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infiammatorio. La ro3ura espone collagene e altro materiale trombogeno, che aIva le piastrine e
la cascata della coagulazione, il che comporta la trombosi acuta, che interrompe il flusso ema*co
coronarico e causa un certo grado di ischemia miocardica. Le conseguenze dell'ischemia acuta,
globalmente indicate come sindromi coronariche acute, dipendono dalla localizzazione e dal grado
dell'ostruzione e vanno dall'angina instabile all'infarto transmurale alla morte improvvisa.
Lo spasmo coronarico è un aumento di tono vascolare transitorio e focale, che restringe il lume e
riduce il flusso ema*co in maniera notevole; da ciò può derivare un'ischemia sintoma*ca (angina
variante). Il marcato restringimento può innescare la formazione di trombi, provocando un infarto
o un'aritmia che può me3ere a rischio la vita del paziente. Lo spasmo si può verificare in arterie
con o senza ateromi.
Nelle arterie senza ateroma, il tono basale dell'arteria coronaria è probabilmente aumentato e la
risposta agli s*moli vasocostri3ori è probabilmente esagerata. Il meccanismo esa3o è poco chiaro,
ma può comprendere alterazioni della produzione di ossido nitrico delle cellule endoteliali o uno
squilibrio fra fa3ori endoteliali vasocostri3ori e vasodilatatori.
Nelle arterie con ateromi, l'ateroma causa una disfunzione endoteliale, che possibilmente si
conclude con un'ipercontraIlità locale. Fra i meccanismi propos* vi sono una perdita di sensibilità
ai vasodilatatori intrinseci (es., ace*lcolina) e un'aumentata produzione di vasocostri3ori (es.,
angiotensina II, endotelina, leucotrieni, serotonina, trombossano) nell'area dell'ateroma. Lo
spasmo ricorrente può danneggiare l'in*ma, portando allo sviluppo di ateromi.
Le conseguenze iniziali variano con le dimensioni, la localizzazione e la durata dell'ostruzione e
vanno dall'ischemia transitoria all'infarto. La misurazione di nuovi marker più sensibili indica che
un certo grado di necrosi cellulare probabilmente ha luogo anche nelle forme lievi; così, gli even*
ischemici si verificano su un con*nuum e la classificazione in so3ogruppi, sebbene u*le, è in
qualche modo arbitraria.
Disfunzione miocardica
Il tessuto ischemico (ma non quello infartuato) ha una contraIlità rido3a e rilassamento, che si
manifesta con ipocinesia o acinesia segmentaria; ques* segmen* possono però espandersi
durante la sistole (de3a mo*lità paradossa). La dimensione della zona affe3a determina gli effeI,
che vanno dall'insufficienza cardiaca minima o lieve fino allo shock cardiogeno; in genere, ampie
par* di miocardio devono essere ischemiche per causare disfunzioni miocardiche significa*ve. Un
certo grado di insufficienza cardiaca si verifica in circa due terzi dei pazien* ospedalizza* per
infarto del miocardio. Si parla di cardiomiopa*a ischemica se persistono una bassa gi3ata e
insufficienza cardiaca. L'ischemia che interessa il muscolo papillare può portare a insufficienza
mitralica.
Infarto del miocardio
L'infarto del miocardio è una necrosi miocardica derivante dalla brusca riduzione del flusso
coronarico a una parte del miocardio. Il tessuto infartuato è permanentemente mal funzionante;
tu3avia, c'è una zona di ischemia potenzialmente reversibile adiacente al tessuto infartuato.
L'infarto del miocardio colpisce prevalentemente il ventricolo sinistro, sebbene il danno possa
estendersi al ventricolo destro o agli atri. L'infarto può essere transmurale o non transmurale. Gli
infar* transmurali interessano la parete miocardica a tu3o spessore, dall'epicardio all'endocardio,
e si cara3erizzano solitamente per un'onda Q patologica all'ECG. Gli infar* non transmurali o
subendocardici non si estendono per tu3a la parete ventricolare e causano soltanto alterazioni del
segmento ST e dell'onda T (ST-T). Poiché l'estensione della necrosi a3raverso la parete miocardica
non può essere determinata clinicamente in maniera precisa, gli infar* vengono solitamente
classifica* come infarto miocardico con sopra-slivellamento del tra3o ST (STEMI) o infarto
miocardico senza sopra-slivellamento del tra3o ST (NSTEMI) per la presenza o l'assenza di sopra-
slivellamento ST o di onde Q all'ECG.
La necrosi di una parte significa*va del se3o interventricolare o della parete ventricolare può
rompersi, con conseguenze disastrose. Si può formare un aneurisma o pseudoaneurisma
ventricolare.
Disfunzione eleArica
La disfunzione ele3rica può essere significa*va in qualsiasi forma di sindrome coronarica acuta. I
mioci* ischemici e necro*ci sono incapaci di aIvità ele3rica normale, il che determina varie
modificazioni dell'ECG (prevalentemente le alterazioni ST-T), aritmie e disturbi di conduzione. Le
alterazioni ST-T dell'ischemia comprendono il so3oslivellamento del segmento ST, l'inversione
dell'onda T, il sopraslivellamento del segmento ST (spesso denominato onda di lesione) e onde T
appun*te nella fase iperacuta dell'infarto. Le turbe della conduzione possono rifle3ere un danno a
carico del nodo del seno, del nodo atrioventricolare o del tessuto specifico di conduzione. La
maggior parte delle alterazioni è transitoria; alcune sono permanen*.
FATTORI DI RISCHIO
I fa3ori di rischio cardiovascolare sono:
• Ipercolesterolemia o aumento dei livelli di colesterolo nel sangue, che
innalza proporzionalmente il rischio di aterosclerosi.
• Ipertensione arteriosa: la “pressione alta” o ipertensione arteriosa può avere varie cause e
interessa una larga fe3a della popolazione di età superiore ai 50 anni. Si associa a una aumentata
probabilità di
sviluppare l’aterosclerosi e le sue complicanze.
• Diabete, che insieme a ipertensione e ipercolesterolemia compone la
sindrome metabolica, un quadro ad alto rischio di ischemia cardiaca.
• Stress
• Vita sedentaria
• Obesità
• Fumo
• Predisposizione gene*ca
SINTOMI
• Dolore toracico (angina pectoris o dolore anginoso), con pressione e
dolore al pe3o, che può irradiarsi al collo e alla mascella. Può manifestarsi anche al braccio sinistro
oppure alla bocca dello stomaco, confondendosi talvolta con sintomi analoghi a una banale
pesantezza addominale.
• Sudorazione
• Mancanza di respiro
• Svenimento
• Nausea e vomito
Come prevenire la cardiopa*a ischemica?
La prevenzione è l'arma più importante contro la cardiopa*a ischemica. Si basa su uno s*le di vita
salutare, lo stesso che deve essere seguito da chi è stato colpito da problemi cardiaci. Prima di
tu3o è necessario evitare il fumo e seguire una dieta povera di grassi e ricca di fru3a, verdura e
cereali integrali. Bisognerebbe limitare o minimizzare le occasioni di stress psicofisico e privilegiare
un’aIvità fisica aerobia regolare. Vanno poi correI, ove possibile, tuI i fa3ori di rischio
cardiovascolare.
DIAGNOSI
La diagnosi di cardiopa*a ischemica richiede esami strumentali che includono:
• Ele3rocardiogramma(ECG): registra l'aIvità ele3rica del cuore e
consente di individuare la presenza di anomalie sugges*ve per ischemia miocardica. L'Holter è il
monitoraggio prolungato nelle 24 ore dell’ECG: nel caso di sospe3a angina consente di registrare
l’ele3rocardiogramma nella vita di tuI i giorni e sopra3u3o in quei contes* in cui il paziente
riferisce di avere la sintomatologia.
• Il test da sforzo: l’esame consiste nella registrazione di un ele3rocardiogramma mentre il
paziente compie un esercizio fisico, generalmente camminando su un tapis roulant o pedalando su
una cycle3e. Il test viene condo3o secondo protocolli predefini*, vol* a valutare al meglio la
riserva funzionale del circolo coronarico. Viene interro3o alla comparsa di sintomi, alterazioni ECG
o pressione elevata o una volta raggiunta l’aIvità massimale per quel paziente in assenza di segni
e sintomi indica*vi di ischemia.
• Scin*grafia miocardica: è una metodica u*lizzata per valutare l’ischemia da sforzo in pazien* il
cui solo ele3rocardiogramma non sarebbe adeguatamente interpretabile. Anche in questo caso Il
paziente può eseguire l’esame con cycle3e o tapis roulant. Al monitoraggio ele3rocardiografico
viene affiancata la somministrazione endovenosa di un tracciante radioaIvo che si localizza nel
tessuto cardiaco se l’afflusso di sangue al cuore è regolare. Il tracciante radioaIvo emana un
segnale che può essere rilevato da un’apposita apparecchiatura, la Gamma-camera.
Somministrando il radiotracciante in condizioni di riposo e all’apice dell’aIvità, si valuta
l’eventuale comparsa di mancanza di segnale in quest’ul*ma condizione, segno che il paziente
manifesta un’ischemia da sforzo. L’esame consente non solo di diagnos*care la presenza di
ischemia ma anche di fornire un’informazione più accurata sulla sua sede e sull’estensione. Lo
stesso esame può essere effe3uato producendo l’ipote*ca ischemia con un farmaco ad hoc e non
con l’esercizio fisico vero e proprio.
• Ecocardiogramma: è un test di immagine che visualizza le stru3ure del cuore e il funzionamento
delle sue par* mobili. L’apparecchio dispensa un fascio di ultrasuoni al torace, a3raverso una
sonda appoggiata sulla sua superficie, e rielabora gli ultrasuoni riflessi che tornano alla stessa
sonda dopo aver interagito in modo diverso con le varie componen* della stru3ura cardiaca
(miocardio, valvole, cavità). Le immagini in tempo reale possono essere raccolte anche durante
l’esecuzione di un test da sforzo, fornendo in quel caso informazioni preziose sulla capacità del
cuore di contrarsi corre3amente in corso di aIvità fisica. Analogamente alla scin*grafia anche
l’ecocardiogramma può essere registrato dopo aver somministrato al paziente un farmaco che può
scatenare un’eventuale ischemia (ECO-stress), perme3endone la diagnosi e la valutazione di
estensione e sede.
• Coronarografia o angiografia coronarica: è l’esame che consente di visualizzare le coronarie
a3raverso l’iniezione di mezzo di contrasto radiopaco al loro interno. L’esame viene effe3uato in
un’apposita sala
radiologica, nella quale sono rispe3ate tu3e le misure di sterilità necessarie. L’iniezione del
contrasto nelle coronarie presuppone il cateterismo seleIvo di un’arteria e l’avanzamento di un
catetere fino all’origine dei vasi esplora*.
• TAC cuore o tomografia computerizzata (TC): è un esame diagnos*co per immagini per valutare
la presenza di calcificazioni dovute a placche aterosclero*che nei vasi coronarici, indicatore
indire3o di un rischio elevato di patologia coronarica maggiore. Con gli apparecchi a3uali,
somministrando anche mezzo di contrasto per via endovenosa, è possibile ricostruire il lume
coronarico e o3enere informazioni su eventuali restringimen* cri*ci.
• Risonanza Magne*ca Nucleare (RMN): produce immagini de3agliate della stru3ura del cuore e
dei vasi sanguigni a3raverso la registrazione di un segnale emesso dalle cellule so3oposte ad un
intenso campo magne*co. Perme3e di valutare la morfologia delle stru3ure del cuore, la funzione
cardiaca ed eventuali alterazioni del movimento di parete secondarie a ischemia indo3a
farmacologicamente (RMN cardiaca da stress).
TRATTAMENTO
Innanzitu3o bisogna ricordare che la terapia farmacologia della cardiopa*a ischemica nell’anziano
non differisce in modo sostanziale da quella del paziente più giovane. Il tra3amento della
cardiopa*a ischemica è finalizzato a ripris*nare il flusso di sangue dire3o al muscolo cardiaco. Ciò
si può o3enere con farmaci specifici oppure con un intervento di rivascolarizzazione coronarica. Il
tra3amento farmacologico deve essere proposto dal cardiologo in collaborazione con il medico
curante e può prevedere, a seconda del profilo di rischio del paziente o della gravità dei segni
clinici:
• Nitra*(nitroglicerina): è una categoria di farmaci adoperata per favorire la vasodilatazione delle
coronarie, perme3endo così un aumento del flusso di sangue verso il cuore.
• Aspirina: studi scien*fici hanno appurato che l'aspirina riduce la probabilità di infarto. L'azione
an*aggregante di questo farmaco previene infaI la formazione di trombi. La stessa azione viene
svolta anche da altri farmaci an*piastrinici (*clopidina, clopidogrel,
cardiopa*a ischemica rimane la stessa che negli ischemici adul*, naturalmente per alcuni farmaci
la posologia andrà opportunamente rido3a in relazione alle modificazioni farmacocine*che e/o
farmacodinamiche associate all’invecchiamento. Il tromboli*co rimane il farmaco di elezione per
l’infarto miocardico con elevazione del tra3o S-T (STEMI). Tu3avia, in considerazione del ritardo
con cui i pazien* anziani vengono ricovera* nelle Unità Coronariche a causa dell’a*picità delle
manifestazioni dolorose e tenendo conto della frequente coesistenza degli even* emorragici
cerebrali e/o a carico di altri organi (stomaco, vescica), la terapia tromboli*ca viene a3uata, in
pra*ca, solo in poco più del 60% dei casi teoricamente tra3abili. Al contrario, un’angioplas*ca
primaria potrà essere eseguita se il tempo intercorrente tra l’inizio dei sintomi e l’arrivo in
Ospedale è meno di un’ora e, sorprendentemente, l’intervento cruento dà, nella maggior parte dei
casi, degli esi* soddisfacen*.
La rivascolarizzazione miocardica chirurgica, eseguita per la persistenza dei sintomi dopo un
primi*vo tra3amento tromboli*co o per un coinvolgimento esteso di uno o più rami coronarici, di
solito si rivela efficace e si associa ad eccellente sopravvivenza a lungo termine. Tu3avia, le
complicanze peri-operatorie, la mortalità precoce e la degenza complessiva sono ovviamente più
elevate nell’anziano.
Per quanto concerne infine le altre complicanze, bisogna aggiungere che l’incidenza delle
tachiaritmie sopraventricolari è decisamente aumentata. In par*colare, la fibrillazione atriale è una
complicanza che si riscontra comunemente dopo un IMA.
reperibili e sono:
- Saturimetro;
- Cardiofrequenzimetro da sport
Questi sono gli strumenti base per recarsi tranquillamente in un’abitazione e cominciare un programma
riabilitativo per un pz cardiopatico.
o Tutto dipende anche da come troviamo un paziente, se è molto debilitato, se è allettato partiremo da
una riabilitazione motoria nel letto per tirare fuori il pz dalla sindrome da allettamento;
o Se troviamo invece un pz deambulante, inizieremo con una serie di esercizi e questi strumenti (prima
elencati) sono molto utili.
Quindi la prima cosa da fare con un cardiopatico sono gli esercizi respiratori che sono basati su una
rieducazione diaframmatica e costale.
Rieducazione diaframmatica→il diaframma viene aiutato nella sua escursione in tutti i suoi segmenti
(segmento anteriore, laterale e posteriore);
viceversa la gabbia toracica→viene aiutata ad espandersi nella parte superiore, nella parte laterale e
nella parte antero-posteriore.
Se poi abbiamo i risultati della prova da sforzo del cardiologo ci baseremo su quella frequenza
massima (in tal caso senza usare quella formula di cui abbiamo parlato prima) e lavoreremo su un
battito il 60 o 50% rispetto alla frequenza cardiaca massima, potremo salire di una decina di battiti per
poi tornare a quella costante e proveremo ad allungare la durata degli esercizi in modo tale che
permetteremo di capire al paziente quanto può allenarsi e quanto può lavorare il suo cuore. Molto
importante anche misurare la pressione arteriosa (prima e dopo), e il working test (test sulla capacità di
lavoro del paziente, es. 25metri di camminata su superficie piana e ci scriviamo la frequenza e
saturazione del paziente per il tempo di 5 minuti).