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Viene usata nella terapia antitumorale (capillari discontinui del tessuto patologico), nelle
vaccinazioni, nei problemi cardiovascolari, problemi infettivi, polmonari, nella rigenerazione dei
tessuti e nelle patologie del SNC.
Si avvale di strumenti, in particolare di VETTORI = (nanoterapeutici), ovvero sistemi
nanoparticellari che sono matrici che contengono il farmaco e lo portano nel sito d’azione, dove
serve.
Tali vettori sfruttano le caratteristiche del tessuto per posizionarsi in quel tessuto: nei tessuti con
capillari danneggiati e la discontinuità capillare, così le particelle nanometriche posizionano il
farmaco dove si può accumulare.
Differenza tra:
Formulazioni CONVENZIONALI:
Nel sito di somministrazione, rilasciano il farmaco (pronto rilascio o rilascio controllato). Il farmaco
raggiunge il sito d’azione tramite la circolazione sistemica.
Formulazioni NANOTERAPEUTICHE:
La nano-particella col farmaco raggiunge il sito d’azione, solo dopo che il carrier si accumula nel
sito dove ci sono discontinuità capillari e qui viene rilasciato il farmaco.
- Il farmaco non viaggia Direttamente nel sangue,
- Il carrier viaggia nel sangue, perché viene iniettato in vena, circola e si accumula dove trova
discontinuità di capillari e rilascia il farmaco.
La formulazioni Nanoterapeutiche sono nate per l’esigenza di abbassare gli EFFETTI TOSSICI per
farmaci che han basso indice terapeutico (dose letale vicino a quella efficace) come
chemioterapici. Sono nati per i chemioterapici, ma anche per patologie che han tai discontinuità
capillari.
Le dimensioni sono INFERIORI al micron più piccoli sono e più si accumulano, anche se a volte
non è sempre possibile. Le dimensioni sono da 10 a 102 nanometri, cioè 0,1 micron (tra virus e
anticorpi).
Varie tipologie
NANOSFERE E NANOCAPSULE
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COME SI ACCUMULANO I VETTORI:
L’accumulo si basa su DISCONTINUITA’ DEI CAPILLARI che si trovano in tessuti patologici, quei
tessuti con barriera endoteliale dei capillari alterata (divide compartimento plasmatico dai tessuti).
Si inietta il carrier nella circolazione venosa tramite Iniezione venosa questa circolazione porta:
- Carrier verso cuore,
- Poi ai polmoni,
- Ritorna al cuore diventando sangue arterioso,
- Poi abbiamo l’Aorta che porta sangue nell’organismo.
Il vettore circola d’appertutto e trova discontinuità capillari e si accumula lì. Per accumularsi tal
carrier deve avere dimensioni INFERIORI ALLE DISCONTINUITA’ (0,2 micron).
- Se noi abbiamo vettore di dimensioni inferiori a 0,1 micron Buone probabilità
d’accumulo,
- Più piccoli sono vettori e meglio è l’accumulo,
- Se il vettore ha dimensioni maggiori a 0,1 micron le discontinuità sono troppo piccole e
non si permette il passaggio dal compartimento plasmatico al tessuto.
Effetto COLLATERALE di tali carrier è di dare accumulo non solo nei siti patologici con di
scontinuità capillari, ma anche nei siti NON patologici con discontinuità naturali come Midollo
Osseo, Fegato e Milza (contengono già discontinuità fisiologiche). Nel caso di tali tessuti posso
sfruttare i vettori per veicolare il farmaco nel MO, Milza e Fegato che presentano magari
patologie.
DIREZIONAMENTO DEI CARRIERS, OVVERO IL TARGETING:
Tecnica con cui posiziono i vettori in alcuni organi e tessuti. Esistono 3 categorie di direzionamento
del carrier:
1. Targeting Passivo (si basa su dimensioni vettore che passa le discontinuità e rilascia il
farmaco senza intervento) suddiviso in:
a. Targeting polmonare,
b. Generale,
c. Chemioembolizzazione
2. Targeting Attivo (prevede sulla superficie un residui
direzionante che si lega al tessuto bersaglio,
aumentando l’efficienza di e l’accumulo)
3. Targeting sensibile agli stimoli (prevede il rilascio del
farmaco in seguito a destabilizzazione della matrice per stimoli esterni o interni).
TARGETING PASSIVO:
E’ una tecnica di posizionamento dei vettori nell’organo/tesssuto tramite una via di
somministrazione intravenosa. Si posizionano i vettori nel tessuto patologico dove ci dono
discontinuità, ma il problema è l’effetto collaterale visto prima. Si devono costruire vettori al
massimo di 0,1 micron, altrimenti non va bene.
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La differenza con il polmonare sono le dimensioni. Poi nel targeting passivo abbiamo LA
FUORIUSCITA DEL VETTORE dal compartimento plasmatico, perché si basa sulle discontinuità dei
capillari, il vettore ESCE.
Viene chiamato anche TARGETING PASSIVO DOVUTO ALL’EFFETTP EPR
(= aumentata permeabilità e ritenzione) i tessuti tumorali, infiammati,
infartuati presentano discontinuità, per cui ho:
- Aumentata permeabilità capillare: dovuta a discontinuità capillari,
- Aumentata Ritenzione: dovuta a diminuzione del drenaggio
linfatico,
- Abbassamento del pH.
Targeting Polmonare:
I polmoni han diametro massimo di 7 micron. Andando a preparare vettori di 7-8 micron, questi
carrier passano ma a livello polmonare si bloccano, perché le dimensioni dei capillari sono più
piccole. Il concetto è bloccarlo in un organo o tessuto.
Inoltre il vettore NON esce e rimane intrappolato quindi nella discontinuità capillare, così rilascia
il farmaco in seguito a degradazione o rilassamento. In questo modo il farmaco va a finire nei
tessuti circostanti e l’azione terapeutica è a livello Polmonare.
Chemioembolizzazione:
I vettori si preparano con dimensioni più grandi per bloccarli nel
tessuto di una patologia. Il vettore è messo nelle arterie
direttamente di tal tessuto con CATETERE e non più tramite
iniezione venosa, in uno specifico tessuto che può essere tumorale
piuttosto che infettivo o infiammatorio.
- Individuo il vaso venoso vicino alla massa tumorale,
- Inserisco catetere con il vettore,
- Chemio-embolizzazione si posizionano nelle arterie più piccole e embolizzo, cioè
BLOCCO il flusso sanguigno, ma allo stesso tempo ho il rilascio del farmaco. Così ho un
Blocco del supporto nutritizio di ossigeno della massa tumorale per dare origine alla cura
data dal rilascio del farmaco, chemioterapia e embolizzazione (blocco nutrimento) per
originare l’eliminazione della massa tumorale o colonia batterica.
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Questi rispondono a stimoli che possono essere esterni rilassandosi e aumentandone l’efficienza di
rilascio. E’ comunque sempre un targeting Passivo.
Abbassamento pH: fa si che il materiale diventi instabile e rilascia il farmaco. Presenza enzimi:
come enzimi proteolitici, danno degradazione matrice e il vettore quindi con tali enzimi viene a
essere degradato e rilascia.
Tutte le volte che c’è un materiale con questi legami utilizzato per costruire una matrice per il
direzionamento sensibile agli stimoli. Gli stimoli che dan rilascio del farmaco sono abbassamento
del pH che IDROLIZZA IL MATERIALE così si ha il rilascio del farmaco, perché la matrice viene
destabilizzata.
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- Metallo proteasi (lavorano con metalli come zinco),
- Fosfolipasi (dan idrolisi fosfolipidi),
- Glicosidasi (idrolisi legami glicosidici).
Es: doxorubicina legata al galattosio, perché nel fegato ho tali recettori sovraespressi.
Senza il residui, il farmaco può tornare indietro. Con l’attivo, il vettore si accumula ma NON torna
indietro.
I Recettori sovraespressi nei tessuti dove vogliamo direzionamento sono GLICOPROTEINE = han
parte oligosaccaridica e una parte proteica. Si legano a residuo direzionante che si trova sul
liposoma o sulla nanoparticella (vettore).
Nanoparticella che contiene il farmaco + residuo direzionante, negli altri ho solo la nanoparticella
che è libera possono rispondere anche agli stimoli e rilasciano più in fretta. Il residuo si lega al
recettore che si lega alla superficie della particella ed è specifico per tal recettore.
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perché così si usa l’acido come residuo che riveste la nanoparticella contenente il farmaco,
esso si lega al CD44 e si ottiene direzionamento attivo.
- Mannano = è oligosaccaride del mannosio. Trova i suoi recettori nelle cellule dei sistema
immunitario (fagociti). Questi fagociti aumentano in caso di patologie (infiammazione o
tumore). Questo direzionamento non è diretto alle cellule del tessuto, ma alle cellule
immunitarie andate ad accumularsi nel tessuto ed è un modo per aumentare la
concentrazione del farmaco nel tessuto in sede di patologia (incremento macrofagi, cellule
dentritiche).
3° Gruppo sono PROTEINE:
Le proteine riconoscono recettori sovraespressi su tessuti tumorali o infiammati.
Transferrina = riconosce recettore transferrina (trasporta ioni ferro per metabolismo
cellulare) sovraespresso nei tessuti. In caso di proliferazione cellulare (patologie tumorali e
infiammatorie), c’è aumento di questi recettori. Se la lego al vettore direzionamento
attivo, perché aumento la concentrazione del vettore su tal tessuto.
VEGF (fattori crescita endoteliale e vascolare) = “Vascular Epidermal Growth Factor” Si
lega al recettore e sono espressi nel tessuto tumorale. Questi residui si legano a recettori
specifici che servono a stimolare la proliferazione dei vasi, si direziona il sistema vettore +
residuo verso il tessuto interessato. Questi VEGF si trovano sui capillari dalla parte verso il
tessuto, essi devono rispondere a stimoli che mandano le cellule che gli dicono di
espandersi a ramo verso di loro.
Integrine = si legano a proteine con sequenza RGD (Arginina-Glicina-Aspartato).
Sistemi per attaccare la cellula alla matrice extracellulare. Sono glicoproteine che
si attaccano alla fibronectina che ha attacco specifico per integrine (sono
sovraespresse in patologie).
Tutte tali proteine si possono legare usando ANTICORPI MONOCLONALI (preparati in laboratorio
in modo specifico verso ogni molecola che voglio eliminare) perché gli anticorpi sono strutture
formate da zone che riconoscono certi recettori sulla superficie cellulare. Es anticorpo contro
recettore transferinna, VEGF, integrina ecc. Ci sono protocolli per cui esponendo le cellule del
sistema immunitario (linfociti B) esponendoli al recettore così’ le cellule del sistema immunitario
producono anticorpi specifici che si legano al recettore (antigene).
I recettori possono essere attaccati da ANTICORPI SPECIFICI (farmaci che terminano con MAB)
formati da:
1. Zona che lega l’antigene,
2. Zona che lega i macrofagi: cellule del sistema immunitario.
Qui gli Anticorpi non sono usati come farmaci, ma come CARRIER han nomi diversi perché
riconoscendo il recettore si legano al CARGO (nanoparticella con farmaco all’interno).
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L’anticorpo così riconosce l’antigene sulla superficie cellulare. Siccome il farmaco presente nel
cargo è presente in piccole quantità per avere azione terapeutica e ne serve poco per farlo
funzionare come residuo direzionante. Le terapie con anticorpi monoclonali sono tossici con
effetti collaterali importanti.
I CPP sono peptidi da 5 a 40 amminioacidi. Sono carichi positivamente perché han alte
concentrazioni di 2 amminoacidi “Arginina + Lisina” e possono essere Antifilici.
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Ci sono 3 che sono i principali:
MALEIMIDE:
Presenta doppio legame planare. Viene attaccata da gruppi come ammine, alcoli e gruppi SH
(tioli). Dal doppio legame, diventa un legame semplice creando “Legame Covalente”.
Questa molecola serve da Legante per gruppi nucleofili, cioè che attaccano i doppi legami. Quindi
il gruppo amminico della maleimide attacca C=C e tende così a diventare N+ per cessione del
doppietto, poi NH cedendo H e diventando Succinilimmide.
IDROSSI-SUCCINIL-IMMIDE:
Dà attacco nucleofilo a acidi carbossilici attivati. E’ un buon gruppo uscente, perché l’ammina
attacca il C carbonilico e rimane il legame CO.
LEGAME DISOLFURO:
Il ponte disolufuro si rompe (minor ingombro sterico), facendo uscire S con maggior ingombro.
In Base ai gruppi che presentano il carrier e residuo direzionante trovo 2 ligandi etero
bifunzionali giusti per formare il legame.
- Se il residuo presenta NH2 o OH si mette idrossicucinilmide estere e maleimide,
- Se il residuo ha SH allora si lega a meleimide, ma non idrossisuccinilimide.
La Maleimide è la più usata, in quanto è quella più facile da gestire perché lega tutti i gruppi. Tra
queste molecole è necessario mettere una catena lineare “PEG” che distanza le 2 molecole
“Spaziatore”.
Domanda Esame esempi di ligandi etere bifunzionali, a cosa servono e perché si chiamano
bifunzionali. Ricordare lo spazioatore. Quali sono i tipi di molecole che vengono legate?
Maleimide, Esteri idrossisuccinilimide e ponti disolfuro.
La Maleimide rimane, negli altri casi vengono eliminati e ponte disolfuro viene spezzato.
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FORMAZIONE DEI CARRIERS – NANOSISTEMS:
SISTEMI NANO-PARTICELLARI: forma definita e sono a forma
sferica (dimensione inferiore a 0,1 micron)
Si dividono in 2 classi
SISTEMI MACRO-MOLECOALRI: macromolecole con forma sferica e se sono
micelle han forma più o meno sferica, se sono dentriti. In ambiente acquoso,
questa macromolecola si aggrega su se stessa creando una forma che dipende
dalle caratteristiche del sistema stesso. Si han aggregati più o meno tra di loro e
ripiegati tra loro.
SISTEMI NANO-PARTICELLARI:
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SISTEMI MACRO-MOLECOLARI:
Obbiettivo creare NANOSISTEMI che incorporano più farmaco possibile e direzionarlo dove c’è
la patologia e il trasportare si deve destabilizzare per rilasciare il farmaco.
FORMAZIONE DI LIPOPROTEINE RICOSTITUITE (NANOPARTICELLLARI);
In Natura abbiamo Chilomicroni (VLDL, LDL, HDL). La
densità aumenta quando diminuisce il carico
trigliceridi. Man ano che trigliceridi diminuiscono
(vengono eliminati) e ci sono + esteri del
colesterolo passano da BASSA densità ad ALTA
densità.
Si usano per formare sistemi nanoparticellari le LDL
e HDL in quanto sono LE PIU’ PICCOLE per i nostri scopi.
Come si ricostruiscono?
Prevede l’uso di PROTEINE (che si trovano in tali lipoproteine)
e si legano a cellule per TRASPORTARE trigliceridi.
Ricostruendo le lipoproteine, con proteine specifiche:
- Tipo A e E per HDL,
- Tipo B per le LDL
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Questi recettori sono aumentanti in cellule con alterato METABOLISMO es cellule del tessuto
patologico. Queste lipoproteine ricostruite:
1. Si comportano da carrier per targeting passivo,
2. Han proteine che si legano a cellule per trasporto dei trigliceridi e quindi vengono assorbite
di più dai tessuti patologici rispetto ai sani (targeting attivo). (Le LDL trasportano trigliceridi
nella cellula su cui ci sono presenti recettori LDL.
Ricostruendo le LDL abbiamo già carrier naturali con il farmaco all’interno che trasportano già
tutte le cellule, ma per permeabilità capillare o patologie tumorali oltre al trasporto naturale, c’è
trasporto incrementato da intervento delle discontinuità capillari e dal fatto che i recettori sono
sovresppressi.
Ricostruendo le HDL Le HDL si legano a recettori cellulari per prendere colesterolo (arrivano
vuoto e si caricano di colesterolo).
Questo è un sistema per usare targeting passivo che è ANOMALO, perché va dapperttutto, ma
posso aumentare con discontinuità capillari e sovraespressione recettori. Uso sistemi NATURALI.
Useremo farmaci meno tossici, perché c’è distribuizione anche agli altri tessuti.
Polimeri SINTETICI:
Di questi ricordiamo ACIDO LATTICO E GLICOLICO che polimerizzati danno acido polilattico o
poliglicolico o copolimeri di acido lattico-acido glicolico. Struttura acidi:
- Acido Lattico è un ALFA-Idrossi-Acido formato da COOH, CH, OH, CH3 e in alfa ha un OH
rispetto al gruppo carbossilico.
- Acido Glicolico è un ALFA-Idrossi-Acido perché in alfa ha gruppo carbossilico con
idrossilico. Questo ha un CH2 anziché un CH3 in alfa.
- Acido Polilattico sarà polimero (molecole alto peso molecolare costituite da monomeri)
con unità di acido lattico. Si polimerizza legando gruppo carbossilico con OH di un'altra
molecola creando elgame Estero. Quindi è polimero con legame estereo.
- Acido Poliglicolico polimero con legame estereo.
- Copolimeri acido lattico-glicolico dove nella catena c’è sia acido lattico sia acido glicolico,
avere anche blocchi di acido lattico e blocchi di acido glicolico.
Per preparare NANOSFERE e NANOCAPSULE i polimeri più usati sono POLIMERI ACIDO LATTICO
E GLICOLICO E CO-POLIMERI DEI 2 (ho entrambi nella stessa catena).
Sono polimeri con varie caratteristiche:
- IDROFOBICI che permettono la diffusione del farmaco nella matrice e rilasciano il farmaco
per diffusione passiva,
- BIODEGRADABILI l’acqua penetra internamente nel polimero e gli idrolizza. Quindi
degradazione OMOGENEA della matrice e il farmaco è rilasciato nell’ambiente di
direzionamento.
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Devo usare materiali idrofobici, perché se uso idrofilici i sistemi NON ARRIVANO a destinazione,
ma devono circolare integri fino a che non trovano discontinuità capillari.
Se faccio nanosfera idrofilica in acqua si solubilizza e non arriva a livello della patologia.
Polimeri NATURALI:
Se la matrice è TROPPO IDROFOBICA, in mezzo metto POLIMERI IDROFILICI = sono polimeri
naturali per rendere la matrice stabile durante la circolazione e permettere targeting. Poi facilitano
così il processo degradazione e aiutano l’acqua a entrare e sono polimeri Naturali. Sono:
Acido Ialurico,
Chitosano,
Acido Algidico.
(no struttura, non sono proteine!). Questi polimeri naturali idrofili sono POLISACCARIDI, polimeri
di zuccheri. La differenza tra i vari tipi è che:
- Acido Ialuronico e Algidico sono polissacaridi con gruppi carbossilici quindi acidi,
- Il Chitosano contiene gruppo amminici e quindi è POLIGLICOSAMMINA.
PREPARARE EMULSIONE
Si parte dall’emulsione che contiene polimero (copolimero acido-lattico e glicolico) in fase esterna
e STABILIZZO globuli dell’emulsione, trasformando il polimero da soluzione a stato solido.
Quindi il polimero, all’interno dei globuli dell’emulsione, si trova in soluzione nel SOLVENTE
ORGANICO che forma la fase interna dell’emulsione. Il polimero è già sferico.
La fase interna dell’emulsione presenta POLIMERO (in soluzione) + FARMACO. Il globulo
dell’emulsione è un solvente ORGANICO (CH2-Cl ed è un globulo) immiscibile in acqua, ma
contiene polimero solubilizzato con farmaco. Eliminando il solvente tramite fase acquosa cosa
accade? Il polimero precipita e forma una sfera sferica del globuli. Dal globulo, si ottiene
precipitato che ingloba il farmaco e il problema è di estrarre il solvente per farlo precipitare.
Quindi Emulsione e precipitazione.
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1° METODO DI ESTRAZIONE (PRECIPITAZIONE) DEL SOLVENTE:
Maggiore è il volume fase estraente (rispetto a volume fase estratta) e maggiore è l’efficienza e
forza di estrazione. Per estrarre il solvente uso COSOLVENTE ALCOL ISOPROPILICO (atossico)
ALL’1%. Se ho 500 ml di acqua il co solvente rimane solo in acqua perché è grande il volume
acquoso e di alcool ne è poco, ma aumenta potere estraente dell’acqua.
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Se faccio precipitare ottengo le capsule di un polimero solubile in acqua e quando lo somministro
si scioglie (dovrebbe essere insolubile).
Le capsule vanno incontro a ulteriore processo di stabilizzazione come Reticolazione chimica,
ma è comunque una fase per preparare capsule (guscio attorno a fase liquida interna).
Uso quindi:
Polimero Idrofilo,
Tal polimero precipita intorno ai globuli dell’emulsione,
L’emulsione contiene solvente biocompatibile che raccolgo, perché c’è presenza di cloruro
sodico,
Stabilizzo l’emulsione con reticolazione.
Quindi facciamo la sostanza + polimero + solvente (non miscibile in acqua) ad alta temperatura
sciolgo polimero, abbasso temperatura e la solubilità del polimero diminuisce e ottengo SISTEMI
SOLIDI.
La temperatura deve essere > 37°C per farlo precipitare, perhcè non va solubilizzata.
Complessazione:
Abbiamo formazione di complessi tra POLICATIONI.
Ci sono matrici sferiche di alginato + polilisina e ottengo poli-
complessazione tra polilisina (policatione) e alginato (polianione) e si
crea complesso tra polimero carica positiva e polimero carica negativa
che creano COMPLESSAZIONE POLI ELETTROLITI CON LA
FORMAZIONE DI GEL STABILE. Esempio:
- Prendiamo Chitosano (gruppi amminici ovvero policatione) e polilisina,
- Combiniamo con polianioni come Alginati
- Si creano interazioni elettrostatiche tra le 2 cariche e si creano COMPLESSI DI POLI-
ELETTROLITI: dando origine a matrici gelificate non solubili in acqua, perché i polimeri sono
intrecciati tra loro, l’acqua può entrare ma la matrice non districa.
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- Si creano matrici gelificate NON solubili, anche se riempite d’acqua. Questi geli posso
usarli, per farmaci che han una certa idrofilia e rimangono intrappolati lì finchè il sistema
non è direzionato.
Preparazione Poli-Elettroliti:
Si prepara un’emulsione, perché NON c’è solvente
organico. Es combino chitosano e acido ialuronico
(polimero idrofili) e si combinano e si crea struttura
sferica colata nella soluzione acquasa. Si ha un ago immette delle gocce del polimero in acqua in
soluzione acquosa di altro polimero e si chiama complessazione di poli-elettroliti tra due cariche.
Quindi:
- Chitosano in acqua, viene gocciolato nella soluzione che contiene acido ialuronico che è
negativo.
- Ora si ha la miscelazione a seconda della viscosità:
o All’interno si mette acido ialuranico e le 2 cariche si stabilizzano e si ha
stabilizzazione delle sfere.
o Oppure si può avere la stabilizzazione sulla superficie (complessazione
interfacciale): all’interno ho cariche positive del chitosano, il chitosano che si trova
in superficie interagisce con cariche negative acido ialuronico e ho complessazione
solo superficiale. Ho un guscio stabile e dentro ho carica positiva.
o Se la viscosità lo permette posso avere all’interno la miscelazione.
Quello che faccio colare rimane all’interno, posso scegliere in base al farmaco che ho. Alginato più
polilisina, la polilisina crea superficie di rivestimento.
Ricorda tra Policationi:
- Chitosano (non cheide struttura), chiede tipologia Polisaccaride formato da
glucosammina ed è un polisaccaride con gruppi amminici.
- Polilisina amminoacido con gruppo carbossilico, gruppo amminico e catena laterale (C4-
NH2). E’ un policatione perché ha gruppo amminico,
- Gelatina è proteina con policatione a pH fisiolgoico. A pH fisiologico prevalgono gruppi
NH3+ rispetto a COO-.
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2° METODO RETICOLAZIONE/CROSSLINKING CHIMICA E TERMICA:
Parto da emulsione che contenga il polimero nella fase interna dell’emulsione, vado a reticolare e
il polimero diventa solido. Il polimero contiene gruppi carbossilici, amminici, OH e SH che
attaccano i COOH se aumento la temperatura, induco ponti reticolazione si crea matrice
solida.
Reticolazione chimica = polimeri con gruppi che si legano tra loro e polimeri solubili in acqua e si
applica generalmente alle PROTEINE.
Si usa albumina del siero si fanno emulsioni Acqua in Oli (vegetali: ad alta temperatura 100°C
resistono) albumina si trasforma in solido prende forma di globulo precipitano lavo con
acetone per pulire superficie da olio e ottengo matrici solide.
L’acqua viene fatta evaporare, generalmente sono anidre. Poi le carico con il farmaco, il farmaco
non si carica prima, perché siamo ad alta temperatura (da 100-°C a 170°C a seconda della
concentrazione che metto) ottengo delle matrici e le metto in acqua contenenti il farmaco.
Metto le matrici in acqua con il farmaco: perché l’albumina reticolata in acqua si rigonfia
(prende acqua all’interno, perché idrofila) e trascina il farmaco dentro.
Si prende la struttura, viene essicata: si ottiene prodotto finito da iniettare.
Questo vale per la reticolazione chimica, questa è la reticolazione termica con aumento
temperatura (al di sopra di 100°C).
Se faccio la reticolazione chimica lavoro a 25°C NON danneggiando il farmaco, ma metto
reticolanti chimici ovvero aldeidi o chetoni (butadione o formaldeide ma eliminata) che reticolano
i gruppi amminici. Si creano sempre legami di reticolazione a 25°C se ho A/O ottengo nanosfere,
altrimenti O/A/O ottengo nanocapsule. In questa si può mettere il farmaco prima.
Se è possibile si preferisce la termica, perché non uso reticolanti chimici.
Il metodo di soaking non dà caricamenti elevati di farmaco, ma metto più farmaco quando lo
incorporo durante la preparazione, ma ad alte temperature non si fa con nessun farmaco, perché
viene danneggiato, si ricorre alla chimica quando devo incorporare grande quantità di farmaco.
3° METODO POLIMERIZZAZIONE:
POLIADDIZIONE:
Ha bisogno di doppi legami + INIZIATORE (radicalico, anionico o cationico). In questo modo ho:
L’inizio con formazione di altro radicale;
Propagazione: radicale che attacca altri doppi legami (monomeri);
Terminazione: quando 2 radicali si combinano tra loro. Il problema della terminazione è
quando la polimerizzazione è radicalica si ha polimerizzazione dei radicali, quando è
anionica per bloccarlo devo metter il catione, mentre quando è cationica metto un anione.
Devo terminarla IO.
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Se decido di fare una poliaddizione quali sono i metodi?
1. Polimerizzazione in emulsione facciamo emulsione con intervento di tensioattivi, perché
voglio particelle piccole. Metto iniziatore e andiamo a fare polimerizzazione omogenea,
dentro, che darà matrici solide molto piccole di dimensioni nanometrici con creazione
nanosfere. Qui si ha la possibilità del tensioattivo che rimane INTRAPPOLATO sulla
superficie delle particelle formate. Se si crea tensioattivo compatibile è un vantaggio
perché ho la superficie idrofila.
I monomeri possono essere solubilizzati nel solvente o essere liquidi, quando sono liquidi
(monomeri vinilici) si usano senza solvente (vinile idrossi-etilico). Il liquido è il globulo della
fase interna dell’emulsione in acqua. Metto tensioattivi e iniziatore, il monomero si
trasforma in polimero solido, aggiungendo il tensioattivo può rimanere attaccato alla
superficie, rimangono bloccati da solidificazione del globulo.
2. Poliaddizione in Sospensione se non uso il tensioattivo, ho in questo caso globuli
(liquido immiscibile in acqua) più grossolani non solubili in acqua, li mantengo separati con
agitazione magnetica. Metto sempre l’iniziatore e ottengo polimerizzazione con particelle
più disomogenee di polimero e non c’è bisogno del tensioattivo.
POLICONDENSAZIONE:
Si crea un legame covalente tra 2 gruppi che si combinano tra loro: gruppo
amminico + carbossilico. Es amminoacidi che si combinano per creare
proteine.
Si usano di-cloro formiati, diacil cloruri e di-isocianati (gruppi carbossilici)
vengono attaccati da gruppi amminici.
- Scelgo un monomero come (nucleofili) di-ammina, di-alcol o un
bifunzionale con alcol + ammina;
- Lo combino con altro monomero ovvero di-cloruro acilico 2 gruppi funzionali che si
combinano: CO-Cl da un lato e un CO-Cl dall’altro e così si forma che l’OH reagisce e l’NH2
reagisce sull’altro Cl-CO e si forma il polimero.
- Devo scegliere 2 monomeri con 2 gruppi nucleofili e 2 gruppi elettrofili. Le catene in
mezzo possono essere catene alchiliche o gruppi acilici.
Le funzioni elettrofile possono essere cloruri acilici (Cl-CO), iscianati (attaccati e diventa NH) o di-
cloro-formiati (Cl-CO-O: se né va Cl- e si ha l’attacco su CO).
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Il Dicloroformiato con gruppo amminico viene attaccato e si forma (CON) il gruppo amminico
attacca e si forma un’Urea. Gli isocianati prendono H diventa NH-CO e quello che rimane attaccato
su CO, manda doppietto verso l’azoto e si prende H+.
Ricorda:
Sono esempi di monomeri elettrofili e poi ci sono esempi di monomeri nucleofili. Tutti monomeri
gruppi amminici, SH, OH e si combinano sistemi bifunzionali per formare delle catene polimeriche.
Es condensazione interfacciale: fase acquosa con diammina e fase esterna con dicloruro acilico: c’è
interfase che si forma (gruppo amminico su cloruro acilico) polimero con legame ammidico.
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4° METODO PER PREPARARE NANOSFERE E NANOCAPSULE CON FLUIDI
SUPERCRITICI
Questa tecnica non si applica sempre, ma solo usando “Fluidi Super-Critici” = gas sotto pressione
che ad alta pressione diventano liquidi. Questi liquidi poi solubilizzano la maggior parte dei
polimeri, principalmente lipofili (come poliglicolico, polilattico, polimeri tra lattico e glicolico) usati
in questi sistemi.
Come si preparano?
- Prendo come fluido supercritico la CO2 perché NON è infiammabile, NON è tossica e ha
bassa reattività.
- La metto in una bombola.
- Alzando la pressione la CO2 si espande e apre la valvola (da gas diventa liquida) e crea il
nebulizzato.
- A questo nebulizzato aggiungo Polimero e farmaco in soluzione.
- IL nebulizzato evapora e lascia il polimero precipitato si raccoglie e crea le nano-
particelle.
Quando apro la valvola, ho l’espansione del gas, ma siccome la viscosità è bassa e diffusività alta
vuol dire che quando lascia il polimero, esso NON interagisce più e precipita rapidamente creando
matrici che sono omogenee e compatte.
Se NON ho completa solubilizzazione del farmaco nel fluido, posso aggiungere un Solvente che
mettendolo nel fluido supercritico facilita la solubilizzazione del polimero ALCOLI (metanolo,
etanolo in poche quantità). Quando ho l’espansione evaporerà insieme la gas.
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FORMAZIONE DI NANOCAPSULE E NANOSFERE SOLIDE/ LIPIDICHE (SLN):
Le SLN = sono sempre Nanocapsule e Nanosfere ma con la matrice formata da trigliceridi. Come
preparo tali sistemi?
Creazione di EMULSIONI di Trigliceridi in Acqua (O/A) per creare NANOSFERE:
I trigliceridi han una temperatura di fusione alta (70°C) che dipende dalla catena lipofila sul
glicerolo. Come creo l’emulsione:
- Fase interna: Trigliceridi (+ farmaco),
- Fase esterna: acqua.
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CARATTERISTICHE DEI LIPOSOMI:
Liposomi = sono strutture vescicolari dove abbiamo un doppio strato (idrofilo esterno, lipofilo e
idrofilo interno) fosfolipidico che circonda una zona interna contenente acqua. Sono “imitazioni”
delle membrane cellulari. Sono dei doppi strati che s’incurvano creando parete costituita
all’interno e esterno da fila di teste idrofile.
Sono usati nella nanomedicina per creare formulazioni convenzionali a rilascio controllato, topico
e in ambito cosmetico.
- Sono versatili come trasportatori: perché incorporano sia farmaci lipofili (s’inseriscono nel
doppio strato) sia idrofili,
- Si legano facilmente a dei residui direzionanti.
La loro superficie può esser variata perchè creata da fosfolipidi aventi una testa idrofila con
fosfo-esteri (fosfatidilcolina, fosfatidil-etanolamina ecc..). Questa tesa ha tante funzioni, si può
legare a vitamine, oligo-poli-saccaridi, proteine o anticorpi monoclonali con leganti bifunzionali.
Classificazione dei liposomi:
1. Convenzionali: presentano superficie non modificata.
2. Stealth o a Lunga Circolazione sulla superficie ci sono catene di PEG (idrofile) che legano
l’acqua e li rende invisibili al sistema immunitario. In quanto a seconda della loro superficie
liposomiale e delle loro dimensioni a volte possono stimolare il sistema immunitario, per
cui aggiungendo il PEG questo non accade, perché circonda l’acqua e fa si che stabilizzi il
sistema liposomiale impedendo la fusione tra le vescicole.
3. Immunoliposomi presentano anticorpi monoclonali per il targeting attivo.
4. Cationici vengono resi positivi sulla superficie usando fosfolipidi cationici sintetici. La
carica positiva né facilita l’ingresso sulla superfice cellulare.
Molto spesso i liposomi devono essere spinti dentro la cellula, ma la superficie cellulare è negativa; quindi se i liposomi hanno una superficie
positiva ciò facilita il loro ingresso. In più servono a veicolare gli oligonuclueotidi, che sono “nuovi farmaci” per il gene delivery.
Gli oligonucleotidi a catena corta sono dei pezzetti di RNA con carica totale negativa (sono infatti costituiti da fosfati). L’mRNA, in certe patologie,
iper-produce proteine, per bloccare la sovra-espressione proteica si usano questi micro RNA.
Il gene delivery corrisponde al rilascio degli ODN (= oligo-desossi-nucleotidi, ovvero i micro RNA, prodotti in laboratorio).
Gli ODN però, una volta iniettati, vengono subito degradati (nel giro di 15-30min) dalle nucleasi che li identificano come materiale estraneo; per cui
devono essere veicolati da vettori che possano circolare, andare nel sito patologico e lì rilasciati.
I cationici veicolano questi micro RNA: sulla loro superficie sia esterna che interna (dove sono disposte le teste polari cariche positivamente)
attaccano, legano i micro RNA che hanno invece carica negativa. In questo modo i ODN riescono a raggiungere il sito terapeutico senza essere
riconosciuti dalle nucleasi dell’organismo.
I micro RNA prodotti dal nostro organismo veicolano gli mRNA. In certe patologie io posso provocare la degradazione proteica o aumentarla:
spingere l’effetto del micro RNA o bloccarlo; allora costruisco in laboratorio altri micro RNA che devono bloccare i micro RNA endogeni. I micro RNA
che uso regolano l’espressione genica; sono degli oligo-anioni somministrati assieme a delle strutture cationiche (liposomi cationici).
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METODICHE PER PREPARAE I LIPOSOMI:
Abbiamo 8 metodiche:
- TLE “Thin Layer Evaporation “ (= strato sottile ottenuto per evaporazione);
- REVs “reverse-phase evaporation vesicles”,
- FUVs “Fusion Unilamellar vesicles”,
- FATMLV “frozen and thawded ovvero congelato e scongelato”,
- DRV “disidratazione e reidratazione”,
- VETs “extrusion membrane”,
- FPVs “french press”,
- EI “ethanol injection”.
Lo strato sottile serve per far si che si creino strati, attaccati al vetro, dove i fosfolipidi si
mettono coda contro coda per creare tali strati che vengono reidratati.
L’evaporazione lenta fa si che i fosfolipidi si connettono uno contro l’altro creando film e
appena li reidrato le lamelle si staccano e si curvano creando vescicole. Se invece metto subito la
miscela di fosfolipidi in acqua, questi NON han il tempo di orientarsi coda-coda e ottengo
sospensione con struttura interna disordinata. Ricorda che quando aggiungo l’acqua ottengo
strutture Non omogenee simili a gel e devo omogenizzare per:
- Sonnicazione: sonde a ultrasuoni dove tramite l’uso di energie si spezzano le vescicole in
strutture più piccole,
- Estursione: con alta pressione, le vescicole si rompono e han dimensioni più piccole.
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L’evaporazione del solvente organico ha aggregato progressivamente i fosfolipidi, permettendo il giusto orientamento dei fosfolipidi. Queste
strutture si compattano sempre di più fino ad assumere la minor energia possibile ovvero una forma sferica dove l’acqua rimane all’esterno e
all’interno.
I farmaci, se sono lipofili si mettono nel solvente organico insieme ai fosfolipidi, se sono idrofili si mettono nella fase acquosa. In quest’ultimo caso
posso usare farmaci idrofili perché, tutto sommato, la fase acquosa è in bassa percentuale rispetto a tutto il quantitativo di solvente e fosfolipidi →
la REVs mi dà una buona incorporazione di farmaci idrofili. Quindi il farmaco idrofilo rimane dentro i liposomi, ma in parte anche fuori con l’acqua
che fa da fase esterna.
Con questa tecnica di inversione di fase posso regolare la concentrazione di fosfolipidi nel solvente organico:
o Se il solvente è poco concentrato mi aspetto di ottenere degli unilamellari
o Se è molto concentrato facilito, durante l’evaporazione del solvente, il multistrato e quindi mi aspetto di ottenere dei multilamellari
Nei liposomi (siano essi uni o multi lamellari) c’è sempre l’acqua: negli unilamellari è sia fuori che dentro, nei multilamellari è presente tra una
lamella e l’altra.
Serve per le applicazioni topiche dove ho bisogno di grandi liposomi per incorporare quantitativi
superiori di farmaco idrofilo.
Serve per creare vescicole in modo veloce, ma hanno una variabilità forte. Infatti molto materiale
diventa amorfo e nella preparazione finale ho sempre la traccia di etanolo usato.
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DA COSA SONO COSTRUITI I LIPOSOMI E LORO CARATTERISTICHE
I liposomi sono costituiti da fosfolipidi, che cosa sono i
fosfolipidi?
I fosfolipidi sono esteri del glicerolo che hanno legata una
testa fosfato polare dove abbiamo un sostituente che può
essere:
- Colina, avente un gruppo quaternario
- Etanolammina, che ha un gruppo amminico
- Serina, amminoacido avente catena laterale con OH
- Glicerolo
- L’OH semplicemente
- L’inositolo.
Quindi non ci sono in natura fosfolipidi carichi positivamente, possono darci liposomi o neutri o
carichi negativamente.
Se vogliamo preparare liposomi carichi positivamente, da utilizzare nel gene delivery, dobbiamo
usare prodotti sintetici, che siano ad imitazione dei fosfolipidi naturali, molecole costituite da 2
catene lipofile (generalmente si usa acido oleico o esteri dell’acido oleico che è C18 con doppio
legame in posizione 9-10). Queste due catene vanno ad esterificare glicoli o glicerolo e che
contengano una testa polare carica positivamente (non ci dev’essere il fosfato). Sono quindi
molecole sintetiche che mimano i fosfolipidi con uno scheletro simile al glicerolo a cui sono
attaccate 2 catene lipofile legate ad una testa carica positivamente che porta un gruppo
ammonico quaternario. Perché proprio l’acido oleico? Perché è un liquido ed avendo un doppio
legame è più facile da maneggiare.
Come esempio di molecole cationiche per la preparazione di liposomi bisogna ricordarsi la
struttura generale, come ad esempio DOTAP = di-oleoil-oxy-trimetil-ammonio-propano (da sapere
la sua struttura!)
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Vediamo che sul propano abbiamo il trimetil-amonio e poi c’è il dioleoiloxy, cioè un estere
dell’acido oleico (2 ossidrili del glicole propilenico)
Strutture ANFIFILICHE: molecole che hanno 1 testa polare con 1 o più code lipofile. Per sapere se
quella molecola mi formerà delle micelle o dei liposomi o dei doppi strati planari o delle micelle
inverse devo calcolarmi il parametro critico di impaccamento. Se uso dei fosfolipidi so già che
preparerò dei liposomi, però se uso molecole sintetiche, anfifiliche io potrei ottenere diverse
forme.
Il parametro critico di impaccamento è P= v/a*l
V= volume occupato da ciascuna molecola nella struttura
assemblata. Metto la molecola incognita in acqua e guardo il
volume assemblato, il tipo di assemblaggio sub-molecolare
che dà.
Se il volume occupato da questa struttura assemblata ha un
certo valore (verificandolo con metodi fisici che noi non
stiamo a fare) lo paragono a:
- a = area della testa della molecola non assemblata
- l= lunghezza di ciascuna molecola non assemblata
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RIMOZIONE FARMACO DA PARTE ACQUOSA
Come possiamo rimuove il farmaco rimasto nella parte acquosa?
DIALISI:
CENTRIFUGAZIONE:
GEL-FILTRAZIONE:
Abbiamo geli porosi che vengono messi in colonna e lasciano passare i liposomi nei
loro spazi vuoti, mentre assorbono le molecole piccole (di farmaco).
In questo modo raccolgo subito i liposomi che sono stati depurati dal farmaco
esterno.
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LE MOLECOLE MACROMOLECOLARI E COME SI FORMANO:
MICELLE POLIMERICHE
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CONIUGATI FARMACO-POLIMERO
DENDRIMERI
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