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L’ATEROSCLEROSI
L’aterosclerosi è una malattia cronico-degenerativa multifattoriale che interessa le arterie di
medio e grosso calibro, dove prevale il tessuto elastico (soprattutto nelle grandi arterie)
e muscolare (soprattutto nelle medie arterie).
Questa patologia è caratterizzata dal restringimento del lume dell’arteria che è causato dalla
formazione di ateromi all’interno dei vasi sanguigni.
L’ateroma è un inspessimento dello strato più interno delle arterie, cioè la tonaca intima che
è rivestita da endotelio ed è in diretto contatto con il sangue.
Per ateroma intendiamo una degenerazione delle pareti arteriose dovuta al deposito di
placche formate essenzialmente da grasso, in particolare colesterolo e tessuto cicatrizzale.
Queste placche ostruiscono le arterie limitando l’apporto di ossigeno e di sostanze
nutritive a cuore, cervello e reni, oltre che ad altri organi e tessuti dell’organismo.
Con il passare del tempo le pareti interne delle arterie aumentano di volume riducendo
l'elasticità e ostacolando il flusso sanguigno.
La formazione della placca può verificarsi in risposta a uno stimolo lesivo di varia natura:
-meccanico dovuto ad una pressione arteriosa elevata
-ormonale dovuto all’uso di contraccettivi orali
-immunologico
-chimico dovuto ad iperglicemia e ipercolesterolemia
ATEROGENESI
Il processo che porta alla formazione dell’ateroma, e quindi della placca aterosclerotica,
viene chiamato aterogenesi.
Tale processo inizia a partire dalle cellule endoteliali, quindi dallo strato più interno delle
arterie e avviene secondo due fasi:
-REVERSIBILE La fase reversibile prevede:
1)La migrazione delle cellule muscolari lisce dalla tonaca media alla tonaca intima,
producendo matrice extracellulare che funge da impalcatura strutturale per l’ateroma.
L’ARTEROSCLEROSI
L’arteriosclerosi è una patologia caratterizzata dall’ispessimento e la perdita di elasticità
della parete arteriosa.
La ridotta elasticità delle arterie è dovuta a molteplici fattori ma essenzialmente dipende dal
cambiamento della composizione della parete arteriosa. Con il passare dell’età, il tessuto
fibroso prevale su quello elastico.
L’arteriosclerosi interessa le arterie di piccolo calibro. A differenza dell’aterosclerosi non
comporta la formazione di depositi lipidici, ma la rapida produzione di alcune cellule della
tonaca intima e di quella media.
Il conseguente ispessimento della parete causa il restringimento del lume dell’arteria. La
parete arteriosa perde la capacità di contrarsi e rilassarsi.
Nell’UOMO deve essere inferiore a 5, mentre nella DONNA deve essere inferiore a 4,5.
L’IPERTENSIONE
L’ipertensione è una condizione che prevede, in uno stato costante e non occasionale,
l’innalzamento dei valori della pressione arteriosa oltre i valori normali.
L'ipertensione arteriosa è una condizione potenzialmente pericolosa per l'organismo e
costituisce un importante fattore di rischio cardiovascolare. L'ipertensione, inoltre, può
causare patologie anche gravi come: ictus, cardiopatia ischemica e infarto del miocardio.
La pressione del sangue è 80/120 mm di Hg.
In condizioni ideali la pressione sistolica (o massima) non deve superare i 120 mmHg e la
pressione diastolica (o minima) gli 80 mmHg.
L’ipertensione può causare la comparsa di ateromi o aneurismi.
-ENCEFALO A livello cerebrale si può verificare la rottura dei vasi sanguigni con
emorragie (ictus).
-RENE l’alterazione progressiva delle arteriole renali può causare danni ai nefroni e
quindi determinare insufficienza renale.
LA CARDIOPATIA ISCHEMICA
La cardiopatia ischemica è la patologia del cuore più frequente, infatti rappresenta la
principale causa di morte nei paesi occidentali. Tale patologia include tutte le condizioni in
cui si verifica un insufficiente apporto di sangue e di ossigeno al muscolo cardiaco.
La causa più frequente è l’aterosclerosi, caratterizzata dalla presenza di placche ad elevato
contenuto di colesterolo (ateromi) nelle arterie coronarie, capaci di ostruire o ridurre il
flusso di sangue.
La cardiopatia ischemica presenta manifestazioni cliniche differenti. Tra quelle croniche
abbiamo l’angina pectoris stabile e insufficienza cardiaca, mentre tra quelle acute
abbiamo l’angina pectoris instabile e l’infarto del miocardio.
L’INSUFFICIENZA CARDIACA
L’insufficienza cardiaca consiste nell’incapacità del cuore di fornire una quantità adeguata
di sangue rispetto alle normali esigenze dell’organismo. Per una serie di cause, infatti, il
muscolo cardiaco può indebolirsi e generare una minore forza di contrazione.
La cardiopatia ischemica è il più delle volte la causa principale di insufficienza cardiaca
cronica, anche se esistono forme in maniera acuta.
I sintomi dell’insufficienza cardiaca sono tosse, affaticamento, gonfiore di caviglie gambe,
difficoltà respiratorie e nei casi più gravi l’edema polmonare che si manifesta con una
grave dispnea (sintomo principale di questa malattia) cioè con gravi problemi respiratori.
Lo scompenso cardiaco viene suddiviso in quattro classi in base alla gravità crescente.
Questa distinzione di classi è basata sui sintomi che si manifestano durante l’attività fisica:
Classe I Paziente asintomatico (non presenta sintomi). L'attività fisica abituale
non provoca dispnea né affaticamento.
Classe II Scompenso cardiaco lieve. L'attività fisica moderata (come salire due
rampe di scale o salire alcuni gradini portando un peso) provoca dispnea o
affaticamento.
Classe III Scompenso cardiaco da moderato a grave. L'attività fisica minima
(come camminare o salire mezza rampa di scale) provoca dispnea o affaticamento.
Classe IV Scompenso cardiaco grave. Astenia, dispnea o affaticamento presenti
anche a riposo (seduti o sdraiati a letto).
DIAGNOSI
La diagnosi dell’insufficienza cardiaca viene eseguita con ecocardiogramma e radiografia
del torace.
L’insufficienza cardiaca può essere trattata modificando lo stile di vita, cioè smettere di
fumare, praticare esercizio fisico, limitare lo stress e seguire un’alimentazione povera di
grassi o effettuando anche una terapia farmacologica. La terapia si basa su una serie di
farmaci che include ACE inibitori (antagonisti dell’angiotensina), diuretici, beta bloccanti e
antagonisti dell’aldosterone.
Se le arterie sono severamente ostruite, la chirurgia prevede interventi di by pass
coronarico.
Questo intervento consiste nel creare un ponte attraverso la quale il sangue ossigenato possa
raggiungere il muscolo cardiaco a valle del restringimento.
L’ANGINA PECTORIS
L'angina pectoris è una malattia che si identifica in larga misura con il proprio sintomo
principale; dolore al torace.
È causata da un temporaneo scarso afflusso di sangue al cuore che determina mancanza di
ossigeno al tessuto cardiaco. Il fenomeno prende anche il nome di ischemia; nell’angina
pectoris l’ischemia è reversibile e non arriva al punto di provocare danno cardiaco
permanente. La malattia si manifesta abitualmente con dolore toracico improvviso, acuto e
transitorio.
L'angina si distingue in diverse forme:
Angina stabile o da sforzo È una sindrome cronica che insorge generalmente se
sottoposti a stress o basse temperature e durante sforzi fisici ed in generale in tutte
quelle situazioni che richiedono un maggiore afflusso di sangue al cuore.
In questi casi la gravità della sintomatologia è costante e non peggiora notevolmente.
Oltre a rappresentare la forma più diffusa, l'angina stabile o da sforzo è anche la
meno grave
La diagnosi prevede:
Elettrocardiogramma (ECG): registra l'attività elettrica del cuore e consente di
individuare la presenza di anomalie suggestive per ischemia miocardica.
Ecocardiogramma
L'opzione interventistica include:
L’angioplastica coronarica percutanea un intervento che prevede l'inserimento
nel lume della coronaria, in corso di angiografia, di un piccolo pallone solitamente
associato a una struttura metallica a maglie (stent), che viene gonfiato ed espanso in
corrispondenza del restringimento dell'arteria.
L’INFARTO MIOCARDICO
L’infarto è la necrosi di cellule cardiache e si verifica quando un trombo interrompe
improvvisamente il flusso di sangue all’interno di un’arteria coronaria, andando di
conseguenza ad ostruirla parzialmente o totalmente.
Nel momento in cui non c’è più flusso sanguigno per diversi minuti, le cellule cardiache
possono portare alla morte delle fibre miocardiche.
Il risultato finale dell’infarto miocardico è la formazione di una cicatrice costituita da
collagene e tessuto fibroso.
Il tessuto cicatriziale che sostituisce le cellule morte non è più contrattile e il cuore perde la
capacità di svolgere le proprie funzioni.
La maggior parte degli infarti colpisce il ventricolo sinistro e in casi molto rari il ventricolo
destro.
I principali fattori di rischio dell'infarto miocardico sono il fumo, l'ipertesione, il diabete,
lo stress, l'obesità addominale e l'inattività fisica.
DIAGNOSI
L’infarto viene generalmente diagnosticato a partire dai sintomi riferiti dal paziente. Nel
caso di sospetto infarto del miocardio, è possibile confermare l’ipotesi diagnostica mediante
l’esecuzione di un elettrocardiogramma.
TRATTAMENTI
ll primo obiettivo del trattamento dell’infarto miocardico è quello di promuovere la
riapertura della coronaria che si è occlusa.
Per quanto riguarda il trattamento, è fondamentale agire attraverso l’utilizzo di farmaci
trombolitici.
Tra i farmaci utilizzati da pazienti affetti da infarto miocardico abbiamo anticoagulanti, i
beta-bloccanti, gli ACE-inibitori e le statine.
Le complicanze più importanti nella fase acuta dell’infarto miocardico sono l’insorgenza di
aritmie che possono rivelarsi anche molto pericolose.
L’ICTUS
L’ictus è un danno cerebrale che si verifica quando l'apporto di sangue ossigenato a un'area
estesa del cervello si interrompe o è fortemente ridotto.
L’ictus prevede l’improvvisa comparsa di sintomi dovuti all’alterazione delle funzioni
cerebrali, di durata superiore alle 24 ore, che portano spesso a morte. La causa dell’ictus è di
origine vascolare.
Infatti, l’aterosclerosi è responsabile della comparsa di questa patologia in quanto è presente
una lente ostruzione dei vasi sanguigni che irrorano il cervello.
Un aumento improvviso della pressione arteriosa può causare ictus.
L’ictus può essere distinto in ischemico ed emorragico.
L’ictus ischemico ed emorragico si manifestano solo nella parte destra o nella parte
sinistra del cervello. I sintomi includono:
-perdita della sensibilità in un lato del corpo
-paralisi di un lato del corpo
-perdita della vista nel campo visivo sinistro o destro
-vertigini, vomito e perdita di coscienza
-difficoltà nel parlare