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Disciplina sperimentale delle scienze biomediche volta allo studio delle azioni
reciproche che si instaurano tra qualsiasi sostanza e l’organismo.
FARMACO: qualsiasi sostanza esogena naturale (vegetale, minerale, animale), di
sintesi o semisintesi, che presenta proprietà fisiche, chimiche, fisico-chimiche o
chimiche, e che, somministrata nell’organismo evoca una modificazione funzionale
reversibile o irreversibile definita “risposta o attività farmacologica”.
Il farmaco, nelle sue interazioni con l’organismo, non crea nuove funzioni, ma
modifica quali/quantitativemente processi biologici già esistenti.
Un farmaco può avere uno scopo:
- Curativo
- Sintomatico
- Profilattico
- Diagnostico
- Ricreazionale (da abuso)
- Auxinico (frode)
Farmacologia:
• Generale :
- farmacodinamica—> studia le relazioni che si instaurano tra le concentrazioni
del farmaco nel sito d’azione e la misura quali-quantitativa degli effetti indotti
(relazione dose-effetto). Considera anche lo studio del meccanismo d’azione del
farmaco.
-farmacocinetica—> studia le relazioni che intercorrono tra la dose di farmaco
somministrata e le concentrazioni raggiunte da questo nel sito d’azione in funzione
del tempo e definisce i fattori che possono condizionarli. Questa correlazione
dipende dalle caratteristiche d’assorbimento, distribuzione, metabolismo,
eliminazione.
• Speciale: analizza in un contesto più ampio l’azione del farmaco
Dose attiva: quantità di farmaco necessaria per produrre una determinata risposta
farmacologica
Dose inattiva: quantità di farmaco che non determina alcuna risposta farmacologica
Foglietto illustrativo:
- Composizione del prodotto
- Categoria farmaco-terapeutica
- Indicazioni
- Controindicazioni
- Precauzioni d’uso
- Interazioni
- Avvertenze speciali
- Uso e dosi
- Sovradosaggi
- Effetti collaterali
- Condizioni di conservazione
La solubilità nei lipidi è indicata come coefficiente di ripartizione (più è elevato, più
rapidamente la molecola può diffondere attraverso le membrane). Molti fattori,
chimici, fisici, disio-patologici possono influenzare l’assorbimento dei farmaci, tra
cui la capacità del farmaco di oltrepassare le membrane biologiche, che dipende dalle
sue caratteristiche intrinseche (liposolubili, P.M., stato di interazione). Per la maggior
parte dei farmaci il passaggio attraverso le membrane avviene per diffusione passiva,
a condizione che essi, oltre che liposolubili, siano apolari, cioè privi di carica
elettrica. Poiché i farmaci sono per lo più acidi o basi deboli, il pH dell’ambiente in
cui si trovano disciolti determinerà la frazione non ionizzata che può diffondere
attraverso le membrane. Questa frazione dipenderà dalla costante di dissociazione
(pKa) del farmaco. Quindi gli acidi saranno prevalentemente indissociati (non
ionizzati) a pH acido e saranno perciò facilmente assorbibili in quanto capaci di
diffondere attraverso le membrane, mentre le basi passeranno facilmente le
membrane se si trovano in ambiente a pH basico.
I farmaci liposolubili o polari passano per trasporto attivo operato da specifici
carriers. I farmaci con P.M.>1000 vengono assorbiti solo per pinocitosi.
I farmaci altamente idrofili e con P.M.<200 possono superare le membrane per
filtrazione.
VIE DI SOMMINISTRAZIONE
NATURALI
1. Via gastroenterica (o via enterale; per os): molto usata in ambito veterinario in
quanto possiamo servirci dell’acqua di bevanda o dell’alimento per
somministrare il farmaco. L’assorbimento può avvenire in diversi tratti e in base
ad essi avremo una risposta farmacologica più o meno pronta. La velocità o
l’entità dell’assorbimento dipendono dalle caratteristiche chimico-fisiche del
composto, dalla formulazione farmaceutica, dalle condizioni ambientali del tubo
gastroenterico. Nella maggior parte dei casi il farmaco da somministrare si
presenta in forma farmaceutica solida (compresse, polveri, confetti) ma anche
liquida. L’assorbimento avviene principalmente per diffusione passiva ed è
direttamente proporzionale alla liposolubili.
- Tratto sublinguale —> in questo tratto c’è una ricca rete vascolare.
L’assorbimento del farmaco attraverso i vasi sublinguali evita la sua esposizione
al tratto gastroenterico e al fegato in quanto il circolo venoso sublinguale è
tributario della vena cava superiore e ciò consente di saltare il circolo entero-
epatico. Questa via è utile per farmaci instabili a pH gastrico o che vengono
rapidamente metabolizzati a livello epatico. Inoltre la via sublinguale assicura un
rapido e pressoché completo assorbimento del farmaco per cui esso giunge agli
organi bersaglio dando una pronta risposta; infatti questa via è detta anche “via
d’emergenza”. È poco usata in veterinaria per la scarsa collaborazione del
paziente.
- Tratto gastroenterico —> la regione anatomica del tratto gastroenterico dove
viene assorbita la maggior parte del farmaco è il piccolo intestino perché dotato
di ampia superficie assorbente e ricca vascolarizzazione. Il farmaco però deve
essere liposolubile e non ionizzato. Lo stomaco ha superficie assorbente più
limitata e il suo pH acido favorisce l’assorbimento di molecole a carattere acido.
Il tempo di svuotamento gastrico influisce sulle velocità di assorbimento
Siti di inoculo:
vena giugulare —> cavallo, bovino, piccoli ruminanti
vena auricolare —> suino
vena cefalica —> cane, gatto
vena ascellare —> volatili
vena caudale laterale —> gerbillo e altre specie non convenzionali
3. Via sottocutanea: il farmaco viene iniettato nel tessuto sottocutaneo.
L’assorbimento è più lento in quanto l’irrorazione sanguina è minore, rispetto ad
es. a quella del muscolo. È importante utilizzare soluzioni isotoniche, con pH
fisiologico. I farmaci devono essere dapprima liposolubili, non ionizzati per poter
attraversare i diversi strati sottocutanei. Una volta giunti ai capillari, devono
essere idrosolubili e ionizzati affinché avvenga l’assorbimento esterno. I fattori
che condizionano l’assorbimento per questa via sono soprattutto il grado di
irrorazione sanguigna e l’area totale di contatto della soluzione iniettata.
Complicazioni: comprarsa di dolore, ascessi, necrosi
Vantaggio: iniezione può essere praticata in qualsiasi parte del corpo in cui la
pelle sia sufficientemente rilassata e scorrevole (dorso—> piccoli animali;
giogaia—> bovino)
4. Via delle sierose-Via endoperitoneale: non è una via di prima scelta. Può essere
usata nei grossi animali per la somministrazione di grandi volumi di fluidi in
quanto il peritoneo presenta ampia superficie di assorbimento e ricca
vascolarizzazione. Il sangue presente a questo livello viene drenato dalla vena
porta per cui i farmaci somministrati per questa via subiscono intenso effetto di
primo passaggio. Nei grossi animali l’iniezione viene applicata nella fossa del
fianco.
Svantaggio —> rischio di sepsi, eventuale comparsa di aderenze peritoneali
5. Via intraparenchimale- intracardiaca, intratoracica: usate occasionalmente per
l’eutanasia dei piccoli animali. L’intracardiaca può essere usata per somministrare
adrenalina nella terapia d’urgenza dello shock, o in caso di arresto cardiaco.
6. Via intradermica: iniezione tra il derma e l’epidermide, con aghi sottili, corti
oppure con uno strumento che inietta il liquido a grande velocità (dermo-jet).
pKa della sostanza. Quando il pH eguaglia il pKa, il farmaco è per metà in forma
ionizzata. Tenuto conto che la forma indissociata è più liposolubile (apolare), in
genere gli acidi saranno prevalentemente indissociati (non ionizzati) a pH acido e
saranno perciò facilmente assorbibili in quanto capaci di diffondere attraverso le
membrane, mentre le basi vengono meglio assorbite in ambiente basico. Ci sono
delle eccezioni a questa regola, es alcuni aminoglicosidi, pur essendo basici, hanno
pKa elevato e tendono a restare dissociati in tutti i distretti dell’organismo. Nel
tubulo renale, la reazione acida dell’urina dei carnivori facilita il riassorbimento dei
farmaci debolmente acidi perché a questo pH prevale la forma indissociata, mentre
alcalinizzando le urine se ne favorisce la dissociazione, quindi l’eliminazione.
Negli erbivori il pH urinario è alcalino quindi si ha la situazione opposta. Infine,
poiché la diffusione di un farmaco attraverso una membrana è regolata dalla legge
di Fick secondo cui:
Flusso molare = (C1-C2) D x A/d dove:
C1-C2 = concentrazione del farmaco nei 2 comparti
Flusso molare = velocità di passaggio dal comparto 1 al comparto 2
D = coefficiente di diffusione che dipende dalle caratteristiche chimico-fisiche del
farmaco
A = area della membrana che il farmaco deve attraversare
d = spessore della membrana
è evidente che la velocità di attraversamento è direttamente proporzionale alla
differenza di concentrazione ai due lati della membrana; che i farmaci presentano
velocità di passaggio diverse a seconda del coefficiente di ripartizione; che il flusso
è tanto maggiore quanto maggiore è l’estensione della membrana ed è inversamente
proporzionale allo spessore della membrana.
• Filtrazione
Consiste nel passaggio di molecole con basso P.M., polari e non, attraverso i pori
della membrana sotto la spinta di una differente pressione osmotica e idrostatica
che sfrutta il normale flusso acqua tra interno ed esterno delle cellule. I pori sono
canali proteici la cui disposizione determina la formazione di canali idrofili carichi
che collegano i due lati della membrana. I soluti attraversano la membrana con una
TRASPORTO ATTIVO
Mediato da carrier. È un processo saturabile, richiede ATP. Il flusso attraverso le
membrane avviene contro gradiente e dipende dalla densità dei trasportatori e dal
numero massimo di cicli di trasporto per molecola al secondo. Il Carrier per poter
trasportare la sostanza deve prima riconoscerla , quindi legarsi specificatamente alla
sostanza che deve trasportare; poi deve effettuare: traslocazione, cioè spostare la
sostanza da un lato all’altro; rilascio della sostanza, rapido ritorno alla configurazione
iniziale.
Uniporto —> passa 1 molecola
Simporto —> 2 o più molecole nella stessa direzione
Antiporto —> 2 molecole in direzione opposta
- Traslocazione di gruppo: viene trasportata una sostanza che al contempo viene
modificata dal punto di vista chimico (es traporto degli zuccheri che vengono
fosforilati)
- Trasporto attivo propriamente detto: mediante pompa energia-dipendente
- Doppio scambio: il Carrier preleva il farmaco e lo introduce nella cellula mentre
ne assume i cataboliti tossici e li porta fuori
BARRIERE CELLULARI
LEGAME FARMACO-PROTEICO
I farmaci nel sangue possono essere in forma libera o legati alle proteine plasmatiche,
in particolare albumina (lega farmaci a carattere acido), le α-glicoproteine e le
globuline (α1,α2,β1,β2,γ) (legano farmaci a carattere basico). Il farmaco legato non è in
grado di passare nei tessuti ed essere metabolizzato o escreto. Tra farmaco e proteine
si instaurano diversi tipi di legame: covalente, ionico, idrogeno, forze di Van Der
Waals.
La forma legata è farmacologicamente inattiva, incapace di raggiungere il sito
d’azione, non può essere metabolizzata ed eliminata.
La forma libera è farmacologicamente attiva, in grado di diffondere ai tessuti, essere
metabolizzata ed eliminata.
Ogni farmaco si lega alle proteine plasmatiche in quantità specifica. Alcuni farmaci
sono dotati di scarsa capacità di legame, altri invece possono anche legarsi con
legami irreversibili (sono tossici!!).
A livello delle proteine plasmatiche esistono degli appositi siti di legame, detti
“binding sites”, che differiscono dai classici siti recettoriali, in quanto hanno la
Per VAD si considera il volume teorico di acqua corporea in cui il farmaco sarebbe in
grado di distribuirsi qualora si considerasse l’organismo animale come un unico
comparto e quindi il composto mantenesse nei tessuti in cui distribuisce la stessa
concentrazione raggiunta nel plasma.
dosesomministratamg/kg
VAD =
concentrazioneplasm aticamg/l
RIDISTRIBUZIONE
REAZIONI DI FASE I
A. Ossidazioni
- Non microsomiali: possono riguardare amine primarie endogene come le amine
simpaticomimetiche oppure alcoli e aldeidi. Nel primo caso gli enzimi coinvolti
sono le monoaminoossidasi (MAO) a localizzazione mitocondriale; nel secondo
caso, le reazioni che, in presenza di NAD, determinano dapprima la formazione
di aldeidi e quindi quella di acidi sono catalizzate rispettivamente dall’alcool- e
dall’aldeide-deidrogenasi presenti nella fase solubile.
- Microsomiali: operate da emoproteine (CYP) e flavoproteine (FMO). Sono
anche reazioni catalizzate da idrossi-steroidodeidrogenasi (HSD) presenti anche
nella fase citologica. Le reazioni avvengono in presenza di NADPH. Le più
importanti reazioni di ossidazione microsomiale sono:
• Idrossilazione aromatica: i metaboliti prodotti sono in maggioranza fenoli; possono
risultare meno attivi
• Idrossilazione alifatica
• Epossidazione di composti policiclici e alifatici insaturi: reazione di interesse
prevalentemente tossicologico in quanto i metaboliti (epossidi) hanno spesso
carattere di instabilità e reattività e tendono a reagire con le macromolecole
cellulari formando complessi stabili detti “addotti” e determinando alterazioni
potenzialmente gravi
• N-, O-, e S-dealchilazione: i metaboliti derivati hanno in genere minore attività
farmacologica
• N- e S-ossidazione
• Desulfurazione ossidativa
B. Riduzioni: catalizzate da enzimi a localizzazione microsomiale e/o citosolica che
utilizzano quali fonti di elettroni il NADPH e il NADH
C. Idrolisi: catalizzate da esterasi e amidasi a localizzazione microsomiale. In
alcuni casi si possono generare metaboliti più attivi (es. idrolisi dell’acido
acetilsalicilico ad acido salicilico); più spesso si ha la riduzione dell’attività
farmacologica e la rapida escrezione, prevalentemente come metaboliti di fase II.
REAZIONI DI FASE II
Induzione enzimatica
Inibizione enzimatica
Dieta ESTERNI
Specie Condizioni
INTERNI
Sesso
Razza
Condizioni
Polimorfismi
INDUZIONE ENZIMATICA
Processo attraverso il quale un farmaco riesce a bloccare gli enzimi deputati alla
biotrasformazione di altri farmaci. In questo caso avremo una risposta farmacologica
in eccesso dei farmaci inibiti. L’inibizione è caratterizzata da un tempo di latenza
molto minore e può manifestarsi anche dopo un’unica esposizione. Affinché non si
verifichi l’inconveniente di una risposta farmacologica eccessiva data dai farmaci
inibiti, occorre ridurre la dose di farmaco inibitore.
Conseguenze dell’inibizione enzimatica —> nel caso che il farmaco, il cui
metabolismo risulta rallentato, sia attivo come tale si osserverà generalmente un
rallentamento della cinetica con un aumento della biodisponibilità e del picco ematico
ed un prolungamento dei valori dell’emivita plasmatica. Risulta pertanto possibile un
accumulo tessutale e, nel caso di farmaci con basso indice terapeutico, la comparsa di
fenomeni di tossicità anche gravi.
Dopo aver svolto la loro azione, i farmaci vengono escreti come tali o, dopo
biotrasformazione, sotto forma di metaboliti, attraverso gli emuntori naturali. Le vie
di eliminazione dei farmaci sono distinte in:
- Vie principali: via urinaria o renale, via epato-intestinale
- Vie secondarie: via polmonare, via ghiandolare (sudore, lacrime, saliva), via
cutanea, via mammaria
La predilezione di una rispetto ad un’altra, dipende dalle caratteristiche fisico-
chimiche del farmaco. I farmaci ionizzati, idrosolubili e metaboliti idrosolubili
vengono escreti principalmente per via renale. I farmaci voltili vengono eliminati
preferenzialmente per via polmonare. I farmaci e relativi metaboliti liposolubili e non
ionizzati escreti con la bile, la saliva, il succo gastrointestinale e pancreatico, non
riassorbiti a livello intestinale, vengono eliminati attraverso la via epato-intestinale,
mediante le feci.
1. Via renale: principale via di eliminazione dei farmaci e dei loro metaboliti,
prevalentemente ionizzati ai valori di pH fisiologici e scarsamente liposolubili, e
sfrutta i meccanismi di regolazione per il mantenimento della corretta
composizione chimica dell’organismo animale. Le molecole a bassa
liposolubilità e ionizzate nel plasma vengono escrete rapidamente, invece gli
elettroliti deboli, liposolubili e scarsamente ionizzati vengono eliminati molto
lentamente. I processi che si verificano sono:
- Filtrazione glomerulare: consente la produzione di pre-urina per filtrazione di
molecole idrosolubili, libere (non legate alle proteine plasmatiche) e ionizzate; tale
processo è regolato oltre che dalla pressione idrostatica, dalla permeabilità dei
capillari glomerulari e dalla capsula di Bowman, che permettono solo il passaggio
di molecole in soluzione. Inoltre la velocità di filtrazione di un farmaco è
proporzionale al flusso ematico renale, alla sua concentrazione plasmatica e al suo
grado di legame con le proteine ematiche. I farmaci legati alle proteine rimangono
in circolo e non passano nell’ultrafiltrato glomerulare in quanto non riescono ad
attraversare i pori della parete vasale
Un composto per essere escreto per via biliare deve avere P.M. maggiore di 300
Dalton.
Un fattore condizionante l’escrezione biliare è la coniugazione con acido
glucuronico. In base alla capacità di eliminare i farmaci per via biliare, gli animali
vengono distinti in:
• Escretori biliari efficienti (ratto, cane, pollo)
• Escretori moderatamente efficienti (gatto, ovino)
• Escretori scarsamente efficaci (cavia, coniglio, scimmia, uomo)
L’eliminazione per via biliare è molto lenta in quanto i farmaci pervenuti nel piccolo
intestino possono essere riassorbiti e ritornare al fegato per via portale. I metaboliti
glucuronati possono essere idrolizzati dalla flora batterica intestinale e, riacquistando
l’originale liposolubilità, essere riassorbiti. L’escrezione biliare seguita da
riassorbimento intestinale, nota come circolo entero-epatico, ritarda l’eliminazione di
molti composti, aumentandone la concentrazione nella bile e prolungando la durata
d’azione. I farmaci eliminati con le feci possono essere escreti dalla via castro-
intestinale prima di essere assorbiti, oppure essere escreti attraverso saliva, succo
gastrico, enterico e pancreatico nel tubo digerente. Con la saliva vengono di norma
eliminati cianuri, bromuri, ioduri, Pb, Ba, Hg, che però, dopo la deglutizione della
saliva, attraverso il circolo gastro-salivare e il circolo entero-salivare, sono
nuovamente assorbiti. Il circolo gastro-salivare è tipico di alcuni antibiotici, es
spiramicina, che possono essere utili in caso di affezioni del cavo orale. Con il succo
gastrico e intestinale vengono eliminati la maggior parte degli alcaloidi, in particolare
i derivati dell’oppio, i veleni ofidici, la ricina…inoltre, molti purganti sono eliminati
attraverso il tenue; tuttavia, tali composti vengono in parte riassorbiti lungo il tubo
digerente, attraverso il circolo gastroenterico e il circolo entero-enterico.
3. Via polmonare: le sostanze allo stato gassoso o volatili alla temperatura
corporea vengono eliminate con l’aria espirata, attraverso gli alveoli. Es. anestetici
inalatori (etere dietilico, protossido di N, alotano), oli essenziali, acetone, acido
cianidrico. Alcuni farmaci, dopo metabolizzazione, cambiano caratteristiche e
vengono eliminati per via extrapolmonare. I fattori che influenzano l’eliminazione dei
farmaci gassosi o volatili sono:
BIODISPONIBILITA’
Didascalia
AUCorale, i . m . , s . c .
Biodisponibilità F = x100
AUCe . v .
CLEARANCE
Volume di sangue depurato dal farmaco per unità di tempo (espressa in ml/min).
velocita′dieliminazionedel far m aco
Clearance =
concentrazioneplasm aticadel far m aco
STATO STAZIONARIO
RECETTORI
CANALI IONICI
Sono macromolecole proteiche complesse, spesso costituite da più subunità che
attraversano la membrana plasmatica. Le subunità sono riunite in modo da formare
un canale idrofilo la cui apertura dipende dall’instaurarsi del legame farmaco-
recettore. I canali ionici sono selettivi per una o poche specie ioniche. A parte alcuni
canali che sono costantemente aperti, i canali sono di norma in modalità chiusa e si
aprono solo in presenza di uno stimolo appropriato, rimanendo aperti per pochi msec.
Possiamo avere:
• Canali ionici voltaggio-dipendenti: si aprono in seguito ad una depolarizzazione
della membrana. Hanno alto livello di selettività per il Na+, K+, Cl-, Ca2+.
• Canali ionici attivati da ligando (ionotropi): vengono suddivisi in 3 principali
raggruppamenti:
- Recettori pentamerici —> 5 subunità che circoscrivono un canale attraverso il
quale avviene il flusso di ioni. Il flusso può essere di :
→ cationi (recettore nicotinico; recettore serotoninergico)
→ anioni (recettore GABAergico; recettore della glicina)
- Recettori tetramerici —> recettore del glutammato, tra i quali:
→recettori NMDA
→recettore AMPA
→recettori del Kainato
- Recettori trimerici —> recettore per le purine
Recettore GABAergico
Il recettore GABAA (ionotropo) è uno dei due recettori per il GABA, presenti. nel
SNC, insieme al recettore GABAB(metabotropo). È un canale per il cloro presente a
livello post-sinaptico. Il canale è formato da diverse subunità, leggermente diverse a
seconda del distretto nervoso in cui si trova, distinte in α, β, γ, δ, ε. L’associazione più
comune è:
- 2 subunità α
- 2 subunità β
- 1 subunità γ
Il GABA è agonista endogeno del recettore. Esistono molti agonisti e antagonisti del
GABAA, che si legano alle diverse subunità.
Benzodiazepine
Agonisti Antagonista sub. α
Ciclopirroloni
sub. α
Gli AMPA sono i recettori più presenti nel cervello e i principali mediatori della
trasmissione eccitatoria veloce.Sono recettori postsinaptici e mediano una risposta
eccitatoria rapidissima; il loro legame con il ligando induce una depolarizzazione
dovuta all’ingresso di ioni Na+ e Ca2+. Sono composti da 4 subunità (GluR1-4).
I recettori Ka sono sia post-sinaptici che pre-sinaptici. I pre-sinaptici modulano la
liberazione del neurotrasmettitore con un meccanismo a feed-back positivo, cioè
l’attivazione del recettore pre-sinaptico da parte del glutammato induce la liberazione
del neurotrasmettitore. I recettori post-sinaptici sono molto permeabili al Na+. Sono
formati da subunità Ka1-2 e GluR5-7 che si combinano tra loro. Questi recettori sono
prevalentemente espressi nello striato, nei nuclei reticolari del talamo, nell’ipotalamo,
negli strati profondi della corteccia cerebrale, nell’ippocampo. Svolgono un ruolo
importante nello sviluppo e nella plasticità del SNC in quanto alla nascita variano in
numero e nell’espressione delle diverse subunità. Hanno come agonista selettivo
l’acido kainico.
I recettori NMDA sono post-sinaptici, altamente permeabili al Ca2+ . Sono composti
dalle subunità NR1, NR2A-D, NR3A-B. La particolarità della subunità NR1 è data dalla
sequenza di aminoacidi che delimita la parete del poro-canale, ove sono presenti dei
siti di asparagina che rendono questo recettore altamente permeabile al Ca2+, e
conferiscono a questo recettore altre proprietà come quella di legare il magnesio. Tale
peculiarità è utile perché è necessaria una depolarizzazione di membrana che spiazzi
gli ioni magnesio dal canale occupato dal Ca2+. Affinché ci sia la depolarizzazione è
necessario che il Ca2+ entri; per far questo, oltre il ligando, il recettore NMDA deve
legare un’altra sostanza su un sito allosterico. Questa sostanza è la glicina. Per
l’attivazione del canale è necessario:
- legame del ligando al recettore
- legame della glicina al sito allosterico
- rimozione degli ioni Mg2+
I recettori NMDA legano i ligandi endogeni L-glutammato, L-aspartato, L-
omocistinato e chinolinato. All’interno del canale c’è un sito per il legame degli ioni
magnesio. Un quarto sito di legame lega gli antagonisti non competitivi. Un quinto
sito lega lo zinco che media il blocco del canale voltaggio-dipendente; un sesto sito
lega le poliamine (spermina, spermidina e putrescina). Un ulteriore sito lega i protoni
il cui legame determina un blocco allosterico del recettore. L’attivazione del recettore
NMDA può avvenire solo se contemporaneamente sia il glutammato che la glicina
interagiscono su di esso nei loro siti di legame. L’attivazione dei recettori NMDA
determina l’ingresso di Ca2+ a cui segue:
• Attivazione della fosfolipasi A2 che determina un potenziamento del rilascio
presinaptico e un’inibizione della captazione gliale del glutammato.
• Attivazione nitrossido-sintetasi che genera ossido nitrico che, a sua volta, attiva
la sintesi di GMP-ciclico nelle terminazioni nervose e stimola la captazione del
gluatammato.
• Attivazione dell’ornitina-decarbossilasi che porta alla sintesi di poliamine con
il risultato finale di potenziare l’influsso di Ca++.
• Attivazione protein-chinasi C che fosforila il recettore e regola il blocco del
magnesio.
Più in generale, gli effetti finali sono di tipo trofico (durante la formazione di contatti
sinaptici), di tipo regolatorio della trasmissione sinaptica (nei processi di
apprendimento e memorizzazione, potenziamento e depressione sinaptica di lunga
durata) ed, infine, di tipo tossico che possono produrre necrosi neuronale.
I recettori HCN sono anche particolarmente importanti per la regolazione del battito
cardiaco.
RECETTORI METABOTROPI
Sono recettori che rispondono all’arrivo di ligandi extracellulari e danno il via ad una
cascata di processi metabolici all’interno del citoplasma. Possono essere costituiti da
una singola catena polipeptidica, o da 2 diverse subunità, che in presenza del ligando
si uniscono tra di loro. Dal punto di vista funzionale possiamo classificarli in 2 grandi
famiglie:
- recettori ad attività enzimatica
- Recettori legati alle proteine G
Recettori intracellulari
Appartengono a questa famiglia i recettori per gli ormoni steroidei, per la tiroxina,
per le vitamine liposolubili (A e D), per gli acidi retinoici. Sono proteine
citoplasmatiche o nucleari, costituiti da una singola catena polipeptidica in cui sono
presenti 3 regioni:
- il terminale carbossilico in cui si riconosce il sito di legame per l’ormone
- il terminale amminico
- una regione centrale dove è presente il sito per il riconoscimento di regioni
specifiche sul DNA
Il recettore è inattivo quando non è presente il ligando specifico e questo stato di
quiescenza è assicurato dall’interazione con proteine specifiche definite “heat shock
proteins (HSP)”. In seguito al legame con l’ormone si ha un cambiamento
conformazionale che permette la dissociazione delle HSP cui segue la dimerizzazione
del recettore, che si associano a sequenze specifiche dette “hormone responsive
elements (HRE)” localizzate in corrispondenza di promotori dei geni la cui
traslocazione viene stimolata dall’ormone. Vengono così sintetizzati RNAm specifici
che promuovono la sintesi di proteine a livello cellulare.
AZIONE FARMACOLOGICA
DL50
Q.T =
DE50
Tale indice rende l’idea della maneggevolezza del farmaco: se per es per una
sostanza DL50 =10 e la DE50 =5, l’I.T. =2; ciò significa che raddoppiando la dose
efficace di quel farmaco si avrà una quantità che porta a morte, quindi tale farmaco
è molto pericoloso. Se DL50 =1000 e DE50 =5, l’ I.T. =200 quindi bisognerebbe
aumentare di 200 volte la dose efficace prima di raggiungere la dose che porterebbe
a morte.
Se I.T=1 la sostanza è veleno in quanto DL50 = DE50
Se I.T.=10 la sostanza potrebbe causare qualche reazione avversa
Se I.T.=1000 il farmaco non desta preoccupazioni
Di conseguenza sono migliori i farmaci ad alto indice terapeutico.
FARMACO-TOLLERANZA (O FARMACO-ABITUDINE)
INTOLLERANZA FARMACOLOGICA
Fenomeno che si rileva in quegli organismi in cui riscontriamo una risposta
esagerata, anomala, rispetto a quella osservata, con lo stesso farmaco usato alla dose
terapeutica, in un organismo che risponde in maniera normale. L’intolleranza
farmacologica non è dose-dipendente, in quanto si realizza già alla prima
somministrazione. I fenomeni di intolleranza sono essenzialmente 2:
- idiosincrasia dovuta in genere a carenze enzimatiche
- Allergia su base immunologica
Allergia
Risposta abnorme alla dose terapeutica di un farmaco su base immunitaria. Affinché
avvenga una risposta allergica, deve esserci stata una precedente sensibilizzazione. In
seguito, la riewsposizione al farmaco può scatenare la risposta allergica.
Alcuni farmaci costituiti da proteine e da grandi polipeptidi possono stimolare
direttamente la produzione di anticorpi. Tuttavia, la maggior parte dei farmaci agisce
da aptene (molecola che di per sé non induce risposta anticorpale, cioè non ha
proprietà immunogeniche, ma se legata ad un carrier è in grado di stimolare la
formazione di anticorpi) legandosi a proteine sieriche o cellulari, compresi i peptidi
legati alle molecole del complesso maggiore di istocompatibilità. Il legame rende la
proteina immunogena stimolando, la produzione di anticorpi antifarmaco, la risposta
delle cellule T contro il farmaco, oppure entrambi. Gli apteni possono anche legarsi
direttamente alle molecole del complesso maggiore di istocompatibilità di classe II,
attivando direttamente le cellule T.
Alcuni farmaci agiscono come proapteni, diventando apteni una volta metabolizzati.
Idiosincrasia
Risposta abnorme, non derivata dal sistema immunitario, ma su base genetica,
dipendente dalla presenza di enzimi alterati o dalla loro assenza, che modificando il
farmaco possono portare a intermedi tossici e dannosi. A differenza delle allergie non
è necessaria una sensibilizzazione; inoltre più grande è la dose più è facile che alla
prima somministrazione si possa avere un fenomeno di tipo idiosincrasico.
Le reazioni idiosincrasiche possono essere distinte in:
- reazioni indotte da ridotta sintesi di enzimi
- Reazioni indotte da sintesi di enzimi alterati
- Reazioni indotte da proteine trasportatrici alterate
FORME FARMACEUTICHE
-rivestimento con cheratina o altri polimeri resistenti agli acidi per conferire
gastroresistenza
• Confetti. Sono compresse sottoposte ad un processo di rivestimento detto
confettura, le cui finalità possono essere:
-proteggere il principio attivo da possibili alterazioni
-nascondere odori e sapori sgradevoli
-associare tra loro sostanze incompatibili, ponendole una nel nucleo e una nel
rivestimento, oppure due sostanze di cui una deve agire a livello gastrico (nel
rivestimento) e una a livello enterico (nel nucleo)
-allestire preparazioni long-acting utilizzando lo stesso principio attivo sia
all’esterno (rilascio rapido) che nel nucleo (rilascio più lento)
-conferire aspetto gradevole
I passaggi effettuati sono:
-gommatura: aumenta la resistenza meccanica del nucleo e impedisce all’umidità
di danneggiare il principio attivo. Si usano a questo scopo miscele di gomma
arabica e zucchero a velo, talco, ossido di magnesio, amido
-ingrossamento: bagnando con sciroppo caldo le compresse e spolverizzandole con
zucchero a velo addizionato di talco e/o caolino, ripetendo l’operazione fino a
raggiungere lo spessore voluto
-colorazione e lucidatura
Lo svantaggio è che i confetti non si possono dividere
• Capsule. Costituite da un involucro di gelatina solubile nel cui interno
c’è il principio attivo. Ce ne sono di due tipi:
-capsule opercolate: sono rigide e cilindriche, costituite da due emicilindri
incastrati uno nell’altro che racchiudono all’interno il principio attivo miscelato
con gli eccipienti
-capsule non opercolate o gelatinose: dette anche ovuli (sezione ovalare) o perle
(sezione sferica). Hanno consistenza morbida, il principio attivo è in genere in
forma liquida.
L’involucro gelatinoso permette di mascherare odori e sapori sgradevoli.
FARMACOVIGILANZA
La farmacovigilanza comprende tutte quelle attività utili allo studio dei rischi e degli
ulteriori benefici che derivano dall’uso terapeutico di farmaci impiegati nella pratica
clinica, non ha limiti di tempo e corrisponde alla vita commerciale del farmaco.
“Insieme delle attività il cui obiettivo è quello di definire, in modo continuativo, le
migliori informazioni possibili sulla sicurezza dei farmaci permettendo così
l’adozione delle misure opportune e in tal modo assicurare che i farmaci disponibili
sul mercato presentino, nelle condizioni di utilizzo autorizzate, un rapporto rischio-
beneficio favorevole per la popolazione”
Farmacovigilanza:
- passiva —> raccoglie eventi spontaneamente segnalati
- Attiva —> raccoglie eventi attivamente indagati
Gli obiettivi della farmacovigilanza veterinaria sono:
- studio degli effetti indesiderati negativi da medicinali veterinari sugli animali
- studio degli effetti indesiderati negativi da medicinali veterinari sull’uomo che ne
viene accidentalmente in contatto
- Studio dei fenomeni di scarsa efficacia dei medicinali
- Verifica della validità dei tempi di sospensione
- Studio degli eventuali problemi relativi all’ambiente correlati all’uso dei
medicinali
- Raccolta di informazioni sulle modalità di prescrizione e l’uso di farmaci
(farmacosorveglianza)
- Nuove indicazioni terapeutiche
- Identificare le reazioni avverse dei farmaci (ADR) non note e stimare la loro
incidenza
- Migliorare e aumentare le informazioni sulle ADR note, quantificando l’incidenza
sia delle gravi che delle non gravi
Segnalazione spontanea
Un metodo per controllare il comportamento dei farmaci nella pratica clinica è
rappresentato dalla raccolta e studio dei dati provenienti dalle segnalazioni spontanee
inviate dai sanitari (veterinari, farmacisti) e dai proprietari degli animali ad un centro
di raccolta. Si utilizzano apposite schede di segnalazione, che sono costituite da 3
parti: una parte dedicata ai dati anagrafici del segnalatore, una dove si raccolgono i
dati relativi all’animale trattato, una sul farmaco somministrato, la descrizione della
sintomatologia manifestatasi in seguito a somministrazione e l’eventuale terapia
eseguita per contrastare la reazione avversa.
La segnalazione ricevuta viene studiata e classificata. Si cerca di stabilire se esiste
una relazione causa-effetto tra la somministrazione del farmaco e i sintomi descritti.
Si tratta di effettuare una diagnosi differenziale per escludere altre possibili cause in
Provvedimenti
- archiviazione della segnalazione: sempre adottato (informatizzato o in cartaceo); i
dati raccolti serviranno per studi di farmacoepidemiologia e per la valutazione
dell’incidenza delle SAR. Consente la valutazione del bilancio rischio/beneficio
relativo all’impiego del farmaco
- Eventuali misure restrittive: sospensione o revoca all’immissione in commercio;
introduzione di avvertenze, reazioni avverse, controindicazioni o limitazioni delle
indicazioni modifica incidenza; introduzione nel foglietto illustrativo, nonché di
appositi riferimenti in etichetta, di una specifica avvertenza
- Attivazione del sistema di Allerta Rapida: è una condizione di emergenza sanitaria
nazionale o comunitaria conseguente ad una variazione del rapporto rischio/
beneficio relativa all’efficacia e alla sicurezza d’impiego di un medicinale
veterinario.
Scopi: - richiamo e/o sequestro immediato dal mercato di uno o più farmaci o lotti
- sospensione e/o revoca della commercializzazione di uno o più medicinali
veterinari o lotti
Normativa
La farmacovigilanza veterinaria è regolata dal D.lo 193/2006 dove sia tabilisce
l’obbligatorietà per i medici veterinari e i farmacisti della segnalazione dei possibili
effetti collaterali e delle sospette diminuzioni di efficacia legate all’uso di farmaci
veterinari, di cui vengono a conoscenza. La segnalazione deve essere effettuata entro
6 giorni lavorativi, tranne in caso di effetti collaterali negativi sugli animali e
sull’uomo, nei quali casi deve essere effettuata entro 3 giorni lavorativi.