Lo shock pu essere definito come una sindrome pluridisfunzionale dovuta allalterazione dei pro-
cessi di produzione energetica cellulare da diminuzione della disponibilit o dellutilizzazione dellos-
sigeno, e a tutti i meccanismi fisiopatologici che ne derivano.
In ogni caso, in queste condizioni si crea uninsufficienza emodinamica acuta che porta ad
ipo-anossia tissutale e cellulare e quindi lo shock. Lorganismo mette in atto una serie di
meccanismi di compenso al fine di ripristinare lequilibrio emodinamico ed impedire
levoluzione verso una compromissione di pi organi (MOF, fallimento multiorgano).
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A questa classificazione se ne aggiunge una seconda basata su criteri eziologici, che distingue le
cause pi frequenti di shock e che risulta pi utile dal punto di vista clinico in quanto permette un
pi rapido inquadra-mento terapeutico. Tra i principali tipi di shock abbiamo:
Shock emorragico: per emorragie esterne (traumi penetranti o contusivi) o interne (emorra-
gie, rottura di aneurismi)
Shock ipovolemico: per perdita esterna di liquidi e plasma (vomito, diarrea o gravi ustioni)
o per sequestro interno a livello del lume degli organi (occlusione intestinale) intraperi-
toneale (pancreatite) oppure a livello interstiziale (conseguente a traumi).
Shock cardiogeno: come abbiamo visto da cause cardiache o extracardiache, che portano ad
uninsufficienza della pompa cardiaca con conseguente ridotta gittata e riduzione del flusso
ematico, fino a non essere pi in grado di soddisfare le esigenze tissutali di ossigeno
Shock neurogeno: per traumi del SNC che si ripercuotono a livello del sistema nervoso
simpatico, che fornisce un importante contributo alla regolazione del tono vascolare; si ha
quindi intensa vasodilatazione con sequestro del sangue a livello del microcircolo.
Shock anafilattico: iperreattivit a sostanze anafilattogene, in cui la vasodilatazione si deve
invece al rilascio di mediatori in seguito al contatto antigene anticorpo (istamina e sostanze
istamino-simili).
Shock settico: per gravi infezioni sistemiche che alterano la capacit di utilizzazione
dellossigeno da parte della cellulare determinando lattivazione dei meccanismi di risposta
tipici della sepsi, che porteranno poi alla condizione di shock.
Ci avviene perch vengono attivati una serie di meccanismi di compenso che partono da stimoli
recettoriali, e vanno ad attivare il sistema neuro-ormonale che avr lo scopo di ripristinare lequi-
librio emodinamico e unadeguata ossigenazione cellulare.
I recettori che raccolgono le informazioni sulle alterazioni della perfusione comprendono:
- Barocettori, a livello del seno carotideo e aortico, che raccolgono informazioni sulla pressio-
ne sanguigna
- Volocettori, ovvero i recettori di bassa pressione dellatrio destro che sono sensibili al volume
di riempimento atriale.
- Chemocettori, presenti nel glomo carotideo, sono sensibili alla composizione sanguigna, ed
in particolar modo alla pressione parziale di ossigeno e di anidride carbonica.
Il sistema neuro-umorale agisce tramite archi riflessi, la cui componente efferente costituita da:
- Sistema nervoso vegetativo, principalmente cardiaco e vasomotorio
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- Asse ipotalamo-ipofisario, con iperincrezione di numerosi ormoni con azione a livello meta-
bolico e cardiovascolare (cotecolammine, cortisolo, glucagone, ADH, sistema renina-angio-
tensina, ecc.)
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aumento della pressione oncotica.
- Renale, in quanto lorgano deputato al controllo dei liquidi corporei, che innesca
meccanismi di riassorbimento di liquidi (che possono arrivare anche ad una condi-
zione di oliguria, 5-10 ml/h; v.n. 50ml/h), guidati da:
Sistema renina-angiotensina-aldosterne, attivato sia da riflessi simpatici che da
segnali locali generati dallo stato di bassa pressione a livello dellarteriola affe-
rente e che determina un aumento del tono vascolare a livello periferico e la
liberazione dellaldosterone, che agisce a livello del tubulo contorto distale pro-
muovendo il riassorbimento di sodio (in scambio con potassio e idrogenioni) e,
quindi, di acqua.
ADH: secreto dalla neuroipofisi in risposta a numerose condizioni di stress, ed in
particolar modo in caso di ipovolemia, agisce sui tubuli contorti distali e sui dotti
collettori favorendo il riassorbimento di acqua.
Le risposte che lorganismo attua in una condizione di shock andranno a definirne levoluzione. Si
possono infatti distinguere diverse fasi cliniche che progrediscono con una velocit che dipende
dalla gravit della causa dello shock e dalla capacit di adattamento dellorganismo:
Fase iniziale o di allarme: in cui lorganismo subisce il danno, che si manifesta generalmente
con caduta della pressione arteriosa ed ipoperfusione tissutale, avvertita dai recettori che
mettono in atto le risposte compensatorie.
Fase di compenso: in cui queste risposte permettono di mantenere un certo grado di ome-
ostasi metabolica e cardiocircolatoria, ed infatti non presente ipotensione in clinostatismo;
questi meccanismi permettono di assicurare la perfusione soprattutto agli organi vitali grazie
alla ridistribuzione del circolo.
Permane comunque lipossia che si fa responsabile di:
- Accumulo locale di sostanze dannose e vasoattive (CO2, acido lattico, citochine) che
andranno a determinare acidosi metabolica, vasodilatazione ed aumento della per-
meabilit capillare, con ulteriore riduzione del volume sanguigno che sequestrato
a livello interstiziale; il tutto andr a determinare un peggioramento dellipossia.
- Danno cellulare progressivo con liberazione di enzimi idrolitici che vanno ad aggra-
vare il danno a livello degli organi, in particolare a livello renale ed epatico.
Fase di scompenso: laggravarsi della condizione emodinamica e i danni tissutali rendono i
meccanismi di compenso non pi sufficienti a mantenere lomeostasi, compare lipotensione
anche in clinostatismo, e segni di insufficienza dorgano. Questi sono reversibili se vengono
risolte le cause dello shock e si riesce a ristabilire una condizione di compenso.
Shock irreversibile: se le condizioni di ipoperfusione si prolungano per troppo tempo, si ha
ulteriore peggioramento del quadro emodinamico oltre che per i meccanismi precedenti
anche per laumento della viscosit, che favorisce ladesione di leucociti e piastrine, e la libe-
razione di mediatori indotta dalla necrosi cellulare con formazione di microtrombi (fino
anche ad arrivare alla coagulazione intravasale disseminata).
I danni dorgano a questo punto risulteranno irreversibili e, anche se si risolve lo shock po-
tranno residuare gravi sequele.
Ulteriore evoluzione della condizione porta alla MOF.
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Le cause che hanno portato allo shock e i meccanismi compensatori che si attuano in tutti i tipi di
shock ma in proporzioni diverse, andranno a determinare quadri clinici differenti, soprattutto per
quanto riguarda il profilo emodinamico, a seconda del tipo di shock:
Nello shock ipovolemico tutti i meccanismi risultano accentuati, ed in particolare quelli di
ripristino della volemia ed il compenso emodinamico, con incremento del lavoro cardiaco
ma sempre con gittata ridotta a causa della diminuita massa circolante ed aumento delle re-
sistenze periferiche.
Nello shock cardiogeno il quadro simile, si ha un deficit di pompa con gittata ridotta e
aumento delle resistenze periferiche. La difficolt contrattile del cuore porta ad un aumento
del consumo di ossigeno, e sovraccarico ventricolare e venoso a cui contribuisce anche lau-
mentato ritorno venoso da vasocostrizione; Tale condizione facilmente osservabile dalla
turgidit delle vene giugulari dovuta alla congestione ematica, che si presentano invece
collassate negli shock ipovolemici e distributivi.
Nello shock distributivo, e quindi da vasoplegia sia neurogena che anafilattica, si ha grande
aumento della capacit del microcircolo, con sequestro di liquidi nel distretto intravascolare,
per cui il quadro dominato da vasodilatazione.
Un caso particolare lo shock dopo pancreatite acuta necroemorragica, che si presenta nelle
fasi iniziali come uno shock a basso flusso, per lipovolemia (sequestro peritoneale di liquidi,
emorragia) e vasoplegia (per liberazione di mediatori infiammatori vasodilatatori); in un se-
condo momento si pu avere evoluzione settica (per necrosi pancreatica infetta o forma-
zione di ascessi) che determinano un quadro tipico dello shock di tipo settico.
Le risposte infiammatorie sistemiche che lorganismo mette in atto di fronte ad insulti di natura
infettiva prende il nome di sepsi (si parla di SIRS quando si tratta di insulti clinici di vario genere), e
non sono specifiche per i diversi tipi di microrganismi n dipendenti dalla loro carica; sono mecca-
nismi di risposta al danno cellulare (ovvero alle alterazioni del metabolismo ossidativo) e compren-
dono risposte neuroendocrine, emodinamiche ed immunitarie che nel complesso hanno lo scopo di:
- Favorire unazione di difesa contro i microrganismi
- Limitare e riarare i danni tissutali
- Aumentare lapporto di ossigeno ai tessuti, come compenso delle ridotte capacit ossidative
Tuttavia, come detto, sia la lesivit diretta dei microrganismi che gli effetti dei meccanismi infiam-
matori e di adattamento possono determinare condizioni di scompenso organico.
Anche nello shock settico, sulla base delle modificazioni fisiopatologiche che caratterizzano
levoluzione della sepsi, e quindi in base ai danni prodotti dallinfezione e dalle risposte dellorgani-
smo, possibile riconoscere una progressione in diverse fasi:
Fase preclinica
Fase di compenso
Fase di scompenso
Fase di insufficienza
Fase preclinica
il periodo che intercorre tra linsulto e leventuale sviluppo di una sepsi clinicamente evidente
(iperpiressia, leucocitosi, presenza di materiale purulento), in cui avviene il confronto tra micror-
ganismo e ospite e si ha lattivazione dei meccanismi neuroendocrini di risposta allo stress e il reclu-
tamento del sistema immunitario.
Questa attivazione immunobiologica porta alla liberazione di numerosi mediatori che contribui-
ranno al danno tissutale e ad automantenere la sepsi e le sue evoluzioni. Tra questi abbiamo:
Interleuchina-1 (IL-1): uno dei pi importanti, attiva numerosi processi biologici:
- Induce gluconeogenesi e sintesi delle proteine di fase acuta a livello epatico
- Induce la proteolisi muscolare
- Aumenta la temperatura corporea andando ad innalzare il set-ipotalamico respon-
sabile del controllo dei meccanismi di termogenesi e termodispersione
- Stimola la produzione di leucociti
Proteine di fase acuta: hanno un ruolo protettivo dellorganismo ospite, ed infatti la loro pre-
senza fin dallinizio del processo correlata alla capacit dellorganismo di controllare lin-
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sulto settico mentre una loro carenza (insufficienza epatocellulare) portano ad uno stato di
immunodepressione che pu favorire levoluzione della sepsi. Tra queste:
- Proteina C reattiva: responsabile dellopsonizzazione e fagocitosi di agenti estranei,
e di stimolare lattivit di linfociti e piastrine.
La PCR, insieme alla procalcitonina (precursore della calcitonina) sono importanti
paramentri di valutazione della sepsi: un progressivo incremento giornaliero dei loro
livelli indica una prognosi infausta.
- Fibrinogeno: componente fondamentale nellemostasi, ha anche funzione difensiva
in quanto intrappola detriti, batteri e tossine nei suoi coaguli.
- 1-antitripsina e 2-macroglobulina: agenti antiproteolitici
Fosfolipasi C: che permette la liberazione di numerosi mediatori vasoattivi in seguito al con-
tatto con i microrgansmi, quali leucotrieni, prostaglandine e trombossani.
Sono responsabili di effetti sul tono vascolare, in genere riducendolo e sulla permeabilit
vascolare, che tende ad aumentare; aggregazione di leucociti e piastrine, ponendo le basi
per il danno endoteliale a carico anche degli organi lontani dal focolaio infettivo che si realiz-
zer nelle successive fasi della sepsi.
Complemento: anchesso a scopo difensivo, ha anche effetti proaggreganti e vasodilatatori.
Fase di compenso
lo stato di sepsi clinicamente evidente in cui linvasione batterica prevale sulle difese dellospite
con ulteriore attivazione del sistema neuroendocrino e immunitario che portano ad una serie di
risposte sistemiche:
Modificazioni metaboliche: si ha un globale aumento delle richieste metaboliche, con aumen-
tato consumo di ossigeno e metabolismo basale.
Si osserva una condizione di insulino-resistenza, con iperglicemia, che si associa allutilizza-
zione preferenziale di altri substrati, principalmente lipidi e proteine (con aumento del cata-
bolismo proteico soprattutto muscolare).
Lutilizzo di lipidi determina la riduzione del quoziente respiratorio, ovvero del rapporto tra
produzione di anidride carbonica e ossigeno consumato: per ossidare i lipidi sono necessarie
pi molecole di ossigeno rispetto a quelle per lossidazione dei carboidrati, per cui bassi
valori di QR indicano maggiore utilizzo dei grassi.
Lutilizzo di proteine a fini gluconeogenetici giustificano laumentata ureogenesi con elevate
perdite urinarie di azoto ureico e bilancio azotato negativo.
A livello epatico, inoltre, si ha aumentata captazione di amminoacidi anche per lelevata
sintesi e dismissione di proteine di fase acuta e da recenti studi sembra vi sia unaumentata
utilizzazione di amminoacidi ramificati con ridotta o normale utilizzazione di quelli aromatici,
che porta ad uno squilibrio nei livelli plasmatici di AA molto simile a quello osservato nei pa-
zienti cirrotici con encefalopatia, probabilmente alla base dei disordini mentali della sepsi.
Laccumulo di AA aromatici, infatti, porta alla sintesi dei cosiddetti falsi neurotrasmettitori
(come loctopamina) che prendono il posto dei neurotrasmettitori dalle vescicole sinaptiche
determinandone un eccessivo e continuo rilascio sia a livello centrale, da cui i disturbi della
coscienza tipici dellencefalopatia settica, sia a livello periferico dove hanno effetto soprat-
tutto sul tono vascolare, che tipicamente si riduce.
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Modificazioni cardiocircolatorie: laumento delle richieste tissutali portano ad una reazione
di adattamento cardiocircolatorio con lo scopo di aumentare la disponibilit di O2 e di ridur-
ne il deficit di estrazione periferica, che prende il nome di sindrome iperdinamica.
Si osserva un aumento della gittata e della frequenza cardiaca con riduzione delle resistenze
periferiche, la pressione arteriosa si mantiene inizialmente normale.
Modificazioni respiratorie, distinte in:
Organiche, in quanto i mediatori rilasciati portano ad aumento della permeabilit con
edema, responsabile di ipoventilazione e ipoperfusione; inoltre laumentato drenag-
gio linfatico conseguente alledema, porta ad ingorgo di tali vasi con compressione e
riduzione del calibro delle piccole vie aeree e ipoventilazione distrettuale.
Funzionali, sempre dovuta agli effetti di mediatori vasoattivi che, sommati alla condi-
zione di iperdinamismo, portano ad una maldistribuzione del flusso ematico per:
- Effetto shunt: con iperperfusione di alveoli poco ventilati
- Aumento dello spazio morto: con ipoperfusione di alveoli ben ventilati
Si avr quindi iperventilazione con ipossiemia arteriosa e ipercapnia (questultima
dovuta oltre dallalterazione degli scambi anche dallaumentato metabolismo e della
produzione di CO2)
Fase di scompenso
Questa fase si osserva quando i meccanismi di compenso metabolico e circolatorio diventano insuf-
ficienti a soddisfare le aumentate richieste tissutali di energia e peggioramento del danno ossidativo.
Alterazioni metaboliche: dal punto di vista metabolico si sviluppa una resistenza non solo ai
substrati glucidici ma anche lipidici, probabilmente per un blocco enzimatico nel catabolismo
lipidico o per deficit di cofattori.
Gli amminoacidi divengono il substrato preferenziale della gluconeogenesi, ed in particolar
modo quelli ramificati, con ulteriore squilibrio e accumulo di quelli aromatici che porteranno
allencefalopatia.
Anche la sintesi di proteine di fase acuta elevata, e quindi anche il catabolismo proteico
muscolare e leliminazione urinaria di azoto.
Alterazione circolatorie: a questo punto si osserva una drastica riduzione delle resistenze
vascolari periferiche e dellestrazione di O2; permane liperdinamismo ma insufficiente a com-
pensare lo squilibrio metabolico, con la comparsa dei deficit a carico del cuore evolve poi in
una condizione ipodinamica (riduzione della volemia e della gittata cardiaca).
Il deficit di utilizzazione dellossigeno comporta lo spostamento del metabolismo energetico in
senso anaerobio con iperproduzione di acido lattico e, di conseguenza, acidosi metabolica.
Una grave conseguenza del deficit di ossigeno il ridotto funzionamento della pompa Na+/K+, a
livello delle membrane; lincapacit di mantenere il sodio allesterno della cellula ne determina lac-
cumulo intracellulare che richiama acqua e, di conseguenza, rigonfiamento cellulare, con peggiora-
mento di tutte le funzioni.
Insufficienza dorgano
Dalla fase di scompenso si evolve facilmente a quelle preterminali, in dipendenza essenzialmente
dalle riserve metaboliche precostituite e dalla funzionalit cardiaca, oltre ovviamente alle condi-
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zioni degli altri organi vitali.
In qualunque momento, infatti, il processo settico pu mutare drasticamente a causa della compar-
sa di una patologia dorgano che pu essere causa immediata del deterioramento dellequilibrio
fisiopatologico o evolvere rapidamente fino allexitus.
Le alterazioni pi comuni che determinano questo tipo di evoluzione riguardano:
Cuore, con scompenso cardiaco
Polmoni, insufficienza respiratoria acuta
Reni, insufficienza renale acuta
Fegato, insufficienza epatica
Alla valutazione clinica dei parametri vitali seguono gli esami utili non solo a qualificare sempre pi
la condizione di shock, ma anche ad aiutare a definire le cause:
- Parametri di laboratorio
- Diagnostica strumentale
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Cute e mucose
Colorito: il pallore indicativo di una forte vasocostrizione, come nel caso di uno shock ipo-
volemico, mentre larrossamento tipico di uno stato infiammatorio come nella sepsi.
Nei casi gravi di shock a basso flusso pu comparire anche cianosi generalizzata.
Temperatura, di grande importanza: unipotermia (< 36C) indicativa di uno shock a basso
flusso (cardiogeno, ipovolemico) mentre lipertermia (> 38C) riscontrabile nello shock set-
tico in fase iniziale, intermittente e con brivido in caso di infezione batterica, continua e sen-
za brivido in caso di infezione virale.
Turgore delle vene superficiali, in particolare quelle delle braccia e del collo (giugulari) che si
presentano turgide nello shock cardiogeno mentre collassate in quello ipovolemico.
Quindi avremo una cute pallida, fredda e sudata nello shock ipovolemico; nello shock neurogenico
la cute appare calda, arrossata e asciutta, mentre nellanafilassi si manifesta orticaria generalizzata,
prurito, rossore e gonfiore, che possono coinvolgere anche la lingua e la gola.
Nello shock settico in fase iniziale la cute sar
Stato di coscienza
Solitamente normale nelle fasi iniziali, si ha poi uno stravolgimento in senso di eccitazione (irrequie-
tezza, agitazione) oppure inibizione (stato soporoso); la sensazione di agitazione si ha soprattutto
nel caso di shock ipovolemico mentre lo shock settico si presenta con uno stato di ansia che ha poi
unevoluzione in senso soporoso.
Evolve poi con grave disorientamento e deficit cognitivo fino anche arrivare al coma.
Parametri cardiocircolatori
Lattivit cardiaca si caratterizza per un aumento della frequenza allo scopo di compensare
il ridotto ritorno venoso nel caso degli shock ipovolemici e distributivi, o per la ridotta
contrattilit nello shock cardiogeno.
La gittata cardiaca sar quindi normale nelle prime fasi, quando il compenso sufficiente
per poi ridursi nelle fasi tardive pi gravi.
Possono comparire aritmie, sia ipercinetiche che ipocinetiche ed evoluzioni ischemiche
Le resistenze periferiche risulteranno aumentate nello shock ipovolemico e cardiogeno per
tentare di ripristinare un adeguato flusso ematico, mentre negli shock distributivi e nello
shock settico saranno ridotte
La pressione arteriosa inizialmente normale, grazie al compenso sistemico, ma nelle fasi
pi avanzate compare ipotensione, in genere evidente prima come ipotensione ortostatica
e successivamente con riduzione anche a paziente supino.
La pressione differenziale un parametro importante al fine di valutare la contrattilit
cardiaca: quanto pi la PD si riduce, tanto minore sar la portata cardiaca.
Il polso nello shock piccolo e frequente.
Parametri respiratori
Dispnea e alterazione della frequenza respiratoria (tachipnea, bradipnea) solo alterazioni
molto comuni nelle condizioni di shock.
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Saturazione arteriosa di O2, se diminuita indicativa della compromissione a livello polmo-
nare, a causa ad esempio di edema polmonare o ostruzione delle vie aeree.
Deve essere tenuto in considerazione che alla misurazione della saturazione mediante me-
todiche non invasive si possono avere risultati inattendibili per via dellintensa vasocostrizio-
ne periferica.
Diuresi
Valutata mediante applicazione di un catetere vescicale, uno dei parametri primariamente valutati
anche in relazione alla forte sensibilit dei reni alle variazioni emodinamiche.
In generale ridotta, soprattutto nello shock ipovolemico dove loliguria si raggiunge in poco tempo,
ma anche negli shock in tempi pi lunghi (nello shock settico si ha nella fase ipodinamica).
Fondamentale per monitorare lapporto idrico del pz.
Parametri di laboratorio
Ematocrito, il cui valore dipende dalla rapidit con cui il quadro clinico si instaurato e dal
tempo che c stato perch si realizzi il recupero idrico o per eventuale terapia infusionale.
Lematocrito iniziale non affidabile per la valutazione delle perdite ematiche o nella diagno-
si di shock ma sono necessari ematocriti seriati, questo perch ha una scarsa correlazione
con il deficit di volume ematico nellemorragia acuta: in seguito ad una perdita di sangue
(shock emorragico) non ci si devono aspettare modificazioni dellematocrito in quanto le
proporzioni relative del volume plasmatico ed eritrocitario restano invariate.
La riduzione dellematocrito si verifica dopo circa 8-10 ore dallemorragia, quando il rene co-
mincia a trattenere sodio e acqua o grazie ai meccanismi di refilling capillare, che andranno
a diluire la massa dei globuli rossi circolanti; altre volte questo avviene in maniera pi rapida
in seguito a somministrazione di fluidi per via endovenosa.
Lattato ematico, indice dello spostamento del metabolismo in senso aerobio e si associa
spesso ad una condizione di acidosi metabolica rilevabile allemogasanalisi.
E quindi un elemento potenzialmente sfavorevole proprio perch pu indicare una condi-
zione di acidosi conclamata; inoltre va considerato come un indice della perfusione periferica
che aumenta piuttosto tardivamente.
Parametri di funzionalit dorgano, tra cui:
- Renale: iperazotemia, ipercreatininemia, oliguria fino allIRA
- Epatica: iperbilirubinemia, aumento delle transaminasi, ridotta sintesi delle proteine
di fase acuta
- Intestinale: nausea, vomito, diarrea, sanguinamenti
Turbe dellequilibrio coagulativo, sono anchesse un importante indice prognostico negati-
vo in quanto possono portare allinnesco di quadri di coagulazione intravascolare che por-
teranno ai danni alla base dellinsufficienza multiorgano; vanno esaminati:
- Emocromo
- Piastrinemia
- INR e PT
- Fibrinogeno e prodotti di degradazione del fibrinogeno
- D-dimero
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Diagnostica strumentale
ECG: per valutare segni di ischemia o aritmie (spesso conseguenza di squilibrio elettrolitico)
Utilizzazione tissutale di O2: nello shock, a causa del mancato apporto o dellincapacit di
utilizzazione dellossigeno si osserveranno alterazioni della differenza arterovenosa di O2.
Questa differenza, insieme alla gittata cardiaca sono i principali fattori che determinano il
consumo di ossigeno dellorganismo; in genere il sangue arterioso contiene 20ml O2/100ml
di sangue, mentre il sangue venoso 15ml, con una differenza quindi di 5ml O 2/100ml, tutta-
via durante lintenso esercizio questa differenza pu aumentare fino anche a 16, indicativa
dellintensa utilizzazione tissutale di ossigeno.
Nello shock scompensato, ed in particolar modo in quello settico, lincapacit di utilizzare
lossigeno porta ad una riduzione della differenza arterovenosa del contenuto di ossigeno.
Valori emodinamici e ossimetrici con sistemi mininvasivi: misure di diagnostica e monito-
raggio del paziente critico; comprendono:
- Monitoraggio invasivo della pressione arteriosa, misurata mediante cateterismo
arterioso effettuato a livello di unarteria palpabile (ad eccezione della carotide) in
modo da permettere un monitoraggio continuo della pressione arteriosa (sistolica,
diastolica e media) e di prelevare rapidamente campioni di sangue per valutazioni
emogasanalitiche.
In genere vengono incanulate principalmente larteria radiale o la femorale.
- Monitoraggio della pressione venosa centrale, di grande importanza non solo come
parametro di valutazione del paziente critico, ma anche perch mediante lo stesso
catetere si ha un accesso ad un vaso maggiore per eseguire rapidamente una terapia
infusionale.
attuabile mediante lintroduzione di un catetere venoso centrale (la vena giugulare
e la succlavia rappresentano i principali accessi) spinto fino al tratto terminale della
vena cava superiore, in modo da rilevare una pressione corrispondente a quella pre-
sente in atrio destro; i valori normali sono 7-12 cmH2O.
La PVC un indice di correlazione tra:
Ritorno venoso (espressione del volume ematico e del tono vascolare)
Gittata cardiaca (a livello del ventricolo destro)
Un incremento dovuto a condizioni di ipervolemia (eccessiva somministrazione di
liquidi, IRA) o nel caso di insufficienza di pompa (scompenso cardiaco, tamponamento
cardiaco, embolia polmonare)
Una riduzione indica invece condizioni di ipovolemia (scarso riempimento delle ca-
vit per perdita di sangue o di liquidi).
- Monitoraggio della pressione polmonare capillare ottenuta mediante il catetere di
Swan-Ganz che viene introdotto a livello della succlavia e spinto attraverso latrio e il
ventricolo destro fino allarteria polmonare e da qui verso il circolo capillare; attra-
verso locclusione di un ramo dellarteria polmonare pu essere quindi misurata la
pressione di incuneamento polmonare (PCWP, polmonary capillar wedge pressure).
Questa pressione in equilibrio con le pressioni atriali sinistre ed quindi indice del
funzionamento del ventricolo sinistro.
Questo catetere permette inoltre di misurare le pressioni in varie sezioni dellappa-
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rato cardiovascolare (arteria polmonare, PVC) e della gittata cardiaca.
La valutazione dei parametri emodinamici mediante cateterismo riveste una grande impor-
tanza nella diagnosi delleziologia dello shock:
- In caso di shock cardiogeno si osserver un aumento della pressione capillare e una
riduzione della gittata cardiaca
- In caso di shock ipovolemico si osserver una riduzione di entrambe
- Nello shock distributivo e settico la gittata tende ad essere aumentata e le pressioni
risultano normali o diminuite
Dai valori di PVC e della PCWP si pu inoltre andare a stimare il precarico, mentre le resi-
stenze periferiche danno unidea del postcarico.
Cenni di terapia
SHOCK A BASSO FLUSSO
Nel caso di uno shock emorragico o cardiogeno, lobiettivo quello di favorire la perfusione e lap-
porto tissutale di O2, contemporaneamente alla rimozione del fattore eziologico dello stato di shock.
In pratica si agir su:
- Flusso ematico: mantenuto assicurando una adeguata gittata cardiaca e volume ematico
- Contenuto ematico di O2 nel sangue arterioso, dipendente dalla paO2 e dallemoglobina.
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Le procedure mirano proprio a garantire unadeguata disponibilit di ossigeno ai tessuti; sono:
Ripristino del volume circolante: mediante soluzioni colloidi o di plasma expanders poich
un adeguato volume ematico permette una normale gittata cardiaca, pressione arteriosa,
perfusione periferica e diuresi.
Somministrazione di O2: mediante uso di maschere o eventualmente ventilazione assistita.
Sostegno della funzionalit cardiaca, mediante somministrazione di farmaci inotropi, come
la dopamina, che migliora la performance cardiaca senza abbassare la pressione arteriosa, e
favorisce la funzionalit renale; inoltre a dosi pi elevate ha anche effetto vasocostrittore.
Usata in particolar modo nellinsufficienza cardiaca a bassa portata (mentre sconsigliata
nellinfarto in quanto aumenta il consumo di ossigeno da parte del cuore).
Nello shock cardiogeno utilizzata in associazione alla dobutamina, che aiuta la contrattilit
miocardica senza alterare il consumo di ossigeno.
Correzione di eventuali coagulopatie
Correzione di disordini elettrolitici e dellequilibrio acido/base
Una volta individuatele cause dello shock, occorre instaurare adeguata terapia eziologica:
- Shock emorragico: arresto chirurgico o farmacologico dellemorragia
- Infarto cardiaco: anticoagulanti, antitrombotici
- Tamponamento cardiaco: puntura evacuativa o intervento chirurgico (se post-traumatico)
- Aritmie, blocchi A/V: antiaritmici, pacemaker
- Pneumotorace iperteso: drenaggio endopleurico
- Anafilassi: adrenalina, cortisonici, antistaminici
SHOCK SETTICO
Nello shock settico si deve:
- Eradicare lagente invasore
- Prevenire o recuperare la funzionalit degli organi alterati e le eventuali complicanze in
modo da permettere alla terapia antibiotica e / o chirurgica di avere un periodo di tempo
utile per avere il suo effetto.
Per quanto riguarda il controllo dellinfezione, va effettuato lisolamento e le varie metodiche di
indagine microbiologica (colorazioni, colture, esami immunologici, antibiogrammi) in modo da sce-
gliere la terapia antimicrobica pi efficace, tenendo anche conto degli effetti collaterali in relazione
alla condizione del paziente. Pu essere necessaria lasportazione chirurgica della causa di sepsi.
Le procedure per il controllo dello shock sono simili a quelle a basso flusso (mantenimento volemia
e funzione respiratoria, cardiocirocolatoria) a cui si aggiunge:
- Prevenzione e cura dellencefalopatia
- Nutrizione parenterale, per ripristinare lomeostasi metabolica (ipermetabolismo e ipercata-
bolismo) fornendo adeguati livelli di calorie e nutrienti a seconda delle condizioni
- Possibile utilizzo di agenti in grado di neutralizzare le tossine batteriche (Atc monoclonali,
immunoglobuline, immunomodulatori)
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