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→ Di solito il dolore è il sintomo che porta i pazienti dal medico, spesso l’unico che il paziente riferisce al
medico
→ Il dolore è una spiacevole esperienza sensoriale ed emozionale associata ad un danno tessutale reale o
potenziale e descritta in termini di tale danno
→ Non si tratta di una semplice percezione, ma di una complessa esperienza sensoriale che si concretizza in
una <emozione=
→ È difficilmente oggettivabile e traducibile in schemi. Porta dietro un connotato di memoria, di un ricordo,
di una sensazione
→ Il dolore è anche influenzato da stati d’animo: se sono triste sento più male che se sono felice→la
percezione del dolore cambia, perché su di esso influiscono moltissime condizioni slegate dalla fisicità
dell’evento→dobbiamo scindere la componente organica da quella non organica del dolore ed è difficile da
fare perché non abbiamo strumenti oggettivi, in quanto il dolore è soggettivo
→ Il dolore è qualcosa di utile, perché allontana la zona colpita dall’evento che l’ha causato→il dolore non può
essere ignorato e induce il soggetto ad evitare gli stimoli nocivi che ne sono responsabili. Il dolore ha quindi
funzione protettiva: grazie ad essa il soggetto impara ad evitare gli stimoli nocivi (dolore finalizzato)
DOLORE ACUTO
→ È la normale fisiologica risposta ad uno stimolo lesivo chimico, termico o meccanico derivante da traumi,
interventi chirurgici o malattie
DOLORE POSTOPERATORIO
→ Si presenta dopo l’intervento chirurgico
→ È un dolore acuto presente nel paziente chirurgico per malattia preesistente, per l’intervento chirurgico o
per combinazione tra malattia preesistente e procedura chirurgica utilizzata
→ Le persone di solito vanno dal medico perché hanno dolore e dopo l’intervento si aspettano che questo
sparisca
→ È prevedibile e prevenibile
o Prevedibile: in rapporto agli stimoli nocicettivi conseguenti al trauma chirurgico→posso
prevedere l’intensità
o Prevenibile: esistono farmaci che possono curare il dolore inteso come danno fisico e
psichico, perché tolgono al dolore la sua soggettività
FISIOPATOLOGIA
→ Si genera a livello locale una serie di reazioni che fanno produrre mediatori dell’infiammazione che
eccitano le fibre nervose della zona. Queste fibre veicolano il dolore al SNC
→ C’è una correlazione tra intensità dello stimolo e quantità di mediatori rilasciati→maggiore è l’intensità
dello stimolo, maggiore è la quantità di mediatori prodotti, maggiore è l’intensità del dolore
→ Già all’inizio io posso dare dei farmaci che impediscono il rilascio dei mediatori infiammatori (es. FANS), in
modo che vengano prodotti meno mediatori e che quindi le fibre nervose siano stimolate meno (- dolore)
→ Dalla periferia il dolore arriva al midollo spinale e poi al SNC. Dal midollo spinale decussano e arrivano al
SNC→in questo percorso agiscono tutti quei meccanismi che influenzano il dolore
Alcune volte gli anestetici si iniettano a livello subaracnoideo nel midollo spinale per bloccare le corna
posteriori del midollo.
→ A livello del SNC esiste un secondo meccanismo di controllo del dolore: il sistema di blocco del dolore.
Questo sistema blocca la trasmissione dell’impulso dalla periferia verso il centro (è come se tagliasse il
collegamento). Gli anestetici locali agiscono qui, bloccando l’arrivo dell’informazione al SNC, ma non ha
effetto sul trauma a livello del tessuto→infatti l’anestetico non funziona riducendo l’intensità della
stimolazione algica, ma agisce impedendo che questa arrivi ai centri superiori
La strategia di controllo del dolore non può prescindere da quella che è l’entità del trauma →es. la
tronculare blocca la conduzione a livello della radice nervosa, non riduce l’entità del trauma a valle, quindi
non basterà. Devo associare qualcosa che blocchi
→ Perché è importante curare il dolore? Da un lato è importante per la sfera sociale e aspetto psicologico (es.
se muoio dal mal di schiena non esco mai e sono sfavato). Dall’altro lato per garantire la funzionalità
corretta del corpo (es. se ho male al braccio non lo alzo e non posso usarlo. Es. se ho un dolore intercostale
respiro in maniera superficiale, perché se respiro normalmente mi fa male; allora il polmone riduce la sua
capacità funzionale residua e il polmone collassa, essendo più suscettibile alle infezioni)→il controllo del
dolore assume un significato importante
→ Possibili complicanze da inadeguato trattamento del dolore post-operatorio:
o Respiratorie: il paziente respirando sente male, respira superficialmente ed è più
suscettibile alle infezioni
▪ Riduzione dei volumi polmonari
▪ Depressione del riflesso della tosse
FANS
→ Hanno azione antinfiammatoria, antipiretica e analgesica
→ Bloccano la COX, che è quell’enzima che produce le prostaglandine
→ Il blocco delle COX genera una serie di eventi:
o A livello piastrinico il blocco delle COX impedisce l’aggregazione→se il paziente ha diatesi
emorragica di base, non posso dare un FANS perché rischio che sanguini a tutto foo
o A livello gastrico il blocco delle COX riduce la produzione di prostaglandine e quindi
aumenta HCl, diminuisce il muco, diminuisce la secrezione di bicarbonato e si rischia
gastrite o gastrite emorragica
o A livello renale il blocco delle COX diminuisce la filtrazione glomerulare e diminuisce la
produzione di renina, facendo precipitare l’insufficienza renale acuta in insufficienza renale
cronica
→ Effetti collaterali:
o Disturbi gastrointestinali
o Inibizione aggregazione piastrinica
o Alterazioni della funzionalità renale
o Reazioni pseudoallergiche
→ Esistono due COX: COX1 è ubiquitaria, COX2 aumenta con l’infiammazione. Esse si possono bloccare
selettivamente con alcuni FANS specifici, che servono a bloccare maggiormente COX2 e quindi hanno meno
effetti collaterali
PARACETAMOLO
→ Ha effetto su COX2 e funziona bene nel controllo del dolore
IL PARACETAMOLO
→ Posso associarlo ai FANS tradizionali se non bastano (es. brufen + tachipirina)
SI VA AD ASSOCIARE
→ Possiede attività analgesiche ed antipiretiche ma non antinfiammatorie AI FANS
→ È controindicato in presenza di insufficienza epatica
OPPIOIDI
→ Agiscono sui recettori oppioidi, che sono dei recettori centrali
→ Es. codeina, tramadolo, morfina
→ Tra gli effetti collaterali ci sono: la stipsi, inibizione della tosse, nausea e vomito, ipotensione, prurito,
depressione respiratoria
COME MISURARE IL DOLORE
→ Devo rendere il dolore, che è soggettivo, un dato oggettivo
→ Devo sapere quanto dolore prova il paziente
→ Esistono delle scale: viene chiesto al paziente di esprimere
con un numero l’intensità del suo dolore (da 0 a 10)→questa
scala si chiama VAS
→ Il dolore va monitorato e iintegrato con altri parametri, per monitorare la respirazione, la diuresi
SEPSI E SHOCK SETTICO
SEPSI
→ Sepsi: è una condizione frequente, severa, costa soldi, non facile da identificare
→ È una condizione tempo-dipendente, cioè abbiamo la necessità di arrivare ad una diagnosi precocemente
per impostare altrettanto precocemente la terapia, che condiziona la prognosi→relazione diretta tra tempo
e intervento (come nell’ictus)→più precocemente identifico questi pazienti, migliore sarà l’out come e
migliori saranno le possibilità di sopravvivenza
→ Non richiede una competenza specifica per essere identificata
→ Nel 2017 è stata segnalata dall’OMS come priorità mondiale, in quanto fa circa 10 milioni di morti all’anno,
di più dell’infarto!
→ Oggi le mortalità per singolo paziente si sono abbassate→siamo diventati <bravi= a riconoscere e curare la
sepsi. Tuttavia, la mortalità in generale aumenta, perché sempre più persone vengono colpite da questa
malattia
→ È una condizione che mette a rischio la vita, caratterizzata da una disfunzione del sistema immunitario che
genera un danno d’organo
→ La principale novità di questa definizione di sepsi è il passaggio come criterio diagnostico fondamentale dal
riconoscimento dell’infiammazione, su cui si concentravano un tempo i criteri della SIRS (frequenza
respiratoria, temperatura corporea, frequenza cardiaca, leucociti), al riconoscimento della disfunzione
d’organo→finché non c’è il danno d’organo non c’è la sepsi
→ La forma più grave è lo shock settico: uno stato in cui si hanno due elementi principali
1. Pressione che non risponde ai liquidi, e quindi richiede l’utilizzo di un vasocostrittore
2. Disfunzione cellulare: si vede la disfunzione cellulare perché salgono i lattati nel sangue
Più è alto il SOFA, più è facile che il paziente abbia un esito infausto→alto valore prognostico. Quindi più
sono gravi le alterazioni d’organo, più aumentano i punti SOFA e più aumenta la probabilità di morte (es.se
ho un SOFA di 2, aumenta del 10% la mia probabilità di morte)
NOTA: il danno d’organo può non essere correlato con la sede di infezione (es. se ho la polmonite respiro
male, ma posso anche avere un danno al fegato)→la risposta disregolata colpisce organi e apparati che non
sono direttamente sede di infezione. Per questo la diagnosi di sepsi è difficile. Ciò è dovuto principalmente
ai tanti sintomi della presentazione clinica che dipende:
o Dalla sede del focolaio infettivo iniziale
o Dal microrganismo
o Dal momento in cui viene valutato il paziente
o Dalle caratteristiche del paziente, come comorbidità
→ Un secondo score che può essere usato per valutare la sepsi è il Quick SOFA score, inventato dagli
americani. Questo è uno score che ci consente di fare diagnosi in modo molto più rapido. Si basa solo su tre
parametri:
o Frequenza respiratoria
o Stato mentale alterato
o Pressione sistolica
Con almeno due di questi il test è positivo→se ho almeno due di questi non è detto che abbia la sepsi, ma
è più probabile che si abbia. Tuttavia, se mi rendo conto che il paziente ha un’infezione, aumenta ancora di
più la probabilità
Questo score è nato per le infermiere, per fare in modo che esse, di fronte ad un punteggio elevato,
chiamassero subito l’anestetista. Funziona anche molto bene in caso di sepsi, anche di più rispetto al Quick
Sofa
SHOCK SETTICO
→ La forma più grave di sepsi
→ È uno stato, come già detto, caratterizzato da due elementi:
o La pressione rimane bassa nonostante un adeguato riempimento volemico→ho bisogno di
dare vasocostrittori per mantenere la pressione > 65mmHg
o Lattati sierici > 2mmol/l: le cellule producono lattati, perché non sono perfuse e c’è
un’alterazione del metabolismo cellulare. La misura dei lattati è utile per vedere se quello
che sto facendo va bene oppure no
→ Mortalità per shock settico > 40% →alta. È condizionata dalla tempestività del trattamento, che è
condizionata dalla tempestività della diagnosi
TRATTAMENTO DELLA SEPSI
→ Prima cosa da fare è la diagnosi, che come già detto è confusa, in quanto può essere scambiata per altre
patologie (se respira male non posso dire se è sepsi)
→ Dopo devo quantificare il danno con gli score
→ In ultimo devo impostare la terapia, il cui obiettivo è il CONTROLLO DELL’INFEZIONE, che cambia a seconda
di dove ho l’infezione
o Tratto respiratorio: se ho una polmonite devo dare l’antibiotico giusto per la sede
o Tratto urinario
o Infezione addominale: se ho un intestino ischemico, devo chirurgicamente togliere la parte
infetta
o Meningite
o Artrite
o Presidi medici, come cateteri e protesi: se ho una protesi infetta devo rimuovere la protesi
e poi fare antibiotico
QUINDI devo procedere con il trattamento del focolaio infettivo (source control) che prevede la terapia
antibiotica adeguata + controllo chirurgico se necessario
EMODINAMICA
→ Di solito l’aspetto caratteristico del paziente settico è la pressione bassa
→ Oltre al controllo del focolaio infettivo, ci sono una serie di interventi che si possono fare che migliorano la
prognosi, riducendo la probabilità di morte di questi pazienti. Queste azioni sono legate al contesto e alla
sede:
o Dare liquidi: la reazione infiammatoria spesso produce una serie di citochine che inducono
PENSO vasodilatazione; quindi, aumentano il volume del contenente→io devo dare volume per
CHE I LIQUIDI aumentare anche il contenuto. Ai fluidi, tuttavia, dobbiamo stare attenti, perché il paziente
VEGANO DATI che in questo momento abbiamo di fronte ha delle caratteristiche peculiari, per cui devo
CON SOLUZIONI
DI CRISTALLOIDI
fare una buona anamnesi (se seguo solo le linee guida e do troppi liquidi per quella
persona, la mortalità aumenta! →dobbiamo dare QUANTO BASTA)
Per capire QUANTO BASTA, devo fare una valutazione continua della perfusione e della risposta al carico
volemico, per vedere se il trattamento è corretto oppure no
Le linee guida ci dicono che per prima cosa bisogna dare i liquidi→se così non si raggiunge la stabilità
emodinamica procedo con la noradrenalina o vasopressina, che sono dei vasocostrittori→se anche così
non basta, probabilmente il problema è a livello cardiaco, e la pressione non torna normale perché il cuore
è danneggiato (quindi hai voglia di dare liquidi al cuore, se il cuore è mal funzionante)→devo aggiungere
farmaco inotropo per migliorare la contrattilità cardiaca
1- SOLUZIONE CRISTALLOIDI
2- VASOCOSTRITTORE
3- INOTROPI
→ Le linee guida della regione toscana ci danno dei bundle, cioè un insieme di interventi (sono 4) da fare tutti
insieme per ottenere un risultato sinergico, maggiore della somma dei singoli
o Primo: misurazione dei lattati, sono indice della gravità della malattia e un fattore
prognostico importante→se faccio il mio lavoro bene, i lattati scendono
o Secondo: raccogliere emocolture o meglio un campione della sede in cui si sospetta
l’infezione, perché se si fa dopo aver dato l’antibiotico è inutile
o Terzo: dare l’antibiotico subito entro 60 minuti. Più tardiamo a darlo, più aumenta la
mortalità. L’antibiotico NON si sostituisce alla chirurgia o alla rimozione del device, ove
questi siano necessari
o Quarto: infusione di cristalloidi (liquidi) con 30ml/Kg in pazienti con ipotensione o lattati
>4mMol/l →ricorda di ottimizzare, cioè di dare quello che serve quanto basta, perché per
alcuni pazienti 30ml/Kg potrebbero essere troppi
→ Di solito quando abbiamo la pressione bassa e diamo liquidi, ci aspettiamo che questa risalga. Tuttavia, nel
paziente settico, la pressione bassa può essere dovuta alla compromissione della performance cardiaca.
Se il cuore non funziona come dovrebbe, i liquidi sono inutili→la pressione è influenzata dalla gittata del
cuore e dal tono dei vasi (resistenza vascolare)→se il cuore non va, è inutile che io butto liquidi
CONCLUSIONI: un riassunto…
→ La sepsi è un problema e soprattutto un problema di cultura, che si conosce poco, ma che fa un botto di
morti
→ Possiamo incontrarla in qualunque ambito medico
→ Può essere l’evoluzione di qualsiasi patologia (anche di un ascesso odontogeno)
→ È tempo-dipendente→se la riconosco precocemente posso cambiare l’out come
→ La sepsi è il danno d’organo e NON l’infezione→è la risposta disregolata all’infezione
→ Posso misurare la sepsi con gli score, perché c’è correlazione tra entità del danno e mortalità
→ La sepsi si cura curando il focolaio infettivo: PER RIMOZIONE DI UN DEVICE SI
o Antibiotico INTEDNE PER ESMPIO SE HO PROTESI
o Chirurgia INFETTA DEVO RIMUOVERLA
o Chirurgia + antibiotico
o Rimozione di un device + antibiotico
→ Oltre al controllo dell’infezione richiede una terapia finalizzata a sostenere il danno d’organo, di cui il
principale è l’ipotensione. Per curarla la terapia principale sono i liquidi. Quanti liquidi? Quanto basta→la
terapia va ritagliata su misura del paziente settico
→ Importanza dei Bundle, cioè di quei quattro interventi che dobbiamo fare in sinergia
→ Spesso il problema non è solo di pressione, inteso come pochi liquidi, ma a volte l’ipotensione potrebbe
derivare da un problema cardiaco. In questo caso il trattamento va fatto sul cuore con gli inotropi
→ Man mano che la sepsi progredisce richiede un monitoraggio sempre più elevato. Alla fine, il paziente può
anche finire in rianimazione
BLS
→ Di fronte ad un’emergenza gli atteggiamenti che possiamo avere sono:
o Scoop and run o <raccogli e corri=: per pazienti che non gioverebbero di interventi sul
luogo, ma necessitano di ospedalizzazione immediata
o Stay and play: stabilizzazione sul posto
→ <triage= è un sistema usato per selezionare soggetti coinvolti in infortuni secondo classi di urgenza
crescenti, in base alla gravità delle lesioni riportate→capire quali sono le persone che hanno bisogno di
maggior necessità
→ L’ossigeno che respiriamo si trova in due forme:
o Legato all’emoglobina
o Disciolto come ossigeno molecolare nel sangue
L’ossigeno molecolare è pochissimo, mentre quello legato all’emoglobina è 5 volte quello disciolto
→ Posso sapere quanto ossigeno c’è nel paziente e come viene trasferito
→ Nel momento in cui l’ossigeno non arriva, abbiamo lo shift da respirazione aerobia alla anaerobia, che
porta a produzione di piruvato e acidosi→un organo in carenza di ossigeno è sofferente e sacrifica delle
funzionalità per vivere a quei livelli bassi di ossigeno. Inoltre, il poco ossigeno presente viene veicolato agli
organi nobili (cervello), sacrificando gli altri→quello che dobbiamo fare è ossigenare gli organi nobili per
fare in modo che siano già ossigenati
BLS
→ Il BLS serve a mantenere questa delivery di ossigeno in attesa di soccorsi maggiori
→ Il BLS di base è una serie di tecniche che ci fanno guadagnare tempo, vicariando la funzione
cardiocircolatoria e la funzione ventilatoria, affinché una giusta quantità di ossigeno arrivi all’encefalo
→ Gli sportivi sono quelli più soggetti a morte cardiaca improvvisa→non ci sono correlazioni con malattia per
la morte cardiaca improvvisa
Ricorda la differenza tra Morosini non defibrillato e Eriksen defibrillato→Morosini che è morto non è stato
defibrillato correttamente
→ Obiettivo BLS: ritardare i danni da mancanza di ossigeno al cervello nel soggetto in arresto cardiaco e
correggere la causa dell’arresto se è presente un ritmo defibrillatile (cioè defibrillare)
→ Il BLS ci serve se troviamo una persona incosciente a fare una serie di valutazioni per capire di che tipo di
aiuto ha bisogno e se possiamo darglielo
Ricorda che: arresto cardiaco, arresto cardio-circolatorio e arresto cardio-respiratorio sono sinonimi, ma non
è detto che si presentino tutti allo stesso modo (es. nell’intossicazione etilica troviamo arresto cardio-
respiratorio, ma non è detto che il cuore sia fermo all’inizio. Altre persone che svengono magari hanno già il
cuore fermo da rianimare)
→ Una persona in arresto cardiaco:
o Perde subito coscienza e cade a terra: i muscoli non hanno tono
o Smette di respirare: anche i muscoli respiratori non hanno tono
o Non ha altri segni di circolo (polso, tosse, movimenti)
→ QUINDI, è una corsa contro il tempo→devo agire entro 3/5 minuti sia per la defibrillazione, sia per il
massaggio cardiaco. Le persone devono saperlo fare rapidamente
→ Ritardando la defibrillazione, il ritmo diventa sempre più piccolo e se la facciamo in ritardo il
miglioramento è poco. Con una defibrillazione precoce miglioriamo di tanto il ritmo e quindi la
sopravvivenza
Il quarto anello è fondamentale per risolvere il problema, mentre il primo è fondamentale per il salvataggio
della vita del paziente (il primo siamo noi)
→ BLS (Basic Life Support)→prevenire o ritardare il danno anossico da vari organi, in particolare il danno
anossico cerebrale
→ D (Defibrillazione)→unica terapia praticabile in caso di arresto cardiaco che sia determinano da un ritmo
cardiaco defibrillabile
→ Sicurezza: prima di intraprendere qualunque manovra nei confronti di un soggetto che necessiti di aiuto,
valuta se nell’ambiente ci sono pericoli. Se l’ambiente è sicuro NON spostare la vittima. Se c’è un pericolo,
non dobbiamo fare noi le vittime sacrificali anche se siamo medici (es. casa in fiamme: non dobbiamo
buttarci dentro). La nostra sicurezza è fondamentale perché:
o Siamo gli unici preziosi perché sappiamo cosa fare
o Il soccorritore non porta all’estremo le risorse che ha
COSA FARE
→ Siamo davanti ad una persona a terra
→ FASE 0: VALUTAZIONE DELLO STATO DI COSCIENZA.
Dobbiamo fare il <chiama e scuoti= e nel caso valutare lo
stimolo doloroso. Se la vittima non risponde il paziente è
incosciente→chiama aiuto al 118 e dai allarme precoce
perché da soli, senza l’aiuto del 118, non faremo mai niente.
Inoltre, dobbiamo chiamare per bene (dire come ci
chiamiamo, da dove stiamo chiamando, dire bene cosa è
successo). Se sono presenti persone nella stanza, dobbiamo
coinvolgere e dare il compito a qualcuno di chiamare il 118,
non basta urlare <chiamate il 118!= perché se lo chiamano in
40 si fa casino
Da questo momento in poi abbiamo altre fasi, che chiamiamo con le lettere dell’alfabeto A, B, C e D
A= apertura delle vie aeree
B= breath (respiro)→è la valutazione del respiro
C= cardiaco→massaggio cardiaco
D= defibrillazione
Mentre per i laici, cioè i non medici, le fasi sono in ordine CAB, per un medico sanitario l’ordine è A-B-C
→ FASE A: APERTURA DELLE VIE AEREE. Va fatta perché la persona perde il tono muscolare e i muscoli della
lingua si afflosciano. La faringe sarà occlusa dalla lingua che ci cade dietro→dobbiamo iperestendere il
capo (all’indietro) e sollevare il mento per fare in modo che l’ipofaringe sia libera.
Per valutare l’apertura delle vie aeree abbiamo alcuni sistemi la canula di Guel (aggancia il corpo della
lingua in modo che non vada indietro) o le pocket mask dotate di filtro (permettono di ventilare il paziente
con una concentrazione di ossigeno simile a quella dell’aria
→ FASE B: VALUTAZIONE RESPIRO: dopo aver provveduto all’apertura della via aerea si esegue la valutazione
del respiro, cioè bisogna vedere se la persona respira normalmente. Per farlo bisogna mantenere il corpo
iperesteso e, avvicinandosi al suo viso, Guardare se il torace (che va sempre scoperto!!!) si alza e si
abbassa, Ascoltare se ci sono rumori respiratori, Sentire se si percepisce il passaggio di aria dalla bocca
della persona. Questa valutazione, chiamata GAS (guarda, ascolta e senti), va effettuata per non più di 10
secondi. In questa manovra nelle attuali linee guida è stata aggiunta per i soccorritori sanitari la presa del
polso carotideo (= si mette un dito sul pomo d’Adamo, si scende a lato di 3cm e con due dita si sente il polso
carotideo. Questo è stato tolto dalle linee guida dei laici, perché prenderlo in una situazione di stress non è
semplice). Quello che i laici possono fare è la ricerca dei segni di circolo (es. vedere se c’è un piccolo
rigonfiamento delle carotidi)
Massaggio cardiaco: mani al centro del torace, si fa una compressione di almeno 5 cm (non più di 6)
seguita da un rilasciamento completo del torace→almeno 30 compressioni (con volendo 2 ventilazioni). Si
massaggia con una frequenza tra i 100 e i 110 battiti al minuto. Si fa o per due minuti, e poi si rivaluta se è
tornato il polso, oppure finché non arriva il soccorso o il DAE
Non va interrotto il massaggio cardiaco per più di 10 secondi: se il cuore è fermo, quando lo massaggiamo,
prima di spostare la colonna di sangue, dobbiamo vincere la sua inerzia. Una volta che con le compressioni
cominciamo a far girare il sangue, quando ci fermiamo la colonna di sangue si ferma, e farla ripartire
richiede altre 10 compressioni→questo determina ogni volta un arresto di circolo, e quindi un arresto di
ossigeno ai tessuti. Si fa una sospensione minima possibile (<10 secondi) in cui si fa la ventilazione per dare
al sangue che passa nei polmoni un po’ di ossigeno, ma per il resto del tempo si massaggia
→ FASE D: defibrillatore. È l’applicazione di una corrente elettrica ai due capi estremi del cuore. Una piastra
si mette sottoclavicolare destra e una sulla linea ascellare anteromediale di sinistra affinché l’energia
elettrica scorra sul tessuto cardiaco. Il defibrillatore è composto da varie parti all’interno di una scatolina
piccola. Come agisce il DAE?
o Analizza il ritmo cardiaco
o Riconosce se c’è un ritmo defibrillabile (fibrillazione ventricolare e tachicardia
ventricolare)
o Seleziona da solo la quantità di energia da liberare
o Ci chiede di erogare la scarica (non scaricano da soli)→semiautomatici
Inoltre, hanno un libretto di istruzioni vocale, spiegando a voce al soccorritore cosa deve fare, anche nelle
fasi non di defibrillazione.
Il defibrillatore va collegato appena possibile→la sua efficacia è massima entro i primi 5 minuti
dall’insorgenza dell’aritmia, non da quando trovo il paziente.
Se il DAE non è disponibile comincio il massaggio cardiaco e poi appena ci portano il DAE si usa
Attenzione che nessuno tocchi il paziente quando si scarica!!
Dopo lo shock si ricomincia a massaggiare, finché il DAE non ti dice di fare diversamente. Questo perché un
cuore che riceve una scarica elettrica, è un cuore che è fermo. Noi abbiamo nel paziente un ritmo sbagliato
che altera il battito e in questo cuore facciamo entrare una scarica che innesca una depolarizzazione di
tutte le cellule cardiache in un colpo solo, che vanno in fase refrattaria, cioè non ricevono stimoli→la
scarica elettrica non fa ripartire il cuore, ma ferma il cuore affinché il pacemaker fondamentale possa
superare i foci anomali che determinano l’aritmia e lo faccia ripartire secondo il suo controllo→dobbiamo
massaggiare perché il cuore non produce gittata
→ Il defibrillatore lo può usare chiunque. La legge dice che <è consentito l’uso del defibrillatore
semiautomatico in sede intra ed extraospedaliera anche al personale sanitario non medico, nonché al
personale non sanitario che abbia ricevuto una formazione specifica nelle attività di rianimazione cardio-
polmonare=
→ Quando si smette il massaggio? Si continua il massaggio fino a quanto il paziente non riprende a respirare,
fino all’arrivo del 118 o fino ad esaurimento fisico del soccorritore
FARMACI IN EMERGENZA
→ Cosa fare in urgenza:
o In emergenza non si corre: dobbiamo lavorare con la testa, la fretta è nemica del
bene→non aiuteremo nessuno se siamo di fretta o nel panico
o Standardizzare i processi: la miglior pratica medica è usare algoritmi, linee guida e tutto
quello che ci serve a non pensare nel momento dell’urgenza. Dobbiamo agire in maniera
meccanica e riproducibile
o Divisione dei ruoli: chi lavora con noi deve sapere cosa fare, come farlo e come farlo
assieme a noi
o Accessibilità ai farmaci: non bisogna arrivare a chiedere <dove sono le chiavi della
cassaforte?=. I farmaci devono essere sempre reperibili
→ Mantenere l’ordine mentale del BLS potrebbe essere utile (A B C D) per coordinarsi e agire in modo
efficace→dobbiamo seguire questo algoritmo
o A: ha un problema delle vie aeree?
o B: ha un problema di respiro? Devo dare ossigeno?
o C: ha un problema circolatorio? Ha sanguinato? È shockato?
o D: ha un problema neurologico? Tossico? Ambientale?
→ Il bello di quest’algoritmo è che è un metodo comune che permette di lavorare in maniera coordinata con
chiunque conosca questo linguaggio e dà un ordine di priorità (se prima non ho risolto A, non sarà
risolvibile il problema B)→mi dà anche un ordine nell’uso dei farmaci (prima i farmaci per A, poi per B)
EFEDRINA
→ Farmaco che agisce sul sistema nervoso simpatico, cioè sullo stimolo adrenergico al cuore e ai vasi
→ Determina:
o Effetto cronotropo (aumento frequenza)
o Effetto inotropo (aumento contrattilità)→è un effetto riflesso, perché il farmaco non
agisce direttamente sul cuore, ma sui vasi
→ È simpatico mimetico
→ Un tempo era chiamata epinefrina, perché veniva estratta dai surreni dei maiali
→ Ha un’azione mista, perché stimola sia i recettori alfa che beta adrenergici, con effetti diversi:
o Vasocostrizione (per attivazione degli alfa)
o Aumento della frequenza cardiaca (per attivazione dei beta)→questo effetto beta
adrenergico è precoce rispetto alla vasocostrizione. Quindi prima aumenta la frequenza
→ La dose è da 25 a 50mg massimo e va titolata in base all’effetto che vogliamo ottenere (a volte ne serve
meno, altre di più)
→ Si infonde endovena
Nota bene: ovviamente dobbiamo agire sulla causa che ha determinato abbassamento di pressione, e non
solo controllarla con questo farmaco→con questi farmaci controlliamo il sintomo, non la patologia!
METARAMINOLO
→ Simile all’epinefrina perché agisce sul simpatico ed è simpatico mimetico
→ Azione alfa e beta adrenergica, ma principalmente alfa→vasocostrizione potente che determina aumento
del post carico e quindi della forza contrattile cardiaca→aumenta la pressione arteriosa
→ Aumentando il post carico abbiamo anche un effetto bradicardico, quindi effetto cronotropo negativo→si
riduce la frequenza. Questo effetto è dose dipendente
→ Fiale di 10 mg a cui vanno aggiunti 19 ml di fisiologica
PER QUANTO RIGUARDA QUESTO FARMACO METARAMINOLO COME LA EFEDRINA E’ SIMPATICO MIMETICO
PERO’ QUESTO E’ PRINCIPALMENTE ALFA E PUO INOLTRE PORTARE ANCHE UN EFFETTO OPPOSTO OSSIA DI
BRADICARDIA
SOSTEGNO VENTILATORIO
SALBUTAMOLO
→ La sua azione è principalmente beta adrenergica (i recettori beta adrenergici, oltre che sul cuore, sono sui
bronchi e hanno effetto opposto. Se nei vasi sanguigni si vasocostringono, i bronchi si broncodilatano)
→ È un broncodilatatore: ci serve quando siamo in presenza di bronco costrizione, cioè uno spasmo. Questo
può essere determinato da antibiotici, allergie ecc.
→ Per il suo effetto beta adrenergico può dare tachicardia e ipertensione
→ Dosaggio: da 2 a 6 puff ripetibili ogni 20 minuti nella prima ora (20 minuti è l’emivita del farmaco). Dopo la
prima ora non si possono tenere dilatati i bronchi solo con questo, e bisogna togliere lo stimolo costrittivo
→ Non si mette il ventolin nel tubo del paziente intubato perché i tubi endotracheali sono in silicone e le
molecole del farmaco aderiranno ad esso→l’80% rimane attaccato alla plastica del tubo; quindi, di solito
vengono dati dosaggi elevati, proprio perché una parte non arriva al paziente. Il modo migliore per
somministrarlo è un distanziatore, cioè un cilindro che distanzia l’inalatore dalla bocca. Questo perché una
volta vaporizzato il farmaco aderirà meno alle labbra o alle mucose
ADRENALINA
→ È una catecolamina endogena
→ Non si usa per il sostegno emodinamico, perché la sua azione in questo campo è tato forte (usata solo
nella rianimazione intensiva)
→ La migliore azione è broncodilatatrice: molto più forte (10 volte) del salbutamolo
→ Ha un effetto vasocostrittore e inotropo positivo
→ Nonostante sia comoda, richiede attenzione perché deve essere ampiamente diluita. Il processo per la
diluzione è:
o 1 fiala in 99 ml di fisiologica
o Di questi 100ml ne prendo 1ml e lo diluisco in altri 9ml di fisiologica
o Ottengo una diluizione 1:1000 e di questa diluizione si inietta sottocute o intramuscolo
(non in vena!) al paziente 0,1ml, quindi un decimo di quello che abbiamo preparato
inizialmente!!
SHOCK ANAFILATTICO
→ Uso sempre adrenalina
→ I cortisonici e gli antistaminici non sono farmaci di emergenza, perché il loro effetto insorge in molto
tempo
ANTIDOTI
NALOXONE
→ Antidoto degli oppioidi→si usa quando abbiamo un loro sovradosaggio che può determinare una
bradipnea, cioè un rallentamento degli atti respiratori
→ È un antagonista e in quanto tale scalza l’oppioide dal recettore
→ Venduto in fiale di 0,4mg/1ml e si diluiscono con 9 ml di soluzione
→ Si iniettano ogni 2-3 minuti, perché l’emivita è breve rispetto all’oppioide. Dopo 3 minuti, il naloxone si
stacca e ci si riattacca l’oppioide che era stato precedentemente scalzato; quindi, il paziente avrebbe di
nuovo bradipnea. Si somministrano finché l’oppioide non si è smaltito
→ È un antagonista aselettivo e inibisce tutti gli oppiodi, anche i farmaci antidolorifici→il paziente avrà
dolore se prendeva farmaci oppiodi per calmarlo
FLUMAZENIL
→ Antagonista per il recettore GABA A delle benzodiazepine
→ Si somministra lentamente perché è irritante delle vene si somministra 2 ml in 15 secondi ripetibile 1 ml
ogni minuto, fino ad adeguato antagonismo
→ Emivita minore del farmaco che antagonizza, come prima
→ Se il paziente fa i farmaci e vengono antagonizzati, può avere attacco di panico
→ L’anello benzenico ne influenza la liposolubilità: l’aggiunta dei gruppi lipofili aumenta la liposolubilità
dell’anestetico, ma modifica la pKa
→ L’ammina è la parte idrosolubile: il gruppo amminico è una base debole e, se non avvenisse alcuna
modificazione, il farmaco sarebbe scarsamente solubile in acqua→in soluzione però si protonano e
diventano ammine quaternarie idrosolubili
→ Pertanto, in soluzione le molecole sono presenti in due forme:
o Molecole non cariche o non ionizzate→aumenta la lipofilità e consente il passaggio
o Molecole cariche o ionizzate (cationi)→efficacie a bloccare l’impulso
La quantità di farmaco che avremo in circolo dipende dalla proporzione di queste due forme: la
proporzione dipende dalla pKa (costante di dissociazione della molecola) e dal pH ambientale circostante
secondo l’equazione di Henderson Hasselbach sottostante
pKa: costante intrinseca alla molecola che descrive con quale facilità la molecola si dissocia in ambiente
acquoso→ci dice quanto questo farmaco è biodisponibile
→ La pKa oscilla tra 7.6 e 9→a pH 7,4 fisiologico sono presenti entrambe le forme, con una prevalenza di
quella ionizzata. Questo consente al farmaco di arrivare al neurone, perché è solubile nei liquidi interstiziali
→ La forma ionizzata è più efficacie e decisiva per bloccare la conduzione nervosa
→ La forma non ionizzata aumenta la lipofilità e permette il passaggio attraverso la membrana. Il sito di
legame degli anestetici locali è nella porzione intracellulare, ecco che infatti devono essere molecole
lipofile per passare nella membrana e raggiungerlo. Il recettore è associato a canali del Na, non accessibili
dal lato esterno dell’assolemma (se il farmaco non fosse liposolubile non penetrerebbe mai). Per poter
penetrare le guaine dei nervi la molecola deve esser nella sua forma liposolubile→i farmaci sono efficaci,
ma pericolosi, perché penetrano velocemente nei tessuti
→ Questo spiega la scarsa efficacia degli anestetici in tessuti infiammati o in sedi di infezione: queste due
situazioni determinano aumento del metabolismo, cioè aumento della produzione di lattati, cioè aumento
del pH. Il pH acido, che è sicuramente antinfiammatorio, è sfavorevole per l’azione dell’anestetico, che
rimarrà in forma cationica, meno disponibile alla penetrazione all’interno delle cellule→quando ho
carie/pulpite l’anestetico non funziona. Davanti ad un’infiammazione importante il campo anestetico deve
essere maggiore di quello che useremo normalmente
→ Procaina:
o Più usato
o Ha una breve durata di azione→potere vasodilatante. Si usa infatti di solito con un
vasocostrittore (adrenalina) affinché si prolunghi l’effetto dell’anestetico locale
o Alto potere allergenico→dato dalla struttura ammino quaternaria
→ Cloroprocaina:
o Onset rapido→effetto veloce
o Bassa tossicità
o Breve durata d’azione
o Soppiantata perché uno stabilizzante del farmaco (metabisolfito) produce danni
neurologici devastanti all’interno della via subaracnoidea. Attualmente si usa l’EDTA al suo
posto, che è comunque vietato per uso spinale
o Valido per i blocchi nervosi periferici
o Costa poco
→ Tetracaina:
o Lunga durata d’azione→per il legame C4H9. Quando dissocia, cioè una volta all’interno
della cellula, perde la lipofilia e rimane all’interno della cellula
o Onset lento
o Effetto dura molto
o Alta tossicità nervosa→usata per anestesia oftalmica e cutanea
→ Benzocaina: gel per uso odontoiatrico. Usato in unguenti, gel di automedicazione. La durata di azione è
molto breve
AMINO AMIDI
→ Usati per anestesia locale, loco regionale ed epidurale
→ Hanno una catena CO-CH (doppio legame con ossigeno e due C) con una catena laterale (idrogeno, metile,
etile ecc.). Questo li porta ad essere enantiomeri: questo legame laterale non è sempre nella stessa
posizione, ma il C è asimettrico (a dx o sx). Sotto la luce polarizzata si spostano in modo levogiro (C si sposta
a sx) o destrogiro (C si sposta a dx). Questi farmaci spesso si trovano in una miscela racemica, cioè una
miscela dalla imprecisata distribuzione tra molecole levogire o destrogire→queste sono diverse da un
punto di vista di metabolismo del farmaco, potenza, tossicità (es. bupivacaina e levobupivacaina: la
levobupivacaina è una selezione monomerica, cioè viene preso solo un tipo di enantiomero, quello levogiro.
La bupivacaina è una miscela)
→ Esse sono:
o Lidocaina
o Prilocaina
o Etidocaina
o Mepivacaina
o Bupivacaina
o Ropivacaina
pKa
→ Valore di pH al quale l’anestetico è al 50% idrosolubile e al 50% liposolubile
→ Tutti gli anestetici hanno un pKa tra 7.7 e 9.8, quindi sono basi deboli
→ Più pKa è vicina al pH fisiologico, più il farmaco cambierà tra la forma ionizzata e non ionizzata
→ Più pKa è vicina al pH dell’ambiente intracellulare, più sarà in grado di rimanere nella cellula e non uscire
→ Quindi:
o Il pH acido porta verso la forma idrofila, cioè a ionizzazione
o Il pH basico porta verso la forma lipofila
Questo è importante per definire l’onset, cioè il tempo di effetto dell’anestetico, cioè quanto velocemente
blocca il recettore (più pKa è vicina al pH del sangue, più sarà veloce l’onset).
L’anestetico locale per agire deve entrare nella cellula nervosa, attraversare la membrana, diventare idrofilo
per rimanere all’interno e attivare il canale. Maggiore è la quota non ionizzata, minore è l’onset
dell’anestetico. Esistono due modi per migliorare l’onset:
o Modifica della pKa del farmaco riscaldandolo: non si fa mai
o Modifica del pH del sistema→si aumenta il pH aggiungendo bicarbonato nella fase
idrosolubile, sennò avremo precipitazione (es. lidocaina ha una piccola concentrazione di
bicarbonato: aumenta il pH della soluzione in modo da aumentare la quota liposolubile
dell’anestetico e fare più effetto rapidamente) (es. bupivacaina è lipofila e di conseguenza
meno solubile. Se aggiungessimo bicarbonato precipiterebbe, infatti questa viene
carbonata con CO2→si riduce l’onset e si abbassa la velocità di effetto, ma sarà stabile
anche in ambiente alcalino)
LEGAME PROTEICO
→ Tutti questi farmaci legano le proteine plasmatiche
→ Il plasma porta via questi farmaci legandoli alle proteine, influenzando la distribuzione nel corpo
→ I farmaci legano l’alfa 1 glicoproteina acida e albumina (paziente ipoalbuminemico→può avere un
aumento della quota libera di farmaco)
→ Più forte è il legame proteico, maggiore sarà la durata d’azione: infatti, il legame proteico è lo stesso che si
ha con la pompa del sodio; quindi, se la molecola lega bene le proteine, lega bene anche il
recettore→durata di azione maggiore
→ La distribuzione di un farmaco ai diversi compartimenti dipende dal legame con le proteine→più è forte,
più l’effetto sarà lungo
→ Nel sangue il farmaco può essere libero o legarsi a proteine: l’ambiente ematico è idrofilo e leggermente
acido; quindi, il farmaco tende a legarsi alle proteine per mantenere la forma stabile
→ Solo la parte libera del farmaco è farmacologicamente attiva, in grado di uscire dal letto capillare e
raggiungere gli organi bersaglio. Quindi il legame con le proteine può influenzare il metabolismo e la
tossicità degli anestetici locali
→ Tossicità: sappiamo che una quota di farmaco è ferma nelle proteine→se ci sono poche proteine, ci sarà più
farmaco libero e quindi aumenterà la tossicità→gli effetti cardiotossici e neurotossici saranno aumentati
→ Finché l’anestetico trova proteine, aumenta lentamente l’effetto. Quando le proteine sono sature,
l’effetto aumenta più velocemente
→ Inoltre, la distribuzione può essere modificata modificando il pH, i liquidi ecc. perché il legame è facilmente
dissociabile cambiando questi parametri
→ Fattori fisiologici:
o Per esempio, nel neonato la quantità e la capacità legante dell'albumina sono minori
rispetto all'adulto e la quota libera di alcuni farmaci può essere aumentata con il rischio
però di effetti indesiderati. Alla nascita l'α-1-glicoproteina è presente in concentrazioni
abbastanza basse, per poi raggiungere, intorno al primo anno di età, i normali livelli.
Teoricamente i pazienti più giovani presentano un maggior rischio di tossicità
specialmente quando vengono impiegati anestetici locali con alta affinità per le proteine
come, ad esempio, la bupivacaina.
o Anche nell'anziano la distribuzione dei farmaci è soggetta a modificazioni: nell'organismo è
documentabile una riduzione dei livelli di albumina ed un aumento dell'α-1-glicoproteina
acida. Questo può causare un aumento significativo della frazione libera
→ Fattori patologici: il legame dei farmaci con le proteine plasmatiche può modificarsi in diverse condizioni
patologiche, come la cirrosi o l’insufficienza renale. In questi casi, a causa della diminuzione della
concentrazione di albumina, può vedersi una riduzione del legame
→ Interazione tra farmaci: poiché il legame debole non selettivo, gli anestetici possono legarsi con altri
farmaci. Farmaci con elevata affinità per i siti di legame possono "spiazzarne" altri aventi minore affinità
aumentando la quota di farmaco attivo a livello dei siti d'azione.
→ pH: Il legame proteico è influenzato anche dal pH del plasma. Una situazione di acidosi determina una
diminuzione della quota di farmaco legato favorendo l’insorgenza delle reazioni tossiche
FARMACOCINETICA (2)
→ È il punto di vista del corpo rispetto al farmaco
→ Inserisco il farmaco nel sottocute, si ha un legame non specifico ai tessuti, una parte determina il blocco e
una parte viene portata via dal sangue. Della parte portata via dal sangue, una parte andrà ai tessuti
sistemici e una andrà al fegato, in cui verrà metabolizzata e espulsa
→ Distribuzione: influenzata da
o Compartimento centrale (organi vascolarizzati distribuiscono il farmaco rapidamente)
o Compartimento periferico
→ Metabolismo: dipende dalla molecola
o Esteri→metabolizzate dalle pseudocolinesterasi plasmatiche (emivita breve)
o Amidi→metabolismo epatico (emivita più lunga)
▪ Farmaci ad elevata estrazione epatica (lidocaina)→vengono eliminati
velocemente, a seconda del trasporto epatico. Tutti i fattori he alterano il flusso
epatico, alterano la clearance del farmaco
▪ Farmaci a bassa estrazione epatica (bupivacaina e mepivacaina): hanno una
clearance che è determinata da una clearance intrinseca, causata dalla capacità
del fegato di rimuovere il farmaco, e dalla concentrazione di farmaco libero, che
dipende dal legame proteico che avviene con albumina e alfa 1 glicoproteina acida
→ Dal momento che l’anestetico viene iniettato nelle adiacenze del sito d’azione, i fattori che determinano la
sua funzione clinica sono quelli legati alle proprietà fisico-chimiche più che quelli legati alla farmacocinetica,
che riguarda essenzialmente la quota di anestetico che viene assorbito in circolo
→ Gli AL di maggior utilizzo sono le AMINO-AMIDI che hanno un metabolismo epatico
→ La bupivacaina è l’anestetico che maggiormente si lega alle proteine; pertanto, in caso di marcata
riduzione di queste ultime ne incrementa in maniera importante la tossicità
UN PO’ DI FISIOLOGIA
POTENZIALE DI RIPOSO = potenziale di equilibrio del K (-70 mV). Viene determinato da una differenza di
concentrazione ionica tra l’assoplasma e il mezzo extracellulare per cui l’interno della cellula risulta essere
negativo rispetto all’esterno
POTENZIALE D’AZIONE = in seguito a particolari stimoli alcuni canali del Na tendono ad aprirsi provocando
una diminuzione del potenziale di riposo (depolarizzazione)
• Se il valore arriva a -55mV detto valore soglia si ha l’apertura dei canali del Na voltaggio dipendenti
(che presentano una sorta di cancello chiuso a riposo)
• Inizia quindi una fase di depolarizzazione durante la quale Il Sodio entra quindi massivamente per la
grande differenza di concentrazione e il potenziale arriva sino a valori di 35mV che identificano il
potenziale di azione. A questo punto i canali del Na voltaggio dipendenti si inattivano
• Durante la fase di depolarizzazione si sono aperti, con cinetiche più lente anche i canali del K
voltaggio dipendenti che determinano una fuoriuscita degli ioni K facendo iniziare la fase di
ripolarizzazione che termina in una fase di iperpolarizzazione (-90mV)
• Una volta ricreatasi la ddp la ATPasi Na-K si preoccupa di ristabilire il gradiente chimico adeguato a
ritornare all’omeostasi elettrochimica
→ CONDUZIONE SALTATORIA: a livello dei nodi di Ranvier si concentrano i canali ionici e quindi l’effetto degli
anestetici locali si concentra qui
→ Meccanismo d’azione*: la base lipofila penetra nella fibra nervosa. Dentro la cellula (ambiente più acido)
la parte di ammina terziaria diventa quaternaria, perde lipofilia, ionizza e il suo catione lega il canale del
Na in maniera reversibile, bloccando la conduzione del potenziale d’azione
→ L’anestetico ha un’affinità più forte per la conformazione aperta o inattiva del canale, pertanto, il blocco è
un blocco fasico o frequenza dipendente. La pKa del farmaco interferisce su questo cambiando l’effetto in
base al sito di iniezione: dobbiamo portare l’anestetico vicino al nervo!!! Il farmaco diverso ha differenti
effetti in base a dove lo mettiamo
→ Una volta nel neurone l’equilibrio forma ionizzata e non ionizzata si ristabilisce
→ È un vantaggio per il trattamento del dolore in alcuni ambienti (es. parto: la peridurale consente alla
paziente di poter camminare, non bloccando il parto e favorendo il decorso del travaglio) (es. dolore
postoperatorio: se il paziente non sente dolore si muoverà prima e recupererà meglio)
RIASSUMENDO&
→ Le proprietà chimico fisiche che influenzano l’attività farmacologica sono:
o Potenza: quanto farmaco serve x avere il massimo effetto (concentrazione minima efficacie)
o Latenza: quanto ci mette a far effetto
o Durata d’azione: può essere modificata dalla dose e dalla concentrazione
o Liposolubilità: condiziona potenza e tossicità. Se aumenta liposolubilità ho una migliore
diffusibilità attraverso le membrane biologiche. Se ho eccesso di liposolubilità avrò
accumulo nelle componenti adipose tessutali
o pKa: regola la ripartizione della base libera lipofila (amina terziaria) e della forma
protonata idrofila. Le molecole con un più basso pKa liberano una quantità maggiore di
base e attuano un più rapido inizio del blocco rispetto a quelle con pKa più elevato
o Attività vasodilatatrice intrinseca del farmaco: favorisce l’allontanamento dal sito di
iniezione e il passaggio in circolo, riduce l’attività anestetica e aumenta gli effetti collaterali
sistemici. È per questo che si usa il vasocostrittore (epinefrine), per ridurre il rischio di
tossicità sistemica (il farmaco rimane lì) e aumentare la potenza
o Variazione di pH: l’acidificazione aumenta la forma cationica e ne diminuisce la durata e la
potenza. Per ottenere un aumento della durata si agisce con l’alcalinizzazione con
bicarbonato o con la carbonazione con l’aggiunta di CO2
→ Tossicità locale: dipende dall’anestetico usato e dall’esecuzione corretta della manovra (un farmaco che
lede il nervo può determinare dolore o parestesia)
→ Reazioni avverse in anestesia locale:
o Correlate all’anestetico locale
o Reazione allergica
o Reazione legata ad altre cose che inseriamo: (conservanti, vasocostrittore e interazioni con
altri farmaci)
CONTROINDICAZIONI
ADIUVANTI
→ Adrenalina
→ Bicarbonato
→ Oppioidi
→ Clonidina: antiipertensivo che ha effetto sedativo e antidolorifico e aumenta gli effetti di oppioidi e
anestetici locali
DISOSTRUZIONE DELLE VIE AEREE
→ Si può avere un’ostruzione quando un corpo blocca l’aria nelle vie aeree
→ Può essere lieve, se il paziente riesce ad avere uno scambio d’aria, il paziente tossisce e tra un colpo e
l’altro si sentono sibili. Si incoraggia la vittima a tossire e non si deve interferire con gli sforzi (es. piega il
torace) che la vittima fa, perché aiutano nella disostruzione
→ Può essere grave, se il paziente non ha scambio di aria, la tosse si esaurisce, si ha difficoltà respiratoria e il
paziente porta le mani alla gola (segno universale di soffocamento). Dobbiamo chiedere alla vittima se sta
soffocando e nel caso effettuare la manovra di Heimlich
→ In una ostruzione parziale dobbiamo capire se la persona è cosciente→se è cosciente non si interferisce. Al
massimo, si possono dare colpi sulla schiena, ma in realtà non sono indicati
MANOVRA DI HEIMLICH
→ Consiste nell’eseguire compressioni addominali energiche con una mano chiusa a pugno e con l’aiuto
dell’altra mano
→ Si determina una compressione addominale rapida e improvvisa, in modo da scatenare una tosse riflessa.
Si comprime l’addome in modo da alzare i diaframmi e quindi determinare una spinta. La tosse viene data
dal movimento meccanico che facciamo sul diaframma
→ Si pone una mano chiusa a pugno tra ombelico e processo xifoide, con l’atra mano si afferra il pugno e si fa
un movimento a gancio verso sé stessi e verso l’alto→si eseguono fino a 5 compressioni addominali
alternate a 5 pacche dorsali fino a espulsione del corpo estraneo o perdita di coscienza
→ Se la persona perde coscienza e non espelle il corpo, si deve sdraiare e procedere con il BLS
o Chiamare 118
o Fare RCP (massaggio cardiaco)
o Prima delle insufflazioni, ispezionare il cavo orale e rimuovere eventuali corpi estranei
→ Lo scopo spesso è passare da una ostruzione totale a parziale, in modo che il paziente riprenda a respirare
e poi si può andare in ospedale a farlo togliere
→ Se ho una donna incinta? O un obeso? Devo fare il massaggio cardiaco, perché la compressione addominale
o non si può fare o c’è talmente grasso che non è efficace
OSTRUZIONE ETÀ PEDIATRICA
→ L’ostruzione da corpo estraneo per inalazione è causa frequente di
morte in età pediatrica
→ Nel bambino l’ostruzione è più tipica per la conformazione della loro
laringe: l’adulto ha una conformazione cilindrica, mentre nel bambino è
conica e ha uno spazio inferiore stretto→si può avere un’ostruzione che
nell’adulto non avremo