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LEFFETTO PLACEBO*
Roberto Bassi
Come e dove si usa
Leffetto placebo viene largamente usato in psichiatria. Poich molte
patologie che si presentano allo psichiatra (e spesso al neurologo) sono di
tipo funzionale (basti pensare alle cefalee) ben comprensibile come lin-
uenza del medico, con la sua parola e con la sua prescrizione, sia di sollievo
al paziente. Molti preferiscono parlare di effetto suggestivo, ma lessenza del
problema non cambia.
Nelle patologie di pertinenza psichiatrica leffetto placebo si manifesta
in una grande percentuale di casi. particolarmente evidente quando vi sia
una sintomatologia ansiosa o depressiva. Oggi decine di milioni di persone
per patologie le pi varie usano gli SSRI (Selective serotonine reuptake
inhibitors) dal Prozac sino alle pi recenti uvoxamina e paroxetina. P. Mi-
gone (2005), citando soprattutto ricerche di Kisch (1998), ci dice che il mi-
glioramento dovuto alleffetto placebo era pari all82%, rispetto ad un 18%
dovuto effettivamente al farmaco.
Nel dolore, le segnalazioni circa lutilit e lefcacia del placebo sono
numerosissime; leffetto placebo degli antidolorici assolutamente predo-
minante rispetto aleffetto reale dei vari farmaci. Leffetto analgesico uno
dei risultati pi evidenti, in tutte le patologie dolorose: queste possono essere
legate a disturbi i pi diversi, dal dolore allulcera gastroduodenale, allartrite
reumatoide, dai dolori anginosi, a quelli post-operatori, sino ai dolori causati
da una estrazione dentaria. Anche nei dolori da cancro, leffetto placebo pu
essere presente, in maniera evidente, almeno in un primo tempo.
Non posso dimenticare quanto accaduto a mio suocero, allet di ot-
tantuno anni. Affetto da una grave arteriopatia aterosclerotica, sub un inter-
vento di chirurgia vascolare, atto a migliorare il usso arterioso verso i piedi:
lintervento riusc e le dita dei piedi riebbero un aspetto pressoch normale.
Tuttavia i dolori si mantenevano intensi, e il poveruomo era costretto a due
iniezioni quotidiane di Orudis. Il medico curante, poco entusiasta di dare
due ale al giorno di tale farmaco, a ci sollecitato anche da mia moglie,
cominci a sostituire lOrudis con due ale al d di soluzione siologica. Lef-
fetto analgesico fu eguale. Mio suocero ricevette questa terapia per quasi tre
anni, durante i quali riprese a camminare. Nello stesso periodo, le gocce di
ansiolitico che prendeva per dormire furono sostituite con aqua fontis, con
buoni risultati: qualche volta doveva farsi dare, durante la notte, altre cinque
gocce dacqua per riaddormentarsi! Ad una cara amica di ottantuno anni,
depressa grave, lo psichiatra ha prescritto dellimipramina, otto compresse
da 25 mg al d. La paziente va dallo psichiatra due volte lanno, per controllo.
Nel corso dellultima visita, il medico ritiene di ridurre il dosaggio a sei com-
presse al d. Nel giro di qualche giorno, la paziente si aggrava, ha frequenti
crisi di pianto; ha inoltre momenti di grande ansia, non migliorati dalluso di
benzodiazepine. Solo quando lo psichiatra, consultato a breve distanza, ritor-
na al vecchio dosaggio, la paziente si tranquillizza e mi dice Si vede che otto
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compresse sono il minimo che io devo assumere ogni giorno. Il farmaco
noto e validissimo, tuttavia nella grave ricaduta legata alla modesta riduzione
del dosaggio, leffetto psicologico dominante.
In medicina generale, lipertensione arteriosa pu essere trattata con
successo con un placebo. Gli esempi potrebbero continuare a lungo: non vi
ormai patologia in cui non si sia sperimentato leffetto placebo. Per quanto
riguarda i drogati, il placebo stato utilizzato con successo da alcuni medici
come sostituto delle droghe pesanti, nel tentativo di allontanare i pazienti
dalla loro dipendenza. In alcuni casi il paziente assuefatto dal placebo- ha
mostrato la stessa reazione che ha nei confronti delleroina o della cocaina. Il
rabbioso desiderio sico di droga stato appagato, senza tuttavia introdurre
il veleno contenuto nella droga.
Leffetto placebo in chirurgia testimoniato da esperienze degli anni
50, di un gruppo di chirurghi italiani. Si tent in quel periodo lintervento
di legatura dellarteria mammaria: il presupposto era di migliorare lirrora-
zione del muscolo cardiaco da parte delle coronarie. I risultati furono bril-
lanti, come netto miglioramento della sintomatologia anginosa. Una serie
di interventi a doppio cieco (ad alcuni veniva effettivamente legata larteria
mammaria interna, ad altri veniva effettuata solo una incisione della cute,
senza alcuna legatura) dimostrarono che i miglioramenti del paziente erano
in realt uguali nei due gruppi. Leffetto era dunque un placebo, e linter-
vento venne in seguito abbandonato.
Parlando di chirurgia, vorrei farvi sorridere rammentandovi la storiella
di quel malato, il quale, di fronte ai suoi considerevoli disturbi gastrointe-
stinali, li collegava al fatto di aver involontariamente ingerito un cavallo.
Esperiti i vari tentativi di migliorare la situazione senza esito alcuno, i medici
decisero di operarlo: incisero laddome e il paziente, al suo risveglio, trov
vicino alla sala operatoria un bel cavallo. Il paziente si rannuvol e disse:
stato un lavoro inutile, questo un cavallo sauro: in realt io in pancia avevo
un baio!. Al di l dellinutilit dellintervento,qui non si pu parlare di ef-
fetto placebo. A un paziente (citato da Lemoine) al quale venne tolto in un
nto intervento un serpente dalladdome, le cose andarono ancora peggio,
perch, a detta dello stesso, a seguito delloperazione si erano disseminate le
uova del rettile, e alla ne, anzich un serpente, il paziente ne ebbe in pancia
una intera famigliola. Prescindendo dagli esiti infausti di questi due ipotetici
interventi, qui non si pu tentare di ottenere un effetto placebo: si tratta
infatti di pazienti psicotici con chiare manifestazioni deliranti. Al massimo si
pu sostituire un delirio a un altro!
Molte sono le terapie, anche siche, in cui leffetto placebo dominan-
te. Non posso certo citarle tutte: la pranoterapia ha talora effetti favorevoli di
primordine. Se vogliamo parlare di un sistema largamente diffuso, riferia-
moci allagopuntura. Risultati validi si sono ottenuti con quella tradizionale
cinese, ma essi sono sovrapponibili a quelli avuti con tecniche diverse, non
corrette. Del resto Medical Letter (15 giugno 2006) scrive: La sola agopuntu-
ra, nel corso di studi rigorosi, duplicati, non ha mostrato di offrire beneci in
nessuna specica malattia o condizione clinica.
Sin qui abbiamo parlato di situazioni, anche con patologie imponenti,
ma vissute su base soggettiva.
Ecco invece unesperienza personale, di molti anni orsono, che mi ha
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indotto a considerare, con molta attenzione leffetto placebo. Alla ne di una
pesante giornata di lavoro, si presenta da me un vecchio conoscente, che mi
fa vedere delle verruche volgari, disseminate sul dorso delle mani. Non me
la sento di cominciare a toglierle quella sera stessa: gli faccio presente che
lintervento piuttosto doloroso (saranno necessarie sei o sette iniezioni di
anestetico locale) e che poi dovr medicarsi quotidianamente sino a guari-
gione. Ho tuttavia un farmaco antivirale, il metisoprinolo, che in met dei
casi, fa sparire le verruche. Non vogliamo, prima di procedere allescissione
chirurgica, provare a farne un ciclo? Lamico accetta con piacere e io gli do
una prescrizione molto dettagliata: deve cominciare a prendere le prime due
compresse al mattino alle otto, e poi, via via, sino alle ventitr, quando deve
assumere le ultime due compresse della giornata. Gli raccomando di essere
molto preciso e rigoroso nellassumere il farmaco, per almeno venti giorni,
pena il fallimento della cura. Torna dopo un mese, perfettamente guarito.
Luso di sistemi mutuati dalla stregoneria largamente descritto. Il
dermatologo pu usare una vecchia attrezzatura per raggi X, o un laser fuori
uso, puntare le verruche e far emettere allapparecchio un qualche suono:
poich nulla avviene, al di l del rumore, lapplicazione pu essere ripetuta
pi volte. I risultati sono eccellenti.
Personalmente, ricordo una telefonata da una cugina residente a Napo-
li, che mi chiedeva consiglio per le verruche volgari delle mani dei suoi gli.
mi dice la cugina: La donna delle pulizie mi consiglia di seppellire un pez-
zetto di lardo in una notte di plenilunio, di disseppellirlo il giorno successivo,
e con quello, di toccare una per una le verruche: naturalmente aggiunse
mia cugina io non ci credo! le dico che un tentativo le costa poco. Dopo
tre giorni, le verruche non cerano pi.
Da anni ormai curo le verruche piane giovanili (le quali tendono alla
risoluzione spontanea, ma spesso dopo molto tempo) toccandole, una ad
una, con una tintura rossa miracolosa: si tratta in realt di soluzione di eosina
2% o di mercurocromo messo in una bottiglietta anonima. I risultati sono
favorevoli nella met dei casi. In un bambino di sei anni, in cui la guarigione
solo parziale, dico alla madre che bisogner procedere con un liquido pi
forte: tocco le verruche residue con violetto di genziana, che raccomando di
tenere tre giorni sul viso, senza lavare il bambino. La madre se ne va preoc-
cupata: non vorrebbe che il liquido pi forte danneggiasse il bambino. La
rassicuro. Dopo alcuni giorni mi telefona: Le verruche sono tutte sparite;
grazie dottore!.
Oggi la mentalit positivistica ha conquistato il grande pubblico, senza
scalre peraltro le aspettative magiche. Purtroppo non si trovano pi sul
mercato quelle buone vecchiette che, facendo tanti nodi, quante sono le
verruche, su uno spago, e poi bruciandolo, risanavano tanti bambini inno-
centi! Qualche eccezione tuttavia c. Pochi mesi fa ho visitato una graziosa
quindicenne (che era gi stata mia paziente in passato), accompagnata dalla
madre. Ha delle grosse verruche delle mani. Tento la strada del placebo, e
le prescrivo con molta seriet del metisoprinolo, nellintento di fare sparire
le verruche. La paziente fa la cura con molto impegno, ma, come mi dice la
madre al telefono, nulla accade. Mi dice inoltre che in questo momento la
ragazza non se la sente di togliere le verruche in modo cruento, e che si far
viva pi in l. Prendo atto del fallimento e non ci penso pi. Rivedo la giova-
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ne paziente a distanza di qualche mese, per motivi diversi. Scorrendo la car-
tella clinica, mi ricordo del fallito trattamento delle verruche di alcuni mesi
prima. Le verruche non ci sono pi. N si vedono cicatrici di alcun genere.
La madre mi racconta di essere andata, accompagnata dalla glia, da un
pranoterapeuta, per s. Con loccasione, ha chiesto consiglio per la glia. Il
pranoterapeuta ha toccato con le mani (mani da contadino dice la madre)
le verruche: queste sono scomparse due giorni dopo.
Perch nello stesso soggetto (ragazzina beneducata, studentessa licea-
le) il mio tentativo miseramente fallito, mentre il toccamento da parte del
pranoterapeuta ha avuto un esito brillante? Non facile dare una spiegazio-
ne al fenomeno.
Il rapporto medico paziente
Analizzare a fondo questo rapporto signica considerare nel suo com-
plesso la psicologia medica.
Ci limiteremo quindi ad alcune considerazioni. La letteratura ci pro-
pone una serie di interessanti modelli di interazione tra medico e paziente.
Questi modelli sono avvincenti, ma in qualche modo devono prescindere da
un fatto: essere cio ogni medico ed ogni paziente diverso dallaltro.
La crisi profonda che sta attraversando la nostra societ ha mutato
molti dei modelli tradizionali, ed anche la gura del medico non pi quella
di una volta. Vi tuttavia nellincontro medico-paziente un canovaccio che
viene ancora, di regola, rispettato.
Medico e paziente hanno nella nostra societ uno status ed un ruolo
che non sopportano che modeste alterazioni. Il medico ed il paziente che
si allontanano troppo da questi schemi, sono visti con sospetto e si tende ad
emarginarli. Sono lontani i tempi in cui il medico vestiva di scuro e usava lo
stiffelius. Tuttavia luso del camice bianco anche da parte del medico buro-
crate sta ad indicare il suo particolare status. Il medico neolaureato che non
si sente ancora del tutto sicuro del suo status esibisce volentieri il fonendosco-
pio, quando si aggira per lospedale. Ci gli permette di essere chiaramente
identicato dal pubblico.
Daltro canto, limportanza del medico agli occhi del paziente viene
ribadita dalla lussuosit dello studio, dal numero dei diplomi incorniciati,
dallentit dellonorario.
Dal medico ci si aspetta che si comporti come tale. Nellincontro medi-
co-paziente vi sono quindi una serie di atti, che compiamo meccanicamente
molte volte al giorno, che deniscono immediatamente un certo rapporto.
Questo rapporto impari. Il malato chiede e il medico concede: il medico
nulla racconta di s, ma vuole sapere le cose pi intime del malato. Il medico
indossa il camice,mentre il malato si spoglia. Al medico si chiede di essere
preparato ed aggiornato e di operare nel pieno rispetto delle norme morali
e deontologiche. Noi siamo (o dovremmo essere) vincolati dallantico giu-
ramento ippocratico. Impaziente, in realt, si aspetta da noi molto di pi:
chiede al medico di essere demiurgo. Anche il paziente ha un suo ruolo ben
preciso. Egli ha diritto di essere aiutato; in taluni casi pu essere scaricato
dalle sue responsabilit in virt della malattia (non lavorer, non prester
servizio militare, non andr a scuola) ma deve desiderare la guarigione e do-
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vr collaborare con il medico in tal senso.
Se il paziente trasgredisce queste norme che gli sono imposte dal suo
status di ammalato, il soggetto urta contro il sistema. Sappiamo tutti quale ir-
ritazione sorge in noi di fronte al paziente il quale non accetta passivamente
le nostre prescrizioni, la discute, si allontana dal ruolo che gli assegnato:
il medico malato che non sa adeguarsi al nuovo ruolo infatti il peggiore
dei pazienti. Il conitto tra lobbligo di guarire, che la societ richiede al
paziente e il vantaggio della malattia, crea una lunga serie di incidenti che il
medico ben conosce, anche se non sempre sa valutare. Sul piano cosciente
il paziente collabora: sul piano inconscio difende la sua malattia. Perde la
prescrizione, sbaglia dose, arriva allappuntamento in unora sbagliata, inne
modica i sintomi e ne crea dei nuovi.
Al di l di questi atteggiamenti stereotipi legati al ruolo, tra medico e
paziente avviene qualcosa di assai pi importante: intendiamo il transfert.
Questa parola, che ci deriva dalla tecnica psicoanalitica, sta ad indicare, in
senso lato, lo spostamento di un sentimento da una persona a unaltra. Il pa-
ziente si pone di fronte al medico in un atteggiamento tale da provocare un
contro atteggiamento (controtransfert) ben preciso: quello che il bambino
si sarebbe aspettato dal padre o dalla madre. Con un atteggiamento umile
o imperioso, remissivo o ribelle, ducioso o scettico, il paziente, inconscia-
mente trasferisce sul medico (come, sia pure in minor misura, sul sacerdote
o sullavvocato) sentimenti che ha gi sperimentato nellinfanzia. La risposta
del medico anchessa dominata da motivazioni inconsce. Fin dal primo
incontro pu quindi stabilirsi una situazione di simpatia o antipatia nei con-
fronti del paziente, le cui radici non sono sempre facili da riconoscere. Nella
scelta di una condotta terapeutica, accanto a motivi pi razionali, (ricerca del
prestigio, del guadagno, ecc.) entrano in gioco fattori emotivi, coscienti e in-
consci, non facili da valutare. Daltro canto si deve richiedere al medico una
neutralit affettiva verso il paziente:egli deve curarlo altrettanto bene sia che
abbia le sue stesse convinzioni politiche, sia che militi nella fazione opposta:
ed ecco che il medico a trovarsi in conitto tra coscienza, situazione emoti-
va, motivazioni inconsce: anche questo elemento va considerato ai ni della
guarigione della malattia.
Accanto alle cose gi citate, ne ricordo alcune peculiari. diffuso nel
Veneto un modo di dire: Veneziani gran signori, padovani gran dottori
(ometto il resto!). Il fatto che il medico riceva a Padova, citt di antiche tradi-
zioni universitarie, aumenta notevolmente il suo carisma, anche se si tratta di
un emerito imbecille. Lho riscontrato pi di una volta nella mia clientela.
Il setting (vale a dire lambiente in cui il medico opera) aumenta an-
chesso il carisma del terapeuta. La struttura ospedaliera fa da gloriosa aureo-
la con tutti i suoi laboratori e macchinari alla gura del medico che in
essa lavora. Linterazione medico-paziente che va molto al di l della comuni-
cazione verbale: con il nostro modo di comportarci, con uno sguardo o con
lo scuotere della testa, con il donare un campione medico al paziente (il pri-
mo che abbiamo sottocchio o uno cercato lungamente nel nostro armadio)
in realt comunichiamo in modo decisivo con lammalato. Non male sot-
tolineare limportanza della comunicazione extraverbale, che il medico deve
accuratamente controllare. In ambito ospedaliero, discutendo una diagnosi
(anche se la malattia benigna) al letto del malato, non dimentichiamo mai
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che il paziente non un oggetto. Molte forme morbose iatrogene hanno ori-
gine da un gesto del medico o da una parola captata durante il giro in corsia.
K. Kraus dice Una delle malattie pi diffuse la diagnosi. Il lettore potr
obiettare che queste sono cose note e risapute e che egli esercita con succes-
so la medicina senza aver approfondito tutti questi temi. La medicina veniva
esercitata con successo (specie per il medico) anche prima dellinvenzione
del microscopio: arricchire la nostra professione con una conoscenza mi-
gliore della psicologia oggi, a mio giudizio, un diritto-dovere nellinteresse
nostro e dei nostri pazienti.
Le ricerche degli ultimi anni, relative al fenomeno placebo, sono nu-
merosissime.
Il placebo ha una sua farmacologia che ricorda da vicino quella dei
farmaci attivi:
La sua efcacia cresce aumentando i dosaggi, anche per esso sono sta-
ti osservati fenomeni come il building up (progressivo potenziamento degli
effetti durante la fase di accumulo) ed il carry over (persistenza delleffetto
anche dopo la sospensione del farmaco) e non mancano neppure la descri-
zione di casi di assuefazione al placebo Le ricerche sui fattori che inui-
scono sulleffetto placebo hanno riguardato soprattutto: le variabili relative
al paziente, i fattori situazionali, le variabili relative al medico ed al rapporto
medico paziente (Pancheri, 1984).
Per quanto riguarda il paziente, abbiamo gi visto che non esistono dei
placebo reactors.
Leffetto placebo legato alle aspettative del paziente: maggiore in
rapporto alla gravit dello stato del malato, al suo atteggiamento favorevole
verso i farmaci, alle sue precedenti esperienze con altri medici, alla ducia
in quel medico che lo cura in quel particolare momento. Beecher ci dice
che la risposta al placebo correlata allo stress che lindividuo sta vivendo: le
sue ricerche hanno dimostrato che il potere analgesico del placebo tanto
maggiore quanto il dolore post operatorio pi intenso rispetto a quando
meno intenso. Lo stesso Beecher ha notato che lazione analgesica del
placebo si verica in media nel 35% dei malati, ma solo nel 3% dei sogget-
ti sperimentali. Egli considera questo fatto una conferma del rapporto tra
stress ed effetto placebo. Lo stesso fenomeno viene confermato da solo con
percentuali diverse: 36% per il dolore clinico e 16% per il dolore sperimen-
tale. Lelemento chiave della vicenda, lo ribadiamo, il rapporto tra medico
e paziente, cio tra colui che sa, nei confronti di colui che soffre e non sa.
La gura del medico, nellottenere un effetto placebo, di primaria impor-
tanza. Molte malattie sono prevalentemente psicogene: esse sorgono, come
abbiamo visto, per evitare una situazione ben pi dolorosa per la personalit
del paziente. In queste malattie insito il vantaggio primario; da esse scaturi-
sce un vantaggio secondario per il soggetto. Vediamo, per concludere, lspet-
to psicologico del farmaco.
Enid Balint ha detto che il medico, prescrivendo una medicina, pre-
scrive se stesso. Vi sono farmaci attivi indipendentemente da chi li prescrive
e da come vengono prescritti: essi sono dotati di unazione farmacodinamica
ben nota. La risposta del paziente a questi farmaci, entro certi limiti, preve-
dibile. Molti altri farmaci, forse la maggior parte di quelli che usiamo, hanno
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unazione farmacodinamica modesta, se non nulla, tuttavia la loro attivit
medicamentosa pu essere molto rilevante. Ritroviamo qui leffetto placebo
del farmaco. Un notevole effetto psicologico legato anche ad altre prescri-
zioni del curante: diete particolari, astensione dal fumo e dallalcool, riposo
e attivit sica, limitazione nei rapporti sessuali, hanno un ruolo di primaria
importanza nel decorso della malattia. Un collega, digiuno di psicologia ma
di viva intelligenza, mi diceva Ai pazienti bisogna sempre proibire qualche
cosa!. Il medico ha quindi, nel proprio arsenale terapeutico, una quantit di
armi che non sempre sa usare o non usa adeguatamente.
Partendo dal modello psicoanalitico, Balint e i suoi collaboratori hanno
studiato a lungo il rapporto tra medico e paziente. La conclusione che in
sei minuti per il paziente (questo il titolo di un noto libro di Enid Balint e
Jacob S. Norell) si pu riuscire a stabilire un rapporto migliore con il malato.
Con questo rapporto il medico capir meglio il paziente e ci potr avere un
effetto terapeutico indiscutibile.
*I due capitoli qui riprodotti sono stati tratti del libro di Roberto Bassi: Leffetto placebo,
Libreria Editrice Cafoscarina, Venezia, 2010 che lAutore ci ha gentilmente donato e che
in vendita nelle Librerie Feltrinelli in tutta Italia. Ringraziamo lAutore e la Casa Editrice
per il permesso di pubblicazione.
*Roberto Bassi, medico, specialista in dermatologia (Padova), endocrinologia (Torino) e
psicologia medica (Bologna), nato a Venezia. stato primario dermatologo dellOspe-
dale Civile di Venezia e docente a contratto di Dermatologia psicosomatica nella Scuola
di specializzazione in Dermatologia dellUniversit di Ferrara. Fondatore della Societ
Italiana di Dermatologia Psicosomatica (SIDEP), ne attualmente il presidente onorario.
Ha organizzato per dieci anni a Venezia un Seminario annuale di dermatologia psicoso-
matica. autore di numerose pubblicazioni scientiche, tra cui ricordiamo La ragazza che
odiava gli specchi (Torino 1996), e Psiche e pelle (Torino 2006), nonch di un libro di ricordi
autobiograci, Scaramucce sul lago Ladoga (Palermo 2004). E socio della Societ Italiana di
Medicina Psicosomatica (SIMP) e fa parte del Comitato scientico della Rivista N. Prospet-
tive in Psicologia in cui anche autore di diversi articoli.
Indirizzo dellAutore: Prof. Roberto Bassi
Via San Marco, 3610
30124 - Venezia
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APPUNTI SUI G. BALINT NELLA SETTIMANA
A SILS - MARIA (SVIZZERA)
Michel Sapir
IL PRIMO GIORNO
Il luned mattina la settimana si apre con il grande gruppo, disposto in
modo concentrico, ed un piccolo gruppo che comprende otto persone di cui
tre donne. Queste otto persone sono state sollecitate a sedersi in questo cer-
chio che far la parte essenziale del lavoro. I due leaders sono Knoxel e Beck.
Allinizio, il dottor Meier d numerose spiegazioni e presenta tutti i membri
del piccolo gruppo interno. Tra questi otto membri, due sono gi sul versan-
te della psicoterapia. Una persona tedesca e sette sono svizzere.
Il primo caso
riferito da una donna medico e riguarda una donna, relativamente
giovane, colpita da un carcinoma diffuso. Lo sa, e prima aveva paura del
cancro. Ha due glie di diciassette e quindici anni e la donna medico ha
paura che questa donna le afdi la maggiore il cui carattere isterico sembra
indiscutibile e, per di pi, il glio della dottoressa il compagno di questa
ragazza e le due madri si erano sentite, essendo entrambe vecchio genere,
per interrompere questa relazione che esse giudicavano prematura.
La discussione comincia sui due ragazzi dei medici e i rapporti con la
clientela. La paura di questa adolescente di ereditare la malattia della ma-
dre, lascia percepire laggressivit contro la madre e la glia, troppo dolce,
sembra pericolosa per suo glio. Gli uomini sono poco attivi: il glio e il
marito del medico sono delle persone deboli come gli uomini del gruppo
interno, che tacciono. Il Professor Knoepfel lo sottolinea.
Vista laggressivit della dottoressa, uno dei leaders si lascia trascinare
dal gruppo in un intervento didattico che sottolinea quanto una glia di di-
ciassette anni abbia bisogno di un padre, ma non di due madri. Laggressivit
manifesta, quella della morente verso la dottoressa, quella della dottoressa
verso la morente e sua glia, quella del gruppo verso la dottoressa. Questa
vive nel suo corpo il doppio riuto della morte della paziente e della erotiz-
zazione da parte della glia di questa. A voler essere esatti non c un uomo,
tranne questo glio molto immaturo e gentile che lei rischia di perdere a
favore di questa ragazza. Il caso sembra essere molto pesante, tanto pi che
la dottoressa dice in pubblico che suo marito un malato mentale. Laggres-
sivit, costantemente presente, anche se contenuta, porta il leader a termina-
re su una nota di consolazione: Voi siete un piccolo battello in un grande
naufragio e non siete il buon Dio. Accontentiamoci di vedere come si pu
aiutare questa donna con piccoli passi molto semplici.
Il secondo caso
della mattina raccontato da un medico uomo e riguarda un uomo di
quarantatre anni. una storia di dolore, di vertigine, con numerosi tratti fo-
bici la cui organicit sospettata in un dato momento a causa di un nistagma.
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Il medico indirizza il suo paziente ad un chiropratico, poi al policlinico del
posto, in vista di unindagine neurologica.
Quando il medico cerca di psicologizzare, si vede opporre un riuto
totale. Il paziente , in effetti, un uomo che lotta duramente per salire i gra-
dini della riuscita e tutta la sua situazione gli sembra essere messa in causa
in seguito a questi problemi. La discussione del gruppo interno resta molto
superciale. Il medico, allora, parla di un periodo di impotenza di cui si la-
menta il paziente.
La castrazione di questo paziente, quella del medico e di tutto il grup-
po interno, viene in contrapposizione di un caso drammatico di impotenza
della medicina di fronte al cancro, di quella degli uomini in generale e di
una fuga in avanti di una donna medico che mette in discussione pubblica-
mente tutta la sua vita privata. Il primo caso patetico nella sua apertura e
nella sua richiesta. Il secondo quello di una chiusura, di unimpossibilit di
comunicare, di un tentativo di psicologizzazione contro la volont del pazien-
te. Anche la discussione resta molto statica nel gruppo interno. Uno d delle
lezioni di condotta, laltro mette avanti le sue conoscenze psicologiche, un
terzo sinterroga sullutilit degli esami somatici, un altro, ancora, cerca di
razionalizzare nel silenzio dei due animatori.
Lanimatore lascia sviluppare la volont di agire del gruppo e la noia
che ne viene fuori, cos che il gruppo provi esattamente ci che prova questo
medico. Ma nisce con una domanda: Perch questuomo cos aggressivo,
invece di attaccare, si lamenta regolarmente con il suo medico?.
Il pomeriggio,
nel nostro piccolo gruppo che discute sul primo caso, una donna
medico riferisce il caso di un uomo - amico di famiglia e soprattutto di suo
marito - affetto dalla polyartrielle. Caso particolarmente drammatico nella
sua evoluzione e che mette in tensione la dottoressa che si sente manipolata,
ridotta al ruolo di infermiera e di buona madre.
IL SECONDO GIORNO
La mattina,
un medico uomo descrive il clima del suo paese svizzero molto cristia-
no: una descrizione minuziosa e pittoresca che sembra mettere in secondo
piano il problema della sua paziente. Questa, una donna di trentanni, gen-
tile, graziosa, corretta, lo sorprende con un tentativo di suicidio. Egli la de-
nisce, cos come suo marito, come psicosomatica. Lui lha conosciuta, n da
prima del suo matrimonio, come una donna allegra ed attiva. Poco dopo il
matrimonio resta incinta e seguiranno altre gravidanze nel corso delle quali
compare dapprima una rettocolite emorragica grave che poi retrocede e so-
praggiungono degli attacchi che fanno pensare ad una possibile apoples-
sia che avviene principalmente di notte. I suoi attacchi si ripetono in seguito
notte e giorno e si prolungano in uno stato di incoscienza. La diagnosi resta
incerta, malgrado numerose esplorazioni che vanno no ad un encefalo-
gramma con i gas. Si nisce col pensare ad un equivalente emicranico, cio
persona soggetta ad emicranie. Le visite dal medico, allinizio molto nume-
rose, si diradano per due anni. Lultima consultazione di giugno, quando
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sopraggiunge, qualche settimana pi tardi, il tentativo di suicidio con dieci
compresse di un neurolettico. Una volta ingoiate le compresse, la paziente
prende un autobus per andare in citt a vedere sua sorella infermiera. in
questo mezzo di trasporto pubblico che perde conoscenza, portata allospe-
dale, vista da uno psichiatra che vuole prenderla in cura. Lei riuta, ma lo
psichiatra ottiene da lei la promessa di seguire una psicoterapia regolare.
La malata si oppone a questa psicoterapia dicendo che lei ha il suo medico
curante e lo psichiatra le risponde: Ci non sufciente. Laggressivit
di chi espone questo caso forte: contro listituzione, la Chiesa, contro un
prete, contro un medico visto occasionalmente durante delle vacanze, contro
lo psichiatra. In effetti, il medico viene a conoscenza del tentativo di suicidio
due giorni pi tardi da un predicatore e nisce per chiedersi chi il medi-
co di questa malata. lui? Dio? Il predicatore? Lo psichiatra? Lei sembra
averlo scelto, lui, ma numerose pressioni si esercitano su di lei. Il medico che
racconta questo episodio si dilunga con grande compiacenza su tutte le rela-
zioni familiari. Il motivo del suicidio analizzato come un segno della gelosia
ridicola del marito rispetto ad un giovane istitutore che doveva dirigere un
campo di vacanze in cui questa donna con i suoi bambini dovevano ritrovar-
si. Il suo racconto talmente lungo che interrotto dopo quaranta minuti.
messo in causa molto vivacemente da tutto il gruppo interno che aveva mal
sopportato la sua compiacenza nella descrizione. Ci si rende conto che, no
a questo tentativo di suicidio, il medico non aveva visto niente della persona-
lit della paziente e che il suo problema era di aiutarla per simpatia per lei,
per antipatia per il marito. Ci che stato presentato in maniera essenziale,
latmosfera di tirannia, in cui si ritrovano due generazioni di mariti ditta-
toriali. Verso la ne, i leaders sottolineano i due linguaggi discordanti della
paziente, uno verbale, che assicura che tutto va bene, no al suo suicidio, e
laltro corporeo, che si manifesta sotto forma di colite ulcerosa, di attacchi
e di emicranie. La discussione, sebbene vivace, va da un soggetto allaltro sen-
za poter affrontare il problema della relazione medica.
Il secondo caso,
sotto la leadership dei Dottori Sonderer e Weber, esposto da un me-
dico e riguarda, allo stesso modo, una donna di quarantasei anni, originaria
dellItalia del nord, che segue da tre anni. Questa donna seguita da circa
ventanni da numerosi medici. stata ricoverata in clinica e in ospedale. La
sua lamentela essenziale di ordine fobico, vertigini, cefalee, ecc. Si aggiun-
ga a questo una leggera psoriasi ed unartrosi del ginocchio. nel 1972 che,
in seguito ad una piccola emorragia, si scopre un cancro allutero che porta
ad unisterectomia totale. Lei non conosce la sua diagnosi. Ha due gli, di
tredici e sette anni, seguiti dal medico, cos come il marito, svizzero, rasse-
gnato di fronte alle lamentele della moglie.
Dopo un anno di trattamento, il medico le dichiara che il suo tratta-
mento non serve a niente. Scena di desolazione e, per sei mesi, la paziente
non torna pi, poi chiede un appuntamento in seguito ad una piccola emor-
ragia. Il marito simpatico, sopporta sua moglie con coraggio. Tiene la casa
pulita e si assume questo circo da ventanni.
Il gruppo rimprovera al medico un comportamento parallelo a quello
del marito; la debolezza di questo e la sensualit irrazionale della paziente
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sono messi in evidenza. La relazione medico-malato evitata nel corso della
discussione.
Nel primo caso di questa mattina, il medico appare come onnipotente,
ama la sua paziente senza conoscerla. Nel secondo caso, al contrario, dichia-
ra di non amare la sua paziente e resta molto sulla difensiva. Lantagonismo
tra il gruppo interno e il gruppo esterno, poco sottolineato il primo giorno,
scoppia nel secondo. forse il racconto troppo prolungato del primo caso
che sveglia questa aggressivit, anche se nessuno ha osato interromperlo. In
effetti, dopo ogni presentazione, il gruppo interno che elabora il caso pri-
ma che il gruppo esterno sia invitato ad intervenire.
Pomeriggio
Nel piccolo gruppo, un medico pediatra racconta un caso che riguarda
ancora un paziente amico con il quale resta in relazione, da sportivo a sporti-
vo e da cliente a fornitore.
IL TERZO GIORNO
La mattina,
il grande gruppo animato dal Dott. Trenkl e dal Prof. Luban-Plozza.
un medico uomo che racconta il caso di una donna che vive in mon-
tagna, dove scrive delle novelle, dei libri religiosi o per bambini. Soffre di un
angor ed ha un pesante passato somatico. Essa presenta anche crisi di teta-
nia, malgrado numerosi tentativi di cura. Parla molto facilmente ma sembra
molto superciale al suo medico. Si sposata, per la seconda volta, con un
architetto, risposato, anche lui, e pi grande di lei. Lui introverso, sportivo,
leptosome, autistico, egoista, secondo sua moglie. Il primo matrimonio con
un ufciale, morto di diabete, sarebbe stato ideale. Paragona i due. Il suo
grosso problema legato al fatto che la glia del secondo marito non laccet-
ta. Esiste una coppia padre-glia da sempre, senza che lei possa introdursi in
questa coppia. Lei stessa fu odiata da sua madre, sempre criticata e sminuita,
le sorelle preferite a lei.
Il medico, interrogato, pensa che lei tenga a lui e che lui eserciti su di
lei un certo ascendente. lui che ha provocato lintervista nel corso della
quale lei ha potuto spiegarsi sul suo passato. Recentemente, davanti laccen-
tuarsi dei sintomi, lui ha potuto dirle: Lei sta bene nellinsieme, essenzial-
mente il problema della vostra gliastra. Lei lo ammette facilmente, ma la
sua malattia si accentua perch la gliastra deve arrivare presto. Lei spera
che, davanti alla sua sintomatologia, il marito potrebbe rimandare questo
arrivo. Gli animatori sono pi interventisti rispetto ai due giorni precedenti
ed evitano ogni pedagogizzazione. Il medico presentatore, molto ne, lavora
bene con loro e con il gruppo. I fantasmi appaiono pur avendo, allinizio,
limpressione di unesposizione di sapore freudiano.
Si nisce col chiedere ai leaders: Bisogna essere forti o comprensivi, o
identicarsi al punto di essere nella malattia stessa del paziente? Come fare
allora quando si medici di una tale paziente, che funziona come una buona
madre senza lasciarsi abbuffare se d troppo?.
Ogni discussione torna, senza nominarlo, intorno al desiderio ed al
divorare.
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Il secondo caso
quello, raccontato da una donna medico, di una donna cinese che
abita in Svizzera, che le ha appena chiesto se incinta. Lei incinta da due
mesi e chiede un aborto perch in formazione professionale e non deside-
ra nuovi gli. Ne ha gi uno e per questo glio ha visto la dottoressa - cos
come ha fatto suo marito - una volta, due anni prima.
Linterruzione della gravidanza ha luogo al di fuori della dottoressa,
ma torna a vederla per una piccola emorragia. Il medico le chiede: Perch
avete fatto ci? Risponde: Un glio mi basta, visto che lavoro.
Un po di tempo dopo torna a vederla per delle cefalee e chiede un
colloquio molto urgente. Descrive allora numerosi disturbi vegetativi ed alla
ne passa ai rapporti con suo marito: Credo di essere frigida, dice, da dieci
anni dopo il mio matrimonio. Comincio a lavorare, salgo nelle mie funzio-
ni. Mi piace il mio lavoro. Lei fa uscire fuori la sua aggressivit contro suo
marito che dovrebbe aiutarla in casa, occuparsi un po del glio, tenere in
considerazione questo lavoro. La dottoressa prende le parti del marito e le
dice che lei come una gatta che d dei colpi con la zampa, dei colpi con le
unghie.
Ventiquattro ore pi tardi il marito compare e le descrive la moglie:
Lei ha sempre vissuto la sua femminilit come uninferiorit. dotata,
ma suo padre ha spinto suo fratello agli studi. Lui stesso, un uomo di cin-
quantanni, non ha mai avuto dei rapporti prima del matrimonio, cio prima
dei quarantanni. lui che voleva questo secondo glio.
Il caso, insomma, molto banale: castrazione del marito, privato del
secondo glio che lui voleva, fallo della donna che vuole assolutamente inse-
rirsi socialmente. La donna medico compatisce il marito, ma vorrebbe modi-
care la moglie, in modo che lei gli vada bene.
Perch si tratta di un caso di cinesi che vivono in Svizzera? per al-
lontanarci da noi stessi o per puntare sullincomprensibile che vorremmo
cogliere?
Per tornare al caso, la donna sindirizza al medico sui due versanti,
quello dellaffermazione mascolina e quello, anche, del desiderio di essere
una donna, di vincere la propria frigidit; ma lei non pu indirizzarsi che ad
una donna pi grande di lei e che rappresenta per lei un modello di riuscita
ma non di erotizzazione.
Il grande gruppo resta castrato, come lo il marito cinese, dal piccolo
gruppo che recita il ruolo della moglie.
Questo caso tipico della separazione tra due poli: maschile e femmi-
nile, di una personalit, tra il desiderio e laggressivit, tra i due gruppi ed
anche nella stessa donna medico che insieme per lemancipazione profes-
sionale delle donne, ma anche per la maternit, contro laborto fatto da que-
sta paziente. Tutto si fa, dunque, nella fuga verso la cineseria, verso ci che
non si capisce. Tutto questo non diverso da ci che succede da noi? Tuttavia
il leadership mi sembra eccellente, ma incapace di vincere la forza della legge
che regna a Sils. Questa forza stessa al livello del desiderio di rottura.
Il pomeriggio,
nel piccolo gruppo, un medico molto qualicato, poich interno da
pi di dieci anni, presenta un caso complesso che lascia apparire tutta la sua
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posizione di medico ospedaliero di fronte alla medicina privata ed ai medici
generici ed anche la sua aggressivit latente verso i suoi dirigenti. I suoi pro-
blemi personali sono intensi e non giocano sulla dinamica generale, ed per
questo che noi non li riportiamo qui. Ci che colpisce, che nei due primi
pomeriggi, sono due pediatri che hanno preso la parola ed hanno racconta-
to dei casi che riguardano dei clienti amici. Siamo rimasti in famiglia. Questa
volta, ci si presenta un caso che sfalda lospedale e la medicina privata e met-
te in dubbio semplicemente la medicina, i capi, ecc
IL QUARTO GIORNO
Il primo caso
presentato da una donna medico, psicoterapeuta tedesca, che lavora
in clinica. Si tratta di una paziente di ventisei anni che sa che si parla di lei
a Sils. colpita da anoressia mentale. Fin dallinizio della seduta, il dottor
Meier, organizzatore della settimana, interviene contro un caso presentato
da una psicoterapeuta. Ma dopo una discussione i leaders lasciano il grup-
po interno libero. Questo sceglie di continuare la presentazione del caso.
Giustamente, mi sembra, poich si messa questa donna psicoterapeuta nel
piccolo gruppo.
La paziente di cui parla andata a trovarla a gennaio con suo marito.
alta un metro e settanta e pesa solo trentaquattro chili. glia e moglie di
contadini, simpatica ed attraente, ha lunghi capelli. Il suo aspetto di magrez-
za colpisce la moglie del medico.
Si tratta di una storia di frustrazione materna, di infanzia passata in isti-
tuti, di periodi caldi con il padre poich andava nel letto paterno. Da parte
sua, il marito ha una madre molto dominante. La sessualit si sviluppa male,
con unintrusione costante della suocera. Una volta ospedalizzata, presa in
cura dallquipe. Lei vede a pi riprese una psicologa attivista che vuole
che lei prenda delle distanze rispetto a sua suocera. La dottoressa, anche
lei, difende la sua paziente contro la suocera, e da ci lostilit del marito.
Infatti, questi attaccato a sua moglie, e reciprocamente, come tra fratello e
sorella. La dottoressa designata dal suo caposervizio a occuparsi di questa
paziente, mentre il capo la vede nel corso della visita, nel suo letto.
Luban insiste a buon diritto a pi riprese, interrompendo questo rac-
conto vago e troppo pieno di buone intenzioni. Allinizio, infatti, il caposer-
vizio e la dottoressa sembrano dei buoni parenti, poi appare tra di loro un
conitto. Grazie allintervento di Luban, il gruppo prende frequentemente
la parola quando il suo turno.
Si viene a sapere che la paziente era dunque seguita, di tanto in tanto,
dal capo del servizio, pi da vicino dalla dottoressa, anche dalla psicologa e
che inne partecipava ad un gruppo di psicoterapia. uscita a luglio dopo
parecchi mesi di ospedalizzazione, con una ripresa di sei chili. La suocera si
decisa a vivere al piano di sopra della casa ed una certa speranza era nata
per lei e per suo marito. Durante il suo soggiorno, questa gentile malata ha
messo in movimento tutto il servizio, cos ci dicono.
Durante tutta lesposizione e la discussione, il muro tra la dottoressa e
il gruppo resta incrollabile, come quello che si eretto istituzionalmente tra
il malato e i suoi medici. La dispersione delle responsabilit in questa clinica
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evidente ed impedisce alla paziente di liberarsi interamente, tanto lei ha
bisogno di lottare contro lo spezzettamento. Ci si ssa sulla ripresa del peso,
giustamente, sullatteggiamento verso la suocera, ma non sulla vita della don-
na. Le buone intenzioni sono troppo messe in evidenza, ognuno fa il proprio
dovere, la dottoressa soprattutto che passa tutti i giorni dai quindici ai trenta
minuti al letto della paziente, durante sei mesi. Lessenziale, tuttavia, non
affrontato. In effetti, unanoressica non pu dare niente no a quando do-
minata dalla paura di divorare o di essere divorata. Cos, lagire di numerosi
medici una risposta alla paura che permette loro di evitare la problematica
del divorare. Ci si accontenta di piccoli risultati e lo spezzettamento tipico
delle istituzioni, infermieri, dottori, gruppi, specialisti delle vie respiratorie,
dentisti, psicologi, capi del servizio, ecc. non mai superato. Nel corso di tut-
to questo dibattito, il grande gruppo completamente scotomizzato.
Il secondo caso
presentato da un medico uomo, molto sicuro di lui, in apparenza,
e molto credente. Il suo caso quello di una donna di trentasei anni con
artrosi, che ha delle difcolt a salire una scala, che ha difcolt a respirare,
che vomita facilmente. Il medico ha ottenuto molte informazioni in qualche
breve colloquio. Dopo una psicoterapia fatta da un medico avrebbe voluto af-
darla, in vista di una piccola psicoterapia, ad uno psicoterapeuta. Si ferma
bruscamente per interrogare aggressivamente il gruppo, volendo in ci imi-
tare Balint e chiedendo ad ognuno di indovinare ci che sta per accadere. Si
situa, cos, come leader in una situazione edipica evidente contro il gruppo,
sia come un glio di Balint, che come Balint stesso.
Il suo atteggiamento non accettato, e riprende il suo racconto. Am-
mette di aver avuto paura, a pi riprese, dellintensit dei disturbi somatici,
poi parla dei genitori dei due congiunti, molto cristiani, appartenenti a delle
sette. Il marito stato vergine no al matrimonio, senza per nulla erotizzare,
bench avesse delle forti esigenze sessuali - allafricana, dice lui. Lei trova un
amico che laccontenta con baci e carezze. Lei vuole divorziare, lui riuta. Le
si d la colpa e lei comincia a battersi per avere i suoi gli. Dopo il divorzio, si
risposa con il suo amico. Questo secondo rapporto non felice, poich lei
frigida con lui e praticamente separata, nella misura in cui lei vive in unaltra
stanza. Il primo marito continua a perseguitarla con delle minacce.
Questo caso sembra essere una risposta maschile, virile, allanoressia del
primo caso. Qui, la donna non ha piacere che in segreto, nello sbaglio e, nel
momento in cui lei si sposa con il suo amico, diventa nuovamente frigida. La
nostra collega comincia col giocare a Balint, poi fa lo psicoanalista che comin-
cia una psicoterapia, la cui trasgressione evidente, in risposta allattitudine
difensiva dellistituzione del primo caso. Il presentatore giovane, intolleran-
te, penetrante in modo sadico e ci non rende facile la leadership. Tuttavia,
questo stato, come il giorno prima, riportato in maniera eccellente.
Il pomeriggio,
in seguito alla seduta del giorno prima che comprendeva un caso di
aggressivit medica e di separazione istituzionale, come quello del primo
caso della mattina nel grande gruppo, il caso presentato quello di un
semi-fallimento, di una semi-riuscita. Il presentatore stesso si sente castrato
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essendo chiropratico e non medico. Egli tuttavia molto conosciuto nella
sua specialit, insegnante, abituato a degli incontri di carattere psicologico.
Il suo racconto, perfettamente onesto, tiene conto di questa dimensione ma
rappresenta piuttosto un atteggiamento di comprensione e di semi- rassegna-
zione in risposta allattitudine vendicativa ed angosciante del giorno prima.
IL QUINTO GIORNO
La mattina
il grande gruppo condotto dai Dottori Rohr e Gfeller.
Il primo caso
quello di una donna di ventidue anni, molto infantile, dominata da
sua madre che si lamenta di ascessi recidivi al livello della caviglia. Il medico
sottolinea le sue gambe graziose. Lei ha avuto, in passato, un attacco di retto-
colite emorragica che era guarita con la minaccia di essere spedita in psichia-
tria. una donna che ha un comportamento speciale, molto chiuso, irritante
per gli altri, al punto che lei portata a dimettersi dal centro ospedaliero in
cui lavorava. Come affrontarla? Direttamente o passando per la sua famiglia?
Questa la domanda posta al piccolo gruppo. Dietro ci, infatti, si prola
unaltra domanda: Fin dove si pu andare, n dove si possono rompere le
strutture familiari quando sono troppo importanti?
Racconto questo caso attraverso il racconto dei partecipanti, essendo
stato assente in questo giorno.
Il secondo caso
ha come espositore un medico interno di lunga data estremamente
qualicato, e che ha preso gusto a questi incontri a Sils. Comincia col non
sapere quale scegliere tra due casi. Finisce per descrivere il secondo, quello
di una donna di cinquantatr anni, dopo la menopausa, che presentava un
dimagrimento di sette chili con vomito. Nel gennaio del settantatr, dopo
uninuenza, riprende il dimagrimento e il vomito. Perde quindici chili in
pochi mesi e il medico, chiamato, decide di ospedalizzarla. allora che la
paziente e linterno fanno conoscenza.
In effetti, lui lha conosciuta gi nella sua infanzia, poich lei del suo
stesso paese. Lei , n dallingresso, scontenta del servizio, lo chiama per
nome, ci che lo mette a disagio. Dice di essere stata operata dieci volte in
ventanni. Dopo la seconda gravidanza subisce una legatura delle tube. Suo
marito un uomo gentile, ma parla poco, e la sera legge il suo giornale. Tut-
te le diagnosi passate in rivista si sono vericate come negative. Tutti gli esa-
mi sono, in effetti, normali, e linterno decide per un approccio psicologico.
Questa donna riprende cinque chili in poco tempo e i suoi vomiti si ferma-
no. Malgrado questeccellente risultato, il medico non si sente a suo agio a
causa di questa intimit che la paziente vorrebbe introdurre, poich lei lo ha
conosciuto bambino, e gli sembra molto difcile stabilire con lei una certa
distanza. Questa donna sopporta male lospedale, ma non desidera lasciarlo
per un marito che il medico vive come un uomo grosso, senza contatto, che
formula male le sue frasi.
Questa volta la discussione animata con la partecipazione del grande
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gruppo e il medico, molto intelligente e cooperante, sente le lacune della
sua relazione. Si insiste soprattutto sullaspetto delle numerose operazioni,
sulla sua domanda costante di chirurghi. Si mette in evidenza che egli ha dif-
colt a parlarle dei suoi problemi sessuali a causa della gura paterna che
lei rappresenta. Inne, laspetto aggressivo della relazione irrita tutto il grup-
po. Questa donna, in effetti, provoca costantemente unostilit, ed anche la
madre del medico la descrive come molto aggressiva.
Evidentemente quel giorno, grazie alla franchezza e allonest della
donna medico che aiuta, il gruppo ha potuto sentirsi unito, gruppo interno
e gruppo esterno, ed esprimere, inne, la sua aggressivit contro le buone
intenzioni che sono, a volte, la legge dei presentatori a Sils.
Il pomeriggio,
lultimo caso del piccolo gruppo stato quello di un noto medico chi-
rurgo che ha potuto trasgredire dopo, cio mettere da parte la diagnosi
stabilita da molti anni dai dottori ospedalieri - a proposito di un caso di falso
angor - e stabilire una relazione medica con un lato amichevole, evitando,
tuttavia, ogni familiarit.
COMMENTI
Sin dal primo giorno, la sessione centrata sulla castrazione femminile,
langoscia e la solitudine. La donna medico parla della sua impotenza, accusa
luomo che potrebbe, ma non agisce.
Non bisogna chiedere agli uomini pi di quello che possono dare,
dice il secondo caso al primo. Qui, laggressivit nasconde la paura: Una
piccola barca in un grande naufragio, dir il leader.
Il secondo giorno, un medico uomo che riprende la lamentela,
quella di una donna che nessuno vuole ascoltare e che interroga il marito, il
medico, lo psichiatra, il prete, insistendo, nel suo corpo, con una rettocolite
emorragica e con un suicidio. Il medico, come il marito, non vuole vedere n
sapere niente no alla sua rimessa in discussione con il tentativo di autolesio-
ne. A partire da qui, il problema quello del potere. Quale di questi uomini:
marito, prete, psichiatra o medico generico, assumer la direzione? Doman-
da che sindirizza, allo stesso modo, agli animatori e al gruppo.
Il secondo caso il seguito logico del primo. Gli uomini medico rispon-
dono alle donne malate. Chi dominer laltro? Ragione e sapere da una par-
te, isteria e pulsione dallaltra? Cos la problematica di Sils chiaramente po-
sta sin dal secondo giorno nellincoscienza dei partecipanti. Di caso in caso,
la successione che si fa dei casi presentati conserva sempre un senso, no a
quello dellultimo giorno, quello del dottor S.. Egli conferma il diritto che si
d alla trasgressione, manifestato gi nel grande gruppo del quinto giorno.
Cos si pu liberare una clinica comune a questo tipo di formazione disconti-
nua, centrata su dei casi e che si fa in grandi e piccoli gruppi alternati.
Le differenze, per esempio, tra Sils e Divonne, sono nellordine di sfu-
mature, le une socioculturali (alcuni medici di lingua tedesca hanno una for-
mazione teorica preliminare che ha eretto delle difese e delle giusticazioni
razionalizzanti), le altre che tengono allorganizzazione ed alla partecipa-
zione interna. Cos, a Divonne, gli psicanalisti partecipano liberamente alla
discussione del grande gruppo su un piede di uguaglianza: lamalgama si fa
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bene, ma a volte a scapito del lavoro del gruppo interno che, esso, un dato
e solo qui, nello scambio vivo, nellesperienza del Gruppo, nel vissuto dei
diversi ruoli, la teoria si trasforma in quella dinamica relazionale che provoca
limportante e, tuttavia, limitato cambiamento della personalit del medico,
del terapeuta, dello psicologo, dellassistente sociale.
* tratto dalla RIVISTA DI MEDICINA PSICOSOMATICA, N. 2, 1974 e da una sintesi scrit-
ta che il Dott. Sapir aveva consegnato al Dott. F. Agresta in occasione della sua Intervista,
a Francavilla a mare nel Seminario sul rilassamento analitico organizzato dal Dott. Di
Donato nel settembre 1986.
Michel Sapir, Psichiatra e Psicanalista francese di origini russe, stato Presidente dellAs-
sociazione di Ricerca e di Studio per la Formazione alla Funzione Sognante (AREFFS),
nonch fondatore e segretario scientico della Societ Francese di Medicina Psicosoma-
tica. M. Sapir ha messo a punto il Metodo di Rilassamento di Senso Analitico (Relaxation
di Sapir) che viene utilizzato per la formazione di medici e psicologi che intendono sensi-
bilizzarsi allapproccio psicoterapeutico in medicina psicosomatica. Sapir uno dei primi
formatori in Europa secondo il metodo Balint con cui ha lavorato sin dal 1961. Gi dal
1954 si era formato con F. Labhardt, professore di psichiatria a Basilea, col Training Auto-
geno e, poi, con lo stesso Schultz. Il metodo Sapir o lapproccio psicoanalitico del rilassa-
mento non semplicemente una tecnica di distensione, ma un approccio singolare che fa
del rilassamento un processo terapeutico a mediazione corporea. E autore di diversi libri
tra cui possibile menzionare: Il Rilassamento analitico (con diversi colleghi) (Astrolabio,
Roma, 1980), La Formazione psicologica del medico. Da Balint ad oggi, (Payot, Paris, traduz. It.
ETAS LIBRI, Milano, 1975), e Siamo tutti psicosomatici, Napoli, 1985.
Ha collaborato con la Sezione Abruzzese della SIMP e proprio col Dott. R. Di Donato, che
stato suo allievo, abbiamo avuto lopportunit di fare delle esperienze di Rilassamento
Analitico e di Gruppi Balint, col dott. Sapir, a Pescara, Francavilla e Montesilvano, dopo
averlo incontro anche in Svizzera, ad Ascona.
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INTERVISTA A LUIGI (GINO) PAGLIARANI
QUEL PARADOSSO AFFETTIVO
CHIAMATO PSICOTERAPIA

a cura di Fausto Agresta
(Nota redazionale). Riproponiamo questa importante Intervista a Lugi Pagliarani, effettuata
da Fausto Agresta che, ripassando per Lugano, lha intervistato alla ne dellanno 1990.
Eravamo un gruppo di Psicologi della SIMP di Pescara, di ritorno da Lucerna, dopo un
ulteriore esperienza di Gruppi Balint, nello studio di Klaus Rohr. Lintervista, pubblicata
su Prospettive in Psicologia nel 1991 n.1, ripropone temi attuali. Attuale anche il X Incon-
tro Internazionale (13/14 novembre 2010) di Gruppi Balint, tenuto da Klaus Rohr, orga-
nizzato dalla Simp Pescarese e dal Centro di Psicoterapia (CSPP) diretti dal Dott. Fausto
Agresta. Il Dott. Luigi Pagliarani ha collaborato con altri scritti con la nostra Rivista. Ha
lavorato a Milano e in Svizzera. E venuto a mancare nel 2001.
Luigi Pagliarani nato a Rimini nel 1922. laureato in losoa e ha iniziato la sua attivit
di psico-socioanalista e di cultore delle scienze umane coniugando il tutto con la psicologia
sociale e con lattivismo politico di sinistra n dal 1941. Agli inizi degli anni 60 entrato
nel mondo della psicoanalisi accanto a nomi prestigiosi: F. Fornari, D. Napolitani. Ha
tenuto corsi e seminari in varie universit, in particolare: Milano, Trieste, Bologna, Urbi-
no. E presidente dellAssociazione Arie-le, lunica scuola di psicosocioanalisi in Italia.
Collabora con riviste specializzate e numerose sono le sue pubblicazioni. Ha pubblicato,
nel 1985, Il coraggio di Venere. Antimanuale di psico-socio-analisi della vita presente.
R. Cortina: Milano. Pagliarani si occupa sia di analisi individuale che di gruppi (gruppi
nelle istituzioni: aziende, scuole, ospedali, privati). Vive e lavora tra Milano e Vacallo, nel
Canton Ticino (CH).

Indirizzo: Vicolo Pozzolo - Vacallo (CH)
833 Vacallo (Svizzera), 30.12.1990

Arrivo, col taxi, nella piccola piazzetta dove, come in Italia, c una chie-
setta, il municipio, un piccolo parcheggio e l

Osteria del Teatro. In questo
piccolo e tranquillo villaggio del Canton Ticino incontro, col suo far sicuro e
felice, un noto personaggio: Luigi Pagliarani. Facciamo due passi negli stretti
vicoli e arriviamo al suo rifugio-castello del 600. Entriamo da un grande giar-
dino e, su per le scale, lo sguardo vien preso da antiche atmosfere: muri, qua-
dri del passato, stanze contigue o ben separate, porte, corridoi; qualche gatto
saluta il nuovo venuto (intruso?). Entriamo nello studio. Mi accomodo,
preparo il registratore nuovo, do uno sguardo allimmensa biblioteca che sta
alle mie spalle, studio un po lambiente mentre il personaggio da intervistare
era stato ri-chiamato da uno dei gatti affamati: Si accomodi, Agresta, nisco
di dar da mangiare al gatto e iniziamo.
Sono preso sia dai miei fogli su cui ho tracciato le domande, sia dal-
lattesa di riprendere il dialogo col Dott. Pagliarani che rivedo, qui a Lugano
dopo 6 mesi, da quando ci siamo conosciuti al II Convegno della Societ di
Gruppoanalisi a Belgirate sul Lago di Como a maggio, insieme con i Padri
della gruppoanalisi: Diego e Fabrizio Napolitani, Pierluigi Sommaruga, Lu-
ciano Cofano, Anna DAmico (questi ultimi tre miei Supervisori e didatti).
Cerano tanti altri personaggi come PierFrancesco Galli, Leonardo Ancona,
ecc.
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Luigi Pagliarani un nome importante nel panorama della psicoanali-
si, o meglio della psicosocioanalisi, specialmente a Milano, nel Nord-Italia e
nella Svizzera italiana. Si occupato di gruppi, pi dal punto di vista sociale
e istituzionale - e politico - che psicoanalitico, provenendo lui dalla losoa
e dalla politica attiva. E nel clima degli anni 60 a Milano si respirava aria di
rinnovamento, di crisi a tutti i livelli: politico, economico istituzionale, ma
anche psicoanalitico e psichiatrico.
Un passo indietro. Per la sua attivit politica, Pagliarani stato impri-
gionato per due anni in Germania e da l il suo impegno per la politica, gi
riguardava concretamente limpegno per lUomo. La psicologia (la moglie,
Dott.ssa Maria Zanetta, oggi membro della Societ Svizzera di Psicoanalisi,
era allora assistente di Jean Piaget, allInstitut J.J. Rousseau di Ginevra) torna
ad interessarlo, cos come la psicologia sperimentale con gli incontri con Mu-
satti e Kanizsa senza trascurare le ricerche condotte da Lewin e da Moreno
per i gruppi. Il salto nella cultura della psicoanalisi non stato difcile anche
perch Pagliarani ha tracciato un percorso molto personale che chiamer:
psicoterapia progettuale. Cos, riagganciandoci al clima di trenta anni fa, a
Milano, la psicoanalisi, con il primo Musatti, e poi con Fornari e Napolitani,
cominciava a riprendere i contatti con la cultura e con i migliori specialisti
europei e mondiali. Ad onor di cronaca c un altro grosso personaggio che
stato tra i primi a tessere, in Italia, i contatti internazionali: Pierfrancesco
Galli. In questo clima attivo, conittuale, ma dinamico e innovatore, Paglia-
rani faceva parte di questo primo gruppo e si trovava, per i suoi interessi
rivolti al sociale, a lavorare allistituto di Polemologia (Gruppi Anti-H) insie-
me a Franco Fornari, mentre, al di fuori dellUniversit e della Psicoanalisi
ufciale, collaborava con varie organizzazioni antinucleari (insieme a Fornari
compil il testo: Dissacrazione della guerra: Feltrinelli, 1969) e partecipava a
molte assemblee in varie citt italiane: ricordiamo gli incontri con Joan Baez
e Giuliano Pontara. E poi i contatti con molti e famosissimi psicoanalisti:
Bion, Meltzer, Resnik, lamicizia liceale e quarantennale con Federico Fellini,
lamore per il teatro di E. De Filippo e verso tutto ci che cultura, amore
per la creativit: lamore per il bello, per il poetico. C una parentesi di gior-
nalista e di giornalismo: stato anche compagno di scuola di Sergio Zavoli.
Insomma, bisogna proprio riettere: pi difcile amare (Venere), che
fare la guerra (Marte)! Il coraggio di Venere, appunto, un testo profon-
do, vulcanico, dove c di tutto: si pu leggere di colpo o un po alla volta ...
400 pagine! Molto del clima di quegli anni, con le riessioni sul presente sto-
rico-politico e controtransferale, contenuto nel volume. LItalia era rimasta
orfana, depressa rispetto alle conquiste psicoanalitiche e alle prime esperien-
ze di cura psicoanalitica delle psicosi: gli echi venivano dalla vicina Svizzera,
dalla Francia, da Londra, dagli Stati Uniti. Pagliarani rappresentava, insieme
al gruppetto degli anni 60 in poi (Fornari, Galli, Napolitani, Lopez, Senise
- per uscire proprio dalla chiesa ortodossa - e poi Lai e quelli pi giovani)
anche un punto di riferimento per la formazione. Questo viaggio, reale,
creativo, poetico e tecnico, continua, ormai da pi di trenta anni, tra Milano
e Vacallo. Bene. Pagliarani pronto, rilassato, sul bel divano (non analitico),
sempre con la sua cara pipa. Ci isoliamo dagli altri presenti e ci ascoltiamo,
soli, come in un primo colloquio-conversazione. E penso - lo confermer lo
stesso Pagliarani - che sia stato un buon incontro, profondo e autenticamente
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valido. Restavano tre domande da fare. Lintervista lunga, ma abbiamo de-
ciso di pubblicare tutto. E viva e importante, anche per i giovani. Quello che
ne venuto fuori pu far riettere anche i non addetti ai lavori. Pagliarani ha
approfondito ed ha aggiunto altro materiale (importante) dopo la trascrizio-
ne dellintervista.
Intanto la Guerra del Golfo era iniziata e... per telefono gli chiedevo di
inviarmi qualche ulteriore riessione anche da un punto di vista psico-anali-
tico. La Postilla, pertanto, sopperisce e sostituisce le altre tre domande che
mancavano allintervista. Un grazie agli amici e colleghi della redazione che,
con competenza e disponibilit, mi hanno aiutato a ri-comporre il lungo
lavoro - quanto originale e importante - che ho compiuto insieme al Dott.
Pagliarani.
AGRESTA: Caro Dott. Pagliarani, un grazie per questa intervista. Penso che
i colleghi e i lettori apprezzeranno questo scambio di comunicazioni e di domande
indirizzato ad un personaggio importante nel campo della psicoanalisi o meglio della
psico-socio-analisi. Un po la sua storia, il suo percorso. Come andata, ricordando gli
anni trascorsi?
PAGLIARANI: La storia sarebbe lunga, ma potrei partire da queste
precisazioni che lei fa circa la psico-socio-analisi, perch il mio interesse per-
manente mi deriva anche dalla famiglia - dove sono nato e cresciuto - e dal-
lattenzione verso il rapporto individuo-societ e, conseguentemente, verso il
sociale, il far politica. Daltra parte, per Freud, la psicologia non poteva che
essere psicologia sociale. Per Freud, almeno no a una certa data, psicologia
e psicologia sociale sono sinonimi, in quanto lindividuo, comunque, inse-
rito nella societ, nella cultura. Il concepimento, non so, la gravidanza, lal-
levamento stesso rientrano in una cultura pi o meno avanzata, pi o meno
vitale. In questo senso, chi stato pi attento a riprendere questo aspetto,
questa caratteristica originale della psicoanalisi proprio Pichon-Rivire, lo
psicoanalista argentino, tanto misconosciuto nelle nostre contrade. Invece
Freud, ad un certo punto, si potrebbe dire che tradisca questo assunto. Tradi-
mento che poi lo porta a commettere degli errori, e addirittura a non saper
fare lesame di realt. A me ha sempre colpito questo fatto che nel 1938 - nel-
la primavera del 38 - Freud debba scappare da Vienna e deve gi ringraziare
la sorte che gli permette di andarsene, invece di andare a nire nel lager,
mentre Hitler vi entra da trionfatore. Ora, pochi mesi prima, mentre altri
psicoanalisti avevano messo sullavviso Freud suggerendogli di andare via,
lui, nelle sue corrispondenze, si dice convinto che non c motivo di preoc-
cuparsi perch ci sono tutte le garanzie della democrazia. Cecit verso il
sociale. Un modo scorretto di concepire la neutralit, per cui lo psicoanalista
non deve interferire, non deve interessarsi a quello che avviene sulla piazza,
nellambiente. Se Freud si salvato, lo si deve alliniziativa di chi era vigile
anche verso la politica; ma tutta la sua famiglia, tutte le sue sorelle sono tre-
mendamente scomparse nei lager nazisti. Ecco questa la mia origine. Potrei
dirle che, proprio perch ho sempre fatto politica attiva (anche se oggi non
appartengo a nessun partito) - ce ne accorgiamo tutti e tutti i giorni - i partiti
non fanno altro che della psicologia. Solo che fanno della psicologia fasulla,
sbagliata, viziata, perversa. E interpretano sempre! Con presunzione, negan-
do quel che effettivamente accade.
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AGRESTA: Un suo contributo, pubblicato sul N. 3, 1990 di Prospettive, ha
rappresentato un po una traccia per i diversi temi sui cambiamenti. Anche Lucio
Dalla si rinnovato col suo ultimo album, dal titolo Cambio ... e poi sta preparando
un LP con Pavarotti! Insomma questa Madre-Germania riunicata ha riavvicinato
un po le madri-buone con quelle-cattive di kleiniana memoria? Nei nostri territori
terapeutici le specialit, le tecniche o, peggio ancora, le ideologie, aumenteranno o ci
saranno sempre pi possibilit di joint-venture?
PAGLIARANI. Ma qui le cose da dire sarebbero tante. Cambiamento
... C un modo di recitare il cambiamento che nasconde, invece, per difesa,
per paura, un effettivo riuto della trasformazione. Un po come nelle opere,
Partiam partiam cantano, restando fermi sul posto. Poi c il cambiamento
effettivo. Chi sa fare lesame di realt sa scoprire coerentemente la necessit e
i modi di operare il cambiamento. Il cambiamento auspicabile, richiesto dalle
circostanze, senza dimenticare che si pu cambiare in peggio. Non so, Musso-
lini, da socialista dirigeva LAvanti!, cambiando ha fondato Il Popolo dItalia
mettendo lItalia in camicia nera. Il cambiamento auspicabile quello che
favorisce gli interessi dei singoli e della collettivit, che instaura nuovi, pi
dinamici equilibri, quindi che istituisce un rapporto armonico di individuo-
societ che miri sempre pi a che il libero sviluppo di ognuno sia condizione
del libero sviluppo di tutti. Perch il problema sempre questo. Lei ricorda
che Bion, con gli assunti di base, dice una cosa interessantissima dal punto di
vista politico. Connotando questo modo difensivo, questa cultura chiesastica,
dice appunto che nellassunto di dipendenza, ogni individuo, ogni manifesta-
zione di singolarit viene vista come minaccia, eresia! Il cambiamento auspi-
cabile, su un piano individuale, si potrebbe dire che consista nellespandere
lo stile di vita, nel perfezionare anche il modo di relazionarsi. Nel vedere
laltro, il diverso non pi come un pericolo, bens come un potenziale alleato,
comunque come uno stimolo a pensare diversamente. Tutto ci possibile se
c una disposizione a interrogare il controtransfert, cio alla capacit di inda-
garsi su quello che sta succedendo circa le cause che dipendono da me. Ora,
gi difcile per lindividuo abituarsi a questa pratica del controtransfert,
ancora pi difcile per il gruppo, perch unanalisi controtransferale che sia
autentica, vera, non nta, comporta la depressione. E allora credo che me-
diamente si possa dire che lindividuo molto pi capace - quando capace
- di sopportare, di soffrire la depressione, di quanto non sia il gruppo. Il tutto
- detto alla luce di una sintesi tanto semplice quanto geniale di Bion - porta
a vedere che il superamento del conitto tra narcisismo e socialismo pi
praticabile dagli individui che dalle masse. Il superamento, non gi la liqui-
dazione illusoria, la negazione. Prendiamo, ad esempio, due manifestazioni
politiche che, anche se sono lontane da noi, per rischiano di coinvolgerci.
La perestrojka. strano che in questa federazione di stati, monocentrica, ma
poliedrica come lUnione Sovietica siano scoppiati degli scontri etnici cos
feroci che le due etnie si sterminerebbero a vicenda! Da amiche che erano,
al punto da celebrare matrimoni tra coniugi di diversa etnia. Credo che que-
sto dipenda dal fatto che lelezione di un nemico esterno aiuti ad evitare la
depressione, insorgente dallimprovviso crearsi di un vuoto politico. Laltro
esempio: la Germania del II dopoguerra, ieri scontta, oggi economicamente
una delle pi valide del mondo. Nel I dopoguerra cerano motivi seri per cui
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la Germania di allora, che voleva dominare il mondo, riettesse su se stessa;
ma cera anche la spietatezza del trattato di Versailles che permette comun-
que una elaborazione paranoica della scontta. Sicch viene fuori un ex ca-
porale a dire Germania, tu sei vittima degli ebrei, della plutocrazia, ecc. ...
abbiamo visto come andata a nire. La stessa cosa credo che accada con lo
stato di Israele. Lo stato di Israele in guerra, da sempre, perch non accetta
- nel pretendere giustamente il riconoscimento delle sue buone ragioni ad
esistere, ma anche nel riconoscimento delle buone ragioni dei Palestinesi ad
esistere - di mettersi ... insieme ... a ragionare attorno a un tavolo, Cosa, che
faranno, magari, dopo una guerra sanguinosa. Perch non lo fanno adesso?
Come mai gli Ebrei, che hanno subito angherie, sevizie, ingiustizie da parte
dei nazisti (e pertanto dovrebbero essere quelli pi in grado di capire come
stiano usando una condotta crudele nazista nei confronti dei Palestinesi,
ridotti a condizioni sub-umane) come mai esasperano lo scontro invece di
andare alla ricerca di un compromesso onorevole che sia di reciproca soddi-
sfazione? Unipotesi psicologica degna di considerazione porta a considerare
la passivit, linerzia con cui gli Ebrei tedeschi reagiscono alle misure razziste
sempre pi crudeli imposte dal nazismo. Andarono remissivamente verso
lolocausto, come pecore. Freud stesso ebbe un atteggiamento di acquiescien-
za. Liter di Freud quello di un bambino che vede il padre sputacchiato, di-
sprezzato da un antisemita senza reagire. Si pu supporre che la sete di gloria
di Freud, accanto allamore per la ricerca, fosse a compensazione di questa
vergogna estrema approvata in quella circostanza. Alla stessa stregua lattuale
intransigenza guerriera, alla n ne paranoide, che costa soldi, costa vite, ri-
salga a questa vergogna, rimproverata specialmente dalle nuove generazioni.
Come se lo stato dIsraele, inconsciamente, volesse lavare nel sangue lonta
di non essere stato capace di resistere alle prepotenze di Hitler. Ma questo
perch? Almeno come ipotesi, credo che questo sia importante. Sto lavoran-
do su questa tematica anche in vista del Congresso COIRAG (di cui fa parte
anche la SGAI), argomento: teoria, tecnica e metodologia dellanalisi del
controtransfert istituzionale. Che loperazione pi difcile e pi necessaria.
Necessaria perch contrasta le imprese irrazionali, difcile perch richiede la
capacit di deprimersi ai gruppi, poco portati a questa operazione.
AGRESTA: Sin dagli anni sessanta lei stato un po fuori dalle mura
fondazionali ufficiali della psicoanalisi, ad esclusione dei profondi rapporti con
D. Napolitani e con F. Fornari (questultimo il suo analista e il primo un referente
per la sua prima esperienza nel gruppi) - che sono rimasti cos nel tempo. Per esempio,
lei ha collaborato spesso con Psicoterapia e Scienze Umane e con Galli, ma non mai
entrato nel gruppo redazionale. Lo stesso per la Societ Gruppoanalitica (SGAI) di
Milano. Quali sono i motivi, le scelte di questo suo star nei pressi e far sentire la sua
voce, spesso, come ospite, come ho potuto notare nellultimo Congresso Nazionale della
SGAI, a Belgirate?
PAGLIARANI: Intanto direi che della psicoanalisi ufciale non faccio
parte neanche adesso, Napolitani mi dice: Gino, tu sei un animale anti-
istituzionale. In realt, io sono per le istituzioni che si ripromettono un
certo obiettivo. Listituzione - per me - ha ragione di essere in quanto or-
ganizzazione, convergenza di risorse, alleanza di individui per realizzare un
certo obiettivo, perseguibile solo da un gruppo e non da un individuo. Da
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psico-socio-analista so anche - e questo un altro cardine - che le istituzioni
vengono anche usate per difendersi dalle angosce suscitate dalle decisioni
da assumere nella realizzazione del progetto originario. Nel momento in cui
listituzione di cui faccio parte rinnega il proprio obiettivo, lo recita, lo pre-
dica ma, in realt, non lo pratica, a quel punto appare ai miei occhi unisti-
tuzione malata, dentro la quale io mi do da fare per il recupero dei motivi
di fondazione. Se poi la mia azione - in nome della coerenza - destinata
allisolamento, esco. Io sono uscito dal partito comunista nel 1959, quando,
dopo tutta una serie di tentativi in direzione del cambiamento auspicabile,
ho visto che non cera niente da fare. E quello che cera da fare grosso
modo quel che Occhetto sta facendo ora con trenta anni di ritardo. Fuori
dalla storia, o quanto meno fuori tempo reale. Cos, a proposito dei rapporti
con Napolitani. Io sono stato con lui e con altri fondatore della matrice della
SGAI, che si chiamava AMAG (Associazione Milanese di Analisi di Gruppo).
Fino a un certo punto siamo stati insieme intendendoci nel dialogare e con
protto vicendevole, ma quando - o il narcisismo o certe difese prevalevano o
addirittura schiacciavano o vanicavano gli scopi originari - non mi sono pi
sentito appartenente. Idem per la psicoanalisi ufciale. Per esempio, mentre
sappiamo che per Freud il conitto c e va affrontato e elaborato, lei mi dica
quali conitti interni - penso a Jung, a Reich, ad Adler, a Tausk - sono stati
elaborati. Quando mai c stata - anche a proposito del dominio esercitato
dagli psicoanalisti statunitensi - unanalisi del controtransfert istituzionale?
Addirittura, con lo stesso Fornari tentammo - quando lavoravamo in-
sieme allistituto di Polemologia - unanalisi di questo problema allinterno
della Societ psicoanalitica italiana. Progettammo la cosa, condussi io tutta
una serie di prime interviste nellesecuzione della fase pilota. La cosa in que-
sta fase and benissimo, suscitando interesse, aspettative e, improvvisamente,
non se ne fece pi niente. Un episodio non di particolare importanza, certo;
sta di fatto che nessuno si interrogato pi, nonostante gli stimoli emergenti
al primo colpo di sonda. Come mai non se ne fatto pi niente? Lo stesso
Fornari, quando lincalzavo, rispondeva evasivamente, alludendo ad ostacoli,
difcolt, incomprensioni non meglio identicati, ma eludendo lesame di
realt. Questo richiede unanalisi del controtransfert istituzionale. Il I Con-
gresso - prima parlavamo della Germania - che si fatto nella Germania del
dopoguerra (Congresso Internazionale di Psicoanalisi) aveva come tema:
laggressivit. Scelto ad hoc. Nel piano del Congresso cera pure una giornata
dedicata al problema atomico. Quella giornata saltata. E chi voleva trattare
il pericolo nucleare ha dovuto ripiegare in una sede esterna. E chi si oppo-
sto a questa cosa? Gli psicoanalisti degli USA. I padroni della societ inter-
nazionale di psicoanalisi, molto degenerata rispetto alle origini, nonostante
la tenace battaglia condotta da Fenichel. Mi son letto la cronaca dettagliata
di quel Congresso: non c la minima traccia di elaborazione, se non la boc-
ciatura di chi voleva discuterne. Adesso, forse, c qualcosa di nuovo perch
nalmente la componente neolatina, in cui io individuo la psicoanalisi che
pensa e che cerca e si rinnova di pi, ha nalmente acquisito il rilievo che le
spetta. Insomma, la psicoanalisi, listituzione psicoanalisi spesso non coe-
rente con i suoi presupposti. Lultimo Bion aveva ripreso i suoi interessi circa
il problema del potere. Anche a questo proposito ha unintuizione formida-
bile. Detto tra parentesi: lo stesso Bion stato in gran parte rigettato dalla
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psicoanalisi ufciale. Adesso viene celebrato, ma secondo quel destino che
lui aveva gi previsto per il mistico. Viene assorbito dallestablishment per es-
sere vanicato. Per cui il ricorso a Bion, oggi, quasi obbligatorio ma in gran
parte accade coi modi della liturgia, ofciante e sorda al principio di Bion,
secondo cui la verit il cibo della mente e la menzogna ne il veleno.
Stavo dicendo dellultimo Bion, il quale individua la compresenza di
due forme - una buona e una cattiva - nellesercizio della sovranit. La cattiva
si ha tutte le volte che c monopolio e esclusione. La buona forma, che con-
vive - non dimentichiamolo - con quella cattiva, vede operanti globalit, inte-
grazione, coerenza. La Societ Internazionale non capace di integrazione,
non ha una visione globale e, soprattutto, incoerente.
AGRESTA: Psicoanalisi individuale e gruppoanalisi. La mente individuale
e/o gruppale, Bion e Foulkes, Resnik e Fornari: tutti personaggi che in tanti modi lei
ha potuto conoscere. Cosa hanno in comune, di simile o cosa hanno avuto, di perso-
nale che possa servire anche come messaggio comune.
PAGLIARANI: Beh, questa una domanda che implica una risposta
piuttosto lunga. Cerco di rispondere trasformando la sua domanda in unal-
tra, che poi la stessa. Immagino che anche lei si sia posto questo interroga-
tivo: come mai nella pratica della psicoanalisi, della psicoterapia, la diversit
degli approcci teorici, metodologici e tecnici ottiene - quando li ottiene,
naturalmente - dei risultati? Credo che ci sia qualcosa di comune. Penso che
il fattore, ecco me lo fa inventare lei adesso, sia una sorta di fattore epsilon,
rubando questa espressione a Lewin, ma con unaltra valenza. Epsilon una
lettera greca che - nellaccezione che propongo - sta per Eros. Di qui la
convinzione che si viene in analisi, si coltiva questa disciplina, perch - aven-
do goduto e sofferto in un prima unesperienza e damore e di disamore,
inganno, delusione - resta incisa la domanda: Ma allora lamore ?. pos-
sibile o no? E, in quanto possibile, ne conseguono gli altri interrogativi: Io
sono amabile? Mi amo? Ma - soprattutto - sono capace di amare?. Che la
cosa pi difcile. Lamore gratuito, cio lamore che non chiede ricompensa,
reciprocit.
Ecco, quello che i vari metodi, le scuole hanno in comune, nella diver-
sit, questo: privilegiare il verbo amare insieme col fare, col creare come
verbi transitivi da coniugare in tutte le forme, i tempi, i modi. Poi ognuno li
coniugher secondo il proprio stile. Esattamente, non so, come la storia del-
larte ci fa assistere agli stili pi differenti, alle poetiche pi disparate secondo
una dinamica perenne, una trasformazione incessante. E qui entriamo - fuor
di metafora - in un altro campo affascinante e controverso. Siamo sempre a
Vienna. Prima guerra mondiale. Una monarchia dalla durata eccezionale,
sessanta anni con lo stesso imperatore. stato detto che non c un altro
esempio nel corso della storia di un monarca regnante per 2-3 generazioni.
Nel 1918 c il crollo!
Frammentazioni, aggregazioni, cio la nuova Europa, quella che poi
partorit il Nazismo, lo Stalinismo, il Fascismo, il Franchismo. Curiosamente,
Vienna in quel momento anche il centro di tutta la creativit culturale,
scientica e artistica. Sono tutti a Vienna in quegli anni. Non c solo Freud,
c Popper, Wittgenstein, Musil, Mach, Schonberg, il Circolo d Vienna, ap-
punto, e tanti altri. Questo perch? Nel momento in cui si sfalda il dominio
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accentratore, si apre un vuoto. Questo vuoto vissuto dallindividuo come
varco, come libert, per cui possibile ora pensare e creare limpensabile,
far succedere quel che prima non poteva succedere. La massa - tornando a
quello che si diceva prima - dal vuoto invece angosciata e ne insofferen-
te, deve perci poterlo riempire comunque, subito. Ecco perch il primo
candidato dittatore, che si presenti con un programma qualsiasi, ma tale da
colmare quel vuoto insopportabile per la massa, ne diventa la guida, il duce.
Assunto di dipendenza. E ancora con Bion si potrebbe affermare che lindivi-
duo - nello stato di crisi - mette in atto la capacit negativa, mentre il gruppo
la adotta solo quando smette di delirare.
E Bion stesso, nel criticare Freud, ritiene che in una certa pratica della
psicoanalisi lo spazio per la crescita venga a mancare. C unimpazienza in
Freud di riempire i punti interrogativi, cio i vuoti, gli stati di mancanza, con
teorie, convinzioni che sanno pi di ideologie che non della ricerca seria,
capace di soffrire lassenza di risposte.
AGRESTA: Parliamo del suo libro: Il coraggio di Venere. Il libro di 400 pagine
sintesi di coraggio, di bellezza, di amore e di politica a 360 gradi. Fornari lha presen-
tato con un titolo: La paura della bellezza e D. Napolitani, nella prefazione, parla
di unatmosfera intestinale, di unofcina o di una sala parto dove non si danno
bambini gi nati e madri sorridenti. Un vulcano in eruzione lha denito B. Za-
nuso su Psicoterapia e Scienze Umane, mentre lo stesso Lai conversa con lei, parlando
anche del libro sulla stessa rivista. Chiedo: come possibile convivere a pi di 60 anni
con un libro simile? Quale messaggio, meno protocollare nasconde lamore, la paura
dellamore? E pi sinteticamente, per quel che ci riguarda, caro Dott. Pagliarani, cos
lamore in psicoterapia?
PAGLIARANI: Le racconto come nacque quel titolo. Premetto che,
man mano che sono venuto accumulando esperienza, nel dialogo col pazien-
te io interpreto sempre meno. Semmai cerco di metterlo nelle condizioni di
trasparenza rispetto alla propria visione. Ad ogni modo, le interpretazioni
che vedo autentiche ed efcaci non rientrano in quelle che sono venuto
pensando ed organizzando, e che poi decido di esplicitare. No, ma son
quelle che mi capita di dire con mio stesso stupore. Cio, comincio a parlare
stimolato dal dialogo, non sapendo esattamente quel che mi capiter di dire.
Ero in seduta con una paziente desiderosa damore e nello stesso tempo in-
conscia sabotatrice dei suoi progetti, dei suoi sogni erotici, dimostrandomi
con presunta obiettivit che la vanicazione non dipendeva da lei: Questo
esame di realt diceva. Se non che, a me sempre pi suscitava limpressione
che quei fatti, quegli ostacoli - invece di contrastarli - li usasse in maniera da
disertare lappuntamento, da marcare visita per eludere il certame. (Tra
parentesi: preciso che questa donna, molto femminile, era anche molto
combattiva nella sua professione). E mentre ho questa idea vaga in testa mi
sorprendo a dire: Accidenti! Ha molto pi coraggio Venere di Marte. Ap-
punto, amare molto difcile. Io sostengo nel libro che il verbo amare un
verbo regolarissimo in sintassi e in grammatica ma difettoso in psicologia,
nei rapporti, perch difcilmente noi sappiamo coniugarlo in tutte le sue
forme, i suoi tempi, i suoi modi. Abbiamo amato, non siamo pi capaci di
amare, ameremo ma non amiamo, ecc. Perch lamore la cosa pi difcile?
Gli incontri - e di nuovo c Bion (s, cero gi arrivato per conto mio, ma
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non con la sua lucidit e il suo rigore; il mio un modo pi empirico) - gli
incontri damore tra due coniugi, tra due morosi o tra due amici tendono
ad essere vissuti e gestiti dai pi e il pi delle volte non nella loro originalit
e unicit. Il pi delle volte sono dei veri replay. vero: io e lei ci stiamo re-
incontrando, ma il lei di adesso e il me di adesso non sono gli stessi che si
sono telefonati ieri sera, lei a Lucerna, io a Lugano. Quando Bion invita a
sospendere il desiderio, il ricordo intende disporci allincontro - anche col
paziente che in analisi da decenni - come se fosse sempre la prima volta.
Difcile. E semplice. Cos semplice io lho imparato grazie a Teresa. una
bambina che, avendo raggiunto i sei anni, deve lasciare lasilo per passare
alle elementari. Allasilo c stato un incontro bellissimo tra lei e leducatrice.
Costei contenta dei progressi della bambina, ma anche triste perch la
dovr lasciare. Teresa, sorando con le labbra il viso delleducatrice, ora, la
bambina che nel salutarsi nel grembo a questa ragazza, le d un bacio e le
dice: Questo un bacio appena nato.
Questo bacio lo confronto con tutti i nostri sbaciucchiamenti ina-
zionati

... oggi ci si bacia con una facilit

... E mi chiedo: quanti di quei baci
sono nati in quel momento? O non sono la ripetizione di baci gi dati? Ecco
perch guardo e pratico la psicoterapia come educazione sentimentale. Un
aprirsi allestetica, intesa come coraggio delle proprie emozioni. Del resto
nellarticolo di Bion del 48, che io ho ripreso, che cosa si dice? La sda - ri-
masta inascoltata, e sono passati molti anni da allora - tra il governo vitale
delle emozioni e lubbidienza anestetica e passiva ad una tecnologia sempre
pi imperversante e devastante. Basta guardare adesso nel Golfo. Cosa c? Il
confronto - scontro di due apparati tecnologici e di due schieramenti milita-
ri. Adducendo tante ragioni o pseudo-tali chi pi ne ha pi ne mette. Per,
quanti dalla parte di Saddam e quanti dalla parte di Bush sanno, in realt,
governare le emozioni implicate dalla situazione? O non piuttosto, il partito
della guerra inevitabile che c di qua e di l oppone nemici insanabili, iden-
tici per nella paura delle proprie emozioni? Non le sa vivere pienamente.
Riprendendo la sua domanda su Il Coraggio di Venere posso dirle che ho
ricevuto molte lettere. Un messaggio ricorrente questo: Questo libro mi
ha aiutato a vedere e a capire in me quello che non sapevo. La prima lettera
me lha scritta un docente universitario, un sico specializzato in informatica,
amante della musica, suona il auto. Ma cosa ha fatto questo lettore? Ci ha
lavorato sopra, e ha sopportato tutta langoscia che lavorare su di s compor-
tava. Che poi ci che io suggerisco nelle istruzioni. Vi dico anche che, una
volta che uno riuscito a fare il lavoro su di s, il libro pu buttarlo via. Assisto
anche ad unaltra reazione: un testo faticoso, un marasma, indecifrabile
ecc. Credo che la fatica, il peso di questo lavoro su di s vengano dal doversi
confrontare con il controtransfert. Come esistono i baci ripetuti, cos si danno
i saluti convenzionali. Il rito quotidiano del Come sta? Come stai? sempre
uguali, cos come sono scontate le reciproche risposte. Ancora da una pazien-
te - che, entrando, mi chiedeva come sta?, precisando per con risoluta de-
terminazione che intendeva davvero sapere come stessi - ho preso labitudine
di chiedermi, ad ogni incontro, Gi? Come sto?. E solo cos acquista senso
univoco anche il successivo Come sta?. Di qui - nei seminari che mi capita di
tenere sul controtransfert - il titolo: Come sto? Come stiamo?
Ultimamente, su una rivista francese ospitante una rassegna a pi voci
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sul controtransfert, ho letto con gusto lidea di un autore circa il requisito
indispensabile per lo psicoterapeuta: la capacit di controtransferare. Il che
signica interrogarsi costantemente su quello che sta succedendo nellana-
lisi, e in che misura - la stasi, le difcolt, il riuto - fanno soffrire, e in che
misura si fa un uso crudele della autorit di ruolo, e in che misura, invece,
si riesce ad amare laltro. Anche ieri sera, a cena, una psicanalista che lavora
a Londra - rientrava per le feste - parlando di transfert negativo, aggiungeva:
Purtroppo, rivelando che si propende per il transfert positivo. A parte che
il transfert negativo convive sempre - quando c - con quello positivo, se io
prediligo il transfert positivo, ed evito di considerare laspetto che mi suscita
fastidio o paura, vuol dire che io questanalisi la faccio evitando di coinvol-
germi nel livello intimo della relazione col paziente. E proprio a questo pro-
posito si ha lo scontro nale tra Freud e Ferenczi, che poi anche allorigine
della ne dellUngherese, dato per matto, allora, dalla psicanalisi ufciale.
Lo scontro nale su quel saggio famoso La confusione delle lingue che
svela la diversa concezione della psicoterapia di loro due. Freud, molto prima
di rinnegare Ferenczi, laveva eletto Gran visir. E quando gli si presentava-
no casi difcili li mandava a Budapest perch, diceva Freud, Ferenczi gua-
rirebbe anche un cavallo. Ferenczi anche il primo che accoglie linvito di
Freud a rispondere alla domanda: in che misura la teoria ha camminato di
pari passo con gli sviluppi della tecnica. S, - visto che siamo arrivati a questo
punto - mi vien da dire che c molto, molto da inventare, e le invenzioni, gli
approfondimenti, le svolte - in teoria ed in metodo - non possono che venire
da un triplice investimento: nella relazione, sullAltro e su di s, indagando
prima di tutto controtransferalmente quello che non va. Tornando al perio-
do dello scontro con Ferenczi, Freud dice: Quello che conta la teoria
smentendo se stesso. La terapia non niente, non serve a niente: I pazienti
sono feccia - usa proprio questa espressione - e Ferenczi, accusato di furor
sanandi, a questo punto si apparta, con la morte nel cuore - commovente e
illuminante la corrispondenza con Groddeck - arrivando anche ad affermare
che immaginare un istinto di morte gi una forma di sadismo. Un punto,
questo, su cui riettere molto e proprio a proposito della formazione. Ecco
lei viene da Lucerna, da una Esperienza formativa di Gruppo Balint, da Rohr,
un allievo di Balint, e lei conosce sicuramente quel testo famoso di Balint,
Lanalisi didattica, in cui egli dimostra, analizzando criticamente il curri-
culum imposto dalla Societ di Psicoanalisi, come questo genere di forma-
zione e di scuola spesso produca degli analisti molto pi disturbati dei loro
pazienti. Lo dice Balint, non lo dico io! Maccorgo cos di rispondere adesso
alla sua precedente domanda circa il mio stare nei pressi, mosso dal suo
interrogativo sullamore in psicoterapia.
AGRESTA: A cosa si riferisce quando afferma che la capacit damare non
si pu insegnare? Cosa pu e deve imparare un medico o uno psicologo che desidera
diventare anche psicoterapeuta? In una cornice di trasparenza e di autenticit, se pos-
sibile ... Nella quarta giornata del suo libro, lei parla del Minotauro, cio il glio che
fa paura (alias il controtransfert) e si riferisce proprio a Fornari suo padre analitico.
Molti altri hanno parlato di Minotauro: Drenmatt, recentemente scomparso, Lai che
ha scritto proprio su Prospettive in Psicologia (maggio 90) La disidentit del Mino-
tauro e la rivista junghiana Il Minotauro. Ma fa proprio tanta paura il Lupo-
Padre-Analista? Quand che il glio diventa padre?
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PAGLIARANI: Le riveler un episodio con Fornari. Premetto che con-
servo tutta una corrispondenza a tre con Fornari e con Napolitani. Chiss
che un giorno non decida di renderla pubblica. Potrebbe essere di interesse.
In quel periodo discutiamo molto e ci scontriamo e, dopo una rottura, c
una riconciliazione. Premetto che con lultimo Fornari io ero riconciliato.
Una sera Fornari mi invita a cena, ed molto preoccupato del destino della
sua produzione. E mi dice, riesumando il suo apologo delle pecore e degli
agnelli (le pecore generano e allattano, mentre gli agnelli tettano e basta),
che si da di chi non solo ha tettato ma sa anche allattare. In sostanza mi
propone di diventare suo delno. Alla condizione che io erediti la sua teoria,
la sua scuola. Io ho fatto lanalisi con Fornari, quindi la mia storia la sa. Io
vengo da un padre che non mi ha mai detto quello che dovevo pensare, de-
cidere, fare. S, pretendeva solo una cosa, giustamente. Eravamo cinque gli,
lui come antifascista buttato fuori dal Comune di Rimini dove era impiegato,
insieme alla mamma si dato da fare per crescerci, e, ha preteso che ognuno
di noi desse il suo contributo di cooperazione. Il suo goduto ritornello era -
s, ce la siamo cavata anche bene nella collaborazione domestica - e si fregava
le mani. E magari tirando fuori uno scudo dargento - le cinque lire dallora
- ci invitava a cantare: Anche questa sera abbiamo mangiato. Eh! La mia
era una bella famiglia. Ma non mi ha mai ingiunto altro, al di l di chieder-
mi la mia parte di lavoro, che veniva concertata nelle riunioni serali, perch
non cera decisione che venisse presa senza la partecipazione di tutti. Il che
mi poteva anche scocciare, perch da ragazzo avrei preferito andare fuori
coi compagni. Oggi, a distanza di tempo quando ormai sono pi vecchio di
mio babbo, so che ha fatto bene. Allora mi sottomettevo, perch capivo che
dovevo fare, perch poi questo permetteva di farmi studiare. Io sono lunico
dei miei fratelli che andato allUniversit. E questo stato possibile grazie
al lavoro di tutti. Per lsaia - voglio dirlo qui il suo nome - non mi ha mai det-
to perch scegli questo? perch leggi quel libro?. E intervenuto solo una
volta - questo non lho detto neanche in analisi con Fornari - quando avevo
una relazione, non bella, con una donna. Non mi ha imposto Tronca. Una
domenica mattina - sostavo ancora a letto - lui venne in camera mia, cammi-
nando su e gi per la stanza - abitudine presa in carcere - mi disse soltanto:
Guarda che non bello quello che fai. Ci capimmo. Oggi direi che fu una
lezione di estetica.
Tornando a Fornari e al suo proposito di me delno, gli dissi: Sapendo
che sono glio di questo padre come puoi propormi una cosa del genere?.
Devo molto a Fornari, lincontro con lui ha rappresentato una svolta
nella mia vita e nel mio guardare il mondo, senza con ci rinunciare alla mia
libert di giudizio, che lui del resto apprezzava. Con orgoglio posso affermare
che ho imparato da lui e che ne sono stato fecondato, in un clima di recipro-
cit e di schiettezza, molto diverso dal clima che cera tra Fornari e Musatti.
Posso dirlo - lho anche scritto - perch ho avuto le condenze della sua ama-
rezza e del suo sdegno per un ingiusto, persistente misconoscimento.
A me capita, per esempio, di discutere con mio glio. Il libro lho dedi-
cato a Mario, glio; non c mio. E pensato. Ci sono dei momenti in cui
non ci incontriamo per niente. Ne ho un duplice sentimento, mentre discuto
con lui. Da una parte polemizzo perch, ntanto che le mie ragioni mi sem-
brano valide, le sostengo; e nello stesso tempo quanto pi lui sostiene con
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intelligenza le sue ragioni no a spiazzarmi, ci sto bene. Allora, il problema,
non quello del padre, il problema quello del glio, e non a caso Fornari
- come gli dissi un giorno - ha scelto il Minotauro come simbolo ed emblema.
Il Minotauro un glio mostruoso, un pericolo, un divoratore dinnocenti.
Ecco perch parlo di puericultura, ecco perch dico: Pueris debetur maxi-
ma reverentia.
Ecco perch la pedolia che in origine signicava amore dei gli diven-
ta una perversione psichiatrica e non a caso Laio perverso. C tutta una
perversione a danno dei gli. La stessa psicoanalisi, quando cattedratica,
mira a che lallievo sia ad immagine e somiglianza del padre. Freud rompe
con Ferenczi perch non accetta di tacere sul trauma; la Klein espelle la Hei-
mann perch non ritira il suo saggio sui controtransfert. Il culto - nel senso
laico dellascolto, dellattenzione, della promozione - ha da esserci verso il -
glio. Il che non signica sacricarsi nei confronti del glio, ma fare in modo
che conviva, con lui, il proprio glio o puer che sia.
Questo s che lo chiamo mio, ma il glio che ho internamente e che
rischio di sacricare a furia di ubbidire passivamente ai padri. Come puer
sia il postulato, lassioma di tutto limpianto della psicoterapia progettuale lo
chiarisco in Psicosocioanalisi: una professione del presente..., a cui - se ha
voglia - la rimando.
AGRESTA: Cambiamo argomento: i sogni in psicoterapia. Uso e signicato.
Interpretare, per Pagliarani, signica usare violenza? Come si svolge il suo modo di
trattare i sogni? Qual la sua tecnica?
PAGLIARANI: Io non dico che interpretare violenza. lo dico che un
certo modo di interpretare violenza. Se io mi immedesimo in lei e la metto
nelle condizioni di cogliere aspetti, signicati, di fare scoperte su di s e sul
mondo grazie alla lente che le rendo - da ottico, da oculista - disponibile:
questa non violenza.
Mi trovo, per esempio, di fronte a unopera darte. Senonch, io non
colgo, per una mia insensibilit, per tanti motivi, per una distrazione, per
una mia sordit, non colgo tutta la bellezza che c. Poi leggo un testo di
un grande critico - per esempio, Debenedetti. Da quel momento rileggendo
quel brano o riascoltando quel pezzo di musica scopro, e godo, delle bellezze
che col mio orecchio prima non sentivo. Che poi questa la funzione dellar-
te. Daltro canto, invece, se loculista pretende di imporre il suo sguardo o
addirittura di estrarmi il bulbo oculare per introdurre occhi di vetro, fabbri-
cati dalla sua ditta
Ma a proposito di arte, in un seminario parigino, Bion dice che gli
analisti non conoscono spesso larte di cui sono portatori, che pu essere
musicale, letteraria, pittorica, Resnik gli chiede: E se non sono artisti che
analisti sono?. E Bion, che in genere non lancia sentenze, risponde; Hanno
sbagliato mestiere!. Cio, non sanno amare.
AGRESTA: Un altro problema importante: i primi colloqui. Caro Dott. Paglia-
rani, si parla tanto di primi colloqui, di rigorosit del setting iniziale. Le parole del
primo colloquio, scriveva Lai nel 1976. Lei dice esplicitamente che pu stare con il
cliente anche due o tre ore, nel primo incontro. Poi tratta contemporaneamente i pa-
zienti, sia in terapia individuale che in gruppo, se necessario. E parla di prassintesi.
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Non si sente un dissacratore felliniano? E poi, i Fratelli Napolitani non le hanno
detto che questa prassintesi un acting, o controacting dellanalista?
PAGLIARANI: Il fatto che Hitler entri a Vienna sar un acting, per
costato la II Guerra Mondiale. Il fatto che Freud non se ne accorga in tempo
e non si muova unazione necessaria mancata, con tutti i difetti del non
agire. Per fortuna sua, e nostra, Freud si salv grazie al darsi da fare sollecito
e coraggioso di tanta gente. Oggi sappiamo che Anna, la glia, nel perdurare
dellagonia tra la prospettiva della libert concessa e gli ostacoli frapposti per
mesi dal nazista occupante, disfatta dalla disperazione, propose al padre un
suicidio in coppia. Freud riut perch i nazisti, cos disse, non aspettano
altro.
curioso che il verbo agire abbia nito con lassumere solo un signi-
cato negativo, mentre latto, lazione sono espressione di quel fare conside-
rato a suo tempo da Freud uno dei due verbi fondamentali; lagire anche
conseguente al decidere, che appunto - come sottolineava Rangell - la fun-
zione fondamentale dellIo, spesso trascurata. Allora: prassintesi. Prassintesi
un calco rovesciato della parola psicoanalisi, inteso a sottolineare accanto
allo psico limportanza della prassi, e accanto allanalisi la necessit
della sintesi. Le stesse nostre interpretazioni sono prassintesi, cio generate
da una decisione; e non ci pu essere decisione valida, confacente, adeguata
che non sia invenzione o scoperta, provenienti s dalla analisi accurata ma
indicanti, orientanti il passo ulteriore da compiere. Oltre lanalisi. La sintesi
un atto creativo, la sintesi una delle abilit e capacit che richiesta dal
creare. Se non siamo capaci di sintesi... Maccorgo invece che la tengo per
le lunghe... Laltra domanda: primo colloquio. Questo lho imparato da una
psicoanalista reichiana. Mi cond che, quando sa di dover vedere una per-
sona che al telefono le ha annunciato lintenzione di avviare unanalisi, cerca
di collocare nel limite del possibile, questo incontro-scontro nellultima parte
della giornata, quando non ha pi appuntamenti. In modo cio di poter
dare tutto il tempo al dialogo. Anche a me sembrato assurdo doverlo inter-
rompere forzatamente dopo cinquanta minuti, quando magari si arrivati
al cuore del quadro. Qui entrano in gioco essibilit e rigidit, entrambe da
applicare, assecondare se sono funzionali, da respingere, dopo averle esami-
nate criticamente, se si rivelano difensive. Riessione da estendere al setting.
Mi viene voglia qui di citare con ammirazione il testo - ormai classico - di Iose
Bleger Psicoanalisi del quadro psicoanalitico in cui si sostiene che la psicoa-
nalisi , per essenza, antisimbiotica. E s instaurabile una sorta di simbiosi
provvisoria, al ne di svincolare la persona dai legami dell

idem, direbbe Die-
go Napolitani, con lobiettivo che lAltro perfezioni la propria autenticit, ma
a condizione che venga smontata tempestivamente. Se mi guardo intorno,
per, sono indotto a chiedermi quante analisi interminabili - cinque sedute
settimanali protratte per lustri - siano dovute non tanto alla paura del pazien-
te di affrontare la vita o di ammalarsi damore - come dice Meltzer - quanto
alla ritrosia di separarsi da parte dellanalista. Allora il setting anche questo:
c un setting funzionale che non pu che essere essibile, e c un setting
difensivo. Per cui molto del rigore - mi viene in mente per improvvisa asso-
ciazione il rigor mortis - a proposito del setting insinua il legittimo sospetto
che derivi dalle difese dellanalista.
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Tengo ben visibili nello studio due scritte. Una recita: C sempre il
rischio che la psicoanalisi diventi la malattia che pretende di curare. E laltra
un dialogo tra glio e madre. Chiede il glio: Mamma, mi puoi aiutare?.
La mamma risponde: Certamente, caro. Replica il bambino: S, tu puoi
aiutarmi a che mi aiuti da solo. Parla, evidentemente, un glio immaginario,
che ha letto Ferenczi. Tengo per anche uno scritto autentico. di Sergio
che ha svolto - terza elementare - il compito imposto dalla maestra per la
giornata della mamma. Cos, a memoria, scrive le sue lodi della mamma che
gli fa questo e quello. La ringrazia, ma conclude: Mamma, non farmelo
pi. Mentre invece unaltra pratica, per tornare al primo colloquio... Ecco,
questa lho imparata dal glio di Adler. C quel volume, buono, di Wol-
mann, pubblicato dallAstrolabio che presenta i vari approcci psicoterapeuti-
ci per voce dei singoli collaudati assertori. A proposito del primo colloquio,
Adler adotta questa pratica: dopo il primo contatto non dice - come normal-
mente si fa - Allora, nellipotesi di continuare gli incontri, ci vediamo... e
qui lanalista ssa lappuntamento, o al massimo chiede di aderire alla sua
proposta. Invece il glio di Adler chiede: Quando pensa che ci dobbiamo
rivedere?. E ne deriva unindicazione interessante, utile a tutti gli effetti.
chiaro come il segnale assuma signicati diversi a seconda che la persona ri-
sponda: Domani?, Tra quindici giorni, Il mese prossimo. Dopo di che ci
ragioneremo sopra. Questo un modo di entrare subito nellambito di quel-
la alleanza terapeutica, dellalleanza di lavoro in cui non c lanalista up ed
il candidato paziente down. Ci sono due persone, ognuna delle due con le
parti buone e le parti cattive, cos care ai Kleiniani, e che possono mettere al
mondo qualcosa che prima non c. Tutto qui. Si attua cos - come scopr una
ex paziente, nel trovarsi alla ne scrittrice con suo eccitato ed angosciante
stupore - lo splendido strumento di parit umana che lincontro vero. Oc-
corre - a scanso di equivoci - una precisazione. In un requisito particolare lo
psicoterapeuta non un pari: gli viene richiesta la capacit di contenimen-
to. Perci viene pagato. Che poi il solo modo - da un vertice psicoanalitico
e non banalmente economico - che legittima lonorario.
AGRESTA: Bene. Vedo che il nostro incontro piacevole e stiamo dialogando
bene. Passiamo alla Rivista di Gruppoanalisi. Nel numero 1-2 di Ottobre 1989 della
Rivista di Gruppoanalisi, nel suo commento al lavoro di S. Resnik Etica e psicoanali-
si, lei parla di psicoanalisi come educazione all

estetica. Pu spiegare meglio questo
suo concetto?
PAGLIARANI: Le sue domande riettono una profondit di vedute e
unattenzione affettuosamente critica ai miei scritti. Mi fa piacere, anche se
devo guardarmi - per dialogare bene - dal rischio della compiacenza. Venere
la dea dellamore, ma anche la dea della verit e della bellezza. Un meridio-
nale che ogni tanto viene riabilitato dopo tanto hegelismo e heideggerismo
- si chiamava G.B. Vico - diceva: Verum et factum convertuntur. Lo ricordo
perch era un vecchio esame di losoa del diritto. Il vero e il fatto coincido-
no. Da lui mi viene lidea dellest-etica, una parola unica per affermare che
il bello buono, il bell buono. Unetica che sia simultaneamente estetica,
per signicare anche gracamente che nellest-etica - ecco perch inserisco il
trattino - c gi letica. Una cosa perch sia buona deve essere anche bella.
E perch sia bella deve essere buona. Le faccio un esempio. Sono a Mosca,
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scendo dallautobus, il biglietto lho utilizzato e lo butto per terra. Vengo
avvicinato da un cittadino sovietico che cordialmente ma, chiaramente, mi
mostra lungo la strada due recipienti di alluminio - urne le chiamano in
russo - dove il biglietto va buttato. Arrossisco. Mi vergogno. Adesso sono a
Milano. Sono sceso dal bus, col mio biglietto. Sto per buttarlo per terra, ma
prima mi guardo intorno, se non c nessuno. Se c qualcuno me lo tengo e
aspetto magari di scorgere un cesto per buttarlo. Questa una morale etero-
diretta. Oppure al contrario - che ci sia o non ci sia qualcuno che mi guarda
- non getto il biglietto consumato per terra. Questa lest-etica, auto-diretta.
Se voglio fare il difcile cito La Critica della Ragion Pratica di Kant. Ricorda?
Il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me. Limperativo cate-
gorico lo leggo appunto come legge est-etica. Non compio quel gesto perch
prima di tutto brutto ai miei occhi e non perch se mi vedono sguro.
Agisco, scelgo, decido in nome della ragion poetica, della necessit imposta
da Amore che - dice Dante - ditta dentro. Lartista, pi depravato, capace
cio di nefandezze immorali, nel momento in cui dominato dal desiderio
di generare la sua opera darte, non pu barare, non gioca dastuzia, non
prende in giro. in preda alle spinte del parto, e soffre ntantoch quello
che esce dalle sue mani, o dalla sua testa o dal suo cuore non gli suona bene,
non corrisponde allidea concepita. Lidea - dice Braque - la culla del qua-
dro. Questo il rigore della ragion poetica. Poeta - in senso lato - colui che
genera, che fa. Ed ha un tornaconto est-etico, prima che commerciale. Anzi,
tutte le volte che il poeta precorre i tempi, che ci coinvolge in emozioni cos
alte, nuove, intense da renderci insofferenti, lo aspetta la miseria, non sar ri-
conosciuto. Porto nel mio taccuino un passo tratto dalle lettere di Van Gogh
al fratello Theo. Glielo leggo: Non ci posso far niente se i miei quadri non
si vendono. Giorno verr tuttavia in cui si vedr che valgono pi del prezzo
dei colori e della vita che ci metto, prezzo peraltro molto esiguo. (...) Ce la
metto tutta per fare una pittura tale che anche dal punto di vista del denaro
sia meglio averla sulla tela che nei tubetti di colore. Quel giorno venuto
a testimoniare il ritardo secolare della nostra estesia. Uno scandalo oggi agli
occhi dei tanti in coda agli ingressi delle gallerie che esibiscono le tele di
Vincent. Non coltivo questo moralismo ritardato. A me colpisce il fatto che
per Van Gogh il prezzo - a che il quadro nasca - sia basso non solo rispetto al
costo dei colori, ma anche a confronto della vita che ci metto. Questo il
valore est-etico. Sicuramente nel pittore olandese troppo alto per noi uomini
comuni. Pu insorgere qui laccusa di estetismo esasperato, di una proposta
viziata di ibris, di eccesso disumano mirante non tanto allespansione del po-
tenziale di ognuno, bens ad unesplosione che faccia saltare le nostre legit-
time difese dalle emozioni laceranti, destrutturanti. Per non essere frainteso
uso la denizione che lEnciclopedia degli illuministi dava di civilt: curare
che una sedia sia ben fatta anche nelle parti che non si vedono. Lartigiano
la fabbrica perch il suo lavoro, per ricavarne un compenso, per soddisfare
il cliente. S, certo. Ma la sua est-etica personale a pretendere che sia ben
fatta. In questesito si sente bravo e appagato. Qualcuno ha detto che i buoni
a nulla sono capaci di tutto. Non cos quel falegname.
AGRESTA: Questa spiegazione che lei mi ha dato mi fa pensare a una doman-
da che avevo messo un po da parte, ma mi sembra che possa rientrare come uno sfondo
percettivo rispetto al nucleo della domanda che questa. Leggendo i lavori sui gruppi
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- molti sulle teorie - le idee sono un po contraddittorie. I pensieri, le concettualizzazioni
e le esperienze cliniche sono molte e dichiaratamente personalizzate, forse gruppalizza-
te: insomma, quasi tutti hanno torto, molti hanno ragione, tutti ottengono dei risulta-
ti. Ricordiamo i comportamentisti, i gestaltisti, gli psicoanalisti bioniani, i gruppoana-
listi, romani... milanesi, i terapeuti di gruppo, quelli in gruppo, lo psicosocioanalista, i
rogersiani, le scuole svizzere, americane, francesi... Non le sembra un po troppo? Cosa
resta di questa Babele nel campo dei risultati pratici e meno fumosi delle metateorie,
caro Dott. Pagliarani?
PAGLIARANI: Il mito di Babele. Lo considererei un mito fondamenta-
le. Sono convinto, per via di quel che sta succedendo nellUnione Sovietica,
che - con delle buone ragioni, se vuole, alla luce dei fatti - ci sia qualche
dirigente, magari convertito alla perestroika, o un alto militare che ansioso
sinterroga: Ma cosa stiamo combinando? Basta. Bisogna farla nita. Allora
la Babele. Mi serve la distinzione tra un caos caotico e un caos cosmico. C
un caos del caos che rischia di farci impazzire, e c un caos che un grembo
cosmico, cio di nuove idee, di nuovi ordini, mai tentati prima. Il vertice del-
lartista, se vuole, latteggiamento poetico di vivere la complessit quello di
non spaventarsi di fronte alle molteplicit delle lingue, per vedere invece in
che misura questa molteplicit delle lingue contiene, la matrice di unaltra
lingua ancora da inventare. Nel panorama che lei ha disegnato, sicuramente
ci sono delle componenti caotiche, ma sicuramente ci sono anche quelle
preludenti nuove forme. Lamare comporta la capacit di abitare lambigui-
t, cio la coesistenza sofferta e pacica degli opposti. Proviamo a pensare a
tutti quelli che, allarmati dalla Babele, hanno bandito crociate per un mondo
perfetto, tutti quelli che si sono mossi per leliminazione del male. Hanno
prodotto solo anni di piombo, labitazione infernale. Lintelligenza umana
richiede il saper coabitare con laltro; ci si alimenta di coabitazione. In n
dei conti la paranoia non altro che un modo di negare il proprio male e
di vederlo fuori, in un fuori che va eliminato e che ci si illude di liquidare
denitivamente. Questa la ne del mondo, e non la ne del male. Penso al
discorso ricorrente sul diavolo, su Satana. Che strano! I connotati del diavolo
(del diavolo cos come ce lo presenta liconograa classica) sono i connotati
- secondo la mitologia greca - di un satiro e del dio Pan. Cio di una divinit
simbolo dellerotismo sfrenato. E non c niente che faccia paura alla morale
che teme il Maligno, come la sessualit. Quando invece ci sono - per fortuna
- dei teologi che non temono di affermare che Dio sessualit, questa
libert: sessualit, copulazione, relazione, maschio e femmina, conviventi,
bisessualit. Perci va fatta una distinzione tra ambivalenza e ambiguit.
Lambivalenza data dallinsofferenza di provare sentimenti contraddittori.
Lambiguit, secondo me, invece la capacit di vivere, soffrire nel senso di
sopportare, la complessit di questi sentimenti contraddittori. Anche perch
quello che oggi ci appare come male, domani pu cangiare nel contrario;
oppure, oggi stesso quello che male per me, bene per un altro, con cui
devo convivere, non posso eliminarlo.
AGRESTA: Ritorno al suo libro. Giornata quarta: Le paure dei gli. Nel para-
grafo Il modello esplicativo di Popper e la psicoanalisi e Popper: dal dogmatismo al
dogmatismo. Il suo pensiero, caro Pagliarani, scivola tra unammirazione (equazione)
tra Popper e Bion e una critica alla sua rigidit, cio alla regolarit stabile. Ultima-
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mente, al Convegno di Venezia, Popper diceva: Uno dei principali aspetti del problema
mente - corpo scompare con il materialismo di matrice cartesiana. il dogma in base
al quale la nostra mente non pu assolutamente agire sul corpo... Se mi chiedesse:
Secondo lei come fanno le forze mentali ad agire su un corpo, come un neurone, o una
struttura composta di neuroni? Risponderei non lo so... La mia ipotesi per ce lho.
Questa parola risonanza. Linterazione mente-corpo un fatto, e un fatto tuttaltro
che inconcepibile. Questo principio ci porta direttamente nel campo della psicosomatica.
Qual la sua posizione Pagliarani? E perch nei suoi scritti Popper riuta la psicoa-
nalisi che, in contrapposizione al farmaco-positivo-positivistico, dovrebbe poi lavorare
sulla risonanza di parole? Non le pare che Popper si contraddica con questa ultima
posizione?
PAGLIARANI: Le cose da dire sarebbero molte. Primo: Popper fa una
critica della psicoanalisi sulla base delle conoscenze che gli derivano dai dia-
loghi con Adler, ma non la conosce. Per Popper il criterio di scienticit
la falsicabilit. Su questa base - e avendo in mente lesperimento galileiano
- nega scienticit alla psicoanalisi. Si potrebbe invece sostenere - usando
proprio il suo modello - che perfettamente scientica, visto che ogni inter-
pretazione falsicabilissima. Ma non serve, perch il vertice psicoanalitico
non va confuso con quello delle scienze naturali. Lo ha capito perfettamente
Wittgenstein che ha colto il senso della relazione paziente - analista meglio
degli stessi psicoterapeuti. Secondo: nel suo libro La societ aperta e i suoi
nemici, su Platone e Marx, Popper abusa continuamente di psicologismo
gratuito. Interpretazioni anche geniali, ma non vericabili e non falsicabili.
Terzo: La risposta lha gi data Lei con la parola psicosomatica. Sintesi del
nostro dialogo, che ormai si protrae a dismisura, potrebbe essere: lEros
psicosomatico.
La dice lunga losservazione - come dire? - fallica di quellumorista che
trovava una sola risposta alla duplice domanda: qual la cosa pi pesante al
mondo e la pi leggera? Di l viene tutto, siologia e patologia del vivere. De-
gli individui, delle coppie, dei gruppi. A seconda che il nostro coraggio colmi
la distanza tra desiderio e realt, o la nostra vilt ci renda disertori. Sapendo
per che - per non essere condizionati dal volere altrui - dobbiamo poter ave-
re anche il coraggio della nostra vilt, dei nostri limiti. Lei colpito da Pop-
per. lo penso a Charles Pearls, di cui Popper un celebratissimo epigono. La
cosa interessante - che invece trascurata da Popper (mi ha colpito in una
serie di interviste alla televisione la sua espressione cupa, la voce monotona)
- limportanza attribuita da Pearls, in quanto epistemologo, allamore. Nella
sua raccolta di saggi Caso, amore e logica, scritti nel 1914, alla vigilia della
guerra, questa mente straordinaria, mai onorata da nessuna cattedra universi-
taria, Pearls espone la sua teoria dellagapismo - dellamore, cio - come via di
salvezza, prevedendo esattamente quel che poi successe, che sta succedendo
anche adesso, a distanza di decenni. E oggi un economista del livello di Gal-
braith, denuncia la teologia trionfante del capitalismo, coi fatti che gli danno
ragione, sicch si smesso di ridicolizzare le sue critiche al reaganismo. E un
losofo come Rorty indica nel lone della ricerca della solidariet, e non del-
la verit in s, limpegno valido del pensiero umano. Si tratta sempre di saper
convivere in questa Babele, e non di eliminare la policromia delle culture o
delle pelli. Noi stiamo distruggendo noi stessi, avendo invece loccasione di
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inventare nuove forme di convivenza. Luomo la forza dellamore - direbbe
Iannacci - e della disperazione: insieme, con l e , non con l aut-aut pos-
siamo produrre quel cambiamento auspicabile da cui siamo partiti.
AGRESTA: E siamo arrivati. Caro Dott. Pagliarani, il treno sta per partire e
sta per partire da Lugano ... io parto con lultima domanda. Qual , secondo lei, il
modo migliore per raccontare un caso clinico? Registrazione, gruppi Balint, romanzi
psicoanalitici ... il coraggio di Pagliarani! Quali le modalit migliori per trasmettere
ai posteri le ardue esperienze cliniche, almeno come coscienza storica, non come eredi-
t modellata e acritica. Cosa consiglierebbe lei a un giovane psicoterapeuta?
PAGLIARANI: Ma qui mi aiuta un autore svizzero, poco noto in Italia:
Peter Bichsel. In un bellissimo libro. Il lettore, il narrare confessa che per lui
carriera una parola oscena. La parola giusta, che gli piace biograa; e
chi non ha una biograa da raccontare ha sbagliato esistenza. Per cui vivere
raccontare, raccontare la propria vita. Ammaestrato da lui, mi vien da dirle
che il modo migliore per capire e per comunicare sia proprio il narrare. Non
gi la redazione del saggio come liturgia comoda: esposizione del tema, rasse-
gna della letteratura esistente, riferimenti a Freud per dire - a seconda della
parrocchia - o che il Padre laveva gi detto, o che su quel punto si era sba-
gliato, per poi chiudere con il caso clinico e la bibliograa. Una liturgia dei
Freudiani che fa torto a Freud narratore, insignita - come si sa - del Premio
Goethe per i suoi meriti letterari. Bichsel, nellinterrogarsi donde vengano il
piacere o la coazione a raccontare e pensando al bambino che vuole sentirsi
raccontare una storia, vuole soprattutto sentirla raccontare, scopre che il con-
tenuto, il fatto, la trama soltanto il veicolo del racconto, e non il contrario.
Aiutato da lui, mi vien da dire che il caso clinico il veicolo del racconto, di
una storia damore - non sdolcinata, damorodio - espressa da un incontro.
Il telos verso cui punta lanalista che sia un incontro vero. Lo pu far suc-
cedere - almeno per quanto gli compete - solo se ama e soffre quello che sta
facendo, a partire dal paziente. Le dar una esemplicazione. Una educatrice
dasilo aveva accudito tra i bambini del suo asilo, un bambino dimenticato,
con intensa partecipazione e un risultato edicante. Valeva la pena di comu-
nicare lesperienza con un saggio per una rivista di psicopedagogia infantile.
Si mette pi volte a tavolino per scriverlo, senza venirne a capo. Dimpulso un
giorno cambia registro e dalla penna le esce un racconto, la storia di Alberto,
cui dar alla ne il titolo Dopo di me, altri ancora. Lautrice - che conosco
bene e che stimo - mi manda il manoscritto, chiedendomi, se ho voglia, di
presentarlo in vista della pubblicazione. Prometto, ma passano i giorni e non
mi decido, inibito dal timore della delusione e dal disagio di dover comunica-
re un giudizio o schietto - che ferir - o insincero per compiacere. Dopo molti
rinvii e timide sollecitazioni dellautrice, un giorno - era domenica - mi obbli-
go a leggerlo. bellissimo. Non sono pi in difcolt. Mi metto alla macchi-
na da scrivere e felicemente, in meno di due ore, butto gi le quattro pagine
di presentazione. Viene spontaneo anche il titolo: S, lamore politico. A
distanza di tre anni e passa, continuo ad essere orgoglioso di quelle quattro
pagine, pi di tanti altri scritti. Nel concluderle, cito il paradosso affettivo
- cos lo chiamo - del poeta russo Max Volosin: Amare ciascuno pi di tutti.
Non pare anche a Lei che in queste cinque parole ci sia un prezioso viatico al
rapporto est-etico tra analista e pazienti, specie se si opera in gruppo?
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* * *
POSTILLA (spedita a F. Agresta)
La Guerra del Golfo: unoccasione da non perdere
Vacallo, 3 febbraio 1991
Caro Agresta,
nellinviarmi la trascrizione dellintervista, lei mi elenca alcune domande
non fatte allora - il suo treno stava per partire per Pescara - afnch io le ripren-
da. Lascio stare. Il testo gi n troppo dilatato.
Voglio per aggiungere una parola su un tema scottante, anzi: bruciante.
Lei venne a Vacallo rientrando da Lucerna. Era il penultimo dellanno, del
favoloso 1990. E appena passata qualche settimana e il panorama totalmente
stravolto (chiss se lhegeliano Fukuyama - s, lamericano di origine giappo-
nese che, con universale stupore, aveva teorizzato la ne della storia, essendo
scomparsa la prospettiva di ogni guerra - si stia ravvedendo). Usciti dallanno
del Muro siamo entrati nellanno del Golfo, che - col suo esordio esplosivo - ci
fa temere altri e pi gravi errori.
Che dire? E, soprattutto, che fare? Ci pu ancora aiutare Bion. suo
lavvertimento: Il conitto ha bisogno di conoscere e il bisogno di negare (in,
Attenzione e interpretazione). Con la vista acuita da questa lente, mi sento di consi-
derare e di dire:
1. - Il Medio Oriente il centro di un conitto intricatissimo, in cui - da decen-
ni - sintrecciano componenti ideologiche religiose, culturali, economiche,
geograche, storiche: guai a negarlo!
2. - Quadro complesso di estensione planetaria, al limite del caos: caos caotico
o caos cosmico?
3. - Ci obbliga ad abitare lambiguit. Sul fronte militare la parola ai missili.
Ma c laltro fronte, dove la parola alle ... parole dei dibattiti televisivi e
casalinghi: Guerra giusta, inevitabile, La guerra un crimine, non si
fatto tutto per evitarla. Con divergenze abissali tra amici, insieme a impen-
sate convergenze tra ex nemici (Occhetto e il Papa).
4.- Alla luce delle buone - e delle cattive ragioni degli schieramenti contrap-
posti, si pu consensualmente convenire che la pace difcile, ma proprio
perch la pace vera - non quella declamata dagli slogan - obbligata ad
affrontare il conitto in tutta la sua complessit. Interna ed esterna. E
quanto pi la psicomachia dentro, tanto pi tendiamo ad esportarla fuo-
ri su un nemico. Il quale nemico adatter lo stesso stratagemma. Il dissidio
intrapsichico diventa cos interpersonale, amaro e violento quanto si vuole,
ma psichicamente sempre meno doloroso, addirittura fonte di sollievo
mentale, che il dovere cimentarsi con langoscia dello stato di crisi.
5. - Ne risulta il paradosso: proprio la guerra - insieme alla vuota polemica - a
negare il conitto. Clinicamente - perfezionando la formula di Fornari- la
si pu denire come elaborazione paranoica del conitto. Da cui, ovviamente
non sono esenti i pacisti di ferro, paghi del loro grido, ma incapaci di
identicarsi con chi punta sulla guerra chirurgica.
6. - Nellintervista indicavo il ne, magari riposto, del sottoporsi ad una psico-
terapia. Ho dimenticato di aggiungere che c anche chi, essendo grave-
- 38 -
mente disturbato, si riuta alla sonda psicoanalitica. Teme il confronto con
la propria perversione. Quella - ad esempio - di chi, sentendosi non ama-
bile, va allossessiva ricerca del comando, appagandosi della soggezione
altrui, delladulazione, dellinvocazione dei miseri, dellovazione trionfale,
dellillusione delirante di compiere una missione storica. Magari in nome
di Dio (Dio lo vuole si proclamava ai tempi delle crociate, svoltesi negli
stessi luoghi santi di adesso). Taccio gli esempi viventi.
7. - Dagli amplessi di Venere con Marte nacquero Deimos (Spavento) e Fo-
bos (Terrore), che sposer Eris (Discordia), ma venne alla luce anche
Armonia, sorella di Eros e di Anteros. Armonia che - come la musica inse-
gna - sorge dallesaltazione e dalla composizione dei contrasti, e non dal
loro appiattimento,
8. - Ne deriva che la ricerca della pace ci induce alla vera scienza del conitto -
quella che conosce e non nega - ci chiama ad abitare lambiguit, a soffrire
la complessit.
Paradosso per paradosso: pace e polemologia sono tuttuno. Abbisognamo
di unirenologia (Eirene, donde Irene, era la dea della pace). Da non la-
sciare - direbbe Clausewitza - ai soli generali.
9. - Da psico-socio-analista condo nel prossimo, auspicabile insorgere dellan-
sia secondaria, che ci obbligher a rinunciare alle apparentemente sottili e
logiche difese schizoparanoiche, IERI scudo comodo e funzionante, OGGI
ed ogni giorno di pi - sul Golfo siamo al ventesimo - rivelantisi invece, con
la forza dallevidenza, unarmatura pi catastroca dellaffrontare di petto
i termini reali del conitto. Valry indicava mal due rimedi dellanima: ve-
rit e menzogna, la prima sua arma, la seconda sua armatura.
Nove punti le risparmio i molti altri che ho in mente che portano, a
ben vedere, ad un sentimento dottimismo. Non si stupisca, caro Agresta. Da un
pensatore slavo ho imparato che il pessimista un ottimista che ha fatto bene i
conti; e da Magnus Enzsensberger che nessuno intelligente se non costret-
to ad esserlo.
Fuoco e amme del Golfo ci costringono proprio allintelligenza, a pen-
sare se far succedere quel che non stato pensato e che ancora non successo.
Parlavamo dei cambiamenti, no? Agresta? Buon lavoro... lei che lavora anche
con i gruppi. S, siamo di fronte ad una bella occasione. Unica. Perch non
darsi da fare - ognuno coi suoi mezzi - per non perderla, per farla fruttare? La
storia continua...
Suo amico
Pagliarani
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LA COPPIA GERRY E NAOMI
IL PROCESSO DI MENTALIZZAZIONE
E GLI EQUIVALENTI ONIRICI.
(LEZIONE AI TIROCINANTI)
Fausto Agresta, Sabrina Iansante,
Carmela Pelusi, Anna Maria Rotondo
Presentazione. Lui, 50 anni, assomiglia, simpaticamente, un po a Ger-
ry Scotti, pi slanciato. un belluomo. Lei, una brutta copia di Naomi
Campbell: 46 anni, non alta, carina di viso, grassottella, di carnagione scura,
belle gambe (indossa una minigonna). Hanno due gli adolescenti, di 17 e
14 anni, che studiano. Sono comproprietari di una ditta, hanno diverse man-
sioni e un ottimo stipendio. Avevano avuto informazioni sul mio nome sia da
un mio vecchio paziente, sia da internet; lei aveva chiamato e la richiesta, da
subito, era apparsa non chiara e paradossale. Naomi aveva deciso di accom-
pagnare il marito che aveva dei disturbi psicosomatici.
Naomi: Dato che lei si interessa di questi problemi e abbiamo letto il
suo libro di psicosomatica - sottolinea con una voce alquanto seduttiva - ab-
biamo pensato che lei avrebbe potuto curare mio marito. Rispondo che se
lei avesse accompagnato il marito per la consultazione, entrava tout court
nella consultazione di coppia. Signora, ha bisogno pure lei, o no? le chiedo.
Dottore, guardi, vengo pure io, ma non ho bisogno, perch il mio percorso
terapeutico lho fatto. Subito, per, ha chiarito che aveva qualche problema
di comunicazione di coppia: Eventualmente vengo pure io per capire me-
glio me stessa; per evitare una separazione. Va bene, Signora, quindi, lap-
puntamento per la coppia?. Lei: S, s. Terapeuta: Va bene, allora, tutti
e due. Comunque dovrei parlare anche con suo marito. No, daccordo,
daccordo, ci vediamo gioved alle 18.45; stia tranquillo dottore.
COMMENTO: a proposito del controtransfert vediamo cosa provoca una telefo-
nata del genere nel modo interno del terapeuta (pre-trasfert).
Al primo colloquio. Aspetto. Immagino la coppia... come sono? Saran-
no simpatici? Antipatici? Perch non arrivano? Perch non suonano al cito-
fono? Leggo qualcosa... comincio a pensare... in genere le persone vengono
pi presto... adesso telefono... non devo telefonare... Non vengono pi...
forse ho sbagliato qualcosa nella telefonata... dovevo pretendere di parlare
col marito? (non proprio cos, ma qualcosa andavo pensando!). Suona il
campanello... Arrivano con quindici minuti di ritardo: perch credevamo di
farcela venendo dal lavoro, affermano entrambi. Questo ritardo, diciamo,
si rivelato, nel tempo, un sintomo indicativo del fatto che, insieme, aveva-
no istituzionalizzato il loro lavoro al primo posto, rispetto alle diverse scelte
della loro vita, come per esempio la richiesta di psicoterapia e uno spazio da
dedicare ai gli. Ho dovuto lavorare per il rispetto dellorario nei primi 3-4
mesi. Dalle prime battute, comunque, Naomi aveva ribadito che non aveva
bisogno di terapia, perch aveva gi fatto un suo percorso terapeutico.
- 40 -
COMMENTO: Naomi aveva fatto un percorso terapeutico tipo counseling per i
gli. Qui dico io: Chi deve venire?. Bisogna ribadire le stesse parole che avete pronuncia-
to al telefono per vedere il fantasma della telefonata e se nella realt gi cambia qualcosa.
In realt, come si chiarir subito nel primo colloquio, avevano fatto
una prima esperienza terapeutica di coppia per due anni, ma non avevano
mai lavorato sul livello analitico e dei sogni (terapia sistemico - relazionale).
Lei, da sola, aveva anche frequentato un gruppo di discussione per adulti
per le problematiche dei gli e, per questo, parlava di un suo percorso tera-
peutico. Quando, infatti, Naomi ripete la stessa dinamica del colloquio fatto
al telefono in sala dattesa, il terapeuta pone, rivolgendosi ad entrambi, la
domanda: Allora, Signori, chi ha bisogno della consultazione?. Lei: Beh,
mio marito.... T: Scusi, Signora, lei entra, oppure no? Al telefono mi aveva
detto che avrebbe bisogno anche lei per le difcolt di comunicazione nella
coppia. S, accompagno mio marito, non so se ho bisogno, comunque... e...
allora entro pure io. T.: Signora, decida. Perch se entra, riconosce che ha
bisogno daiuto pure lei. Il Terapeuta, rivolgendosi al marito, gli chiede cosa
ne pensa delle parole di sua moglie: S, per me va bene se entra... va meglio;
penso proprio che anche lei abbia bisogno di parlare. E lei: Mah, entro
perch mio marito sta male, lo accompagno; bene, voglio entrare.
COMMENTO: Naomi ci ha messo del tempo a decidere ma comunque ha fatto
sempre una distinzione tra lei e il marito. Il marito daccordo, cos ho accettato la deci-
sione. Riguardo allorario, e quindi al ritardo, sappiamo che queste strategie e resistenze
nascondono molti problemi interiori e personali che, proprio perch profondi, vengono
spostati su motivazioni esterne (razionalizzazioni varie) e facilmente smontabili
difcile trovare lorario, il parcheggio, ecc.; non abbiamo tanto tempo: se non trova-
no mai il tempo per loro, per la loro salute, potrebbero anche rinunciare alla terapia;
oppure, se non ci sono grossi problemi oggettivi di orario - possono gestirlo al meglio -
come mai non rispettano, tutti e due, le regole?. Dire che non c parcheggio e allora
se uno dovesse andare a Roma? Quando mai c parcheggio nelle citt; cio se non lo
chiedono gi un loro modo di fare, se loro chiedevano io gli avrei detto di parcheggiare
verso il porto e avviarsi mezzora prima, ma se loro non chiedono perch dovreste dirlo
voi, perch dovreste scoprire voi le carte? sempre un modo di fare o siete intrusivi o sie-
te attendisti, dovete scegliere. logico che se siete attendisti dovete attendervi di tutto.
Gerry parla dei suoi diversi sintomi: disturbi gastrici e intestinali, ansia
diffusa, specialmente durante la notte, cos anche il sonno molto disturba-
to. A tratti, fortissimi mal di testa. Tutte le analisi cliniche erano risultate ne-
gative. Il primo colloquio va avanti intorno a questi problemi: spazio ai sinto-
mi no a quando lei parla apertamente delle difcolt di comunicazione tra
di loro. Naomi aggiunge che da bambina aveva avuto una dermatite allattac-
catura dei capelli che le aveva preso tutto il viso e il naso. Entrambi parlano
delle difcolt con i due gli adolescenti e viene fatto accenno ai problemi
con i dipendenti della ditta. Hanno una ditta con diversi operai e Gerry va
sempre in giro con la macchina, mentre Naomi sta sempre in ufcio; a casa
praticamente non ci sono mai e i ragazzi, quando non sono con la mamma,
restano da soli. Quindi abbiamo due tipi di richiesta:
1. Lei dir alla ne del primo colloquio: Io vengo perch mio marito
sta male, ha linsonnia, i disturbi psicosomatici allintestino, ha la diarrea e
non dorme pi.
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2. Lei, gi con problemi somatici, ammette durante la terapia che ci
sono dei problemi di coppia e quindi forse far bene pure a me con i pro-
blemi di comunicazione, perch ho gi fatto il mio percorso. Sembrerebbe
che Gerry sia il malato, mentre Naomi laccompagna ed quella sana per-
ch ha gi fatto un percorso terapeutico.
COMMENTO: questa limmagine che abbiamo, per dovete pur capire che lei
entrata alla ne, siccome lui non invalido poteva venire anche da solo. Quindi Nao-
mi dice una cosa e ne fa unaltra. Questi si chiamano ATTI COMPORTAMENTALI
che confutano e negano le parole, cio nel momento stesso in cui io dico Non mi serve
ed entro, una donna che a priori vive un conitto razionalizzato. Sembra molto sicu-
ra ma poi vedremo che non cos.
TIROCINANTE: dottore scusi qual la differenza tra lagito e gli atti compor-
tamentali? T: lagito momentaneo, un acting. latto comportamentale strutturato.
Lagito si ha quando di fronte a un conitto fai un acting, ossia contro-reagisci o alla
relazione o al conitto interno e non te ne accorgi l per l, invece latto comportamenta-
le si chiama cos perch contraddice quello che hai detto con le parole. Lei dice che non
vuole fare la terapia perch ha gi fatto un percorso terapeutico, mentre invece entra.
Se glielo dici apertamente non la smonti, glielo devi far notare; ho dovuto combatterci
per due, tre mesi con lei. Cos lei si sente pi sana, meno malata del marito... e,
quindi, dirige la commedia!
COMMENTO: lei, per lequilibrio della coppia, si deve sentire pi sana del ma-
rito e deve dare questa immagine.
Devo aggiungere che richiamano e sso loro un appuntamento. Al
secondo Colloquio si parla delle difcolt di comunicazione tra di loro al-
linizio della terapia, in contrapposizione al quadro di un idillio di coppia:
si presentano proprio come una coppia sempre sorridente e, agli occhi di
tutti, sembrano felici; come se vogliono apparire, devono apparire e,
per riscattarsi nella societ, partecipano a feste e fanno benecenza. Naomi
prende spazio e parla sempre dei problemi di Gerry: dice che non dorme la
notte per colpa del marito; lui cupo, triste, pesante.
Signora, le faccio notare che lei che parla al posto di suo marito
- sottolinea il Terapeuta.
COMMENTO: quindi quando in una coppia uno parla al posto dellaltro, par-
la dei problemi dellaltro, non bisogna dirgli: Stai zitto tu e fai parlare laltro perch
cos non un atto terapeutico. Latto terapeutico consiste nel fargli prendere coscienza,
gli dobbiamo far vedere quello che fa, dirle: Signora lei sta parlando al posto di Ger-
ry, Gerry pu parlare di s. La dinamica stata sempre cos, quindi devo cambiare la
dinamica. Prima si fa losservazione, anche perch siamo ai primi colloqui, fate capire
che avete capito qualche cosa, poi faccio notare che lei prende troppo spazio perch sta
parlando dei problemi di suo marito. Questo vale anche per i bambini, le mamme che
dicono: Questo non mangia, non dorme, fa cos, etc. gi li hanno condannati.
Naomi: S, ma lui non dice le cose come stanno.... T.: Va bene, signo-
ra, ma c bisogno di spazio... di tempo. Gerry: S, in effetti, quando devo
parlare sembra che ho i sassi in bocca... per hai una parlantina!.
Terzo Colloquio. Naomi molto aperta, diciamo, e ha fatto un sogno,
ma non riesce a ricordarlo; Gerry, psicosomatico e alessitimico, non ha mai
ricordato i sogni in vita sua.
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COMMENTO: anche qui la moglie pi brava. Diciamo che il Terapeuta ac-
cenna al problema dei sogni e rimanda tutto alla ne dei quattro colloqui. I genitori di
Gerry sono contadini e hanno un altro glio sacerdote, come gi detto al primo collo-
quio. Il Terapeuta cerca di approfondire le dinamiche delle due famiglie di origine.
COMMENTO: siccome i problemi reali non sono quelli che portano i pazienti,
ma dietro a Naomi ci sono due genitori e dietro a Gerry ci sono i suoi genitori, da tenere
sempre presente, io chiedo di parlarmi della famiglia dorigine facendo una domanda
aperta: Mi parli della sua famiglia dorigine.
Gerry stato sempre complessato nei confronti del fratello che ha stu-
diato e ha fatto carriera, mentre lui stato in collegio ma non ha completato
gli studi. E questo lo ha fatto sentire, per i suoi sensi di colpa, sempre com-
plessato sia nei confronti del padre, sia nei confronti del fratello. Unaltra
sorella non ha studiato ed sposata.
Gerry, per il padre, doveva fare carriera e lo ha fatto, ma lui non ci cre-
de, complessato.
COMMENTO: questa la realt. Se abbiamo una formazione psicoanalitica
ci dobbiamo chiedere il perch, se abbiamo una formazione sistemica-transazionale-
comportamentale ci chiediamo il come. Ma siccome noi abbiamo una formazione
psicoanalitica ci chiediamo sia il perch sia il come. Quando a un convegno a
Padova di Gilliron e Sifneos ho sentito che i disturbi funzionali di coppia dipendono
dalle famiglie dorigine e dallEdipo non risolto, mi si aperta una porta perch io gi
modestamente ci pensavo. Nelle famiglie schizofreniche avviene il contrario. Quindi
nelle famiglie schizofreniche parto dalla realt quindi parto dallapproccio sistemico per
arrivare a quello psicodinamico, mentre nei disturbi funzionali e nelle malattie psico-
somatiche si parte un po dalla realt per rimettere le regole e poi si va nellinconscio.
Una famiglia sregolata dalla nevrosi alla psicosomatica no alla famiglia borderline
e famiglia perversa dove la regola viene contestualmente negata, il primo compito di
rimettere un po alla volta le regole, non bisogna fare la predica, ma agire, far notare
quando si rompe la regola. Quindi la regola fondamentale. Naomi, in questo col-
loquio, ascolta di pi il marito e non parla della sue origini (che agli occhi
del Terapeuta sembrano borghesi). Lascia parlare sempre Gerry... Non c
tempo e lobiettivo sar raggiunto al quarto colloquio.
Quarto colloquio. Pian piano, Naomi parla ancora della sua infanzia e
si apre di pi. Dice che non ce la fa a parlare di tutto quello che ha subto
in famiglia... un padre violento e una madre che ha dovuto subire. Non ap-
profondisco e ora sembra pi chiaro il mio effetto di alone riguardo alle
origini di Naomi...
COMMENTO: leffetto di alone lo stesso effetto che si verica nel deserto an-
che se quello precisamente denito secondo la teoria della Gestalt leffetto della fata
morgana ossia ogni qualvolta uno ha fame o sete vede la duna ed dovuto al calore,
noi ci mettiamo la fata perch ci potremmo mettere anche il mostro. Questo per dire che
ho avuto un po leffetto alone, un po leffetto della fata morgana visto che lei
veste bene, ha delle belle gambe, ho pensato: Sicuro di origine borghese visto che le
donne di rango inferiore non hanno belle gambe (pregiudizio etnico psicoanalitico), si
esprime bene, sorridente, ha telefonato lei, etc.
Gerry ripresenta i suoi sintomi intestinali. Dice che preoccupato per
il glio maggiore perch gli sembra che si stia riproponendo la stessa dinami-
ca che ha avuto lui con il proprio padre.
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Alle ne dei quattro colloqui ( passato un mese e mezzo dalla telefo-
nata), si decide per una terapia analitica breve di coppia sia per i problemi
di Gerry, sia per migliorare la comunicazione allinterno della coppia. In
effetti, diciamo che se i disturbi di Gerry riguardano la comunicazione con
se stesso a livello pi profondo e lo star bene con gli altri, ne consegue che
migliorare la qualit della comunicazione di coppia basilare per star meglio
prima con se stessi. Naomi dice che a volte sta male con gli altri e Gerry
sottolinea che con tutti i disturbi che ho verrei pure da solo.... Facciamo
il contratto terapeutico di 6 mesi con una seduta la settimana rinnovabili:
si analizzeranno pure i sogni. Si chiarisce che lappuntamento pu essere
spostato per gravi problemi solo avvertendo due giorni prima. Allultimo mo-
mento non si telefona e si paga la seduta.
COMMENTO: questa la regola fondamentale che ho adottato io, ci sono
psicoanalisti che invece non ammettono eccezioni ossia la seduta si paga vieni o non
vieni, ci sono altri della scuola di Zurigo secondo i quali la regola che almeno due
giorni prima bisogna avvertire. chiaro che poi nella realt c una personalizzazione
della regola: se uno trasgredisce sempre gli si dice che se viene o non viene, in ogni caso
paga, se uno ha dei grossi problemi allora si deve recuperare o se uno ci gioca ed una
resistenza, il problema sempre di non far giocare sulla resistenza e a livello analitico
chiaro che, come disse Freud: Io vivo di questo lavoro, io metto a disposizione tua
la mia ora tu fanne quello che vuoi perch io sto a disposizione, se facciamo questo
contratto tu lo devi accettare. In questo lavoro non si pu sopravvivere o vivi o muori
anche perch il cliente vede se siete sicuri. Quindi, se la persona mi chiama due giorni
prima e ha un grave problema e quindi non ci gioca, si deve recuperare. Il cliente o
lallievo deve dare per scontato che si deve pagare e non il contrario, poi il terapeuta
decide, altrimenti la castrazione, la frustrazione, il dolore, la rabbia, il senso di abban-
dono non arriva mai e che imparate voi? E poi come fate con un paziente che vi d
frustrazioni perch viene e non viene?
Prime sedute di coppia. Lei come un vulcano: conduce la terapia,
pensa a tutto, porta i sogni e lui fa fatica a stare dietro a questa moglie che
ha fatto molto sia per lazienda, sia per il marito. Cominciano a venire fuori
le storie vere delle famiglie di origine. La famiglia del marito benestante,
al contrario della famiglia di lei; la sorella di Naomi, Jessica, unanoressica
grave e ha avuto molti problemi. stata in cura da uno psichiatra e, adesso,
separata (non laveva detto prima). La stessa Naomi, racconta che ha sofferto
di anoressia da adolescente; il pap massacrava di botte la moglie, la quale
sopportava le angherie e le violenze del marito per anni. Naomi, insieme a
sua madre, ha sempre coperto tutto: durante la terapia ha rivelato pure che il
padre, da piccolina, aveva tentato, qualche volta, di sedurla... lei ci ha scher-
zato su e io ho lasciato cos la ferita. Argomento che si sarebbe ripresentato
sicuramente pi in avanti. Schematicamente, durante i 6 mesi di terapia di
coppia (si passer, poi, a due sedute al mese per altri 6 mesi), la bilancia se-
gnava pi punti dalla parte della moglie, mentre il marito era ancora dentro
il guscio: Naomi lavorava molto sui livelli da 1 a 5; Gerry sui livelli 1 e 3, qual-
che volta il 5. Comunque, Naomi, che diceva di aver gi fatto un percorso te-
rapeutico e che non ne aveva bisogno per i suoi problemi personali, comincia
ad entrare di pi nel proprio mondo interno; Gerry, da parte sua, continua
a lamentarsi dei suoi disturbi somatici (mal di stomaco, nausea, giramenti di
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testa), anche se si sente molto meglio come spirito e stato danimo, precisa.
Per i primi 6 mesi migliorata la relazione di coppia e si riequilibrata la
dinamica comunicazionale. Naomi parla pi di s e Gerry fa fatica a portare
sogni signicativi. come se avesse paura di scoprirsi; Naomi si scoperta ed
ora ha paura di affrontare i problemi riguardo alla propria infanzia. Gerry
ricorda di pi violenze subite al Collegio da parte di un giovane pi grande di
lui, e la seduta successiva porta un sogno in cui sodomizza il glio primogeni-
to. Si parla di questo vissuto per pi di una seduta.
COMMENTO: ecco i perch. Quindi quando Gerry dice che ha avuto il com-
plesso di inferiorit rispetto al padre e al fratello, questa posizione di passivit non che
ci deve fare pensare ma quando racconta, in un sogno rivelatore, che ha subto delle vio-
lenze da parte di un maschio al Collegio, signica che lui era gi pronto a subre e non
a fare violenza, quindi la struttura gi c ed andato a trovare come si dice la forma
per la scarpa. Quindi, quando succede un fatto comportamentale, come ad esempio
la pedolia dei preti, da ricondurre, dal punto di vista psicoanalitico, allinfanzia;
quindi la posizione attiva o passiva si vede dallinfanzia. chiaro che Gerry ha dei
problemi con il glio primogenito e, proiettivamente, sogna che vuole violentare il glio
perch stato violentato lui e prima di lui c stato il padre che lo ha violentato psicolo-
gicamente. Nella psiche la violenza sica e la violenza psichica coincidono e questa ne
la dimostrazione. Anzi, la violenza psichica peggio di quella sica perch quella sica
, diciamo, concreta mentre quella psichica siccome non la puoi vedere ti sfugge sempre.
Naomi, con grande sofferenza, ricorda le attenzioni e le seduzioni di
suo padre e i suoi silenzi; lei ammette il piacere della signorinella. Nel tem-
po ha sublimato tutto e ha cercato di salvare e giusticare il padre che ha
combinato molti guai alla famiglia. Anche Jessica, comunque, ha subto sedu-
zioni da parte del padre ma, alla ne, Naomi, con laiuto di Gerry, ha fatto
assumere Jessica presso la ditta di unamica di Gerry. E prima ancora, sempre
con laiuto di Gerry, laveva accompagnata da uno Psichiatria- psicoterapeu-
ta. Alla ne, viene fuori un quadro diverso da come lavevo immaginato. Mi
sono chiesto: Perch Gerry sta male? Ha fatto tanto bene, per se stesso, per
la famiglia sua e, in particolare, per la famiglia di Naomi. Ha perdonato il
padre... ha capito la sofferenza di sua moglie... la sorella. Perch Naomi non
lo capisce, non cos comprensiva e riconoscente?.
Entrambi hanno fatto tanto per le rispettive famiglie: anche Gerry ha
comprato un appartamento in citt ai genitori, ma si sente sempre inferiore e
non accettato dal padre. una situazione complessa. Naomi, da quando gua-
dagna bene, aiuta sua madre che ora vive da sola e non ha voluto seguire il ma-
rito (non sono separati, legalmente). In effetti, tutti hanno perdonato tutti...
Allottavo mese di terapia la moglie comincia a dire: Sto male, non
so andare avanti; ho mal di stomaco, la gastrite mi si riaccentuata. Mangio
molto... sogno molto. Gerry, al contrario, dice: Sto meglio, comincio a dor-
mire, comincio a riposare di pi e ricordo bene qualche sogno. Fa sogni in
cui lui non corre pi con le macchine, lungo le autostrade, come allinizio;
ora entra dentro la sua casa che gli ricorda la sua infanzia, si riposa assieme
ai genitori che lo accolgono, in un sogno, con la banda del paese. Naomi
parla di sogni e di ricordi precisi che aveva dimenticato, mentre il marito si
lamenta poco dei suoi malesseri e comincia a sognare di pi. La motivazione
inconscia di base lho comunicata alla coppia.
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COMMENTO: la motivazione cosciente quella che uno ci racconta, la moti-
vazione inconscia al cambiamento accettare la terapia, quindi sono due posizioni
complementari e diverse. La terapia familiare non si pone la motivazione inconscia
al cambiamento per si pone il problema della motivazione al cambiamento. Naomi
legata inconsciamente e in maniera forte al padre; gli perdona tutto e quindi, nellado-
lescenza, non ha potuto affrontare lEdipo in termini di confronto e di conitto.
COMMENTO: non ha mai litigato con il padre, non ci si mai confrontata e
gli ha perdonato tutto ed era forse la migliore delle soluzioni possibili in quel periodo.
riuscita a sublimare la situazione e rimane innamorata (con rimozio-
ne) di suo padre, al di sopra della madre e della sorella. Nei confronti di sua
madre protettiva e, pian piano, prende il suo posto perch una ragazza
seria e studiosa; protegge la sorella minore e quindi si sente meno in colpa
per questa sua sublimazione edipica. Il vantaggio che essendo una bella
ragazza, nel paese dorigine, potrebbe avere un matrimonio vantaggioso per
s e per la sua famiglia. La seduzione, uno stile di vita particolare suo, laveva
portata a conquistare, prima di Gerry, il glio del medico del paese ma le
malelingue hanno avuto il sopravvento sulla bella relazione e, nel tempo,
hanno sventato il probabile... matrimonio. Gerry, originario di un paese
vicino, a sua volta aveva inconsciamente, come imprinting, questa dinamica
edipica: gli piaceva scoprire sua madre nei suoi pensieri da ragazzo, sempre
coperta di tutto punto, una madre che non aveva mai potuto sognare, solo
immaginare qualche pensiero spinto, ma rimosso con paura. Gerry, ultimo-
genito, era vissuto in una famiglia molto autoritaria e repressiva nei costumi,
ma non violenta. Non ho mai visto un braccio nudo di mia madre!, aggiun-
ge lui. Il suo amore inconscio per la madre lo fa diventare molto chiuso e
timoroso nei confronti di suo padre e del fratello, che poi diventer prete.
Per non sentirsi molto in colpa (anche nei confronti del padre) doveva ub-
bidire, riuscire nella vita e fare carriera cosicch, suo padre, avrebbe potuto
dire a tutti che anche suo glio minore aveva fatto carriera per merito suo! E
questo lo faceva star meglio anche se i problemi gastrointestinali gi si faceva-
no sentire. A Gerry piaceranno le donne che riescono a sedurlo: ne ha avute
due prima di Naomi, ma non intelligenti come lei. Lei ci sa fare, si presenta
bene, parla bene e indossa anche adesso la minigonna!
COMMENTO: facciamo un salto e ora spieghiamo che cosa sono gli equivalen-
ti onirici che modestamente ho scoperto sul piano clinico. Pian piano ho notato che
tutte le coppie, a un certo punto della terapia, dopo 6-8 mesi di terapia, presentavano
un punto di raccordo: veniva fuori dai loro sogni ci che io ho denominato equiva-
lenti onirici. I due componenti la coppia raccontavano sogni equivalenti dal punto
di vista contenutistico e/o dal punto di vista simbolico nella stessa seduta, tenuto
conto che proibito raccontarsi i sogni prima della seduta. La regola che non devono
raccontarsi i sogni prima della seduta. Se vedo che trasgrediscono, dopo aver valutato
bene, prendo atto che, non rispettando le regole, non vogliono continuare la terapia. Di
conseguenza la interrompo io.
Nel sogno della moglie e in quello del marito compare un contenuto o un simbolo
equivalente che ci fa pensare ad una comunicazione subliminale, molto profonda,
chiaramente non-verbale, e quindi onirica tra i due. La coppia comunica pi pro-
fondamente e, quindi, pi simbiotica e desidera essere, per se stessa, pi chiara e pi
trasparente. A questo punto ho notato un primo cambiamento, un passaggio fonda-
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mentale del cambiamento intrapsichico che precede il cambiamento a livello verbale o
somatico. Questo avviene anche con un conitto esplicito verbale, con una successiva
regressione sintomatologica. Quindi prima un cambiamento intrapsichico attraverso il
sogno per i sintomi si possono riaccentuare, i comportamenti possono essere contrad-
dittori e contrari rispetto al sogno, per mi devo aspettare, dopo un po di tempo, un
cambiamento esterno interpersonale negli atti comportamentali. il contrario di quello
che fanno i comportamentisti, ossia io cambio la radice e poi vedo il frutto che fa. Come
il contadino. Infatti, se ad esempio un ulivo malandato ci vogliono circa sette, otto
anni per ridare i frutti buoni quindi si deve trattare per parecchi anni, poi per arriva
il frutto migliore e duraturo. Oppure, a livello interpersonale, cera un conitto eviden-
te a parole (1 livello, mentre al 5 livello, quello onirico, veniva fuori un equivalente
onirico). Quindi un conitto evidente con le parole e il contrario a livello onirico.
Quello che conta di pi di certo quello onirico. Il terapeuta quindi deve qui analizza-
re il paradosso. Cos assistiamo ad un paradosso tra i diversi livelli ed il paradosso di
cui si occupa il Terapeuta che indica linizio del cambiamento anche nei comportamen-
ti individuali e di coppia.
Qualche esempio potr chiarire meglio questa scoperta clinica importante.
Naomi dice che ha due sogni da raccontare e Gerry uno. Prima lei
- aggiunge il marito - perch io non lo ricordo ora. Chiaramente il processo
di mentalizzazione graduale. Sogno di Naomi: Stavo in strada con la mia
macchina aperta e arriva un amico di Gerry che si chiama Erasmo che porta
con s tanti accorgimenti: per esempio, gli attrezzi, tipo chiodi, bottoni, mar-
telli e ripara la macchina, e ne fa quasi unopera darte. E aggiunge: Erasmo
un amico di mio marito, fa il falegname, andiamo daccordo da molti anni.
Naomi parla bene di Erasmo, e Gerry, allimprovviso, pensa che rappresenti
il Terapeuta. Cos si parla del rapporto fra noi, qui e ora, quando abbiamo
iniziato, e l e allora (dinamica triangolare edipica: anche se lei cerca di collu-
dere col Terapeuta, come la glia col padre, escludendo il marito).
COMMENTO: quindi se la terapia a indirizzo psicoanalitico-sistemico, le di-
namiche sono sempre quelle che si ripetono per effetto della coazione a ripetere, quindi
mi devo aspettare che Naomi usa la seduzione per non farmi essere me stesso e lui ripro-
pone laggressivit repressa, quindi loro ripropongono le dinamiche che hanno avuto in
famiglia e io devo capirlo prima per non entrare in conitto, li precedo cos li smonto
sempre.
In realt, Erasmo era stato chiamato da Gerry come collaboratore nella
sua ditta, mentre il Terapeuta era stato chiamato da Naomi. Un altro sogno:
lo e mia madre siamo a letto, stiamo insieme abbracciate, io sto provando
piacere sico. Gerry ricorda il sogno: Stavo in campagna e incontro un
vecchio amico di mio fratello sacerdote il quale mi dice che faccio bene a ve-
nire a P. Linizio di equivalente onirico dato dai due sogni riguardo
alla gura del Terapeuta: Noemi lo sogna camuffato e con una dinamica al
contrario mentre Gerry stesso interpreta il sogno di Naomi. Gerry, invece,
pi chiaro nel suo sogno.
Cosa signica questo dato di fatto? Gerry, che era pi coperto e struttu-
rato, si apre e coglie subito la verit onirica. Naomi, che era pi aperta (su-
percialmente), nel sogno, camuffa i personaggi, imbroglia la dinamica
dellinviante e non coglie lei stessa linterpretazione.
- 47 -
COMMENTO: quindi alla ne Naomi imbroglia e Gerry inibito, questa la
struttura intrapsichica. il contrario di quello che appaiono.
Nella dinamica di coppia sembra pi veritiero Gerry. Si parla delle
associazioni intorno al secondo sogno, il rapporto con la madre, ecc... Poi,
lei aggiunge che si porta un macigno addosso: quando parla con il marito ha
paura di lasciarsi andare perch pensa che questo macigno possa sciogliersi
dentro di s e ha paura che lui non ce la faccia pi a sopportarlo.
COMMENTO: quindi lenigma della snge: se lei si lascia andare il marito
non la sopporta e quindi faceva la svelta.
Un mese dopo. Ecco lequivalente onirico di due sogni tra Naomi e
Gerry. Sogno di Naomi: Siamo andati in gita io e mio marito e abbiamo con
noi la bambina di nostro nipote, di due anni; ci stiamo giocando e allim-
provviso la piccola cade in una specie di laghetto. Gerry si butta, prende la
bambina, riesce a prenderla, la salva, se la porta in braccio. La bambina la
glia del nipote, glio del fratello di Gerry, di cui la coppia rispettivamente
madrina e padrino. Sogno di Gerry: Stavo facendo un viaggio in un posto
bello, un paese antico, siamo entrati in un parco bellissimo; cera una coppia
giovane che non conoscevo, avevano una bella bambina di due anni; a me
piacciono i bambini. La signora mi dice: - Vuoi tenere in braccio la bambi-
na? - Io lho presa in braccio e me la tenevo stretta, ed era un piacere bellissi-
mo a tenerla in braccio; ho chiesto di tenerla ancora e la signora risponde di
s, e cos anche la bambina mi si stringe e mi fa le coccole. Sogno di Naomi:
(un mese dopo dice): Va meglio lo stomaco... ho fatto un sogno, dottore:
- Avevo in braccio tre - due (lapsus)... eh marito... tre gli; no, due gli... e
me li abbracciavo, e me li tenevo stretti.
COMMENTO: avete capito lequivalente onirico? Chiaramente se non si sono
inuenzati a livello cosciente, si sono inuenzati a livello inconscio. Qual la dinami-
ca? Che ognuno di loro nelle rispettive proiezioni psichiche del proprio s voleva ricon-
ciliarsi e poi esternamente aveva questi due bambini e tutti e due volevano come due
bambini essere presi in braccio. Questo il succo di tutto il discorso ossia si difendevano
per non abbracciarsi per tutte le cose che avevano subito.
Nel sogno c il lapsus: il marito-glio viene per un attimo abbracciato
come gli altri gli. Poi nella seduta successiva lei parla delle violenze verbali
subite dal padre, e delle offese verbali gravi, quando suo padre e sua madre
erano suoi ospiti nel periodo in cui Gerry lavorava fuori per alcuni mesi.
Seduta successiva: un altro esempio di equivalente onirico.
Lei: Sto con tutta la mia famiglia e con il primogenito, Angelo, su un
bel lago, con acqua chiara, con i pesci, i quali stavano saltellando... cera la
bellezza del lago, la principessa e la proprietaria. Di fronte cera una mon-
tagna, e una strega scende pian piano, si ferma, come un fantasma, vicino a
me. Lho guardata in faccia e lei ha scagliato una freccia; lei si fermata vici-
no a me senza toccarmi e io ero lo spirito di questa principessa. Io mi sentivo
una ammella che si era accesa nel mio cuore e che mi faceva cambiare.
Lui: Dottore, due notti lo stesso sogno: eravamo tra amici intimi, cera una
donna vestita con un vestito stretto, il suo corpo abbondante e prosperoso mi
eccitava; era come una principessa delle favole ed aveva un viso bello, antico
che emanava una certa dolcezza; era affascinante, si parlava tra uomini, tutti
- 48 -
parlavano e si scherzava, e questa donna diceva: - Io voglio bene a mio marito
- e come ammiro estasiato questa donna dico nel sogno: - Torno a casa mia - e
poi penso al tradimento. Ecco io vorrei che mia moglie fosse come questa.
Nella realt, molti tratti sici, appartenevano alla moglie ma Naomi vuole
uccidere la sua faccia da strega, la sua propria madre persecutoria e interna
che abbraccia il glio primogenito, che porta il nome di suo padre. Mi fanno
notare che ormai non si abbracciano pi da anni.
A livello interpersonale hanno esteriorizzato i loro sogni che, in par-
te, sono in conitto col livello verbale: ancora una volta, il paradosso della
coppia esiste tra il 5 e il 1 livello (intrapersonale e interpersonale). La sera
prima si erano abbracciati e avevano fatto lamore dopo due anni.
Altri esempi clinici di evoluzione versus gli equivalenti onirici:
Decima seduta, 6 mesi di terapia; due sedute al mese. Inizio di menta-
lizzazione.
La Famiglia SEMPLICE: si parla dellorario, dellorganizzazione della
famiglia per il glio Paolo di 8 anni che fa incubi la notte e non vuole anda-
re a scuola. Monica aveva fatto sempre di testa sua riguardo alleducazione
dei gli. Ora si avvicina alle idee del marito. 1 Sogno di Monica (dopo tre
mesi): Sogno che prendo il libro del vangelo suo (rivolgendosi al marito) e
lo metto ai piedi del nostro palazzo, in giardino, allangolo della base. 2 So-
gno di Monica: Mi esce lintestino, lutero e lo rimetto dentro, senza che mi
sconvolgo pi di tanto. 1 Sogno di Marcello: Mi ricordo di essere andato
da un chirurgo e mi ha visitato la pancia. Ho cambiato lavoro perch dove
stavo non ci stavo bene.
Dopo nove sedute (5 mesi): Lei: Ho fatto un sogno.
1. Monica: Mi toglievo il reggiseno e lo mostravo a mio marito.
1a. Marcello: Stavo senza mutande e mia moglie mi guardava.
COMMENTO: non ho detto che questa era una famiglia altamente pulita.
Dopo ancora un mese:
2. Marcello: Mio glio Giacomo mi rispondeva.
2a. Monica: Mia glia Sara mi trattava male e non mi ha messo la pasta
dentro il piatto.
La Coppia Buddista: da una separazione di fatto si chiede una psicote-
rapia per la riunione della coppia. Giuliano, Erminia e Dolly. Crisi per cam-
bio di religione del marito (sintomatologia).
La coppia era di fatto separata, con un bambino di 3 anni e mezzo.
La terapia si sostanzializza nel focalizzare i veri motivi dellallontana-
mento del marito.
1. Sogno di Giuliano: Mia moglie si un po invaghita del ragioniere
della ditta.
2a. Sogno di Giuliano :lo e mio padre andiamo allo stadio insieme e
faccio la la per vedere la partita.
Nella realt la moglie e il padre non lavorano pi con lui (lei rimasta
nella stessa ditta del suocero, dove lavorava anche Giuliano).
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COMMENTO: lui ora si allontanato e ha fatto questi sogni, lui che se ne era
andato a vivere sette otto mesi da solo perch si voleva separare, dopo la terapia questi
sono i risultati.
Ha cambiato la sua vita reale e si crea un immaginario che colma il
vuoto in senso affettivo e simbolico (a. mostra che geloso della moglie; b.
si sente in colpa nei confronti del padre e si riavvicina alla sua gura). Quindi
c un conitto aperto tra il primo livello e il quinto livello. Ora, da 20 giorni
e per la prima volta, Giuliano diventato proprietario di una nuova ditta crea-
ta da lui stesso, mentre il padre ora un suo dipendente che lavora dallester-
no. La situazione cambiata: capovolgimento nella relazione padre-glio
(nellinfanzia il glio aveva sofferto tanto e subiva lautoritarismo del padre).
2a. Sogno della moglie: Cera una festa di bambini e mia madre era
tanto attiva a servire la gente e io ne ero contenta.
Da diverso tempo Erminia si era dovuta allontanare dalla madre per-
ch la controllava persecutoriamente. Qui si vuole mettere in evidenza come
agisce il cambiamento. Solo un cambiamento intrapsichico, cio inconscio,
comporta una sostanziale presa di coscienza i cui segnali sono linizio del
processo di mentalizzazione con conseguente desomatizzazione, e diversi
equivalenti onirici che compaiono durante la terapia. I nuovi vissuti prepa-
rano un cambiamento pi sostanziale dentro la relazione di coppia.
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Indirizzo degli Autori: (per tutti) Dott. Agresta Fausto
Via Bologna, 35 - 65121 Pescara
E-mail: fagresta@hotmail.com
Tutti gli Autori di questo articolo fanno parte della Direzione Scientica della Rivista
- 51 -
I NUOVI PROTAGONISTI
DELLA REALT ADOLESCENZIALE:
GLI ABUSI MEDIATICI
Monica Savino
1. Introduzione
La rete telematica certamente il segno di una rivoluzione che non ha
pari nel passato e che sta modicando a vari livelli il nostro modo di vivere,
di concepire lo spazio e il tempo, di interfacciare gli eventi e le attivit del-
la vita quotidiana adesso segnata da quote sempre pi consistenti di onnipre-
senza e pervasivit delle tecnologie.
Fino a poco tempo fa Internet era uno strumento riservato solo a pochi
esperti e appassionati dellinformatica, oggi si capillarmente diffusa espan-
dendo i suoi campi di applicazione, dal lavoro, allo studio al divertimento.
E una svolta signicativa quella che stiamo vivendo dal momento che la
navigabilit degli scenari telematici sta inaugurando nuovi modi di porsi nei
confronti del reale, ora ampliato nelle sue forme e nelle sue possibili espres-
sioni.
Stupore, entusiasmo, paura e interrogativi costellano questo scenario
dalla geograa ancora incerta. La rete telematica, metafora della moltepli-
cit di un mondo in divenire, attraversata da dinamiche spesso divergenti,
frammentata da nodi ambigui che ne rendono difcile letture univoche e
interpretazioni lineari. Estesa piattaforma delle potenzialit ma anche dei
rischi, delle risorse ma anche dei disagi delluomo. Gli accesi entusiasmi che
sembrano opporsi a consistenti scetticismi nei confronti di una novit tecnica
come Internet invitano a guardare al signicato cognitivo/ affettivo che luo-
mo attribuisce allinnovazione e questo perch tali atteggiamenti rinviano
sia al mondo proiettivo delle nostre emozioni, paure, aspettative, progetti sia
allimpatto che, in un modo o nellaltro, la tecnologia esercita sulla nostra
psiche ponendosi come una nuova trama di signicazione. Tra atteggiamenti
sociali di attrazione e difdenza, il popolo di navigatori quotidiani cresciu-
to e comprende ormai ogni razza ed ogni et. In realt il problema riguarda
sempre pi da vicino bambini ed adolescenti.
Navigare nelle reti comporta abilit nuove nello stile comunicativo ma
soprattutto nei processi di pensiero, a cui chiesta sempre maggiore essi-
bilit e rapidit nel passaggio operativo tra dimensione reale e dimensione
virtuale, tra una relazione mediata da uno spazio emotivo - sico a una rela-
zione mediata da uno spazio emotivo - articiale. Tuttavia, in alcuni soggetti
osservati, si rileva una certa difcolt nellidenticare il limite che separa la
realt dal virtuale o nella capacit dinamica, di tornare velocemente in una
situazione di realt dopo una certa permanenza in una fase di virtualit.
Per i giovani in et di sviluppo e per alcuni soggetti predisposti, il
rischio che labuso della rete per comunicare crei confusione nella distin-
zione tra reale e virtuale (soprattutto nel senso di S), che non sia pi facile
comprendere cosa fa parte di S realmente e cosa possibile sperimentare
solo virtualmente, poich ci che concesso in Rete non ha le stesse conse-
- 52 -
guenze che si produrrebbero nella realt. In considerazione di ci, soprat-
tutto i bambini e i giovani dovrebbero limitare il tempo trascorso su Internet
ed integrare delle esperienze di comunicazione reale, al ne di evitare di
sviluppare delle abilit emotive e sociali prevalentemente attraverso questo
strumento tecnologico che, in questo caso, risulterebbero estremamente li-
mitanti o deformanti rispetto alle richieste per adattarsi nella vita reale.
2. Materiale e Metodo
Il campione preso in esame comprende 327 studenti, di cui 197 sono di
sesso maschile e 130 di sesso femminile afferenti a scuole Medie e Medie-Su-
periori dellAgro-Nocerino Sarnese nel Salernitano. Let dei soggetti com-
presa tra i 12 e i 17 anni ed stato somministrato lo IAT, Internet Addiction
Test, apparso nel libro di Kimberley S. Young (Presi nella rete, 2000) che
consta di 20 item per ciascuno dei quali il soggetto deve indicare un livello di
frequenza da 1 (mai) a 5 (sempre).
Esso stato adattato per essere applicabile a bambini e adolescenti.
Il questionario permette di stabilire se un bambino o adolescente riesce ad
avere un buon controllo del suo tempo on-line considerando leffetto che la
chat o altri ambienti interattivi possono avere sulle attivit quotidiane quali lo
studio, il gioco, le amicizie, lo sport. Un utilizzo smodato di tale strumento,
quale Internet, potrebbe creare seri problemi alla vita del ragazzo con il ri-
schio di vivere in un mondo di fantasia allontanandolo dalle normali attivit.
3. Discussione risultati
I risultati ottenuti di maggior impatto relativo allutilizzo di Internet
riguardano i dati che si riferiscono sostanzialmente al problema del controllo
e della gestione del tempo trascorso in Internet.
I dati ottenuti pari al 20,8% e al 20,2% (vedi Tabella 1a e 1b;) depongo-
no nellesistenza di un effetto fascinatorio ed ipnotico del collegamento che
costringe il soggetto allo strumento e ad unincapacit a chiudere il collega-
mento. Un alto potere di interdizione sulle attivit abituali della vita (effetto
interferenza) che sembra essere un altro elemento strutturante il rapporto
dei ragazzi con la Rete, segnale di una sempre maggiore invasivit della rete
nel quotidiano dei ragazzi.
Lulteriore elemento qualicante la rotta dei naviganti in rete rappre-
sentato da un aumento nello stabilire amicizie con sconosciuti on-line, pari al
17,1% (vedi tabella 1c), preferendo realizzare legami di tipo interpersonale
in un mondo virtuale piuttosto che interagire con persone in carne e ossa. Il
pericolo che i piccoli navigatori di Internet si espongano a materiale capa-
Tab. 1a Tab. 1b
- 53 -
ce di offendere la dignit umana
e tale da farli sentire sconvolti e
impreparati a difendersi. Facen-
do leva proprio sullingenuit e
sullattrazione per lavventura nei
ragazzi e sul loro desiderio di fare
amicizia, le chat line sono il cana-
le privilegiato con cui i pedofili
riescono ad agganciare le loro vit-
time. Una componente importan-
te, per quanto riguarda limpiego
della telematica da parte dei pedoli, infatti la possibilit di mantenere
lanonimato nel corso dei collegamenti nalizzati allo scambio di pornogra-
a o ai tentativi di adescamento.
Quanto alle classi di et, sono soprattutto i soggetti compresi tra i 12
e 14 anni, quelli maggiormente impegnati in un uso difcoltoso di Internet
(vedi Tabella 2), ci potrebbe far pensare a un futuro di questo comporta-
mento a rischio.
Internet possiede caratteristiche allettanti che possono rappresentare
fattori di rischio per lo sviluppo di una vera e propria dipendenza, in partico-
lare in soggetti, adolescenti e non, meno maturi, con alto livello di curiosit,
con bassa autostima e con difcolt relazionali. La Young sottolinea come il
54% dei dipendenti da Internet abbia presentato una precedente storia di
depressione, il 34% sintomi di ansia e bassa autostima, il 52% ha avuto pro-
blemi alcolici.
Negli ultimi anni sembra emergere con sempre maggiore frequenza il
ricorso a un rapporto distorto con la rete avente il rischio che il soggetto
possa fuggire in unaltra realt virtuale, che esiste solo come rappresentazio-
ne elettronica, senza alcuna esistenza concreta.
Quanto al genere (vedi Tabella 3), larea del rischio sembra riguardare,
Tab. 1c
Tab. 2
Tab. 3
- 54 -
in controtendenza rispetto alle precedenti ricerche, le femmine con il 29,2%
rispetto ai maschi con il 20,8%.
Ci potrebbe far pensare al fenomeno che sta dilagando tra le mino-
renni cio lo scambio di immagini o video personali a contenuto sessuale
o studentesse che si vendono mostrandosi alla webcam per una ricarica al
cellulare o per una ricarica postepay. Le motivazioni per le quali una ragazza
partecipa a questi tipi di scambio, sono legate soprattutto alla sfera del rico-
noscimento e della vanit.
Relativamente al rapporto sessualit/Internet, emerge un desiderio di
esprimersi attraverso la rete. Tra i comportamenti diffusi tra la propria cer-
chia di amici, sembrano molto presenti linviare messaggi con riferimento al
sesso (43%), inviare dati personali a qualcuno conosciuto in Internet (43%),
guardare video/immagini a sfondo sessuale su Internet (41%), ricevere mes-
saggi con riferimento al sesso (41%), dare il proprio numero di telefono a
qualcuno conosciuto in Internet (40%) e non ultimo tra i pi diffusi avere
rapporti intimi con qualcuno conosciuto solo in rete (22%).
Sembra capire che lutilizzo che i ragazzi fanno di Internet sia forte-
mente inuenzato dalla sfera delle relazioni e delle emozioni, pertanto laf-
fettivit e sessualit, insieme alla percezione del rischio e alla consapevolezza
dei pericoli, sono un ambito fondamentale sul quale agire in termini di pre-
venzione quando si parla di sicurezza in rete.
La possibilit di avviare contatti con persone e luoghi virtuali pone le
basi per una profonda rivoluzione del modo degli adolescenti di pensare la
relazione con il reale. Per gli adolescenti la relazione con lo schermo si rivela
un punto di riferimento credibile per la costruzione dellidentit. E lo stru-
mento, innanzitutto, a esercitare un fascino prorompente. Fascino accentua-
to dalla possibilit di contattare il virtuale per un arco di tempo ininterrotto
durante il giorno. La realt virtuale surroga altre dimensioni relazionali che
abdicano al proprio ruolo. Pensiamo, in primis, alla famiglia o a quella rete
che un tempo costituiva il recinto nel quale gli adolescenti muovevano i
primi passi allinfuori delle mura domestiche, costituita da oratori, cortili e
sezioni di partito. Le chat, i videogiochi, pi in generale la realt virtuale,
rappresentano la vetrina delle nuove generazioni, quantomeno uno degli
spazi di socializzazione maggiormente frequentati dagli adolescenti di oggi.
Internet sta consolidando sempre pi il suo ruolo centrale nella socia-
lizzazione dei ragazzi, afancandosi a pieno titolo alle agenzie tradizionali
come la famiglia e la scuola: circa un terzo dei ragazzi ha instaurato nuovi
rapporti di amicizia tramite Internet (34,2%).
C il rischio di confondere mondo reale e virtuale, di scappare davanti
alle difcolt prospettate dal primo, rifugiandosi nella semplicazione pre-
sentata dal secondo: se la cultura classica aveva il pregio di offrire strumenti
analitici attenti al perch e al come dei fatti, il mondo virtuale molto pi
facile da percepire e vivere. In questambiente si pu cambiare continuamen-
te et e sesso, ci si pu identicare con il proprio eroe preferito durante il
gioco.
La tecnologia dellassenza facilita lo sviluppo di modalit auto rappre-
sentative idealizzanti, lidentit psichica diventa molteplice e si costruisce
diverse vie di fuga non essendo vincolata al reale. Il pericolo quello di
spostare i propri conitti di individuazione e di svincolo su una sintomato-
- 55 -
logia caratterizzata dalla possibilit, sorretta anche da una cultura complice,
di controllo assoluto della sofferenza soggettiva. Tale situazione rompe il con-
tinuum evolutivo esplorazione-sda - ducia - autonomia attraverso il quale lin-
fante, poi adolescente, poi adulto, arriva a collocarsi nel reale. Lo sostituisce
con un continuum decisamente pi affascinante che mette in la esplorazione
evitamento-onnipotenza - illusione. Mancando la sda con il reale attraverso
levitamento reso possibile dal virtuale, si perde la possibilit di conquistare
autonomia dallincontro con la frustrazione e si conquista lidea di unonni-
potenza che illusoria. Ladolescente non si nutre pi di quel passaggio che
vorticoso nellet del cambiamento, quello delle domande di senso: Resta-
no inevase non perch la tecnica non ancora abbastanza perfezionata, ma
perch non rientra fra le sue competenze trovar risposte a simili domande.
Sul piano relazionale, inne, il pericolo quello di un disinteresse
verso le modalit interattive reali, conferendo al soggetto un senso di ap-
pagamento. Gli adolescenti corrono il rischio di perdersi, considerando la
dimensione mediatica quale propria realt, rifugiandosi in essa o, peggio,
modellando su di essa la propria idea del reale. I contatti con persone com-
pletamente estranee, lassenza di caratteristiche inibenti presenti nel contat-
to sociale vis--vis, la comunicazione informale, il piacere del mistero: tutto
questo rende pi gestibili le angosce relazionali.
Le tappe critiche del processo di costruzione dellidentit si rivelano
particolarmente propizie per il manifestarsi di condotte dipendenti e di con-
fusione nella gestione del rapporto tra reale e immaginario in virt della dia-
lettica continuamente agente tra cambiamento e sentimento di vulnerabilit.
Non casuale, come confermano anche studi recenti, che il fenomeno
della dipendenza patologica conosca dei picchi nel periodo adolescenziale,
in particolare negli stadi iniziali di questa fase del ciclo di vita. E il pericolo
della dispersione dellidentit che crea incertezza nelladolescente su ci
che e su ci che diventer: per contrastare questo pericolo il giovane pu
fare ricorso allidentit al limite pur di non disperdersi nel nulla identitario.
La dipendenza per gli adolescenti rappresenta un porto nella tempesta della
navigazione che apre agli orizzonti adulti, un porto che somiglia al riparo di
Circe, alla cui tentazione gli adolescenti, novelli Ulisse, non sanno resistere.
4. Conclusioni e Proposte operative
Affrontare la questione degli effetti e delle implicazioni psicologiche e
sociali di Internet una sda ambiziosa ma che va affrontata, tenendo conto
che una tale questione implica il misurarsi con un cambiamento velocissimo
della tecnologia che modicandosi, perfezionandosi e ampliandosi inserisce
nuovi paradigmi e dinamiche. Inoltre svariate sono le anime della rete e solo
la considerazione dello scenario complessivo pu farci cogliere i passaggi e i
collegamenti, perch svariate sono le sfaccettature dellambiente Internet e
gli esiti e le conclusioni a cui esso porta non sono di certo univoci.
Davanti al disincanto del mondo moderno necessario attivare stra-
tegie di empowerment individuale e collettivo per dirigere il progresso tecno-
logico nella direzione di un potenziamento individuale e comunitario, per
rafforzare il nostro livello di comprensione, di scelta, di senso critico, per
orientarci e agire da protagonisti attivi del mondo che ci attraversa, per im-
parare a padroneggiare attivamente la multiforme complessit a cui siamo
- 56 -
esposti. Sarebbe auspicabile promuovere attivit di Prevenzione, Psicoeduca-
zione e di Educazione alla Salute attraverso una attenta Campagna di Sensi-
bilizzazione per un utilizzo sicuro e responsabile dei Nuovi Media, attraverso
interventi educativi coinvolgendo non solo bambini e pre-adolescenti, ma
anche insegnanti e genitori.
In realt, i rischi non risiedono negli strumenti in s ma piuttosto in
un uso diseducatoo diseducativo di queste tecnologie. Secondo questa
visione, lattenzione deve focalizzarsi sul comportamento online dei minori,
visti come utenti attivi e partecipi della rete. Pertanto, possiamo dire che la
sicurezza online passa attraverso azioni preventive rivolte ai minori e che la
migliore prevenzione costituita da uneducazione attenta alluso che bambini e
pre-adolescenti fanno dei Nuovi Media.
Il fulcro di questo tipo di lavoro educativo la Scuola al pari della fami-
glia. Essa, infatti, rappresenta un luogo dincontro preferenziale, poich per-
mette di raggiungere e coinvolgere, con interventi diversicati, sia i ragazzi
che gli educatori (genitori e insegnanti).
La sda, dunque, di far crescere la dimensione del possibile, del
cambiamento ragionato e valutato, per acquisire gli strumenti un po come
una bussola in una navigazione incerta che consentano di orientarci verso
una profonda visione dellesperienza umana e delle sue possibili espressioni
psico-socio-tecnologiche.
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Monica Savino, Psicologa, Specializzanda in Psicoterapia Sistemico Relazionale presso
lIIPR Napoli.
Indirizzo dellAutore: Dott.ssa Monica Savino
via Laudisio n.60 - 84087 Sarno (Sa)
e-mail: monicasavino@libero.it

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QUESTIONI FONDAZIONALI DELLE SCIENZE UMANE
CONSIDERAZIONI SULLA SEDUZIONE*
Alfonso di Nola (aggiornamenti di AnnaMaria Rotondo,
Sabrina Di Virgilio, Andrea Mosca)
Mille signicati quasi tutti negativi!
Frequentemente associato al concetto di osceno, il termine seduzione
ha espresso signicati diversi in periodi storici e culture differenti, tutti per
pi o meno legati a valenze negative. Cos ad esempio fu seduzione il ratto
delle Sabine e seduttore il serpente biblico...
Ben rara la polivalenza semantica, ossia la variet, talvolta contraddit-
toria, di signicati, che accompagna termini come sedurre, seduzione,
seduttore, seduttrice e analoghi nel gruppo linguistico indoeuropeo cui
appartiene litaliano; la quale polivalenza sta a rappresentare un arco vasto di
signicati, almeno allorigine, estremamente indeniti, che riettono speci-
ci dati culturali e antropologici.
Tanti signicati
Infatti sedurre il calco italiano di un latino seducere, nel quale il
verbo generico ducere, che signica portare, condurre, si associa a un pre-
sso sed, che ha la valenza di a parte, fuori di, quasi che la storia etimolo-
gica del termine, in tutta la sua dimensione spesso ingannevole, porterebbe
a rappresentarsi la seduzione come unoperazione sociale o individuale del
portare fuori o del portare a parte dalla normalit quale considerata
nellinnita variet delle accezioni culturali. In origine ci troveremmo in pre-
senza di un lessema che riconduce a un atteggiamento individuale o colletti-
vo estremamente pragmatico, concreto, che coinvolge la trasgressione della
norma principalmente sessuale, nel senso che seduce chi opera realizzando
lattrazione altrui attraverso segnali tabuizzati (per esempio lesibizione degli
organi sessuali, o del coito ecc.).
Nella prefazione al libro La seduzione: studi psicoanalitici (Raffaello Cor-
tina Editore, 1989) Anteo Saraval cita il Grande Dizionario Garzanti della
lingua italiana scrivendo che sedurre non signica condurre a s come
potrebbe sembrare a prima vista ma..deriva da sedducere, ove sed signica a
parte e perci sedurre sinonimo di sviarela particella sed entra a formare
anche la parola sedizione che , sempre per il Garzanti, sommovimento
pericoloso per lordine pubblico. Allora continua Saraval possiamo com-
prendere perch Baudrillard (Della seduzione, Ed. Rizzoli, 1980) contrappon-
ga la seduzione, il femminile, allordine, al potere, al maschile e ne esalti la
carica rivoluzionaria. Da sempre, chi seduce considerato malizioso, spesso
maligno, anche se affascinante e quindi attraente.
In questa prima accezione di ordine materiale, che sottesa probabil-
mente nel termine e che si arricchisce, poi, di innite posteriori qualicazio-
ni sublimate, si comprende perch il ratto delle Sabine, che apre la storia di
- 59 -
Roma antica, si ripresenta come seductio, vale a dire come comportamento
di tipo sessuale comportante laggregazione di un gruppo tribale, quello
sabino, a un altro gruppo, che opera sopra di esso una violenza coitale. O si
spiega perch il serpente biblico realizza sopra di Eva una seduzione, se
da accettare linterpretazione rabbinica, non soltanto psicoanalitica, secondo
la quale il serpente una metafora del fallo eretto.
Giampaolo Lai, in un articolo pubblicato su Riza Psicosomatica (La se-
duzione un paradosso con due possibili soluzioni, 1989) considera la denizione
seguente: Seduzione latto mediante il quale tu conduci una persona a
chiederti, a supplicarti, di farle fare ci che non vorrebbe fare.
Ma da questo stadio archetipico, che si consolida nella nostra e in mol-
te altre lingue, si passa, con le varianti apportate dalla storia ai linguaggi, a
un arco ampio di signicati la cui analisi oscilla fra varie discipline, dallan-
tropologia alla psicologia, alla psicoanalisi e alla psichiatria.
La seduzione solo femminile?
In effetti seduzione attraverser la curva molto ricca di codici signi-
canti che passano dal brutalmente concreto allimmune dal rischio della ses-
sualit, dalla valenza forse iniziale del sottrarre al gruppo la donna a mezzo
di espedienti siologici alla provocazione indenne di stimolazioni che, in
francese, sono la coquetterie, la rafnata arte dellattrarre e del sedurre a mez-
zo di segnali che travestono la vera e propria carica della sessualit.
In ogni caso luso del termine, nei secoli, strettamente legato alle
ideologie delle societ maschiliste che assegnano al vissuto femminile preva-
lentemente la tecnica dellattrarre, soltanto in epoca tarda riconoscendo al
maschio unanaloga funzione. La donna diviene, cos, la seduttrice per eccel-
lenza, in netto contrasto con laltro versante del problema, quando la donna
fatta oggetto di seduzione ed circuita allo scopo di avere con lei rapporti
intimi, nella realizzazione di una vera e propria violenza aggravata dalle for-
me della lusinga, dellallettamento e dellinganno.
Seduzione e osceno
Ben diverso lo spessore che i meccanismi di seduzione assumono in
psicologia e particolarmente nel pensiero freudiano, che utilizza molto spes-
so questo tema specico attraverso successive revisioni e riletture sulla base di
esperienze cliniche.
Piero Parietti (La psicoanalisi nasce da fantasie di seduzione, Riza Psicoso-
matica, 1989) ricorda come la psicoanalisi inizi facendo scandalo per lac-
cento posto sulla sessualit, non limitandosi a quella adulta, ma chiamando
in causa anche quella, sinallora non sospettata di esistere, dei bambini. Bam-
bini che, secondo i racconti fatti al giovane Freud da pazienti in prevalenza
isteriche, avevano subito atti di seduzione sessuale da parte di adulti. Secon-
do Freud, questi atti di aggressione sessuale avrebbero provocato unimpres-
sione emozionale che, per la sua elevata intensit, sarebbe andata incontro
a un processo di rimozione dellaffetto con separazione dello stesso dalla
sua rappresentazione a livello mentale. Successive esperienze, anche se non
specicamente sessuali, ma in qualche modo analogicamente rapportabili a
quella infantile, produrrebbero unattivazione del rimosso con riemersione
dello stesso, mascherato nel contesto della sintomatologia nevrotica espressa.
- 60 -
La psicoanalisi e, pertanto, tutta la terapia a impronta psicodinamica
nata dal contatto con listeria e tutti i terapeuti che lhanno incontrata sanno
quanta seduzione alberghi allinterno della relazione isterica. in questa
prospettiva che si pu riscontrare quella nalit sviante della seduzione
rintracciabile nelle denizioni citate dai dizionari. Sviante nei confronti dei
possibili signicati dei sintomi presentati e quindi, in prospettiva, anche del-
le possibilit reali della psicoterapia. Se Freud avesse continuato a seguire,
considerandole vere, le storie di seduzione che le pazienti gli proponevano,
sarebbe stato vittima, lui stesso, di una seduzione da parte delle pazienti e
condotto verso una sempre maggiore validazione di quellequazione confusi-
va tra realt e fantasia che propria delluniverso nevrotico e psicotico.
Per uscire dallimpostazione rigorosamente clinica di Freud, va osser-
vato, sotto il prolo antropologico, che le seduzioni (intese come evento,
cui, senza loro volont e talvolta con violenza, il sedotto o la sedotta vengano
esposti, o come evento talvolta provocato e cercato) si qualicano variamente
secondo classi e culture storiche e secondo le varianti attribuite agli oggetti e
ai comportamenti tabuizzati e seducenti.
Il che comporta lo spostamento dellintero problema sulla relativit
culturale della nozione di osceno, come elemento atto a determinare crisi
individuali e sociali che rompono la norma corrente e la disgregano alla sua
base (va qui ricordato, per inciso, ma non gratuitamente, che il termine lati-
no obscoenus allinizio appartenente allarte augurale e auspicale e signica
contrario, che porta mala sorte). I fatti sessuali e gli organi destinati alla
riproduzione appaiono generalmente osceni.
In conseguenza la seduzione si ripropone, in tale diverso orizzonte
antropologico, come il comportamento subito o ricercato che attenta alla
sicurezza psichica individuale o collettiva e che comporta reazioni ambigue
di pudore-ripugnanza-riuto, ma anche di piacere - partecipazione libidica -
scoperta.

Il tab del nudo maschile
Una dinamica, codesta, che differisce, in quanto alloggetto, da tempo
a tempo. La societ vittoriana viennese, nella quale Freud fu educato, con
la concorrente eredit giudaica delle osservanze tabuizzanti dei precetti
(mizwot), determina un piano seducente che probabilmente non ha la stessa
congurazione nella societ attuale. Si tratta di una storia culturale che pre-
senta sue proprie stranezze. Tabuizzato, e quindi incline a provocare seduzio-
ne in senso psicologico, resta forse lesibizione dellorgano maschile eretto,
non gi lorgano femminile per il semplice fatto che esso non si connette a
una siologia indicante esplicitamente, nella mutazione anatomica del turgo-
re e dellerezione, la carica aggressiva libidica.
Sappiamo per diretta comune esperienza che il corpo femminile nudo,
in tutta la sua carica libidica, comunemente sfruttato e fruito dalla societ
dei consumi, come sappiamo che la stessa societ assegna alla pornograa il
corpo maschile che presenti la potenza vitale dellorgano eretto.
Ma, in tempi diversi, e non distanti dai nostri, il fallo eretto era consue-
to, come consuete e fruite senza terrori e resistenze erano le rappresentazio-
ni iconoclastiche degli atti sessuali, anche anormali, nelle chiese.
- 61 -
Le immagini sacre
La grande arte romanica costruisce portali di chiese nei quali ricorro-
no, come simboli di potenza atti ad allontanare il male, falli e vagine esibite
(si vedano, per esempio, i due portali della basilica tardo-romanica di Trasac-
co, in Abruzzo, o il muro stesso della chiesa di S. Antonio abate a Citt di Ca-
stello, sul quale appare un enorme fallo eretto); o si osservino le rappresenta-
zioni coitali e anormali presenti accanto allaffresco di Madonna del Belvedere
con santi nella chiesa eugubina dedicata originariamente a S. Ubaldo e attri-
buito al Nelli, che lo avrebbe composto nel 1452. Vorrei che fosse chiaro che
la seduzione muta con il mutare dei tempi e che oggi un deputato democristiano,
divenuto ministro, non farebbe sorgere, come ha fatto negli anni Sessanta,
uno scandalo, perch una ragazza, in Sicilia, esibiva la perfetta armonia delle
sue gambe con una gonna corta, n giovani o anziani si sentono pi offesi e
morbosamente stimolati dai sensi di una donna che adotta il topless, come
avvenuto negli anni no al Settanta, mentre nessuna stimolazione trasgressi-
va provocavano le molte Madonne che esibiscono la loro nudit nellallattare
linfante divino. Queste notazioni ci riportano a una nozione di seduzione va-
riante nella storia, e fortunatamente siamo in unepoca nella quale abbiamo
maturato una diversa mentalit, e nella quale il seducente in senso negativo,
come irruzione di crisi, va trasferito su altre componenti della vita sociale,
per esempio le armi, la guerra, la violenza, che divengono il vero osceno
di una societ in crescita. E forse opportuno concludere queste notazioni
indicando il valore positivo, attualmente considerabile che soggiace al termi-
ne seduzione, che evidentemente appartiene a moduli epocali ed esprime,
anche in forme feroci, la necessit di talune epoche culturali di difendersi
contro i propri rischi di disgregazione. Non necessariamente la qualicazio-
ne negativa della seduzione si sottende negli eventi che portano alla scoperta
della sessualit, una scoperta che, almeno nelle punte pi comprensive e
avanzate, riconsiderata nella sua qualit di iniziazione delluomo e della
donna alla propria realt socio-culturale e alla propria storia siologica.
Il Grande Corruttore morto?
Dovremmo essere in unepoca nella quale le paure culturalmente de-
terminate della teoria freudiana sono state superate e nella quale la scoperta
seduttrice degli eventi sessuali passa nalmente a unaura di normalit dello
sviluppo individuale e siano liberati del minaccioso e della unheinlich, che
Freud avvertiva per uneredit involontariamente recepita dal moralismo
cattolico e dalla soffocante castrazione delle manifestazioni istintuali che
risale al mitologema di Satana-serpente come corruttore-tentatore-seduttore
iniziale e primordiale, che opera allinterno della nostra coscienza storica (la
coscienza sempre il risultato di un processo storicante).
La seduzione, riconsiderata nella sua lunga e complessa storia, come
naturale componente dellumano vivere, , gi a livello zoologico, linsieme
degli atti e dei comportamenti che condensano una libido efciente, una
vitalit, femminile e maschile, che non pu piegarsi alloscena condanna
moralistica e allipocrisia dei dettati pseudomoralistici. Un tempo fermen-
tante e vivace come il nostro, teso verso la libert delluomo, almeno come
utopia, deve sapersi liberare dalle arcaiche immagini del terrore, che hanno
fatto della donna e di Satana il topos per eccellenza e che, in effetti, hanno
- 62 -
espresso, nelle varianti culturali, un terrore del corpo, della sua grazia rive-
latrice, della sua esplosione sessuale. Il male che nella nozione etimologica
di seduzione, quale labbiamo individuata allinizio di questo discorso, come
momento di corruzione e di crollo, altrove: nel diritto dichiarato a uccide-
re luomo e morticare la sua istintualit.
Nota Redazionale di: AnnaMaria Rotondo, Sabrina Di Virgilio e Andrea Mosca
Questo importante scritto di Alfonso di Nola, inviato alla redazione di
Prospettive in Psicologia qualche anno fa, ci ha stimolato alla riessione cli-
nica in rapporto alla professione di psicologo e alla pratica psicoterapeutica
psicoanalitica e gruppoanalitica.
Quanti atti seduttivi noi dobbiamo fronteggiare? A sua volta lo psico-
logo quante seduzioni mette in atto, in maniera cosciente e non? (Senza,
per questo, colludere apertamente con i pazienti, ai limiti della Legge).
Tra Freud e Ferenczi, al loro primo incontro, ci fu una reciproca sedu-
zione, come scrive Glauco Carloni. Un sodalizio che fece di Ferenczi, pur
sicamente lontano, il pi vicino fra gli allievi di Freud, da non poter distin-
guere quanto luno dovesse allaltro (in Semi A., 1988). A Freud, di Jung,
piacquero le differenze: lessere straniero e non ebreo, lesuberanza sica, la
sicurezza e lintraprendenza; in Ferenczi, Freud am quanto cera di familia-
re, di ebraico, di mitteleuropeo, anche lanticonformismo, e la disponibilit
liale; ...

desiderava per la sua glia Anna un genero cos!.
Nella Confusione delle lingue tra adulti e bambini (1933) Ferenczi
afferma che la seduzione dei bambini, da parte degli adulti - spesso parenti-
accade quando alle richieste di carezze e di tenerezza dei bambini, ladulto,
qualche volta, risponde per una confusione di comprensione, come se si
trattasse di una richiesta sessuale. Ancora Carloni: Per conservare allora una
puerile presunzione donnipotenza e per negare langoscia di sentirsi alla
merc dellaltrui volont, laggredito nisce quasi sempre con lidenticarsi
col suo aggressore e con lintroiettare il senso di colpa (Idem).
Uno dei tanti esempi... La paziente che al primo colloquio indossa
una minigonna che non si addice al momento professionale, terapeutico e
racconta di aver assistito involontariamente e mentre camminava per strada,
ad un tentativo di violenza... o un giovane che si presenta, destate e in una
citt di mare, con calzoncini corti e ciabatte, scusandosi per labbigliamento
e dicendo tranquillamente che faceva caldo! Il vecchietto miliardario che
annuncia che se il Terapeuta sar cos bravo da curarlo da questo maledetto
mal di testa che mi afigge da 5 anni, comprer per lei una pagina del Mes-
saggero e le far pubblicit.
Nella situazione analitica il bambino-adulto sollecitato a cercare di
risolvere lenigma della seduzione materna (Laplanche), per cui alla rela-
zione soggetto desiderante-oggetto desiderato si accompagna, quale motore
della cura analitica, il ripetersi della relazione fra il bambino e ladulto enig-
matico: si instaurano ambiti di vuoto ove si colloca il transfert (e il contro-
transfert, ndr), che rimanda ai vuoti dellinsoddisfazione del bambino nella
relazione con ladulto. Ma ricompaiono - come in ogni movimento fanta-
smatico - il richiamo seduttivo, narcisistico, del nucleo materno, e la ricerca
- 63 -
dei riussi dellesperienza allucinatoria primitiva, che sfuggono comunque a
ogni censura e costituiscono dal canto loro una riserva di creativit (Ma-
sciangelo P. M., 1988, in Semi A. A., 1988).
Lo stesso Freud, allinizio, non cogliendo la propria traslazione per Anna
O., fu preso nella trappola seduttiva della paziente. Freud ne fu meno coin-
volto rispetto a Breuer e cos prosegu la ricerca, fra la sessualit e la malattia.
Jung, daltro canto, chiese aiuto a Freud per la cura e per la storia damore in
cui si era cacciato con la giovane paziente russa Sabina Spielrein.
Un caso trattato dal libro di F. Agresta illustrer una situazione difcile
(1988).
Caso clinico. Puffetta (sembra un Puffo), una ragazza di 25 anni,
carina ma vestita un po goffamente venuta in cura perch aveva bisogno di
essere aiutata: era confusa, distratta e depressa e non sapeva cosa fare nella
vita. Durante la cura Puffetta, in alcune occasioni, stata provocatoria anche
in senso erotico, specialmente allinizio. Al primo incontro arriva in antici-
po, va in bagno e ci rimane per circa 10 minuti. Al suo ritorno, nella stanza
danalisi, dopo un po, il terapeuta le chiede il motivo della consultazione e
lei risponde: Per essere aiutata, per ...

tradire (si corregge subito) per trovare
un padre.
Negli incontri successivi, Puffetta esterna comportamenti extrasetting,
al di fuori delle regole, che mettono in crisi e in ansia la persona del terapeu-
ta: si alza dalla poltrona, rimane in piedi, si distende sul lettino, impone delle
scelte minacciando di non tornare in terapia se non verranno accettate; va
spesso in bagno prima della seduta e, qualche volta, durante. Il Terapeuta ri-
sponde che il trattamento una libera scelta: la paziente deve rispettare delle
regole, utili per far funzionare il rapporto terapeutico: il terapeuta d delle
risposte senza riferimenti teorici, n strategici, ma nella maniera pi natura-
le (per lui) di contrattaccare senza rompere la relazione terapeutica; sua
premura dare un senso allaggressivit della paziente rendendo pi operativa
la regola dellastinenza.
Infatti, come dice Cremerius (1985): Anzich orientare il nostro fare
ad una regola, il cui astenercisi una illusione, dobbiamo optare per una
dialettica del processo analitico Non siamo capaci di attenerci alle regole.
Ce lo impediscono la nostra partecipazione emozionale al processo analiti-
co Ci che viene da noi richiesto, quando lavoriamo analiticamente, non
lattenersi alle regole, bens esercitare delle funzioni, vale a dire procedere
operativamente, esercitare delle funzioni che possono essere daiuto per que-
sto paziente, in questo momento del suo sviluppo, in questo momento del
processo analitico, in questo momento della costellazione traslazione-con-
trotraslazione. Una di queste funzioni, a tempo debito anche il riuto
Il riuto dei desideri del paziente diventa efcace con il riuto che lanalista
si imposto.
Tra le parole e il linguaggio del corpo il Terapeuta cercher sempre di
non essere collusivo e, al tempo stesso, dar un senso dinamico e simbolico,
dopo aver portato la paziente sul piano della realt, nel suo dialogo con Puf-
fetta. Vediamo altre situazioni.
Quinta seduta. Puffetta decide di distendersi sul lettino, ma poi si alza
e si accuccia vicino al terapeuta dicendogli che se fosse possibile sederebbe
sulle sue ginocchia. Il terapeuta le chiede il perch di questo suo bisogno e
- 64 -
lei insiste, dice che ha un reale desiderio di contatto. Il terapeuta, a questo
punto, chiarisce il suo ruolo professionale che non n passionale, n un rap-
porto damore, ma un atteggiamento umano e di contenimento; lei offe-
sa da questa risposta, si riallunga sul lettino con lo sguardo girato dallaltro
lato e a ne seduta se ne va senza pagare.
Undicesima seduta. Entra, va in bagno e poi si distende sul lettino. Dice
di sentire freddo e chiede al terapeuta di prenderle il cappotto per ricoprirla
tutta. Il terapeuta risponde che lui non ha questo compito, che di tipo con-
denziale; il cappotto pu prenderlo lei stessa, se vuole. Cos lei si alza e si
copre il corpo; poi prende un foulard e si benda gli occhi per sentire meglio
il corpo... e non vedere lei - aggiunge.
Il terapeuta, pi tardi, riette sugli appunti presi e cerca di chiarire a
se stesso le ragioni che hanno motivato le sue scelte operazionali e terapeu-
tiche.
Dodicesima seduta. Questa volta non va in bagno. Si distende sul let-
tino, indossa una minigonna e calze a rete, inizia a muoversi a mo di am-
plesso E come se facessi lamore dice. Poi a ne seduta saluta dicendo:
Peccato, che non la possa vedere al di fuori di questo posto.
Cosa ne fa lascoltatore di queste offerte? Il Terapeuta riette su questi
atti comportamentali che disorientano lo stato emozionale del Terapeuta.
Ma le regole servono anche per difendere il lavoro psicoterapeutico.
Nel corso delle sedute successive, Puffetta fa altre richieste al terapeuta
quali, poter rimanere nella stanza accanto dopo la seduta per scrivere degli
appunti, di essere registrata cos lo risento a casa dice. Il terapeuta rimane
un po disorientato... si parla per lintera seduta di questa sua esigenza di
riportarsi a casa qualcosa che appartiene loro, nella stanza danalisi, e che
accade solo in quei momenti (e c la privacy). Il terapeuta ribadisce sempre
i ruoli con trasparenza, senza negare la forza dei sentimenti di rispetto e di
affetto, nel senso di accettazione umana della cura nei confronti della pa-
ziente che anche con questi atti esprime la sua sofferenza; ma non si lascia
sedurre. Puffetta come una bambina che ha bisogno di provocare per
crescere e per non essere riutata.
La sensazione del terapeuta dopo questi interventi, quella di sentirsi
pi a suo agio e di ritenere che le sue spiegazioni emozionali alla paziente
possano aiutare e chiarire le emozioni reciproche. In altre parole, la tensione
per la infrazione alle regole - per il terapeuta - assume un signicato meno
intenso quando egli chiarisce certe scelte comunicandole - come ragione te-
rapeutica - alla paziente.
Diciannovesima seduta. Ancora una volta, non va pi in bagno. Esor-
disce: Voglio approttare di tutto il tempo della seduta: le emozioni che
portavo al bagno voglio riversarle qui La seduta passata mi servita come
sofferenza, sono stata male, mi sono scoperta Lho provocata per vedere la
sua reazione Lei non ha mischiato le cose lei ha detto no a tutto ci che
io volevo mischiare Io non sono mai stata capace di fare cos.
Negli incontri successivi non va pi in bagno, si parla con pi libert,
si approfondiscono le sue intrusioni, le infrazioni alle regole, i suoi atteg-
giamenti e quelli del terapeuta. Nella situazone analitica, dunque - scrive
E. Codignola - il metodo interpretativo stabilisce una divisione, spartisce
continuamente le cose in due categorie. A una appartengono quelle cose
- 65 -
che vengono interpretate, allaltra- che funziona come quadro di riferimento
per la prima- le cose che, in rapporto alle prime, sono considerate vere. Due
diversi modi di trattare le cose, cio ne fanno i poli di una precisa antinomia,
o se si preferisce le dividono in cose vere e cose false... Si pu infatti stabilire
unequivalenza: in psicoanalisi il vero ci che non si interpreta, il falso ci
che viene interpretato... dovrei dunque dire, per essere preciso, che il falso
equivale allinterpretabile, il vero al non interpretabile.
Puffetta, pian piano, rientrata nelle regole del setting e della relazione
autentica transfert

-

controtransfert, apre il suo scrigno pi oscuro e porta a
conoscenza i suoi motivi di sofferenza mai svelati ad altri e inizia la sua cre-
scita e la sua rinascita (Agresta F., 1988).
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8. Parietti P., (1989), La psicoanalisi nasce da fantasie di seduzione, Riza Psicosomatica, Mila-
no.
9. Semi A.A., (1988), (a cura di), Trattato di Psicoanalisi, Teoria e Tecnica, Vol. I, Raffaello Cor-
tina, Milano.
*Questo articolo di A. di Nola, inviato qualche anno fa alla Redazione di Prospettive in Psi-
cologia, stato integrato con alcune riessioni di G. Lai e P. Parietti. (A margine una nota
redazionale di A.M. Rotondo, S. Di Virgilio, A. Mosca).
Alfonso Di Nola, psichiatra e antropologo di fama internazionale. Ha pubblicato diversi
articoli con la nostra Rivista. Si rimanda il Lettore ai numeri delle Riviste precedenti in
caso di consultazione.
AnnaMaria Rotondo medico e psicoterapeuta, CSPP e SIMP.
Sabrina Di Virgilio Psicologa, membro del CSPP e della SIMP.
Andrea Mosca Dottore in Psicologia, membro del CSPP e della SIMP.
- 66 -
LE RADICI DELLA VERGOGNA*
Edoardo Giusti, Maria Frandina
La vergogna una molestia che turba coloro che amano le lodi,
nel momento in cui sono stati sorpresi a fare o dire ci che scon-
veniente fare o dire. Il rossore quindi il segno di chi desidera
ardentemente fare o dire tutto in modo conveniente.
Thomas Hobbes, (1984)
Gli affetti possono essere deniti, seguendo il Dizionario di psi-
coanalisi dellAmerican Psychonalytic Association, come <<stati psicosiologici
complessi che riguardano lesperienze soggettive con componenti cognitive e
siologiche Essi costituiscono una gamma di stati psichici cognitivamente
differenziati che vanno dal primitivo al complesso. Dal punto di vista evolu-
tivo gli affetti sorgono da modelli di risposta siologici ssi, che fanno parte
del patrimonio genetico La reazione biologica iniziale viene presto collega-
ta a tracce mnestiche codicate, perci i modelli percettivi abituali mobilita-
no la corrispondente risposta affettiva in anticipazione di ci che il neonato
si aspetta per associazione. Dato che queste associazioni implicano oggetti
libidici e aggressivi e sono vissute come riferite al s, gli affetti sono intima-
mente correlati alle rappresentazioni di s e alle rappresentazioni oggettua-
li>> (1990). Gli affetti sono, quindi, presenti n dalla nascita per poi, duran-
te levoluzione, organizzarsi in combinazioni sempre pi complesse. Sono
fondamentali per la costituzione del senso del S e per lo stabilirsi dellequi-
librio narcisistico e sono condizionati in larga misura dalle risposte dellam-
biente. La vergogna ha assunto un ruolo del tutto marginale nella storia della
psicologia, tanto che Rycroft (1968) nel suo Dizionario critico di Psicoanalisi la
denisce come la Cenerentola delle emozioni. Ci nonostante il ruolo del-
la vergogna sembra essere predominante in tutte le nostre manifestazioni;
spesso il sottofondo della nostra quotidianit, nei nostri gesti, nei nostri com-
portamenti, nei nostri disturbi. Inoltre, come abbiamo visto, alla vergogna
stata riconosciuta la funzione positiva di promuovere e proteggere lidentit
personale (Wurmser, 1981; Kinston, 1983; Kaufman, 1989). La vergogna di-
ventata laffetto chiave per la psicologia del S, cos come langoscia lo per
la psicologia dellIo (Broucek, 1982). Basandosi sul lavoro clinico di Lewis
(1971), Piers e Singer (1953), Wurmser (1981, 1987), Schneider (1977) e
Tomkins (1962, 1963, 1991) da un lato, e su autori di orientamento sociolo-
gico come Benedict (1946), Doi (1973) e Lynd (1958) dallaltro, gli studiosi
degli ultimi cinquantanni hanno indagato il tema della vergogna secondo
varie prospettive. Morrison (1989, 1996) e Broucek (1991), adottando un
approccio ispirato alla psicologia del S, hanno esaminato la vergogna nella
sua relazione con il narcisismo, come protezione della ferita narcisistica e
come espressione di difetto ed imperfezione. Lansky (1992, 1996, 1997) ha
adottato un approccio basato pi chiaramente sul conitto ispirato dalle di-
namiche familiari. Rizzuto (1991) ha esplicitamente posto lenfasi sul conit-
to inconscio. Lewis (1992) ha fornito una utile rassegna. Nathanson (1987),
seguendo la tradizione di Tomkins (1962, 1963, 1991), ha posto lattenzione
sulla vergogna come prodotto individuale della programmazione biologica.
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Orientandosi sulla competenza legale, Miller (1993) affronta la vergogna
come una conseguenza socialmente costruita del fallimento della reciprocit.
Dalla losoa provengono autori come Wollheim (1999), che si concentra
sulle cosiddette emozioni morali, e Williams (1993), che pone lenfasi sulla
vergogna come base per la responsabilit e per i giudizi morali. In ambito let-
terario, Adamson (1997) considera la vergogna nellopera di Melville (1988)
e di altri, e Clark (1999) scrive della vergogna di Sexton. In ambito sociologi-
co Goffman (1959) ha scritto a proposito della presentazione di s nella vita
quotidiana e Scheff e Retzinger (1991) hanno sottolineato il valore sociale
delle paure di esclusione (e della vergogna di essere esclusi). Alle radici della
vergogna troviamo diversi fattori, sia biologici che sociali ed ambientali, che
svolgono un proprio ruolo sia dal punto di vista psicodinamico che cognitivo
comportamentale. Lorientamento psicoanalitico sottolinea laspetto intra-
soggettivo, mentre lapproccio cognitivo-sociale evidenzia laspetto intersog-
gettivo.
Lapproccio psicodinamico
Il nucleo psicologico o meglio psicopatologico e psicodinamico della
vergogna legato allamore intenso di s e per s,del S che si vuole
sempre forte, potente, bello, ricco di successo e di primati.
Cazzullo, Peccarisi, (2003)
La genesi della vergogna sembra essere legata soprattutto allevoluzio-
ne dellIo personale (Cazzullo, Peccarisi, 2003) in un continuum che se da
una parte porta alla consapevolezza del S e, quindi, allIo reale, dallaltra
ci porta a confrontarci con il nostro S ideale. Gi Hegel, nel 1957, aveva
denito la vergogna un <<riconoscimento del proprio riconoscimento>>.
Cazzullo e Peccarisi (2003) riprendono tale concetto: <<la vergogna il se-
gno di un originario riconoscimento della limitazione di s, dellintimo della
propria personalit>>. In ambito psicoanalitico la vergogna viene vista come
motivo di difesa diretta in primo luogo contro lesibizionismo e la scopolia
(Fenichel, 1945). Io mi vergogno signica Non voglio essere visto. Dunque, le
persone che si vergognano si nascondono o per lo meno volgono i visi, per
chiudono anche gli occhi e si riutano di guardare. Questo una specie di
gesto magico, e deriva dalla credenza magica che chi non guarda non pu
essere visto. Sempre secondo Fenichel, nella vergogna possiamo distinguere
le seguenti fasi:
1. la vergogna come un modello di reazione arcaica siologica: essere guardato
vale essere disprezzato;
2. lIo usa questo modello siologico a scopi difensivi, il segnale : Se tu fai
questo o quello sarai guardato e disprezzato;
3. il segnale fallisce in caso di arginatura e si sopraffatti dalla vergogna,
esattamente come nel panico.
Piers e Singer (1953), e poi Lewis (1971) e Chasseguet-Smirgel (1991),
hanno visto nella vergogna la risposta al fallimento nel corrispondere alle
richieste di una presenza interna che indica come si deve essere o che cosa
si deve fare per essere approvati: nel linguaggio psicoanalitico lIdeale del-
lIo. Questa istanza ideale, sia pur concepita in modi parzialmente diversi,
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compare in altre teorizzazioni sotto diverse denominazioni: S grandioso e
oggetto - S idealizzato (Kohut, 1978), S ideale (Morrison, 1989), S idealiz-
zato (Broucek, 1991). Diversi autori vedono nella vergogna un conitto tra
le diverse istanze. Secondo Perlman (1993) la vergogna il risultato di un
conitto tra lIo e lIo ideale (ruolo sociale desiderabile). Come la nevrosi
il negativo della perversione (Freud, 1905), la vergogna pu essere conside-
rata il negativo dellesibizionismo. Le fantasie del timido patologico possono
contenere scenari di grandiosit, di desiderio di esibirsi piuttosto che di
osservare. Anche Lynd (1958) sottolinea come la vergogna sia in stretta con-
nessione con il senso della propria identit, essendo provocata da esperienze
che mettono in questione il concetto che abbiamo di noi stessi, perch ci co-
stringono a vederci con gli occhi degli altri e a riconoscere la discrepanza tra
il modo in cui gli altri ci percepiscono e il modo in cui noi ci percepiamo. Le
esperienze di vergogna, se vengono accettate, accrescono la nostra autocon-
sapevolezza e le possibilit di autotrasformazione; se invece vengono negate,
provocano lo sviluppo di una corazza difensiva. Secondo Semi (2007), invece,
<<la vergogna segnala un conitto tra le esigenze narcisistiche del soggetto
di mantenere le conquiste effettuate nel corso dello sviluppo e limmagine
di s correlata e quelle libidiche considerate, inconsciamente, soddisfacibili
solo in una congurazione intrapsichica precedente a quella attuale>>. Tutti
gli autori sembrano, comunque, daccordo sullimportanza della vergogna
nel percorso di crescita e di sviluppo della persona: lIo che non si vergogna
non si vede e, se non posso vedermi, non posso sapere chi sono. Allo stesso
tempo, se posso accogliere la mia vergogna, posso accettare il mio S reale,
senza negarlo, senza nasconderlo, senza averne vergogna.
La vergogna dal punto di vista sociologico-antropologico
Pi sono le cose di cui una persona si vergogna pi essa rispettabile.
George Bernard Shaw
La religione cristiana fa risalire al peccato originale la causa non solo
della perdita di una condizione paradisiaca, ma anche lorigine della vergo-
gna, avviando cos ogni individuo verso uno stato umano di imperfezione, da
cui deriva la necessit di difendersi. Emozioni come la vergogna, la timidezza,
limbarazzo hanno una forte connotazione sociale e possono rappresentare
uno strumento di difesa: come se chi invia un segnale cos inequivocabile di
difcolt chiedesse agli altri di non aggredirlo. La bocca asciutta, le parole
escono confuse, pasticciate, il cuore rimbomba nelle orecchie e una vampata
di calore sale dimprovviso dal volto. E pi o meno questo quello che la mag-
gioranza di noi ha provato una volta o laltra nella vita nel momento in cui
ha avuto a che fare con unautorit, un gruppo o un rappresentante del sesso
opposto: si chiama vergogna. Per emergere, questo lato del nostro carattere
ha bisogno di una condizione imprescindibile: linterazione con altre perso-
ne o, a volte, semplicemente la loro presenza. In queste situazioni comincia-
mo a preoccuparci dellimpressione che laltro ha di noi, temiamo di essere
criticati, di apparire ridicoli, incompetenti, impacciati e questo inuenza la
percezione del nostro comportamento e della nostra persona: le parole che
diciamo ci suonano stupide e scontate, i nostri movimenti risultano gof e
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maldestri, ci sentiamo inadeguati. Le situazioni che ci provocano questo stato
sono le pi diverse: parlare in pubblico, lasciare un messaggio alla segreteria
telefonica, tornare in un negozio per un reclamo e persino chiedere unindi-
cazione ad uno sconosciuto. Non stiamo parlando dellesperienza di pochi,
ma di una condizione che riguarda la maggior parte di noi quando deve farsi
vedere dallaltro. Internet e telefonini aiutano la nostra societ ad esprimersi
senza farsi vedere, senza vedere; ma cosa succede poi quando possiamo na-
sconderci dietro uno schermo o una tastiera? La teoria sulle emozioni di Phi-
lip Johnson-Laird e Keith Oatley (1988; 1989) ha come nodo centrale lidea
che le emozioni hanno una funzione rilevante per lindividuo e hanno un va-
lore evolutivo per la specie. La loro origine deve, quindi, essere riportata alle
situazioni in cui la comunicazione ha un valore adattivo per una data specie.
Le categorie di individui o di oggetti che attivano le reazioni emotive fonda-
mentali sono quelle che posseggono un alto signicato: gure di attaccamen-
to, cio le gure genitoriali e la prole; compagni e partner sessuali; concor-
renti o nemici; cibo e territorio (DUrso, 1990). La vergogna, in passato, era
un vero e proprio mezzo educativo, per trasmettere alcuni valori della societ
che si consideravano funzionali alla vita dellindividuo e del gruppo (Pandol-
, 2002). In questottica, la vergogna diventa cos uno strumento sociale che
rafforza la norma sociale e porta lindividuo ad essere meno aggredito.
Le radici biologiche
Diverse tecniche hanno dimostrato che una forte inibizione sociale ha
il pi delle volte origine biologica o genetica e lambiente non fa altro che
confermare tale tendenza naturale. Nel Corriere della Sera del 4 Gennaio 2005
apparve un articolo dal titolo Il segreto della timidezza in un gene sbaglia-
to, in cui si faceva riferimento ad alcune ricerche realizzate dal prof. Marco
Battaglia. Da esse emergeva il fatto che il gene della timidezza probabilmente
fosse il 5-httlpr, deputato al trasporto della serotonina. La componente ge-
netica della timidezza sembra essere confermata anche da alcuni ricercatori
dellUniversit di Harvard. Inoltre, sembra essere confermata la presenza di
generazioni di persone timide allinterno della stessa famiglia. In una ricerca
del 1995, Abby Fryer e collaboratori dellUniversit della Colombia, eviden-
ziarono che lincidenza della timidezza e delle ansie sociali nei gli era tre
volte maggiore nelle famiglie in cui uno dei due genitori presentava questi
problemi. Tale studio lascia pensare che la timidezza non venga tramandata
solo geneticamente, ma anche socialmente. Qualche anno prima, nel 1992,
Kenneth Kendler e collaboratori avevano studiato timidezza e ansia sociale in
circa duemila coppie di gemelli monozigoti; nel caso di gemelli dizigoti, al
contrario, la percentuale scendeva al 15%. Sulla base di questi dati, Kendler
e collaboratori elaborarono una formula matematica, piuttosto complessa,
secondo la quale il patrimonio genetico sarebbe responsabile della timidezza
e dellansia sociale per il 30%, mentre lambiente lo sarebbe per il restan-
te 70%. La timidezza, quindi, come ogni manifestazione fenotipica, non
frutto solo di particolari geni, n solo di particolari inuenze ambientali,
ma di una sinergia tra i due fattori (Meazzini, 2005). Limportanza dellinte-
razione tra fattori biologici e ambiente nei primi anni di vita stata rilevata
in molti studi. In particolare, sono molte le ricerche che hanno studiato gli
aspetti morfo-funzionali dellencefalo e le attivit ormonali. Diverse ricerche
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hanno visto che i bambini che si vergognano hanno una maggiore attivit
cerebrale nel lato destro del lobo frontale, mentre quelli normalmente reat-
tivi, nella parte sinistra. Ci sembrerebbe dovuto al fatto che il lobo destro
maggiormente coinvolto nel controllo dellansia. Inoltre, una vulnerabilit
del sistema nervoso allo stress sembra essere un segno premonitore della
timidezza: una frequenza eccessiva del battito cardiaco rilevabile addirittura
quando il nascituro ancora nellutero. Un altro indice misurabile la tem-
peratura delle mani. In particolare, sembra che i bambini pi timidi abbiano
lestremit superiore destra e soprattutto il dito anulare pi freddo che nel
lato sinistro. Anche in questo caso si sospetta che il fenomeno sia il riesso
di un decit nel funzionamento cerebrale. Al Massachusett General Hospital
di Charleston il dottor Carl Schwartz ha mostrato alcune foto di sconosciuti
a giovani adulti divisi in due gruppi distinti: quelli che avevano un passato
di bambini timidi e quelli, invece, che sin da piccoli si erano dimostrati so-
cievoli e aperti alle novit. Il gruppo dei timidi ha mostrato una maggiore
attivit dellamigdala e la sorpresa dei ricercatori stata riscontrare che le
differenze individuali nella risposta alle situazioni nuove si mantenuta sino
a 20 anni dopo. Per quanto riguarda i fattori ormonali, la scoperta pi sor-
prendente venuta da un gruppo di ricercatori canadesi: chi timido ha di
frequente gli occhi azzurri; questo vale almeno no ai quattro anni di vita,
quando lambiente rimette tutti sullo stesso piano. Questa curiosa relazione
tra colore degli occhi e inibizione sociale dovuta alla quantit di pigmento
detto eumelanina che contengono; meno ce n e pi gli occhi sono chiari.
Questa sostanza presente in eguale misura nel cervello dove, a seconda
della sua concentrazione, accelera o rallenta gli scambi nervosi: quando il
pigmento (che nel cervello prende il nome di neuromelanina) scarso, non
intacca le funzioni intellettive, ma rende la persona pi lenta, riessiva e
schiva. Altri due neurotrasmettitori appaiono coinvolti nello sviluppo della
paura sociale: la melatonina e la serotonina. La melatonina connessa con
la riduzione dellattivit ed ha un ciclo giornaliero (aumenta la sera e si ridu-
ce al mattino) e stagionale (la sua secrezione aumenta con lautunno). Alla
sua propriet di inibire lattivit nel periodo di pi alta concentrazione nel
sangue addebitato il motivo per cui molto intensamente timide sono nate
nei mesi di settembre e ottobre. Lantagonista della melatonina, il cortisolo,
legato alla vigilanza, ma anche allo stress, anchesso implicato nella predi-
sposizione alla timidezza: valori eccessivamente alti di questo ormone, dovuti
ad una condizione di disagio emotivo, agiscono di riesso sullamigdala. La
regione del cervello responsabile della reazione di paura, rendendo il bambi-
no pi impressionabile e timoroso. Inne, sembra coinvolta la serotonina, un
mediatore cerebrale che ha tra i suoi compiti quello di tenere a freno la pro-
duzione di norepinefrina (il mediatore chimico cerebrale di vigilanza e paura)
la miccia che innesca la reazione di paura. I segni dello sviluppo di timidezza
possono essere anche esteriori. Si rilevato, ad esempio, che i bambini che
hanno un ritardo nello sviluppo del linguaggio sono pi esposti al rischio di
diventare inibiti. Lo stesso possiamo dire di quei neonati che tendono a ma-
nifestare pi emozioni negative che positive. Quando la timidezza si assesta
nelladulto, prende connotazioni precise. Inne, secondo uno studio effet-
tuato da ricercatori dellistituto di ricerca sullAIDS dellUniversit di Los
Angeles (UCLA), affrontare lo stress con timidezza pu innescare un mec-
- 71 -
canismo deleterio nei confronti del sistema immunitario (rivista Le scienze,
4 gennaio 2004). In una tale circostanza, la timidezza giocherebbe un ruolo
importante rendendo il sistema immunitario debole e, quindi, suscettibile al
sopravvento dei virus, anche quelli particolarmente deleteri come lHIV. I ri-
cercatori sostengono, inoltre, di aver individuato il meccanismo immunitario
che provoca una maggiore suscettibilit alle infezioni nelle persone timide
rispetto alle persone dinamiche. In un articolo pubblicato sul numero del 15
dicembre 2003 della rivista Biological Psychiatry, il dottor Steve Cole, ricercato-
re e docente di ematologia-oncologica alla David Geffen School of Medicine
presso lUniversit di Los Angeles (UCLA), evidenzia come n dallantichit
i medici erano consapevoli che le persone tendenzialmente introverse sono
pi esposte alle patologie rispetto a quelle estroverse. I risultati di questo stu-
dio spiegano il meccanismo biologico che interagisce fra la personalit di un
individuo e la patologia.
*Il presente capitolo e la relativa bibliograa sono compresi nel libro: Terapia della vergo-
gna. I turbamenti dellarrossire e dellimbarazzo, di Edoardo Giusti e Maria Frandina, Gennaio
2010, Collana Psicoterapia e Counseling diretta da Edoardo Giusti, Casa Editrice Sovera,
Roma. Ringraziamo gli Autori e, in particolare, il Prof. E. Giusti, per la pubblicazione.
Edoardo Giusti, Presidente dellAISPIC e direttore della Scuola di specializzazione in
Psicoterapia Integrata autorizzata con Decreto Ministeriale. professore a contratto della
scuola di specializzazione in Psicologia Clinica dellUniversit degli Studi di Padova. Svolge
attivit di ricerca clinica e di supervisione didattica per psicoterapeuti. Autore di novanta
volumi.
Maria Frandina, Psicologa, psicoterapeuta, counselor, mediatrice familiare, ha una ricca
esperienza nel lavoro con i minori nel settore geriatrico. Si occupa di formazione in am-
bito scolastico e su tutto il territorio nazionale, svolge attivit privata a Benevento. Vive a
Morcone (BN), si arricchita di signicative esperienze in ambito internazionale.
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COSCIENZA / ESPERIENZA
MEDICINA E PSICOLOGIA SUL CAMPO
ANSIA, GASTRITE E STRUTTURA PRE-ANORESSICA.
(GRAVIDANZA E TRAINING AUTOGENO
CON VISUALIZZAZIONI GUIDATE)
Angela Serroni
Ansia, gastrite e sottopeso
Mi sono gi occupata delle problematiche psicosomatiche della don-
na in gravidanza, problematiche correlate alluso della tecnica del Training
Autogeno con Visualizzazioni Guidate speciche in un precedente lavoro
(Serroni A., 2005) e ho approfondito la problematica di un quadro sintoma-
tologico che riguardava lansia, la nausea, il vomito e le vertigini presenti in
una mia paziente al terzo mese di gravidanza (Serroni A., 2008).
Mi propongo, ora, di lavorare su un ulteriore insieme di sintomi quali
ansia, gastrite e sottopeso manifestati da Roberta, paziente (40 anni, infermiera,
coniugata, terzo glio) al quarto mese e mezzo di gravidanza. A ci si aggiun-
ger un interessante approfondimento di vissuti e immagini riferiti dalla pa-
ziente dopo le visualizzazioni. Racconter di un bambino immaginario e di un
viaggio attraverso un utero in gravidanza. La gravidanza, il parto e lallattamento
sono eventi psicosomatici. In gravidanza, a causa della regressione, si assiste
ad una risomatizzazione delle reazioni dellIo, ad un passaggio dal processo
secondario a quello primario (Serroni A., 2005). Secondo P. Maghella, con-
sulente dellOMS, la gravidanza lesperienza durante la quale avvengono
i cambiamenti sici pi straordinari per il corpo, perch comportano pi
movimento, pi sollecitazione agli organi interni, pi sensazioni prolungate
e pi sforzo che in qualsiasi altra funzione siologica, e il rimodellamento
emotivo, relazionale, cognitivo il pi intenso rispetto alle altre tappe evoluti-
ve (2005). Il parto rappresenta un momento scatenante di ogni conittualit
presente nella donna in gravidanza. Questo momento di regressione deter-
mina, secondo la H. Deutsch, il riemergere di conitti edipici non risolti, di
rivalit fraterne risalenti alla prima infanzia, di sensi di colpa per la sessualit
infantile (1965). Durante la gravidanza si consiglia, quindi, una terapia cor-
porea di rilassamento (sin dal quinto mese) quale il Training Autogeno con
visualizzazioni guidate di I Livello, tratte dal mondo della natura quali mare,
orticello, primavera, campagna siciliana, (9/10 sedute), che favoriscono
la distensione, lattenuazione del sintomo e offrono sostegno e contenimento
(holding) alla donna (Serroni 2008). La psicoprolassi al parto pu essere
denita come una holding vicaria (Zucca C., Alessandrelli C., Jacobone N.,
1997). Successivamente, una volta acquisito il rilassamento corporeo (disten-
sione autogena), si propongono visualizzazioni speciche (9/10 sedute) quali
gravidanza, travaglio, parto, allattamento che favoriscono lanticipazio-
ne immaginativa di tali eventi, linterazione con il bambino, lallattamento, il
consolidamento del rapporto con il proprio corpo (Serroni A., 2008). Alcuni
temi immaginativi delle visualizzazioni guidate entrano anche nelle procedu-
re di preparazione al parto (Widmann C., 2004). La visualizzazione una
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tecnica efcace, semplice ed estremamente essibile che ci mette in contatto
con il nostro panorama interno, con il nostro immaginario. uno strumen-
to che facilita linterazione continua tra mente e corpo, facendo aforare
lincredibile deposito dimmagini interne acquisite e di reazioni e risposte
(Maghella P., 2005). Dopo il parto e durante lallattamento si continua per
6 mesi, sempre con il Training autogeno con visualizzazioni guidate ma di II e III
livello quali silenzio interiore, passeggiata immaginaria, guardarsi alla
specchio grotta e ricerca del padre e della madre, per favorire lapprofondi-
mento, il rispecchiamento e il reincontro con il fantasma materno e paterno,
per aiutare da un lato la reintegrazione corporea e dallaltro per dinamizzare
limmaginario e produrre sogni. P. Maghella parla di percorso nascita (al-
meno 18 mesi): preconcepimento, concepimento, la gravidanza e il parto che
possiamo chiamare endogestazione; i mesi dopo il parto no alla minima
autonomia del bambino, che possiamo chiamare esogestazione (2005). Le
visualizzazioni mirano a favorire la desomatizzazione, tramite il processo di
mentalizzazione e lo sviluppo dinamico dellimmaginario (Agresta F., 2005).
Ricordiamo che i Greci avevano messo a punto uno speciale programma di
esercizi per la gravidanza (Maghella P., 2005), mentre gi lo stesso J. H. Schul-
tz riteneva che la preparazione psicoprolattica autogena al parto pu dar ottimi
risultati e essere pertanto particolarmente utile per le partorienti (1968).
Roberta e la sua ansia
Roberta una donna di 40 anni, infermiera, due gli di 10 e 7 anni,
bionda e di bellaspetto, colta, carina e gentile nei modi ed al quarto mese
e mezzo di gravidanza. Il marito, 43 anni, un architetto. Sin dalla prima
telefonata, ne ricevo una buona impressione: si presenta, nomina linviante
e, con voce un po titubante, mi chiede un appuntamento. Fisso un primo
colloquio per conoscerci e chiarire le modalit di consultazione e leventuale
terapia. Mi viene inviata da un collega per un Training autogeno per la pre-
parazione al parto e al dopo parto. Durante il primo colloquio si stabilisce
subito un buon transfert e un buon vissuto controtransferale da parte della
terapeuta (donna).
Roberta nel primo colloquio esordisce dicendo che si trova a quattro
mesi e mezzo di gravidanza, alla ventesima settimana, si tratta della terza gra-
vidanza ed sposata da 10 anni. Manifesta subito uno stato ansioso esagerato
rispetto alla gravidanza in s, anche se rassicurata dallo specialista (il feto
cresce - le dice esaminando i risultati clinici). Normalmente lansia in gravi-
danza tende ad aumentare sino al momento del parto e si manifesta come se-
gnale dallarme dellIo rispetto ad una nuova situazione che la gestante non
riesce a sostenere, a causa della regressione e del riaforare di conitti psichi-
ci non risolti, della crisi narcisistica e delle paure relative al parto (Serroni A.,
2005). I primi tre mesi Roberta ha avuto solo un po di gastrite. Nellemicra-
nia, nelle gastriti e nelle coliti si parla di aggressivit repressa e dellimpor-
tanza che questa ultima trovi una possibile elaborazione e scarica in chiave
simbolica. Lo stesso F. Agresta ritiene che le emozioni compresse siano
stimolate alla ri-nascita attraverso la rivisitazione del corpo a corpo, come
accade, nel rilassamento analitico e nelle Visualizzazioni Guidate (2002). La
paziente successivamente aggiunge lunica cosa lalimentazione, sono
sottopeso, sto passando i guai. La sua richiesta e quella di essere aiutata ad
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affrontare il pi tranquillamente possibile questo momento particolare della
sua vita. Propongo alla paziente una seduta la settimana di Training Auto-
geno con Visualizzazioni Guidate di I livello con visualizzazioni leggere tratte
dal mondo della natura. La mia nalit quella di raggiungere, in un primo
momento, vista lansia presente nella paziente, il rilassamento corporeo e lat-
tenuazione dei sintomi psicosomatici quali gastrite e sottopeso per interveni-
re maggiormente sul corpo e offrirle un migliore sostegno e contenimento.
Successivamente, una volta acquisite le sensazioni corporee (commutazione
autogena), le formule degli esercizi base diventano pi globali, si propon-
gono le visualizzazioni speciche nalizzate alla dinamica psicosomatica del
parto e si d pi spazio allimmaginario, favorendo i sogni. Il primo obiettivo
quello di fare da contenitore (holding) autorevole e simbolico. Mi pro-
pongo di alleggerire le paure nei confronti del parto, offrire unanticipazione
immaginativa degli eventi, avviare lidenticazione con il bambino, nonch
di rafforzare la presenza del padre. Dopo due mesi Roberta non ha pi ansia
n gastrite e non pi sottopeso. I sintomi sono scomparsi ma si continua con il
T.A. e le visualizzazioni speciche per favorire lanticipazione immaginativa
degli eventi, linterazione con il bambino, il consolidamento del rapporto
con il proprio corpo e per dare pi spazio allimmaginario. Lobiettivo di
fare da contenitore autorevole e simbolico e di rinsaldare il rapporto con il
proprio corpo si realizzato. Dopo il parto la paziente potr continuare per
sei mesi, sempre con il Training Autogeno con visualizzazioni guidate di II e
III livello per elaborare la separazione dal bambino, contenere langoscia del
dopo-parto e favorire lallattamento, altro evento psicosomatico. Nel Training
Autogeno con Visualizzazioni Guidate per la gravidanza, la preparazione al
parto e al post-parto vengono utilizzate in un primo momento visualizzazioni
brevi e leggere di I livello, tratte dal mondo della natura (mare, orticello,
campagna siciliana) e ci si concentra prevalentemente sulla distensione del
corpo e meno sulle visualizzazioni. Successivamente, dopo che gli esercizi cor-
porei sono ben acquisiti e introiettati (processo autogeno), si ampliano e si
propongono immagini speciche riguardanti la gravidanza, il travaglio, il
parto, lallattamento. Per queste visualizzazioni speciche prendiamo ispi-
razione da quelle proposte da C. Widmann e da P. Maghella, (2005). Visualiz-
zazioni come Il travaglio, il parto, il giorno della nascita, lallattamen-
to, secondo C. Widmann, si propongono come anticipazioni immaginative
di tali eventi (2004). Alcune immagini come quelle del parto sono in bilico
tra il reale (la cervice, lutero) e limmaginale (le onde denergia e il ore
che si apre al sole) (Widmann C., 2004). Altre come quella sulla gravidanza
servono a rinsaldare il rapporto con il proprio corpo (Widman C., 2004).
Il bambino immaginario
Durante i primi due mesi e mezzo di terapia (9 sedute) la paziente ha
acquisito e consolidato le sensazioni corporee ed entrata gradualmente nel-
le visualizzazioni brevi e leggere ispirate al mondo della natura. Lobiettivo
di fare da contenitore autorevole e simbolico si realizzato. La paziente sta
bene e viene volentieri in terapia. Roberta, oltre a consolidare ed acquisire le
sensazioni corporee e alla scomparsa dei sintomi, ha riferito vissuti e elabora-
to immagini particolarmente interessanti. Sin dalle prime sedute e per tutta
la durata del training (18 sedute) ha immaginato il suo bambino, ha interagito,
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protetto e condiviso con lui ogni esperienza proposta nelle visualizzazioni. La
paziente, partendo dalla 1 seduta dal ricordo della propria nascita, dai luo-
ghi della propria infanzia inizia, nelle sedute successive e per tutta la durata
della terapia, ad immaginare il suo bambino, a dialogare e a interagire con
lui con domande senti le voci?, dove sei? e risposte. Interagisce e condivide
con lui le esperienze proposte nelle visualizzazioni esprimendo vissuti come:
addormentarsi con lui sul materassino sullacqua del mare, fargli assaggiare
il chicco duva nellorto, fargli vedere il mare. Successivamente emerge un
sentimento di protezione come la metto sotto lombrellone e io al solee di
invito allosservazione della natura come gli ho fatto vedere il paesaggio e
nellassaggiare nuovi frutti come ho preso uno spicchio darancia, lho dato
a lui e lha assaggiato e nel fargli sentire nuovi sapori. Immagina precoce-
mente anche la presenza del padre che interagisce con madre e bambino:
con noi cera il pap, eravamo seduti tutti e tre sul lettino. Riferisco ora
alcuni momenti, vissuti, verbalizzazioni e immagini relative alle prime sedute
dove vengono proposte visualizzazioni tratte dal mondo della natura.
Nella 1 seduta Roberta parte dalla rievocazione della propria nascita
riferendo dopo la visualizzazione il piccolo lago vissuti e immagini come
io sono nata a casa mia, vicino a casa di mia nonna cerano margherite
bianche, sentivo il calore del sole come quando eravamo sdraiati da bimbi,
quando andavamo a prendere lacqua, ho assaggiato lacqua (rievocazione
infanzia e del luogo). La mente della paziente sin dalla 2 seduta, dopo la
visualizzazione il mare, inizia a pensare al bambino e a immaginare la sua
presenza e a dialogare con lui riferendo: il bambino scalciava, io ero sul
materassino in mezzo al mare e mi cullavo a riva con le onde, al ritorno il
bambino mi chiedeva: dove sei?. Ma nella 3 seduta, dopo la visualizza-
zione lorticello, che il neonato viene immaginato nella sua interezza e Ro-
berta inizia a interagire con lui riferendo: avevo il mio bambino in braccio,
era neonato, ho preso il chicco duva, ho tolto la buccia e ho bagnato le sue
labbra per fargli assaggiare la dolcezza, poi sempre insieme siamo usciti
dal vigneto e siamo andati nellorto. Successivamente allimmaginazione e
allinterazione compare, in 4 seduta dopo la visualizzazione mare e mosco-
ni, la protezione nei confronti del bambino nelle seguenti immagini: ho vi-
sto il mio bambino, siamo andati insieme al mare, lo portavo in braccio, io gli
dicevo: senti le voci?, siamo tornati allombrellone, lho messo allombra e
io al sole. Nella 5, 6 e 7 seduta, Roberta continua ad interagire, a proteg-
gere e a dialogare con il suo bambino e ad accompagnarlo alla scoperta della
natura e di nuovi sapori esprimendo vissuti come: ho preso uno spicchio
darancia e lho dato a lui, lui mi ha guardato e ha assaggiato, ci siamo
sdraiati, il bimbo sulla pancia, gli ho descritto le nubi. In 8 seduta, dopo la
visualizzazione della passeggiata compare il padre avevo il bimbo in brac-
cio e gli ho indicato le case con noi cera il pap, tipo gita, parlavamo io e
il pap, siamo tornati in spiaggia e ci siamo seduti tutti e tre su un lettino
(immagina la famiglia per intero rafforzando la presenza del padre).
Nella 9 seduta, dopo la visualizzazione della primavera che simboleg-
gia la rinascita, immagina il periodo del parto riferendo: abbiamo fatto il
pupazzo di neve, ho bagnato le labbra del bimbo con un po di neve per
fargliela assaggiare, nito l (ha immaginato no a ne inverno e non la
primavera), mi sono fermata nel periodo in cui dovrebbe nascere (parto
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previsto per i primi di Febbraio) per la curiosit di vederlo quando nasce. In
questa prima fase la paziente riuscita ad immaginare il bimbo, a interagire
con lui, a proteggerlo e a consolidare la presenza del padre.
Viaggio immaginario allinterno di un utero
Dopo le visualizzazioni tratte dal mondo della natura, quando ormai
stato raggiunto e consolidato il rilassamento corporeo e acquisiti e introiet-
tati gli esercizi base (commutazione autogena), nei successivi due mesi (9 se-
dute), vengono proposte visualizzazioni speciche per la gravidanza, il parto
e il dopo-parto e lallattamento, per favorire linterazione con il bambino,
facilitare la dilatazione, il travaglio e la fase espulsiva e migliorare il vissuto
del dopo-parto.
Roberta, dopo aver immaginato il bambino gi nato e aver interagito
con lui nei primi due mesi di terapia, nei successivi due mesi torna indie-
tro e inizia, dalla 10 alla 18 seduta, un viaggio immaginario allinterno del suo
corpo, percorre la sua vagina, arriva allutero e vede la sacca trasparente e il
bimbo. Successivamente visualizza il travaglio, il parto e lallattamento. Dopo
le visualizzazioni gravidanza e comunicazione con il bambino cos riferi-
sce: salivo dalla vagina e vedevo la sacca, per andare a vedere com ran-
nicchiato e addormentato, come se fossi andata a trovarlo, il mio utero
lo immagino come un ascensore, salgo e vedo la sacca. Riferisco alcuni mo-
menti, vissuti, verbalizzazioni e immagini relative alle successive nove sedute
di Training autogeno con visualizzazioni guidate in cui vengono proposte
immagini speciche.
Nella 10 seduta quando, dopo la visualizzazione la gravidanza, Ro-
berta inizia un viaggio allinterno del proprio utero per andare a vedere il
bambino riferendo: salivo dalla vagina e vedevo la sacca e il bimbo rannic-
chiato che dormiva con le manine cos, la sacca era trasparente, ho visto
le manine, il visetto ovale, era senza capelli. Secondo Widmann C. questa
visualizzazione serve a rinsaldare i rapporti con il proprio corpo e a conso-
lidare la ducia nel processo di trasformazione della vita che avviene al suo
interno (2004). Il viaggio continua nell11 seduta, dopo la visualizzazione
la comunicazione con il bambino, la paziente riferisce: sono risalita lun-
go la vagina e lutero, ha allungato la manina e mi ha accarezzato il viso,
poi si addormentato, stavo l a guardarlo, ammirata. Questa visualizza-
zione pone laccento sulla comunicazione precoce tra madre e bambino
(Widmann C., 2004). Le visualizzazioni successive la cascata e la rosa che
sboccia parlano, secondo Widmann C. un linguaggio maggiormente simbo-
lico, si riferiscono, rispettivamente, alla rottura delle acque e alla dilatazione
della cervice (2004). Alla 12 seduta, dopo la visualizzazione la cascata, la
paziente manifesta una certa agitazione la prima volta, stava andando
bene. Ricorda un luogo dov vissuta, la montagna innevata, c una
fontana dove si prende lacqua, non cera il bimbo, ho visto la mia pan-
cia, ero in una posizione dattesa (aspettava la rottura delle acque), non
ho visto la rottura delle acque. Alla 13 seduta dopo la visualizzazione del
ore che sboccia, Roberta riferisce: bella limmagine della rosa connessa
al travaglio (sorride), Si avvicina il parto (ride). Ho visto un roseto, ho
immaginato la vagina e la cervice, vedevo la testa del mio bambino, mi
venuto in mente il dolore, ho avuto una reazione, un istinto, non di paura
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(attenuazione della paura del parto), laltra volta pi agitata, ora meglio,
la rosa mi ha aiutato ad immaginare il travaglio pi soft (funzione del sim-
bolo). Nella 14 seduta dopo la visualizzazione il travaglio, emerge un po
di paura: ho immaginato la sala parto, ho avuto un po di paura, sul letto
da parto io guardavo me stessa, ho visto la testolina del bambino che usci-
va, ho visto la cervice che man mano si dilatava, la testolina usciva girata
da un lato. Dopo la visualizzazione il parto, 15 seduta, Roberta riferisce:
bella pancia, mi sento bene, rilassata. Nellultima fase lho immaginato
con il corredino in braccio, con la copertina con lorsacchiotto. Poi inizia a
parlare del corredino: mi sono basata sul chiaro, arancio, verde.
Alla 16 seduta, dopo la visualizzazione il giorno della nascita, il bam-
bino viene visto avvolto nella sua copertina, piccolo, manine piccole, lo
osservavo, io ero rilassata con lui in braccio, tranquilla, osservavo, ci cono-
scevamo, mi guardava e si addormentava lentamente, eravamo tranquilli,
gli occhi neri mi guardavano incuriositi, neri, scuri, forti. Dopo la visualiz-
zazione lallattamento (17 seduta), Roberta ride, contenta, perch prova
una bella sensazione, il bimbo era in braccio, stava bevendo il latte, stava
tranquillo, mangiava con gusto, ci guardavamo (interazione con il bambino)
e mangiava, nito di mangiare si addormentato. La paziente riuscita ad
avere unimmagine anticipata degli eventi e ad elaborare la paura del parto.
La settimana successiva avremmo dovuto visualizzare, nella 17 seduta, la pas-
seggiata con il bambino, ma il parto un po anticipato non ce lha permesso.
Roberta partorisce
La settimana successiva, con un anticipo di una settimana, Roberta ha
partorito. Mi telefona comunicandomi che tutto andato bene, un ma-
schio e lei felice. Riferisce: io sono contenta che tutto sia andato bene, il
travaglio stato breve, durato 4 ore circa e il dolore tollerabile anche con
doglie forti, si sono meravigliati tutti attorno a me, perch le contrazioni
erano a 120, quindi forti e visibili, io per ero tranquilla mentre le altre urlavano.
Il racconto continua dicendo: a mezzanotte la rottura delle acque, nessu-
na doglia durante la notte, dalle ore 10 alle ore 12 contrazioni forti che
venivano e andavano, poi dalluna alle quattro le doglie serie, alle 16 il
bambino nasce, pesa 3 chili e sta bene.
Dopo il parto Roberta sar seguita per 6 mesi con sedute di 45 minuti e
si continuer con il Training Autogeno con Visualizzazioni Guidate di II e III
Livello pi profondo, pi regressivo, quasi terapeutico, per favorire il riag-
giustamento e la riappropriazione corporea del dopo parto, lelaborazione
della perdita e per offrire un sostegno in questo periodo di particolare fra-
gilit e per lallattamento, altro evento psicosomatico. Secondo Maghella P.,
molte donne nelle ore o nei giorni successivi al parto vivono il corpo come
un campo di battaglia, con dolori muscolari ovunque; vorrebbero dimenti-
carsi dellarea pelvica e dei genitali, non riconoscono il proprio addome e la
strana, molliccia vuota sensazione, sentono di avere il diaframma che arriva
alle ginocchia (2005). Quindi importante continuare con una terapia cor-
porea come il Training autogeno con visualizzazioni guidate di II e III livello
pi profondo e regressivo, quasi terapeutico e con formule pi globali per
favorire la reintegrazione corporea, lintrospezione e il rispecchiamento e la riap-
propriazione del proprio corpo.
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Nascere, n.2.
Angela Serroni Psicologa, Psicoterapeuta, Analista e libero professionista. Specializzata
in Psicoterapia ad indirizzo psicoanalitico nella Scuola Quadriennale di Medicina Psicoso-
matica Psicoanalitica della SIMP Abruzzese (Direttore: Dott. R. Di Donato) e nella SIMP
Pescarese (Dott. F. Agresta). Ha conseguito un Training di formazione in Psicoterapia di
Rilassamento Analitico (Relaxation di M. Sapir) presso ASSIR (Associazione di rilassamen-
to analitico), (Direttore Dott. R. Di Donato). Conduttrice di gruppi di Training Autogeno
con Visualizzazioni guidate presso CSPP (PE). Didatta CSPP (Centro Studi di Psicologia e
Psicosomatica Clinica), (Direttore: Dott F. Agresta). Ha ricoperto un incarico professiona-
le, come conduttrice di gruppi di Training Autogeno Respiratorio presso il Reparto Oste-
trico dellOspedale Civile di Teramo. Cultore della materia presso la Facolt di Psicologia
Clinica (Prof. M. Fulcheri), Universit G. d Annunzio, Chieti.

Indirizzo dellAutore: Dott. Angela Serroni
Via della Fonte, n. 1, Teramo - Via Puccini, 49, Pescara
Cell.3386262287 - E-mail: angelaserroni@virgilio.it
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ABBIAMO RICEVUTO
DIVERSIT E POVERT:
INTEGRAZIONE E INTERCULTURA*
Fausto Agresta
1.1. Introduzione. Ideologia dellefcienza e della diversit
Fino a qualche decennio fa, in Italia (e in altri altre parti del mondo) i
termini diverso, disadattato e malato mentale stavano ad indicare colo-
ro non riuscivano ad inserirsi nel sistema Istituzionale e sociale (scuola, lavo-
ro, societ), anche se non presentavano gravi carenze nella proprie capacit
intellettive e comprensive. La carriera del malato mentale, in particolare,
stato un esempio classico: dal disagio familiare ed esistenziale a quella della
segregazione sociale e psicologica, no allesclusione sociale col manicomio,
luogo chiuso e di segregazione umana e sociale. In Italia, abbiamo conqui-
stato la loro chiusura, circa 30 anni fa. A scuola cerano le classi differenziali:
era normale vedere un bambino handicappato o disabile che andava a scuola
starsene nel cantuccio di un corridoio, assistito da una persona o dalla bidel-
la. Le classi differenziali esistevano specialmente nei grossi centri; avevamo,
poi, gli istituti chiusi e, in alcuni casi, gestiti come lager. Da molti anni ci
non esiste pi: c lintegrazione del disabile e la scuola, in generale, aperta
agli handicappati gravi e ai diversi, anche se, mancano gli psicologi e gli
interventi di aiuto e sostegno per le famiglie, come scelta politico - culturale.
Ancora oggi esistono pregiudizi e stereotipi riguardo alla personalit del di-
verso e ai nuovi poveri. Schemi rigidi e classicatori che vanno alla ricerca
di giusticazioni razionali o pseudoscientiche, o pseudo-politiche atti a non
turbare il buon andamento delle relazioni cosiddette normali specialmente
nel campo scolastico; luogo dove, per alcuni aspetti, si accentuano le disu-
guaglianze sociali e dove esistono problemi di emarginazione e integrazione,
specialmente nelle grosse citt. Una societ staticamente e rigidamente strutturata
in classi estremamente disuguali tra loro classica, seleziona e dicotomizza non dialet-
ticamente alcuni valori relativi, e non assoluti, come lefcienza e il suo contrario, la
bont e la cattiveria, la sanit e la malattia, la normalit e la anormalit. Tutto ci
che non rientra in questi canoni, non normale. Di conseguenza, lefciente, il
normale, il superdotato, il sano, il macho, va sempre avanti: il pi bravo ren-
de e costruisce sempre pi, produce sempre meglio e in maniera sempre pi
sosticata. Il pi delle volte produce solo ci che necessario per il mercato
del sistema; e per la legge del pi forte, la societ tende al mantenimento
dello status quo, creando irreversibilmente il rapporto tra lefcienza e la
non efcienza, trattando questi come concetti astratti ed assoluti, lontani dal-
la vita stessa delluomo. Non a caso la scuola propone allo studente lideale
del successo, ideale che viene presentato nella veste di un mito, di un obiettivo
che deve essere perseguito in s e per s, senza che sia dato conoscerne esat-
tamente il signicato: il signicato, in questo caso, di possibile strumento di
dominio e di emarginazione degli/sugli altri. E dobbligo pensare alla televisione,
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ai mezzi mediatici della pubblicit che creano strumenti di plagio, dove lef-
cienza e laspetto sico, lapparenza e il turpiloquio, quindi la potenza sica,
i soldi e quantaltro, sono presentati come i nuovi miti. Essere diversi, in
quanto superiori, in quanto fricchettoni e trasgressivi nel linguaggio, nei
comportamenti aggressivi e molto spregiudicati: questo il massimo della
misticazione possibile e, per alcuni aspetti, la nostra societ la alimenta. Al
contrario, gli altri, i diversi, i nuovi poveri, i deboli sono coloro che non
raggiungeranno, o non hanno potuto raggiungere, il successo. Ci si dimenti-
ca, non sempre, questo deve essere detto, il rispetto della persona, della sua
individualit, della sua volont di fare e di impegnarsi secondo le proprie
possibilit: questo resta lobiettivo vincente a lungo termine. Non a caso sen-
tiamo spesso che alcuni divi dello schermo, ricchi e potenti, muoiono con
dosi di droga mischiati ad alcool: pensiamo a quanto sono deboli, fragili e
persi nei umi di alcool e droga. Questa piaga, per, accompagna anche le
classi deboli e, spesso, rimane il loro veicolo principale per la sopravvivenza.
In tutti casi, la societ ha il dovere di offrire a tutti le varie possibilit di inse-
rimento e di lavoro. Come scrivevano M. Horkheimer e T. W. Adorno - rispetti-
vamente il primo Sociologo ed il secondo Filosofo della Scuola di Francofor-
te - perseguitati dal nazismo e fuggiti negli Stati Uniti: Elemento determinante
in questa rigidit del carattere totalitario, il suo legame allautorit negativa (...) Vi
poi laccentuazione dei valori convenzionali in onore al momento, come la correttezza
esteriore, il successo, la diligenza e la capacit nel lavoro, la pulizia corporale, la salu-
te, lattitudine conformistica e acritica. Il pensiero e la sensibilit di queste persone sono
orientati gerarchicamente; esse si sottomettono alla autorit morale idealizzata del grup-
po cui pensano di appartenere (...) e sono continuamente allerta per condannare sotto
i pretesti pi vari chi fuori del gruppo o colui di cui pensa che sia inferiore (1969).
Nel libro dedicato al mio paese, Gli Amici Pazzi di Moscufo (2008),
ho scritto che negli anni 50-60 questo nostro borgo, insieme alla vasta cam-
pagna circostante, si presentava quasi come una grande famiglia o, come
tante piccole famiglie. Durante la guerra si erano rifugiate diverse famiglie di
Pescara e di zone vicine. A scuola, nel lavoro, nella comunit religiosa cera
un buon rispetto umano e sociale: lumanit e laccoglienza dei Moscufesi
non retorica! Ricordo che, come i miei amici, quando mi recai a Pescara a
studiare alle superiori agli inizi degli anni 60, solo allora cominciai a capire
il signicato di certe parole; capii che esistevano giovani handicappati,
persone diverse, individui psicopatici che trovavano molte difcolt a
inserirsi nel sociale. Solo allora, e pi tardi, allUniversit di Roma, capii le
varie etichette, lo stigma del diverso. A Moscufo queste persone diverse
appartenevano al folklore pi vario e al convivere sociale e civile di questa co-
munit: (inventando i nomi) ricordiamo Giovanni di Lurote era colui che
gli esperti avrebbero, poi, chiamato epilettico; Rosa di Lina di lu Scuzzotte
era la ragazza che aveva il padre in carrozzella, perch sofferente di paresi
spastica; Tonino di li Casotte era il Ligabue che aveva delle difcolt ad
apprendere. Poi, Elise di lu Cioppe era la povera ragazza che veniva aiutata
da tutti. Eravano tutti nella stessa classe, e non in classi diverse. Insomma
si viveva insieme qui al paese; il concetto di integrazione era un processo
naturale; cerano i ragazzi di paese e quelli di campagna: quelli che arrivava-
no alla quinta elementare, alcuni alle Scuole Medie, altri alle Superiori e al
Diploma, pochi allUniversit. Anche se ogni anno si perdevano tra le varie
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classi, perch alcuni ragazzi venivano bocciati, ci incontravamo sempre di po-
meriggio nella vita, nei bar e nelle feste, in chiesa e al mare. E siamo cresciuti
insieme. Questa la vita comunitaria tessuta su di un rispetto profondo, e
su questa capacit di integrazione dei pi deboli - gli amici che non hanno
studiato e che hanno fatto lavori pi umili - dobbiamo dare testimonianza al
nostro paese che stato sempre aperto alle diversit interculturali. Il razzi-
smo, come cultura dellesclusione, non labbiamo ricevuta come educazione.
Devo rendere grazie, anche per gli sviluppi professionali che il mio mestiere
comporta: una apertura mentale, n pregiudiziale, n stereotipata. Il tutto
da ricondurre sicuramente alle famiglie, alla comunit religiosa, alla Scuola,
e alla pedagogia degli anziani che hanno avuto il loro peso su di noi, come
esempi di vita. Pensare allinclusione degli altri, ci fa pensare all accettazio-
ne di una parte di noi stessi, alla parte che noi non accettiamo. Dobbiamo
accettare prima quel pezzettino di noi che riutiamo, per poter accettare
laltro, il diverso da noi. E non difcile. E sempre una questione mentale
ed educativa, altrimenti il pregiudizio attecchisce subito e si trasforma in ste-
reotipo e in razzismo.
1.2. Limmaginario collettivo. Gli stereotipi: le origini
Come la psicologia ha da tempo chiarito, lintero processo di percezio-
ne umana governato da idee preconcette, che consentono di categorizzare
le persone in gruppi e codicare il loro comportamento in maniera automa-
tica. I mass media, spesso in maniera inconsapevole, veicolano e riproducono
stereotipi e luoghi comuni che hanno facile presa tra il pubblico, proprio perch
ne confermano la visione del mondo.
Non mi stancher di ricordare che il losofo Bacone, gi agli inizi del
1600, nello scritto Novum Organum, classicava in settantadue i pregiudizi
delluomo (di piazza, di teatro e di scienza): soprattutto lo scienziato deve ri-
pulirsi di tutti gli stereotipi prima di riprodurre gli esperimenti, altrimenti
la conoscenza della natura e delluomo gli sar preclusa per sempre!
Nel suo famoso volume LOpinione Pubblica (1922), il Walter Lippmann,
giornalista statunitense, sostiene che la realt, a causa della sua estrema
complessit, non pu essere conosciuta in quanto tale, ma solo attraverso
le immagini mentali o rappresentazioni che luomo se ne crea. Queste sono
basate su delle semplicazioni che consistono in forme di organizzazione
preventiva dei dati, e che dunque inuenzano abbondantemente la raccolta
e la valutazione dei dati stessi. Vorrei ricordare che, etimologicamente lo Stigma
era il Marchio, Il legno che lascia una puntura, un segno; mentre lo Stereotipo era
limpronta: steres/solido; tipa (impronta).
Lo stereotipo costituisce dunque: Una rappresentazione ordinata pi o
meno consistente del mondo, alla quale si sono adattati i nostri modi di essere, i nostri
gusti, capacit, comodit e speranze. Possono non rappresentare unimmagine comple-
ta del mondo, ma sono limmagine di un mondo possibile al quale ci siamo adattati.
In quel mondo le cose e le persone hanno il loro posto noto, e fanno certe cose che sono
attese. In esso ci troviamo a casa, fuori di esse, fuori casa (Lippmann, 1922; 1999).
Gli Autori che si richiamano a questa prospettiva (cfr. Adorno et al., 1950)
avanzano lipotesi che, mediante i meccanismi di difesa, come la proiezione o la di-
slocazione, gli attributi negativi del S o del gruppo di appartenenza, vengano percepiti
come caratteristici di qualche altra persona o di qualche altro gruppo esterno. proprio
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mediante questa percezione del gruppo esterno in termini negativi che il proprio diventa
invece migliore. Nella visione di Lippmann gli stereotipi hanno anche altre
nalit; in quanto prodotti della cultura e del patrimonio di idee del gruppo
sono dei veicoli per creare omogeneit di valori e di credenze. Da questo pun-
to di vista acquistano notevole importanza i mezzi di comunicazione, quali agenti in
grado di formare, trasmettere e rafforzare gli stereotipi.
1.3. Gli effetti della categorizzazione: basi motivazionali e cognitive
Lappartenenza etnica si presta ai meccanismi di inclusione e in catego-
rie, favorendo la formazione di etichette sociali, capaci di ricondurre in ma-
niera immediata uno specico evento a una specica categoria, nei confronti
della quale si preventivamente formata una certa costellazione di pensieri e
atteggiamenti che inuenzano il giudizio che viene prodotto.
La categorizzazione sociale , dunque, secondo J. Tajfel, un processo che
consiste nel raggruppare oggetti o eventi sociali in gruppi equivalenti dal
punto di vista delle azioni, delle intenzioni e dei sistemi di credenze di un in-
dividuo (1981). Gli effetti della categorizzazione portano al favoritismo per
il proprio gruppo di appartenenza. Laspettativa preventiva sarebbe costituita
dallo stereotipo preesistente: se ci si aspetta di vedere tratti negativi legati
agli immigrati, si tender a percepire tale correlazione come pi frequente di
quanto non sia nella realt; questo il modo in cui lo stereotipo favorisce un
errore percettivo-inferenziale. Lo stereotipo, quindi, pu anche rendere pi
povera, grossolana e semplicata limpressione che ci formiamo degli altri.
Causa di distorsioni di giudizio sistematiche, gli stereotipi possono inuenza-
re le stesse interazioni sociali, favorendo la modicazione del comportamen-
to dei soggetti.
1.4. Il ruolo del linguaggio nella trasmissione degli stereotipi
Gli stereotipi hanno bisogno di una fondamentale forma di mediazione, ossia
quella linguistica. appunto attraverso i discorsi quotidiani, i giornali, i libri
di testo, la televisione, i messaggi pubblicitari, che in maniera sottile ma co-
stante avviene il passaggio di queste forme di conoscenza e di interpretazione
del mondo. Numerose ricerche empiriche sul fenomeno hanno dimostrato
come i processi di attivazione linguistica indotti dalla comparsa di un termine
linguistico che si riferisce a una categoria sociale, hanno importanti conse-
guenze sul modo in cui colui che parla in grado di elaborare le informazio-
ni associate in termini stereotipici a quelletichetta. I mezzi di comunicazione
di massa sono, da questo punto di vista, un potente veicolo di trasmissione
degli stereotipi (ricordiamo lutilit dei Corsi di Lingua Italiana per cittadini
stranieri).
1.5. Conoscere il fenomeno: semplicare senza ridurre
Il migrante che arriva in Italia non solo un lavoratore, ma porta con
s una serie di bisogni sociali e culturali. Lostacolo, in questo caso, supera-
re una concezione puramente strumentale che vede limmigrato soprattutto
come forza lavoro e considerarlo innanzi tutto una persona. La sda appare
duplice e complessa: da un lato, occorre insegnare a non temere gli immigrati
come una minaccia per loccupazione, ma sottolinearne limportante apporto
per la nostra economia; dallaltro, bisogna riconoscere le opportunit culturali
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date dallingresso di nuove tradizioni e di nuovi costumi di cui portatore lim-
migrato, accanto per allesigenza del riconoscimento di diritti e doveri come
cittadino del nostro Paese. Questo un punto fondamentale nel rispetto delle Leggi.
Chiudersi di fronte allalterit costituita dallimmigrazione e arroccarsi
sui propri pregiudizi signica riutare la globalizzazione in atto, fenomeno
inarrestabile e costitutivo della societ moderna. Preservare la presunta pu-
rezza del proprio gruppo di appartenenza, negando linclusione di gruppi
altri risulta altrettanto dannoso; le contaminazioni nella societ in cui vivia-
mo sono necessarie e inevitabili. Allo stesso modo, favorire la coesistenza in
virt del fatto di essere tutti uguali porta a negare le differenze, differenza
che esistono e sono sempre esistite: evitare il rischio di una omologazione
impossibile. Conoscere e capire lalterit vuol dire allargare i propri orizzonti
culturali; lungi dal rappresentare un pericolo per la propria identit, la diffe-
renza costituisce una risorsa preziosa, una fonte di arricchimento culturale e
umano. Questanno sono stato incaricato di un corso per Mediatore Culturale a
Vasto (CH) e devo dire che, dal confronto di tante idee, anchio ho imparato
ad ascoltare le motivazioni e le idee delle altre persone, di altre culture ri-
guardo alla propria vita e alla salute: come interpretano gli altri la malattia,
la salute, il vivere comune? O il dolore, la frustrazione, la separazione dagli
affetti e dai legami: dai gli, dai congiunti e dagli amici.
Si pu ottenere un cambiamento nelle strutture intrapsichiche dellimmaginario
delle persone che lo desiderano? Insomma, i nostri pensieri e le nostre difese psichiche
possono trasformarsi? Rispondiamo di s, se vogliamo cambiare un po. Lo stesso di-
scorso, chiaramente, si pu proporre allimmmigrato. Ascoltiamo un attimo questa
piccola soluzione. La lettura del Terzo Reich dei sogni di Charlotte Beradt
(1968) offr a Gordon Lawrence, il fondatore inglese del Social Dreaming,
un tassello importante per la formulazione della sua ipotesi. Beradt, una
giornalista tedesca ai tempi di Hitler, chiese ad amici medici di raccogliere i
sogni dei loro pazienti come parte della visita clinica e della loro anamnesi.
Emerse la fotograa non di conitti personali, appartenenti allinfanzia dei
sognatori, quanto piuttosto il risultato di una vita sociale distorta e intrappolata
nella dittatura. Il sognare e i sogni rivelavano quello che lautrice chiam: lesistenza
paradossale delluomo in un regime totalitario del ventesimo secolo. Limportanza del
sogno dal punto di vista sociale determina un cambiamento di prospettiva epocale. Uti-
lizzare il sogno nella metodologia del Social Dreaming signica riportare lattenzione
sulla narrativa del sogno e non pi sul sognatore; in secondo luogo, questa me-
todologia di ricerca-intervento permette di osservare e conoscere i processi
inconsci e di pensiero, usando il sogno come prodotto non ltrato dalla cul-
tura e dal sociale, ma comunque ad essi legato. Cosa vuol dire ci: se non ci
interessiamo allaspetto psicopatologico ed interpretativo classico del sogno
e della vita del sognatore, ma lavoriamo sulle connessioni, sui pensieri emer-
genti e sulla amplicazione tematica, il pensiero del sistema sociale e/o del-
lorganizzazione emergeranno in modo naturale e, tutto sommato, in modo
spontaneo! Rileggere il sogno da una posizione ego-centrica ad una socio-
centrica signica poter far riemerge la sua funzione rivelatrice e la sua fun-
zione di strumento di indagine e prodotto della cultura. Il Social Dreaming
ha in s questa natura e questa forza: recuperare in senso antropologico e
sociale la funzione del sogno. Cos come ci si riuniva intorno al fuoco e ci si
raccontavano i sogni, cos da costruire prima e condividere poi pensieri, lin-
- 84 -
guaggi, idee, perci la CULTURA, cos ora con metodi quali appunto il SD
possibile riconoscere che il sogno ha comunque una valenza sociale e perci
culturale. In diversi ambiti il SD stato usato: subito dopo il crollo delle torri
gemelle, durante la guerra del Ruanda e in ambito di ricerca sociale tra le di-
verse culture come israeliani e palestinesi. Nelle esperienze svolte si potuto
constatare che il problema della cultura si manifesta o si pu bloccare sotto
diversi punti di vista: dal razionale allirrazionale, cio dal linguaggio e dalla
comunicazione al sogno. Cosa succede allora al sogno se lo si pu osservare
ed utilizzare in questo modo? Bene, esso lo si pu ri-leggere in modo nuovo
e trasformativo e come elemento propulsore di una nuova co-costruzione di
signicati e come nuovo strumento di indagine culturale perch, inserito
nella metodologia della Matrice attraverso di esso il collettivo, i partecipanti
scoprono democraticamente e attraverso le libere associazioni che il sogno
non pi solo mio, ma di una rete di menti e di pensieri e perci di una
nuova e pi complessa rete culturale!
Sir George Martin, il musicista e produttore della EMI che ha scoperto
e diretto i Beatles negli studi di registrazione di Abby Road, nel suo celebre
libro SUMMER OF LOVE (1998), ha scritto che il successo dei Beatles legato
alla storia di Liverpool e della sua storia multietnica: nei due secoli precedenti la
II Guerra Mondiale tutto il commercio era legato al famoso porto e alle pri-
me immigrazioni dalle Americhe; poi, alla via delle Indie, per il commercio
del cotone. Finita la guerra, era rimasta la grande inclusione -nella musica,
nel teatro e nelle arti- di tanti gruppi multietnici: cerano circa 500 gruppi
musicali, e 5.000 gruppi di tipo familiare, a Liverpool; cerano i soldati con
mogli inglesi (6.500) che avevano esportato la musica negra, cubana, con
i balli tipici caraibici; cerano i giamaicani, i portoricani, i cinesi: i marinai
di Liverpool, al ritorno dai viaggi doltreoceano, portavano tanti dischi ad
amici e familiari sulla banchine del porto che era il pi importante del nord
Europa. E pian piano i gruppi avevano sviluppato una musica di derivazione
americana, una musica country, chiamata Skife di derivazione etnomusicale
del rock and roll, del Blues e dello Spiritual afroamericano. A Liverpool, pri-
ma ci furono immigrati irlandesi, poi la Comunit negra, cinese, ecc. Cos,
i ragazzi di Liverpool, avevano introiettato, rivisitato e reinterpretato le varie
tendenze musicali. Dopo 10 - 15 anni i quattro ragazzi, iniziando con la mu-
sica Skife, e mischiando con le varie combinazioni musicalit dei musicisti
neri testimoni del rock & roll conquistarono prima lInghilterra, poi gli Stati
Uniti, il resto dEuropa e, poi, il mondo intero.
Scriveva S. Freud: Lavora con un altro per scoprire il tuo s. E doveroso
ricordare che lAltro, il diverso esiste come persona, come soggetto con i
propri vissuti e sentimenti, con le ambivalenze e con le proprie paure, col
proprio negativismo e con la propria aggressivit. Alla ne di questa relazio-
ne, alla frase di Freud mi permetto di aggiungere, per tutti noi, questa rifes-
sione: Lavora con il tuo s per scoprire laltro. Se ci rendiamo disponibili con
noi stessi, se accettiamo di prendere coscienza dei nostri conitti, dei nostri
pre-giudizi e/o i piccoli deliri di onnipotenza, allora potremo disporci pi
facilmente allascolto e allaccettazione degli altri, del soggetto che abbiamo
di fronte a noi (dal bambino di qualsiasi colore, al vecchio, allimmigrato di
qualsiasi nazione). Questo rapporto bidirezionale ed interpersonale. Siamo
noi, per, che dobbiamo metterci nei panni dellaltro ed essere disponibili.
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1.6. La questione povert e linclusione sociale
Diversi studiosi di Economia affermano che se si perso tempo, in
particolare negli ultimi anni, anche perch si dato credito a una tesi con-
vincente e seducente: la povert potr essere ridotta grazie allo sviluppo economico.
In sostanza, maggiore sviluppo economico, maggiore redistribuzione dei
vantaggi di tale sviluppo, quindi meno povert. F. Clark afferma si tratta di
una tesi che ha unindubbia capacit persuasiva e nello stesso tempo sposta
in avanti la possibilit di impegno responsabile per affrontare il problema. Se
fosse vero, negli USA non dovrebbero esserci 13 milioni che vivono in condi-
zione di povert. Dal 2000 al 2006 risulta che la povert infantile aumentata
dell11%, cio 1.200.000 bambini si sono aggiunti ai gi tanti costretti a cre-
scere ed emarginati (National Center for Children in Poverty, 2007). Non
bisogna dare credito alle facili sirene...la questione povert non un inciden-
te di percorso. E invece fortemente radicata nelle economie occidentali ed
un problema che bisogna affrontare a livello politico, sociale ed economico
e, dal nostro punto di vista, antropologico-religioso.
1.7. Orientamento per lattuazione degli obiettivi dellAnno Europeo
Esempio di buone pratiche cos come si legge nelle tesi di studiosi di
Economia per lAnno Europeo, sono: 1. Una chiara strategia di comunica-
zione che va al di l delle persone direttamente interessate; a. Riconoscimento
dei diritti: 1. Far s che il pubblico riconosca e i diritti fondamentali e i bisogni
delle persone in condizioni di povert; 2. Correggere gli attuali stereotipi
legati alle persone in condizioni di povert e di esclusione mediante campa-
gne informative; 3. Aiutare le persone che vivono in condizioni di povert ad
avere maggiore ducia in s stesse, dando loro accesso a un reddito dignitoso
e a servizi di interesse generale; b. Responsabilit condivise: 1. Incoraggiare il
dibattito tra il settore pubblico e privato; 2. Incoraggiare gli scambi di buone
pratiche in materia di responsabilit condivisa; 3. Coinvolgere le parti sociali
e le imprese in attivit volte al reinserimento nel lavoro; c. Impegno e azioni
concrete dellUE.
A proposito del gemellaggio di Moscufo con Mlawa (Polonia), vogliamo conosce-
re molte cose in pi di Mlawa, dai rappresentanti della Citt: sappiamo che una bel-
la citt, una localit strategica, una citt di collegamento con il centro della Regione,
grazie soprattutto al National Road che la attraversa da nord a sud. La Storia ci dice
che la prima volta che menzionato il nome MLAWA il 1426! Mlawa, nel 1808,
contava, 893 abitanti, di cui 137 ebrei. Nel 1921: abit. 19.000; - ebrei: 5.800. Nel
1939: abit. 21.000; - ebrei: 7.000. Oggi ha pi di 30.000 abitanti. Moscufo, il nostro
piccolo comune, costituito da circa 3.200 abitanti. Accogliamo con piacere, nel nostro
piccolo territorio di Moscufo, i Rappresentanti della citt di Mlawa, a cominciare dal
Sindaco, Sig. Slawomir Kowalewski che gemella la sua citt con Moscufo, rappresen-
tato dal Sindaco Sig. Dott. Alberigo Ambrosini, i Consiglieri Sig.ra Avv. Lorella Can-
celli, il Sig. Dott. Domenico Orlando, con tutti i rispettivi consiglieri, e la cittadinanza
intera. Erano presenti il Signor Questore di Pescara e altre Autorit.
* Relazione letta il 23 novembre 2009, presso la Sala Consigliare del Comune di Moscufo
(PE), in occasione del gemellaggio con la Citt di Mlawa (Polonia). Ringrazio in particola-
re il Sindaco Dott. A. Ambrosini e il Consigliere Avv. L. Cancelli per il gentile e importante
invito.
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PROSPETTIVE IN LIBRERIA
FAUSTO AGRESTA
IL LINGUAGGIO DEL CORPO IN PSICOTERAPIA
Glossario di Psicosomatica
(Prefazione: Piero Parietti)
Alpes Italia, Roma: I Edizione, marzo 2010, pagg. 272; Euro:19,00
DALLA PREFAZIONE di Piero Parietti
La psicosomatica una disciplina dai signicati ambigui e dalle attribuzioni molteplici
e spesso apparentemente antitetiche. Il collega Fausto Agresta uno studioso serio ed
appassionato che ha preso sul serio la psicosomatologia diffondendone la conoscenza e
cercando di strutturarne, per quanto possibile, i concetti esplicativi, sia nellambito della
propria attivit professionale di docente e di psicoterapeuta individuale e di gruppo, sia
nel contesto della Societ Italiana di Medicina Psicosomatica quale organizzatore di Corsi,
Convegni, come Coordinatore della Sezione di Pescare e di responsabile dell

area di
attivit degli Psicologi. per anche lautore di pubblicazioni interessanti ed originali di
cui gli esempi pi signicativi sono, a mio parere, il testo pubblicato nel 1997 Malattie
Psicosomatiche e Psicoterapia Analitica e la rivista semestrale Nuove Prospettive in Psi-
cologia giunta ormai al XXIII anno dalla sua fondazione ed al quarantesimo fascicolo. Il
libro citato illustra infatti in maniera chiara, tanto la storia della Medicina Psicosomatica,
quanto la critica elencazione delle teorie e dei modelli teorici progressivamente elaborati,
sempre con il supporto esplicativo di situazioni cliniche affrontate. Un testo che dovrebbe
essere letto e studiato da quanti si occupano di psicosomatica. La rivista, tramite contri-
buti originali e interviste a tutto campo a livello nazionale ed internazionale, ha trattato e
tratta, di tutte le impostazioni di lavoro teoriche e pratiche tradizionali, ma anche attuali
in ambito psicologico (ma non solo) secondo unottica psicosomatologica. Lattuale pub-
blicazione costituisce un ulteriore importante contributo allattivit svolta, con merito
e successo, dallautore nella sua costante diffusione di conoscenza della psicosomatica,
con una modalit pratica ed originale bene espressa dal suo titolo IL LINGUAGGIO DEL
CORPO IN PSICOTERAPIA e dal sottotitolo: Glossario di Psicosomatica. Ritengo che il dare
particolare risalto alla dimensione corporea in psicoterapia, ove comunemente predomina
la dimensione del mentale, costituisca una precisa scelta dettata dallorientamento psico-
somatista dellautore. Questo in quanto la chiamata in campo del corpo pone in primo
piano la duplice caratterizzazione dello stesso tra corpo reale fondato sul codice biologico
e focalizzato sulla oggettivit della osservazione clinica, e corpo vissuto o fantasmatico,
basato su di un codice simbolico ed espresso dalla soggettivit individuale della persona sof-
ferente. Differenziazione bene espressa dai fenomenologi di lingua tedesca, con i termini
rispettivi di koerper [corpo biologico] e di Leib [corpo vissuto], che costituisce una
articiosa separazione sostanzialmente messa in atto nella operativit clinica dalla medi-
cina focalizzata sul koerper e dalla psichiatria centrata sul leib, e che la psicosomatica
tende invece ad unicare soprattutto attraverso il coinvolgimento dei soggetti implicati in
quella particolare relazione terapeutica che Michel Sapir ha indicato con lespressione di
corpo a corpo tra medico e paziente. Formulazione che richiama linuenza balintiana
sulla impostazione culturale di questo autore francese che ha avuto un ruolo fonda-
mentale assieme a quello di Boris Luban

-

Plozza nella scelta balintiana fatta dalla SIMP
negli anni settanta del secolo scorso, per lattivit formativa dei propri soci. Due amici
scomparsi quelli citati, il francese Michel e lo svizzero Boris, entrambi di origine russa e
il maestro di origine ungherese Michael Balint, che hanno fortemente e positivamente in-
uenzato latmosfera culturale della SIMP di cui Fausto Agresta un autorevole esponen-
te. Ma la chiamata in causa del corpo, secondo la prospettiva indicata, comporta anche
una possibilit di integrazione pratica tra le due componenti culturali, sorte nellambito
della psicosomatica e della sua storia evolutiva, costituite da quelle che lo psichiatra Carlo
Lorenzo Cazzullo, riconosciuto maestro e pioniere della medicina psicosomatica in Italia,
- 87 -
indicava come nosograca e metodologica. La prima, quella nosograca prende
(prendeva) in considerazione alcune particolari forme di malattia, denite appunto come
psicosomatiche, la cui origine sarebbe da individuare in dinamiche conittuali psichi-
che inconsce somatizzate. La seconda, quella metodologica (pi attuale), centrata non
tanto sullaspetto nosograco della malattia, quanto invece sul tipo di approccio da parte
del terapeuta allindividuo comunque sofferente, considerato secondo una prospettiva
globale comprendente anche la relazione terapeutica attivata. La chiamata in causa della
relazione interpersonale tra lindividuo sofferente e lindividuo (professionista) che lo
assume in cura appare come un superamento della articiale ed assurda suddivisione tra
forme psicosomatiche e non di malattia. Nel glossario, che comporta la illustrazione di
terminologie molteplici con la citazione di modalit terapeutiche derivate da modelli teo-
rici diversi ed arricchite dalla esemplicazione di casi clinici ricavati sia dalla letteratura,
sia dalla esperienza clinica personale le problematiche prima indicate trovano adeguata
espressione. Al termine del libro nellappendice NUOVO TIPO DI INTERVENTO IN
PSICOSOMATICA: Gruppoanalisi e Psicosomatica, Agresta esplicita, anche con la cita-
zione di esperienze cliniche affrontate, la propria modalit operativa esponendola, corag-
giosamente (in quanto non spesso avviene), alle valutazioni ed alle critiche dei Lettori,
quale base per riessioni e possibili elementi di discussione tra addetti ai lavori ed anche
questo motivo di merito. Come ulteriore motivo di merito lavere voluto fornire un
utile strumento di studio e di lavoro tramite lelencazione di oltre mille indicazioni bi-
bliograche sullargomento.Tutti motivi quelli citati per cui ho accettato di buon grado di
fornire una presentazione al lavoro dellamico Fausto che ringrazio affettuosamente per
la sua richiesta.
Piero Parietti,
Psichiatra, Psicoterapeuta, Presidente della Societ Italiana di Medicina Psicosomatica
(SIMP) e Responsabile della Formazione. Direttore della Scuola ad indirizzo Psicosoma-
tico Riza, Milano.
IL LINGUAGGIO
DEL CORPO
IN PSICOTERAPIA
Glossario di Psicosomatica
di FAUSTO AGRESTA
Volume di 272 pagine
Prezzo di copertina: 19,00
possibile ordinare il volume
a 19,00 (+ spese di spedizione):
scrivendo a: ALPES ITALIA srl,
Via Cipro 77 - 00136 Roma
mandando una e-mail con i propri
dati a: info@alpesitalia.it
telefonando o inviando un fax
al numero: 06.39738315
oppure
sul sito www.alpesitalia.it
( 19,00

+ 3,00 per spese di
spedizione)
Su richiesta presso le librerie
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* * *
PRESENTAZIONE DEL LIBRO
Talvolta pu accadere, spesso pi di quanto possiamo immaginare, che il nostro corpo, i
nostri movimenti e la nostra gestualit svelino comunicazioni e messaggi diversi e talvolta
anche opposti a quelli che esprimiamo attraverso le parole. E come se il nostro corpo par-
lasse un linguaggio diverso da quello puramente verbale, un linguaggio che non risponde
immediatamente alla nostra volont, alla nostra coscienza, bens un linguaggio collegato
direttamente a qualcosa di cui non siamo coscienti e che quindi non possiamo controllare.
Spesso tale linguaggio caratterizzato da sintomi e segni che interessano direttamente il
nostro corpo a causa di disturbi o malattie pi o meno gravi, a testimonianza del fatto che
il nostro mondo psichico, laddove non pu esprimersi in altre maniere, usa proprio il cor-
po come veicolo di sofferenza. Inizia allora la trala delle visite specialistiche, dei controlli
medici, delle terapie farmacologiche, ma in molti casi tuttavia non vi alcun riscontro
concreto dellorigine meramente organica dei disturbi. Non sono poche in ogni caso le
persone che arrivano dallo psicoterapeuta.
Quanto conta il linguaggio del corpo nella relazione psicoterapeuta paziente? Come
inuisce a livello inconscio la nostra gestualit, la nostra mimica e tutto ci che inconsape-
volmente trasmettiamo allaltro durante la seduta, sia come pazienti che come terapeuti?
Un libro ci svela tutti i segreti del nostro corpo .
Domenica 20 giugno 2010, ore 18,15. Davanti allingresso della libreria Edison di Pescara
c un cospicuo afusso di persone. Qualcuno, magari di ritorno da una giornata di mare,
si avvicina incuriosito e chiede cosa ci sia allinterno. Quelli che hanno linvito personale
danno spiegazioni. Una signora e quello che presumo sia suo marito, in tenuta da spiag-
gia, si fermano a leggere il manifesto allesterno della vetrina. Si scambiano qualche parola
e decidono di entrare. Io li seguo. La sala della libreria Edison gi gremita di gente in
ogni angolo. Al di l di una scrivania ci sono il giornalista RAI del TG3 Abruzzo Franco
Farias, il Dott. Piero Parietti, Presidente della SIMP di Milano e la Dott.ssa Faretta, la Dott.
ssa Costantini e il Dott. Fausto Agresta, lautore del libro. I posti a sedere sistemati di
fronte alla scrivania sono gi esauriti da un bel pezzo quando la presentazione ha inizio,
puntualmente come da programma alle ore 18,30. Le persone iniziano cos a sostare ai lati
della sala, fra gli scaffali della libreria e sulle scale che affacciano direttamente sulla sala.
Qualcuno non riesce a vedere verso la scrivania, lo sguardo bloccato da uno scaffale o da
una colonna, ma nonostante questo decide di rimanere comunque e di ascoltare. Qualche
tecnico con la telecamera si aggira fra gli astanti. Alcune persone sono armate di mac-
chinette fotograche. Presenti tra il pubblico anche numerosi giovani, tra studenti, neo-
laureati e specializzandi, a testimonianza del fatto che si tratta di un argomento attuale che
interessa davvero tutti. Un libro strutturato a mo di glossario, con 28 voci e un appendice:
si va dallalcolismo e dallanoressia alla vertigine, passando per lasma, il bruxismo, le colo-
patie, la bromialgia, la gastrite, i reumatismi e lulcera, per citarne solo alcune. Ogni voce
corredata da uno o pi casi clinici che sono stati trattati dal Dott. Agresta nel corso della
sua lunga esperienza come psicoterapeuta ad indirizzo psicodinamico-psicosomatico.
Ma torniamo alla presentazione.
Prende la parola Franco Farias. Una voce ed un volto conosciuti per noi abruzzesi. E il
moderatore della presentazione ed introduce con grande maestria gli argomenti e gli ospi-
ti della serata. Poi a turno la volta del Dott. Parietti, della Dott.ssa Faretta, della Dott.ssa
Costantini e quindi, nalmente, dellautore del libro, il Dott. Agresta. Altra voce familiare,
la sua, a cui molti di noi sono abituati. In tanti possiamo infatti percepire dal tono la sua
emozione e la sua gratitudine di fronte ad un pubblico cos numeroso. Credo che, nono-
stante gli anni di esperienza, sia sempre una grande emozione parlare di un proprio lavo-
ro dinanzi ad una folta schiera di persone, un po come se fosse sempre la prima volta.
Noto, nel frattempo, che sono in molti a prendere fra le mani e a sfogliare il libro fresco
di stampa, libro che stato collocato in due-tre punti diversi della libreria che ho notato
entrando. Nel frattempo si continua a dibattere di diversi argomenti, psicodramma, trai-
ning autogeno, psicoterapia per le anoressiche, no ad arrivare allargomento che forse
pi di tutti ci caro (senza trascurare ovviamente limportanza degli altri) che quello
dei sogni e del valore fondamentale del mondo onirico in psicoterapia. Un testo inserito
- 89 -
nei programma per gli studenti di psicologia dellUniversit di Chieti dove il Dott. Agresta
insegna Compiti vitali e psicosomatica e nelle Scuole di Specializzazione in Psicoterapia
dove docente, didatta e conduttore di G. Balint.
Ci si avvia cos verso la chiusura dei lavori, tra le domande e le osservazioni del pubblico.
Segue quindi un caloroso applauso. Sono tanti coloro che si alzano e si dirigono verso il
Dott. Agresta per poterlo salutare, per potersi complimentare con lui dellennesimo lavo-
ro scientico portato a termine. Tra questi ci sono anche io, i miei amici e i colleghi del
nostro gruppo della SIMP Pescarese e quelli del Centro di Psicoterapia e Psicosomatica
(CSPP) di Pescara, diretto proprio dal dott. Agresta.
Emilia Sigillo
* * *
DOMENICO MASTRANGELO
IL TRADIMENTO DI IPPOCRATE. LA MEDICINA DEGLI AFFARI
Salus Inrmorum, Padova: I Edizione, luglio 2010, pagg. 168, Euro 13,00
Dalla quarta di copertina:
Lo scopo principale di questo libro informare la gente. Questo, che sempre stato un
dovere professionale di ogni medico, oggi diventa anche un dovere morale, perch i con-
tenuti dellinformazione sono spesso fatti gravi e potenzialmente lesivi dellincolumit e
dellintegrit del malato che vi si afda ignaro.
Purtroppo, la Medicina Moderna si trasformata in una sorta di braccio armato a difesa
degli interessi economici di una industria che prospera sulle precarie condizioni di salute
della gente.
LAutore fa una analisi tanto lucida e concreta quanto drammatica della situazione in cui
siamo caduti, ma il Lettore capisce chiaramente che questa analisi non un atto daccu-
sa, ma un atto damore nei confronti della vera Medicina. Infatti, travolta dalla potenza
economica dellindustria farmaceutica e dei suoi interessi, la Medicina Moderna troppo
spesso al servizio del business pi che della gente e nessuno che ami veramente questa
professione pu e deve tollerare una simile situazione.
quanto hanno fatto grandi geni della Medicina come Benveniste, Bates, Bechamp, Due-
sberg, che hanno pagato di persona il loro
amore per la verit e per la giustizia e che
per questo lAutore denisce Eroi dimenti-
cati della Medicina.
Il Dr. Domenico Mastrangelo un medico
specializzato in Ematologia, Oncologia, Of-
talmologia e inne in Omeopatia. Dapprima
ha diretto la ricerca clinica presso il Centro
di Ricerca di una ditta farmaceutica, poi ha
lavorato presso il Centro di Ricerca Oncolo-
gica della Thomas Jefferson University e del
Wills Eye Hospital di Philadelphia, dove ha
appreso le tecniche di biologia molecolare
per lanalisi del genoma delle cellule tumora-
li. Tornato in Italia, ha creato un laboratorio
di ricerca presso il dipartimento di Oftalmo-
logia dellUniversit di Siena, dove ancora
oggi lavora. Ha scritto pi di cento articoli e
capitoli di libri in lingua inglese, impegnan-
dosi prevalentemente nella ricerca in Onco-
logia e in Omeopatia, ma sempre contro il
corporativismo medico, le conoscenze impo-
ste e le certezze di una Medicina che ritie-
ne debba essere radicalmente cambiata.
- 90 -
* * *
FERDINANDO PELLEGRINO
PERSONALIT E AUTOEFFICACIA
COME ALLENARE RAGIONE ED EMOZIONI
Springer, Milano, 2010
Uno degli interrogativi pi pregnanti della moderna psicologia quello inerente alle
potenzialit umane: perch un individuo pi forte, pi agile, pi dinamico e creativo
rispetto ad un altro pur avendo lo stesso quoziente intellettivo?
Quali sono i fattori che rendono una persona meno vulnerabile allo sviluppo di condizioni
di disagio psichico?
Quali sono i fattori che rendono una persona pi brillante ed efcace? Come si pu accre-
scere il proprio talento, essere leader di se stessi?
E questa la vera sda della psicologia del positivo che, avendo superato i legami con il mo-
dello del patologico, si pone come paradigma fondamentale per lo sviluppo di stili di vita
vincenti attraverso percorsi formativi innovativi.
Il cambiamento di prospettiva determinante e radicale; oggi si parte dal presupposto che
la mente umana, nei suoi aspetti cognitivi ed emotivi, possiede le energie sufcienti allo
sviluppo di personalit mature ed efcaci, con conni ben strutturati e un Io consapevole
e forte.
Lautoefcacia esprime le grandi potenzialit della mente umana di rappresentare se stessi
in modo coerente, in un dinamismo continuo e positivo, in grado di rendere lindividuo
resiliente, capace di autodeterminarsi rispetto alle difcolt della vita quotidiana.
La gestione dello stress si apre a nuove dimensioni, non appare pi come una semplice
resistenza alle avversit e alle difcolt della vita, quanto una nuova modalit di gestirsi,
in termini proattivi, che porta ad avere una visione del mondo pi positiva e ottimistica.
ABBONAMENTO A
N. PROSPETTIVE IN PSICOLOGIA
Il costo di UN SOLO NUMERO della Rivista di DIECI (10) Euro.
L'Abbonamento annuale A DUE (2) NUMERI della Rivista N. PROSPETTIVE
IN PSICOLOGIA di SEDICI (16) Euro.
LAbbonamento per LESTERO di VENTI (20) Euro.
L'importo relativo (abbonamento, numero singolo o altro) deve essere versato
sul CC POSTALE N. 32 93 70 96 ed intestato: ASSOCIAZIONE CULTURALE ITA-
LIANA N. PROSPETTIVE IN PSICOLOGIA - Via Bologna, 35 - 65121 PESCARA (I).
P.S. Specicare bene la causale del versamento.
ON-LINE: http://www.prospettiveinpsicologia.com/index.html
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NOTIZIE
MATERIALE INFORMATIVO RELATIVO ALLATTIVITA
DELLA SEZIONE SIMP PESCARESE DAL 2009

(Coordinatore: Dott. FAUSTO AGRESTA
Coadiuvato da: Dott.ssa Anna Maria Rotondo e dal Dott. Domenico Agresta)
Iscritti attuali 40
Tutte le attivit sono gestite dalla SIMP
oppure in collaborazione con la SIMP Pescarese
Corsi di Training Autogeno con Visualizzazioni Guidate (I II III livello):
sono stati avviati tre Corsi per studenti universitari;
Tirocinio pre - post lauream in psicologia convenzionato con lUniversit
degli Studi G. dAnnunzio Chieti e Universit di L Aquila;
X CONVEGNO NAZIONALE MENTE-CORPO in coll. con la Sez. Pescare-
se della SIMP e col Centro Studi di Psicologia, Psicosomatica e Psicoterapia
Analitica (CSPP Dir. F. Agresta) e SEMINARIO TEORICO-PRATICO DI PSI-
COLOGIA DELLEMERGENZA e II Incontro di PSICODRAMMA ANALITICO
(Conduttori Piero Parietti ed Elisa Faretta), in coll. con lIPAAE. 6/7/8 Novembre
2009, Montesilvano (PE).
III Incontro del GRUPPO ESPERIENZIALE DI PSICODRAMMA ANALITICO
condotto dal Dott. Piero Parietti e dalla Dott.ssa Elisa Faretta, in coll. con il
CSPP e con la SIMP, Pescara, 19/20 giugno 2010.
CORSO DI PSICODIAGNOSTICA DI I LIVELLO (totale lezioni n. 18, totale
ore n. 51), in coll. con la Sezione Pescarese di Medicina Psicosomatica (SIMP)
e col CSPP (Centro Studi di Psicologia, Psicosomatica Clinica, Psicoterapia
Analitica Individuale e di Gruppo. Docenti: Giuseppe Bontempo, Tancredi Di
Iullo, Fausto Agresta, Domenico Agresta).
Seminario all Universit di Chieti: SEMINARIO DI PSICODRAMMA ANALITI-
CO. Teoria e pratica (data da denire tra ottobre e marzo) in collaborazione
con la Cattedra di Psichiatria (Prof. M. di Giannantonio) e la Cooperativa Sere-
na: relatori e conduttori di gruppi: Piero Parietti, Elisa Faretta, M. di Giannanto-
nio, F. Agresta et alii. Sede: Cattedra di psichiatria (Prof. M. di Giannantonio).
Ordine degli Psicologi della Regione Abruzzo, sabato: 4 settembre 2010
- Sede: Facolt di Psicologia Universit G. dAnnunzio Chieti: SEMINARIO
ECM - Collaborazione SIMP: CORPO REALE E CORPO IMMAGINA-
RIO. LAPPROCCIO OLISTICO IN PSICOMATICA. Teoria e Pratica
attraverso gruppi esperienziali di Training Autogeno con Visualizzazione Guida-
te e Addestramento alle relazioni interpersonali attraverso i Gruppi Balint.
Relatori (mattina):
1. Agresta Fausto, Psicologo, Psicoterapeuta, gruppoanalista: Relazione:
Il corpo- sintomo, i sogni e il processo di mentalizzazione nelle psicoterapie
psicosomatiche analitiche;
- 92 -
2. Rotondo Anna Maria, Medico, Psicoterapeuta: Relazione: Lunit mente-
corpo nelle terapie corporee;
3. Serroni Angela, Psicologa, Psicoterapeuta: Relazione: Sintomi, simboli e
Visualizzazione Guidate nellesperienza del Training Autogeno psicosomatico.
- Pomeriggio: Conduttori di Gruppo: ore 14,00- 16,00: Agresta Fausto,
Iansante Sabrina, Pelusi Carmela, Rotondo AnnaMaria, Serroni Angela:
Esperienze pratiche con Gruppi di Training Autogeno con Visualizzazioni Gui-
date e Gruppi Balint.
* * *
* La SOCIET ITALIANA DI MEDICINA PSICOSOMATICA (SIMP)
SEZIONE PESCARESE - Via Bologna, 35 - Pescara
(Coordinatore: Dott. Fausto Agresta)
e il CENTRO STUDI DI PSICOLOGIA E PSICOSOMATICA CLINICA
E PSICOTERAPIA ANALITICA INDIVIDUALE E DI GRUPPO (CSPP)
Direttore: Dott. F. Agresta
(Via Puccini, 45 - 65121 Pescara)
col Patrocinio dellOrdine degli Psicologi della Regione Abruzzo
in Collaborazione col Gruppo di Ricerca in Psicosomatica (GRP)
e la Rivista Nuove Prospettive in Psicologia
ORGANIZZANO
13 e 14 novembre 2010
DUE GIORNATE DI GRUPPI BALINT
ATTIVITA DI FORMAZIONE ALLE RELAZIONI INTERPERSONALI
ATTRAVERSO IL X GRUPPO BALINT INTERNAZIONALE (1988-2010)
a PESCARA
col Leader: Prof. Klaus Rohr-Rast (Lucerna)
Klaus Rohr Conduttore Internazionale Balint - Membro della Federazione Inter-
nazionale Gruppi Balint (Londra).
Il Prof. Klaus Rohr Psichiatra, Psicoterapeuta e Analista, laureato in Medicina
e specializzato in Psicoterapia presso lUniversit di Zurigo.
E stato allievo di Manfred Bleuler, Gustav Bally, Michael Balint.
Past Presidente della Societ Svizzera di Medicina Psicosomatica e past Pre-
sidente della Societ Svizzera di Psicoterapia Medica Socio Onorario della
Societ Italiana di Medicina Psicosomatica (SIMP). Come allievo di Balint, il Prof.
Rohr noto in Svizzera, in Italia e in Europa per la sua alta competenza pro-
fessionale nella formazione e conduzione dei Gruppi Balint indirizzati a medici,
psicologi, psicoterapeuti, psicoanalisti e agli operatori socio-sanitari. Il Prof. Rohr,
conosciuto dal Dott. F. Agresta ad Ascona (Svizzera) negli Incontri Internazionali
Balint nel 1983, stato invitato dalla SIMP Pescarese per la prima volta nel
1988.
Sede dei lavori: Centro CSPP, Via Puccini, 45 - Pescara
- 93 -
PROGRAMMA GRUPPO BALINT (max 20 partecipanti)
Leader: K. Rohr:
- Sabato 13 - mattina ore: 9,00-13,00 pomeriggio ore: 15,30-18,30
- Domenica 14 - ore: 9,00-12,30
INFO: Dott. A. DAmato 393.496940474 - E-mail: damatoale@hotmail.it
*A tutti i partecipanti verr rilasciato un attestato di Partecipazione della SIMP e del CSPP
* * *
XXIII Congresso Nazionale SIMP PARMA: 19-22 maggio 2011 PREGIUDI-
ZIO E TERAPIA. Presidenti: Piero Parietti, Giampaolo Lai, Carlo Maggini
SIMP PESCARESE (Coordinatore: Dott. Fausto Agresta) - Proposta:
- SIMPOSIO: Psicoterapia Integrata: il processo terapeutico della Psicoso-
matica e della Psichiatra
1. Ferdinando Pellegrino (Salerno): Psichiatria di Liason e Psicosomatica
2. Maria Vincenza Costantini (Chieti): La Rappresentazione del corpo nella
mente
3. Fausto Agresta, AnnaMaria Rotondo (Pescara): La funzione del sogno in
psicoterapia psicosomatica. Caso Clinico.
WORKSHOP: SIMP PESCARESE
Gruppi esperienziali di Training Autogeno con Visualizzazioni Guidate.
Conduttori: F. Agresta, A.M. Rotondo, A. Serroni, C. Pelusi
Gruppi Balint con la Partecipazione del Dott. Klaus Rohr (Lucerna).
* * *
XXIII CONGRESSO NAZIONALE SIMP del 2011:
PREGIUDIZIO E TERAPIA
a partecipazione internazionale
Parma, 19 - 22 maggio 2011
(PRIMO ANNUNCIO)
Quote di iscrizione:
Prima del 28 febbraio 2011: 200 euro per i soci SIMP; 300 euro per i non soci;
100 euro per studenti e specializzandi
Oltre 28 febbraio 2011: 250 euro per i soci SIMP; 350 euro per i non soci; 150
euro per studenti e specializzandi
Sede: Centro Congressi Camera di Commercio - Via Verdi, 2 - Parma
Presidenti del Congresso: Piero Parietti, Giampaolo Lai, Carlo Maggini
Comitato scientico: i membri del direttivo Simp eletto, i coordinatori delle sezioni
locali, i responsabili darea, i rappresentanti delle societ scientiche partner,
altri a vario titolo da segnalare.
- 94 -
Segreteria scientica: presieduta da Antonino Minervino, composta da: Maria Zi-
rilli, Fausto Agresta, Massimo Rosselli, Elisa Faretta, Carlo Simionato, Luisa Me-
rati, Rocco Cacciacarne, Giovanna Bronzini, Massimo Rosselli, Antonio Suman.
Per il programma vedere il Link del Congresso:
http://it.calameo.com/read/000364640236db109640e
Struttura delle giornate:
Gioved - 19 maggio - pomeriggio:
15,00: apertura dei lavori
15,30: relazione in plenaria: P. Parietti
relazione in plenaria: C. Maggini
17,00: tavola rotonda
18,30: simposi paralleli
20,00: benvenuto
Venerd: - 20 maggio
8,45 - 11: relazione in plenaria + gruppi + restituzione: G. Lai
11 - 11,30: pausa
11,30 -13: tavola rotonda in plenaria con 4 relatori
13 -15: pausa pranzo
15 - 17: 5 sessioni parallele
17 - 17,30: pausa
17,30 - 19: assemblea Simp
Evento in serata
Sabato: - 21 maggio
8,45 - 11: relazione in plenaria + gruppi + restituzione: G. Rizzolati
11 - 11,30: pausa
11,30 -13: tavola rotonda in plenaria con 4 relatori
13 -15: pausa pranzo
15 - 17: 5 sessioni parallele
17 - 17,30: pausa
17,30 - 19,30: relazione in plenaria + gruppi + restituzione: R. Morelli
Evento in serata oppure cena sociale
Domenica - 22 maggio mattina:
8,45 - 11: relazione in plenaria: M. Biondi
11 - 11,30: pausa
11,30 -12: tavola rotonda in plenaria con 4 relatori
12 - 13: conclusioni
* * *
- 95 -
CSPP
CENTRO STUDI DI PSICOLOGIA, PSICOSOMATICA CLINICA,
PSICOTERAPIA ANALITICA INDIVIDUALE E DI GRUPPO
In Collaborazione con la SEZIONE PESCARESE
DI MEDICINA PSICOSOMATICA (SIMP)
(Direttore CSPP: Dott. Prof. Fausto Agresta)
Via Bologna, 35 - Via Puccini, 45- Pescara - tel. 085/28354
Patrocini:
Societ Italiana di Medicina Psicosomatica e Sezione Pescarese (SIMP) /
Coordinamento Nazionale Area Psicologi SIMP
Gruppo per la Ricerca in Psicosomatica (GRP)
Cattedra di Medicina Sociale (Tit. Prof. W. Nicoletti, Dipartimento di Medicina
Legale) - I Facolt di Medicina e Chirurgia Universit La Sapienza di Roma
Scuola di Specializzazione in Psicoterapia IPAAE - Pescara
Rivista N. Prospettive in Psicologia
In Collaborazione con:
Comitato Scientico: Lilia Baglioni (Roma/Londra), Roberto Bassi (Venezia),
Massimo Biondi (Roma), Giuseppe Bontempo (Vasto/Chieti), Romano Di Donato
(Pescara), Diego Frigoli (Milano), Edmond Gilliron (Roma/ Losanna), Franca
Fubini (Perugia/Londra), Giampaolo Lai (Milano), Pierrette Lavanchy (Milano),
Antonino Minervino (Parma), Luigi Onnis (Roma), Piero Parietti (Milano),
Loredana Petrone (Roma), Klaus Rohr (Lucerna), Domenico Romagnoli
(Pescara), Massimo Rosselli (Firenze), Pierluigi Sommaruga (Milano), Francesca
Natascia Vasta (Roma/ LAquila), Claudio Widman (Ravenna).
Comitato dei Collaboratori: Fausto Agresta, Domenico Agresta, Lilia Baglioni,
Franca Fubini, Giuseppe Bontempo, Tancredi Di Iullo, Antonino Minervino, Maria
Carmela Pelusi, Domenico Romagnoli, Anna Maria Rotondo, Angela Serroni,
Francesca Natascia Vasta, Claudio Widmann.
ORGANIZZA PER I SOCI DEL CSPP, SIMP
E N. PROSPETTIVE IN PSICOLOGIA
Corso di Psicodiagnostica di Primo Livello
(Totale lezioni n. 18, totale ore n. 54)
DOCENTI: Dott. Giuseppe Bontempo, Dott. Tancredi Di Iullo, Dott. Fausto
Agresta, Dott. Domenico Agresta
Periodo: Giugno/Novembre - Lezioni nel pomeriggio del luned dalle ore 14,15-
17,15. Durata e costi: 18 incontri di 3 ore ciascuno. Numero chiuso di 20 iscritti;
riservato a: Laureati in Medicina e Psicologia (e Laurea triennale) e studenti.
- 96 -
* Gli incontri si terranno presso la sede del CSPP: Via Puccini, n. 45 (zona Porto,
di fronte Parco de Riseis) PESCARA.
* Il colloquio preliminare sar condotto da Fausto Agresta.
P.S.: Nel secondo anno (II Corso) si studieranno il Rorschach, il T.A.T., il C.A.T e
i tests neuropsicologici.
Iscrizioni e info: Dott.ssa I. Furno 328.3789866.
Direzione e Organizzazione scientica: Dott.ssa A. DAmato cell: 349/6940474
e Dott. F. Agresta, Via Bologna, 35 - Pescara: e-mail: fagresta@hotmail.com -
Tel. 085.28354.

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