesco
e anzitutto G. Sasso, Niccol Machiavelli, 1 vol., Il pensiero poli- (P. Trovato, in N. Machiavelli, Discorso intorno alla
tico, Bologna 1993 (1a ed. Napoli 1958), pp. 479-622 (con lindi- nostra lingua, 1982, p. LVIII nota 3, poi sempre ed.
cazione dei contributi particolari dedicati da Sasso a temi dei Trovato 1982). Ci nonostante, sulla base, soprat-
Discorsi). Cfr. inoltre P. Larivaille, La pense politique de Ma-
chiavel. Les Discours sur la premire dcade de Tite-Live, Nancy
tutto, del cosiddetto antidantismo del Discorso, la
1977; H.C. Mansfield, Machiavellis new modes and orders. A maggior parte della relativa letteratura scientifica
study of the Discourses on Livy, Ithaca-London 1979; G. Inglese, legata a discussioni pro e contro la sua attribuibilit
Per Machiavelli, Roma 2006, pp. 93-155. allautore del Principe. Inoltre, il testo del Discorso ,
Gennaro Sasso o almeno diventato, problematico, tanto che lettori
diversi ne hanno proposto interpretazioni radical-
mente differenti. Ora, ovvio che,
Discorso intorno alla nostra lingua. Pre- quando esaminiamo la storia dun testo comportante
messa. Il Discorso intorno alla nostra lingua (o anche ragioni dincertezza sia riguardo allautore sia riguardo
Dialogo intorno alla nostra lingua) uno scritto con- alla data [], lindefinitezza temporale [] moltiplica
tro i teorici della lingua comune e a favore del- le insidie, allargando eccessivamente le possibilit di
scelta (Castellani Pollidori 1994, p. 323).
lidentificazione dellitaliano letterario con il fioren-
tino di Dante, Petrarca e Boccaccio fuori linea Quanto poi alle diverse interpretazioni, secondo
rispetto alla pi tipica produzione di M. e ha avuto Umberto Eco (1990, 19952),
fino alla prima edizione (1730) una circolazione mo- di solito linterpretazione attendibile consentita da
desta. Niente di certo noto riguardo alla data di un ricorso sempre congetturale al topic discorsivo
composizione o al titolo delloperetta. I pochi dati []. Decidere di che cosa si stia parlando una scom-
esterni risalgono, come per tante opere minori, a messa interpretativa. Ma i contesti permettono di ren-
un breve cappello premesso al testo nellApografo dere questa scommessa meno aleatoria di una puntata
sul rosso o sul nero (p. 105).
Ricci, cio la raccolta ms. curata dal fondatore della
filologia machiavelliana (G. Inglese, in N. Machia- In modo analogo, quanti vogliano occuparsi con-
velli, Clizia. Andria. Dialogo intorno alla nostra lin- cretamente di storia letteraria, concorderanno sul fat-
gua, 1997, p. 6) Giuliano de Ricci (), nipote di M. to che per capire un testo composto in unet diversa
per parte di madre (cito dal ms. di Ricci, indicato dalla nostra ci si debba sforzare di storicizzarlo, ricon-
sotto come R, c. 133r; una riproduzione della carta ducendolo alle nozioni del suo tempo, anzich decon-
offerta dalled. Blasucci, Casadei 1989, dopo p. 272): testualizzarne gli enunciati meno facili da compren-
dere e confrontarli con nozioni e teorie di oggi. Per
Giuliano de Ricci a chi legge []. Mi capitato alle
mani un discorso o dialogo intorno alla nostra lingua tali ragioni, sembra opportuno organizzare questa
dicono fatto dal medesimo Niccol, et se bene lo stile voce, che mira a fornire appunto uninterpretazio-
alquanto diverso dallaltre cose sue, et io in questi ne attendibile del Discorso, presentando prima i da-
fragmenti che ho ritrovati [di autografi machiavellia- ti meno soggettivi (tradizione manoscritta, genere,
ni] non ho visto n originale n bozza n parte alcuna struttura del testo) e ripercorrendo poi, almeno per
di detto dialogo, nondimeno credo si possa credere in-
dubitatamente che sia dello stesso Machiavello, atteso sommi capi, le discussioni otto-novecentesche sullat-
che li concepti appariscono suoi, che per molti anni in tribuzione, che fanno spesso posto a tesi idiosincrati-
mano di chi hoggi si truova si tiene suo et quello che che. La discussione di elementi come la datazione e

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simili, preliminari quando si studino testi dautore Trovato 1982, pp. LXXII-LXXVIII). In altre pa-
accertato, rinviata dunque ai paragrafi finali. role (come normale in filologia classica, ma non co-
munissimo nelle tradizioni di testi moderni) tutti i
Tradizione manoscritta e a stampa. A quanto si sa testimoni discendono con chiarezza da un ascendente
il Discorso conservato solo da 4 mss. cinquecente- comune perduto, gravemente alterato in vari luoghi
schi (le descrizioni pi dettagliate in Migliorini Fissi e, per ci stesso, diverso e distinguibile dallorigina-
1972, pp. 137-57, ed. Trovato 1982, pp. LVI-LIX): le: quello che, anche nella terminologia neolachman-
A = BMLF, Ashburnham 674 (gi 605), 2 vol. niana, si definisce larchetipo (della tradizione super-
Composito, secoli 16-17. Il Discorso, che si legge stite; la nozione riesaminata da ultimo in Trovato
adespoto e anepigrafo a cc. 211-21, di mano tardo- 2005). Con le cautele del caso si potr imputare a
cinquecentesca (ma databile, per i motivi che si di- questo archetipo (dovuto a un copista sprovveduto,
ranno, ante 1577). Provenienza: Ashburnham, Libri, che non conosce la Commedia n lArs poetica) qual-
Pucci. Lindicazione a lapis di c. 211r, Machiavelli. che altro errore comune, fin qui non diagnosticato
Dialogo sulla lingua, di mano moderna. dagli studiosi (per es., al 57, cianciare et zanzare
B = BNCF, Filza Rinuccini 22 (Miscellanea Bor- per ciancia et zanza, garantito dalla ripetuta cita-
ghini, III). La prima met del Discorso nel fascicolo zione dantesca del 43). Inoltre, secondo Paolo Tro-
II (bianche le cc. 5v-6v), di mano di Baccio Valori il vato (ed. 1982), che ha riesaminato la tradizione pi
Giovane (1535-1606). A c. 1r, di mano del dotto co- antica, R , a sua volta, copia di A, cosicch solo A e
pista: Discorso di Nic Machiavelli nel quale si trat- la copia parziale B, reciprocamente indipendenti, so-
ta [sic]. no utili per la costituzione del testo.
R = BNCF, Palatino E.B. 15.10 (il cit. Apografo Loperetta fu edita per la prima volta nel 1730 in
Ricci). Si tratta della raccolta machiavelliana portata appendice a LErcolano dialogo di m. Benedetto Var-
avanti tra il 1573 e il 1594 dai nipoti di M. Giuliano chi nel quale si ragiona delle lingue... (Firenze, Tartini
de Ricci e Niccol Machiavelli il Giovane (m. 1597) e Franchi) con il titolo Discorso ovvero Dialogo sopra
con quattro collaboratori in servizio di unedizione il nome della lingua volgare. Come ha mostrato Roset-
espurgata delle opere del Segretario fiorentino poi ta Migliorini Fissi (1972, pp. 198-205), la princeps
non realizzata. Il Discorso (preceduto dalla nota di donde le successive edizioni sette-ottocentesche, che
Giuliano riportata al 1) fu trascritto a cc. 133-38, di ne riproducono lomissione censoria del passo contro
mano dei nipoti, nel 1577. la corte di Roma ( 59) fu condotta da Bottari sul
V = BAV, Barberiniano lat. 5368 (gi 2490). Co- fondamento di R2. Il ritorno ai mss. del Cinquecento
pia di R eseguita da Niccol Machiavelli il Giovane, fu inaugurato, sulla scia dei saggi barbiani in cui si al-
dopo il 1594, ma necessariamente ante 1597. In linea largava larea di applicazione della nuova filologia
con il cappello di R, il Discorso (Discorso over (raccolti in Barbi 1938), dalla peraltro non impeccabi-
Dialogo circa la lingua fiorentina) attribuito a le ed. Mazzoni, Casella 1929, fondata su V e R.
Messer Niccol di messer Bernardo Machiavelli. Dopo la scoperta di A, che si deve a Migliorini
Copie pi tarde, descriptae (ossia copiate) da R e Fissi, si sono pubblicate tre edizioni critiche, fonda-
quindi trascurabili ai fini del restauro testuale, si de- te su valutazioni diverse del rapporto tra i testimoni:
vono allerudizione fiorentina primosettecentesca quella di Bartolo Tommaso Sozzi del 1976 (tradizio-
riunita nellAccademia della Crusca: ne bipartita, frammento B in un ramo, R e derivati
R1 = BNCF, Palatino 815 (gi 692.21.2). Copia dallaltro; A ignorato e R assunto come testo base);
di R esemplata nel 1726 da Marco Martini, con indi- quella di Ornella Castellani Pollidori del 1978, ritoc-
ce di mano di Antonio Rosso Martini e revisioni al cata nel 1981, che introduce la paragrafatura oggi in
testo di monsignor Giovani Bottari. uso (tradizione bipartita, frammento B contro R e
R2 = BNCF, Palatino (gi ii.ii.334). Copia di derivati; R assunto come testo base; A ritenuto con-
R1, degli stessi anni. taminato per giustapposizione); e quella di Trovato
Per generale consenso, la tradizione nota del Di- del 1982 (tradizione bipartita, frammento B contro
scorso sfigurata da numerosi errori comuni e (come A e i suoi derivati R V R1 e R2; A assunto come te-
notava Mario Casella) particolarmente scorretta nel- sto base).
le citazioni, tra le quali per es. spingeva per spin- Sul piano testuale led. Trovato del 1982 da cui
gava, spicca per spinga, omnem per et Ennii provengono le citazioni che seguono stata espli-
ecc. (Tutte le opere storiche e letterarie di Niccol Ma- citamente giudicata preferibile alle altre da Fumagal-
chiavelli, a cura di G. Mazzoni, M. Casella, 1929, p. li 1983, Sozzi 1983, Brambilla Ageno 1984, Inglese
728; Migliorini Fissi 1972, pp. 182-88; Castellani 1985 (di parere contrario, Castellani Pollidori 1984) e
Pollidori 1978, p. 206; Trovato 1981, pp. 54-55; ed. assunta a testo, con qualche ritocco, nelle edizioni di

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Blasucci, Casadei 1989, Inglese 1997, Vivanti 2005, prima necessario vedere donde Dante et gli primi
Baldassarri 2010 e Cosentino 2013, secondo la quale scrittori furono, et se essi scrissono nella lingua patria
o se non vi scrissero; dipoi, arrecarsi innanzi i loro
(ma il giudizio sembra contraddittorio) essa risolve- scritti, et appresso qualche scrittura mera fiorentina o
rebbe, per certi versi [sic] in maniera definitiva [sic], lombarda o daltra provincia dItalia [] et quella che
la questione del testo (p. 434). Ben inteso, chi scrive fia pi conforme alli scritti loro, quella si potr chia-
ritiene che limpianto generale e il grosso delle scelte mare, credo, quella lingua nella quale essi habbino
scritto ( 19).
testuali delled. del 1982 siano corretti, ma (convinto
come ogni filologo che, assai spesso, la critica testua- Inizia quindi lampia argumentatio/refutatio ( 20-
le si riduca a esecuzione, interpretazione soggettiva 71), che si articola in tre parti. La prima ( 20-33),
dei dati) ben lontano anche al di fuori dei casi pi direttamente collegata alla partitio, insiste sullin-
conclamati di adiaforia e (come direbbe Giorgio Pa- dubbia fiorentinit dei primi grandi scrittori italiani e
squali) recensione aperta dal considerarla immo- sulle testimonianze da loro rese riguardo alla lingua
dificabile; e giudica, anzi, degni di attenta considera- che hanno impiegato nei loro scritti ( 20-21). Luni-
zione alcuni tra i ritocchi proposti da Brambilla ca testimonianza sfavorevole a Firenze (quella dante-
Ageno 1984 e dalled. Blasucci, Casadei 1989 (p. 48), sca del De vulgari eloquentia) viene presentata come
o segnalati in nota dalled. Inglese 1997. inattendibile rievocando, secondo i precetti della re-
torica, la vita e la causa di Dante (i suoi precedenti
Struttura, genere letterario, titolo. Anche se la cir- antifiorentini, il suo risentimento per lesilio) e cer-
costanza a lungo sfuggita agli studiosi, il Discorso, cando di suscitare cos lindignazione degli auditores
esplicitamente definito ragionamento dal suo auto- ( 22-26). Una digressione di argomento linguistico
re, modellato sulle orationes dei classici (lequivalen- ( 27-33) permette di approdare a una distinzione
za semantica tra orazione e ragionamento secondo i tra lingue comuni a pi province e lingue proprie
precetti della retorica garantita, per es., dalla Cru- di una sola provincia ( 33), che verr ripresa e preci-
sca del 1612); e delle orationes riproduce la struttura sata in seguito ( 52-55).
canonica: exordium, propositio / partitio, argumenta- Linconsistenza delle tesi dantesche viene ribadita
tio / refutatio, conclusio. Altrettanto evidente, dato ricorrendo al raffinato espediente retorico del dialogo
largomento (se la lingua [] sia fiorentina, toscana con lavversario ( 34 e segg.), evocato come se fosse
o italiana), la sua pertinenza al genere deliberati- presente (percontatio: Lausberg 1949, trad it. 1969,
vo, che habet in se suasionem et dissuasionem, com- 433). E il ragionamento si converte in pratica in un
prende la persuasione e la dissuasione (Rhetorica ad serrato interrogatorio a Dante, costretto dallaccusa-
Herennium I ii). tor ad ammettere la sua colpevolezza ( 49 Egl il ve-
Lesordio ( 1-4), che assolve alle funzioni con- ro et ho il torto). Con la battuta che inizia al 50
suete (ut attentos, ut dociles, ut benivolos auditores ha- (Dante mio, io voglio che tu temendi) lautore, che
bere possimus, per rendere gli ascoltatori attenti, pure continua a rivolgersi a Dante, riprende definiti-
tranquilli e ben disposti), del tipo ab nostra perso- vamente la parola e applica, come si accennato, al
na, cio valorizza il comportamento delloratore nei fiorentino e alle altre lingue dItalia le definizioni e i
confronti della cosa pubblica (ab nostra persona beni- criteri linguistici enunciati nei 27-33. Si colloca qui
volentiam contrahemus, si nostrum officium sine adro- anche la celeberrima digressione, che vale per s
gantia laudabimus, atque in rem publicam quales fueri- sol[a] una storia del teatro italiano (Dionisotti 1967,
mus [] aliquid referemus, trarremo benevolenza p. 101), sullincapacit dei non fiorentini, e in specie
dalla nostra persona se loderemo il nostro ufficio del ferrarese Ludovico Ariosto, di produrre comme-
senza arroganza e accenneremo alle nostre beneme- die davvero divertenti, capaci di attirare gli spettatori
renze verso la repubblica, Rhetorica ad Herennium alla delettatione tipica della commedia, cos da co-
I v 8). Come stato segnalato in Sasso 1988 e preci- gliervi lexemplo utile che vi sotto ( 65-71).
sato in Maconi 2008, lautore riecheggia pressoch Attraverso la riproposizione delle prove pi vali-
alla lettera alcuni passaggi particolarmente solenni de esposte nellargumentatio ( 72-78), si arriva a
del discorso delle leggi (Critone 50a-51c), fruito concludere, come era facile prevedere, che non c
nella diffusa traduzione ficiniana degli Opera omnia lingua che si possa chiamare o comune dItalia o cu-
di Platone. riale, perch tutte quelle che si potessino chiamare
La propositio ( 5-19), che ha il fine di comuni- cos hanno il fondamento loro da gli scrittori fiorenti-
care lo scopo dimostrativo del discorso di parte ni et da la lingua fiorentina ( 78). In cauda venenum.
(Lausberg 1949, trad. it. 1969, 43), si conclude con Il Discorso si chiude distinguendo tra lonest intel-
un sommario delle argomentazioni cui loratore ri- lettuale di Dante, che, udite che [] hebbe queste
correr, la partitio: cose, le confess vere et si part ( 79) e la pertinacia

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degli italianisti, s poco conoscitori de benefici [] lattribuzione [del Discorso] al Machiavelli fu ribadita
havuti da la nostra patria, che e vogliono accomuna- dal Bottari, che [] glielo assegn con una perifrasi;
re con essa lei nella lingua Milano, Vinegia, Roma- negata dal Polidori nella sua edizione; negata prima e
poi fortemente messa in dubbio dal Tommasini (I,
gna et tutte le bestemmie di Lombardia ( 80). 100; II, 349-362); confermata invece dal Villari (II4,
Discende da quanto si detto (gi nelled. Tro- 399 sgg.), poi, con la dottrina e la sottigliezza che gli
vato 1982, pp. XXXIX-XLI) che per restare en- erano proprie, dal Rajna [], 1893 []. Ultimamente
tro i due poli individuati da Ricci (un discorso o C. Grayson [], 1971 [] ha rimesso in discussione
dialogo) loperetta senza titolo, a lungo indicata non soltanto la data, che vorrebbe posticipare ancor
come Discorso o dialogo o anche Dialogo, senzaltro, pi io non avessi pensato, ma addirittura lattribuzione
al M. (1954, 19787, pp. 539-40 nota 34).
va riconosciuta come un discorso (come del resto
aveva gi fatto il dotto Baccio Valori). Di qui, la ne- Se le riserve di Filippo Luigi Polidori e di Oreste
cessit di ritoccare il titolo convenzionale in Discorso Tommasini sono di scarsissimo rilievo, lintervento
intorno alla nostra lingua. meglio argomentato di Cecil Grayson cerca di dimo-
Nonostante la logica di questa proposta non sia strare che il Discorso, fino ad allora assegnato dai pi
sfuggita agli studiosi (questa [] ricostruzione [del al 1514 o al 1515-1516 (per adesione alle proposte di
retroterra retorico del Discorso] presenta due vantaggi Pio Rajna e Hans Baron), non pot essere scritto
principali: quello di far veder che il testo non affatto prima del 1524-25, anzi fu probabilmente scritto pi
[] sgangherato []; e [quello] di risolvere il proble- tardi, sicch lattribuzione stessa a Machiavelli deve
ma del genere letterario incerto riflesso nel doppio ti- considerarsi dubbia (come riassume Carlo Dioni-
tolo: Tavoni 1984, p. 566; Trovato ha buoni motivi sotti). La tesi del falso, insinuata, pur con qualche
per preferire lintitolazione Discorso ecc.: ed. Inglese ambiguit, da Grayson (1971, cui replicarono Ridol-
1997, p. 40; Trovato [] illustra la struttura del- fi 1971, Sozzi 1972, Pozzi 1973, Pozzi 1975), fu ri-
lopera secondo le partizioni delloratoria classica lanciata da Bertelli 1976 (su cui si veda Castellani
ecc.: Maconi 2008, p. 175 nota; Baldassarri 2010, pp. Pollidori 1978, pp. 171-87). E una confutazione si-
64 nota 3, 67 nota 25), i titoli alternativi, non privi di stematica dellattribuzione tradizionale del Discorso
controindicazioni, riaffiorano spesso, per ossequio al- (ispirata in parte, senza citarlo, allarticolo di Sergio
la tradizione, nelle edizioni e nella letteratura scienti- Bertelli e realizzata decontestualizzando i diversi
fica. Castellani Pollidori (1981, p. 9 nota 1) dichiara, enunciati delloperetta e confrontandoli spesso con
per es., continuo a usare il titolo abbreviato Dialogo le dottrine novecentesche) fu tentata nel 1978 da
anzich quello, in s preferibile, di Discorso, per ra- Mario Martelli, secondo il quale loperetta sarebbe
gioni di chiarezza. Cosentino 2013, dopo aver riferi- una giarda (cio una beffa) ai danni degli accademici
to che il ragionamento organizzato come una vera e fiorentini realizzata nel 1577 o poco prima. Ma la te-
propria orazione latina e quindi scandito in exordium, si della beffa (una beffa cos sofisticata da passare del
propositio (e partitio), argumentatio, conclusio (pp. tutto inavvertita, Grayson 1971) insostenibile, co-
428-29) e che assume lanepigrafo A come testo base me Grayson, Ridolfi, Dionisotti e Luigi Iachini Bel-
(p. 634), dichiara di aver preferito il titolo doppio lisarii subito avvertirono (rinvii ai primi tre in Tro-
vulgato [] in considerazione delle incertezze relati- vato 1981, p. 56 nota). Di pi, tutti gli argomenti
ve alla sua effettiva natura e attribuzione (p. 639). contro lautenticit avanzati da Martelli, tenuti insie-
Per motivi legati alla paternit, a suo giudizio non me da disinvolte catene di ipotesi (il figlio di M., Ber-
discutibile, delloperetta, su cui si invitano comun- nardo, sarebbe stato affetto da malattie senili, il pri-
que i lettori a sospendere il giudizio almeno fino alla mo nucleo del discorso sarebbe stato un fantomatico
fine del paragrafo successivo, chi scrive ritiene che scritto perduto di Vincenzio Borghini ecc.) furono
pressoch immediatamente confutati da Dionisotti
il ritocco del titolo convenzionale sia, oltre che neces-
sario sul piano logico, rilevante anche per le sue impli- 1980. Il quale Dionisotti (cui si deve unilluminante
cazioni culturali: negli anni Venti M. si muove in una storia della questione nellOtto e nel Novecento) ha
logica di umanesimo volgare, scrive commedie, vite, liquidato come segue la tesi della beffa:
storie e, appunto, orazioni deliberative (non c pi Bench il Martelli assicuri di averne tentate di tutte
spazio per opere sperimentali n per scritti dallo statu- (p. 110), e in poche pagine abbia addotto il morfino-
to incerto, per met trattati e per met dialoghi) (Tro- mane privo della droga (p. 95, nota), Benveniste e gli
vato 2010, p. 121; ma gi Dionisotti 1980, p. 264; ed. esempi tratti dallilocano [Filippine] e dal tubatulabal
Trovato 1982, pp. XLI-XLII). (p. 100, nota), Umberto Eco (p. 105, nota), la potta di
san Puccio (p. 109, nota) e il buon Dio (p. 110), n da
Attribuzione. Con le parole del maggior biografo queste pagine n dallintero suo volume risulta in che
di M., Roberto Ridolfi, dopo linclusione nel canone mai consista la burla o giarda, perch da chi e contro
per opera di Giuliano de Ricci, chi sia stata perpetrata []. Sul Castravilla e sulle lotte

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intestine divampate a Firenze, nellultimo quarto del 1985) ha segnalato la persistenza (anche dopo lingen-
secolo XVI, intorno allAccademia e dentro di essa, te lavoro di contestualizzazione di Ornella Castellani
non simpara dal suo volume nulla, che prima non si Pollidori, di Dionisotti e di altri) di sequenze testuali
sapesse, meno simpara di quel che comunemente si sa
(Dionisotti 1980, p. 269 nota). a suo giudizio non attribuibili a M.: Anacronistica
appare allo stato dei documenti la polemica contro i
Nuovi dati utili per una miglior contestualizzazio- Toscanisti [...]. Non meno contraddittorio lestre-
ne del Discorso nei dibattiti del tempo, e contro la tesi mismo antidantesco (Inglese 1985, p. 246).
del falso, furono prodotti da Iachini Bellisarii 1980, Se Pasquale Stoppelli si limitato a ribadire an-
Castellani Pollidori 1981, Trovato 1981, ed. 1982 e che di recente le sue perplessit, iscrivendosi di fatto
1985 e da alcuni recensori (per es., Tavoni 1984). Da tra i disputanti saldi a difesa delle loro posizioni
allora, con leccezione dello stesso Martelli (1979, (Alcuni decenni fa sprizzarono scintille sul Dialogo
1999), per un trentennio nessuno ha negato la sostan- intorno alla nostra lingua, ma senza che si arrivasse
ziale machiavellianit delloperetta. Finalmente, un ad alcuna conclusione condivisa: Stoppelli 2007, p.
nuovo, preciso argomento contro lattribuzione a M. 7), Inglese ha riconosciuto, con una franchezza che
stato avanzato da Bionda 2009, secondo il quale un gli fa onore, che la maggior parte degli studiosi si ap-
passo del Discorso fondato sui concetti aristotelici di paga dellattribuzione tradizionale (il risultato del
nodo e scioglimento (Vedrai [nei Suppositi in prosa duello stato, e bisogna onestamente riconoscerlo,
dellAriosto] [] un nodo bene accomodato et meglio favorevole ai difensori della paternit machiavellia-
sciolto, 69) presupporrebbe la lettura del primo vol- na, ed. Inglese 1997, p. 8). Ma non ha cambiato po-
garizzamento italiano della Poetica, che spetta a Ber- sizione. Al contrario, a giudizio dello studioso, no-
nardo Segni (Firenze, Torrentino, 1549). Purtroppo nostante gli sforzi ecdotici ed esegetici profusi [],
come stato dimostrato da Trovato 2011 il rilie- molti paragrafi del Discorso restano poco chiari, al-
vo infondato perch si tratta di terminologia diffusis- cuni passaggi logici non funzionano, troppe osserva-
sima in latino (soprattutto attraverso lArs poetica di zioni linguistiche appaiono non pertinenti e si deve
Orazio e il non meno fortunato commento a Terenzio immaginare che M. abbia composto solo dei fram-
attribuito a Donato) e attestata in volgare anche nel menti del Discorso come ora lo leggiamo (ed. Ingle-
primissimo Cinquecento (per es., in Jacopo Nardi). se 1997, p. 208).
Vari studiosi hanno ricordato tra le indicazioni Ora, le riserve di Inglese vertono (sulla scia di
pi condivisibili emerse nel corso del fluviale dibat- Grayson) sullantidantismo del Discorso e sullin-
tito il criterio che unattribuzione univoca della tra- certezza del trattatello intorno al motivo della lin-
dizione manoscritta va ritenuta, fino a prova contra- gua toscana, ma il primo , a ben guardare, circo-
ria, ineccepibile: scritto e funzionale alla tesi fiorentinista (nel 22 si
Chi voglia contestarla, deve prima reperire un mano-
precisa, per es., che Dante in ogni parte mostr des-
scritto autorevole che attesti una diversa attribuzione, ser per ingegno, per dottrina et per giuditio huomo
o deve dimostrare che di fatto, per insuperabili con- eccellente, eccetto che dovegli hebbe a ragionare del-
traddizioni, come sarebbero riferimenti posteriori al la patria sua) e la seconda condivisa da quasi tutti
1527, Machiavelli non pot scrivere il Dialogo. Nel gli scritti linguistici coevi. Inoltre, i pochi punti del
qual caso, dovr anche spiegare come e perch la falsa testo dichiarati non limpidi nel commento non in-
attribuzione abbia messo radici nella tradizione mano-
vestono le argomentazioni di M., ma riguardano per
scritta (Dionisotti 1980, p. 310).
lo pi teorie degli italianisti confutate con decisione
A differenza di Martelli, ma con analoga indiffe- da M. (commento ai 17-19), o sono imputabili al-
renza verso quel criterio di metodo, altri hanno per- la modesta qualit della tradizione superstite, ovvero
corso una terza via, ovvero quella di una conciliazio- del suo archetipo ( 9 e 19). E i pochi luoghi residui
ne tra la tesi del falso (la linea Grayson-Martelli) e non sembrano giustificare un giudizio cos severo (in
quella dellautenticit (Dionisotti e gli altri). particolare, le obbiezioni del 21 si spiegano, se
Nel tentativo di arrivare a ipotesi conciliative, non minganno, con il significato classico del latino
Stoppelli (1979) ha attribuito a un poco originale raf- obiecto pongo innanzi, espongo ecc.; e il senso del
fazzonatore i 23-26, 35-51 e 79-80, cio appunto 33 si chiarisce facilmente a riscontro dei 54-55).
quelli che contengono le critiche a Dante; e tuttavia, Infine e soprattutto, la pur sommaria analisi della
pur avendo mutilato lorazione contro gli italianisti struttura del Discorso e delle sue robuste linee argo-
di snodi concettuali essenziali e della stessa conclu- mentative riferita qui sopra, e salutata a suo tempo
sione, non diversamente da Bertelli e Martelli, non come una novit di rilievo (Mirko Tavoni e altri),
illumina sul falsario (Grazzini 1985-1986, p. 61). rende ancor meno appetibile la macchinosa ipotesi
Pi prudentemente, Giorgio Inglese (1979, 1980 e che un Ur-Discorso machiavelliano frammentario e

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DISCORSO INTORNO ALLA NOSTRA LINGUA

incompleto e, neanche a farlo apposta, perduto abbia d) snodi sintattici e argomentativi e, quel che pi
ricevuto forma unitaria, con suture maldestre, da un conta, elementi stilistici poco rilevati, ma signifi-
ignoto copista-editore che vi avrebbe introdotto vari cativi (come, nelle arti figurative, il trattamento
errori da copista (i frammenti [] capitarono alle delle mani e delle unghie usato a fini attribuzio-
mani di qualcuno che, trascrivendoli, dette loro la for- nistici da Giovanni Morelli) presentano fortissi-
ma con cui il testo si presenta nei codici; il trascrittore me analogie con la produzione machiavelliana si-
[] commise alcuni errori da copista, involontari; si cura (Ridolfi 1971; Chiappelli 1974; Castellani
fece editore e restauratore dei passaggi meno rifini- Pollidori 1978, pp. 52-85; Trovato 1981, pp. 60-
ti: ed. Inglese 1997, pp. 208-09). Il riconoscimento 66 e altri).
di una struttura argomentativa ben organizzata e re- Insomma, come in ogni comunit scientifica po-
toricamente impeccabile non conciliabile nemmeno sta di fronte a problemi complessi (o complicati da-
con ledulcorazione di quellipotesi proposta da Paola gli studiosi), si sono superate, collettivamente, tanto
Cosentino (2013) nel tentativo scientificamente le assunzioni pi ingenue degli studi ottocenteschi
inaccettabile di non scontentare nessuno: quanto certe inaccettabili semplificazioni novecen-
Quel testo [] ebbe la sventura [] di essere proba-
tesche; e le soluzioni che si sono acquisite nei primi
bilmente risistemato da un anonimo raffazzonatore fi- anni Ottanta risultano di regola meglio documentate
nale (Inglese): ciononostante, possiamo [] forse ri- e pi in sintonia con il testo (si pensi, per es., alla de-
conoscere, attraverso il procedere serrato delle sue signazione uno degli Ariosti di Ferrara, considerata
principali argomentazioni organizzate secondo gli a lungo problematica, ma chiarita da Dionisotti 1980,
schemi della retorica classica, limpronta originaria di pp. 291-92, o alle perplessit di Ricci, e poi di tanti
un pensiero che non poco ha in comune con il genio
studiosi, sul genere cui il Discorso appartiene, di
politico machiavelliano (p. 436).
cui si gi detto, o al generale accordo su un deci-
Vari elementi da tempo agli atti confortano inve- so abbassamento della datazione, rilevato gi da Pe-
ce ad accogliere tranquillamente, e per tutto il Di- trucci 1979). Ed un fatto che le approfondite anali-
scorso, lattribuzione a M.: a partire, si capisce, dalle si delle posizioni pro e contro M. e la rilettura del
indicazioni della tradizione manoscritta, che tarda, Discorso nel quadro delle discussioni primocinque-
ma segnata da numerosi errori darchetipo e dunque centesche, svolte tra il 1971 e il 1982, hanno portato,
incompatibile con la tesi di un falso (nonch di un almeno nel trentennio appena trascorso, a una pi
restauro-rifacimento) a ridosso della scoperta di convinta adesione alla teoria standard: che condi-
Ricci; e depone a favore della machiavellianit inte- visa, come si accennato, dalla maggior parte degli
grale dellopuscolo, e non della revisione di unopera studiosi di M. o della questione della lingua, da
machiavelliana non finita (la testimonianza di Ricci, Ignazio Baldelli (sullattribuzione del Dialogo al M.
che vale per il ramo A R V della tradizione, collima non ho dubbi: in Baldelli, Vignuzzi 1985, p. 452 no-
al riguardo con lesplicita intitolazione del ms. B). Si ta) a Folena 1991, p. 125 (non mi pare dubbio che
ricordi almeno che: sia suo) a Gensini 1992, p. 323 (il dibattito []
a) la pertinenza del Discorso a una fase alta della di- sembra aver solidamente confermato la paternit ma-
sputa linguistica cinquecentesca appare confer- chiavelliana dellopera), da Marazzini 1993, p. 257
mata dalla citazione dei Suppositi in prosa; dalla (La pi interessante reazione fiorentina al De vulga-
massiccia utilizzazione dellArs poetica (rimpiaz- ri eloquentia rimane senzaltro quella del Discorso []
zata in seguito, anche se non completamente, dal- di Machiavelli) a Paccagnella 1994, pp. 617-18 (La
la Poetica dAristotele); dal mancato approfondi- pi radicale esplicitazione della tesi delleminenza
mento della distinzione tra fiorentino e toscano del toscano e segnatamente del fiorentino vivo []
(netta gi nel Cesano) e daltro canto tra fiorenti- rappresentata dal Discorso [] di Machiavelli) a
no del 300 e fiorentino del 500 (Bembo); [] Stussi 1994, 20072, p. 105 (una persuasiva dimo-
dalla cultura volgare dellautore, in bilico tra strazione [] mancata anche per lipotesi, sostenu-
Dante e Pulci; dai luoghi paralleli con gli scritti ta da Mario Martelli, che il Discorso [] sia una
del Landino, la Risposta di L. Martelli e altri do- giarda allestita ai margini dellAccademia fiorenti-
cumenti fiorentini degli anni 20 (Trovato 1981, na) a Formentin 1996, p. 204 (Un importante do-
pp. 57-58); cumento della reazione fiorentina alle idee di Trissi-
b) come si appena ribadito, limpianto retorico del no rappresentato dal Discorso [] di Machiavelli)
Discorso perfettamente coerente; a Richardson 19992, p. 184 (Il fiorentino Niccol
c) nel corso del suo dialogo con un D. autore della Machiavelli reag nel suo Discorso [] allaggettivo
Commedia ( 35 e segg.) il fiorentino autore del trissiniano italiana e al modo in cui il vicentino si
trattatello ( 1 e segg.) si autodesigna come N.; serviva del De vulgari eloquentia di Dante). Sulla

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DISCORSO INTORNO ALLA NOSTRA LINGUA

stessa linea si pu rinviare, per es., anche a Fornasie- noti anche che il trattato dantesco, posseduto da Tris-
ro 1979; Petrucci 1979; Padoan 1981, pp. 467-68, 475; sino almeno dal 1514 (ed. Rajna 1896, pp. XXXVI-
Fumagalli 1983; Brambilla Ageno 1984; Bruni 1984, XXXVII), sarebbe stato valorizzato negli scritti tris-
p. 62; Tavoni 1984; Vignali 1984; Castelvecchi 1986, siniani a stampa con il titolo, significativamente
pp. XXXI-XXXII; Perocco 1987, pp. 569-76; Poggi diverso, De vulgari eloquio.
Salani 1992, p. 426 e note; ed. Serianni 1993, p. 489; M. appare inoltre consapevole del fatto che gli ita-
Trifone 1994, pp. 95, 102-04; Franceschini 1998; lianisti (coloro che vogliono che quelli che hanno
Motolese 2001, p. 156; Scavuzzo 2003; Belloni, Dru- scritto per ladreto [inclusi Dante, Petrarca, Boccac-
si 2006, pp. 301-03; ed. Montuori 2012, p. 447: per cio] habbino parlato in questa lingua comune italiana,
non menzionare che qualcuno degli specialisti non 11) si fanno forti delle nuove mode grammaticali
coinvolti direttamente nel dibattito sullattribuzione. (arrecati innanzi un libro composto da quelli fore-
Nelle sintesi recenti di alcuni autorevoli studiosi stieri che hanno scritto dopo voi et vedrai quanti vo-
di M. (Bausi 2005, Inglese 2007) si avverte peraltro caboli egli usano de vostri et come e cercano dimi-
una tendenza non pi e non tanto a negare la paterni- tarvi, 61); e, a danno di Firenze, distinguono
t del Discorso, quanto a emarginare loperetta libe- come avrebbero fatto pi tardi Trissino e Pierio Vale-
randosene alla svelta: quasi si trattasse di un imbaraz- riano tra il fiorentino puro di Luigi Pulci ( 47) e la
zante incidente di percorso e non di uno dei testi pi lingua illustre e cortigiana delle Tre Corone. E sem-
acuti e originali della nostra plurisecolare questione bra aver scorso le Regole di Giovanni Francesco For-
della lingua, centrale per la ricostruzione del ruolo di tunio, stampate nel 1516 e subito ristampate negli an-
Firenze nella letteratura del primo Cinquecento. ni successivi (qualche possibile riscontro tra Discorso
e Regole si ricava dalled. Trovato 1982, ad indicem).
Datazione e circostanze di composizione. Preso at- Come stato osservato, la sicurezza con la quale
to della generale fragilit delle argomentazioni fino- M. oppone limpaccio linguistico e il modesto tasso
ra svolte contro la paternit machiavelliana del Di- di comicit delle commedie ariostesche alla salda ur-
scorso, , a questo punto, legittimo ricondurlo nel banitas dei comici fiorentini ( 65-71) sembra po-
quadro, anche cronologicamente circoscritto, impo- steriore alla composizione e al largo successo della
sto dallattribuzione tradizionale e provare a rispon- Mandragola (1519 o 1520?). Inoltre al di l della
dere a una domanda ormai ineludibile: quando M. svelta transizione con la quale il Discorso introduce il
avrebbe potuto scrivere il Discorso? A centoventan- dialogato tra N. e Dante (Ma perch io voglio parla-
ni di distanza da Rajna che, in una fase ancora pio- re un poco con Dante, per fuggire egli disse et io rispo-
neristica degli studi, assegnava il Discorso al 1514 si, metter glinterlocutori davanti, 34), prossima
sulla base di una tarda e imprecisa testimonianza di a uno snodo dellArte della guerra (1521) e modella-
Giovambattista Gelli una risposta di massima ta su analoghe formule ciceroniane e umanistiche
abbastanza facile. (vari esempi, da ultimo, nelled. Trovato 1982, ad
Lautore del Discorso conosce e cita (da unedizio- locum) , anche la vivacit di quel dialogo presup-
ne a stampa?) i Suppositi in prosa dellAriosto, datati pone, si direbbe, la composizione, pi che la sempli-
1509 e stampati per la prima volta verso il 1510 ( ce frequentazione, di testi teatrali.
70-71). Sa che al suo tempo ci sono assai ferraresi, Infine (e la circostanza taciuta da chi nega la pa-
napoletani, vicentini et vinitiani che scrivono bene et ternit machiavelliana del Discorso: come segnala
hanno ingegni attissimi allo scrivere ( 76); e, se per Stoppelli 1979, p. 601), unimpressionante quantit
Jacopo Sannazaro, Pietro Bembo e Ariosto possiamo di luoghi paralleli, elencati da Castellani Pollidori
accontentarci di terminus post come il 1504, il 1505, il 1978, connette loperetta a un trattatello linguistico
1509 (rispettivamente, editiones principes della secon- stampato entro il dicembre 1524 (Firenze, sine typo-
da Arcadia e degli Asolani, composizione e prima dif- grapho), cio la Risposta di Lodovico Martelli allepi-
fusione dei Suppositi), per i vicentini, ossia per Gio- stola delle lettere novamente aggionte alla lingua volgar
van Giorgio Trissino, bisogna scendere almeno fino fiorentina del Trissino: che, come il coevo Discaccia-
alla Sofonisba (composta a Roma tra il 1514 e il 1515). mento de le nuove lettere inutilmente aggiunte ne la lin-
M. sa anche (mostrando peraltro di non averlo gua toscana di Angelo Firenzuola (Roma, Lodovico
letto) che gli inhonestissimi antifiorentini si fanno Vicentino e Lautizio Perugino, dic. 1524), stravolge
forti del semisconosciuto De vulgari eloquentia ( 21), polemicamente il titolo e dunque presuppone la pub-
ignorato persino dai commenti danteschi (fanno ec- blicazione, avvenuta nella stessa prestigiosa tipogra-
cezione, prima del commento di Cristoforo Landi- fia, dellEpistola delle lettere novamente aggiunte alla
no, la Cronica di Giovanni Villani, il Trattatello di lingua italiana di Trissino (gli interventi di Martelli e
Boccaccio, la Vita di Dante di Leonardo Bruni). Si di Firenzuola sono editi e ben illustrati da Richardson,

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DISCORSO INTORNO ALLA NOSTRA LINGUA

Trattati sullortografia del volgare, 1984). La sequenza il Discorso appartenga a una fase precedente del di-
delle opere trissiniane stampate nel 1524 , a quanto si battito, in cui, almeno a Firenze, si mirava non tanto
sa: Canzone a Clemente VII, post maggio; Sophonisba, alla confutazione dellEpistola di Trissino, allora
luglio e, di nuovo, settembre; Oratione al serenissimo inedita, quanto a respingere quel che delle teorie lin-
principe di Venetia, ottobre; Ritratti, ottobre; lettera a guistiche trissiniane, ancora esposte oralmente, era
Giovanni Matteo Giberti [ottobre]. In ottobre i tipo- noto a Firenze durante un non meglio precisato
grafi stampano anche due operette di Giovanni Be- vendemmiale negotio di Machiavelli. E i documen-
rardino Fuscano. Non datate, ma databili appunto fi- ti romani agli atti, pur risucchiati verso linaudita
ne ottobre-novembre, lEpistola de la vita che dee questione degli omeghi e degli epsilonni, indirizzano
tenere una donna vedova e lEpistola de le lettere nuova- concordemente verso la seconda met del 1524. Il 7
mente aggiunte. maggio una lettera di Alessandro de Pazzi a France-
Il nodo che lega tra loro Epistola (ott.-nov. 1524), sco Vettori, a Firenze, molto citata dagli studiosi, in-
Risposta (dic. 1524) e Discorso (autunno di un anno da forma per tempo sulle novit che si annunciano e
definire) davvero molto stretto, al punto che, come sulle prime reazioni dei fiorentini residenti a Roma:
stato sottolineato (pur se con esiti differenti) da Ca- Qui la Achademia tragica, idest di Castello [Castel
stellani Pollidori 1978, pp. 99-141, Dionisotti 1980, SantAngelo], in qua principalis est Trixinus ille tragi-
pp. 325-27, ed. Trovato 1982, pp. XXIX-XXXIII cus, resoluta, doppo molta consulta circa alla lingua
(oltre che da Rajna 1893 e, poi, da Sorella 1990) la vulgare, di aggiungere litere allo alphabeto vulgare, cio
datazione del Discorso non pu non ricevere luce da uno omega et uno epsilon et uno altro u []. Simile,
uno altro z. Et perdio che io non burlo, che si stampa la
un loro attento confronto. Lipotesi che loperetta Tragedia di messer Giangiorgio con queste additioni di
machiavelliana risalga allautunno 1525 (Castellani litere. Sopra che si decto molto. Et Philippo [Strozzi]
Pollidori 1978 e, prima, Chiappelli 1974) fondata ancora assai sopra questo ha decto la opinione sua; in
su una piccola serie di valutazioni non incontroverti- modo che quel che noi ridicule diciavamo, loro lo fan
bili dei punti di contatto tra i due testi (le formule da vero []. Ho paura che di tragedia non diventi co-
media, idest ridicula (cit. in Trattati sullortografia del
usate dalla studiosa sono giustamente possibiliste: volgare, 1984, p. XXVI).
forse legittimo pensare che, forse alquanto pi na-
turale che, limpressione che si ricava [] ecc.) Una lettera del 5 gennaio 1525 spedita dal cardi-
ed esige, come aveva notato gi Rajna, che un autore nale Niccol Ridolfi a Trissino fornisce invece un si-
originale e acuto come M. si sia accontentato di co- curo terminus ante quem per il Discacciamento di Fi-
steggiare quasi pedissequamente, circa un anno dopo renzuola e la Risposta di Martelli, noti al letterato
la pubblicazione a stampa della Risposta, buona parte vicentino prima del 21 dicembre 1524 (nelled. Pozzi
di quello scritto, anche sintatticamente impacciato. 1988, p. 98). Unaltra, spedita dal portoghese Miche-
Cos facendo M. avrebbe per rinunciato non so- le de Silva il 24 dicembre al cardinale Giovanni Sal-
lo a tener conto della documentazione prodotta da viati, informa su interventi censori di Ridolfi in favo-
Martelli (che sembra aver letto almeno per estratti il re di Trissino:
De vulgari eloquentia e cita pi volte il Convivio), ma Magnum proventum omegomasticum annus hic attu-
anche a prendere posizione su quella che, a tutti gli lit; et molti pi ne sarebbero se [il cardinale Ridolfi] eos
antitrissiniani (Martelli, Firenzuola, Claudio Tolo- non aperte oppugnaret
mei), sembrava la pi bislacca delle innovazioni del questanno ci ha portato una grande abbondanza di li-
vicentino, vale a dire lintroduzione delle nuove let- belli castiga-omeghi; e sarebbero molti di pi se il Ri-
tere (le onerose conseguenze di questa cronologia dolfi non si fosse schierato in modo netto contro quella
produzione (cit. in Trattati sullortografia del volgare,
sottolineate da Pozzi 1975 e da altri sono ignorate
1984, p. XXXI).
anche dalled. Cosentino 2013). Di pi, a meno di non
ipotizzare un singolare strabismo di M., tutto con- Anche alla luce di questi dati e date, si deve pen-
corre a mostrare che il Machiavelli, quando scriveva sare che amici di M. che conoscevano le idee di Tris-
il Dialogo [il Discorso] non aveva letto le Prose di sino, discusse a Roma a partire dal maggio 1524 nella
Bembo, ancora pi urticanti per i fiorentini, che fu- cerchia dei Rucellai (doppo molta consulta circa al-
rono discusse a Roma dalla fine del 1524 e finite di la lingua vulgare), abbiano sollecitato il parere di
stampare nel settembre 1525 (Pozzi 1975, p. 495, e Machiavelli. Il quale, nel pieno di un vendemmiale
Dionisotti 1980, pp. 319-20: seguiti dai pi). negotio e dunque, verrebbe da credere, nel podere
insomma pi economico supporre, con Rajna, avito di SantAndrea in Percussina, avrebbe scritto,
Mario Pozzi e Dionisotti, che mentre, con ogni pi o meno di getto, il Discorso: che in effetti, nono-
evidenza, la Risposta di Martelli inaugura, con il Di- stante la vivacit stilistica e loriginalit di molte as-
scacciamento di Firenzuola, le polemiche a stampa serzioni (ben sottolineata, in anni non sospetti, da un

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DISCORSO INTORNO ALLA NOSTRA LINGUA

linguista provetto come Baldelli), mostra di non aver Cinquecento da scrittori come Ariosto, Bembo, San-
richiesto estese ricerche, ma al contrario sfrutta no- nazaro e Trissino stesso, che scriv[evano] bene et
zioni elementari, presenti nelle grammatiche latine e ha[vevano] ingegni attissimi allo scrivere ( 76), da
nei manuali di retorica e normali in ogni discussione grammatici come Fortunio e da correttori editoriali
linguistica coeva: la puritas e il barbarismo. Se cos come Girolamo Claricio, Cassiodoro Ticinese e tan-
stanno le cose (e lassenza nel Discorso di ogni riferi- ti altri, che non si peritavano di correggere alla luce
mento alle nuove lettere grecizzanti introdotte da delle regole grammaticali della volgar lingua opere
Trissino lelemento che pi decisamente orienta fiorentine quattrocentesche (sulle reazioni dei fio-
verso questa ricostruzione), il Discorso, necessaria- rentini alle revisioni editoriali perpetrate dai setten-
mente anteriore allapparizione della Risposta e della trionali, Dionisotti 1980, pp. 338-62; ed. Trovato 1982,
stessa Epistola, e pertinente a una fase ancora orale pp. XV, XIX-XXI; Richardson 1984, pp. XXXIII-
della discussione, databile, con buona probabilit, XXXV; Trovato 1991, pp. 177-82; Richardson 1994,
autunno 1524. pp. 79-86).
La scarsa diffusione delloperetta (nota, forse, a Appunto la spregiudicata utilizzazione che Tris-
Trissino, che sembra tentare di confutarla in certi sino faceva del poco noto De vulgari eloquentia, per
passi del Castellano) non si spiega per automatica- mostrare (a vantaggio della sua teoria linguistica) che
mente, ma richiede un veloce commento. Anche si Dante non aveva scritto in fiorentino, ma in una lin-
deve ammettere infatti che, terminato il ragionamen- gua curiale ( 21) confermatata dalla Risposta di
to e avendo imparato a sue spese quanto poteva es- Martelli, dal Dialogo di Valeriano e dal Castellano
sere pericoloso passare per oppositore dei Medici richiedeva una presa di posizione ferma. Tanto pi
(Trissino era un protetto di stretti alleati dei Medici che le pretese dei barbari trovavano favore anche tra
come i Ridolfi e i Rucellai) Niccol abbia diffuso so- i giovani fiorentini, che avevano seguito Trissino e
lo in una ristretta cerchia amicale il tutto sommato Giovanni Rucellai nellesperimento grecizzante del-
prudente Discorso (gli inhonestissimi italianisti non la tragedia e che modellavano la loro lirica, con scru-
vi vengono mai esplicitamente nominati) e forse an- poli difficilmente comprensibili dai contemporanei
che perch spiazzato dallapparizione dellEpistola di M., su quella di Petrarca e dei petrarchisti setten-
(Grazzini 1985-1986, p. 62) ne abbia successiva- trionali (Pozzi 1975; Dionisotti 1980, pp. 261-62). Si
mente autorizzato il recupero da parte di un giovane capisce insomma che qualche osservatore, allarmato
ambizioso, ma allora e ancora per qualche tempo po- dalle ultime novit, sollecitasse un intervento del pi
liticamente inoffensivo, come Martelli. Il quale dove- titolato rappresentante, in quel giro danni, della let-
va avere accesso agli scritti tardi di M. se (come ricor- teratura fiorentina, autore di successi a stampa come
da anche Cosentino 2008) qualche anno dopo la morte la Mandragola e lArte della guerra, oltre che storico
di Niccol pot pubblicare nelled. a stampa delle sue ufficiale della citt.
Rime (Roma, Blado, 1533) due madrigali, Chi non fa Lanalisi della struttura retorica del Discorso con-
pruova amore e S suave linganno, [] in realt com- sente di distinguere a colpo sicuro tra teorie lingui-
posti da Machiavelli come intermezzi lirici destinati stiche attribuite da M. agli italianisti e teorie lingui-
alle rappresentazioni della Clizia (1525) e della Man- stiche da lui condivise o propugnate.
dragola (1526). Sulla scia delle definizioni classiche della latini-
tas (quae sermonem purum conservat ab omni vitio re-
Temi e teorie linguistiche e retoriche. Come stato motum, che conserva la lingua pura, lontana da ogni
riconosciuto, per merito soprattutto di Dionisotti, il vizio, incorrupte loquendi observatio secundum roma-
tessuto concettuale del Discorso combacia perfetta- nam linguam, il rispetto del parlare puramente sul
mente con i ripetuti segnali di disagio (prefazioni o modello della lingua di Roma) M. riprende dalle
lettere private) apparsi negli ambienti culturali fio- prefazioni fiorentine dei primi anni Venti e gi dalla
rentini del primo Cinquecento di fronte alloffensiva, linguistica di et laurenziana, ossia da Landino, la
letteraria e grammaticale ed editoriale, dei barbari (in nozione di una puritas fiorentina, rispetto alla quale
senso etimologico), che da tuttItalia e specialmente le divergenze fonetiche e morfologiche delle altre
dalla Lombardia, cio lItalia settentrionale, atten- lingue italiane si configurano come vitia, difetti (ed.
tavano al primato culturale e linguistico della citt. Trovato 1982, p. XLV):
Quel primato, conquistato sul campo dai grandi fio-
I forestieri o e pervertano il c in z [] o eglino ag-
rentini del Trecento e riaffermato senza difficolt nel- giungano lettere, come verr, vegnir, o e ne lievano,
let laurenziana (basti rileggere le dedicatorie a stam- come poltrone et poltron, talmente che quelli vocaboli
pa di un portavoce della politica culturale medicea che sono simili a nostri gli storpiano in modo che gli
come Landino), era stato messo in crisi nel primo fanno diventare unaltra cosa ( 57).

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DISCORSO INTORNO ALLA NOSTRA LINGUA

In altre parole, secondo la terminologia gramma- quello: che merda fa di quel che si trangugia; non hai
ticale allora corrente, i forestieri introducono nelle fuggito losceno, come : le mani alz con ambedue le
fiche; et non havendo fuggito questo, che dishonora
loro realizzazioni del fiorentino vistosi barbarismi tutta lopera tua, tu non puoi haver fuggito infiniti vo-
(Fit barbarismus additione detractione immutatione et caboli patrii che non susano altrove che in quella, per-
transmutatione litterae syllabae temporis toni et aspira- ch larte non pu mai in tutto repugnare a la natura
tionis, il barbarismo avviene per aggiunta o rimozio- ( 50-51).
ne o sostituzione o inversione di lettera, sillaba, tem- Tuttavia (anche se Mario Martelli e altri dimen-
po, tono, aspirazione: come si legge, per es., nei ticano la circostanza), nelle battute che seguono M.
fortunati Rudimenta grammatices di Niccol Perotti). si affretta a ridimensionare le accuse riconoscendo,
E la nozione di barbarismo viene applicata nel pro- forte di unautorit altrettanto ovvia (Orazio, Ars
sieguo del Discorso anche per demolire lassetto lin- poetica, vv. 56-57, con minimi aggiustamenti sintat-
guistico dei Suppositi, nei quali Ariosto non pu fare tici), che quanti scrivono in fiorentino
a meno di pervert[ire] il c in z, scrivendo bigonzoni debbono fare quello che hai fatto tu [Dante, nella Com-
anzich bigoncioni: un gusto purgato sa quanto nel media], ma non dire quello che hai detto tu [nel De vul-
leggere e nelludire dire bigonzoni offeso ( 71). gari eloquentia]: perch, se tu hai accattato da latini et
da forestieri assai vocaboli, se tu nhai fatti de nuovi,
La tradizione grammaticale e retorica classica, hai fatto molto bene; ma tu hai ben fatto male a dire
che prevedeva deroghe alla purezza linguistica per che per questo ella sia diventata unaltra lingua. Dice
ragioni di necessitas o di ornatus, Oratio quod lingua Catonis et Enni sermonem pa-
trium ditavit et lauda quelli come li primi che comin-
offriva daltro canto validissimi argomenti contro le ciorno ad arrichire la lingua latina ( 54-55).
pretese dei cortigiani di provare, forestierismi, latini-
smi e neologismi danteschi alla mano, che Dante non Come si gi avvertito (ed. Trovato 1982, pp.
aveva scritto in fiorentino, ma in una lingua mista, XLIX e segg.), le allusioni del Discorso alle teorie
cortigiana o italiana (ed. Trovato 1982, p. XLVI).
linguistiche degli italianisti danno qualche informa-
Molti manuali condannavano infatti come vizio zione sulla zona oscura (Dionisotti) degli anni, o me-
(mala affectatio) anche leccesso di puritas. E linter- glio dei mesi, che precedono la pubblicazione delle
rogatorio di N. a Dante presuppone appunto la du- Prose di Bembo. Vari scampoli di teoria linguistica
plice possibilit della deroga per necessit o per esi- per es. lestensione delle teorie del De vulgari eloquen-
genze di ornato: tia alla prassi della Commedia ( 21), la classificazione
N. [] Ma dimmi: in questa tua opera, come vi sono delle lingue sulla base della particula affermativa
di questi vocaboli o forestieri o trovati da te o latini? ( 12-14), lopposizione tra lingua propria e lingua
comune ( 28-33) sono riconducibili a Trissino
D. nelle prime due cantiche ve ne sono pochi, ma
(che le riprender nel Castellano) o alla ricezione di
nellultima assai, massime dedotti da Latini, perch le
dottrine varie di che io ragiono mi costringono a pi- teorie linguistiche trissiniane che risulta da testimo-
gliare vocaboli atti a poterle esprimere. [] Non dissi nianze grosso modo coeve (la Risposta di Martelli, il
zanze per non usare un vocabolo barbaro come quello; Dialogo di Valeriano, gli scritti di Tolomei).
ma dissi co et vosco si perch non sono vocaboli s bar- Tra le nozioni cortigiane che non sembrano at-
bari, s perch in una opera grande lecito usare qual- tribuibili a Trissino la definizione di lingua curiale-
che vocabolo esterno, come fece Vergilio quando disse
cortigiana fornita da Dante al 38 (una lingua parla-
Troica Gaza per undas ( 37, 43).
ta da glhuomini di corte del papa, del duca, i quali
A fini retorici, puramente strumentali M. si at- per essere huomini litterati parlano meglio che non si
teggia, anche in seguito, a classicista rigoroso: ripren- parla nelle terre particolari dItalia), che prossima,
de da Quintiliano (VIII ii 1: Nam et obscena vitabi- semmai, agli accenni di Mario Equicola alla lingua
mus et sordida et humilia, Dovremo evitare le parole cortesiana romana, la quale de tucti boni vocabuli de
oscene, volgari e basse), dandolo per scontato, lo schi- Italia piena per essere in quella corte de ciascheuna
filtoso precetto del rifiuto delle parole humiles, sordi- regione preclarissimi homini (redazione ms. del Li-
dae e obscenae e, per dimostrare la fiorentinit della bro de natura de Amore: ed. Ricci 1999, p. 213); ed
lingua di Dante, lo usa come grimaldello allinterno appena il caso di ricordare che Trissino stesso avreb-
di un sillogismo di tipo entimematico: be potuto divulgare qualche passo dellancora inedito
N. Dante mio, io voglio che tu temendi et che tu con- Libro, che conosceva dal 1521 (pp. 28-29).
sideri meglio il parlare fiorentino et la tua opera; et ve- Sono decisamente pi problematici gli accenni a
drai che, se alcuno shar da vergognare, sar pi tosto un criterio alternativo di classificazione linguistica,
Firenze che tu: perch, se considererai bene a quel che
tu hai detto, tu vedrai come ne tuoi versi non hai fug-
non altrimenti noto:
gito il goffo, come quello: Poi ci partimmo et nan- Alcuni [] dicano che [] quella [parte del discorso]
davamo introcque, non hai fuggito il porco, com che si chiama verbo la catena et il nervo de la lingua

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DISCORSO INTORNO ALLA NOSTRA LINGUA

[] perch quelli nomi che ci sono incogniti ce li fa con la collab. di A. Casadei, Torino 1989, pp. 44, 47-48, 257-60;
intendere il verbo, quale infra loro collocato. E cos M. Bellina, Machiavelli, Dialogo 61, Studi linguistici italiani,
per contrario dove li verbi sono diferenti, ancora che vi 1992, 18, pp. 150-54; N. Machiavelli, Clizia. Andria. Dialogo
fussi similitudine ne nomi, diventa quella unaltra lin- intorno alla nostra lingua, introduzione e note di G. Inglese, Mila-
gua ( 15-17). no 1997, pp. 8-9, 40, 206-09; N. Machiavelli, Opere, a cura di
C. Vivanti, 3 vol., Torino 2005, pp. 846-54; O. Castellani Pol-
Per quanto riguarda, poi, laccenno allesistenza, lidori, Dal carteggio Borghini-Valori un possibile spiraglio sulla
tradizione testuale del Dialogo di Niccol Machiavelli, Studi lin-
tra gli inhonestissimi italianisti e i fiorentinisti, di guistici italiani, 2008, 34, pp. 161-74; S.U. Baldassarri, Capo-
un gruppo meno inhonesto, di toscanisti ( 6), si lavoro o spamming cinquecentesco? Il Discorso intorno alla nostra
pu ricordare, a titolo esemplificativo, la coeva posi- lingua attribuito a Machiavelli, Testo a fronte, 2010, 21, 43, pp.
zione filotoscanista di un sodale fiorentino del sene- 59-86; P. Trovato, Trentanni dopo. Sul titolo e sulla tradizione
testuale del Discorso intorno alla nostra lingua di Machiavelli, Stu-
se Tolomei, Angelo Firenzuola. di linguistici italiani, 2010, 36, pp. 119-25; N. Machiavelli, Di-
Laccordo tra i due, solido negli anni che ci inte- scorso o dialogo intorno alla nostra lingua, a cura di P. Cosentino,
ressano, confermato a posteriori da una lettera di in Opere letterarie, 2 vol., Scritti in poesia e in prosa, a cura di F.
Tolomei del 1529, che importa qui anche per lindi- Bausi, Roma 2013, pp. 417-65, 629-39.
Recensioni: a R. Migliorini Fissi 1972: B.T. Sozzi, Italiani-
cazione di un gruppo tosco-fiorentino precocemente
stica, 1974, 3, pp. 435-37; alled. critica di B.T. Sozzi 1976: G.
attento ai molti dubij della lingua nostra, costituito Belloni, Lettere italiane, 1977, 29, pp. 389-92 e L. Vignali,
oltre che da Firenzuola e da Tolomei da Gio- Lingua nostra, 1979, 40, pp. 26-29; a Castellani Pollidori 1978:
vanni Guidiccioni e da Luigi Alamanni (ed. Trovato S. Bertelli, Bibliothque dHumanisme et Renaissance, 1979,
41, pp. 388-90, L. Petrucci, Annali della Scuola Normale Supe-
1982, p. LIV). La lettera fa, almeno in parte, pen-
riore di Pisa, III s., 1979, 9, 4, pp. 2003-09, P. Stoppelli, Bel-
dant con il citatissimo passo del Castellano sui fio- fagor, 1979, 34, pp. 599-604 ed E. Fumagalli, Aevum, 1980,
rentini che si riconoscevano nel magistero di Trissi- 54, pp. 518-23; a M. Martelli 1978: S. Bertelli, Bibliothque
no e si erano pi dalla patria lingua partiti ed a dHumanisme et Renaissance, 1979, 41, pp. 388-90, S. Forna-
siero, Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa, 1973, 3,
quella di Dante e del Petrarca accostati (ed. Castel-
9, 4, pp. 1999-2003, P. Stoppelli, Belfagor, 1979, 34, pp. 599-
vecchi 1986, p. 56), cio Luigi Alamanni (di nuovo), 604 e G. Ulysse, Cahiers dtudes romanes. Universit de Pro-
Zanobi Buondelmonti, Francesco Guidetti, Cosimo vence, Aix, 1980, 5, pp. 170-73; a P. Trovato 1982: E. Fumagal-
Rucellai e un Benivieni. Eccezion fatta (se si tratta di li, Aevum, 1983, 57, pp. 571-72, B.T. Sozzi, Giornale storico
lui e non del nipote) per il patriarca Girolamo Beni- della letteratura italiana, 1983, 160, pp. 599-606, O. Castellani
Pollidori, Studi linguistici italiani, 1984, 10, pp. 131-41, poi in
vieni, erano amici anche di Machiavelli. Id., In riva al fiume della lingua. Studi di linguistica e filologia
Tanto questi elenchi quanto il singolare impasto (1961-2002), Roma 2004, M. Tavoni, Rivista di letteratura ita-
linguistico settentrionaleggiante esibito da Martelli liana, 1984, 2, pp. 563-86, L. Vignali, Lingua nostra, 1984,
nella sua Epistola (ed. Trovato 1982, pp. XXIII- 45, pp. 92-93 e G. Inglese, La cultura, 1985, 23, pp. 244-46.
Studi sullattribuzione, la datazione, le teorie linguistiche e
XXIV) ci restituiscono qualcosa della pluralit di retoriche del Discorso: O. Tommasini, P. Rajna, La data del dia-
orientamenti linguistici e letterari coesistente a Fi- logo intorno alla lingua di Niccol Machiavelli, Rendiconti del-
renze e, pi ancora, tra i tosco-fiorentini della corte lAccademia dei Lincei, 1893, 5, 2, pp. 203-22; R. Ridolfi, Vita
di Niccol Machiavelli, Roma 1954, Firenze 19787; H. Baron,
di Roma, negli anni Venti e ci spiegano, come me-
Machiavelli on the eve of the Discourses: the date and place of his
glio non si potrebbe, le ragioni del richiamo allordi- Dialogo intorno alla nostra lingua, Bibliothque dHumanisme et
ne dellanziano, ma ancor lucido, Segretario ai giova- Renaissance, 1961, 22, pp. 449-76; I. Baldelli, Il dialogo sulla
ni esterofili cresciuti durante il papato di Leone X. lingua, Cultura e scuola, 1970, 33-34, pp. 255-59; G.M. Ansel-
mi, Dubbi sullattribuzione del Dialogo della lingua al Machiavelli,
Bibliografia: Edizioni, commenti e studi sulla tradizione e Studi e problemi di critica testuale, 1971, 9, pp. 133-40; C. Gray-
sul testo del Discorso: F.L. Polidori, Opere minori di Niccol Ma- son, Machiavelli e Dante. Per la data e lattribuzione del Dialogo
chiavelli, Firenze 1852; Tutte le opere storiche e letterarie di Nicco- intorno alla lingua, Studi e problemi di critica testuale, 1971, 2,
l Machiavelli, a cura di G. Mazzoni, M. Casella, Firenze 1929; pp. 5-28, poi in Id., Cinque saggi su Dante, Bologna 1972, pp. 117-
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nuovo codice del Discorso o dialogo intorno alla nostra lingua: ap- stra lingua, La bibliofilia, 1971, 73, pp. 235-41; B.T. Sozzi, No-
procci per una edizione critica, Studi danteschi, 1972, 49, pp. ta su un disconoscimento di paternit letteraria, Giornale storico
135-214; N. Machiavelli, Discorso o dialogo intorno alla nostra della letteratura italiana, 1972, 149, pp. 394-99; M. Pozzi, Ma-
lingua, ed. critica con introd., note e appendice a cura di B.T. chiavelli e Guicciardini, Giornale storico della letteratura italia-
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velli e il Dialogo intorno alla nostra lingua, con una ed. critica del cento, Padova 1975, pp. 49-72); F. Chiappelli, Machiavelli e la
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DISCORSO INTORNO ALLA NOSTRA LINGUA

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e stile, 2008, 2, pp. 165-81; S. Bionda, Il nodo del Dialogo della garizzamento di G.G. Trissino, a cura di F. Montuori, in D. Ali-
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275-97; The Cambridge companion to Machiavelli, ed. J.M. Naje- con la collab. di L. Formisano e F. Montuori, Roma 2012, pp.
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2011, 30, pp. 272-83. Giornale storico della letteratura italiana, 2013, 190, pp. 67-70.
Testi e studi utilizzati in questa voce sulla questione della lin-
gua o su altri temi: D. Alighieri, De vulgari eloquentia, a cura di Paolo Trovato

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