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Ropivacaina: nuovo anestetico locale di tipo amidico con struttura simile a quella
della bupivacaina; dotata di minori effetti negativi sul cuore e sul SNC. Ha minore
proprietà vasodilatatrici rispetto agli altri AL.
Sistema cardiovascolare
-effetti cardiaci diretti: depressione miocardica (tetracaina,bupivacaina)
Disturbi del ritmo(bupivacaina),cardiotossicità
-effetti periferici: vasocostrizione a basse dosi
vasodilatazione a dosi maggiori(ipotensione)
-segni e sintomi di tossicità cardiovascolare: dolore toracico, dispnea con respirazione
superficiale, cardiopalmo, ipotensione, sincope
Quindi:
-i parenterali agiscono soprattutto sul recettore GABAa
-gli inalatori alogenati hanno molti bersagli molecolari e producono tutti i
componenti dell’anestesia
-protossido d’azoto,keta e xenon hanno effetto su NMDA e/o canali K+
Stadi dell’anestesia
1. Primo stadio: di induzione. Dall’inizio fino alla perdita della coscienza. Definito
anche fase dell’analgesia e dell’amnesia
2. Secondo stadio: fase del delirio o dell’eccitazione involontaria. Dalla perdita di
coscienza fino alla comparsa dell’automatismo della respiro.
3. Terzo stadio: fase chirurgica. Distinto in 4 piani (1 per interventi lievi; 2
interventi chirurgici di grado medio; 3 interventi chirurgici invasivi; 4 interventi
chirurgici molto devastanti)
4. Quarto stadio: fase della paralisi respiratoria per eccesso di dosaggio
dell’anestetico.
ANESTETICI INALATORI
Solubilità nel sangue—> indica l quantità di anestetico disciolto nel sangue quindi
meno disponibile per agire nel SNC (meno farmaco libero). Maggiore è l solubilità,
minore sarà la velocità di captazione ed eliminazione, quindi il farmaco agirà più
lentamente. La velocità dell’effetto è inversamente proporzionale alla solubilità nel
sangue.
ANESTETICI INIETTABILI
BARBITURICI
Sono acidi deboli preparati in forma di sali sodici, che disciolti in acqua danno
soluzioni alcaline, instabili alla luce, all’aria e al calore. Derivano dall’acido
barbiturico che si ottiene combinando l’urea con l’acido malico. Possiamo avere
ossibarbiturici e tiobarbiturici (l’atomo di ossigeno è sostituito dallo zolfo).
Sono molto liposolubili e l’assorbimento è buono per tutte le vie di somministrazione.
Tuttavia è sconsigliata la somministrazione i.m. o s.c. in quanto risultano irritanti. La
loro elevata liposolubilità comporta l’accumulo nei grassi dell’organismo da cui
vengono poi lentamente mobilizzati. Somministrazioni ripetute di tiobarbiturici
possono comportare elevate concentrazioni del farmaco nel compartimentò grasso
che possono poi ridistribuirsi al sangue prolungando il mantenimento di
concentrazioni plasmatiche attive e lunghi tempi di recupero. Sono metabolizzati a
livello epatico ed escreti per via renale. La velocità di metabolizzazione è diversa
nelle varie specie: i gatti necessitano di lunghi tempi di metabolizzazione, mentre i
ruminanti e i roditori li metabolizzano molto velocemente.
Il meccanismo d’azione è basato sull’aumento della sensibilità al GABA del recettore
GABAa, sul potenziamento dei recettori-canali del cloro della glicina di midollo
spinale e tronco, attivazione dei canali del K+, inibizione del rilascio di
neurotrasmettitori inclusi noradrenalina e glutammato, e inibizione delle correnti
ioniche di Na+ e Ca2+ e potenzia quelle del K+.
I barbiturici causano depressione del SNC dose-dipendente che si traduce in
inibizione dell’attività motoria e in un effetto anticonvulsivante (solo alcune molecole
esercitano questo effetto anche a dosi basse). A dosi sedative hanno modesto effetto
sulla respirazione; in caso di sovradosaggio si osserva apnea, depressione
cardiovascolare e morte (depressione progressiva del centro respiratorio bulbare). A
dosi sedative hanno effetti modesti sull’apparato cardiovascolare; concentrazioni
elevate inducono tuttavia un effetto inotropo negativo.
A dosi ipnotiche e anestetiche provocano un progressivo abbassamento della
temperatura (ipotermia) per inibizione del centro ipotalamico.
L’azione analgesica compare solo a dosi anestetiche (se somministrati insieme ad altri
analgesici ne potenziano l’azione).
Riducono la sensibilità della placca motrice all’Ach, esercitando attività
miorilassante. Sull’apparato gastrointestinale deprimono la contrattilità della
muscolatura liscia; dopo un’iniziale depressione, tuttavia, si può avere un aumento
del tono e della motilità. Possono provocare riduzione del flusso urinario e aumento
della liberazione di ormone antidiuretico.
Distinguiamo:
Barbiturici ad azione ultra breve
1. Tiopentale sodico e tiamilale. Tiobarbiturici.Altamente liposolubile, a basso
grado di ionizzazione. Diffondono rapidamente nel SNC e inducono rapidamente
(1-2min).Tipentale: Si usa per l’induzione, come anticonvulsivante, come
mantenimento anestetico e in sedazioni corte. Emivita breve (20min). Viene
venduto in fiale da ricostituire, che una volta ricostituite presentano pH molto
alcalino (11-14); se fuori vena produce ustioni e ulcere della pelle. Agisce sui
recettori GABAa. Molto lipofilico (se somministrato in un paziente obeso, il
farmaco si dirigerà dal sangue al grasso e quando il grasso si satura, arriverà al
SNC. Per cui questi animali ci stanno di più per essere anestetizzati e per
recuperare). Si unisce alle proteine plasmatiche, per cui è meglio non usarlo in
pazienti con ipoprotidemia. È metabolizzato a livello epatico ed eliminato con le
urine. Produce depressione e miocardica, vasodilatazione, ipotensione
compensata con aumento della F.C. Sensibilizza il miocardio all’azione delle
catecolamine. Produce bradipnea e apnea da induzione. Diminuisce la pressione
intraoculare. Diminuisce il riflesso laringeo (anche se meno del propofol).
2. Metoesitale sodico. Ossibarbiturico, alta liposolubilità e rapidi tempi di
induzione. Metabolizzato più rapidamente dei tiobarbiturici e anche degli
ossibarbiturici. Può essere usato con sicurezza anche in animali con scarsa massa
grassa.
Propofol
È un alchilfenolo, liposolubile, non ha effetto analgesico. Somministrato e.v. Viene
iniettato in bolo unico per l’induzione dell’anestesia e per l’esecuzione di procedure
chirurgiche di breve durata o in infusione continua per interventi di lunga durata.
Aumenta l’attività del GABA nel SNC. Dopo la somministrazione si distribuisce nel
SNC in pochi secondi inducendo rapidamente anestesia per poi distribuirsi
rapidamente ad altri tessuti. Ne risulta un’a estesi a di breve durata e un recupero
completo entro 20-30 min. Viene metabolizzato a livello epatico ed escreto per via
renale. Induce depressione dell’attività miocardica e vasodilatazione che comportano
una riduzione della pressione sanguigna e della gittata cardiaca. Nella fase di
induzione la sua somministrazione è anche associata ad ipoventilazione, periodi di
apnea e, nel cane, a mioclonie.
Etomidato
È un anestetico, ipnotico, non-barbiturico. Rapidamente metabolizzato a livello
epatico, durata d’azione ultra rapida. Indicato per somministrazione e.v. per
l’induzione dell’anestesia per procedure chirurgiche di breve durata o prima di
un’anestesia per via inalatoria. Causa effetti depressori minimi sull’apparato
respiratorio e cardiovascolare, con diminuzione de flusso ematico cerebrale. Agisce
sui recettori GABAa. È d’elezione in pazienti con patologie cardiache avanzate e
scompensate in quanto appunto ha minimi effetti a livello emodinamico. Presenta
elevata Unione alle proteine plasmatiche. A volte, se il paziente non è ben sedato, si
possono osservare mioclonie, tosse, può essere mantenuto il riflesso laringeo e il
paziente può vomitare al momento dell’intubazione. Ha attività anticonvulsivante
(ma anche pro-convulsivante in pazienti predisposti a convulsioni). Inibisce la
produzione di cortisolo da parte del surrene (per 2-6h).
ANESTETICI DISSOCIATIVI
Agente dissociativo: dissocia lo stato mentale dal corporeo. Gli impulsi non vengono
percepiti dalle aree corticali del cervello, per cui si produce catalessi (immobilità e
rigidità muscolare, perdita della sensibilità e della capacità di contrarre
volontariamente i muscoli), sedazione, amnesia, immobilità e analgesia.
Gli anestetici dissociativi usati in veterinaria sono la ketamina e la tiletamina
(associata a zolazepam). Sono antagonisti non competitivi con i recettori NMDA.
Questi farmaci deprimono il sistema talamo-neocorticale ed attivano il sistema
limbico, producendo uno stato di incoscienza e di analgesia mentre molto riflessi
sono conservati (palpebrale, laringeo, faringeo, podale). Inducono una buona
analgesia a livello somatico, mentre è scarsa quella a livello viscerale. Gli anestetici
dissociativi non hanno hanno proprietà miorilassanti, causando invece aumento del
tono muscolare. Inducono una depressione diretta del sistema cardiovascolare
compensata dalla simultanea stimolazione del sistema simpatico; ne risulta aumento
della pressione sanguigna, della gittata e della frequenza. Il flusso ematico cerebrale è
aumentato. La funzione respiratoria è depressa, con riduzione della tensione
dell’ossigeno e aumento di quella dell’anidride carbonica. Salivazione e secrezioni
tracheobronchiali sono aumentate.
Recettori specifici per gli oppioidi sono stati identificati nel cervello, nel midollo
spinale, nel SNA, nel plesso mioenterico del tratto gastrointestinale, nel rene, nel
pancreas, nel surrene. Gli oppioidi endogeni sono rappresentati da β-Endorfine,
encefaline, dinorfine, endomorfine.
Ci sono 3 tipi di recettori per gli oppioidi: µ (µι, µ2, µ3), k (Kappa: k1, k2, k3) e δ
(δ1,δ2).
I recettori µ, cui si legano di preferenza le β-Endorfine, sono coinvolti nel
determinare analgesia sopraspinale, depressione respiratoria, ipotermia, bradicardia,
midriasi o miosi, euforia, sedazione e dipendenza fisica.
I recettori k, cui si legano le dinorfine, sono responsabili di analgesia spinale, miosi,
modesto grado di sedazione, effetti stimolanti vasomotori.
L’attivazione dei recettori δ da parte di encefaline produce eccitazione, ipercinesia,
allucinazioni, analgesia periferica, depressione respiratoria, misriasi.
Tutti i recettori per gli oppioidi sono accoppiati alle proteine G. La stimolazione di
questi recettori porta a inibizione dell’adenilato ciclasi, attivazione dei canali per il
K+ e inibizione delle correnti del Ca 2+ voltaggio dipendenti, inibizione presinaptica del
rilascio di neurotrasmettitori coinvolti nella trasmissione del dolore.
OPPIOIDI
AZIONI FARMACOLOGICHE
i principali effetti degli oppioidi sono a carico del SNC. La morfina viene assunta
come farmaco rappresentativo.
-effetti analgesici: inibizione della trasmissione degli impulsi nocicettivi attraverso le
corna dorsali e soppressione dei riflessi nocicettivi spinali, nonché attivazione di vie
inibitorie discendenti che sfruttano i sistemi di neurotrasduzione serotoninergico e
noradrenergico.
-effetti sedativi ed eccitatori: depressione della corteccia (effetto sedativo);
all’aumentare della dose —> perdita di coscienza. In gatto, bovino, maiala, cavallo,
pecora, capra possono aversi effetti di ipereccitabilità.
-effetti su termoregolazione: ipertermia (coniglio, cane, scimmia); ipotermia (gatto,
capra, bovini, cavallo). Gli oppioidi stimolano il rilascio di 5-HT che stimola
interneuroni sensibili al caldo e/o inibisce quelli sensibili al freddo in sede
ipotalamica.
-effetti sull’app respiratorio: depressione resp.
-effetti sul sistema cardiovascolare: vasodilatazione
-effetti sul tratto gastrointestinale: riduzione motilità, rallentamento dello
svuotamento gastrico e del transito intestinale. Questo rallentamento provoca
riassorbimento di liquidi dal materiale fecale(feci difficilmente evacuabili) e nel
cavallo, fenomeni di indigestione che possono complicare o mascherare una sindrome
colica.
-effetti sull’app urinario: azione antidiuretica per stimolo della secrezione di ADH
-soppressione del riflesso della tosse
-miosi (stimolazione dei recettori µ e k. In gatto e cavallo, in cui anche basse dosi
esercitano effetti eccitatori, è più frequente la midriasi
-induzione del vomito
-aumento secrezione prolattina, ADH, riduzione di gonadotropine e ACTH
-effetti immunosoppressivi
-iperglicemia
• Tramadolo. Si comporta come un agonista puro del recettore µ. Più potente della
morfina e del metadone. Inibisce la ricaptazione della serotonina e noradrenalina.
Somministrati per os, i.m.,e.v. Emivita plasmatica 6h. Metabolismo epatico,
eliminazione renale. Trova indicazioni nel trattamento del dolore post-operatorio,
nel dolore neoplastico, per l’a analgesia ostetrica. Non è indicato come analgesico
nell’anestesia
• Ossicodone. Semisintetico. Agisce sia sui recettori µ che k. Agonista puro,
appartiene al gruppo dei fenantreni. Metabolismo epatico eliminazione renale.
Indicazioni: trattamento del dolore acuto o cronico, da moderato a grave, in
alternativa ad altri oppioidi per minori effetti indesiderati. Valida alternativa alla
morfina per il dolore oncologico.
• Idromorfone. Potente analgesico; di semisintesi. Metabolismo epatico,
eliminazione renale. Trattamento del dolore da moderato a grave. Eff collat.:
vertigini, nausea, vomito, costipazione, perdita memoria. Ansia, prurito, dolore
addominale, allucinazioni
ANTAGONISTI
• Naloxone. Antagonista puro, soprattutto dei recettori µ; sprovvisto di azione
morfino-simile, in grado di invertire le risposte depressive indotte dai composti
morfino-simili, soprattutto quella del centro respiratorio. Usato per via parenterale,
in caso di intossicazione da oppioidi dovuta a sovradosaggio. Tempo di emivita
ridotto, consigliato l’uso in infusione continua.
• Naltrexone. Antagonista puro di tutti e tre i tipi di recettori oppioidi; buona
biodisponibilità orale. Usato per invertire l’azione immobilizzante indotta da
carfentanil ed etorfina. Usato sperimentalmente per ridurre il ticchio d’appoggio.
TRANQUILLANTI MAGGIORI E FARMACI α2-
ADRENERGICI
Gli effetti neurolettici consistono nella soppressione dei movimenti spontanei e del
comportamento complesso, mentre i riflessi spinali e il comportamento
incondizionato di ricezione ed evitamento degli stimoli nocivi rimangono infatti. In
veterinaria sono usati i neurolettici per il contenimento e per preparare i pazienti
all’anestesia. I neurolettici più usati sono i derivati fenotiazinici e gli α2-adrenergici.
DERIVATI FENOTIAZINICI
fenotiazina—> composto progenitore di clorpromazina, acepromazina, promazina
ecc... l’effetto delle fenotiazine è un effetto sedativo.
Effetti:
-SNC: sedazione, ipnosi, inibizione dei riflessi condizionati, riduzione dell’attività
motoria spontanea, riduzione del comportamento aggressivo, inibizione dei centri del
vomito, inibizione del centro termoregolatore ipotalamico(ipotermia). Non producono
analgesia
-SNA: effetti di tipo α-bloccante. Poiché i recettori α sono bloccati, si attivano i recettori β e
ciò comporta vasodilatazione e/o ipotensione arteriosa. I fenotiazinici esercitano anche debole
azione parasimpaticolitica.
-app.respiratorio: scarsi effetti a dosi terapeutiche; a dosi elevate inibizione respirazione
-app. Cardiovascolare: vasodilatazione, ipotensione, riduzione cronotropismo e inotropismo
-endocrino: inibizione ormoni follicolo-stimolanti e luteinizzante (arresto ovulazione e
interruzione cicli estrali). Inibizione ossitocina, aumento prolattina(comparsa galattorrea)
I derivati fenotiazinici sono bene assorbiti per tutte le vie di somministrazione. Sono
biotrasformati a livello epatico ad opera del citocromo P450 e di monoossigenasi flaviniche.
Secrezione per via renale.
Questi farmaci presentano una “dose tetto”, cioè a partire da una certa dose, per
quanto la possiamo incrementare, non otteniamo effetti maggiori.
La possibilità di somministrare farmaci α2-antagonisti al termine dell’intervento, con
conseguente rapido recupero dello stato di veglia e delle normali attività motorie e
cognitive, rende tali farmaci privilegiati rispetto ad altre categorie di tranquillanti,
circa il loro impiego in piccoli interventi chirurgici.
Effetti collaterali: ipertensione transitoria seguita da ipotensione, accompagnata da
bradicardia. In caso di sovradosaggio possono comparire blocchi A-V di I,II o III
grado. Altri effetti sono vomito, depressione respiratoria, iperglicemia, contrazioni
uterine. Gli effetti collaterali della xilazina sembrano essere più marcati nel gatto. In
alcune specie, come il cavallo, può comparire sudorazione. La xilazina è
controindicata negli stadi avanzati di gravidanza. Un raro effetto della xilazina nel
cavallo è la comparsa di movimenti compulsivi di galoppo, che possono condurre a
morte l’animale.
Gli effetti collaterali della detomidina nel cavallo includono una leggera ipotermia,
ipertensione seguita da ipotensione, marcata e persistente bradicardia, depressione
respiratoria.
BROMURI
BARBITURICI
Sono acidi deboli preparati in forma di sali sodici, che disciolti in acqua danno
soluzioni alcaline, instabili alla luce, all’aria e al calore. Derivano dall’acido
barbiturico che si ottiene combinando l’urea con l’acido malico. Possiamo avere
ossibarbiturici e tiobarbiturici (l’atomo di ossigeno è sostituito dallo zolfo).
Sono molto liposolubili e l’assorbimento è buono per tutte le vie di somministrazione.
Tuttavia è sconsigliata la somministrazione i.m. o s.c. in quanto risultano irritanti. La
loro elevata liposolubilità comporta l’accumulo nei grassi dell’organismo da cui
vengono poi lentamente mobilizzati. Somministrazioni ripetute di tiobarbiturici
possono comportare elevate concentrazioni del farmaco nel compartimentò grasso
che possono poi ridistribuirsi al sangue prolungando il mantenimento di
concentrazioni plasmatiche attive e lunghi tempi di recupero. Sono metabolizzati a
livello epatico ed escreti per via renale. La velocità di metabolizzazione è diversa
nelle varie specie: i gatti necessitano di lunghi tempi di metabolizzazione, mentre i
ruminanti e i roditori li metabolizzano molto velocemente.
Il meccanismo d’azione è basato sull’aumento della sensibilità al GABA del recettore
GABAa, sul potenziamento dei recettori-canali del cloro della glicina di midollo
spinale e tronco, attivazione dei canali del K+, inibizione del rilascio di
neurotrasmettitori inclusi noradrenalina e glutammato, e inibizione delle correnti
ioniche di Na+ e Ca2+ e potenzia quelle del K+.
I barbiturici causano depressione del SNC dose-dipendente che si traduce in
inibizione dell’attività motoria e in un effetto anticonvulsivante (solo alcune molecole
esercitano questo effetto anche a dosi basse). A dosi sedative hanno modesto effetto
sulla respirazione; in caso di sovradosaggio si osserva apnea, depressione
cardiovascolare e morte (depressione progressiva del centro respiratorio bulbare). A
dosi sedative hanno effetti modesti sull’apparato cardiovascolare; concentrazioni
elevate inducono tuttavia un effetto inotropo negativo.
A dosi ipnotiche e anestetiche provocano un progressivo abbassamento della
temperatura (ipotermia) per inibizione del centro ipotalamico.
L’azione analgesica compare solo a dosi anestetiche (se somministrati insieme ad altri
analgesici ne potenziano l’azione).
Riducono la sensibilità della placca motrice all’Ach, esercitando attività
miorilassante. Sull’apparato gastrointestinale deprimono la contrattilità della
muscolatura liscia; dopo un’iniziale depressione, tuttavia, si può avere un aumento
del tono e della motilità. Possono provocare riduzione del flusso urinario e aumento
della liberazione di ormone antidiuretico.
Il barbital e il fenobarbital possono essere somministrati a scopo sedativo oppure in
associazione con un analgesico al fine di ridurre la risposta a stimoli di varia natura
(dolore, prurito). Il fenobarbital in virtù della potente azione anticonvulsivante e della
lunga durata d’azione, viene usato nella prevenzione degli attacchi epilettici. I
barbiturici a breve durata d’azione (pentobarbitale) vengono usati in anestesiologia. I
tiobarbiturici trovano ulteriore applicazione nella terapia dei fenomeni convulsivi
acuti (stato epilettico, avvelenamento da stricnina o da altri convulsivanti, eclampsia)
dove è richiesto un intervento d’urgenza.
Effetti collaterali: azione depressiva sul respiro, agendo sul centro respiratorio
bulbare. Mucose cianotiche, diminuzione temperatura corporea.
La terapia dell’intossicazione prevede una lavanda gastrica, impiego di emetici solo
nel caso in cui siano stati ingeriti da poco (altrimenti sono inutili), somministrazione
di analettici respiratori (doxapram, bemegride). Ossigenoterapia, respirazione
artificiale.
I barbiturici sono controindicati in soggetti con lesioni epatiche e renali.
PRIMIDONE
BENZODIAZEPINE (BDZ)
• Diazepam. (Valium) Molto lipofilico, non si può iniettare i.m. perché irritante e male
assorbito. Usato per il trattamento delle crisi epilettiche. Metabolismo epatico. (Metaboliti
attivi—>oxazepam,nordazepam). Si può anche somministrare in infusione continua come
trattamento anticonvulsivante (proteggere l’infusore dalla luce perché il diazepam è
fotosensibile). Usato come tranquillante, miorilassante, anticonvulsivante, sedativo.
• Midazolam. Insolubile a pH <4. Si può iniettare i.m. Una volta iniettato diventa liposolubile.
Elevata unione alle proteine plasmatiche. Metabolismo epatico. Eliminazione renale. È più
potente del diazepam.
Le BDZ sono in genere ben tollerate e non danno fenomeni di tossicità. Gli effetti collaterali
sono in genere rappresentati da un’accentuazione esagerata dell’azione farmacologica che si
traduce in una eccessiva sedazione, astenia, riduzione dell’attività psicomotoria e cognitiva.
FENITOINA
ALTRI ANTICONVULSIVANTI
ANTIDEPRESSIVI
Gran parte dei farmaci agiscono o sugli enzimi che presiedono alla sintesi di tali
mediatori o sui recettori che mediano gli effetti biologici di queste sostanze..
Nel processo infiammatorio distinguiamo eventi vascolari ed eventi cellulari. Gli
eventi vascolari si manifestano con dilatazione arteriolare, aumento del flusso
ematico distrettuale e successiva stasi, aumento della permeabilità delle venule ed
essudazione. Gli eventi cellulari vedono coinvolte cellule normalmente presenti nel
tessuto sede dell’infiammazione ( cellule endoteliali, mastociti, macrofagi) e cellule
che giungono nella sede del processo flogistico dal sangue ( neutrofili, basofili,
eosinofili, monociti, linfociti, piastrine).
I mediatori che modificano e regolano gli eventi vascolari e cellulari
dell’infiammazione vengono generati sia dal plasma che dalle cellule
dell’infiammazione. I primi sono rappresentati dai componenti che si attivano da 4
sistemi di cascate enzimatiche (della coagulazione, della fibrinolisi, delle chinine, del
complemento). I secondi sono prodotti come conseguenza del danno o
dell’attivazione delle cellule dell’infiammazione e comprendono istamina,
eicosanoidi, fattore di attivazione piastrinica (PAF), citochine, ossido nitrico, radicali
liberi dell’ossigeno (ROS) e dell’azoto (RNS).
L’evoluzione del processo infiammatorio in una risposta immunitaria più specifica e
selettiva (risposta immunitaria adattativa) vede il coinvolgimento di una serie di
cellule, in particolare macrofagi e cellule dendritiche, definite nel loro insieme APC
(antigen presenting cells). Queste processano le macromolecole proteiche di agenti
patogeni e ne espongono i frammenti sulla propria superficie, legati alle proteine del
complesso maggiore di istocompatibilità (MHC) di classe II. Analogamente, le
proteine MHC di classe I, espresse su tutte le cellule nucleate, legano sulla superficie
cellulare antigeni rappresentati da frammenti di proteine citosoliche. Se la cellula
esprime un pattern di proteine fisiologiche non sarà attaccata dal sistema
immunitario; se invece sono esposte proteine estranee, il sistema immunitario sarà in
grado di riconoscere la cellula come malata.
Nella risposta immunitaria adattativa si riconosce un’immunità umorale (produzione
di anticorpi da parte delle plasmacellule differenziatesi dai linfociti B). I linfociti B
vengono a loro volta riconosciuti da linfociti T che rilasciano una serie di citochine
(es.IL-2, IL-4) responsabili dell’espansione clónale del linfocita B e della
differenziazione in plasmacellule.
L’immunità cellulare coinvolge l’attivazione e l’espansione di linfocito T. Tutti i
linfociti T esprimono sulla superficie cellulare un recettore specifico (TCR) che
riconosce selettivamente il complesso MHC-antigene, e un secondo co-recettore che
li differenzia in 2 categorie: Thelper e Tcitotossici.
I Tcitotossici sono CD8+; i Thelper sono CD4+. Il loro legame con l’antigene esposto
dalle proteine MHC di classe II attiva le APC a produrre fattori solubili (citochine,
chemochine) che sono in grado di iniziare, rafforzare e modulare la risposta
immunitaria. Sulla base del tipo di citochine prodotte dall’APC, i linfociti Thelper si
differenziano in Th1 (producono IFN-γ IL-2; influenzano la risposta cellulo-mediata)
e Th2 (producono IL-4, IL-5 e IL-10; stimolano la produzione anticorpale da parte
dei linfociti B).
AUTACOIDI AMMINICI
• ISTAMINA. Presente in quasi tutti i tessuti degli animali; è una componente dei
veleni di alcuni insetti (api), si trova nei peli delle foglie di piante urticanti. Ha un
ruolo funzionale come mediatore chimico dell’infiammazione acuta e delle
tradizioni allergiche di ipersensibilità di tipo I (allergia e anafilassi). Ha anche un
ruolo fisiologico nella regolazione della secrezione acida gastrica e interviene nella
regolazione di fenomeni di accrescimento e riparazione dei tessuti.
Si forma per decarbossilazione dell’aminoacido L-istidina. La principale fonte
cellulare di istamina endogena è rappresentata dai mastociti, particolarmente
abbondanti nella cute, nel tratto gastrointestinale e nell’apparato respiratorio.
Alcune cellule non-mastocitarie contribuiscono alla produzione di istamina,
es.istaminociti nello stomaco. L’istamina è presente anche nel tessuto cerebrale,
nei neuroni istaminergici dell’ipotalamo (nucleo tubero-mammillare). Nel sangue,
la fonte cellulare di istamina è rappresentata dai basofili. Anche cellule in rapida
proliferazione (tessuti embrionali, cellule tumorali) sono in grado di produrre
istamina. Nei mastociti e nei basofili, l’istamina è immagazzinata in
granuli insieme ad altre sostanze (eparina, condroitinsolfato, triptasi e chimasi,
ATP, e in alcune specie come grossi ruminanti, gatto e roditori da
laboratorio,serotonina). Il legame con l’eparina la rende inattiva. Il rilascio di
istamina preformata dai granuli, avviene in risposta a stimoli di varia natura e può
avvenire con diversi meccanismi:
- degranulazione mastocitaria: processo di esocitosi dei granuli; la degranulazione è
alla base del fenomeno di ipersensibilità di tipo I (allergia, anafilassi): il rilascio di
istamina è innescato dal legame dell’allergene con le specifiche IgE fissate sulla
superficie di mastociti e basofili.
- lisi cellulare: è un fenomeno meccanico, che provoca la perdita di integrità delle
membrane del mastocita, il passaggio dei granuli nell’ambiente extra cellulare e la
liberazione di istamina
- Spiazzamento chimico: in questo caso il rilascio di istamina non è associato al
passaggio della stessa dai granuli all’ambiente extracell., ma l’amina viene
direttamente spiazzata dal suo legame con i costituenti acidi del granulo da altri
composti basici che competono per lo stesso sito di legame. Tra questi si
annoverano basi organiche comunemente utilizzate (ad es.tubocurarina, morfina,
alcuni antibiotici). Questo fenomeno è importante in quanto il rilascio di istamina
così provocato è responsabile delle reazione avverse di tipo “pseudo-allergico” o
“anafilattoidi” conseguenti all’uso di questi farmaci.
Libera nell’ambiente extracell., l’istamina viene degradata da due sistemi enzimatici:
istamino-N-metiltransferasi e istaminasi.
L’istamina esercita la propria attività su 4 tipi di recettori istaminergici: H1, H2,H3,
H4. (Recettori accoppiati alle proteine G).
- recettori H1: nel SNC, muscolature lisce vasali ed extravasali, cellule endoteliali,
cuore, terminazioni nervose periferiche. [cuore, cellule endoteliali,SNP, fibre
effettrici parasimpatiche, SNC in sede post-sinaptica, neutrofili, monociti/
macrofagi, linfociti T/B]
- Recettori H2: nello stomaco (cellule parietali delle ghiandole gastriche), dove
mediano gli effetti dell’istamina sulla secrezione acida gastrica. Sono anche
responsabili degli effetti cardiaci diretti dell’istamina. [ cellule parietali stomaco,
muscolature lisce vasali ed extravasali, cuore, SNC in sede post-sinaptica,
mastociti e basofili, eosinofili, linfociti T, monociti/macrofagi]
- Recettori H3: SNC in sede pre-sinaptica, fibre effettrici simpatiche (perivascolari),
istaminociti (stomaco)
- Recettori H4: mastociti, basofili, eosinofili, neutrofili
Effetti dell’istamina:
-sistema cardiovascolare: vasodilatazione periferica (mediata da H1 e H2), aumento
della permeabilità vasale mediato da H1. Sui grossi vasi arteriosi e venosi l’istamina
provoca contrazione (H1). Effetto cronotropo e inotropo negativo ( H2); caduta della
pressione sistemica
- apparato respiratorio: broncocostrizione
- App.genitourinario: contrazione della muscolatura liscia
- Secrezioni esocrine: stimolazione HCl (H2 mediato); a concentrazioni più elevate
stimola anche la produzione di muco e l’attività secretoria di ghiandole lacrimali,
salivari, sudoripare e intestinali.
- SNP: l’istamina stimola le terminazioni nervose sensoriali mediante l’attivazione
dei recettori H1 generando impulsi verso il SNC, dando origine alle sensazioni di
prurito, bruciore o dolore pungente, a seconda della concentrazione locale di
istamina.
- cute [triplice risposta di Lewis—> eritema puntiforme, pomfo, alone
eritematoso periferico]
- L’istamina induce anche il rilascio di neuropeptidi (sostanza P, neurochinina A)
che sono a loro volta potenti sostanze vasoattive (vasodilatazione) e leiomioattive
(effetti spasmogeni diretti sulle muscolature lisce extravasali, sopratutto bronchiale
e gastrointestinale)
- L’istamina prodotta dagli istaminociti ha un ruolo nella regolazione della
secrezione acida gastrica, esercitando una modulazione positiva della secrezione di
HCl da parte delle cellule parietali ( effetto H2-mediato). Tramite la contemporanea
stimolazione dei recettori H3 espressi sugli istaminociti e sulle terminazioni vagali,
l’istamina riduce la sua stessa liberazione (azione autocrina).
- L’istamina è coinvolta nella regolazione del ritmo sonno-veglia, favorendo in
particolare lo stato di veglia. (Mediato dai recettori H1). L’istamina interviene
nell’attivazione del riflesso del vomito. Insieme all’Ach ha un ruolo nella
trasmissione al centro del vomito di stimoli provenienti dagli organi vestibolari
generati da movimenti abnormi che il corpo subisce nello spazio. Riveste quindi
un ruolo importante nell’induzione del vomito associato a cinetosi e a malattie
vestibolari. (Azione mediata dai recettori H1). Ha un ruolo anche nei processi
cognitivi e della memoria (H3-mediati).
La sintesi, il rilascio e l’azione recettoriale dell’istamina possono essere modulati
positivamente e/o negativamente da diversi farmaci. Possiamo avere:
a. Modulazione farmacologica della sintesi. La sintesi di istamina può essere
inibita da analoghi α-idrazinici e α-metilici dell’istidina (es.α-fluoro-
metilistidina) che agiscono da “substrato suicida” per l’istidino-decarbossilasi: da
tale enzima vengono decarbossilati al posto del substrato fisiologico (istidina)
dando luogo alla formazione di prodotti privi di attività farmacologica. Sono solo
a uso sperimentale
b. Modulazione farmacologica del rilascio. La degranulazione dei mastociti
può essere inibita dai cromoni (es.sodio cromoglicato), farmaci antiallergici che
nei mastociti riconoscono il loro bersaglio e agiscono stabilizzandone la
membrana. Anche gli agonisti dei recettori β2-adrenergici
(es.clenbuterolo,salbutamolo) modulano in senso negativo la degradazione di
mastociti e basofili, in quanto l’aumento di AMPc intra cellulare da essi indotto,
riduce la disponibilità di Ca2+ necessaria per il processo di esocitosi. Tale effetto,
anche se secondario, può contribuire all’efficacia clinica di questi farmaci nel
trattamento dell’asma bronchiale (specie se allergica), in cui trovano indicazione
soprattutto per il loro primario effetto broncodilatatore.
c. Modulazione farmacologica dell’azione sui recettori . L’azione dell’istamina a
livello dei suoi recettori può essere mimata o bloccata da agonisti e antagonisti
recettoriali selettivi. Tra questi gli antagonisti dei recettori H1 (es.pirilamina,
difenidramina), e gli antagonisti dei recettori H2(es.ranitidina), indicati più spesso
come antistaminici. Sono usati in veterinaria per la prevenzione e il trattamento
di varie patologie istamino-mediate (malattie allergiche, cinetosi, úlcera péptica).
Gli agonisti H3-selettivi possono essere usati come gastroprotettori (inibizione
della secrezione acida gastrica).
EICOSANOIDI
Gran parte dei prostanoidi e dei leucotrieni sono importanti mediatori della reazione
infiammatoria. Tra tutti i prostanoidi, la PGE2 possiede il più spiccato potere
flogogeno, contribuendo all’infiammazione tramite effetti sia diretti
(vasodilatazione), che indiretti attraverso la capacità di potenziare/mediare gli effetti
pro-infiammatori di altri autacoidi. Le proprietà pro-infiammatorie della PGE2 si
estrinsecano soprattutto in condizioni di infiammazione acuta, contribuendo solo in
parte in quella cronica. La PGD2 ha un ruolo di mediatore soprattutto nelle flogosi di
natura allergica. Essa infatti viene rilasciata dai mastociti in risposta all’allergene e
fornisce un attivo contributo allo sviluppo delle manifestazioni caratteristiche delle
reazioni allergico-anafilattiche.
Il LTB4 è spesso presente in focolai infiammatori di varia natura e contribuisce, in
particolare, ai fenomeni di reclutamento ed attivazione dei leucociti. Svolge un ruolo
importante soprattutto nelle infezioni batteriche poiché capace di promuovere la
migrazione, l’attività funzionale e la sopravvivenza dei neutrofili e dei monociti/
macrofagi nel sito di infiammazione.
La presenza di CysLT è stata documentata in corso di malattie allergiche dove
contribuiscono alla broncocostrizione responsabile della sintomatologia acuta, e sono
responsabili del reclutamento e attivazione degli eosinofili.
In base alla capacità di modulare vari aspetti dell’attività funzionale dei linfociti T e
B e dei monociti/macrofagi, prostanoidi e leucotrieni sono coinvolti nella regolazione
della risposta immunitaria, sia cellula-mediata che anticorpale. In generale, il LTB4 e
il TXA2 esercitano un’influenza di tipo stimolatorio, mentre le PGE2 e la PGI2 hanno
effetti complessivi di tipo inibitorio.
La febbre e la trasmissione del dolore sono i processi biologici del SNC nei quali
l’intervento dei prostanoidi è stato finora meglio caratterizzato. L’importanza di
questo coinvolgimento è tale che l’inibizione della sintesi di queste sostanze
rappresenta una valida strategia per il controllo della febbre e del dolore nella pratica
clinica. L’induzione della sintesi di PGE2 nell’ipotalamo è il meccanismo attraverso il
quale i pirogeni endogeni (es. citochine pro-infiammatorie IL-1β e TNF-α) ed esogeni
(es.endotossina batterica) determinano l’insorgenza della febbre, tipica
manifestazione di una reazione infiammatoria che coinvolge l’organismo in maniera
generalizzata. Si ritiene che la PGE2 sia prodotta dalle cellule endoteliali dei vasi
ipotalami in seguito all’induzione di COX-2 da parte dei pirogeni presenti in circolo,
e che interferisca con la funzionalità dei neuroni del centro termoregolatore,
determinando uno spostamento verso l’alto del set point della temperatura corporea.