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Farmacognosia e Fitoterapia

Corso di Laurea in Farmacia - III Anno - 10 CFU

Anno Accademico 2018/19

Obiettivi formativi:

Il corso ha la finalità di fornire adeguate conoscenze relative alle piante medicinali, ai loro principi attivi, alla
loro attività farmacologica al fine di un loro possibile impiego a scopi terapeutici.

Prerequisiti:

Lo studio della Farmacognosia e della Fitoterapia presuppone conoscenze di base di Biologia vegetale e di
Botanica farmaceutica.

Testi di riferimento:

F. Capasso, R. De Pasquale, G. Grandolini, N. Mascolo, “Farmacognosia.

Farmaci naturali, loro preparazioni ed impiego terapeutico”, Springer Verlag Italia, Milano.

A. Bruni, “Farmacognosia generale e applicata. I farmaci naturali”, Piccin Nuova Libraria, Padova.

F. Capasso, G. Grandolini, A.A. Izzo, “Fitoterapia. Impiego razionale delle droghe vegetali”,

Springer Verlag Italia, Milano.

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Contenuti dell’insegnamento:

Parte generale:

- Utilizzo delle droghe vegetali: qualità, efficacia e sicurezza di impiego.

- Aspetti normativi.

- Fitocomplesso e sostanze pure.

- Costituenti primari e secondari.

- Carboidrati. Amido. Gomme (adragante, arabica). Agar.

- Glicosidi cardioattivi, antrachinonici, fenolici, salicilici. Flavonoidi.

- Tannini. Alcaloidi. Terpeni. Olii essenziali. Balsami. Resine.

- Biogenesi dei principi attivi: fattori naturali e artificiali che influenzano la composizione di una droga.

- Raccolta delle piante medicinali, tempo balsamico, essiccamento e conservazione delle droghe.

- Controllo di qualità delle droghe secondo la Farmacopea U.I.

- Preparazioni fitoterapiche da piante secche e da piante fresche.

- Effetti collaterali delle piante medicinali, controindicazioni, cautele, interazioni farmacologiche.

Parte speciale:

- Droghe relative all’apparato gastroenterico:

Stomatici: Altea, Malva, Camomilla (comune e romana).

Eupeptici: China, Genziana, Rabarbaro e spezie varie.

Carminativi: Anice (verde e stellato), Finocchio, Cumino.

Antispastici: Atropa Belladonna, Menta, Liquirizia.

Emetici: Ipecacuana.

Antiemetici: Zenzero.

Epatobiliari: Boldo, Cardo Mariano, Carciofo, Tarassaco.

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Lassativi: Manna, Lino, Psillio, Tamarindo.

Purganti: Aloe, Cascara, Frangola, Senna, Ricino.

- Droghe relative all’apparato respiratorio:

Antitussivi centrali: Papaver Somniferum.

Antitussivi antispasmodici: Edera.

Antitussivi mucillaginosi: Altea, Malva, Lichene islandico, Tiglio.

Espettoranti diretti: Eucalipto, Pino, Timo.

Espettoranti indiretti: Liquirizia, Ipecacuana.

- Droghe relative all’apparato cardiovascolare:

Cardiotonici: Biancospino, Digitale, Strofanto.

Vasoprotettori: Amamelide, Ippocastano, Mirtillo, Centella.

Ginkgo biloba.

- Droghe relative all’apparato urinario:

Diuretici: Bardana, Equiseto, Verga d’oro, Ortosifon.

Antisettici delle vie urinarie: Uva ursina, Mirtillo americano.

- Droghe relative al sistema nervoso:

Neurostimolanti: Noce vomica, droghe xantiniche.

Neurodepressori: Lavanda, Melissa, Passiflora, Valeriana, Luppolo.

Antidepressivi: Iperico.

- Adattogeni:

Panax ginseng, Eleuterococco, Rhodiola.

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- Antinfiammatori-antireumatici:

Arnica, Arpagofito, Salice, Boswellia, Perilla.

- Immunostimolanti:

Echinacea, Astragalo, Propoli.

Papaya.

- Rimedi vegetali per il controllo del peso corporeo:

Gomma Guar, Glucomannano, Chitosano, Arancio amaro, Tè verde, Fucus, Laminaria, Garcinia, Griffonia,
Centella.

- Rimedi vegetali nelle iperlipidemie:

Carciofo, Aglio, Glucomannano, Riso rosso fermentato, Guggulsterone, Bergamotto.

- I fitoestrogeni:

Cimicifuga racemosa, Trifoglio, Soia, Luppolo.

- Piante medicinali e sistema cutaneo:

Camomilla, Olio di Enotera e di Borragine, Calendula, Amamelide, Aloe vera, Arnica, Bromelaina, Centella,
Olio d’Iperico, Echinacea, Olio di Melaleuca, Melissa.

- Piante medicinali ad attività antitumorale:

Colchicum autumnale, Vinca rosea, Taxus brevifolia, Mandragora selvatica, Camptotheca acuminata,
Viscum album, Tè verde.

Piante medicinali ad attività ipoglicemizzante:

Gymnema silvestre, Stevia rebaudiana, Opuntia ficus indica.

Piante medicinali ad attività antiprostatica:


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Serenoa repens, Urtica dioica, Pygeum africanum.

Piante medicinali nel trattamento della disfunzione erettile:

Yohimbe, Muira puama, Damiana, Tribulo terrestre, Catuaba, Maca, Ginseng, Ginkgo biloba.

Gli antiossidanti.

Eritroxilon coca, Oppio, Canapa.

Il Tabacco.

Utilizzo dei prodotti fitoterapici in gravidanza e allattamento.

Colture cellulari e test in vitro nello studio di sostanze naturali.

Colture cellulari vegetali in vitro.

Prova scritta: 5 domande sulla parte generale

Prova orale: parte speciale

Il voto è la media dei due. Si hanno 6 mesi di tempo per farli entrambi. Una settimana di tempo per fare
l’esame orale.

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27/02/19

Concetti di base
Farmacognosia: imparare a conoscere il farmaco di origine naturale:

- Vegetale  quello che ci interessa in questo caso


- Animale
- Minerale

Lo studio della farmacognosia ha radici molto antiche. È stata la prima forma di medicina utilizzata dall’uomo il
quale prima usava le piante non solo come cibo ma anche per curarsi. Usate molto nel mondo asiatico e
africano. Non c’erano studi scientifici alle spalle ma il tutto si basava su considerazioni empiriche: usandoli e
vedendo che funzionavano.

Antichi scritti:

- Erbari cinesi di Pen ts’ao dell’imperatore Shen Nung detto “padre della medicina cinese” (2800 a.C.)
- Papiri es. di Ebers (1550 a.C.)
- Codice di Hammurabi (200 a.C.) contiene prescrizioni mediche
- Tavolette di argilla delle civiltà mesopotamiche
- Libri indiani di Aiurveda (100-800 a.C.)

Il picco dell’impiego della fitoterapia è nel Medioevo, dove viene molto usata in Europa. Ci sono i padri della
fitoterapia:

 Ippocrate (460-370 a.C.)


 Teofrasto (371-286 a.C.) “De historia plantarum”
 Mitridate (132-63 a.C.)
 Dioscoride (I sec.d.C.) “De materia medica”
 Plinio (23-79 d.C.) “Naturalis historia”
 Galeno (138-201 d.C.) “De simplicium medicamentorum temperamentis et facultatibus”. Creatore del
concetto del galenico, valido tuttora.

Tra il 1100 e il 1200 nasce il concetto di farmacia come luogo di preparazione delle medicine, seguendo testi
ufficiali detti:

 Antidotari: sono più antichi

 Dispensari: precursore della nostra farmacopea

Col tempo si è arrivati ad isolare i principi attivi (sono i componenti responsabili dell’attività della pianta stessa)
come ad esempio:

 1806 morfina  l’oppio si ricava dal papaver somniferum (capsula che viene incisa, esce un lattice, si
addensa all’aria e va a costituire l’oppio) è un ottimo antidolorifico
 1820 caffeina  dai chicchi della pianta del caffè, è un neurostimolante
 1828 nicotina  dalla pianta del tabacco
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 1833 atropina  dalle piante dell’atropa bella donna, provoca dilatazione dell’occhio e antispastico
intestinale
 1855 cocaina  dalle foglie di coca, anestetico locale e pochi altri usi terapeutici

Interesse per i prodotti naturali


L’avvento dei procedimenti della chimica sintetica, delle biotecnologie, della ingegneria genetica ha
fatto compiere nel secolo scorso enormi progressi nella progettazione, nello studio e nella produzione di nuovi
farmaci. Ma alla fine del XX secolo si è registrata una grande ripresa nella commercializzazione di
fitomedicamenti. L’uso di farmaci di origine vegetale si è diffuso dai Paesi di consolidata tradizione (Germania
e Francia) agli altri Paesi europei che hanno risentito inoltre dell’influsso delle medicine asiatiche.

L’Italia non ha la tradizione di uso di prodotti naturali. Per l’Europa si usano spesso in Germania e Francia, in
Italia è più recente. Per la legislazione si procede parallelamente negli Stati Uniti, Europa e Giappone.

Farmacognosia oggi
• Identificare e descrivere i caratteri morfologici macro- e microscopici delle piante medicinali

• Studiare i principi attivi e i procedimenti più adatti per la loro estrazione

• Indagare le attività della pianta medicinale su un sistema vivente e indicare le possibili applicazioni
terapeutiche

• Valutare le variazioni di composizione e quindi di attività in relazione a fattori intrinseci ed estrinseci


(possono far variare la composizione della pianta). Ad esempio la canapa contiene due principi attivi:
uno responsabile dell’azione d’abuso, l’altro è molto studiato e responsabile di effetti positivi. Questi
studi permettono ai coltivatori di coltivare delle piante che abbiano il minimo di concentrazione del pa
negativo e il massimo di quello positivo.

Scienza delle piante medicinali


- Fitoterapia: applicazione terapeutica delle droghe
- Fitofarmacia: preparazioni fitofarmaceutiche
- Fitochimica: composizione chimica delle droghe

Fitoterapia oggi
La fitoterapia in questi ultimi decenni si è trasformata, evolvendosi in senso scientifico e razionale, con
studi approfonditi dei principi attivi e dell’attività farmacologica, che hanno portato ad un notevole aumento
della credibilità. Naturale non sempre è sinonimo di sicuro, spesso all’interno della pianta o della droga stessa
ci sono delle componenti tossiche che vanno eliminate. Ad esempio i semi dell’olio di ricino vengono pressati a
freddo in modo da evitare la formazione di componenti tossiche. Anche il tassolo (antitumorale) deve essere
purificato perché contiene componenti tossiche. Altre volte è una parte della pianta che contiene sostanze
tossiche, come nel caso dell’atropa bella donna: la droga è data dalle foglie e dalle radici dove troviamo la
scopolamina. Le bacche sono mortali. Un altro esempio è dato dalla ginko biloba: i suoi frutti sono delle

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bacche che contengono una sostanza molto tossica, si registrano morti accidentali di bambini che le
ingeriscono. Bisogna quindi sempre verificare la sicurezza della droga ma anche della pianta stessa.

Terapia effettuata con piante medicinali o droghe vegetali, usate da sole o in miscela, o sotto forma di
derivati galenici* semplici o complessi.

* Da Claudio Galeno (138-201 d.C.)

Nel “De simplicium medicamentorum temperamentis et facultatibus” si trovano i concetti di :

• Ricetta medica: elenco di tutte le sostanze da utilizzare

• Medicamento semplice o composto

• Preparazioni farmaceutiche: bisogna seguire le informazioni del formulario nazionale

Galenica è una preparazione farmaceutica codificata da un testo ufficiale (es. Formulario Nazionale).

Pianta medicinale
Secondo OMS: pianta che comunque introdotta (per via orale) o messa a contatto (uso topico) con un
organismo umano o animale, svolge un’attività farmacologica anche blanda. Ci sono dei prodotti naturali
anche molto potenti. Possono essere utilizzate come:

- Fitocomplesso: le piante sono miscele complesse di composti chimici con attività qualitativamente o
quantitativamente differente rispetto ai composti singoli. Dal punto di vista della ricerca è molto più complicato
studiare il fitocomplesso rispetto al complesso puro perché ad esempio l’acido (acetil)salicilico (Bayer 1899)
può essere estratto da salici provenienti da paesi differenti con climi diversi e inoltre all’interno della corteccia ci
sono altre sostanze che agiscono in sinergica con l’acido salicilico e ne condizionano l’efficacia. Se noi
isolassimo dal fitocomplesso il singolo acido salicilico, non avremmo la stessa risposta: isolare il singolo pa e
somministrarlo al paziente da una risposta diversa da quella che si ottiene somministrando un fitocomplesso.
Questo accade perché all’interno del fitocomplesso ci sono una serie di adiuvanti che condizionano l’efficacia e
la potenza del singolo pa. Bisogna tenere presente quindi la contemporanea presenza di questi costituenti che
può:
- modulare l’attività farmacologica es. rabarbaro
- potenziare l’attività farmacologica es. gingko  contengono tre categorie di principi attivi e si potenziano
reciprocamente
Il risultato farmacologico finale è spesso diverso da quello dei singoli principi attivi isolati: es. oppio  ci sono
diversi principi attivi.
Per problemi tossicologici può essere necessaria la purificazione del principio attivo: es. tasso
- Isolamento di composti puri chimicamente definiti: l’utilizzo dei principi puri non rientra nel campo
della fitoterapia in quanto sono diventati veri e propri farmaci e per le caratteristiche di purezza e per le loro ben
definite proprietà farmacologiche sono comunemente assimilati ai principi attivi di origine sintetica.

Droga
Parte della pianta medicinale impiegata in campo terapeutico perché contiene composti chimici capaci
di esplicare un’azione farmacologica. Possono essere varie parti della pianta come le radici, semi, foglie, fiori
ecc..

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Pianta officinale
Una pianta viene definita officinale quando viene utilizzata nelle officine farmaceutiche per la
produzione di specialità medicinali ma anche in altri settori industriali quali la liquoristica, la cosmetica o
l’alimentare. Es. Gentiana lutea, Citrus aurantium

Le piante che hanno fatto la medicina moderna


Oppio: purtroppo famoso per il suo uso tossicomanogeno. Si tratta di un lattice che fuoriesce dai frutti del
papaver somniferum. Queste capsule vengono tagliate longitudinalmente, esce un lattice
biancastro che poi imbrunisce all’aria, si ossida. Dal lattice pressato si ottengono dei
panetti di oppio che contengono vari principi attivi tra cui:

- Morfina: ottimo antidolorifico, forse quello più forte


- Codeina: azione bechica, anti tussiva
- Papaverina: miorilassante
- Narceina

Digitale: la terapia digitalica si effettua in caso di disturbi a livello cardiaco. Il principio attivo deriva dalla
Digitalis purpurea o dalla Digitalis lanata dove vengono isolati i glucosidi digitalici, hanno azione cardioattiva.

Cannabis sativa: la droga è rappresentata dalle infiorescenze femminili con le brattee (foglie modificate)
ricchi di peli secretori (sono quelli deputati alla secrezione della resina, sono alla base dell’hashish). Questa
pianta è interessante per il suo contenuto in cannabinoidi i quali hanno azione analgesica, antiemetica,
antidolorifica. Ultimamente vengono molto studiati per l’impiego nella sclerosi multipla: ci sono farmaci in
commercio a base di cannabinoidi. La morfina è più adatta per un dolore post operatorio, la cannabis sativa
invece per dolori di tipo miopatico.

Principi terapeutici di origine vegetale


Atropina Anticolinergico: ci sono dei colliri che bloccano l’azione dei recettori colinergici, deriva
dall’atropa bella donna
Caffeina Stimolante SNC: deriva dai semi della pianta di caffè
Cocaina Anestetico locale: dalle foglie della coca
Codeina Antitussivo: alcaloide dell’oppio
Colchicina Antigottoso: si utilizzava in passato per il trattamento della gotta
Digossina Cardiotonico
Efedrina Simpaticomimetico: deriva dall’efedra, ora proibita. In passato si utilizzava nel body building,
davano crisi cardiache e a volte decessi
Morfina Analgesico: deriva dall’oppio
Papaverina Miorilassante
Reserpina Antiipertensivo
Stricnina Stimolante SNC: ha elevata tossicità, si usa come veleno
Tassolo Antitumorale
Teofillina Broncodilatatore: è un pa contenuto della pianta del caffè, è anche stimolante del SNC. Si sta
studiando molto come antiasmatico

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Nel programma verranno comunque presi in considerazione sia le piante medicinali nel loro complesso che i
principi attivi puri da esse ottenuti in modo da avere una visione completa di quanto il regno vegetale può
fornire come componenti di farmaci sia per automedicazione sia sotto prescrizione medica.

Perché le piante determinano effetti nell’uomo


Perché i principi attivi interagiscono con delle struttura biologiche come recettori, enzimi o sistemi di
trasporto mimando messaggi endogeni nell’organismo umano. Alcuni di esempi di recettori sono:

- Recettori per gli oppioidi


- Recettori per i cannabinoidi: CB1, CB2
- Recettori per gli estrogeni

Il fatto che mimino un messaggio endogeno significa che spesso questi messaggi sono già prodotti all’interno
del nostro organismo. È ad esempio il caso delle endorfine. Noi abbiamo dei recettori per gli oppioidi. Ciò
significa che noi produciamo delle sostanze che si vanno a legare a questi recettori. Sono una sorta di oppioidi
endogeni, sono le endorfine encefaline. Questi oppioidi endogeni vengono poi spiazzati dai recettori degli
oppioidi dagli oppioidi esogeni. Si dice che si abbia una sovrapproduzione di queste sostanze durante il parto,
motivo per cui si dimenticano i dolori del parto. Anandamide, presente nel cacao, va ad agire a livello dei
recettori CB1. Per questo si dice che il cioccolato abbia una blanda azione antidepressiva. Ci sono alcuni
alimenti che contengono dei fitoestrogeni, sono composti naturali che mimano l’azione degli estrogeni e vanno
ad agire sui recettori per gli estrogeni.

Negli organismi vegetali sono presenti sostanze che rivestono un ruolo biologico nell’organismo umano:

- Es. istamina nei peli urticanti dell’ortica


- Es.sostanze BZD–simili in alimenti (latte e patate) e piante medicinali: possono agire come effetto
calmante
- Es. fitoestrogeni nella soia, trifoglio, luppolo, cimicifuga

Le sostanze naturali possono avere un interesse tossicologico:

- Es. tetrodotossina (pesce palla): bloccante dei canali del Na. Questa tossina è
presente nella cute, ma soprattutto nel fegato
- Es. apamina (veleno dell’ape): bloccante dei canali del K
- Es. alfa-bungarotossina (veleno del serpente bungarus): bloccante della
trasmissione neuromuscolare

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A partire dalla cannabis sativa sono stati intrapresi degli studi su farmaci analgesici e per malattie progressive
come la sclerosi multipla e la SLA.

Anni fa si utilizzava un decotto di atropa bella donna molto concentrato per il trattamento del mordo di
Parkinson. Questa tecnica è stata abbandonata a causa di effetti collaterali tossici.

Non dobbiamo sempre pensare che i prodotti


fitoterapici siano rimedi blandi e che i medicinali invece
siano rimedi forti!

La camomilla può essere utilizzata sia internamente


(contro piccoli spasmi), che esternamente. Questa
assieme al biancospino ha un’azione rilassante, neuro
depressiva. Questa è la classe dei rimedi miti.

Ci sono poi rimedi intermedi come ad esempio


l’arnica montana, la cui droga è rappresentata dai
capolini e ha un’azione antinfiammatoria. Anche la
liquerizia ha un’azione intermedia e si utilizza come
antispastico a livello intestinale.

Infine si possono avere dei rimedi abbastanza forti come l’atropa bella donna. L’atropina ha un’attività
dimezzata rispetto al principio attivo presente nella foglia fresca, ovvero la iosciamina. Anche la digitale, la
quale ha funzione cardiotonica, ha un’azione forte.

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L’iperico viene definito anche blando antidepressivo: adatto per quegli stati di ansia e di depressione lieve e / o
moderata. Non assumerla in caso di gravi depressioni perché questo potrebbe mascherare la patologia e di
conseguenza essere trascurata da parte del medico.

Fattori che favoriscono la crescita del mercato dei farmaci vegetali


- Tendenze dei consumatori
- Spinta all’automedicazione
- Maggiore considerazione della “salute”
- Aumento della popolazione anziana
- Ambiente regolatorio
- Aumento del costo dei farmaci etici
- Riduzione del numero dei farmaci rimborsati dal SSN
- Competizione
- Accresciuto ruolo del farmacista
- Aumento del numero di farmacie pluriprodotto

Tutto ciò porta alla crescita del mercato degli OTC e dei prodotti vegetali in particolare. L’attività può dipendere
dal tipo di preparazione: preparazioni farmaceutiche diverse della stessa pianta possono avere differenti effetti
terapeutici.

Es. estratto secco (data dalle parti aeree e si utilizza contro la depressione) ed estratto oleoso di iperico
(sommità fiorite si fanno macerare nell’olio di oliva per alcune settimane fino a che l’olio non diventa di colore
rosso, si filtra e si utilizza contro scottature solari, abrasioni, bruciature e non si usa per bocca, a differenza
della droga secca.

Altro esempio è l’aloe: è uno dei più forti purganti presenti e il succo si ricava dalle foglie carnose. Le foglie
vengono scuoiate e viene estratta una sorta di gel, una sostanza mucillaginosa. Si utilizza per punture di
insetti, bruciature, scottature, ha un effetto lenitivo, antiarrossamento, calmante, antibruciatura.

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Aspetti legislativi
Medicina ufficiale o medicina alternativa? È una questione complicata perché non rientra nelle medicine
alternative, ma non c’è nemmeno bisogno della ricetta medica e molti studi, ricerche e sperimentazioni non
sono necessarie per l’emissione in commercio, la legislazione è differente.

Medicina ufficiale
È la medicina allopatica, cioè basata sul concetto (“allos”) che il medicamento deve contrastare la
malattia a livello patogenetico o sintomatologico. Questo in contrasto con la medicina omeopatica il cui
metodo terapeutico consiste nel trattare le malattie mediante la somministrazione di sostanze in grado di
provocare nell’uomo sano sintomi simili a quelli che si vogliono combattere.

Questo in contrasto con la medicina omeopatica il cui metodo terapeutico consiste nel trattare le malattie
mediante la somministrazione di sostanze in grado di provocare nell’uomo sano sintomi simili a quelli che si
vogliono combattere. Si basa sull’uso dell’opposto, e questo è il concetto opposto alla medicina omeopatica. Il
prodotto fitoterapico è allopatico.

La fitoterapia, intesa come cura e/o prevenzione delle malattie mediante la somministrazione di
medicamenti vegetali non è una pratica alternativa o non convenzionale.

La medicina convenzionale (farmaci di sintesi) si basa su dimostrazioni scientifiche di validità


terapeutica tramite uso di modelli sperimentali misurabili e riproducibili. Obbligatorio e standardizzato per i
prodotti di sintesi, non lo è per forza per quelli fitoterapici. La fitoterapia utilizza sostanze chimiche,
farmacologicamente attive, presenti in natura.

Medicina alternativa
Modalità terapeutica e criteri di valutazione delle malattie diversi da quelli usati dalla medicina ufficiale.
La fitoterapia non può rientrare in questo ambito.

Quali sono le medicine alternative?

• Medicina ayurvedica: molto antica. Si basa sulla presenza di tre entità che devono essere in
equilibrio tra loro: la predominanza di uno di queste tre entità determina il manifestarsi della patologia
stessa

• Agopuntura: tradizione cinese che si basa sulla stimolazione di parti dell’organismo tramite l’uso di
aghi

• Moxibustione: si basa sull’impiego del calore per stimolare determinate parti del corpo

• Chiroterapia: stimolazione della colonna vertebrale e nervi spinali

• Iridologia: dallo studio dell’occhio si interpreta la patologia

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• Omeopatia: somministrazioni di dosi infinitesimali di sostanze che producono nell’uomo ciò che
provocherebbe la malattia stessa

Si basano sul concetto di medicina olistica.

Medicina olistica
Teoria biologica secondo la quale l’organismo deve essere studiato in quanto totalità organizzata e
non semplice somma delle parti. Grossa differenza di partenza tra la medicina alternativa e quella tradizionale.
Il concetto olistico: pensare all’organismo come studiato nella sua totalità e quindi deve essere in armonia, la
malattia è una perdita di equilibrio tra le parti con conseguente comparsa della patologia.

Nella medicina tradizionale ci focalizziamo molto sulla parte colpita, in modo selettivo cercando di non
alterare il resto del corpo. Sono teorie completamente opposte. La fitoterapia non ha nulla a che vedere con il
concetto olistico, ma segue quello di terapia ufficiale, si cura dove c’è bisogno di intervenire. Si usano prodotti
di origine naturale anziché sintetizzati in laboratorio.

Perché si ricorre alla medicina alternativa?


• progressiva sfiducia dei pazienti verso la medicina convenzionale: si usa di solito quando la
tradizionale non funziona. Si vuole stare bene e guarire e non si accetta un fallimento della terapia

• deterioramento del rapporto medico-paziente: il paziente non è soddisfatto e non si fida del medico e
ricorre a terapie alternative

• aumento dell’età media della popolazione

• aumento del costo dei farmaci

• incidenza degli effetti indesiderati prodotti da farmaci convenzionali

Dal punto di vista legislativo comunque la fitoterapia è nell’elenco delle medicine alternative o complementari.
Da una parte non può stare con queste medicine alterative, dall’altro i prodotti fitoterapici hanno una
legislazione diversa rispetto a quella di sintesi. Il termine complementare si addice meglio alla fitoterapia che
si affianca alla medicina ufficiale nel trattamento di diverse patologie. Viene assimilata alle medicine
alternative seppur cosi diversa

Normative relative ai prodotti fitoterapici


Aspetti legislativi in Europa sono abbastanza simile agli usa e Giappone. E’ stato proposto di procedere
in Europa ad una armonizzazione delle leggi nazionali che riguardano i farmaci vegetali. Le autorità europee
hanno istituito nell’ambito dell’EMEA = European Medicines Evaluation Agency = istituzione che presiede le
autorizzazioni farmaceutiche, il comitato chiamato HMPC = Herbal Medicinal Products Committee (composto
da un rappresentante per ciascun paese UE). C’è un rappresentante per ogni paese che si occupa di questi
prodotti.

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Compiti del HMPC
• istituire una lista delle sostanze vegetali che soddisfano i criteri per l’uso tradizionale. È importante
perché dove esistono prove di un uso tradizionale fin dall’antichità senza problemi, non sono richieste
tutte le prove che ci vogliono per i farmaci di sintesi. Non sono indispensabili tutta una serie di test e
prove di alcuni prodotti fitoterapici a differenza di quelli di sintesi.

• redigere monografie europee sulle sostanze e sulle preparazioni di uso consolidato e tradizionale

• fornire opinioni sulle sostanze vegetali sottoposte a registrazione

• fitovigilanza controllando la produzione, importazioni

Come vengono commercializzati i prodotti fitoterapici?


Un gran numero di prodotti vegetali vengono commercializzati come integratori alimentari o dietetici.
Gli integratori alimentari non possono essere venduti con lo scopo di prevenire o curare le malattie. Ci si basa
su una direttiva:

Direttiva 2002/46/CE
Definisce integratori alimentari come prodotti destinati ad integrare la comune dieta e che costituiscono
una fonte concentrata di sostanze nutritive, quali le vitamine e i minerali o di altre sostanze aventi un
effetto nutritivo o fisiologico come aminoacidi, fibre ed estratti di origine vegetale, sia monocomposti che
pluricomposti, in forme predosate.

Direttiva 2004/27/CE
Definisce medicinale

• ogni sostanza con proprietà curative o profilattiche delle malattie umane

• ogni sostanza utilizzabile dall’uomo allo scopo di ripristinare, correggere o modificare funzioni
fisiologiche, esercitando un’azione farmacologica, immunologica o metabolica ovvero di stabilire una
diagnosi medica.

Introduce il concetto di: “prodotto medicinale tradizionale di origine vegetale” come medicinale che
contenga esclusivamente come principio attivo una o più sostanze vegetali, con lunga tradizione di impiego
tale da ridurre la necessità dell’esecuzione di specifiche sperimentazioni cliniche.

Direttiva del Parlamento Europeo sui farmaci vegetali tradizionali


• La direttiva 2001/83/CE stabilisce che l’autorizzazione all’immissione in commercio di medicinali per
uso umano è subordinata alla presentazione di una documentazione contenente prove chimico-
fisiche, biologiche, microbiologiche, farmacologiche, tossicologiche e cliniche effettuate sul prodotto e
comprovanti la sua qualità, sicurezza ed efficacia.

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• Procedura semplificata per farmaci vegetali che godono di una tradizione sufficientemente lunga e
costante (che consente di evitare prove precliniche e cliniche, in vitro, su animali, su uomo sano e
malato). Es la camomilla.

Obiettivo della direttiva: la salute pubblica


Gli studi preclinici su questi prodotti non sembrano necessari quando le informazioni provenienti dall’uso
tradizionale dimostrano l’assenza di pericoli derivanti dalla loro somministrazione se questa avviene in
accordo con condizioni, limitazioni e vincoli prestabiliti.

Le norme regolatorie vigenti nei vari Paesi tendono tutte verso il medesimo obiettivo: assicurare ai cittadini la
disponibilità di farmaci per i quali siano garantiti i requisiti

 qualità

 efficacia

 sicurezza

Qualità
La qualità dei prodotti è invece indipendente dall’uso tradizionale: la direttiva non esonera i produttori
dall’obbligo di eseguire saggi chimico-fisici, biologici e microbiologici necessari per garantire la qualità: la
produzione dei farmaci vegetali tradizionali deve avvenire nel rispetto delle norme di buona fabbricazione.
Bisogna sempre che ci sia il principio attivo e in un prodotto fitoterapico non è sempre scontato averlo. Ad
esempio la propoli ha tutta una serie di fattori variabili, deriva da tante resine raccolte dalle api da diverse
alberi. Le api poi la rielaborano. La propoli invernale è più ricca di cera rispetto a quella primaverile/estiva. A
seconda della propoli che acquistiamo (luogo, stagione, api, piante ecc), abbiamo prodotti molto diversi tra
loro. Nella comunità europea una propoli è commerciabile se contiene un minimo in galangina.

Costituzione caratteristica che può essere controllata tramite identità, contenuto, purezza, altre
proprietà chimiche, fisiche, biologiche o procedimento di estrazione.

I prodotti vegetali sono facilmente contaminabili e deteriorabili:

 all’origine

 inquinamento da specie animali

 inquinamento da pesticidi:

 inquinamento da metalli pesanti: cadmio, mercurio, piombo

 inquinamento radioattivo

 durante il trasporto

 durante la lavorazione

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La garanzia di qualità è in realtà garanzia di sicurezza e di riproducibilità dell’effetto terapeutico. È assicurata
dall’adozione di processi produttivi adeguati e dall’istituzione di rigorosi controlli di processo.

Efficacia
È estensibile anche alle piante medicinali il concetto che i benefici terapeutici devono superare i
rischi tossici. Lo studio dell’efficacia di una droga è più complesso di quello di un farmaco di sintesi per la
variabilità della composizione e per la generalmente bassa concentrazione dei principi attivi. Di solito si hanno
più principi attivi in quantità minori. Ci sono alcune sostanze che possono modulare l’effetto del principio attivo.
Ad esempio la presenza di tannini, mucillagini, fibre possono alterare l’azione del pa stesso.

Sicurezza
È estensibile anche alle piante medicinali il concetto che i benefici terapeutici devono superare i rischi
tossici. Naturale non è equivalente a mancanza di tossicità: attenzione all’uso pediatrico, in gravidanza e in
allattamento.

Sono infatti possibili :

- effetti collaterali immediati o a lungo termine


- allergie: le composite e le asteracee possono dare spesso fenomeni di allergia crociata
- fotosensibilizzazioni / fotoallergie: assunzione o applicazione topica di una sostanza e successiva
esposizione alla luce solare può dare fotosensibilizzazione. Ad esempio iperico, bergamotto
- interazioni erbe-farmaci, erbe - cibo

Prodotto medicinale o salutare?


Certe piante officinali possono, in relazione al dosaggio, essere considerate medicinali o solo salutari,
cambiando così la loro posizione normativa. Ambedue le categorie di prodotti devono avere requisiti comuni,
come la qualità e la sicurezza di impiego.

17
01/03/2018

Biogenesi dei principi attivi


Al giorno d’oggi si cerca sempre di più di ottenere dei principi attivi che siano sempre più puri e di
qualità migliore. Una droga può essere molto variabile nella composizione del suo principio attivo a seconda di
vari fattori che noi distinguiamo in:

 Fattori naturali: esistono in natura e si dividono in:


- endogeni: dentro alla pianta, connessi con la pianta
- esogeni: che riguardano l’ambiente esterno alla pianta come sole, altitudine, terreno ecc.
 Fattori artificiali: non dipendono dalla natura stessa

Fattori naturali endogeni


Questi fattori a loro si dividono in:

 Fattori non genetici: non riguardano il patrimonio genetico


- Età
- Stadio di sviluppo
 Fattori genetici:
- Selezione
- Ibridazione
- Mutazione
- Poliploidia

Fattori non genetici

A seconda della pianta, noi dobbiamo conoscere e valutare la sua età e lo stadio di sviluppo. Le piante si
possono distinguere nelle piante:

- Annuali: il loro ciclo vitale si sviluppa in un anno


- Bienni: ciclo di vita dura due anni
- Perenni: il ciclo di vita dura anche decenni

La quantità e la raccolta della droga non è uguale in tutte le piante, per farlo nelle condizioni ottimali e più
ricca di principio attivo, dobbiamo sapere se è annuale, bienne o perenne e seguire delle regole specifiche per
la raccolta della droga.

- Nelle annuali viene raccolta alla fine del loro sviluppo, quindi alla fine dell’anno di coltura
- Nelle bienni si aspetta il secondo anno di solito, perché tendenzialmente, ci sono delle eccezioni,
nella pianta giovane prevale la componente mucillaginosa, quindi meno ricca in pa poiché il
principio attivo è un metabolita secondario: non sono molecole molto grosse, non sono mai
polimeri, ma più ridotte nella loro dimensione e di solito sono dei prodotti del metabolismo
secondario, quindi la pianta deve avere il tempo di effettuare questo metabolismo secondario

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- Nelle perenni è più complicato perché di solito si estrae la droga da piante di parecchi anni di vita
perché la pianta giovane ha più componenti polisaccaridiche e il pa aumenta all’aumentare
del’età della pianta. Ci sono comunque delle accezioni in cui è bene raccogliere la droga nei primi
anni di vita.

Si parla di tempo balsamico: periodo ottimale di raccolta delle piante medicinali o parti di esse generalmente
associato alla massima quantità o qualità di principi attivi. Dipende da: ciclo vitale, età, tipo di organo usato
come droga.

Calendario balsamico orientativo


Organi sotterranei Autunno-inverno: perché è il periodo di riposo, quiescenza, non ci sono fiori, frutti e
Radici foglie. In questo modo, mancando tante componenti della pianta, il pa non si disperde
Rizomi nella pianta, ma rimane a livello delle radici, fusto e corteccia
Bulbi
Cortecce Inizio primavera: dalla corteccia del salice si estrae l’acido salicilico. Quando la pianta
riprende a vivere attivamente, dopo la quiescenza invernale. Per quanto riguarda il
salice, il pa si può raccogliere al massimo in primavera, quando la pianta riprende a
vivere attivamente
Foglie Prima della comparsa dei fiori: dopo il pa può finire anche nel fiore e quindi diminuire
di concentrazione. Addirittura per le foglie c’è un’ora balsamica: suggerimento della
parte della giornata migliore per raccogliere il pa. A seconda delle ore della giornata
possiamo avere una droga più o meno ricca in pa. Ad esempio è bene evitare la rugiada
e quindi le ore mattutine perché l’acqua deteriora la droga, al contrario dicono che
raccogliere le foglie nel tardo pomeriggio permetta alla pianta di svolgere
completamente la fotosintesi clorofilliana e quindi mettere in atto i processi di
metabolismo che ci permettono di avere una massima concentrazione di metaboliti
secondari, ovvero pa
Fiori Prima o durante o dopo la fioritura. A volte vengono raccolti ancora non
completamente fioriti, a volte completamente fioriti e infine quasi sfioriti.
Frutti Maturi (secchi)
Immaturi (carnosi)
Semi A maturità del frutto

Tempo balsamico della lavanda


È stata calcolata la percentuale di olio essenziale di lavanda che si ricava dell’infiorescenza di una
lavanda ibrida in funzione della sua fioritura.
Si ricava la massima quantità di olio
essenziale dai fiori che sono raccolti quando
ormai stanno sfiorendo.

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Età della pianta
Piante annuali A sviluppo completo
Piante biennali Al secondo anno
Piante perenni
>età >principi Canfora pa viene estratto a 40 anni circa (corteccia)
<età >principi China pa cala con l’invecchiare della pianta (corteccia), si consiglia la raccolta
quando ha 3-4 anni

Fattori genetici

Riguardano con il patrimonio genetico: i geni controllano sia i caratteri morfologici che le caratteristiche
biochimiche. Gli individui di una specie non sono mai geneticamente omogenei. Le differenze fisiologiche e
biochimiche vengono sfruttate per migliorare le piante medicinali attraverso la selezione di varietà che
producono un alto tenore in principi attivi.

- Selezione: ci sono molte tecniche che vengono usate per ottenere coltivazioni molto ricche in pa.
Selezione = isolare una popolazione ristretta con caratteristiche utili ad un determinato fine: es.
alto contenuto in principi attivi, dimensioni maggiori, maggiore resistenza alle malattie: è importante
che le coltivazioni vengano contaminate.
Selezione della lavanda: sono
stati condotti studi di selezione sulla
lavanda per selezionare il clone che
sia in grado di fornire il maggior
contenuto possibile di essenza. Si
ottiene per distillazione in corrente di
vapore dalle sommità fiorite. Altri
studi di selezione sono quelli che
hanno portato un’azienda italiana a
studiare l’echinacea: pianta che
cresce spontanea nelle praterie americane, si usa molto per le proprietà immunostimolanti, si usa
anche per uso topico come cicatrizzante. Ora viene coltivata in sud Dakota dove ci sono le
condizioni ottimali per la sua crescita. Altri studi di selezione sono quelli relativi Harpogophytum
procumbens (artiglio del diavolo), è un antinfiammatorio, una pianta africana. Sono stati condotti
degli studi di selezione per evitare che la raccolta incontrollata, che si stava verificando, portasse
all’estinzione della pianta.
- Ibridazione: incrocio di individui geneticamente differenti per produrre una progenie ibrida
relativamente a caratteristiche morfologiche (aspetto) e biochimiche (diversa nel contenuto di pa).
Questa tecnica è molto usata e studiata nel tentativo di ottenere un ibrido più ricco di PA e di qualità
migliore. Di solito la lavanda che viene coltivata è un ibrido ottenuto incrociando la officinalis e
latifoglia. Si ottengono degli ibridi chiamati lavandini e questi forniscono una maggiore quantità di
principio attivo. Un altro ibrido è la menta piperita, questa è un ibrido che si ottiene incrociando la
menta acquatica, rotundifolia e la silvestris. In questo caso migliora la qualità dell’olio essenziale che
si estrae. L’ibridazione può essere:
- specifica (tra diverse varietà)
- interspecifica (tra diverse specie)
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- Mutazione: intervenire nel numero dei cromosomi presenti nel prodotto vegetale, questa è la
- Poliploidia: presenza nel nucleo di un numero di cromosomi superiore al normale. Questa può
essere provocata dall’uomo, noi siamo in grado di realizzarla, attraverso delle tecniche di laboratorio,
tra cui: trattamento dei semi con una soluzione diluita colchicina, o trattamento dei semi con calore.
Questa tecnica permette di aumentare: dimensioni della pianta e contenuto in principi attivi.
Aspetto negativo: le piante poliploidi sono in genere meno resistenti all’attacco di parassiti:
questo non sempre è un effetto negativo, ad es: segale tetraploide a differenza della diploide è più
facilmente parassitata dal fungo Claviceps purpurea con conseguente maggiore produzione di
sclerozi e quindi di alcaloidi. Altro esempio è lo stramonio: la poliploidia in questo caso determina un
aumento dello sviluppo della pianta e quindi della droga che si accompagna ad un aumento della
concentrazione dei pa.

Fattori naturali esogeni


- Clima: luce e temperatura. Nelle piante è bene rispettare l’habitat naturale.
Studi condotti sull’Atropa belladonna, la cui droga è rappresentata dalle foglie
che sono sempre contrapposte una foglia grande a una piccola formando un
angolo di 90°, hanno dimostrato che più le foglie sono esposte al sole
maggiore, sono le quantità di PA che estraiamo. Anche lo stramonio stesso
discorso, il PA è la scopolamina, si usa come antiemetico, antinausea,
cinetosi.
- Latitudine: distanza dall’equatore. La latitudine provoca delle differenze
qualitative nei costituenti della pianta, cambia la composizione nei grassi
presenti nella pianta. Più le piante sono in climi caldi più è alto il grado di saturazione dei grassi,
man mano che ci spostiamo verso il polo, il clima è più freddo e aumenta il grado di insaturazione
della piante. Anche questo è utile per i diversi tipi di pa che vogliamo isolare.

Piante tropicali Acidi grassi saturi Olio di palma


Burro di cacao
Piante subtropicali  acidi grassi insaturi Olio di oliva
Olio di arachidi
Piante dei glimi temperati  acidi grassi insaturi Olio di semi di girasole
Piante dei climi freddi  acidi grassi insaturi Olio di semi di lino

- Altitudine: ad esempio il frassino è la pianta da cui si ricava la manna, che contiene il mannitolo,
blando lassativo, nei bambini (sciolto nel latte tiepido). Deve crescere nel suo habitat perfetto, se
viene coltivato al di fuori di questo, la pianta cresce ama non siamo in grado di estrarre il pa. Per
alcune piante aumenta la quantità di pa quando vengono coltivate in pianura, per altre quando
crescono il montagna. Nel caso dell’aconito, timo, menta la quantità di pa è maggiore se viene
coltivata in pianura. Il contrario per la valeriana (neurodepressore, ipnoinducente, blando sedativo) la
quale da maggiore principio attivo se coltivato in montagna.
- Tipologia di terreno: miscela di: componenti minerali, organici = humus, acqua, aria disponibili per
l’apparato radicale. La componente di base è importante perché abbiamo diversi tipi di terreni a
seconda della componente minerale, degli ioni inorganici, del pH (humus). Questo è molto
importante anche in relazione al passaggio di acqua e aria. Possiamo infatti avere terreni ricchi di:
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- Argilla: (particelle 2-20µm), trattiene acqua e poco permeabile all’aria
- Sabbia (particelle 20 µm-2mm), trattiene meno acqua, altamente permeabile all’aria. Es.
altea (azione a livello della bocca, stomatica, arrossamenti e affezioni alla bocca), salvia
(eupeptico, digestivo, prodotto aromatico per cibo)
- Ghiaia (granuli 2-20 mm)
Secondo fattore importante è dato agli ioni inorganici e pH (humus acido): sono stati condotti degli
studi su quanto riguarda il pH ottimale e sulla composizione ottimale del terreno di ioni inorganici. Ad
es. camomilla cresce bene a pH < 7. Il papavero si è visto che non tollera terreni acidi. La droga che si
ottiene dalla lavanda non tollera i terreni alcalini, quindi sta bene nei terreni acidi. Per quanto riguarda
gli ioni inorganici si è visto che l’aggiunta di azoto al terreno o un terreno naturalmente ricco di N, o
meglio, un suo eccesso, fa calare la presenza di pa nella liquirizia e camomilla. Un eccesso di sodio fa
calare la qualità dell’olio essenziale di lavanda. Il fosforo fa calare la quantità di olio di lavanda.
- Fattori biotici: allelopatia ovvero quando piante diverse crescono vicino si può verificare una
influenza reciproca sull’accrescimento, sullo sviluppo fogliare, sulla maturazione dei frutti ed anche sul
contenuto in principi attivi. Il noce ad esempio libera una sostanza che impedisce la crescita di tante
altre specie vegetali, lo iuglone. Viene liberato dalle radici nel terreno circostante. Si hanno esempi
invece positivi, ovvero se crescono vicine si aiutano. Ad esempio l’atropa belladonna è influenzata
positivamente dalla presenza dell’assenzio. In passato si utilizzava in ambito fitoterapico, ora non più,
agisce a livello del SNC. Altro esempio è dato dall’arnica montana, la cui droga sono i capolini senza
pappo, è un antinfiammatorio. Questa è incapace di crescere da sola. È incapace di svolgere qualche
processo metabolico, la manca qualche costituente che prende da una pianta presente nelle
vicinanze. In questo caso è un esempio di allelopatia positiva.

Fattori artificiali
Sono fattori che non dipendono dalla natura stessa, entrano in gioco dopo che si è sviluppata la
droga. Dipendono dalle modalità che devono sempre essere ottimali, di come viene raccolta, preparata e
conservata. Dipendono da:

- Raccolta
- Preparazione
- Conservazione

Se non lavoriamo bene possono esserci delle alterazioni:

- caratteristiche organolettiche: ad esempio le parti più ricche di acqua come petali e foglie sono
quelle più delicate. Possono esserci variazioni del colore e dell’odore
- contenuto in principi attivi: possono deteriorarsi i principi attivi

Le alterazioni possono essere:

- alterazioni spontanee: sono da evitare il più possibile. Sono ad esempio:


- evaporazione: più i principi attivi sono termolabili più è pericolosa. Piante che contengono
componenti terpeniche vanno essiccate all’ombra evitando sole e alte temperature
- essenza di menta essiccata al sole  25%
- essiccata all’ombra  10%

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- ossidazione – polimerizzazione: odore pungente, imbrunisce. Questi oli è bene buttarli via
perché potrebbero essere irritanti. È consigliato usare flaconi scuri e tenere lontano da fonti di
calore
- olii essenziali  scuri e viscosi
- racemizzazione: gli alcaloidi come atropina esistono in natura nella loro forma L. Se
raccogliamo la foglia fresca dell’atropa belladonna troviamo al suo interno la L-iosciamina, non
atropina. Facendo essiccare la foglia si ha una racemizzazione dei principi attivi, abbiamo
quindi 50% di L 50% D ovvero atropina. L’atropa belladonna contiene nelle foglie atropina e
un po’ di scopolamina (molto presente nelle radici). Nella radice fresca c’è la L-ioscina, con
l’essiccamento questo racemizza nella miscela racemica di D + L-ioscina nota come
scopolamina
- L-iosciamina  atropina con attività  50%
- alterazioni enzimatiche: nella droga fresca c’è acqua in quantità variabile a seconda della parte di
pianta (radice e corteccia poca acqua, fiori, frutti e foglie tanta acqua). questa quantità di acqua facilita
le reazioni enzimatiche. Gli enzimi in questo ambiente possono agire portando a delle alterazioni della
droga. Noi procediamo quindi con l’essiccamento per ridurre la quantità di acqua per una buona
conservazione, la quale è permessa perché vengono inattivati gli enzimi. Un esempio di enzimi molto
attivi all’interno delle droghe sono le idrolasi, enzimi deputati alla catalizzazione dell’idrolisi. È un
esempio le glicosidasi. A volte possono essere positive perché sono quelle che scindono il legame
glicosidico, quindi spezzano il glicoside nella porzione zuccherina (permette di veicolare la molecola) e
nel glicone. Nella maggior parte dei casi è la genina la porzione attiva.

Fermentazione
Processo biochimico di trasformazione di molecole organiche, in particolare carboidrati, che avviene
principalmente in assenza di ossigeno, da parte di microorganismi (funghi o batteri). la fermentazione può
avvenire naturalmente ma anche essere prodotta dall’uomo per ottenere determinati principi attivi. Porta alla
produzione di una limitata quantità di energia e alla liberazione di sostanze organiche. La fermentazione è
spesso usata per rimuovere sostanze amare o di gusto sgradevole oppure per promuovere la formazione di
composti aromatici di odore e sapore gradevoli (vanillina deriva dalla fermentazione della vaniglia)..

Procedura ripetute più volte:

 materiale fresco viene posto a strati

 esposto a T 30-40° C (escaldado) ed umidità (sudado)

 dopo la fermentazione il materiale viene comunque essiccato (essicado) per prevenire l’attacco da
parte di microorganismi

Esempi:

- tè
- vaniglia: Vanilla planifolia fam. Orchidacee, origine: Messico, Costarica, Honduras, produttori:
Madagascar, Indonesia

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Vaniglia verde (baccelli raccolti ancora acerbi) ha un sapore sgradevole dovuto ai
glucosidi (glucovanillina e alcool glucovanillico). Attraverso il processo di fementazione si
ottiene la vanillina (aldeide vanillica), formata da:

- 10% zucchero
- 10% olio essenziale
- ossalato di calcio

Irrancidimento
Si tratta di un’alterazione dei grassi. L’olio oltre ad ossidarsi può irrancidire. Questo processo può
essere distinto in irrancidimento:

- Acido  coinvolge la formazione di acidi grassi


- Chetonico o aldeidico  formazione di aldeidi e chetoni. Quando ci sono aldeidi possono verificarsi
irritazioni
- Perossidico  comporta lo sviluppo di perossidi. Tutto ciò che porta alla formazione di radicali va
evitato. La cancerogenesi è correlata a fenomeni ossidativi. Provoca effetti irritanti

L’irrancidimento si manifesta con:

- cambiamenti di sapore, odore e proprietà biologiche


- effetti irritanti dei prodotti finali

24
05/03/2019

Raccolta delle piante medicinali


Origine delle piante
- Spontanee: crescono spontaneamente
- Coltivate: nel rispetto della
- Selezione: si utilizza per ottenere piante che hanno pa ottimali
- Controllo delle condizioni di crescita in modo tale da facilitarne la raccolta. A volte le piante
coltivate sono tenute più basse rispetto a quelle spontanee
- Facilità di raccolta
- Lavorazione più rapida e più semplice
- Indigene: sono presenti solo in certi luoghi
- Acclimatate: vengono cresciute in luoghi diversi dalla loro origine
- Esotiche: non sono tipiche dei nostri ambienti

Coltivazione e raccolta
OMS ha pubblicato le linee guida per la buona pratica della coltivazione e delle raccolta delle piante
medicinali: GACP = good agricultural and collection practises for medicinal plants. Queste linee guida servono
per creare maggiore qualità e sicurezza nell’ambito della produzione dei prodotti fitoterapici.

Parti vegetali raccolte


- Radice
- Rizoma
- Tubero
- Bulbo
- Corteccia
- Gemme
- Foglie
- Sommità fiorite
- Frutto
- Semi
- Erba
- Tallo

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Radice
Funzione: di sostegno per la pianta e di assorbimento di acqua e sali

Caratteristiche:

- assenza di gemme, foglie, nodi e internodi


- assenza di licheni: questi possono essere presenti nel rizoma
- forma a fittone (radice unica, grossa, si sviluppa secondo un unico
asse A) o fascicolata (le radici laterali non si distinguono rispetto
alla principale B) e può avere andamento tortuoso (valeriana) o
lineare
- superficie: liscia, rugosa, sugherosa, con rigonfiamenti

Glycirrhiza glabra radix: è la liquirizia, antispastico ed azione espettorante molto


facilmente riconoscibile per il suo aroma, sapore dolciastro, per il taglio fibroso e per la
colorazione molto diversa tra la parte esterna (quasi nera) ed interna (giallastra).

Gentiana lutea radix: eupeptico, digestiva. La droga è rappresentata dalla


radice che ha un aspetto più tortuoso rispetto alla liquerizia, con delle
protuberanze. Esternamente è rugosa e si riconosce per il colore
rossastro. È estremamente amara e il suo principio attivo è uno dei più
amari.

Radici avventizie
Originano dal fusto, dalle foglie o da parti di radici, in seguito a traumi, ferite o a distacco di talune
parti. Su questa proprietà si basa la pratica per la moltiplicazione vegetativa. Si possono formare
naturalmente o viene stimolato il loro sviluppo per consentire la moltiplicazione vegetativa della pianta stessa.

Rizoma
Fusto sotterraneo non è una radice

Caratteristiche:

- impronte e cicatrici di impianto di foglie (ridotte a piccoli catafilli (sorta di foglie modificate che si
inseriscono nelle parti sotterranee del fusto) inseriti ai nodi) o radici
- presenza di nodi e internodi
- forma cilindrica
- dimensioni variabili

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Rheum palmatum rhizoma: è il rabarbaro è un eupeptico, è amaro e si usa anche
per il liquore. Su questo principio si basa l’azione eupeptica perché stimola la
produzione di succhi gastrici. Si presenta in pezzi e di solito in fitoterapia si usa il
pezzo più grosso e appiattito. Quelli piccoli di aspetto cilindrico, secondari, si usano
in ambito alimentare o per la preparazione di liquori. Ha un colore giallo ambrato
caratteristico e sembra polveroso al tatto.

Esempio di rizoma con radici

Valeriana: le radichette sono fascicolate, non si distingue una radice


principale, dall’aspetto irregolare che crea un ammasso che circonda il
rizoma. È un neurodepressore, sedativo, ipnoinducente. La droga è
rappresentata dal rizoma assieme alle radici.

Tubero
Funzione: organo sotterraneo con funzione nutritiva per la pianta

Caratteristiche:

- deriva da una radice o rizoma: trasformazione di una radice o di un rizoma


- tessuto parenchimatoso di riserva

Harpagophytum procumbens: funzione antinfiammatoria. La sua droga è rappresentata dal tubero. Ha una
forma rigonfia, tessuto di riserva per la pianta.

Raccolta degli organi sotterranei


Di norma fuori del periodo vegetativo (primavera – estate) perché sono:

- meno ricchi di acqua


- più ricchi in principi attivi

Il periodo ottimale è dall’autunno all’inizio della primavera.

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Bulbo
Fusto/caule circondato da foglie nutritizie spesse trasformate in squame più o meno carnose.

Caratteristiche:

- nella parte inferiore mostra numerose piccole radici

Urginea marittima bulbus insieme alla scilla marittima vengono


consigliate in caso di insufficienza cardiaca.

Un altro esempio di bulbo è anche l’aglio che ha azione


antimicrobica e ipolipidemizzante, abbassa i livelli di triglicerici.
Si può utilizzare nel trattamento di ipercolesterolemia.

Fusto
O caule è la parte assile della pianta

Funzione: collega l’apparato radicale alle foglie e assicura il trasporto delle sostanze elaborate o da
elaborare.

Distinguiamo due tipi di ramificazione:

- Ramificazione monopodiale: la pianta presenta un asse primitivo (monopodio) prevalente sul


sistema degli assi laterali. Fusti molto sviluppati in altezza e poco in larghezza
- Ramificazione simpodiale: l’asse principale si arresta precocemente e il suo prolungamento viene
assicurato dallo sviluppo dell’ultimo ramo di I’ordine che poi si arresta. L’asse principale si ferma ad
un’altezza abbastanza ridotta e da qui partono le varie ramificazioni

Caratteristiche:

- consistenza: legnosa (alberi e arbusti), erbacea, carnosa

alberi: quando la pianta presenta un tronco che si ramifica a partire solo da una
certa altezza

arbusti: quando il fusto ha consistenza legnosa però non siamo in grado di


distinguere un tronco, i rami partono già dal terreno, ci sono tante ramificazioni
che partono dal terreno. Arrivano ad un’altezza massima di 1 – 2 metri di
altezza. A loro volta possono essere distinti in:

frutici: hanno ramificazioni legnose

suffrutici: la base dell’arbusto è legnosa, ma ad un certo punto questa


viene sostituita dalla componente erbacea. È un esempio la lavanda: fusti
legnosi alla base che proseguono in rami erbacei

- superficie: liscia, rugosa, sugherosa, spinosa


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- rivestimento: glabri (privi di peluria), pelosi, lanosi, irsuti (peluria fitta e fine)

Corteccia
Tutti i tessuti esterni al cambio. Può essere raccolta da radici, fusti e rami, di solito dai fusti e dai rami. Quella
raccolta dai fusti appare più piatta, quella raccolta dai rami ha un aspetto ricurvo.

Tempo di raccolta: dalla primavera all’estate

Caratteristiche:

- dimensioni
- forma
- spessore: ci sono cortecce molto sottili e altre molto spesse
- superficie esterna
- superficie interna
- frattura ovvero come si spezza (fibrosa (si sfilaccia), scheggiata,netta,..)

Esempi di cortecce

Salice, da cui si estrae l’acido salicilico

Frangola: è un purgante assieme all’aloe e senna. Presenta una


colorazione scura con delle macchioline chiare. È sottile, fragile, si
spezza facilmente.

Cinchona succirubra cortex: è la corteccia della china ed è molto importante per la


sua azione eupeptica, ha un pa amaro e digestivo, si usa anche nell’industria dei
liquori e per uso antimalarico, antipiretico. La corteccia è friabile, di colore chiaro,
arancio, amara.

Gemme
Ne è un esempio il pino. Il pino ha azione balsamica, espettorante, la droga è
rappresentata dalle gemme.

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Foglia
Raccolta: prima della fioritura perché contengono più principi attivi

Digitalis purpurea folium insieme alla lanata, hanno azione cardiotonica, per
problemi cardiaci. È bene raccoglierle prima della fioritura.

Caratteristiche:

- con stipole alla base del picciolo: piccole foglioline alla base del picciolo
- picciolata o sessile: priva di picciolo. Nella centella (vaso protettore) il picciolo raggiunge lunghezze
anche dieci volte maggiori rispetto alla foglia
- lamina semplice o composta: foglia della cannabis è composta
- forma
- margine
- nervatura
- superficie (glabra, pubescente: fine peluria, punteggiata, es iperico..)

Forma delle foglie:

Lineare: tipico caso delle graminacee, mais, granoturco

Reniforme: centalla asiatica

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Nervatura:

Foglia guainante: non ha il picciolo e avvolgono a mo di guaina il fusto. Hanno una nervatura parallelinervia:
corre parallelamente alla lunghezza della foglia. Questo è tipico delle graminacee.

Margini:

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Foglie semplici sono quelle composte da un’unica lamina come quella della coca, le foglie composte sono
formate da più lamine fogliari come ad esempio quella della cannabis. Possono esserci anche foglie impari
pennato composte come quella della rosa. Infine le palmato composte come quella dell’ippocastano,
cannabis (5-7-9 lamine fogliari).

Sommità fiorite
Rami terminali fioriti, a volte raccolti con foglie e a volte anche frutti.

Fiore
Raccolta:

- prima che schiudano


- a completa fioritura

Fiori ligulati bianchi esterni che volgarmente chiamiamo petali e fiori tubulari gialli interni che formano
l’infiorescenza a capolino, tipica della camomilla. Bisogna distinguere il fiore dalle infiorescenze.

Costruzione del fiore:

Nella figura viene rappresentato un fiore completo ed ermafrodito. È costituito da una parte più esterna
formata da:

- sepali: di colore verde che nel loro insieme formano il calice che si impianta su ricettacolo
- petali: variamente colorati e nel loro insieme formano la corolla

Calice e corolla insieme


formano il perianzio. Questo
in natura ha una funzione
protettiva per il fiore e
attrattiva: il colore dei fiori e il
profumo attrae gli insetti
impollinatori. All’interno
troviamo la componente
dell’androceo e gineceo.

Androceo: è formato
dallo stame formato dal
filamento sovrastato
dall’antera. Gli stami sono
disposti all’interno della corolla
introno al gineceo.

Gineceo: questo è la
parte femminile del fiore, il
pistillo o carpello. È formato dall’ovario che prosegue nello stilo e stigma. L’ovario contiene all’interno
disposti in logge i diversi ovuli.
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Infiorescenze
a) Racemo: c’è un asse principale e i diversi fiori si impiantano lungo l’asse principale con i peduncoli.

b) Corimbo: è simile a quella a racemo con asse


principale sulla quale si impiantano i fiori. I
peduncoli sono di lunghezze diverse perché le
sommità dei fiori devono essere alla stessa
altezza.

c) Spiga: è come il racemo ma senza i peduncoli:


asse principale e i fiori che si impiantano senza
peduncoli.

d) Spadice: asse più allargato, non lo vediamo in


fitoterapia.

e) Ombrella: l’asse principale si arresta e da qui


partono dei peduncoli tutti della stessa lunghezza.
I fiori quindi sono ad altezze diverse.

f) Capolino: caso tipico della camomilla, ombrella


sessile. Sul ricettacolo ci sono dei fiori ligulati
bianchi e i fiori tubulari gialli. Lateralmente
abbiamo delle brattee ovvero foglie modificate che
proteggono i fiori interni.

Ci sono anche delle infiorescenze composte:

a) Pannocchia o tirso: grappolo d’uva. Si ha un asse


principale su cui si impiantano degli assi secondari e
lungo questi si impiantano i fiori con i peduncoli
creando una struttura che ricorda una grappolo d’uva
b) Ombrella composta
c) Monocasio o cima unipara scorpioide
d) Monocasio o cima unipara elicoidale
e) Dicasio o cima bipara
f) Policasio o cima multipara o cima ombrelliforme

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Frutto
Deriva dalla trasformazione dell’ovario dopo che è stato fecondato. Dalla trasformazione degli ovuli ricaviamo i
semi.

Caratteristiche:

Pericarpo:

- esocarpo o epicarpo: parte più esterna


- mesocarpo
- endocarpo: parte più interna che circonda il seme

Frutti carnosi: sono quelli che hanno consistenza carnosa e hanno maggiore contenuto in acqua. Alcuni
esempi sono:

- Drupa: pesca. Epicarpo sottile, mesocarpo commestibile e carnoso, endocarpo legnoso e circonda il
seme.
- Bacca: uva, mirtillo comune è un vasoprotettore e mirtillo americano ovvero quello rosso con azione
antisettica delle vie urinarie. Epicarpo membranoso, mesocarpo e endocarpo sono indistinguibili, sono
uniti insieme, al loro interno troviamo piccoli semi.
- Peponide: melone, anguria. Struttura simile alla bacca con la differenza che l’epicarpo non si separa
naturalmente dal mesocarpo ed endocarpo.
- Esperidio: molto diffuso, sono gli agrumi, bergamotto, arancia. L’epicarpo è sottile e colorato,
mesocarpo è spugnoso ed endocarpo è settato. All’interno dei vari spicchi si trovano i semi. La parte
più interessante non è la parte commestibile, ma l’epicarpo, la buccia esterna dalla quale si estrae
l’olio essenziale anche attraverso spremitura.

Frutti secchi: questi a loro volta si dividono in:

- frutti indeiescenti = il pericarpo riveste sempre il seme e solo in seguito può distruggersi per
marcescenza. Il seme non viene mai liberato naturalmente.
- Noce: il pericarpo è lignificato e fuso insieme nelle sue componenti, il seme, interno non è saldato
al frutto, si stacca dal frutto stesso.
- Cariosside: graminacee. È una sorta di noce in cui il pericarpo e il seme sono saldati insieme.
- Achenio: molto piccolo simile al cariosside.
- Samara: sorta di achenio che presenta un’ala laterale.
- frutti deiescenti = si aprono spontaneamente a maturità permettendo la fuoriuscita dei semi.
- Follicolo: i semi a maturità vengono liberati attraverso un’unica apertura. Possono essere
polispermi.
- Legume: apertura dorsale e ventrale, due valve a doppia sutura. Sono polispermi.
- Siliqua: frutto polispermo che si apre in due valve a doppia sutura dorsale e ventrale con un setto
interno centrale sul quale si impiantano i semi.
- Capsula: tipico del Papaer somniferum, l’oppio si ottiene dall’incisione della capsula immatura e
fuoriuscita di lattice.

34
I frutti si possono distinguere in monospermi o polispermi: in base al numero di semi contenuti.

35
Semi
Vengono dalla trasformazione dell’ovulo e vengono raccolti a completa maturazione del
frutto. Un esempio è dato dai semi del ricino.

Ricino: semi piccolini simili a dei fagioli con superficie marmorizzata. Olio di ricino con effetto
purgante. Spremitura a freddo per eliminare le componenti tossiche.

Erba
Si tratta delle parti aeree della pianta:

- Steli
- Foglie
- Fiori
- Frutti

Due esempi di piante in cui si utilizza tutta la parte aerea sono:

Malva sylvestris herba: tutta la parte aerea può essere usata come droga e iperico che si usa
come antidepressivo lieve e/o moderate.

Tallo
Corpi vegetali inferiori non differenziati in radici, fusto, foglie. Sono tipici di:

- Funghi
- Alghe (utili nel controllo del peso corporeo)
- Licheni

Lichene islandico: bechici mucillaginosi, sulle mucose arrossate, antitussivo.

Nomenclatura
La droga viene indicata con il nome botanico della specie vegetale da cui deriva seguito dal nome latino
della parte della pianta da utilizzare.

es. Glycirrhiza glabra radix

Rheum palmatum rhizoma

Cinchona succirubra cortex

Quando si usa la pianta intera si usa il nome herba

es. Malva sylvestris herba

36
Trattamento e conservazione delle droghe
Scopo
Impedire le alterazioni qualitative e quantitative dei principi attivi dovute a:

 agenti esterni
- fisici es. luce, calore
- chimici es. ossigeno
- biologici es. muffe, insetti
 agenti interni
- attività enzimatiche: questi enzimi si mettono a riposo riducendo la quantità di acqua nella
pianta

Quantità di acqua nella pianta


E’ in rapporto all’organo vegetale:

semi e frutti secchi 5-10%


tessuti legnosi 40-50%
foglie 60-90%
radici,tuberi,rizomi 70-85%
fiori 80-90%
frutti carnosi 90-95%

Essiccamento
Una prima tecnica per conservare le droghe è quella dell’essiccamento. Ha la funzione di ridurre
quantità di acqua < 5%. Questo processo ha il vantaggio di rallentare le attività enzimatiche ma non di
annullare questi reazioni enzimatiche.

- processo di invecchiamento delle droghe: anche le droghe essiccate vanno incontro ad un


processo di invecchiamento che porta ad un
- decadimento dell’attività: ogni anno bisognerebbe rinnovare le droghe

Vantaggi  riduzione del contenuto di acqua:

- rallentamento delle attività enzimatiche


- riduzione del rischio di attacco da parte di muffe e batteri
- economico
- diminuzione del volume
- riduzione del prezzo di trasporto

37
Tipi di essiccamento
 all’aperto
- al sole
- all’ombra
 artificiale
- a tunnel
- a platea

Essiccamento al sole
Da non utilizzare per fiori o vegetali contenenti olii essenziali. Devono essere droghe termostabili e non
avere principi attivi volatili.

Procedura:

 esporre il materiale su tele, piani o telai


 esporre al sole
 durata da qualche ora a qualche settimana, dipende da consistenza materiale e clima (umidità)
 proteggere il materiale dalla rugiada mattutina

Essiccamento all’ombra
Si utilizza per quelle droghe che al sole ed alte temperature subirebbero delle variazioni nei principi attivi.

Procedura:

 disporre il materiale su graticci o sospeso a fili di ferro


 riparare dal sole con tettoie
 permettere la libera circolazione d’aria
 durata dipende dalla frammentazione della droga dalla T e dal volume di aria

Essiccamento artificiale
Utilizza un’attrezzatura apposita come ad esempio una lamiera forata o un tunnel.

A platea

- Essiccatoi a platea (in lamiera forata o rete) dove viene stesa la droga attraversata da un potente
getto di aria calda
- Basso costo di impianto
- Grande capacità di carico
- Semplicità di costruzione e di gestione

In tunnel: più raffinato

- Essiccatoio a tunnel
- T e ventilazione regolabili es. foglie 20-40°C, radici 60-70°C.
- durata dipende dal tipo di materiale
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Temperatura di essiccamento
ATTENZIONE

- disidratazione lenta  colorito nerastro


- temperatura alta  fragilità della droga

Seguire le indicazioni disponibili:

- foglie di menta 45-50°C, rapida


- foglie di basilico 40°C, meno rapida
- foglie di digitale 20-30°C rapida, ventilazione intensa
- eccezione: radici di valeriana non > 40°C contengono degli oli essenziali termolabili

Perdita di olii essenziali


Minuto 1.30 In caso di droghe contenenti olii essenziali la temperatura di essiccamento non deve essere
superiore a 45°C, perché può avvenire:

 perdita di olii essenziali


 cambiamenti nella composizione

Liofilizzazione
- rapido congelamento
- sottovuoto
- sublimazione
- passaggio del vapore in altra camera dove viene condensato
- durata dipende dalla quantità di acqua e dalla quantità di prodotto da liofilizzare
- svantaggio: alto costo, sarebbe un metodo ottimale perché ci sa un prodotto in polvere

Può essere considerata un essiccamento a basse temperature, si utilizza per principi attivi termolabili e
delicati.

Presenza di enzimi nella pianta:

- sostanze di natura proteica


- solubili in acqua
- T di distruzione > 100°C

Stabilizzazione: processo di inattivazione degli enzimi. Per distruggere gli enzimi bisogna raggiungere
temperature superiori ai 100°C.

Metodi di distruzione degli enzimi


Con il calore umido: solo con questo metodo si ha la distruzione degli enzimi

- pianta fresca disposta su griglie


- autoclave: calore + umidità
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- vapori di alcool etilico T 105-110°C per 1-5 min. alla p.0,5 atm.

Si ottiene un prodotto definito stabilizzato: gli enzimi sono stati completamente distrutti. Si potrebbero avere
droghe sterilizzate, ma dati gli alti costi sono poche. A volte si sterilizza con ossido di etilene o raggi gamma.
Per la fitoterapia non è indispensabile avere un prodotto sterile.

Conservazione delle droghe


- Droghe sensibili alla luce: contenitori scuri
- Droghe sensibili all’umidità e all’ossigeno: recipienti ben chiusi in ambienti a umidità controllata

In ogni caso:

locali freschi, ben aerati, asciutti, al riparo da umidità e insetti. Se conservate in sacchi di iuta o in scatole
di legno, fare in modo che tra contenitori e pavimento circoli aria.

Si raccomanda:

- un controllo periodico della droga


- controllare la consistenza (alterata dall’umidità), l’odore, il colore (alterati dalla luce, umidità, calore)
- verificare la tarlatura (provocata dagli insetti)
- un rinnovo periodico della droga (generalmente annuale)

Anche se ben conservate, le droghe perdono attività col passare del tempo.

40
06/03/2019

Procedimenti di controllo
Controllo di qualità: sono importanti dal punto di vista legislativo, economico e scientifico. Bisogna fare
attenzione quando le droghe provengono da paesi in cui la legislazione è diversa da quella europea e magari
meno rigida della nostra.

L’attività terapeutica delle droghe vegetali è in funzione della loro composizione chimica. Variazioni nella
composizione e nell’attività di una droga possono dipendere da:

 coltivazione

 raccolta

 essiccamento

 immagazzinamento

Prima dell’utilizzo è indispensabile procedere al controllo di qualità per poter assicurare:

- qualità
- sicurezza
- efficacia

Obbiettivi del controllo di qualità


 identificazione della droga

 studio della composizione della droga: valutare quali sono i pa e la quantità

 individuazione di sofisticazioni: presenza di sostanze che non dovrebbero esserci, potrebbero essere
parti appartenenti alla stessa pianta o essere estranee

 riconoscimento di contaminazioni: possono essere chimiche, biologiche, fisiche e possono essere


pericolose

 controllo dell’attività: bisogna vedere che sia effettivamente attiva attraverso dei saggi appositi

Controllo di qualità delle droghe


- Prima si effettua un controllo morfologico, identificazione della droga tramite esame: macroscopico
microscopico
- Controllo di tipo analitico con uno studio della composizione della droga tramite analisi
cromatografica (TLC, GC, HPLC). Si usa soprattutto la TLC
- Determinazione del titolo
- Valutazione delle contaminazioni

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Valutazione delle contaminazioni
- Interne: parti della pianta stessa che non fanno parte della droga come frammenti di foglie quanto
magari la droga sono i fiori
- Esterne: parti di altre piante o parti di terreno
- Chimiche: residui di pesticidi, metalli pesanti
- Batteriche
- Da muffe
- Aflatossine
- Da radioattività

Esame macroscopico
Ricerca dei caratteri botanici identificativi della pianta e della droga. Se in quella droga ci sono delle
caratteristiche che ci permettono di riconoscerla.

Ricerca di possibili alterazioni della droga, in base a cambiamenti di aspetto, colore, odore. Parecchi
processi enzimatici e di ossidazione sono accompagnate da variazioni di odori.

Ricerca di eventuali contaminazioni (esterne o interne).

Esame microscopico
 Può dare un contributo al riconoscimento delle droghe intere (vengono allestite delle sezioni 5-25 µm
di spessore, inclusione in paraffina, colorazione opportuna)

 Indispensabile per il riconoscimento delle droghe triturate o polverate (osservazione diretta su vetrino)

 Permette il riconoscimento di elementi estranei e di eventuali sofisticazioni

Controllo chimico-fisico
1. identificazione del fitocomplesso

2. determinazione del titolo

3. determinazione dell’umidità, delle ceneri, degli elementi estranei

4. controllo degli inquinanti

1 - Identificazione del fitocomplesso


Tramite analisi cromatografica = metodo di separazione di miscele, più o meno complesse, nei vari
componenti che si distribuiscono tra due fasi:

1. fase stazionaria (solida)

2. fase mobile (liquida o gassosa)

Queste tecniche sono gas cromatografia, HPLC, TLC


42
TLC = cromatografia su strato sottile
Molto utilizzata, permette di ottenere delle buone separazioni di miscele anche complesse e presenta
i vantaggi di un basso costo e di un tempo di analisi relativamente breve (20-40 min). Si usa a livello
routinario.

La fase fissa è una sostanza adsorbente (gel di silice) stratificata sulla lastra e la fase mobile è un solvente o
una miscela di solventi.

Ogni droga possiede un suo proprio quadro cromatografico (impronta digitale) che si presenta con una serie di
bande, variamente colorate a Rf (fattori di ritenzione) tipici, dovuti alla diversa distanza percorsa da ciascun
componente rispetto a quella del solvente. Possiamo separare e riconoscere i diversi componenti del prodotto
fitoterapico.

2 - Determinare il titolo
Serve per accertare la presenza e la quantità dei principi attivi:

 Marker farmacologico  se è responsabile, almeno in parte, dell’azione terapeutica della droga

 Marker analitico  sostanza tipica di una determinata droga ma non è la principale responsabile
dell’attività della droga. Quando si può si usa quello farmacologico

- Quale composto deve essere titolato?

Es. il tè verde può essere titolato in polifenoli totali o semplicemente in epigallocatechina-3-O-gallato,


componente caratteristica. Si può titolare anche secondo più componenti anche se di solito si usa quello
caratteristico o quando si può quello farmacologico.

Ad esempio il marker caratteristico della propoli è la galangina flavonoide caratteristico della propoli, deve
essere presente almeno in una certa percentuale per avere effetto.

- Definire il metodo di analisi: per un campione si possono avere risultati diversi in base al metodo
analitico usato. Ci deve fornire un dato più sicuro e significativo e affidabile.

Es. se si titola uno stesso campione di senna con metodo spettrofotometrico o con HPLC i valori ottenuti
saranno diversi (HPLC più selettivo e più affidabile).

- Validare il metodo di analisi: permette di esprimere l’affidabilità del metodo e quindi la correttezza del
risultato ottenuto e riproducibile.

Titolazione
Valutazione precisa del contenuto della sostanza attiva più importante del fitocomplesso di una
droga vegetale; tale contenuto, affinché si abbia un effetto fisiologico ottimale, non deve essere inferiore al
livello minimo fissato dalla F.U. o dalla letteratura scientifica (per es. il titolo del Ginkgo biloba deve essere al
24% in flavonoidi e al 6% in derivati terpenici, esente da acidi ginkgolici).

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Standardizzazione
La titolazione permette di standardizzare il prodotto e quindi sapere che un certo composto contenga
sempre la stessa quantità di pa. Ogni capsula o compressa contiene sempre la stessa quantità di principio
attivo. Questo ci da notevoli vantaggi per la costanza e la riproducibilità dell'effetto medicamentoso.

3 - F.U.:Metodi generali di Farmacognosia

Determinazione delle ceneri


Determinare le ceneri ottenute dopo riscaldamento in muffola a 800-1000°C, secondo il metodo della F.U. Il
riscaldamento deve procedere finché a quando due pesate successive sono identiche, questo ci assicura di
aver ridotto in cenere tutte le componenti organiche. Questo metodo è utile non tanto per l’identificazione della
droga, quanto per riconoscere contaminazioni o sofisticazioni con materiale inorganico. Le componenti
inorganiche non inceneriscono.

Elementi estranei nelle droghe vegetali


Sono costituiti da:

 Organi estranei: elementi della pianta madre ma che non costituiscono la droga

 Materiali estranei: di origine vegetale o animale non provenienti dalla pianta madre

La quantità di elementi estranei non deve essere superiore al 2% in peso. Sono ammesse solo tracce. Non
devono essere tossici, ma innocui.

Indice di rigonfiamento
Si tratta del volume in millilitri occupato da 1 gr di droga, con la mucillagine che vi aderisce, dopo averla
lasciata rigonfiare in acqua per 4 ore. La parte che può rigonfiare è quella contenente mucillagine, assorbe
acqua. La differenza tra volume finale e iniziale è direttamente proporzionale al suo contenuto in mucillagine.

Determinazione dell’umidità
Si intende la quantità di acqua residua nelle droghe dopo l’essiccamento. La determinazione viene fatta
ponendo in stufa a 105 °C un campione della pianta per 48 ore (differenza tra il peso iniziale e la sostanza
secca). Tanto maggiore è la differenza di peso, tanto maggiore è la quantità di acqua presente nella droga. È
un indice della buona conservazione delle droghe. Ci sono dei fattori che possono alterare questo tipo di
determinazione. Ci sono droghe che contengono dei componenti termolabili: in questo caso possono andare
persi e quindi alla fine la differenza di peso non è dovuta solo alla perdita di acqua, ma anche di qualche pa
termolabile. Bisogna quindi stare attenti quando i pa sono termolabili.

4 - Contaminazioni
Ci devono essere controlli delle contaminazioni:

- Fisiche: erbe infestanti, terra, sassi, polveri, frammenti di metallo, di legno, tessuti, corde. Sono
presenti fisicamente nella droga
- Biologiche: insetti, roditori, piccoli animali
- Microbiologiche: muffe, lieviti, aflatossine, batteri. non si distinguono ad occhio nudo

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- Chimiche: fitofarmaci, concimi, pesticidi, metalli pesanti

Contaminazione da metalli pesanti


È un grosso problema oggigiorno. Metalli pesanti sono riscontrabili nell’ecosistema dove esistono condizioni di
inquinamento atmosferico, causato da emissioni a carattere industriale ed urbano.

Negli ultimi anni sono state ripetutamente accertate contaminazioni da Pb, Cd, Hg, anche Cu e Mn. È stato
definito un limite:

- Piombo 3 mg/kg = 3 ppm


- Cadmio 0,5 mg/kg = 0,5 ppm
- Mercurio 0,3 mg/kg = 0,3 ppm

Di solito si procede con un’analisi spettrofotometrica ad assorbimento atomico per individuare la presenza di
questi metalli pesanti.

Il rischio è più legato al fatto che la presenza di metalli pesanti nella pianta abbia degli effetti avversi sulla
pianta stessa, induce una diminuzione di pa.

Contaminazione da pesticidi
E’ da considerare come pesticida ogni sostanza destinata a respingere, distruggere o combattere le specie
indesiderate di piante e di animali che danneggiano o interferiscono negativamente con la produzione, la
conservazione o il commercio delle droghe vegetali. Ci sono pesticidi che da noi sono vietati dalla comunità
europea, altri invece che si possono utilizzare.

I limiti sono fissati dalle direttive della CE, concentrazione in mg/kg. In questo caso si usa la gas
cromatografia.

Contaminazione batterica
È più complicata e può essere dovuta a molteplici fattori come:

 Ambiente esterno più o meno contaminato (uso di acque di irrigazione luride o vicinanza di corsi
d’acqua inquinati, concimi organici o raccolta da zone a pascolo).

 Carenze igieniche nelle fasi di raccolta e post-raccolta (presenza di insetti, contenitori sporchi).

Si possono verificare durante la crescita, raccolta, post raccolta del prodotto fitoterapico.

I limiti sono diversi a seconda che la droga vegetale venga utilizzata in infusi o decotti (preparazioni liquidi)
oppure come polvere, o in base al tipo di batterio.

Nella farmacopea sono indicati alcuni saggi microbiologici in coltura per valutare l’assenza di:

- Salmonella
- Pseudomonas aeruginosa
- Escherichia coli
- Stafiloccocus aureus

Se sono presenti la droga va scartata!

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In data 18/7/96 il Ministero della Sanità ha consentito con DM n. 454 il trattamento di erbe aromatiche
essiccate e spezie con radiazioni ionizzanti per l’abbattimento delle cariche batteriche elevate. Non tutti
sono d’accordo sul fatto che sia corretto applicare queste pratiche perché alcune possono essere dannose
come ad esempio il trattamento con ossido di etilene. Al giorno d’oggi dovrebbe essere non più permesso
all’interno della comunità europea. Altra proposta sono i raggi gamma: alcuni dicono possano abbassare il
contenuto in principio attivo. Altro trattamento è dato dall’ozono: non può essere usato sulla droga secca e
secondo certi studi sarebbe inefficace contro enterobatteri. Altra tecnica e quella che utilizza CO2 a pressione
supercritica. Alcuni batteri devono essere assenti come quelli prima citati, per altri batteri c’è un limite, una
piccola quantità può essere presente in base all’utilizzo della droga.

Contaminazione da aflatossine
Le aflatossine sono metaboliti tossici prodotti da funghi e muffe del genere Aspergillus. Possono
contaminare i prodotti vegetali. Sono le più temibili perché per alcune di esse è stato accertato un potere
epatotossico, effetto cancerogeno, componenti mutageni.

Limiti previsti:

- aflatossina B1 max 5 ppb è la componente più studiata


- aflatossine totali max 10 ppb

Il rischio può essere di patologie epatiche e di cancerogenesi.

Contaminazione da radioattività
Secondo le disposizioni CE, possono essere commercializzati solo i prodotti alimentari con una
radioattività massima, cumulata di Cesio 134 e 137, non superiore a 600 Bequerel/kg. È tollerata una
minima quantità che non è pericolosa per la salute.

Saggio biologico delle droghe


Test che deve essere effettuato in vitro come test preliminare di screening per poi passare in vivo. Il
presupposto di un saggio biologico è la presenza di una risposta tecnicamente misurabile in un sistema
vivente (cellule, tessuti, organi, organismo in toto). Sono utili per:

 riconoscere le droghe

 studiare l’attività

 titolare le droghe

 escludere effetti tossici

Questi saggi vengono effettuati in vitro, passando


all’organismo in toto fino ad arrivare all’uomo con la
sperimentazione preclinica e clinica.

Base: disponibilità di modelli in vivo ed in vitro standardizzati per individuare le molecole dotate di attività
farmacologica.
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I prodotti cosmetici non vengono sperimentati su animali. Adesso si hanno dei test in vitro che evitano l’utilizzo
di animali. L’uso topico siamo in grado di mimarlo in vitro, l’uso per os no.

Droghe vegetali: disposizioni generali della FU


Le droghe vegetali devono essere fornite alla Farmacia in confezione integra, recante in etichetta le
seguenti indicazioni:

1. nome ed indirizzo del produttore

2. denominazione della droga e nome botanico della pianta

3. luogo di origine della droga

4. se ottenuta da pianta spontanea o coltivata

5. data di raccolta, di confezionamento e limite di utilizzazione (scadenza)

6. numero del lotto di lavorazione

7. forma di presentazione della droga

Devono essere fornite anche le informazioni relative a:

1. il titolo, che deve riferirsi ai principi attivi (marker farmacologico) o costituenti caratteristici (marker
analitico)

2. la perdita all’essiccamento (le droghe non devono contenere umidità > 10%)

3. trattamenti fisici o chimico-fisici utilizzati per la conservazione

Il farmacista che ripartisce, riconfeziona o miscela le droghe vegetali, dovrà fornire le seguenti informazioni:

1. denominazione della Farmacia

2. data di confezionamento

3. denominazione dei componenti e relativa quantità

4. quantità netta presente nella confezione

5. modalità di conservazione e periodo limite di utilizzazione

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Preparazioni fitoterapiche
SIPF sospensione TINTURE MADRI
integrale di pianta
ALCOOLATURI Sono alla
SUCCHI
fresca base dell’omeopatia

spremitura o
criofrantumazione estrazione alcoolica centrifugazione
e ultrapressione

DROGA
FRESCA
La si utilizza
subito
estrazione con solventi
distillazione

MACERATI GLICERICI
essiccamento OLII ESSENZIALI

POLVERI
distillazione

polverizzazione

DROGA
SECCA

frantumazione estrazione alcoolica

SPECIE PER
TISANE TINTURE
estrazione con solventi

estrazione acquosa
ESTRATTI
fluidi, molli, secchi
TISANE
2

Le preparazioni fitoterapiche si possono allestire a partire da:

- droga fresca  si utilizza subito


- droga secca  si procede con l’essiccamento. La maggior parte delle preparazioni si ottiene a
partire dalla droga secca

Droga secca
Attraverso un processo di polverizzazione si possono ottenere polveri, si può frantumare in pezzi
per preparare tisane dove si procede con un’estrazione acquosa (ad esempio the). Si può fare anche
un’estrazione con solventi (alcool, etere, glicerica, soluzione idroalcolica) e avere degli estratti che si
distinguono in base alla loro consistenza. Si può fare un’estrazione alcolica che permette di ottenere delle
48
tinture. La distillazione in corrente di vapore ci da gli oli essenziali ed è una tecnica comune sia per la droga
fresca che quella secca.

Droga fresca
Si può effettuare una spremitura o centrifugazione ottenendo succhi, si possono ottenere i
macerati glicerici attraverso l’estrazione con solventi. Attraverso un’estrazione alcolica si ottengono
tinture madri o alcolaturi e sono alla base dell’omeopatia. Ci sono quindi due diverse estrazioni alcoliche! Un
altro processo brevettato è la criofrantumazione e ultrapressione: tecnica costosa che ci permette di
ottenere SIPF (sospensione integrale di pianta fresca) si tratta di una frantumazione a basse temperature e a
bassa pressione.

Forme farmaceutiche fitoterapiche


Sono tante e le scegliamo a seconda vari fattori (effetto topico, sistemico ecc). In base a queste, il pa
viene assorbito con velocità diversa. La formulazione influenza la biodisponibilità dei principi attivi. L’assorbimento è
più lento passando dalla prima all’ultima forma farmaceutica

Assorbimento principio attivo Forma farmaceutica


Rapido Tintura alcolica
Tisana acquosa
Sciroppo acquoso + zucchero
Polvere
Capsule gelatinose
Lento Compresse semplici
Compresse rivestite

Polveri
Il materiale vegetale essiccato viene triturato fino a ridurlo a polvere. Successivo setacciamento per
ottenere polveri a granulometria omogenea. Per polverizzare possiamo avere a disposizione dei metodi
meccanici di macinazione come:

- semplice mortaio
- mulini meccanici a lame / martelli

Per il setacciamento, grazie all’impiego di setacci diversi possiamo isolare:

- polveri grossolane
- moderatamente fini
- fini
- molto fini

Le polveri sono sensibili alla luce, all’umidità e all’ossigeno per l’alto grado di suddivisione, bisogna
conservarle in condizioni ottimali. Le polveri possono essere utilizzate come tali, trattate in ambiente acquoso,
usate con solventi, mescolate con miele o usate per allestire capsule.

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Polveri semplici
Costituite da una sola droga o medicamento opportunamente polverizzato. Per preparare polveri
semplici è sufficiente l’operazione di macinazione seguita dalla setacciatura con adatto setaccio allo scopo di
ottenere le dimensioni prescritte per quel medicamento.

Polveri composte
Costituite da una o più droghe o medicamenti, addizionati di eccipienti o coadiuvanti inerti. Sono
quelle sostanze che usiamo per migliorare il prodotto finale. Per preparare le polveri composte occorre oltre
alla macinazione e alla setacciatura delle singole polveri attraverso lo stesso setaccio anche la miscelazione
omogenea dei componenti.

Somministrazione delle polveri


• dispersione in acqua o altro liquido

• in compresse

• in capsule gelatinose

• per uso topico come polveri aspersorie per uso dermatologico es borotalco

• mescolate a sostanze zuccherine come miele

Tisane
Definizione (Formulario Nazionale):

“Le tisane sono delle preparazioni acquose ottenute estemporaneamente (da preparare al momento)
da una o più droghe vegetali e sono destinate ad essere somministrate per via orale, come tali a fini
terapeutici o come veicoli di altri medicamenti. Possono essere leggermente edulcorate od aromatizzate e
vanno, di preferenza, consumate al momento”. Dove si hanno dei componenti che precipitano si possono
aggiungere tensioattivi.

L’alcol è un buon solvente e buon conservante a differenza dell’acqua. Le tisane andrebbero consumate
nell’arco di qualche ora, possono essere conservate in frigorifero. A volte possono precipitare delle mucillagini,
con l’aggiunta di tensioattivo non si hanno più composti torbidi. Possono essere aggiunti anche dei coloranti.
Si possono ottenere delle formule molto complicate. Si utilizzavamo molto in passato perché poi ci si è resi
conto che possono esserci tutta una serie di interazioni tra le varie droghe e tra i vari principi attivi, adesso si
cerca di preparare delle droghe più semplici.

Possono essere semplici o composte (da 4-5 droghe).

Componenti di una tisana


– rimedio base, principio attivo

– coadiuvante (rinforza o completa l’azione della pianta base)

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– correttivo (migliora il sapore, odore, colore, odore)

Correttivi del sapore e del colore


• Aromatizzanti: menta, liquirizia, melissa, arancio dolce, anice verde, finocchio, limone

• Dolcificanti naturali: miele, zucchero canna, melassa, malto

• Coloranti: rosolaccio, calendula

Vantaggi delle tisane


- Permette l’ingestione di grandi quantità di acqua (utile nel bambino, nell’anziano, nelle calcolosi renali)
anche addizionata a zucchero
- Preparazione estemporanea diretta da parte del paziente
- Materiale facilmente disponibile e di basso costo

Svantaggi delle tisane


 Essendo la tisana acquosa, non vengono estratti tutti i principi attivi, ma solo le componenti
idrosolubili, i costituenti lipofili saranno solo parzialmente estraibili
 Il calore determina l’evaporazione di sostanze volatili e favorisce l’estrazione dei tannini
 Non avviene nessun processo di concentrazione  principi attivi diluiti e non titolati
 Non conservabili

Oggigiorno vanno di moda le tisane espresso (riprende il concetto della moka): ci permettono di ottenere un
preparato più standardizzato, più titolato, siamo più sicuri nella quantità del principio attivo. Anche lo sciroppo
può essere ottenuto in modo naturale aggiungendo zucchero alle tisane (100 ml di tisana – 180 gr di
zucchero). Lo sciroppo si utilizza molto in età pediatrica, dove la palatabilità è molto importante, ma aumenta
anche le caratteristiche di conservabilità. Molto adatto per l’apparato respiratorio, come sciroppi per tosse.

Preparazione della tisana


• Macerazione

• Digestione

• Infusione

• Decozione

Seguite da:

- Decantazione: si lasciano riposare


- Filtrazione

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Macerazione
Si pone la droga in acqua a temperatura ambiente per alcune ore poi si lascia
decantare e filtrare. Si utilizza per le droghe contenenti grandi quantità di mucillagini.
Un esempio è l’altea (stomachico, lenitivo, antiarrossamento). La componente
mucillaginosa viene già estratta a questa temperatura, non c’è bisogno di spingersi a
temperature più elevate. Viene usata dove si hanno dei principi molto termolabili.
Non è mai un procedimento esaustivo: non riesce ad estrarre tutti i principi attivi, solo
ciò che è estremamente idrofilo.

Digestione
Si tratta di una macerazione a temperatura compresa tra 40° e 60°C. Adatta per droghe contenenti
sostanze poco solubili a freddo e alterabili oltre i 65°C.

Infusione
Si pone la droga in un recipiente, si versa sulla droga acqua bollente 150-200 ml, si lascia coperto per
10-15 minuti, si filtra. Adatta per foglie e fiori o droghe contenenti olii essenziali o principi attivi alterabili dal
calore intenso e prolungato. Solitamente si impiega 10 parti di droga per ottenere 100 parti di infuso.
Anche in questo caso i componenti lipofili non vengono estratti e l’efficacia della droga è ridotta viste le grandi
quantità di acqua.

Decozione
Si pone la droga in 150-200 ml acqua a temperatura ambiente, si porta ad ebollizione, si lascia bollire
per 5-20 minuti, si lascia riposare per 10-15 minuti, si filtra. Abbiamo ottenuto il decotto, è l’estrazione più
efficace. Adatta per cortecce, radici o comunque droghe contenenti principi attivi termoresistenti. In questo
caso si opera con 5 parti di droga per 100 ml finali di decotto. Questi decotti possono andare più facilmente
incontro ad intorbidimenti perché con il raffreddamento possono precipitare componenti mucillaginose. Un
esempio di decotto è la cura bulgara: decotto di atropa belladonna che veniva usato per il trattamento del
morbo di Parkinson. Non si utilizza più perché erano dosi cosi elevate di atropina che portavano a pesanti
effetti collaterali.

Esempio di preparazione di tisana


Tisana di liquirizia (antispastico, fluidificante, espettorante a livello dell’apparato respiratorio, aromatizzante) e
altea (stomachico, lenitivo a livello della cute e mucose cavo buccale)

• mettere le radici di liquirizia in un recipiente con acqua a T ambiente

• portare a ebollizione e bollire per 10 min

• spegnere il fuoco

• aggiungere le radici di altea

• lasciare in infusione per 20 min

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• filtrare

Tinture alcooliche
Preparazioni liquide ottenute per trattamento del materiale vegetale essiccato con alcool di titolo
appropriato. Queste possono essere:

• semplici  1 droga

• composte  più droghe insieme

Alcool: è diverso a seconda del materiale che abbiamo a disposizione

 90°  canfora o ricca in olii essenziali


 80°  droghe ricche di sostanze resinose o soluzioni in alcool
 70°  droghe contenenti alcaloidi
 60°  in ogni altro caso

Preparazione e conservazione delle tinture


• Rapporto droga/alcool è 1:5 oppure 1:10 quindi più diluita (droghe eroiche: droghe fortissime come
l’oppio. Era la tintura di laudano: si trattava l’oppio con alcool, si chiamava anche oppio crocato perché
veniva aggiunto il crocus sativus ovvero lo zafferano. C’era anche la cannella e chiodi di garofano. Si
utilizzava come antidiarroico, ora non si utilizza più anche se la morfina provoca stipsi, ha effetto
astringente).

• Macerare per 5-10 giorni

• Agitare periodicamente, filtrare, spremere il residuo

• Conservazione: recipienti pieni, ben chiusi, al riparo dalla luce (2 anni). L’alcool ha potere conservante
ed estrae meglio che l’acqua

• Alterazioni possibili: cambiamenti di colore, intorbidamenti, precipitazione di principi attivi

Tinture vinose o enoliti o vini medicinali


Soluzione idroalcoolica ottenuta per l’azione solvente del vino sulla droga secca triturata. I vini
utilizzati:

• vini rossi per droghe tanniche, si evitavano per quelle droghe contenti alcaloidi poiché questi
possono provocare la precipitazione di alcuni composti. Se ci sono droghe contenenti alcaloidi allora
si evitava il vino rosso e si utilizzava quello bianco

• vini bianchi per droghe i cui principi attivi precipitano in presenza di tannini

• vini liquorosi ad elevato grado alcoolico es. marsala soprattutto nelle droghe resinose

Anche queste preparazioni non avevano lunga conservabilità.

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Preparazione degli enoliti
Il rapporto droga/solvente era di 3-5 gr droga/100ml vino. Macerare per 10-15 giorni, a freddo e in
recipienti ben chiusi, agitare periodicamente, filtrare. Somministrazione: 10 - 30 ml 2 - 3 volte/die.
Conservazione: bottiglie di vetro scure, piene, ben chiuse, in luogo fresco

Preparazione degli oleoliti o olii medicati


Non sono da confondere con gli oli essenziali ottenuti per distillazione. Macerazione della droga in olio
es. olio oliva. È un esempio l’olio di iperico: sommità fiorite (fiorellini gialli 250 gr/1L di olio di oliva) in olio di
oliva per 4-6 settimane. Il colore varia da giallo diventa rosso. Il principio attivo ipericina si può usare solo per
uso topico contro ferite, bruciature, arrossamenti, punture di insetti. Effetto lenitivo e cicatrizzante.

Estratti
Definizione secondo Formulario Nazionale:

“Gli estratti sono preparazioni concentrate, liquide, solide o di consistenza intermedia, ottenute generalmente
da materie prime vegetali o animali disseccate”.

Estrazione  operazione che consente la separazione dei principi attivi desiderati dalle droghe vegetali che li
contengono.

Solventi: acqua, alcool etilico, glicerolo, etere, olio, idroalcolici, idroglicerici (acqua + glicerina)

Preparazione degli estratti


Ci sono due stadi:

1- macerazione: ridurre il materiale in pezzi e mescolare con il solvente; lasciare a riposo in un


recipiente chiuso per un tempo appropriato (es. 12-24 ore)
2- percolazione: si trasferisce il macerato nel percolatore e si lascia fluire lentamente il percolato,
aggiungendo nuovo solvente, fino ad esaurimento della droga cioè fino a quando non siamo riusciti ad
estrarre tutto il principio attivo contenuto. Procedendo in questo modo otteniamo gli estratti fluidi.

Estratti fluidi
Sono di consistenza liquida in cui una parte in peso corrisponde ad una parte in peso della droga
essiccata (rapporto estratto/droga 1/1). Gli estratti fluidi sono interessanti per il loro impiego come:

• Liquidi da somministrare in gocce

• Sciroppi

• Per preparare le tisane solubili

In passato si preparavano gli elisir come preparati idroalcolici (acqua + alcool + zucchero). Per le tisane
solubili: l’estratto fluido viene fatto assorbire da eccipienti inerti quali saccarosio, lattosio o maltodestrine: il

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tutto viene essiccato e granulato. Il prodotto è facilmente solubile in acqua calda o fredda, dando una
bevanda edulcorata pronta all’uso.

Estratti molli e secchi


Sono ottenuti per evaporazione parziale delle soluzioni estrattive a pressione ridotta e a
temperatura <50°C. Possiamo poi a questo punto procedere in due modi diversi:

- Sospendendo l’evaporazione del solvente quando il residuo non bagna più la carta da filtro  estratti
molli (pomate, supposte)
- Continuando l’evaporazione fino ad avere un prodotto anidro, polverizzabile  estratti secchi
(compresse, capsule, confetti)

Estrazione a ultrasuoni
o estrazione a temperatura ambiente
o migliore penetrazione del solvente nei tessuti
o rottura delle pareti cellulari

Gli estratti mantengono inalterate le proprietà organolettiche e il contenuto in principi attivi perché si opera in
modo naturale.

Estrazione con fluidi supercritici


Gas che può assumere le caratteristiche sia di gas che di liquido in dipendenza di particolari
condizioni di temperatura e pressione. Può agire come un solvente liquido ma può diffondere come un gas,
data la sua bassa viscosità.

CO2 passa allo stato liquido a 31°C e alla pressione di 74 bar:

- è privo di tossicità
- non è infiammabile
- non distrugge molecole termolabili
- viene facilmente rimosso e non è presente nel prodotto finito
- rende sterile il prodotto perché microbi e spore non vengono estratti dal fluido supercritico

Campi di impiego della SFE = super fluids extraction


Estrazione di:

 spezie e aromi, olii essenziali, oleoresine

 caffeina dal caffè

 nicotina dal tabacco

Limiti della SFE: alto costo degli impianti.

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Essenze o oli essenziali
Si tratta di miscele complesse di sostanze organiche, volatili (idrocarburi, alcoli, acidi, aldeidi, chetoni,
esteri). Si ottengono per distillazione in corrente di vapore o con metodi estrattivi (con solventi oleosi o
volatili, con gas supercritici sono stati elaborati nell’ambito della profumeria. Un tempo si prendevano dei
panetti di burro sui quali si schiacciavano i petali per ottenere gli aromi e i profumi) o con procedimenti
meccanici (spremitura dell’epicarpo degli agrumi). Instabili all’aria e alla luce (si ossidano e diventano
scure, più dense e cambiano odore). Non devono essere utilizzati perché possono essersi sviluppate delle
componenti tossiche e irritanti. Conservazione: recipienti ben chiusi, al riparo dalla luce e in ambiente fresco.

Idrolati o acque distillate


Durante la distillazione si forma l’idrolato cioè acqua arricchita di principi attivi volatili presenti nella
pianta. In passato venivano utilizzate come ad esempio l’acqua di rose. Possono essere utilizzati per uso
esterno sotto forma di acque toniche. Non sono conservabili (max 6 mesi).

Preparazioni da piante fresche


• per spremitura

• per centrifugazioni: succhi vegetali freschi. Si chiamano anche piante bevibili: è ottimale il fatto che si
ricavino dalla pianta fresca e quindi conservano inalterate le proprietà caratteristiche della pianta
stessa

Sono da consumare entro 24 ore dalla preparazione, per evitare l’innescarsi di processi fermentativi. Con il
sottovuoto evitiamo di aggiungere conservanti e ci permette di conservare più a lungo.

Alcolaturi
- macerazione delle piante fresche (15-20 gg) con ugual peso di alcool a 95° (es. 1000 gr di pianta
fresca per 1000 gr di alcool) in recipienti chiusi e al riparo dalla luce
- filtrazione su carta
- spremitura del residuo

Svantaggi: titolo alcolico e concentrazione dei principi attivi non ben determinati a causa dell’elevato e
variabile contenuto di acqua della droga fresca.

Posologia: 5-30 gocce x 2-3 volte/die

Tinture madri
Preparazioni liquide che si ottengono a partire dalle piante fresche per macerazione con alcool
etilico; prima della macerazione si determina il contenuto di acqua (mediante essiccamento in stufa a 105°). Il
titolo della tintura madre è riferito al peso della droga secca, anche se il materiale di partenza è la droga
fresca. La denominazione deriva dal fatto che esse sono utilizzate come materiale di partenza per la
preparazione dei prodotti omeopatici. Il titolo viene ricavato dall’essicazione di una piccola parte di droga che
poi viene eliminata.

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Sono designate dai simboli TM o ø

Per la preparazione delle tinture madri si fa riferimento a quanto indicato nella Farmacopea Francese o in
quella Tedesca, poiché la Farmacopea Italiana non le prende in considerazione.

• Tecnica francese

- titolo: 10%
- 1:10 pianta disidratata/alcool
- grado alcoolico: 45-65 °
- tempo di estrazione: 21 giorni
- si decanta, si spreme il residuo, si mescola e dopo 48h di riposo si filtra

• Tecnica tedesca

- si prepara il succo spremendo la pianta fresca e mescolandolo successivamente con uguale


quantità in peso di alcool a 86°. Si ottiene una TM con tasso alcoolico 40°-50°

Conservazione delle tinture madri: vanno conservate al fresco e al riparo dalla luce, in recipienti non di
plastica. Validità: 5 anni.

Somministrazione delle tinture madri


• Le T.M. si diluiscono in poca acqua non gassata eventualmente anche tiepida; il liquido va tenuto
sotto la lingua per circa 1 minuto, per favorire l’assorbimento

• Le quantità di assunzione giornaliera sono dell’ordine di 50-100 gocce/die

Tinture Tinture madri


• droga secca • droga fresca
• titolo: 20% o 10% (droghe eroiche) • titolo: 10% pianta disid/alcool
• grado alcool. 60° o 70-80° (per alcaloidi e • grado alcool.45-65°
resine) • tempo di estrazione 21 gg.
• tempo di estrazione max 8-10 gg. • conservazione 5 anni
• conservazione 2 anni

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Gemmoderivati
Secondo il medico belga Paul Henry “l’uso di giovani tessuti in fase di accrescimento è motivato dal
fatto che solo questi tessuti contengono componenti particolarmente attivi che scompaiono con
l’accrescimento della pianta, facendo perdere ai liquidi estratti la caratteristica attività stimolante del sistema
reticolo-istocitario” (1956)

Principi contenuti nei gemmoderivati


Nei tessuti embrionali vegetali sono contenuti in abbondanza principi attivi come:

- fattori di crescita
- enzimi
- proteine
- acidi nucleici

Preparazione dei gemmoderivati


- raccolta di gemme, getti, radichette (sono ancora in fase di sviluppo)
- esame botanico di riconoscimento
- pulitura e triturazione
- si determina il contenuto di acqua (in stufa a 50-70°C per 24 ore) in un campione
- si tratta il materiale con 20v. il suo peso secco di una miscela in parti uguali di alcool e glicerina
- dopo 3 settimane si spreme, si filtra

Somministrazione
• I macerati glicerici sono commercializzati diluiti 1:9 con una miscela di glicerina (50 parti), alcool (30
parti) e acqua (20 parti) e confezionati in recipienti di vetro scuro.

• Si sommano a gtt (30-50) diluite in poca acqua e mantenute un po’ in bocca per un primo
assorbimento sublinguale.

Attività terapeutiche dei gemmoderivati


• attività specifiche tipiche di ciascuna pianta

• azione drenante per i diversi organi emuntori

• aumento delle difese organiche stimolando il sistema reticolo-endoteliale

Sospensione integrale di pianta fresca (SIPF)


Si tratta la pianta fresca con azoto liquido (-196°C) entro 6-12h dalla raccolta. L’abbassamento della
temperatura porta al blocco di tutte le attività enzimatiche. La droga diventa molto fragile e quindi facilmente
polverizzabile (criofrantumazione).

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Si aggiunge alcool fino ad ottenere una gradazione alcolica del 30% (per bloccare le attività
enzimatiche).

Si sottopone la soluzione ad un trattamento ( ultrapressione molecolare) che la trasforma in una


sospensione stabile.

Utilizzo e conservazione
Si commercializzano in recipienti da 500 ml ben chiusi. Le SIPF si sommano alla dose di 5 ml dopo
diluizione con poca acqua.

Vantaggi:

– stessa composizione pianta appena raccolta

– contenuto di p.a. > a quello di altre preparazioni tradizionali (es. tinture)

– stabili e a lunga conservazione (3 anni)

Svantaggi:

– alto costo

Percolatore
Durante il processo estrattivo è importante rinnovare il solvente allo scopo di
esaurire completamente la droga.

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12/03/2019

I costituenti delle piante


Carboidrati: sono gli unici metaboliti primari che analizziamo tra quelli che possono essere i componenti dei
pa della pianta, si trovano raramente. Tutti gli altri appartengono ai metaboliti secondari.

Attraverso le reazioni metaboliche si formano subito i metaboliti primari che hanno elevato peso
molecolare (proteine, lipidi acidi nucleici) e non rappresentano i pa delle piante. Gli unici sono i carboidrati. Dai
metaboliti primari si formano i metaboliti intermedi i quali solitamente non sono biologicamente attivi. Sono
importanti perché da questi si formano i metaboliti secondari. La maggior parte dei pa per noi sono
metaboliti secondari quindi a basso peso molecolare e biologicamente attivi.

I costituenti delle piante

Metaboliti primari

Costituiscono l’edificio e la funzionalità di base


cellulare, formati generalmente da composti polimerici
ad alto peso molecolare.

Metaboliti secondari

Formati da molecole a basso peso molecolare a forte


reattività biologica quindi dotati di attività. Hanno un
ruolo fisiologico.

Metaboliti intermedi

Costituiti da molecole a basso peso molecolare,


precursori inattivi dei metaboliti speciali.

I metaboliti primari, i carboidrati


Hanno formula generale Cn H2n On, sono composti ternari. Nelle piante hanno un ruolo molto
importante al di là dell’utilizzo fitoterapico.

Ruolo dei carboidrati nelle piante:

- Energetico: riserva energetica (glucosio)


- Strutturale: (cellulosa)
- Precursori: dai primari, intermedi e secondari

Monosaccaridi Pentosi  ribosio, xilosio, arabinosio


Esosi  glucosio Il glucosio ad esempio può essere un
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componente di quei liquidi che vengono
somministrati endovena e ha una funzione
energetica. Substrato che può essere
impiegato per lungo tempo e ad elevate
concentrazioni. Ha azione diretta
sull’insulina e viene direttamente impiegato
dalle cellule.
Esosi  fruttosio Il fruttosio è presente nella frutta e nel
miele. Anche questo può essere
interessante come succedaneo nei pazienti
diabetici e per infusione parenterale. Può
sostituire il glucosio anche per chi ha
intolleranze al glucosio. E’ più solubile in
acqua rispetto al glucosio e pare abbia un
sapore più dolce. Fruttosio e glucosio sono
le due componenti principali del miele.
Oligosaccaridi Saccarosio Il saccarosio si utilizza nei prodotti
fitoterapici e nell’industria farmaceutica sotto
forma di soluzione acquosa concentrata per
formare gli sciroppi. Molto utile perché il
saccarosio ha potere conservante, lo
zucchero quindi migliora la conservabilità del
preparato. Poi con il suo potere dolcificante
maschera i sapori sgradevoli di alcuni pa.

Maltosio
Lattosio Il lattosio è lo zucchero del latte mucca 3 –
5% e umano 4 – 8%. È interessante per
preparazioni farmaceutiche: costituente delle
compresse, di sapore dolciastro, in grado di
aiutare nella preparazione farmaceutica.
Polisaccaridi Destrani (catene di unità di D- Si possono utilizzare come succedaneo del
glucosio) plasma nel caso di trattamenti di shock
causati da emorragie o ustioni molto gravi.
Amido (amilosio e amilopectina)
Cellulosa È un componente fondamentale nella
struttura della pianta, funzione di struttura e
di riserva. È un componente del cotone
idrofilo, delle garze. Il cotone è il gossipium,
si ricava dai peli dei semi del gossipium. Da
questi peli si ricava il cotone stesso che si
può usare per produrre tessuti, cotone
idrofilo e garze. Questi peli si possono
ricavare dal frutto che a maturità si apre. È
possibile con pressione a freddo ricavare un
olio che si utilizza in Egitto, non qua da noi.
Ultimamente si dice di evitare l’impiego di
semi di cotone per una componente
presente il gossipolo che pare abbia
proprietà cancerogene.
Inulina È interessante a livello renale. È un
61
polisaccaride che viene completamente
ultrafiltrato e dopo non riesce più ad essere
riassorbita e non viene secreta. È utile per
valutare la funzionalità renale. La quantità
che si trova nelle urine è tutta frutto del
processo di ultrafiltrazione glomerulare.
Gomme
Mucillagini

Il miele veniva usato per le sue proprietà emollienti lenitive del cavo orale, espettorante del cavo orale, per
favorire l’espulsione di muco in eccesso, e poi si usa a livello fitoterapico anche nell’industria farmaceutica in
alcune preparazioni per aromatizzare alcuni prodotti farmaceutici, come dolcificante. Trova quindi un impiego
nell’industria farmaceutica, alimentare e dolciaria.

Ruolo biologico dei carboidrati e loro utilizzo


Monosaccaridi (glucosio, fruttosio)

- Apporto calorico
- Nutrizione parenterale
- Correttivo del sapore

Disaccaridi (saccarosio, lattosio, maltosio)

- Attività osmotica
- Attività lassativa: per osmosi determinano a livello intestinale un richiamo di acqua e quindi la loro
presenza e il richiamo di acqua può esercitare un blando effetto lassativo. Può essere utilizzato in
ambito pediatrico

Polisaccaridi

- Bassa solubilità in acqua


- Bon assorbibili
- Carattere colloidale
- Attività lassativa
- Attività diuretica
- Protettivi della cute e delle mucose: effetto addolcente, lenitivo, antiarrossamento anche sotto forma di
polveri aspersorie
- Correttivi di proprietà irritanti: a volte componenti di amido vengono addizionati a farmaci dove ci sono
pa irritanti
- Emulsionanti (gomme)
- Consolidanti (agar): addensanti e stabilizzanti

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Amido
L’amido è una miscela di due polisaccaridi: amilosio (catena lineare di 250-300 residui di D-glucosio,
legati insieme da legami α-1,4 glucosidici) e amilopectina (contiene più di 1000 unità di glucosio legate da
legami α-1,4 e α-1,6, da questo derivano delle ramificazioni laterali).

In farmacopea sono iscritti quattro tipi di amido che si ricavano dal mondo vegetale:

- frumento
- riso
- mais
- patata

Il riconoscimento per la farmacopea è quello di trattarlo a caldo, ottenendo una soluzione colloidale e trattare
con iodio ottenendo una soluzione blu.

Amido di frumento: si presenta sotto forma


di granuli di forma discoidale.

Amido di riso: si ricava dalla cariosside della


Oryza sativa e presenta granuli poliedrici più
piccoli rispetto a quelli del frumento. Al centro
presentano un ilo puntiforme. L’ilo è il punto di
formazione del granulo stesso.

Amido di mais: cariosside dei frutti, ha dei


granuli di dimensioni intermedie e di forma
poligonale. La caratteristica è che l’ilo spesso
sembra una fessura, una linea centrale non
puntino.

Amido di patata: si ricava dal tubero del


Solanum tuberosum, i granuli sono di
dimensioni superiori, ovoidali e la caratteristica
principale è che l’ilo è eccentrico, non si trova
la centro, ma in posizione laterale.

L’amido può trovare impiego sia


nell’industria farmaceutica che nell’impiego
nei prodotti fitoterapici come eccipiente per l’allestimento di unguenti, creme, di polveri aspersorie proprio

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per il fatto che è incolore, insapore, ha azione lenitiva, emolliente, di protezione. Si usa molto anche in ambito
cosmetologico (vecchie ciprie). Si utilizza anche come lubrificante, i guanti da chirurgia hanno amido.

Salda d’amido: dispersione di amido in acqua per sfruttare questo potere protettivo delle mucose, lenitivo nel
caso di infiammazioni gastriche. I polisaccaridi possono bilanciare l’effetto irritante di alcuni pa.

Polisaccaridi: gomme e mucillagini


Definiti anche idrocolloidi vegetali per la loro caratteristica colloidale e per il loro comportamento in
acqua: dispersi in acqua tendono a rigonfiare e formare un gel, dispersioni adesive (gomme) o viscose
(mucillagini). Si crea una sorta di struttura gelatinosa. La distinzione tra gomme e mucillagini non è netta.
Generalmente si definiscono gomme gli essudati viscosi prodotti dalla pianta in risposta ad un fatto traumatico
(incisione, taglio, frattura) e mucillagini dei normali costituenti cellulari presenti in radici, foglie e tegumento dei
semi.

Utilizzo di gomme e mucillagini: farmaceutico, cosmetico, alimentare

 tecnico:
- leganti
- emulsionanti
- ispessenti: stabilizzano e aumentano la consistenza del prodotto
 farmacologico:
- blanda funzione lassativa: assorbimento scarso, richiamo di acqua, aumento della massa livello
intestinale che si traduce in un blando effetto lassativo, molto utile in età pediatrica e negli
anziani perché non irrita la mucosa
- emollienti per cute e mucose
 alimentare: nelle preparazione di gelati, budini

Gomma arabica
Nome: Acacia Senegal (Leguminosae)

Caratteristiche: albero spinoso alto fino a 6 m

Provenienza: Sudan (più pregiata), Senegal

Droga: essudato del tronco di alberi a 6-7 anni di età

Descrizione: la raccolta inizia con un’incisione praticata dalla corteccia al


cambio: viene rimossa la corteccia in modo da esporre un’area di cambio di circa 7 x 90 cm (si rimuove una
parte di corteccia). Con ciò viene stimolata la produzione della gomma (per dissoluzione delle cellule del
parenchima) che forma delle goccioline che seccandosi assumono la forma di globuli sferoidali, ovali o
reniformi di colore bianco-giallastro, inodori. La gomma non viene quindi prodotta costantemente, ma viene
stimolata tramite incisione.

Periodo di raccolta: la gomma si forma solo durante il periodo secco in Febbraio-Marzo, da alberi che
crescono in luoghi asciutti. La gomma viene raccolta manualmente 20-30 giorni dopo aver praticato l’incisione,
viene ripulita dai frammenti di corteccia e impurità e viene asciugata al sole per alcune settimane.
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Componenti: galattosio, arabinosio, ramnosio ed acido glucuronico.

Uso: industria alimentare, farmaceutica, cosmetica e per allestire preparati ad uso fitoterapico

 correttore di sapori amari


 stabilizzante delle emulsioni olio in acqua
 previene la cristallizzazione degli zuccheri (si utilizza per la produzione di caramelle)
 emolliente, quindi protettivo, lenitivo sia a livello della cute che nelle mucose, utile negli stati irritativi

Gomma adragante
Nome: Astragalus gummifer (famiglia Leguminosae)

Caratteristiche: piccoli cespugli spinosi

Provenienza: aree montagnose dell’Asia minore, specialmente


Iran

Droga: essudato del tronco

Descrizione: l’incisione del tronco determina la fuoriuscita di


una mucillagine che trasuda e si essicca in masserelle solide la
cui forma dipende dall’incisione. Solitamente ha la forma di un
nastro, con striature dovute alla graduale fuoriuscita dall’incisione e conseguente essiccamento.

Componenti: polisaccaridi per il 60-70 % insolubile in acqua (bassorina) idrosolubile (tragacantina)

Proprietà: elevata viscosità delle sue soluzioni

Usi:

- sospensione di farmaci non solubili in acqua


- stabilizzante nell’industria alimentare
- si usa anche per l’allestimento di dentifrici, saponi, lubrificante dei guanti

Una limitazione del suo uso è il costo. È un prodotto atossico, inodore, incolore, gusto dolciastro.

Agar
Nome: Rodoficee, genere Gelidium

Caratteristiche: alga rossa

Provenienza: coste dell’oceano pacifico e atlantico (Giappone,


America sett., Australia, Nuova Zelanda, Spagna e Portogallo)

Droga: tallo

Preparazione: i talli vengono raccolti, seccati, lavati e stesi ad


imbiancare su graticci di bambù. Vengono poi fatti bollire in tini e

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l’agar si separa dal residuo solido per filtrazione su teli. Il filtrato si lascia
raffreddare e quando solidifica si taglia in bastoncini che vengono fatti
essiccare. Si presenta alla fine come strisce o scaglie traslucide, bianco-
giallastre.

Componenti: agar, sostanza glucidica colloidale che in acqua fredda assorbe


acqua e si rigonfia, mentre in acqua calda si scioglie e per raffreddamento forma
un gel elastico. L’agar è costituita per il 90% da un polisaccaride separabile in due frazioni: agarosio (D-
galattosio) e agaropectina (agarosio + acido galatturonico + acido piruvico).

Uso:

- mezzo di coltura in batteriologia per allestire piastre


- colla di pesce per uso nella cucina
- condensante nell’industria alimentare, farmaceutica, fitoterapica, cosmetica, dolciaria. Protezione del
pesce conservato in ghiaccio, inscatolamento della carne, conservante cibo, industria carta, coloranti,
allestimento pellicole fotografiche, lavorazione cuoio legno, prodotti alimentari, consolidanti dei gelati,
frutta candita, preparati pasticceria, stabilizzante della cioccolata, eccipiente delle pillole, base per le
vernici, eccipiente nei prodotti cosmetici, lozioni, supposte, unguenti e nelle protesi dentarie
- blanda azione lassativa per azione meccanica, non ha potere irritante, anzi è emolliente, aumenta la
massa fecale, non viene assorbito e quindi ha blando effetto lassativo, privo di tossicità e il suo
transito avviene senza alcun tipo di assorbimento

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Oli essenziali
Sono miscele complesse di diverse sostanze organiche volatili quindi termolabili di consistenza
oleosa, generalmente liquidi a temperatura ambiente tranne la canfora che ha consistenza solida, di odore
aromatico, pungente caratteristico, incolori o colorati di solito giallastri, poco solubili in acqua, solubili in
solventi organici (alcool, etere, cloroformio).

Hanno una loro funzione probabilmente quella di interagire, possibilità di interazioni positive tra piante e
piante e piante e animali. Ad esempio l’impollinazione: questi componenti volatili hanno azione di attrarre
insetti favorendo l’impollinazione. Non sono quindi prodotti di scarto. A volte ci possono essere interazioni
negative, repellente, allontanano animale dalla pianta proteggendo la pianta stessa. C’è chi ha studiato la loro
capacità protettiva nella pianta ovvero potrebbero essere sintetizzata per azione antimicrobica come si
manifesta nell’uomo come rimarginazione di ferite. Potrebbero costituire dei componenti nutritivi di riserva.
Hanno forte utilità per il vegetale oltre che per noi.

Sintesi degli olii essenziali


La loro sintesi e deposito sono generalmente associati a strutture specializzate. Si possono trovare in
tutte le parti della pianta:

 tasche secretrici (eucalipto)  antitussivo, la droga sono foglie


 canali secretori (conifere)  pino, abete
 peli ghiandolari (menta)  ha tante azioni tra cui antispastico intestinale
 squame ghiandolari (luppolo)  fitoestrogeno
 cellule oleifere superficiali (arancio, limone, bergamotto, pompelmo)  a livello dell’epicarpo

Preparazione degli olii essenziali


- distillazione in corrente di vapore (da piante aromatiche fresche o essiccate): si usa sulla volatilità di
questi principi attivi
- spremitura (frutti del genere Citrus)
- estrazione con solvente (per droghe sensibili al calore): non è presente nella Farmacopea. Qui la
distillazione in corrente di vapore potrebbe alterare il principio attivo. È quella modalità che deriva dai
procedimenti delle industrie dei profumi.

Componenti chimici degli olii essenziali


Classi di componenti principali:

- alcooli (mentolo)  menta piperita come antispastico


- aldeidi (citrale, citronellale)  si trovano nella melissa azione neurodepressiva, calmante,
tranquillante, ipnoinducente
- chetoni (canfora)  si ricava dal legno, unico esempio di olio essenziale solido a temperatura
ambiente. Ha azione analettica: stimola i centri nervosi che sono adibiti al controllo della respirazione
e attività cardiaca. Non è un effetto diretto, ma indiretto e si utilizzava in passato. Al giorno d’oggi si
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utilizza per il suo effetto rubefacente: effetto antireumatico, per uso topico con massaggio, stimolano
la circolazione ematica, dolori, artrosi, reumatismi, artriti. Può essere vescicante
- fenoli (timolo)  timus vulgaris, eucalipto, pino. Utile a livello dell’apparato respiratorio
- eteri (anetolo, eucaliptolo)  anetolo è presente sia nell’anice che nel finocchio sono carminativi:
adsorbono i gas intestinali. Il finocchio si usa molto in età pediatrica nei neonati per le coliche.
Eucaliptolo azione nell’apparato respiratorio
- esteri (acetato di linalile, acetato di bornile)  sono presenti ad esempio nella valeriana, neuro
depressore, neurodeprimente, ipnoinducente, azione calmante.

Attività farmacologiche degli olii essenziali


o antisettica (a livello polmonare e cutaneo e mucose)
o digestiva (menta, salvia, rosmarino), carminativa, spasmolitica
o antireumatica (canfora) (uso esterno)
o espettorante, nel caso di muco in eccesso, analettica
o stimolante (menta applicazione locale per cefalea, assenzio: droga che da effetti collaterali, ha il
tujone, ha effetto abortivo e neurotossico, anche la salvia contiene tujone in piccola quantità) o
deprimente (melissa, camomilla, valeriana) il SNC
o effetto diaforetico: stimola la sudorazione, si usava in passato per eliminare le sostanze tossiche
attraverso il sudore. Sassofrasso: si estrae l’olio essenziale che ha questo effetto. Ha una
componente, il safrolo, che è tossica e ha effetto cancerogeno.

Somministrazione degli olii essenziali  mai somministrarli concentrati!


 via orale (diluiti in olio o in miele): mai somministrarli concentrati, si tratta di aromaterapia: si usa in
caso di infezioni dopo aver allestito l’aromatogramma. Con l’aromatogramma capiamo quale olio
essenziale è più adatto per un determinato tipo di patologia. Ci sono due scuole: una francese (per via
orale) e una di derivazione anglosassone (impiego topico applicato alla cute o mucose + massaggio
per effetto rubefacente).
 via topica (in emulsione)
 via inalatoria (in acqua)
- diffusione ambientale
- aerosolterapia

Impiego degli olii essenziali


• Patologie infettive: cute, mucose

• Disturbi psiconeuroendocrini

• Patologie infiammatorie e allergiche

• Patologie metaboliche e degenerative

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Effetti collaterali degli olii essenziali
- a livello epatico-biliare: soprattutto negli individui carenti di glucosio 6-fosfato deidrogenasi con olio
essenziale di mentolo
- a livello renale
- a livello cardiocircolatorio
- a livello del sistema nervoso: attività neurostimolante può portare fino a crisi convulsive (salvia
divinorum, canfora, assenzio, anice): facilitano la comparsa di convulsioni, evitare l’uso in bambini
allergici, o che presentano febbre alta

Non somministrare a bambini con età inferiore ai 2 anni e attenzione in età pediatrica. Ad esempio l’inalazione
di canfora o menta possono essere pericolosi perché sono in grado (se affetti da pertosse o febbre alta) di
abbassare la soglia convulsivante e quindi facilitare l’insorgenza di convulsioni.

Alcuni studi hanno dimostrato che grandi quantità di anetolo (finocchio, anice), safrolo (sassofrasso), eugenolo
(chiodi di garofano) potrebbero provocare una deplezione di glutatione. Questa può costituire un effetto
collaterale perché il glutatione è coinvolto nelle reazioni radicaliche.

Precauzioni d’uso
 nei soggetti sofferenti di disturbi epatici
 nei soggetti con intolleranze a farmaci ed alimenti
 nei soggetti allergici
 nei soggetti con stati infiammatori o degenerativi renali
 nei bambini e nelle donne in gravidanza

NON SI DEVE:

- iniettare olii essenziali


- somministrare per via orale l’olio essenziale non diluito
- applicare l’olio essenziale puro sulle mucose

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Resine e balsami
Droghe vegetali non organizzate: sono elaborati vegetali, fisiologici o patologici, liquidi, molli o solidi, che
non hanno una struttura cellulare come le droghe vegetali organizzate.

Resine
Le resine sono elaborati fisiologici prodotte dalle piante e possono essere:

 secreti all’esterno es. canapa indiana (cannabis sativa)

 raccolti in cavità interne, riversabili all’esterno in caso di lesioni

In associazione a:

- olii essenziali = oleoresine o balsami


- gomme = gommoresine (es. mirra)

Oleoresine o balsami
Prodotti della secrezione di diverse specie di Conifere dal cui tronco colano spontaneamente o per
incisione. Si presentano come liquidi viscosi (la presenza dell’olio essenziale conferisce al balsamo una
consistenza più fluida rispetto alla resina) incolori o colorati dal giallo al rossastro con odore gradevole
balsamico o aromatico, solubili in solventi organici. E’ possibile separare, per distillazione in corrente di
vapore, la frazione volatile (detta trementina) da quella resinosa solida, chiamata colofonia.

Azioni farmacologiche
- espettorante
- antisettica, antimicrobica
- battericida

(pomate, unguenti es. Vicks Vaporub in associazione a mentolo, canfora, eucaliptolo)

Balsamo del Perù


Nome della pianta: Myroxylon balsamum varietà pereira

Caratteristiche: albero alto 25 m, con fusto slanciato

Provenienza: America centrale, lungo le coste di El Salvador

Droga: oleoresina prodotto fluido ottenuto dal tronco

Descrizione: è un fluido viscoso, di colore marrone scuro

Raccolta: la corteccia viene distaccata su alcune parti della circonferenza del tronco, battendola e bruciandola
con torce. Dopo circa una settimana, il balsamo inizia a colare
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Componenti: 55-65% esteri degli acidi cinnamico e benzoico

Attività: antisettica

Indicazioni terapeutiche: uso esterno nelle malattie della pelle causate da parassiti. Poco tollerato dal tratto
gastrointestinale. Non è appiccicoso e di non seccarsi molto all’aria, si può sfruttare a lungo.

Balsamo del Tolù


Nome della pianta: Myroxylon balsamum varietà balsamum

Caratteristiche: albero alto fino a 25 m.

Provenienza: Columbia e Venezuela

Droga: prodotto oleo-resinoso ottenuto per incisioni a V sulla corteccia

Descrizione: resina poco fluida, incolore, viscosa che solidifica e gradualmente


diventa dura, friabile e imbrunisce

Componenti: 80% esteri dell’acido cinnamico, vanillina in piccola quantità che conferisce un odore e sapore
aromatico, gradevole

Attività: balsamica, espettorante, potere antisettico

Indicazioni terapeutiche: balsamico in prodotti per la gola, uso locale

Mirra
Deriva il proprio nome dall’arabo murr = amaro. È un esempio di gommoresina.

Uno dei prodotti più pregiati e ricercati dell’antichità: veniva usata nei riti
religiosi, nella tecnica di imbalsamazione, e come sostanza medicinale per
le sue virtù antisettiche, antiinfiammatorie e analgesiche.

Caratteristiche: Commiphora molmol, arbusto alto fino a 3m con rami


spinosi

Provenienza: Somalia, Yemen

Droga: nella corteccia sono presenti dei dotti resiniferi comunicanti con cavità in cui
si riversa l’oleo-gommo-resina, che fuoriesce da incisioni della corteccia o da
fessure naturali in forma di liquido giallo e profumato. A contatto con l’aria si
rapprende in masse compatte che costituiscono la droga (mirra in lacrime)

Proprietà farmacologiche della mirra: sono varie e dipendono dalla componente polisaccaridica, proteica e
quella resinosa e degli oli essenziali. Abbiamo quindi componenti mono, di, tri terpenica:

- olio essenziale 2.5-8% (pinene, limonene, eugenolo)


- resina 25-40% (diterpeni, triterpeni, fitosteroli)
- gomma 57-60% (galattosio, arabinosio) componente polisaccaricida
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- proteine 18%

 Antisettico topico, antifungino, antimicrobica, antiparassitario topico contro scistosomiasi,


cicatrizzante, astringente (gengiviti, afte del cavo orale)

 Balsamico, antiflogistico, azione analgesica nel trattamento delle cefalee, ipolipidemizzante


perché è in grado di ridurre i livelli ematici sia di colesterolo che di trigliceridi. Questo sembra dovuto
ad una sua componente che è il gugulsterone, componente polisaccaridica. In Egitto è stato
approvato un prodotto per il trattamento delle parassitosi

Storace
Non si utilizza molto. A seconda delle piante da cui si ricava, si presenta sia in forma solida che in
forma più liquida per la sua componente maggiore in olio essenziale. Si ricava dall’albero dello storace che
può essere di due tipologie:

- storace levante  diffuso in Turchia


- storace americano  area centro meridionale America

il suo impiego è analogo a quello del balsamo del Perù e in più per il trattamento della scabbia per uso topico
(in passato). È molto analogo al balsamo del Perù.

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13/03/2019

Terpeni
È la componente dei monoterpeni che prevale negli oli essenziali. Nel loro insieme sono molto più
complessi e rappresentano il gruppo più vaso di principi attivi presenti nelle piante. Pare siano state isolate
circa 20 000 strutture terpeniche.

Detti anche terpenoidi sono composti di origine:

 vegetale, presenti nelle piante superiori, ma anche nei funghi


 animale, presenti negli organismi marini

Derivano dalla condensazione di unità isopenteniliche a 5 atomi di carbonio,


strettamente correlate all’isoprene: per questo sono denominati anche isoprenoidi.

Nelle piante la sintesi deriva dall’acido mevalonico trasformato in isopentenil-


pirofosfato (intermedio), nucleo di base delle strutture terpeniche.

Classificazione
Avviene in base al numero delle unità presenti nella struttura:

- monoterpeni (2 unità = C10): presenti negli oli essenziali, peso molecolare molto basso
- sesquiterpeni (3 unità = C15)
- diterpeni (4 unità = C20)
- triterpeni (6 unità = C30): possono essere associati a zuccheri e avere strutture molto complesse

Monoterpeni
Sostanze volatili, di odore intenso, componenti principali degli olii essenziali, sono responsabili del
sapore e della fragranza di molte piante aromatiche. Sono formati da 10 carboni. Localizzazione nella pianta:
associati generalmente a strutture secretorie specializzate, come cellule oleose, peli ghiandolari e dotti
resiniferi.

Presenza nella pianta


- fiori es. lavanda
- foglie es. menta, melissa, eucalipto, rosmarino
- frutti es. arancio, finocchio, limone, bergamotto
- corteccia es. cannella
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- legno es. canfora: è l’unico che a temperatura ambiente si trova allo stato solido, si riduce a pezzetti il
legno e lo si sottopone a distillazione in corrente di vapore. Poi raffreddandosi si solidifica. Dopo viene
purificato per successivi processi di sublimazione. Ha proprietà antisettiche, balsamiche per
affezioni alle vie respiratorie, per uso esterno. In passato si usava come analettico, centri che coordina
il battito cardiaco e la respirazione. Presentava dei rischi e quindi questo uso è stato superato. Si
usava nei casi di collassi o forti scompensi cardiaci.

Strutture chimiche di monoterpeni


Strutture idrocarburiche aperte o ciclizzate variamente modificate con gruppi funzionali diversi.

Effetti biologici dei monoterpeni


- stimolazione delle ghiandole a secrezione mucosa nelle vie respiratorie es. eucaliptolo, timolo,
anetolo. Vengono quindi usati come balsamici ed espettoranti

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- stimolazione delle ghiandole secretici di succo gastrico nello stomaco. È il caso di tutte quelle
droghe eupeptiche come rosmarino, basilico, cannella, chiodi di garofano, zafferano
- azione irritante, rubefacente (provocare rossore) e revulsivante es. canfora, eucaliptolo, aumento
della circolazione ematica locale, da applicare su cute integra
- azione antisettica es. timolo, eugenolo (nei chiodi di garofano anche blanda azione anestetica, si usa
negli studi odontoiatrici)
- azione antifermentativa, carminativa es. trans-anetolo presente nell’anice e nel finocchio, nelle
coliche
- azione antispastica es. mentolo
- azione sul sistema nervoso centrale: sedativa (valeriana, camomilla, melissa), stimolante (menta,
assenzio)

Utilizzi dei terpeni


Si utilizzano come tali nell’aromaterapia ma anche in altri campi:

Terapeutico

- preparazione di balsamici, espettoranti, amari, spasmolitici, antisettici, antifermentativi


- aromaterapia

Farmaceutico

- correttivi del sapore dei medicamenti

Cosmetico

- allestimento dei profumi: spesso si procede alla deterpenazione ovvero si concentrano le componenti
più odorose, eliminando quelle meno profumate. Tramite questa tecnica si è riusciti ad ottenere delle
essenza che sono 60 – 70 volte più profumate rispetto a quella originaria. Rende le componenti più
solubili in alcol, meno irritanti per la cute e sono più stabili

Alimentare

- per correggere il sapore di alimenti

Sesquiterpeni
Sono formati da 15 atomi di carbonio, sono meno volatili e hanno
un punto di ebollizione più alto e PM maggiore. La categoria più studiata è
quella degli azuleni, hanno colazione blu e dotati di una certa instabilità.
Sono tipici della camomilla (stomachico). Sono presenti dell’olio essenziale
dei capolini e l’olio essenziale contiene una percentuale 1-15% camazulene:
è un sesquiterpene che deriva dalla molecola della matricina, Matricaria
chamomilla (in foto).

Attività: antinfiammatoria

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Impiego terapeutico: per uso esterno nel trattamento delle infiammazioni della cute, oculari (contenuta in
colliri per occhi) e del cavo orale (afte, gengiviti).

Lattoni sesquiterpenici
Costituenti caratteristici delle piante delle famiglie delle Compositae o
Asteracee.

Un esempio è dato da Arnica montana: si trova anche da noi, la droga sono i capolini
gialli che contengono lattoni sesquiterpenici.

Azione: antireumatica, antinfiammatoria per uso esterno, artriti, artrosi, reumatismi


dovute alla presenza di elenalina e diidro-elenalina. Le strutture dei lattoni
sesquiterpenici sono dotate di un effetto irritante, tossico.

Ruolo nella pianta: repellenti nei confronti di insetti fitofagi. Adesso ci sono molti
studio in corso per provare ad utilizzare i terpenoidi come insetticidi o erbicidi.

Insetticidi: piretroidi e terpenoidi del crisantemo pare abbiano un’azione insetticida, sono in grado di
allontanare gli insetti nocivi per la pianta. Sono state isolate delle componenti terpeniche che agiscono
selettivamente come insetticidi per alcune piante e per altre invece hanno il ruolo di attrarre insetti, è il caso
del geraniolo, componente del geranio. Ha azione repellente nei confronti delle farfalle e nello stesso tempo
azione attrattiva delle api, quindi facilitando l’impollinazione. Adesso si studiano molto queste cose.

Erbicidi: alcune componenti hanno effetto di inibizione e crescita di altri tipi di vegetali nella zona
circostante. Sono studi che si stanno sviluppando. Effetto fitotossico, tossico nei confronti di altre componenti
vegetali. Sono studi molto complicati sia per la complessità delle molecole strutturali che per l’elevato costo
per sintetizzarli, ma perché ancora si sa poco per il rischio di utilizzo, non conosciamo il meccanismo d’azione,
le proprietà tossiche che potrebbero esserlo per il terreno e la loro permanenza (c’è il rischio di
contaminazione del terreno).

Effetti tossici dei lattoni sesquiterpenici


• uso locale  reazioni allergiche che sono tipiche per questa famiglia di piante. Possono esserci
anche reazioni incrociate. Se si è allergici ad una pianta lo si può essere anche per piante
appartenenti alla stessa famiglia

• uso sistemico  disturbi gastrointestinali

Diterpeni
Sono formati da 20 atomi di carbonio, sono i tipici componenti delle conifere:
abete, larice, pino. Si depositano a livello di strutture specializzate, i canali resiniferi
del legno da cui si ricava oleoresina = trementina che tramite distillazione si ha
essenza di trementina ed un residuo solido ovvero la colofonia. Si tratta di una resina
solida, di colore giallastro, di odore aromatico che ha impiego a livello industriale
(colori, vernici, saponi, carta). La colofonia ha un 80-90% di composti diterpenici tra cui acidi resinici. Tra i vari

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acidi è stato studiato l’acido abietico: pare protegga la pianta, ha azione
antisettica e antimicrobica. Funzione per la pianta: protezione contro le
infezioni e contro gli attacchi di insetti.

Utilizzo terapeutico: antireumatico, antinfiammatorio, uso topico, unguenti


accompagnati da massaggio.

Sono state isolate dai composti terpenici anche le gibberelline, sono una sorta di ormoni presenti
nelle piante superiori, soprattutto nei semi, la loro funzione è quella di stimolare la crescita, spesso si trovano
nella forma glicosidica. Alcuni diterpeni sono molto tossici e si trovano ad esempio nell’olio di croton, esteri del
forbolo, come anche nelle piante del rododendro.

Strutture lattoniche diterpeniche


Uno degli esempi di lattoni di terpenici è dato alla Ginko biloba. È un
albero, la sua droga è utile per disturbi a livello
della circolazione, la droga è rappresentata dalle
foglie, hanno una forma a ventaglio e sono
bilobate. Hanno tre principali principi attivi, i
gincolidi (A, B, C, J, M). I gincolidi sono
antagonisti del fattore attivante le piastrine. Si
tratta di un’azione di fluidificazione a livello
ematico, effetto antiaggregante ma anche sulla
permeabilità vascolare che si traduce in un
aumento del tono vasale. Potenziale effetto
antiasmatico o riduzione di una situazione di bronco costrizione.

Triterpeni
Composti a 30 atomi di carbonio con gruppi funzionali diversi sulle strutture policicliche di base. Hanno
quindi una vasta gamma di attività biologiche. Alcuni di essi si trovano legati a degli zuccheri, quindi sono nella
forma glucosidica. Un esempi sono le saponine.

Esempi:

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- triterpenoidi tetraciclici  principi attivi del ginseng, ginsenosidi (Panax ginseng, Panax
quinquefolius). Sono analoghi degli steroidi, hanno la stessa struttura base del
ciclopentanoperidrofenantrene
- sitosteroli  (olio di germe di frumento e altri cereali)
- triterpenoidi pentaciclici  acido glicirretico (Glicyrrhiza glabra) ha proprietà antispastiche e come
espettorante indiretto

Safrolo ha attività epatotossica, non utilizzare. In passato veniva utilizzato per un’azione anticonvulsivante
dovuta al fatto che ha un effetto deprimente sul SNC e come diaforetico perché era un grado di stimolare la
sudorazione. Altra sostanza da ricordare è il tujone presente nell’assenzio, è un composto monoterpenico, è
tossico a livello del SNC. Causa vertigini, stato confusionale, provoca convulsioni. Ha anche un effetto
abortivo. Altre droghe che potrebbero provocare aborti sono ad esempio lo zafferano. È un eupeptico, si
utilizza in cucina, ha una dose letale, ma anche abortiva. Provoca aborti spontanei: 10 gr di zafferano puro
sono la dose abortiva, 20 g sono una dose letale per l’uomo. Sono dosi elevatissime.

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Tannini
Composti organici aromatici polifenolici, non azotati, di sapore fortemente amaro, dotati di attività
astringente (riduce le secrezioni ghiandolari e riduce iperemia, vasocostrizione) e tannante (precipitazione
delle proteine). Hanno un uso limitato e hanno proprietà abbastanza analoghe. Utilizzati nell’industria dei
pellami per trasformare la pelle in cuoio formando dei composti insolubili con le proteine: le pelli diventano
impermeabili all’acqua ed imputrescibili.

Localizzazione
Nella pianta: cortecce, radici, foglie e rizomi  organi sotterranei, organi ipogei

Nella cellula:

• nel vacuolo in forma libera o associati ad alcaloidi, zuccheri o proteine

• in cellule specializzate (idioblasti) di colore bruno

Per ossidazione i tannini si trasformano in flobafeni (di colore rosso-bruno) localizzati a livello della parete
cellulare.

Classificazione dei tannini


• Tannini idrolizzabili: a base di acido gallico (sono i gallo tannini es: amamelide, azione vaso
protettiva, la droga è data dalla corteccia dalle foglie) o acido ellagico (sono gli ellagitannini es: ricino
è un purgante, azione drastica. Il tannino in questione è la corilagina, si ricava per spremitura a freddo
dei semi sbucciati), tramite idrolisi liberano queste sostanze. Sono poco diffusi in natura e negli
alimenti ma sono quelli che vengono utilizzati di più in fitoterapia

• Tannini condensati: polimeri del catecolo, non possono essere idrolizzati. Sono più diffusi in natura
negli alimenti che consumiamo. Si utilizzano molto nell’industria del pellame

• Tannoidi: derivati dell’acido clorogenico (caffè, tè, tabacco). Sono anche chiamati tannini del caffè.

Piante contenenti tannini


Famiglie botaniche caratteristiche per il contenuto in tannini:

• Ericacee es. Vaccinium myrtillus: la droga è rappresentata dal frutto, piccola bacca commestibile.
Blando antidiarroico e effetto protettivo a livello vasale

• Amamelidacee es. Hamamelis virginiana: la droga è data dalle foglie e dalla corteccia e contiene i
tannini idrolizzabili, i gallo tannini, effetto astringente e aumento del tono vasale, utile nei casi di
iperemia

• Polygonacee es. Rheum officinaleI: rabarbaro, eupeptico, la droga è il rizoma

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Azioni biologiche dei tannini
Determinano la precipitazione delle proteine:

• a concentrazioni alte  azione caustica, corrosiva

• a concentrazioni basse  azione astringente (riduzione delle secrezioni ghiandolari e delle mucose, a
livello vasale provoca vasocostrizione. Più evidente nel tessuto iperemico)

Di conseguenza abbiamo:

- diminuzione permeabilità capillare


- vasocostrizione locale: utile nel caso di fluidi che ristagnano in compartimenti extravasali
- precipitazione di albumina nelle cellule con conseguente impermeabilizzazione e difesa contro
sostanze irritanti e microorganismi: effetto antisettico riconducibile alla precipitazione delle proteine
- ridotta secrezione ghiandolare
- rallentamento della peristalsi intestinale: impiego come antidiarroico. È uno dei pochi impieghi orali,
solitamente ha un uso topico

Utilizzo dei tannini


 Uso industriale: nelle concerie per trasformare la pelle in cuoio, nell’industria cosmetica (shampoo
antiseborroico)
 Uso terapeutico
- esterno: colluttori (afte, gengiviti, infiammazioni generali del cavo orale), antiemorroidari
(pomata), vene varicose (gambe gonfie nell’anziano)
- interno: antidiarroici per rallentamento della peristalsi intestinale

Proprietà antinutrizionali
I tannini inibiscono gli enzimi come proteasi, lipasi e amilasi, interferiscono con la utilizzazione delle
proteine alimentari, ostacolano l’assorbimento di ioni metallici presenti negli alimenti vegetali. Per questo
motivo è bene non assumere tannini vicino ai pasti.

Cautele nell’uso di droghe tanniche  attenzione alla loro tossicità


Sconsigliata l’assunzione di droghe tanniche durante o vicino ai pasti. Sono naturalmente poco
biodisponibili, la maggior parte dei tannini assunta rimane a livello di stomaco e intestino e viene
successivamente eliminata attraverso feci e urine, non vanno in circolo. Da una parte quindi ne impedisce
l’impiego (non vengono assorbiti), ma dall’altra ci tutela dal loro effetto tossico. Si parla soprattutto di
epatotossicità. Siamo tutelati da questo rischio perché la maggior parte dei tannini non viene assorbita e
rimane a livello dell’intestino dove agiscono come antidiarroici. Si accompagna anche un effetto protettivo
della mucosa, di impermeabilizzazione, senza provocare irritazione a livello della mucosa gastrica e
intestinale. È stato studiato a lungo questo effetto antidiarroico secondo diversi meccanismi d’azione: pare che
i tannini siano in grado di silenziare le terminazioni sensoriali sensitive. Agiscono riducendo gli stimoli
responsabili della peristalsi intestinale. Impediscono il passaggio di microorganismi patogeni che spesso sono
i responsabili di disturbi intestinali e in più avendo la capacità di precipitare le proteine flogistiche, coinvolte

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nella eziopatogenesi dell’infiammazione sono in grado di ridurre la patologia infiammatoria stessa. Azione
antidiarroica accompagnata da un’azione protettiva dovuta a diversi meccanismi d’azione dei tannini a livello
intestinale stesso. Ci sono anche altri effetti studiati in vitro perché sull’uomo vengono poco assorbiti. Ci sono
dei tannini che hanno potere antibiotico o antivirale e anche antimicotico. Questi usi non si realizzano perché
non vengono assorbiti e se venissero assorbiti sarebbero epatotossici. La tossicità è stata confermata da degli
studi sui ratti: sono responsabili dell’insorgenza di forme tumorali, effetto cancerogeno. Ci sono alcuni che
sostengono che certi tumori all’esofago nell’uomo siano dovuti ad un eccessivo consumo di the e tisane. Altri
invece sostengono che il rischio sarebbe legato all’eccessivo calore, non alla componente tannica. Il continuo
calore sulla mucosa potrebbe provocare infiammazioni croniche.

Incompatibilità tannini e alcaloidi: il vino rosso contiene tannini, il bianco no. Gli alcaloidi precipitano
in presenza di tannini. Si formano tannati insolubili e non assorbibili, e tornano utili nel caso di intossicazione
da alcaloidi.

Un altro impiego era quello in associazione al solfato di bario per migliorare nell’esame radiografico
della mucosa intestinale. Pratica passata in disuso per casi di tossicità.

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Alcaloidi
Composti organici azotati con spiccati effetti farmacologici sugli uomini e sugli animali. Sono molto
diffusi nei vegetali. Hanno attività farmacologica ma spesso anche tossicologica, sono composti molto
potenti. Alcuni alcaloidi si possono trovare in più piante, altri invece si trovano su un solo vegetale. Si possono
trovare su varie parti della pianta, altri invece sono selettivi per alcuni punti della pianta. A volte si trovano nel
punto in cui sono stati sintetizzati, a volte subiscono una sorta di spostamento percorso, per cui si trovano in
punti differenti da quelli di sintesi. Si è pensato che la loro funzione fosse connessa con il trasporto all’interno
della pianta, non ne siamo ancora sicuri. Alcuni sostengono che possano fungere da riserva di nutrimento per
la pianta, altri che abbino azione repellente dato il loro sapore amaro. Altri ancora sostengano che siano
intermedi per la sintesi di composti ancora più attivi e utili per la pianta stessa.

Per l’uomo hanno importanti proprietà. Alcune volte vengono estratti ed utilizzati come tali, altre si
usano per la sintesi di altri composti. Ad esempio tutti gli oppioidi che si sintetizzano a partire dalla morfina.

Ci sono alcune piante che vengono utilizzate nella terapia chemioterapica, ad esempio la vinblastina e
la vincristina che sono alcaloidi della vinca rosea, pianta che contiene alcaloidi con ottime proprietà
antitumorali. Analogamente la colchicina che deriva dal colchicum autumnalis si utilizza come antitumorale e
per le sue proprietà antigottose. Il tassolo è un alcaloide che si ricava dalla taxus brevifolia con ottime attività
antitumorale.

Scoperta e isolamento  XIX° secolo

• 1820 caffeina

• 1828 nicotina

• 1833 atropina

Oggi si conoscono più di 3000 alcaloidi, isolati da circa 4000 specie.

Proprietà chimico-fisiche
- Composti terziari (C-H-N): spesso liquidi, volatili, odorosi
- Composti quaternari (C-H-N-O): generalmente solidi e cristallizzabili
- Carattere basico (alcaloide deriva da alcali) poco solubili in acqua, abbastanza solubili nei solventi
organici
- Sapore amaro e bruciante
- Gli alcaloidi naturali sono otticamente attivi L. Durante l’essiccamento spesso si hanno processi di
racemizzazione. Ad esempio nel caso dell’atropina, nella foglia fresca abbiamo la forma L (più attiva),
nella droga essiccata abbiamo L + D (meno attiva)
- Quando le due forme D e L esistono in natura, la forma L è la più attiva: atopina è un esempio di
miscela racemica. La forma L è la iosciamina, la miscela racemica data da D + L viene chiamata
atropina

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Classificazione
Considerata l’eterogenicità di questa grande famiglia di sostanze, è possibile adottare molteplici criteri di
classificazione:

 botanico

 farmacologico

 chimico

In funzione della struttura che contiene l’azoto gli alcaloidi possono essere distinti in numerose classi
chimiche:

 fenilalchilaminici
 isochinolinici
 fenantrenici
 indolici
 chinolinici
 imidazolici
 tropanici
 purinici

Alcaloidi fenilalchilaminici
Strutture relativamente semplici derivate dalla fenilalanina o dalla tirosina. Sono dei protoalcaloidi in
quanto l’N non è eterociclico.

Ad esempio: efedrina deriva dall’Efedra sinica (sp.) In questo caso parti aeree sono quelle maggiormente
ricche di alcaloidi quindi fusto, foglie. Ha una struttura simile a quella dell’adrenalina e ha funzione
simpaticomimetica. Attualmente non si utilizza più per gli effetti tossici ad essa legati ed è una sostanza
dopante.

Efedrina
La maggior parte degli integratori alimentari contenenti efedra
veniva proposta per il controllo del peso corporeo o per migliorare la
performance atletica. In altri paesi era in uso una sorta di tisana a base di
efedra per migliorare le prestazioni fisiche.

Effetti: aumento della contrattilità cardiaca, del battito cardiaco e della pressione per azione sui recettori
adrenergici. Spesso usata in associazione con droghe contenenti caffeina.

Effetti collaterali: psicosi, ictus, infarto, morte improvvisa in giovani sportivi sani.

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Alcaloidi a nucleo isochinolinico
L’azoto si trova all’interno dell’eterociclo. Un esempio è dato
dall’emetina.

Emetina - ipecacuana
Questo alcaloide deriva dalla Cephaelis ipecacuana, pianta tipica del sud America, Brasile.

Caratteristiche: pianta perenne bassa (40 cm), con fusto basale


parzialmente lignificato, foglie lunghe fino a 7 cm, allungate, a
margine intero.

Provenienza e habitat: cresce in Brasile, soprattutto nella regione


del Mato Grosso.

Droga: radici sono quelle più ricche in


alcaloidi.

Descrizione: pezzi tortuosi lunghi fino a 15


cm circa, di colore bruno rossiccio, diametro
di 0.5 cm.

Componenti:1.8-4% di alcaloidi: emetina (responsabile di azione


emetica, stimola il vomito per un meccanismo riflesso) e cefelina.

Attività:

• emetica (per azione riflessa): stimola il vomito, utile in caso di avvelenamento

• espettorante: facilita espulsione di muco in eccesso

• antielmintica: contro diversi tipi di parassitosi

• antiprotozoaria: contro patologie da protozoi

Data la sua tossicità, il suo utilizzo si ha solo nei centri antiavvelenamento. Può dar luogo a fenomeni di
accumulo con inibizione della sintesi proteica.

Alcaloidi benzilisochinolinici
Assieme agli alcaloidi fenantrenici sono i due tipi di alcaloidi presenti nell’oppio. L’oppio è il lattice che
si ricava dal frutto (capsule non ancora completamente mature che per incisione fanno uscire un lattice
biancastro e che poi imbrunisce
per ossidazione. Si raccolgono
sotto forma di pani d’oppio) del
papverum somniferum. Gli
oppioidi sono sostanze
particolarmente attive che

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appartengono chimicamente a due classi di alcaloidi:

- benzilisochinolinici  papaverina (più importante), noscapina, narceina. Gli ultimi due sono
analoghi strutturali di papaverina
- nucleo fenantrenico  sono molto più importanti a livello fitoterapico e sono morfina, codeina e
tebaina

Papaverina: azione miorilassante e non da effetti tossicomanogeni e non da dipendenza a differenza della
morfina. Il suo uso è ridotto a specifici deficit da erezione. Si inietta a livello dei corpi cavernosi.

Alcaloidi a nucleo fenantrenico


Sono più importanti a livello fitoterapico e si trovano nell’oppio. Questi sono:

1. Morfina: ha proprietà tossicomanogene ma è utile perché è ha un


effetto antidolorifico molto forte, ha un impiego ospedaliero, ad
esempio post operazione. Il suo uso provoca dipendenza fisica e
psichica e tolleranza: necessità di aumentare la dose somministrata.
L’uso controllato in ambito ospedaliero non da queste problematiche,
ma solo nausea, vomito e stipsi (rischi di blocco intestinale). Overdose
provoca blocco della respirazione. In passato si utilizzava per le sue
proprietà antiadiarroiche (tintura di laudano o oppio crocato)
2. Codeina: è una metil morfina. Ha un impiego diverso dalla morfina, il
metile riduce drasticamente il potere analgesico della morfina, è molto
ridotto anche l’effetto tossicomanogeno. Ha buone proprietà antitussive
con azione centrale.
3. Tebaina: non viene utilizzato a scopo fitoterapico

Morfina e codeina sono degli analoghi strutturali.

Alcaloidi piridinici e piperidinici


- Anello piridinico: nicotina  nicotiana tabacum, la droga è data dalle foglie del tabacco, ha azione
a livello colinergico nei recettori nicotinici, ha azione parasimpaticomimetica. Non pare ci siano
impieghi fitoterapici. Ci sono studi relativi al trattamento del
morbo di Alzheimer: correlazione tra stimolazione colinergica e
apprendimento della memoria
- Anello piperidinico: anabasina  lobelina (Lobelia inflata) ha
un meccanismo d’azione analogo a quello della nicotina, agisce
a livello dei recettori colinergici con azione
parasimpaticomimetica. È sotto studio per il trattamento del
morbo di Alzheimer. Viene anche chiamato tabacco indiano. In
passato si utilizzava per curare alcune forme asmatiche e nel
trattamento di nausea e vomito

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Alcaloidi purinici o basi xantiniche
Questi alcaloidi sono i principi attivi contenuti in molte piante che appartengono alla categoria dei
neuro stimolanti tra cui the, caffè e tabacco. Questi alcaloidi sono:

- Caffeina  CH3
- Teofillina  R3=H
- Teobromina  R1=H

Sono presenti una serie di piante:

- The: bevanda stimolante da noi poco diffusa, si trova molto in Argentina


- Coffea arabica: i semi contengono le basi xantiniche
- Camellia sinesi: pianta del the la cui droga è data dalle foglie e dai fiori
- Theobroma cacao: droga data dai semi

Tutte queste piante contengono questi alcaloidi purinici eccetto il cacao: in questo caso manca la teofillina.
Strutturalmente caffeina, teofillina e teobromina sono simili. Nel caso della caffeina ci sono tre metili, nella
teofillina manca il metile in posizione 3, nella teobromina manca il metile in posizione 1. Quindi teofillina e
teobromina si possono ricavare da un processo di de metilazione della caffeina. Sono analoghi strutturali
anche se le proprietà farmacologiche variano: nel caso della teofillina è più spiccata l’azione diuretica e bronco
dilatatorio, la caffeina ha maggiore attività neuro stimolante a livello del SNC.

Alcaloidi tropanici
Sono esteri di alcooli tropanici (tropina, ecgonina) ottenuti con acidi alifatici o aromatici (benzoico,
acetico, tropico...). I più importanti sono:

 Atropina  nelle foglie e radici dell’atropa belladonna. È


un antispastico e provoca dilatazione della pupilla
 Scopolamina  analogo strutturale dell’atropina, si trova
più concentrata nelle radici. Attraversa più facilmente la
barriera ematoencefalica, ci sono effetti più marcati a
livello del SNC. Si utilizza come antiemetico nella cinetosi. Ha più effetti collaterali rispetto
all’atropina, ha blanda azione sedativa. Ad esempio prima di un’anestesia chirurgica si
somministra per mantenere più libere le vie respiratorie dato che sia atropina che
scopolamina inibiscono la produzione di muco e delle
secrezioni ghiandolari. Ha un’azione parasimpaticolitica,
blocco dell’azione colinergica
 Cocaina  si ricava dalle foglie della Erytroxylum coca –
truxillensis. Popolarmente si utilizzava si masticava
lentamente per lenire il senso della fatica, fame e sete.
L’impiego terapeutico è legato ad un’azione anestetica
locale

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Alcaloidi imidazolici
Caratterizzati dalla presenza di un anello imidazolico. Un
esempio è dato dalla pilocarpina (Pilocarpus jaborandi).

Pilocarpus jaborandi
Caratteristiche: arbusto gracile

Famiglia: rutacee

Provenienza e habitat: sono originari dell’America meridionale e centrale


e delle Indie occidentali. La specie più importante è il P. microphyllus che
cresce in Brasile, ha quantità maggiori di pilocarpina

Droga: le foglie

Componenti:

0.7-0.8% pilocarpina (P.microphyllus)

0.5-0.7% altre specie

Attività: la pilocarpina è un parasimpaticomimetico, con azione colinergica a livello dei recettori muscarinici
e determina bradicardia, aumento della peristalsi, miosi. E’ un diaforetico molto efficace. Ha azione opposta
dell’atropina, ha azione scialagoga, ovvero provoca scialorrea.

Indicazioni terapeutiche: trattamento del glaucoma in quanto riduce la pressione intraoculare. Applicazione
locale sotto forma di gocce oftalmiche

Ha un’emivita breve e quindi costringe il paziente a ripetute somministrazioni, almeno 4 volte a giorno.

Alcaloidi indolici
Il triptofano è il precursore di questo gruppo di alcaloidi. Un esempio è la
yohimbina che deriva da Corynanthe yohimbe, la cui droga è rappresentata dalla
corteccia del fusto. Rientra negli stimolanti sessuali, si allestivano preparati
afodisiaci. Da noi non è diffusa come piante. Si utilizza per la disfunzione erettile.
C’è un impiego anche dove si voleva migliorare la performance sportiva e per il suo
effetto dimagrante. Ha un’azione agonistica a livello dei recettori adrenergici.

Un altro esempio è l’ergotamina che si ricava dalla Claviceps purpurea. È


un analogo strutturale dell’acido lisergico che è presente come tale nella claviceps purpurea e dal quale si è
partiti per la sintesi di LSD, impiego tossicomanogeno. È un prodotto di semisintesi.

87
Claviceps purpurea
Caratteristiche: fungo parassita di varie Graminacee, in particolare della
segale. Attacca l’ovario della pianta che viene così distrutto e sostituito da un
fitto intreccio micelico dove il fungo si riproduce. Con la maturazione e il
disseccamento della pianta il fungo si trasforma in uno sclerozio (corno).

Droga: sclerozio (ergot) viene chiamata segale cornuta, si tratta del fungo
che si è seccato.

Descrizione: corpi fusiformi lunghi 2-4 cm e larghi 0.2-0.7 cm, in origine


leggermente incurvati. La superficie esterna è di colore scuro, nero-violetto e
presenta spesso delle scanalature longitudinali.

Conservazione: la droga va rinnovata ogni anno in quanto le sostanze


grasse contenute possono irrancidire, non hanno molta stabilità.
L’ergot è particolarmente sensibile all’attacco di insetti, funghi e batteri.
Si conservano in recipienti scuri ben chiusi.

Componenti: 0.5% alcaloidi (amidi dell’acido D-lisergico) di cui i più


importanti sono: ergotamina, ergotossina, ergometrina

Attività e indicazioni terapeutiche

- Ergotamina: vasocostrizione periferica, blocco dei recettori adrenergici periferici. Viene utilizzata per il
trattamento dell’emicrania in associazione a caffeina.
- Ergometrina: induce contrazioni uterine (utero gravido molto sensibile). Viene impiegata per ridurre
l’emorragia post-partum. Al giorno d’oggi si utilizza ossitocina o latri composti meno pesanti. In

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passato ha provocato anche la nascita di feti morti data la sua tossicità e ha causato anche alcuni
aborti spontanei.
- Ergotossina: (miscela di 3 composti differenti: ergocristina, ergocornina ed ergocriptina): azione
vasodilatatrice. Usata per il trattamento dei disturbi della circolazione periferica.

Effetti collaterali: ergotismo: avvelenamento da ergot che si manifesta in due forme:

- forma gangrenosa inizia con disturbi digestivi e prosegue con un forte senso di bruciore alle
estremità dovuto a vasocostrizione che porta alla gangrena
- forma convulsiva si manifesta invece con contrazioni muscolari dolorose, convulsioni, allucinazioni e
turbe psichiche. Colpisce il sistema nervoso centrale.

Le ultime epidemie: 1926 Russia, 1953 Francia.

SCHEMA SU ALCALOIDI

Alcaloidi attivi sul S.N.Centrale:


morfina, caffeina, cocaina …

Alcaloidi attivi sul S.N.Vegetativo:


Parasimpaticolitici o anticolinergici:
atropina (morbo di Parkinson, azione di blocco delle terminazioni colinergiche, in passato si usava al cura
bulgara), iosciamina, scopolamina …

Parasimpaticomimetici o colinergici:
pilocarpina, muscarina, nicotina …
In studio per il trattamento del morbo di Alzheimer

Simpaticolitici o antiadrenergici: ergotamina …

Simpaticomimetici o adrenergici: efedrina, ioimbina …

Alcaloidi attivi sulla muscolatura liscia:


Spasmolitici: papaverina …

Alcaloidi attivi sui vasi sanguigni:


Ipertensivi o vasocostrittori: efedrina …

Ipotensivi o vasodilatatori: ergotossina …

Alcaloidi attivi sul cuore:


Antifibrillatori ed antiaritmici: chinidina si ricava dalla china, la droga è data dalla corteccia

Vasodilatatori coronarici: teofillina, teobromina…

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Alcaloidi attivi sui reni:
Diuretici: caffeina, teofillina, teobromina …

Alcaloidi attivi sull’apparato respiratorio:


Antitussivi: codeina

Broncodilatatori: atropina, iosciamina, scopolamina …

Alcaloidi attivi sull’apparato gastrointestinale:


Tonici amari: chinina, stricnina …
Emetici: emetina …
Antidiarroici: papaverina (morfina)…
Antiemetici: scopolamina

Alcaloidi attivi sui parassiti:


Antielmintici: emetina …
Antiamebici: emetina …
Antiprotozoari: chinina …

Alcaloidi attivi come antitumorali:


vincristina, vinblastina, colchicina, tassolo, camptotecina …

90
15/03/2019

Glicosidi
I glicosidi sono molecole complesse, ad alto peso molecolare formate da:

- una parte zuccherina (glucosio, galattosio, ramnosio) = glicone che si lega alla
- parte non zuccherina = aglicone o genina. Solitamente è la parte responsabile dell’attività
farmacologica

I glicosidi sono una sorta di pro farmaci che in vivo liberano il farmaco vero e proprio che è la porzione
genina. La porzione zuccherina modula (migliora) le proprietà farmacocinetiche della genina, la rende meglio
assorbibile perché modifica le proprietà chimico-fisiche. Fa si che la molecola attraversi più facilmente le
membrane e venga assorbita maggiormente. Sono degli eteri, la loro formazione aumenta l’idrofilia e la
stabilità. I glicosidi sono solubili in acqua e alcol e poco negli eteri.

L’enzima glicosidasi scinde il legame glicone-genina liberando la genina stessa a livello del sito attivo.

Eterogeneità:

- per la struttura chimica


- farmacologica: come nel caso degli alcaloidi ci sono classi di glucosidi che possono avere molte azioni
diverse

parte non zuccherina o genina  responsabile dell’attività farmacologica

parte zuccherina  per la presenza di gruppi ossidrilici idrofili influenza la solubilità e quindi l’assorbimento
del principio attivo. Modula la farmacocinetica della molecola e la biodisponibilità del principio attivo.

Classificazione dei glicosidi


I glicosidi possono essere distinti in base al tipo di legame tra l’unità gluconica e quella agliconica.

91
Piante medicinali e profarmaci naturali
Un profarmaco è una molecola di per sè inattiva, che subisce in vivo un processo di bioattivazione
prima di esercitare l’effetto farmacologico.

Molti costituenti delle piante non sono attivi farmacologicamente come tali, ma lo diventano dopo avere subito
un processo di bioattivazione ad opera di enzimi presenti nella pianta e nella droga oppure, dopo
somministrazione nell’uomo, ad opera di enzimi specifici situati nell’intestino o, dopo l’assorbimento, nel rene e
nel circolo sistemico.

E’ interessante notare come alcuni dei più comuni profarmaci vegetali subiscano il processo di attivazione
specificatamente nell’organo bersaglio.

Classificazione dei glicosidi

1. Cardioattivo: la cui genina agisce a livello cardiaco, è attivo a questo livello. Le piante di questo tipo
sono tante. Noi vediamo solo digitale e lo strofanto.
2. Antrachinonici: comprende dei purganti più drastici e più importanti, ma ci sono anche rabarbaro che
è un amaro digestivo, eupeptico, tonico.

92
3. Saponifici: possono essere presenti nella liquerizia e nel ginseng. Hanno struttura terpenica. Le più
importanti sono liquerizia antispastica, ginsegn adattogeno.
4. Cianogenetici: liberano acido cianidrico. Non studiamo questo gruppo. La mandorla amara è un
esempio. Piccole quantità sono tollerate, alte sono tossiche. Sono contenuti anche nei semi di prugna
e pesca
5. Glucosinati: classificati in base al tipo di zucchero. Cipolla, noi studiamo aglio ipolipilidemizzante e
senape azione eupeptica.
6. Fenolici: hanno un fenolo. Sono un esempio il salice analgesico, antipiretico e uva ursina antisettico
delle vie urinarie
7. Cumarinici: anice carminativo, ippocastano vasoprotettore
8. Flavonici: componenti delle parti colorate delle piante. Colorazione acida, quindi dal giallo arancione,
rosso, cardo mariano epatoprotettore
9. Antocianici: responsabili delle colorazione verso il basico ovvero dal rosso, porpora al viola, blu, sono
presente nei petali o frutti come melanzana, uva rossa e mirtillo
10. Tannini catechinici: amamelide vaso protettore

19/03/2019

Classificazione dei glicosidi cardioattivi


Sono quei glicosidi utili a livello cardiaco. Strofanto, digitale, mughetto e scilla sono piante
medicinali contenenti glicosidi cardioattivi. Possono essere suddivisi in:

- Cardenolidi: strofanto, tevezia, digitale purpurea, digitale lanata, mughetto


- Bufadienolidi: elleboro, scilla

La genina ha una struttura steroidea che in posizione 3 si lega allo zucchero formando il glicoside, in
posizione 17 presente un sostituente e sono possibili due sostituenti: un anello lattonico (cardenolidi) e una
struttura più complessa (bufadienolidi)

93
Glicosidi cardioattivi a nucleo steroideo

Hanno un effetto inotropo positivo: aumentano la forza di contrazione cardiaca. Aumenta la disponibilità di
calcio a livello intracellulare.

Composti antrachinonici ad attività purgante


La cui genina deriva dal nucleo di partenza dell’antracene. Tra queste droghe troviamo il rabarbaro
che è un eupeptico, digestivo, tutti gli altri sono purganti. Questi composti sarebbero del tutto insolubili in
acqua, quindi l’utilità del glucoside è potenziarne la solubilità in acqua.

In natura nella droga fresca troviamo la forma ridotta, antranolo, che subisce un processo di
ossidazione durante l’essicazione diventando antrachinone. L’antrachinone quindi non è presente quindi nella
droga fresca e si forma durante il processo di essiccamento per ossidazione.

94
Acido crisofantico: è uno dei pa contenuti
nell’aloe vera, è un uno dei più potenti
purganti. La droga è il succo che si ricava dalle
foglie carnose che vengono tagliate e liberano
questa specie di succo che si indurisce all’aria.
L’aloe contiene più glucosidi antrachinonici tra
cui: aloine A B, aloe – emodina e crisofanolo.

Frangula – emodina: è il pa della frangola. La


droga è costituita dalla croteccia del fusto e dei
rami.

Sennidina: è il principio attivo della Cassia


acutifolia e angustifolia, la droga è costituita
dalle foglie e dai frutti della senna.

Cascara: purgante antrachinonico.

Crisarone: ha un attività eupeptica.

Come agiscono questi purganti?


A livello intestinale

• Antrachinoni  in realtà quelli attivi sono gli antroni, deriva da una degradazione ad opera della flora
intestinale. L’antrachinone viene facilmente assorbito a livello intestinale e poi eliminato attraverso le
urine. Se viene molto assorbito, nell’intestino ne rimane poco, e noi abbiamo bisogno di una molecola
che non venga assorbita troppo. L’antrone invece subisce uno scarso assorbimento, resta a livello
intestinale, agisce come purgante e viene poi eliminato con le feci. Possono essere considerati una
sorta di profarmaci, devono subire una degradazione per liberare una molecola come l’antrone. Questi
antroni hanno diverse funzioni tra cui:

• stimolano la secrezione di muco a livello intestinale, azione fluidificante sul contenuto


intestinale

• stimolano l’attività peristaltica: effetto procinetico

• inibiscono il riassorbimento di elettroliti e di acqua, hanno azione drastica proprio


perché permettono l’espulsione di feci non ancora formate.

Tra i vari effetti collaterali c’è anche la dipendenza. L’inibizione avviene a livello della pompa sodio potassio
ATPasica: gli elettroliti rimangono a livello del lume intestinale e si ha espulsione di feci liquide e svuotamento
totale. Ci sono degli studi che dimostrano che sono attivi contro alcuni funghi. La loro azione richiede un certo
lasso di tempo, circa 6-10 ore. Solitamente si assume di sera.

95
Glicosidi salicilici
Presentano una struttura fenolica, un esempio è dato dal salice, azione antinfiammatoria. Sono
presenti glucosidi salicilici anche:

 corteccia di salice Salix alba, S.purpurea

 corteccia di betulla Betula alba

 corteccia di pioppo Populus alba, P. tremula

 fiori della Spirea ulmaria

L’eteroside salicilico, salicoside o


salicina, può subire un’idrolisi enzimatica
per dare saligenolo o alcool salicilico o
saligenina. Il saligenolo non è attivo
come tale quindi abbiamo un pro
farmaco: in vivo è necessaria una sua
ossidazione da alcool salicilico ad acido
salicilico: attività antinfiammatoria,
analgesica, antipiretica. La Bayer ha
introdotto un acetile incrementando la
sua attività. Provoca sanguinamento
gastrico della mucosa gastrica. Questa
tossicità è presente anche nel prodotto
fitoterapico.

Glicosidi cianogenetici

Già a livello orale, per


azione della saliva, si ha la
liberazione di una piccola frazione
di glicosidi ciano genetici e quindi
non vengono più utilizzati in terapia.
Semi di albicocche, pesche e
mandorle amare contengono
queste sostanze che sono
fortemente amare.

Si pensa che a livello biologico la


presenza di queste sostanze sia
una sorta di meccanismo di difesa
della pianta.

96
Glicosidi solforati

Sinigrina: è un principio piccante tipico delle brassicacee, famiglia a cui appartiene la senape (sia nera che
bianca). In vivo liberano solfato, acido di potassio e isosolfocianato di allile. Questo composto è quello
responsabile dell’attività. Sono presenti anche in altre piante che noi utilizziamo in cucina come rafano.

Si utilizzava più in passato per un’azione locale che si manifestava sotto forma dei cataplasmi:
preparati pastosi per uso topico da applicare sulla cute, ancora più attive se accompagnate da massaggio e
calore. Erano preparazioni tipiche della medicina popolare che applicate sulla cute che potrebbero dare anche
un effetto emolliente e protettivo. Si utilizzava ad esempio farina di semi di lino. Si potevano avere cataplasmi
anche:

- Rubefacenti  provocano rossore, aumento della circolazione ematica locale


- Revulsivi  infiammazione, rossore fino a provocare vesciche
- Vescicanti  provocano bolle
- Lacrimanti  applicati vicino agli occhi stimolano lacrimazione

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Glicosidi fenolici o idrochinonici

Uva ursina
Uva ursina, assieme al mirtillo americano, è un antisettico delle vie urinarie. Appartiene alla
famiglia delle ericacee. Nelle foglie dell’uva ursina sono presenti le due molecole
sopra citate. Nell’uva ursina l’azione è dovuta alla presenza di questi glicosidi
idrochinolici. In vivo si può scindere il legame glucosidico liberando glucosio e
glicone: arbutina  idrochinone, metilarbutina  metilidrochinone. Questi due
composti sono utili per infezioni delle basse vie urinarie come cistiti, uretriti. La
scissione del legame glicosidico avviene solo che l’ambiente è basico. In condizioni
patologiche, affezioni alle vie urinarie è già naturalmente più basico. Se l’ambiente è
acido, vengono eliminati come tali e si ha una colorazione verde delle urine. Nel
caso si possono somministrare sostanze che rendono più basico l’ambiente come latte e patate. I succhi di
frutta invece rendono l’ambiente acido.

Saponine
Glicosidi = zucchero + aglicone (sapogenina) che ha una struttura terpenica. Alcuni esempi sono:

¤ sapogenine steroidee (triterpeni tetraciclici)  Ginseng, struttura che ricorda il


ciclopentanoperidrofenantrene
¤ sapogenine triterpeniche (pentaciclici)  Glycirrhiza: espettorante

Proprietà farmacologiche: polygala: emetico, ginseng: immunostimolante, ippocastano: antiedematosa,


gonfiori alle gambe, caviglie. Agiscono sulla permeabilità delle membrane vasali.

98
Flavonoidi
Sostanze fenoliche a basso peso molecolare ampiamente diffuse nel mondo vegetale. Sono molto
concentrate nelle parti colorate della pianta, sono responsabili dei colori. Si trovano soprattutto nelle, foglie,
fiori e frutti e in piccola parte nelle radici. Flavonoidi deriva dal latino flavus che significa giallo. In natura
possiamo averli liberi (basso peso molecolare) o coniugati ad uno zucchero (sono più frequenti). Spesso
quindi i flavonoidi rappresentano la glicone di un glucoside. Hanno una struttura riconducibile ad una struttura
generale, sono sostanze fenoliche. Presentano molti ossidrili all’interno della molecola. Si è visto che tanti più
gruppi OH ci sono nella molecola, tanto più la colorazione è gialla. La colorazione dipende anche dal pH. Sono
presenti nella frutta e nella verdura. In passato si utilizzavano anche come coloranti. Non sono pigmenti inerti
perché la loro biosintesi è stimolata nel caso in cui la pianta subisca un insulto. Chi mangia frutta e verdura
assume circa 1 g al giorno di flavonoidi.

I flavonoidi sono riconducibili ad un benzene associato ad un  - pirone che forma benzo -  - pirone
o cromone che in posizione due presenta un fenile. Si chiama 2 fenil benzo -  - pirone.

In base alla struttura dell’aglicone i flavonoidi vengono classificati in:

- flavoni
- flavonoli
- isoflavoni
- catechine
- antocianidine

99
Flavoni

- Luteolina: uno dei pa del timo


- Apigenina: molto diffusa in natura è un pa della camomilla, ha un effetto antinfiammatorio e calmante
a livello nervoso, antispastica a livello gastrico
- Crisina: si trova nella passiflora. Si tratta di un neurodepressore

Apigenina e crisina interagiscono con i recettori delle benzodiazepine. Sono quindi in grado di esercitare
un’azione analoga alle benzodiazepine, blandi antidepressivi, antiansia.

Flavonoli

- Quercetina: presente nella cipolla


- Chemferolo: si trova nel sambuco
- Galangina: uno dei pa più significativi della propoli. È un’immunostimolante, è quello che viene
titolato. Affinché la propoli sia commerciale deve essere almeno al 2%. L’ottimale sarebbe al 5%
- Miricetina: ha tanti effetti antinfiammatori
100
Isoflavoni

Varia la posizione del fenile, abbiamo un 3 fenil anziché un 2 fenil. Qui vengono riportanti anche esempi dei
glucosidi corrispondenti. Lo zucchero si lega sempre in posizione 7.

- Genistina: glucoside che in vivo si scinde liberando la glicone corrispondente che è la genisteina.
Sono presenti nel trifoglio
- Daidzina: glicoside che per opera della glicosidasi si scinde e si libera la daidzeina che è la genina
corrispondente. È tipico della soia e della pueraria lobata pianta da cui si ricava il cuzu

Gli isoflavoni sono importanti perché sono i fitoestrogeni: prodotti vegetali che hanno azione simil
estrogenica. Sono in grado di interagire con i recettori degli estrogeni. Sono indicati per le donne in
premenopausa o combattere i disturbi della menopausa.

Catechine

Sono dei flavan 3 – oli che possono presentare delle sostituzioni in varie posizioni. Lo zucchero è
sempre legato in posizione 7. Si trovano nel the verde, hanno azione antiossidante, antiradicalico,
antinvecchiamento, vaso protettivo. Quelle nella immagine sono presenti nel the verde. Sono quelle
componenti che si distruggono durante i processi di trasformazione del the verde a the nero. Il the verde non
subisce certi procedimenti drastici per cui ha questi principi attivi.
101
Antocianidine  rosa, viola,blu pH basico

Sono presenti in quei frutti che noi consumiamo di colore scuro come mirtillo, melanzane, lamponi,
more. Devono la loro colorazione agli antociani e alle antocianidine. Nel caso della cianina il glucosio si lega
in posizione 3 e non 7.

Ruolo dei flavonoidi nelle piante


• segnali visivi per gli insetti impollinatori

• sistema difensivo in risposta a danni fisici o biologici

• partecipazione ai processi della respirazione e della fotosintesi

• azione regolatrice della crescita

• attività antiossidante

• attività chelante dei metalli

• protezione dalle radiazioni UV

Attività dei flavonoidi a livello del sistema circolatorio


1. Azione vasoprotettiva: riduzione della permeabilità vasale determinando un aumento del tono della
parete vasale. Scoperta nel 1935 l’azione della citrina (contenuta della buccia degli agrumi). È anche
chiamata vitamina D, riduce la permeabilità vasale, aumento del tono della parete
2. Azione antiaggregante piastrinica: fluidificante ematico es. Rutina (agrumi, sambuco, eucalipto),
antocianosidi (nei frutti scuri come mirtillo comune). Il mirtillo è utile nella emeralopia: difficoltà di
adattamento ai cambiamenti della luce (dal sole al buio). Pare aiuti anche nella miopia

Indicazioni terapeutiche:

• fragilità ed alterata permeabilità dei vasi capillari

• turbe vascolari retiniche

102
Azione antinfiammatoria
In questo caso si ha inibizione della lipoossigenasi e della ciclo ossigenasi (COX1 – COX2). In
particolare:

- Kempferolo (tra i flavonoidi)  sambuco


- Genisteina (tra gli isoflavoni)  trifoglio

Sono i più potenti inibitori della COX1

Relazione struttura-attività
Essenziale per l’attività antiinfiammatoria la presenza di:

- doppio legame C2-C3 per i flavonoidi


- gruppi idrossilici in posizione C4’-C5 e C7 per gli isoflavoni

Azione epatoprotettiva  Cardomariano


Silybum marianum

Droga: frutti indeiscenti secchi privato del pappo (acheni)

Famiglia: composite o asteracee

Componenti: silimarina (insieme di silicristina, silibina, silidianina)

Meccanismo d’azione della silimarina:

 inibizione del legame delle tossine agli epatociti: azione di protezione


 aumento dei livelli di glutatione
 stimolazione della RNA-polimerasi ribosomiale con aumento della sintesi proteica
 inibizione della perossidazione lipidica a livello degli epatociti
 inibizione del danno da anione superossido

Utilizzo terapeutico:

 epatite indotta da tossine e farmaci


 malattia epatica alcoolica
 in caso di intossicazione da sostanze tossiche come amanita falloide

Il cardomariano interagisce con altri farmaci quindi bisogna fare attenzione al suo utilizzo con altri farmaci.
Si tratta di una inibizione del citocromo p450 quindi rallenta il metabolismo di farmaci che vengono
metabolizzati da questo citocromo. Ad esempio se si assume un anticoagulante, questo rimane più tempo in
circolo e si rischia l’emorragia.

103
Azione antiossidante
Capacità scavenger di radicali liberi, sono in
grado di inibire gli enzimi responsabili della produzione
di radicali liberi. Alcuni enzimi sono:

 xantina-ossidasi
 glutatione-transferasi
 NADH-ossidasi
 mieloperossidasi

Dimostrata per:

- miri cetina:
- quercitina: cipolla
- apigenina: camomilla
- luteolina: timo
- rutina: arancio, limone

Capacità chelante di metalli (Fe3+, Cu2+)


Azione antitumorale delle catechine contenute nel tè verde come anche antiossidante e anti radicali
liberi. In vitro è stata dimostrata una possibile efficacia antitumorale, preventiva secondo questo meccanismo
d’azione:

 blocco del ciclo cellulare in fase G0 - G1


 induzione di apoptosi nelle cellule tumorali
 inibizione dell’enzima urochinasi
 inibizione dell’angiogenesi

104
Fitoestrogeni
Gli isoflavoni presenti nella soia, trifoglio, luppolo ora sono molto di moda perché si dice possano
essere utili nella sindrome pre menopausale e durante la menopausa. Ci sono diversi studi che dimostrano
un’azione protettiva nei confronti di alcune forme tumorali (prostata, colon, seno). Sono efficaci anche contro
l’osteoporosi (rischio per la donna in menopausa): diminuiscono il riassorbimento osseo. Possono avere
anche funzione antinfiammatoria con riduzione delle citochine. Possono agire anche a livello dell’apparato
cardiovascolare: determinano una diminuzione dei processi ossidativi delle LDL, diminuisce l’aggregazione
piastrinica (fluidificazione).

Potenziale utilizzo delle piante medicinali per il trattamento


dell’alcoolismo

In questo caso si tratta di una radice della pueraria lobata cuzu, è una pianta diffusa in Cina e paesi
orientali, non da noi. Viene anche chiamato the della sobrietà: si preparava una tisana. Si chiamava così
perché diversi studi hanno dimostrato la sua efficacia nella moderna disassuefazione dell’alcol. Si utilizza
anche come addensante naturale per i cibi, è anche un protettivo gastrico. Proprio per questa blanda azione
105
lassativa e protettiva gastrica, determina un rallentamento
dello svuotamento gastrico e interferisce sul metabolismo
dell’alcool. (Ha azione antitissotropica). Ad opera dell’alcool
deidrogenasi viene ossidato ad aldeide, poi ad opera
dell’aldeide deidrogenasi viene ossidato ad acido acetico e
poi CO2 e acqua. Se si ha alcol in corpo, lo si espone ad
un’azione più prolungata quindi viene favorita la
trasformazione dell’alcool in acetaldeide. In più è stato
dimostrato che inibisce l’aldeide deidrogenasi, enzima che
trasforma acetaldeide ad acido acetico. Questi due fattori
comportano un aumento della concentrazione di
acetaldeide che ha effetti collaterali sull’uomo.

Effetto antabuse o effetto disulfiram: una serie di effetti


collaterali che si manifestano in seguito all’accumulo di acetaldeide. Gli effetti sono vampate di calore, cefalea,
rossore, nausea, sudorazione. Sono gli effetti collaterali che si hanno quando si assumono certi farmaci con le
bevande alcoliche. Ci sono dei farmaci che interferiscono nel metabolismo dell’alcol. Per alcuni farmaci in
effetti è altamente sconsigliato assumere bevande alcoliche durante determinate terapie.

Disulfiram: farmaco che viene utilizzato in terapia per la disassuefazione da alcol. Provoca effetto antaubuse.
Nausea vomito, cefalea, calore, rossore.

Bioflavonoidi
Circolare ministeriale 4/7/2002:

Sull’ipotesi di una relazione tra bioflavonoidi e possibilità di aumento del rischio di gravi patologie pur
rare nel primo anno di vita, quale misura cautelare si richiede che sull’etichette di integratori che contengono
tali sostanze sia contenuta la seguente avvertenza:

NON ASSUMERE DURANTE LA GRAVIDANZA

La problematica in questione è stata comunque sottoposta all’attenzione del Consiglio Superiore di Sanità e
della Commissione Europea.

106
20/03/19

Effetti collaterali delle droghe


Eventi biologici non ricercati, che si possono manifestare quando un farmaco o una pianta o un suo
derivato vengono utilizzati a fini terapeutici. Possono essere prevedibili (sulla base della conoscenza dei
principi attivi) o imprevedibili. Spesso sono dose-dipendenti: maggiore è la dose più ci sono rischi. Ci sono
delle persone che sono allergiche e in questo caso bastano anche dosi infinitesimali per causare shock
anafilattico.

Naturale diverso Innocuo


Una delle ragioni del sempre maggiore ricorso del pubblico a rimedi vegetali come sostituti o in
associazione ai farmaci convenzionali è l’idea che essendo naturali siano anche innocui. Ci sono delle
ricerche che hanno dimostrato che si utilizzano tanti prodotti naturali credendo che siano più sicuri di quelli di
sintesi, tutto ciò è sbagliato. Ci sono degli studi che hanno dimostrato che durante il periodo della gravidanza
ci sia un maggiore ricorso alle cure fitoterapiche perché si credono più innocue rispetto a quelle di sintesi.

Effetti tossici meno frequenti


Alcuni prodotti naturali sono dotati di attività mutagena e/o cancerogena (tutto ciò che è cancerogeno
è mutageno ma non è detto il contrario):

 Es. estragolo (olio essenziale di finocchio, anice, basilico)

 Es. safrolo, componente di essenze tipo canfora, noce moscata, pepe nero, sasso frasso e noce
vomica

 Es. beta-asarone contenuto nel Acarus calamus, pianta che cresce spontaneamente lungo i torrenti.
In passato si usava come eupeptico, poi il suo uso è stato abbandonato a causa del suo effetto
allucinogeno e attività mutagena

 Cicasina: contenuta in un tipo di noce cycas, è mutagena

Reazioni allergiche
Reazioni avverse spesso imprevedibili in soggetti geneticamente predisposti. Si sa che alcuni prodotti
fitoterapici sono più pericolosi per soggetti allergici rispetto ad altri e che alcuni prodotti possono dare più
reazioni allergiche rispetto ad altri. Le reazioni allergiche possono essere:

- Reazioni cutanee di tipo eritematoso, gonfiore locale


- Oculo-riniti, occhi arrossati
- Crisi asmatiche
- Shock anafilattico

107
Piante medicinali con possibili effetti allergici
- Eucalipto
- Salice
- Olmaria
- Camomilla: appartiene alla famiglia delle composite o asteracee
- Propoli: attenzione ai soggetti allergici alle punture delle api

Le piante appartenenti alle composito asteracee possono dare più facilmente delle reazioni allergiche.
Attenzione alle reazioni crociate.

Fotosensibilizzazione
Reazione cutanea, dopo esposizione alla luce solare, di tipo eritematoso, edematoso con prurito e
vescicole dopo l’utilizzo di alcuni prodotti fitoterapici. È simile ad una classica reazione allergica con edema,
rossore, gonfiore.

Sostanze responsabili:

 Ipericina Hypericum perforatum: trattamento di ansia, lieve o moderata depressione. I due pa sono
ipericina (può dare fotosensibilizzazioni) e iperforina. Si possono fare due composti a base di iperico:
un olio topico che si utilizza per le scottature, e un estratto secco per uso orale che si da come blando
antidepressivo. L’olio può dare luogo a fotosensibilizzazione
 Furanocumarine (psoraleni, angelicina, bergaptene) famiglia Ombrellifere (Angelica, Achillea,
Bergamotto)

La reazione può aver luogo dopo contatto cutaneo (uso topico) o per ingestione. A parte la reazione di tipo
dermatitico, l’attivazione delle sostanze fotosensibilizzanti porta alla formazione di radicali liberi che
conferiscono a queste sostanze potenzialità mutagena e cancerogena.

Cause di tossicità
 presenza di sostanze tossiche
 presenza di contaminanti
 sostituzione del vegetale per dolo o per errore
 inadeguata preparazione o conservazione del prodotto

Costituenti tossici
Possono essere presenti di inverse famiglie:

- Alcaloidi pirrolizidinici: presenti in diverse famiglie (Asteracee, Fabacee ecc.). Assorbiti a livello
gastrointestinale, vengono convertiti nel fegato a sostanze tossiche (derivati del pirrolo) che si
legano alle proteine cellulari. Effetti tossici: dolori addominali, vomito, diarrea, cirrosi epatica, danni
ai polmoni e reni. Mutageni e teratogeni. Quindi l’uso terapeutico è sconsigliato.
Es. Tussilago farfara utilizzata nelle affezioni delle vie respiratorie come antitussivo,
broncodilatatore ed espettorante.

108
- Acidi aristolochici: presenti in alcune specie di Aristolochia, usate per le proprietà
antiinfiammatorie ed antibatteriche. Prodotti ritirati dal commercio nel 1982-83. Tali acidi si
accumulano nell’organismo con danni gravissimi al fegato e ai reni (deficit renale totale). Mutageni e
cancerogeni (tumore al tratto urinario).
- Artemisia absinthium: usato per il liquore di assenzio fin dal 18° secolo in Francia. Nei bevitori
abituali provocava una sindrome “absintismo” (allucinazioni, perdita del sonno, tremori e paralisi).
Uso vietato in Francia nel 1915. Riammesso in commercio in tutti gli Stati Europei 1992.
- Glicoproteine tipo ricina: presente nel tegumento esterno del seme di Ricinus communis.
L’ingestione di 3-4 semi interi ha effetto letale. Per l’utilizzo si utilizza spremitura a freddo di semi
sbucciati. Un aumento della temperatura potrebbe essere dannoso. Ricina, struttura glicoproteica.
- Composti cianogenetici: presenti nella fam. Rosacee (mela, ciliegia, albicocca, prugna nei semi e
mandorle amare). Per idrolisi dei glicosidi si libera acido cianidrico e anione cianuro che per affinità
con gli enzimi citocromo ossidasi, alterano la normale funzionalità della catena respiratoria. La
sintomatologia comprende dispnea, perdita di conoscenza, acidosi metabolica.

I frutti di ginko biloba e di atropa belladonna sono molto tossici. La loro ingestione può portare a morte.
Ortometilpiridossina è presente nei frutti di ginko e li ha portati a morte.

Presenza di contaminanti
I contaminanti possono essere di tipo batterico, radioattivo, metalli pesanti, biologici e microbiologichi.

Alcuni prodotti erboristici cinesi disponibili in internet sono contaminati da batteri

Health Canada sta avvisando i consumatori di non fare uso di 13 prodotti cinesi a base di erbe prodotte dalla
ditta Chi Chun Tang Herbal Factory di Hong Kong a causa delle contaminazioni batteriche presenti che
possono comportare gravi rischi per la salute. Questi prodotti sono in polvere o in compresse e le loro
indicazioni d'uso comprendono anche i neonati ed i bambini. Sempre secondo le indicazioni riportate, sono
utilizzabili per la cura di raffreddore, tosse, febbre e disordini gastrointestinali. La loro vendita in Canada non è
consentita, tuttavia è possibile acquistarli tramite Internet o durante un soggiorno all'estero. La contaminazione
batterica di tali prodotti erboristici può essere pericolosa per la salute e provocare eventi avversi di varia
gravità, a seconda dell'esposizione e della sensibilità individuale.

Il Ministero della Salute canadese avvisa di non usare Jambrulin, un prodotto di medicina ayurvedica,
in quanto contiene elevati livelli di piombo (14 settembre 2006).

Il Jambrulin viene prodotto da Unjha Pharmacy in India sotto forma di compresse. Nell’etichetta c’è scritto che
il prodotto può essere usato per attivare il pancreas. L’ingestione di piombo può alterare quasi tutti gli organi e
sistemi dell’organismo e può causare dolore addominale, anemia, alterazioni della pressione arteriosa, effetti
negativi sulla riproduzione, debolezza, problemi di concentrazione, calo ponderale, insonnia, vertigini, danno
renale e cerebrale.

Controllo di qualità carente


I prodotti a base vegetale devono sottostare a dei criteri di qualità per poter garantire efficacia e
sicurezza. Uno dei problemi è rappresentato dalla stabilità del prodotto.

109
Stabilità del prodotto

La stabilità, definita come il tempo durante il quale il prodotto conserva la sua integrità in termini di
quantità e di identità chimica, può essere influenzata da fattori ambientali come la temperatura, pH, luce, aria
che possono avere effetti marcati sui costituenti.

Componenti non dichiarati in etichetta


Il prodotto naturale Libidfit, impiegato per aumentare la performance sessuale, può essere rischioso per
la salute. Avviso del Ministero della Salute canadese (26 gennaio 2006): è stato riscontrato che contiene un
ingrediente non dichiarato (simile al sildenafil) che potrebbe essere rischioso per la salute, in particolare in
pazienti affetti da patologie quali le cardiopatie. Questo prodotto non è autorizzato per la vendita in Canada,
ma può essere disponibile tramite importazione, ma anche tramite internet. L'Agenzia Danese del Farmaco
ha pubblicato un avviso sui rischi associati a tale prodotto.

Cause di tossicità
 presenza di sostanze tossiche

 presenza di contaminanti

 sostituzione del vegetale per dolo o per errore

 inadeguata preparazione o conservazione del prodotto

 dosaggi elevati o terapie prolungate

 uso di più droghe contemporaneamente

 uso di droghe e farmaci

Dosaggi elevati o terapie prolungate


Uso prolungato:

Es. purganti antrachinonici, sono da utilizzare il meno possibile, solo in caso di colonscopia

- pigmentazione della mucosa del colon: reversibile quando si interrompe la terapia


- alterazione del quadro elettrolitico: determinano un mancato riassorbimento di elettroliti e di acqua,
agiscono a livello dei canali del sodio potassio. Si possono verificare situazioni di ipocaliemia,
ipopotessemia connessa con disturbi cardiaci
- colon catartico: bloccano la peristalsi
- dipendenza fisica

Dosaggi elevati:

Es. essenza di eucalipto per via orale   nausea, vomito, gastrite, diarrea. Non bisogna mai darlo puro,
ma diluito

Es. metilxantine (caffè, tè, guaranà, cacao)   insonnia, agitazione, tachicardia, ipertensione
110
Es. ginseng neurostimolante, adattogeno. Si è dimostrata una sindrome di abuso  insonnia, agitazione,
tachicardia, ipertensione

L'eccessivo consumo di "bibite energetiche" o l'assunzione contemporanea con alcool può provocare
effetti gravi sulla salute. Ministero della Salute canadese (giugno 2005). Al Ministero della Salute canadese
sono pervenute 4 segnalazioni di reazioni avverse riguardanti le "bevande energetiche" simili al Red Bull
Energy Drink, che includevano:

- Alterazioni elettrolitiche
- Nausea e vomito
- Alterazioni cardiache

In questi casi l'uso di "bevande energetiche" era inappropriato, cioè sono state assunte insieme ad alcool
oppure in quantità superiori a quelle raccomandate.

L’etilista si trova in una situazione costante di induzione enzimatica. Il consumo cronico di alcool porta ad
un’accelerazione degli enzimi, questo comporta cirrosi epatica e un metabolismo accelerato dei farmaci. Al
contrario l’alcolismo in acuto in chi non è abituato, provoca un’inibizione enzimatica. Gli enzimi del
metabolismo vengono inibiti: tutto ciò che viene cosomministrato resta in circolo più a lungo e non viene
metabolizzato e viene potenziata nella sua attività e tossicità.

Effetti collaterali della liquirizia (dosaggi elevati ed uso prolungato)


È un antispastico e balsamico a livello delle vie respiratorie. Può causare effetti mineralcorticoidi:

o ritenzione idrica
o aumento della pressione
o perdita di potassio

Effetti gravi nei pazienti che assumono digitale, negli ipertesi, nei cardiopatici, nei nefropatici. Non superare la
dose di 3 gr/die e un periodo > 6 settimane.

Controindicazioni
Come per i farmaci di sintesi esistono controindicazioni anche per i fitoterapici. Esempi:

 I pazienti allergici all’acido acetilsalicilico non devono assumere estratti di salice, olmaria, pioppo.
 Nei pazienti ipertesi non deve essere utilizzata la ginestra, l’efedra e utilizzate con cautela liquerizia, e
droghe a metilxantine come tè, caffè, guaranà, cola.
 In pazienti affetti da gastrite sono controindicate tutte le piante che contengono sostanze amare le
quali stimolano le secrezioni gastriche
 Nella sospetta occlusione intestinale non utilizzare purganti o lassativi di massa.

Controindicazioni specifiche possono essere rappresentate da malattie organiche (es. ulcera peptica,
ipertensione, insufficienza renale o epatica) che possono aumentare i rischi di effetti collaterali

111
Controindicazioni generiche in corso di gravidanza o allattamento

Ritiro per l’efedra Efedra sinica


Indicata per migliorare la performance atletica e la perdita di peso.
Gli alcaloidi dell’efedra hanno un effetto anfetamino-simile: stimolano i
recettori α e β con aumento della frequenza cardiaca e della pressione
arteriosa. L’efedra è stata associata ad eventi cardiovascolari come
ipertensione, ischemia , infarto.

Proibita la vendita di efedra


FDA ha proibito la vendita di integratori alimentari contenenti efedra perché “ritenuti un irragionevole
rischio di malattia per i consumatori”. La decisione di bandire l’efedra è stata presa a seguito di 2200 rapporti
di reazioni avverse in consumatori di prodotti che la contenevano, fra cui attacchi cardiaci, ictus e decessi.

Circolare ministeriale del 22/1/2001 relativa a prodotti contenenti Kava (Piper methysticum)

“I problemi concernenti la sicurezza nell’utilizzo di kava kava, ingrediente di origine vegetale di integratori
alimentari o prodotti salutistici, sono sotto esame a livello europeo in seguito alla segnalazione (Svizzera e
Germania) di effetti collaterali sulla funzione epatica. Come misura cautelare il commercio di tutti i prodotti
contenenti kava è sospeso.”

In U.S.A. la FDA ha indicato 25 casi di effetti collaterali, la maggioranza dei quali comunque si sarebbe
verificata in pazienti epatopatici o in corso di trattamenti farmacologici.

Pianta orientale, la fumavano le tribù, rende felici e rilassati. Si pensava potesse essere usata al posto
dell’iperico il quale interagisce con molti farmaci.

Uso delle erbe durante la gravidanza


Frequente ricorso a "rimedi naturali" in corso di gravidanza e allattamento proprio allo scopo di evitare
farmaci di sintesi. La farmacocinetica, gli effetti farmacologici e gli effetti collaterali di molte piante sono
tuttora sconosciuti. La particolare fisiologia della donna in gravidanza influenza la risposta ai farmaci.

Sostanze rischiose:

 olii essenziali

 alcaloidi: nicotina e caffeina i quali riducono l’irrorazione placentare

Sostanze ad alta diffusibilità, di basso indice terapeutico, potenzialmente tossiche per l’embrione.

Diverse piante hanno:

 effetti di tipo ormonale: è il caso del ginseng, si sono verificati casi di androgenizzazione del feto
femminile quindi da non utilizzare in gravidanza. Il ginseng agisce a livello degli ormoni, si utilizzava
come afrodisiaco, aumento di testosterone e livello di ossido nitrico

112
 effetti diretti sulla muscolatura uterina: alcaloidi dell’ergot e dei purganti, soprattutto aloe

 effetti indiretti sulla muscolatura uterina

 effetti sulla circolazione uterina

 effetti tossici specifici

Bioflavonoidi
Circolare ministeriale 4/7/2002:

Sull’ipotesi di una relazione tra bioflavonoidi e possibilità di aumento del rischio di gravi patologie pur rare nel
primo anno di vita, quale misura cautelare si richiede: che sull’etichette di integratori che contengono tali
sostanze sia contenuta la seguente avvertenza:

NON ASSUMERE DURANTE LA GRAVIDANZA

La problematica in questione è stata comunque sottoposta all’attenzione del Consiglio Superiore di Sanità e
della Commissione Europea.

Questi inibivano la topoisomerasi 2, conseguenza della traslocazione di un gene mml. Questi esperimenti
hanno dimostrato che i flavonoidi in vitro erano in grado di traslocare un gene e come conseguenza inibizione
della topoisomasi 2. Questa compare in caso di leucemia acuta nei bambini. Questi dati non sono mai stati
testati su animali quindi si è ritirato l’allarme.

Uso delle erbe durante l’allattamento


 no droghe a sapore amaro: l’assunzione di droghe molto amare rendono il latte molto amaro

 no droghe ad attività simil-ormonale: i fitoestrogeni sono da evitare per la loro attività

www.Farmacovigilanza.org
E’ stato attivato uno studio pilota sulla sorveglianza delle reazioni avverse da prodotti a base di erbe
officinali. Lo studio è coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità. Le segnalazioni verranno effettuate tramite
schede da chiunque osservi una reazione avversa da tali prodotti.

Nella sezione di Fitovigilanza

 Reazioni avverse da erbe medicinali

 Interazioni tra erbe e farmaci

 monografie di piante

113
Interazioni
 interazioni tra droghe

 interazioni droga-cibo

 interazioni droga-farmaco

Vantaggio delle associazioni di piante


Ci sono dei casi in cui associamo più principi attivi perché possono portare a miglioramenti riguardo:

 effetto sinergico: migliorare le caratteristiche del prodotto


 inibizione o riduzione di effetti collaterali: ad esempio sostanze coloranti, edulcoranti o quando si
ha un principio attivo irritante

Formulazione di una tisana lassativa


- senna foglie gr.60: questa da sola da qualche disturbo quindi vengono aggiunti anche altri
componenti per evitare queste problematiche
- menta piperita foglie gr. 20: blando antispastico intestinale
- camomilla comune gr.10: antinfiammatorio e antispastico di tipo nervoso
- finocchio frutti gr. 10: carminativo a livello intestinale, si utilizza molto per le coliti nei bambini

Categoria terapeutica: lassativo

L’associazione di una droga antrachinonica con droghe spasmolitiche come menta, camomilla e finocchio ha
lo scopo di limitare i crampi addominali.

Svantaggi delle associazioni


- Minore concentrazione dei principi attivi delle singole piante, che può essere compensato dall’effetto
sinergico es. maggiore attività battericida dell’associazione di olii essenziali di timo e origano rispetto ai
singoli
- Maggiore rischio di interferenze:
- Chimiche: moleole che interagiscono chimicamente tra di loro (es: tannini e alcaloidi)
- Fisiche: precipitazione di una componente (mucillagini)
- Farmacologiche: ad esempio a livello dei recettori come nel caso dell’iperico

Gli estratti vegetali non sono costituiti esclusivamente dalla sostanza farmacologicamente attiva ma anche da
sostanze inerti che potrebbero essere la causa di inconvenienti di carattere tecnologico-formulativo
(mucillagini).

Interferenze o incompatibilità
 Chimica  c’è interferenza tra la struttura delle molecole es. alcaloidi e tannini (precipitazione di
tannati insolubili)

114
 Fisica (legata alle caratteristiche di solubilità e miscibilità dei costituenti)  intorbidamento,
precipitazione, cambiamenti di colore mucillagini

 Farmacologica  antagonismo tra Belladonna (agisce a livello dei recettori colinergici come il
pilocarpo) parasimpaticolitico (antagonista) blocca il recettore e Jaborandi iperico. Pilocarpina
parasimpaticomimetico. In passato il pilocarpo si utilizzava come scialagogo

In conclusione: non si possono miscelare casualmente le piante medicinali! L’esatta conoscenza della natura
chimica dei principi attivi da includere in una forma farmaceutica permette di evitare errori di formulazione che
potrebbero condurre all’instabilità di un preparato.

Interazioni droghe-cibo
Interazione reciproca  a livello dell’assorbimento ad esempio lassativi usati a lungo possono
provocare un < assorbimento di nutrienti. Anche l’assunzione di sostanze tanniche vicino ai pasti può alterare
l’assorbimento dei nutrienti. Le droghe contenenti tannini complessano il Fe. A livello del metabolismo il succo
di pompelmo è un inibitore enzimatico.

Pompelmo

 il succo aumenta la disponibilità di alcuni farmaci che interagiscono con il citocromo P450-3A4

 il meccanismo consiste in una inibizione metabolica a livello intestinale

 il consumo di un quantitativo di succo di pompelmo pari a circa 250 g può inibire il CYP3A4 intestinale
per un periodo di tempo compreso tra 24 e 72 ore.

 Visto che l’inibizione del citocromo P450 avviene a livello intestinale, le interazioni farmaci-succo di
pompelmo si manifestano unicamente con formulazioni orali

Interazioni tra sostanze farmacologicamente attive


Elevata frequenza con cui avvengono le interazioni ha diverse cause:

 sulle confezioni degli integratori alimentari non sono riportate le informazioni utili per evitare possibili
interazioni

 aumento della popolazione anziana spesso sottoposta a politerapia

 abitudine all’automedicazione

Automedicazione
E’ stato documentato che > 30% dei pazienti che assumono fitoterapici è contemporaneamente
sottoposto a terapie farmacologiche; il 70% di questi pazienti non ne informa il medico curante. La pratica
dell’automedicazione sembra subire un continuo aumento. Ci si aspetta quindi un aumento di possibili
interazioni fra prodotti vegetali e farmaci.

115
Interazioni droghe – farmaci
 interazioni farmacocinetiche

 interazioni farmacodinamiche

L’iperico causa entrambe le interazioni

Cos’è la farmacocinetica
Azioni dell’organismo sul farmaco in grado di regolare:

1. Assorbimento

2. Distribuzione

3. Metabolismo

4. Eliminazione

Cos’è farmacodinamica
Azioni del farmaco sull’organismo. Un esempio di interazione farmacodinamica: ginko
biloba, è un vaso protettore. I ginkolidi agiscono sul PAF, fattore attivante la piastrine.
Da ciò derivi il loro effetto fluidificante ematico e antiasmatico perché il PAF provoca una
bronco costrizione.

Attività farmacologiche dei ginkgolidi

116
Indicazioni terapeutiche
 a livello miocardico  rischio cardiovascolare

 a livello cerebrale  demenza senile su base vascolare *

 a livello periferico  arteriopatie obliteranti, vasculopatie venose

 a livello bronchiale  broncospasmo

Effetti collaterali e interazioni


Scarsi effetti collaterali documentati: disturbi gastrointestinali e cefalea

Segnalazioni:

 emorragia intracranica (Neurology 1997)

 emorragia oculare in associazione con acido acetilsalicilico (N.Engl.J.Med.1997 )

 emorragia intracerebrale in associazione con warfarin (Neurology 1998)

Circolare ministeriale del 21/11/2001 relativa ai prodotti contenenti Ginkgo Biloba

“Se si utilizzano farmaci anticoagulanti o antiaggreganti consultare il medico prima di assumere preparati
contenenti Ginkgo Biloba. E’ sconsigliato l’uso durante la gravidanza e l’allattamento”.

Interazione iperico-farmaci
Si tratta di un antiansia, blando anti depressivo

Ciclosporina: somministrata dopo un Riduzione livelli ematici Crisi di rigetto


trapianto di organi
Contraccettivi orali Riduzione dei livelli ematici Sanguinamenti inter-mestruali
Gravidanze indesiderate
Warfarin Riduzione dei livelli ematici Minore effetto anticoagulante
Teofillina: base xantinica, azione Riduzione dei livelli ematici Crisi asmatiche
bronco dilatatoria

Spesso ha avuto interazioni con farmaci salvavita come per aids, tumori.

Causa delle interazioni


 induzione degli enzimi epatici  aumento del metabolismo dei farmaci i quali non fanno in tempo ad
agire
 induzione della glicoproteina P intestinale  aumento dell’eliminazione dei farmaci

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Interazioni farmacodinamiche
L’iperico interagisce con gli inibitori del re-uptake della serotonina (es. antidepressivi come la
paroxetina, sertralina) inducendo una sindrome serotoninergica:

- debolezza
- confusione mentale
- nausea e vomito

Bassi livello di serotonina sono associati ad un calo dell’umore. Iperico aumenta i livelli di alcuni
neurotrasmettitori tra i quali la serotonina, resta più circolo. Inibisce il re-uptake, la ricaptazione a livello
sinaptico e aumentano i livelli ematici di serotonina.

Ci sono degli antidepressivi della classe SSRI ovvero: Inibitori Selettivi dell’Re-uptake della Serotonina.
Un esempio è la parossetina, principio attivo del Prozac. Se si somministra iperico e una sostanza di questo
tipo ci troviamo con troppa serotonina in circolo e si va in overdose di serotonina e questo da una serie di
effetti collaterali che danno la sindrome serotoninergica che si manifesta con debolezza, confusione
mentale, nausea, vomito. Il problema c’è solo con i SSRI, con gli altri antidepressivi no!

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