Il circolo coronarico è formato da tre sistemi disposti in serie:
CIRCOLO ARTERIOSO RETE CAPILLARE CIRCOLO VENOSO .
Le arterie coronariche sono le prime branche che si diramano dall’aorta ascendente, quando essa è
ancora ricoperta dal sacco pericardico. Le coronarie sono due e prendono origine da due dei tre seni
di Valsalva: coronaria destra e la coronaria sinistra.
La CORONARIA DESTRA origina dal seno aortico ds , discende in basso fino a portarsi nel solco
atrioventricolare , circonda il margine ds del cuore dove cede il ramo marginale di destra, continua
posteriormente fino a discendente nel solco longitudinale posteriore ( questo ramo è definito
interventricolare posteriore, che irrora anche il ventricolo sx dominanza destra). Lungo il suo
decorso cede numerosi collaterali, alla faccia anteriore e posteriore dell’atrio e ventricolo ds, al setto
interventricolare, al il nodo seno atriale e atrio ventricolare
La CORONARIA SINISTRA origina dal seno aortico sinistro, si porta in
basso a sx passando dietro il tronco comune della polmonare. Ha
una lunghezza pari a circa 1‐2 cm e stacca subito il ramo
interventricolare anteriore e il ramo circonflesso.
Il ramo interventricolare anteriore si immette nel solco interventri‐
colare, procedendo verso l’apice del cuore ,irrora tutta la faccia
sternale del ventricolo sinistro e in parte del destro incluso l’apice,
il setto interatriale e interventricolare.
Il ramo circonflesso, dalla sua origine si porta subito posteriormente, decorrendo nel solco
atrioventricolare. Raggiunto il margine del ventricolo sinistro termina come arteria del margine
ottuso. Talvolta la circonflessa può portarsi sulla faccia diaframmatica del cuore sinistro e staccare
l’interventricolare posteriore, in tal caso si parla di “dominanza sinistra”.
WWW.SUNHOPE.IT
La CIRCOLAZIONE CORONARICA è una circolazione funzionalmente terminale. Il flusso
coronarico avviene principalmente in fase diastolica, con la chiusura della valvola semilunare
aortica.
Le arterie coronariche epicardiche sono quelle con diametro maggiore (5mm di diametro) e,
sebben capaci di vasocostrizione e vasodilatazione, si comportano come arterie di calibro
costante, ossia come VASI DI PORTATA O DI CONDUTTANZA.
Le arteriole precapillari, invece sono definite VASI DI RESISTENZA e hanno il ruolo di
mantenere sufficiente la pressione di spinta all’interno del vaso, per assicurare un buon
apporto ematico al cuore, hanno un diametro quindi che varia in rapporto alla contrazione.
Il circolo coronarico ha diversi tipi di controllo:
1)CONTROLLO NERVOSO
snsimpatico: recettori alfa : vasocostrizione; recetori B : vasodilatazione
snparasimpatico: vasodilatazione
2)CONTROLLO UMORALE
numerosi ormoni intervengono sulla regolazione del tono coronarico
catecolamine (es. noradrenalina ) ,trombossano:vasocostrizione
dopamina ,ormoni tiroidei ,istamina, serotoninam, ACH, prostaglandine: vasodilatazione
3)ENDOTELIO VASALE
la funzione endoteliale è fondamentale per il mantenimento dell’
omeostasi circolatoria. Gioca un ruolo fondamentale nella vasodilatazione
coronarica indotta dall’ACH: la capacità vasodilatante di quest’ultima
dipende dall’integrità vasale, in caso contrario determina vasocostrizione.
Analogo comportamento con altre sostanze quali: ossitocina, vasopressina , trombina, acido
arachidonico e suoi metaboliti .
Le cellule endoteliali quando sottoposte ad aumento improvviso della velocità del flusso (shear
stress possono inoltre indurre rilasciamento del muscolo liscio).L’endotelio produce EDRF, sostanza
vasodilatatrice simile all’NO, che ha anche azione sulle cellule muscolari, ove causa un accumulo
intracellulare di GMPc capace di inibire il processo contrattile. EDFR aumenta quando c’è aumento di
velocità del flusso.
Se l’endotelio è danneggiato ci sarà però un aumento di produzione di endotelina, potentissimo
vasocostrittore e responsabile della contrazione delle cellule muscolari lisce.
2
WWW.SUNHOPE.IT
CARDIOPATIA ISCHEMICA CRONICA
La cardiopatia ischemica cronica è ancor oggi una delle principali cause di
morte nel mondo occidentale. Colpisce maggiormente gli uomini che le donne,
ed è determinata da una discrepanza tra la necessità di O2 e l’apporto che
gli è fornito dal flusso coronarico.
Come in ogni letto vascolare, anche in quello coronarico il FLUSSO (Q)
è direttamente proporzionale alla pressione di PERFUSIONE(P)
inversamente proporzionale alle RESISTENZE(R)offerte al flusso
Q= P/R
La pressione di perfusione coronarica è data dal gradiente di pressione tra aorta e seno coronarico.
Le resistenze sono suddivise in
intrinseche localizzate a livello delle arteriole miocardiache
estrinseche compressione esercitata sui vasi coronarici dalla contrazione, maggiore negli
strati subendocardici.
Il FLUSSO CORONARICO è in grado di ASSICURARE UN SUFFICIENTE APPORTO I O2 AL CUORE, sia a
riposo che in condizione di stress, grazie alla sua capacità di aumentare di 5‐6 volte il flusso di base,
che è pari a circa il 5% della gittata cardiaca. L’estrazione di O2 da parte dei miocardiociti è pari a
circa il 70‐80%.
La circolazione coronarica è dotata di un sistema di “autoregolazione” cioè capacità di mantenere
relativamente costante il flusso sanguigno nonostante ci siano escursioni della pressione arteriosa.
Il cuore è infatti un organo muscolare che lavora in aerobiosi, ricava energia dall’ossidazioni di
substrati (prevalentemente acidi grassi). Esso può sostenere un debito di ossigeno solo molto
limitato. La quasi totalità dell’ossigeno ottenuto viene utilizzato per la produzione di energia utile a
sostentare il lavoro cardiaco.
L’ISCHEMIA MIOCARDICA quindi compare ogni qual volta ci sia un’alterazione nel bilanciamento tra
richiesta di O2 da parte del miocardio e l’apporto reale tramite il flusso coronario.
Le cause possono essere
1) AUMENTO DELLA DOMANDA DI O2, che è direttamente proporzionale a:
frequenza cardiaca riduce il tempo di diastole(durata sistole300ms)
e con essa il grado di perfusione coronarica.8es. durante esercizio
fisico o negli stati ipercinetici come la tireotossicosi)
contrattilità del miocardio
share stress (ossia lo stress di parete)è direttamente proporzionale
all’aumento della pressione e della distensione della fibrocellula
cardiaca (ossia rispettivamente del postcarico e del precarico)
3
WWW.SUNHOPE.IT
2) RIDUZIONE DELL’APPORTO
per riduzione del flusso ematico coronarico: vasospasmo, placca
aterosclerotica,stenosi aortica severa, insuff. aortica
per alterata capacità dell’Hb di trasportare O2 (anemia, formazione
di carbossiemoglobina per avvelenamento da CO2))
Cause più frequenti di cardiopatia ischemica:
1. CAD malattia aterosclerotica: consiste nella formazione di una placca aterosclerotica, la cui
fissurazione porta alla genesi di un trombo bianco poi rosso che occlude il vaso e causa ischemia.
2. coronaropatie non aterosclerotiche
6.varie
3. embolie coronariche
Stenosi valvolare aortica*
4. anomalie coronariche congenite
Insufficienza aortica
5. trombosi da malattie ematologiche
Intossicaz da CO2
6. varie
abusi di cocaina
contusione miocardica
2. Coronaropatie non aterosclerotiche:
manovre quali cateterismo
arterite lupus, spodilite anchilosante o rematoide
traumi lacerazioni, terapia radiante, trombosi, iatrogena
3. embolie coronariche
da malattie metaboliche
endocarditi infettive
mucopolisaccaridosi,omocistenuria
prolasso valvola mitralica
altri meccanismi spasmo coronarico (A. di prinzmetal) da
trombi atrio e ventricolo sx
sospensione di nitroglicerina, dissezione aortica e
mixedema
coronarica, Sindrome X: cellula endoteliale ha una maggior
prepensione endogena a produrre fattori ad azione
vasocostrittiva come l’ET‐1 piuttosto che vasodilatatori .
4.anomalie congenite delle coronarie 5.trombosi a malattie ematologiche
origine anomala del sistema sinistro policitemia vera
dell’arteria polmonare trombocitosi
fistole cronariche artero‐venose CID
aneurismi coronarici porpora trombocitopenica
stenosi Valvolare aortica in cui il meccanismo di compenso è un
ipertrofia concentrica del ventricolo sx quindi significa che il miocardio si ipertrofizza , aumenta di spessore la
parete ma non di volume ,I. concentrica.
Quando il cuore si ipertrofizza in modo concentrico si ha un aumento della pressione telediastolica del
ventricolo sx. Tenendo presente che la profusione coronarica è una profusione diastolica, questo aumento di
pressione all’interno del ventricolo in diastole, va ad ostruire, per una compressione esterna, il
flusso di sangue alle coronarie e quindi di nuovo abbiamo angina, perché le coronarie pur essendo normali
non riescono a soddisfare la richiesta di ossigeno da parte del miocardio ipertrofico.
Invece nell’Insufficienza aortica si ha sempre un’ipertrofia però si ha anche un aumento di volume,
questa ipertrofia è detta ipertrofia eccentrica
4
WWW.SUNHOPE.IT
E’ la manifestazione del processo aterosclerotico localizzato a livello delle coronarie.
E’ distinta in forma acuta e in forma cronica.
Le forme croniche sono: angina stabile e il rimodellamento post‐infartuale del ventricolo sx.
Le forme acute sono: angina instabile e IMA : infarto miocardiaco acuto.
Fattori di rischio per CAD
Impossibile v isualizzare l'immagine.
DISLIPIDEMIA
Quando parliamo di colesterolemia intendiamo tre diversi parametri, ovvero:
COLESTEROLO TOTALE: deve essere < 180mg/dL
COLESTEROLO HDL : deve essere > 35mg/dL
COLESTEROLO LDL: deve essere < di 130mg/Dl
La colesterolemia dipende oltre dall’alimentazione anche dal profilo genetico di base, tende inoltre
ad aumentare con l’età e con l’inattività fisica.
Per mantenere un buon controllo lipidico :
1. modifico lo stile di vita e l’alimentazione
2. somministro farmaci quali statine
5
WWW.SUNHOPE.IT
Impossibile v isualizzare l'immagine.
IPERTENSIONE
Occorre mantenere la pressione arteriosa sistemica in un range che oscilla tra
80‐85 mmHg(diastolica) e 130‐135 mmHg (sistolica)
Una pressione arteriosa con una diastolica > 90 e una sistolica >140 causa numerosi
problemi a livello cardiovascolare. Gli ORGANI BERSAGLIO sono.
cuore cardiopatia ischemica
cervello ictus cerebrale
retina retinopatia ipertensiva
La pressione varia nell’arco della giornata, nelle stagioni ed aumenta con l’età.
dieta iposodica
IPERTENSIONE: Si corregge con aumento dell’attività fisica
riduzione dell’alcool
DIABETE
E’ un importantissimo fattore di rischio cardiovascolare. circa il 5% degli italiani è diabetico, e il 10% Impossibile v isualizzare l'immagine.
degli anziani. Gli organi target, colpiti dall’iperglicemia sono:
retina retinopatia
rene nefropatia
nervi periferici neuropatia
cuore cardiopatia ischemica
arterie arteriopatia
La peggior associazione per aumento precipitoso del rischio cardio vascolare è DIABETE+FUMO!
ISCHEMIA MIOCARDICA
Si definisce ISCHEMIA MIOCARDIACA una condizione
di sofferenza ipossica miocardica sostenuta da alterazioni
anatomo‐funzionali del letto vascolare coronarico.
Va distinta dal danno ipossico legato alla riduzione della
concentrazione di O2 nel sangue (es. anemia) perché nell’
ischemia il danno è aggravato da ridotta perfusione, che
comporta l’accumulo di metaboliti nel tessuto.
Nel momento in cui insorge la discrepanza tra flusso coronarico e richieste
metaboliche, si verifica una precisa cascata di eventi, che determinano un DANNO ISCHEMICO
REVERSIBILE ( ossia dalla durata < di 15 min)
1) alterazioni metaboliche swelling cellulare, ossia il rigonfiamento della cellula e la deplezione
delle riserve di glicogeno ,attivazione glicolisi anaerobia utilizzo di fermentazione lattica per
ossidazione del piruvato e formazione di NADH e acido lattico . L’acido lattico è il principale
responsabile dell’acidificazione che avviene nella sede di ipossia.
6
WWW.SUNHOPE.IT
2) alterazioni meccaniche Le miofibrille iniziano a distendersi col protrarsi dell’ipossia ,
alterazione nel rilascio diastolico e nell’ispessimento parietale .L’acidosi, ossia l’aumento di H+,
induce l’attivazione dell’antiporto H+/K+, con perdita di potassio intracellulare , così si assiste
all’ingresso di Ca2+ nella cellula, con morte cellulare irreversibile.
3) alterazioni elettriche La perdita di una carica positiva (K+) determina fenomeni aritmici. turbe
della fase di ripolarizzazione
4) alterazioni cliniche dolore precordiale , può anche non essere presente.
Se la discrepanza tra flusso coronarico e richieste miocardiche di O2
persiste nel tempo, il danno ischemico da reversibile diventa irreversibile
NECROSI MIOCARDIACA
Un insulto ischemico prolungato può indurre una disfunzione contrattile. Tale processo è
definito stordimento miocardico. Il miocardio stordito è vitale ma disfunzionante, è stato
salvato dalla riperfusione.
Il miocardio ibernato è invece quel miocardio che ha ridotto la sua contrattilità per un
meccanismo di “risparmio energetico” a seguito di una riduzione della perfusione. Il recupero
funzionale di un miocardio ibernato è possibile dopo la rivascolarizzazione, ma spesso sono
necessari alcuni mesi.
viene definito precondizionamento il ripetersi di piccoli episodi ischemici che sembrano
svolgere un effetto positivo nei confronti di una lesione futura.
ANGINA STABILE
Il termina angina stabile definisce una sindrome carat‐
terizzata da attacchi di ischemia miocardiaca acuta
transitoria, stabili e riproducibili nel tempo, generalmen
‐te in condizioni di sforzo o aumentata richiesta
metabolica miocardica. Si presenza con:
dolore costrittivo retrosternale
L’irradiazione del dolore è quella tipica della
precordialgia (mandibola, collo, epigastrio,
braccio e mano sinistra al lato ulnare).
respiro corto
senso di spossatezza
dalla durata di 5‐10 minuti (non supera i 15 min)
con andamento crescente /decrescente.
Compare con lo sforzo o dopo un pasto troppo abbondante o col freddo intenso.
scompare a riposo o con somministrazione di nitroglicerina.
I sintomi sono stabili per almeno 3‐4 settimane.
7
WWW.SUNHOPE.IT
A cosa si riferisce il termine “stabile”?
1. stabilità clinica sovrapposizione nel tempo della frequenza / severità degli attacchi di
angina
2. ripetibilità ogni qual volta ci sia discrepanza tra richiesta / apporto di O2
3. sintomi presenti da almeno 3‐4 settimane che non presentano variazioni significative
Il substrato fisiopatologico dell’angina stabile è la presenza di una PLACCA ATEROMASICA STABILE,
che possiede dunque caratteri istologici e citologici specifici quali:
Grandezza del core lipidico NON superiore al 40% dell’area totale
Spessore del cappuccio fibroso > di 65 μm
Assenza di un rilevante infiltrato macrofagico (nella placca stabile
è circa il 3%, in quella instabile raggiunge il 30%)
Calcium score elevato (le placche calcifiche sono più stabili
rispetto alle placche lipidiche).
Tali placche occludono parte del lume coronarico, impedendo al
miocardio di rifornirsi del quantitativo necessario di sangue in corso
di sforzo fisico. Durante lo sforzo fisico infatti la circolazione corona‐
rica aumenta fino a 5 volte la sua portata, tramite processi di vasodilatazione. In presenza di una
placca occludente, questo processo diviene insomma inefficace.
Tuttavia ci sono pz che presentano UN’ANGINA MISTA ovvero con episodi anginosi talvolta dopo
sforzo talvolta a riposo. Tale insorgenza variabile è giustificata da:
1) le stenosi coronariche sono definite dinamiche la lesione non occupa tutto il lume del
vaso , sono presenti tratti funzionalmente attivi che rispondono agli stimoli.
2) differenze vasomotorie dei vasi di resistenza
3) perfusione regolata dal rilascio di sostanze vasoattive e stimolazione B‐adrenergica.
Quindi nello stesso pz c’è variabilità nell’attivazione degli episodi anginosi!
Ci sono due diverse classificazioni usate per l’angina:
1)CLASSIFICAZIONE NYHA classificazione in base all’insorgenza della dispnea, consente quindi di
stabilire la capacità che il pz ha di svolgere un determinato esercizio.
8
WWW.SUNHOPE.IT
2)CLASSIFICAZIONE CCSC (canadian cardiovascular society functional classification) classificazione
in base all’insorgenza di angina!
classe 1: no sintomatologia durante un normale esercizio
classe 2 : lieve limitazione dell’esercizio
classe 3 : forte limitazione dell’attività fisica
classe 4: il pz non può svolgere attività fisica e ha crisi di angor anche a riposo.
**********************************************************************************
EQUIVALENTI ANGINOSI
Ci sono sindromi in cui il pz avverte dei sintomi aspecifici , ovvero dispnea , ansia, diaforesi (intensa
sudorazione) che potrebbero indurre in inganno per una somiglianza con il dolore anginoso. Questi
sintomi sono dovuti però a congestione polmonare (soprattutto nell’anziano) per una riduzione della
forza contrattile .
Bisogna inoltre fare la DIAGNOSI DIFFERENZIALE con ALTRE TIPOLOGIE DI DOLORE
A PARTENZA EXTRACARDIACA, nello specifico:
1. Dolore articolare costocondrale o condrosternale confinato ad una zona
2. specifica dell’emitorace ed è esacerbato dalla digito pressione
3. Dolore da dissezione aortica è un dolore lancinante e non costrittivo, ha esordio improvviso, si
irradia posteriormente alla schiena. Sospettato in individui con storia clinica di ipertensione.
4. Pericardite è un dolore puntorio a localizzazione epicritica, si modifica con il respiro .
5. Embolia polmonare il dolore è associato a dispnea e tachipnea, il sospetto sopravviene
conoscendo l’anamnesi (recente intervento chirurgico, prolungata immobilizzazione).
6. Patologie gastrointestinali colecistite, gastrite, ulcera peptica, ernia iatale, spasmo esofageo,
acalasia e sindrome da reflusso gastro‐esofageo possono riprodurre un dolore toracico non
cardiaco, che però tende ad alleviarsi con l’utilizzo di antiacidi (bicarbonato o IPP)
7. Malattie respiratorie – PNX (pneumotorace) e pleurite possono causare dolore toracico.
In alcuni pazienti il dolore toracico propriamente detto non sopravviene. Si parla
D’ISCHEMIA SILENTE ed è tipico nei soggetti con neuropatia diabetica e nella
tabe dorsale. In tal casi il paziente denuncia semplicemente un senso di spossatezza
e di astenia.
DIAGNOSI
Anamnesi – Ricercare l’eventuale profilo di rischio cardiovascolare del paziente e la possibile
familiarità.
E.O. – All’esame obiettivo va ricercato il polso arterioso (anche quelli periferici), l’eventuale soffio
carotideo. Tali reperti sono infatti la spia di una malattia aterosclerotica polidistrettuale.
9
WWW.SUNHOPE.IT
All’esame obiettivo cardiaco vanno ricercati eventuali segni di disfunzione ventricolare (terzo e
quarto tono, rantoli polmonari bilaterali basali), soffio da insufficienza mitralica se coesiste
dilatazione ventricolare secondaria a insufficienza di pompa o soffio sistolico eiettivo aortico se la
causa dell’angina è una sospetta stenosi aortica. Infine l’esame non deve mancare della valutazione
del BMI (kg/m2) e la misurazione della circonferenza corporea sulla linea bisiliaca.
Esami di laboratorio – Analizzando i livelli di Hb e il profilo tiroideo si possono escludere due possibili
cause di angina, l’anemia e la tireotossicosi. Si richiederà il profilo di rischio cardiovascolare tramite
la misurazione del colesterolo totale e colesterolo LDL e HDL, la glicemia e HbA1, i livelli di
omocisteinemia e la trigliceridemia. La misurazione dei marker di flogosi sono ad oggi un importante
criterio valutativo prognostico. Tra essi si annovera la hs‐PCR, l’IMA (albumina modifica
dall’ischemia), IL‐6 e il TNF‐α. Anche i peptidi natriuretici ANP e BNP, quando elevati, sono predittivi
di maggiore mortalità a lungo termine.
DIAGNOSI STRUMENTALE NON INVASIVA
RX TORACE
La radiografia del torace permette di valutare l’eventuale cardiomegalia
secondaria a diverse causa (stenosi aortica,insufficienza aortica,
ipertensione arteriosa o cardiomiopatie dilatative e ipertrofiche).
Si può intravedere la presenza di calcificazioni coronariche e valutare lo
stato di congestione polmonare (campo polmonare opaco e ilo
polmonare ben visibile).
ECG A RIPOSO E DA SFORZO
L’ECG a risposo in 12 derivazioni può non essere indicativo se non vi è un episodio ischemico in atto
e se esso non è avvenuto di recente. È possibile però individuare taluni disturbi del ritmo che sono di
norma collegati alla patologia ischemia, ossia il blocco di branca sinistra ,la presenza di fibrillazione
atriale e extrasistoli .
L’ECG da sforzo al treadmill (al tappeto) è particolarmente utile per slatentizzare
eventuali patologie coronariche, provocando la comparsa di dolore.
Viene praticato sempre nei pazienti con sospetta angina stabile.
Il test è positivo quando c’è un sottoslivellamento ST orizzontale o
discendente di più di 0.1mV che persista per almeno 0.08 secondi
in almeno tre battiti consecutivi e in almeno due derivazioni.
Il valore predittivo per angina stabile si eleva quando, oltre alle
evidenzi ECGrafiche si associa il dolore tipico dell’angina e i segni di
instabilità emodinamica.
L’ECG da sforzo ha un limitato valore diagnostico nei pazienti con
anomalie del tracciato che rendono impossibile la visualizzazione
del tratto ST.
10
WWW.SUNHOPE.IT
ECOCARDIOGRAFIA A RIPOSO E ECOSTRESS
L’eco è utile nel rilevare il prodotto della cardiopatia ischemica sulla
parete ventricolare, ossia la discinesia (= alterazione del movimento..
dall’ipocinesia fino alla acinesia),permette di riconoscere l’ipertrofia del
ventricolo sinistro, di valutare e quantificare il grado di una possibile
valvulopatia o l’assottigliamento di una parete .
Ecostress Dopo uno sforzo fisico si può assistere all’ipercinesia dei
segmenti di parete non interessati dal danno ischemico, mentre la porzione di
tessuto lesa ha una marcata discinesia o addirittura un’acinesia. Se lo sforzo fisico non è possibile (in
pazienti allettati o con paralisi) è possibile stimolare il cuore con uno stress farmacologico mediante
somministrazione di agenti simpaticomimetici, come la dobutamina (eco‐dobutamina).
Altre metodiche non invasive sono la TAC, RM, PET e la SPECT.
METODICHE DIAGNOSTICHE INVASIVE
GOLD‐STANDARD:La diagnosi definitiva di cardiopatia ischemica
cronica e la precisa definizione della sua gravità è basata :
SULL’ANGIOGRAFIA CORONARICA O CORONAROGRAFIA
La coronarografia fornisce informazioni circa l’anatomia delle
coronarie, l’entità di eventuali ostruzioni per decidere la scelta
della terapia più idonea (PTCA, by‐pass, fibrinolisi). Durante la
coronarografia si potrà procedere allo studio dettagliato delle
coronarie e delle placche tramite ultrasuonografia intravascolare
(IVUS) e tomografia ottica computerizzata (OCT).
La coronarografia consiste nell’immissione di mezzo di
‘ contrasto radiopaco nelle coronarie introdotto
‘ tramite accesso arterioso femorale o radiale con tecnica di
‘ Seldering:
Step 1: esecuzione della puntura cutanea
con un trocar o un ago
Step 2: posizionamento del «filo guida>> Impossibile v isualizzare l'immagine.
Step 3: il trocar viene ritirato
Step 4: penetrazione ed uscita del dilatatore
11
WWW.SUNHOPE.IT
La grandezza della placca viene espressa in base alla percentuale del lume vascolare occupato.
Quando la placca supera il 90% del lume totale, la riserva coronarica (CFR) è abolita.
Tale metodica è operatore‐dipendente, inoltre non è detto che placche piccole (occupano meno del
50% del lume) siano meno pericolose di placche grandi .
SCINTIGRAFIA PERFUSIONALE MIOCARDICA
Viene eseguita iniettando un radionuclide per via endovena al massimo dello sforzo fisico. Il
radionuclide si accumula in proporzione al grado di perfusione della cellula miocardica. Le zone
ipoperfuse non captano il radionuclide e appariranno fredde.
TERAPIA
Il trattamento dell’angina stabile si pone l’obiettivo di:
1. migliorare la qualità di vita del pz
2. aumentare la sopravvivenza del paziente, prevendendo nuovi episodi ischemici ed
eventuali episodi trombotici acuti (ACS).
Si dovranno quindi riconoscere e trattare le eventuali patologie esistenti capaci di favorire l’angina
e, punto cardine, procedere quando necessario alla rivascolarizzazione percutanea o chirurgica.
Bisogna condurre entro i range di normalità i principali parametri che, quando elevati, aumentano il
rischio cardiovascolare (glicemia, colesterolemia, trigliceridemia pressione arteriosa.). L’assunzione
di un corretto stile di vita, l’abolizione del fumo di sigaretta, una dieta ben equilibrata e un giusto
grado di attività fisica sono necessarie per il buon esito della terapia
Dopodichè bisogna individuare e trattare le patologie ipercinetiche se presentianemia,
tireotossicosi, febbre, infezioni e la stessa tachicardia, di qualunque natura.
Impossibile v isualizzare l'immagine.
TERAPIA FARMACOLOGICA
I farmaci utilizzati nella terapia anti‐ischemica hanno il compito di :
1. ridurre le richieste cardiache d’ossigeno
2. aumentare l’apporto d’ossigeno al miocardio
3. diminuire il lavoro cardiaco riducendo la frequenza cardiaca,il precarico ed il postcarico.
β‐bloccanti I bloccanti del recettore β‐adrenergico sono farmaci di primo livello nel trattamento
dell’angina stabile. Hanno un effetto inotropo e cronotropo negativo, riducendo quindi sia la
contrattilità che la frequenza cardiaca e di conseguenza la richiesta d’ossigeno. Riducendo la
frequenza cardiaca si aumenta inoltre la durata della diastole, ossia la fase cardiaca in cui vi è
riempimento e perfusione coronarica. Il blocco dell’attività adrenergica a livello renale determina la
riduzione della secrezione di renina (ricorda infatti che la renina è emessa anche su stimolazione
simpatica). La riduzione dei livelli di renina spiega la riduzione del postcarico per la carenza di
angiotensina II e aldosterone.
12
WWW.SUNHOPE.IT
La stimolazione ortosimpatica è importante nei processi di broncodilatazione, pertanto nei pazienti
con BPCO e soprattutto con asma bronchiale vi è una relativa controindicazione. La posologia del
farmaco è quella massima tollerata dal paziente (prima della comparsa di sintomatologie e
alterazioni del ritmo cardiaco: i β‐bloccanti possono indurre l’arresto sinusale e il blocco AV).
Calcio‐antagonisti Sono efficaci farmaci antianginosi. Sono farmaci capaci di inibire l’ingresso di
calcio attraverso i canali lenti miocardici mediante il blocco selettivo dei canali L del calcio voltaggio‐
dipendenti. Sono suddivisi in tre classi: le diidropiridine, le benzotiazepine e le fenilalchilamine
(queste ultime due hanno un effetto cronotropo negativo, oltre al comune effetto inotropo
negativo). La somministrazione di calcio‐antagonisti è inoltre capace di promuovere vasodilatazione
per riduzione della contrattilità muscolare liscia vascolare in sede coronarica. Questo effetto è
presente anche in periferia, pertanto si assiste a vasodilatazione sistemica e riduzione della
pressione arteriosa. Ciò provoca una tachicardia riflessa, tanto da dover associare spesso un beta‐
bloccante. Nei pazienti con disfunzione ventricolare sinistra i calcio‐antagonisti sono controindicati.
ACE‐inibitori e sartani I farmaci inibenti l’enzima ACE e i farmaci antagonisti del recettore
dell’angiotensina II AT1 sono capaci di ridurre il precarico (riducendo la formazione di aldosterone) e
di ridurre il postcarico (inibendo la formazione di angiotensina II). Sono inoltre in grado di interferire
con i processi di rimodellamento ventricolare secondario a patologie ischemiche, agendo dunque da
protettori d’organo.
Nitrati I composti nitroattivi sono in grado di indurre rilasciamento della muscolatura liscia
vasale, cedendo un dato quantitativo di NO. La vasodilatazione interessa sia le arterie che le vene,
dunque sia le coronarie che il distretto venoso. La dilatazione coronarica aumenta il grado di
perfusione miocardica, mentre la vasodilatazione venosa riduce il ritorno venoso atriale e quindi il
precarico. La vasodilatazione arteriosa riduce il postcarico. I nitrati a breve durata (nitrato d’amile o
carvasin) somministrati per via sublinguale sono farmaci dell’emergenza e donano un subitaneo
sollievo dalla precordialgia. Un rilevante problema all’utilizzo di tali farmaci è la tolleranza, per cui è
importante impostare un intervallo di almeno 10 ore libero da farmaco.
Inibitori della COX‐1 e di P2Y12 Sono farmaci antiaggreganti piastrinici, inibendo l’uno la
formazione di trombossano A2, l’altro impedendo l’azione dell’ADP sulle piastrine tramite il blocco
allosterico del recettore P2Y12. Tra i primi si annovera la famosa aspirina (somministrata a base dosi
di 100mg/die), tra i secondi i meno celebri clopidogrel e prasugrel.
Statine Le statine sono inibitori dell’enzima HMG‐CoA reduttasi, ossia di quell’enzima preposto
alla biosintesi del colesterolo. Hanno dunque il compito di ridurre i livelli plasmatici di LDL, oltre ad
avere numerosi effetti pleiotropici contrastanti l’aterogenesi, migliorando infatti la funzionalità
dell’enzima endoteliale eNOS stimolano la produzione di NO, hanno effetto antinfiammatorio e
antiossidante.
13
WWW.SUNHOPE.IT
Dopo la terapia medica,se ci sono restringimenti importanti dobbiamo cercare di
rivascolarizzare il soggetto.
La procedura può essere effettuata in due modi:
PERCUTANEA (fase terapeutica della coronarografia):angioplastica con palloncino e impianto
di stent
CHIRURGICA: Bypass aorto‐coronarico (utilizzato se esistono molteplici lesioni in punti
delicati) che cerca di superare con un “ponte” quella che è l'ostruzione pescando il sangue
direttamente in aorta e trasportandolo a valle dell'ostruzione.
TERAPIA PERCUTANEA
L’angioplastica coronarica percutanea transluminale (PTCA) è la dilatazione della coronaria ostruita
tramite un palloncino. Viene inserito tramite l’arteria femorale oppure la radiale un filo guida con un
catetere contentente il palloncino. Quando si giunge nella sede dell’ostruzione il catetere rilascia il
palloncino che viene gonfiato e lacera la placca aterosclerotica distribuendola lungo l’asse
dell’arteria. Può essere inoltre posizionato uno stent (molto spesso medicato con sostanze
antitrombotiche e antiaggreganti) che impedisce la re‐stenosi.
Alcuni palloncini sono muniti di lame microtomiche capaci di lacerare la placca e aspirarne i
frammenti contemporaneamente. Tale tecnica è utilizzata soprattutto nel trattamento di placche
impiantate su stent (restenosi intrastent).
14
WWW.SUNHOPE.IT
TERAPIA CHIRURGICA
CRITERI ANGIOGRAFICI ALL’INDICAZIONE CHIRURGICA
Un’ostruzione coronarica si dice significativa da un punto di vista chirurgico quando riduce il lume
coronarico di almeno il 75%. L’indicazione chirurgica dipende però anche da:
1. funzionalità ventricolare sx ( se eccessivamente ridotta si preferisce terapia chirurgica)
2. lunghezza dell’ostruzione
3. ove è localizzata . Terapia chirurgica se:
la stenosi occlude più del 50% del tronco comune
la stenosi occlude più del 70% del tratto prossimale delle tre arterie coronarie
(coronaria destra, discendente anteriore e circonflessa patologia trivasale)
4. quante arterie coinvolge
5. presenza di sufficiente run‐off distale l’arteria distalmente
all’ostruzione deve avere un calibro tale da supportare un aumento
del flusso ematico e poter reggere un anastomosi.
La tecnica chirurgica è un BYPASS AORTO‐CORONARICO ovvero
unponte atto a superare la stenosi coronarica e portare un’adeguata
quota di sangue distalmente la stenosi.
All’inizio tentativi di usare MATERIALE PROTESICO, sono tutti risultati
inefficienti perché duravano pochissimo.
Dopodichè by pass con VENA SAFENA : lunghezza
sufficiente e calibro= alle coronarie(1mm,1,5mm). Un tratto
di vena safena viene prelevato dalla gamba del paziente , Si
legano le collaterali facendo attenzione a non chiuderle e
viene preparata per essere anastomizzata sull’aorta
ascendente. Una volta prelevata viene Invertita perché il
sangue deve andare dall’ascendente alla coronarica, essa
normalmente fa si che ci sia il ritorno del sangue venoso
dagli arti inferiori al cuore.
Con la safena effettuare un’anastomosi
1)aorta ascendente‐coronariarami distali della coronaria
destra e circonflessa
2)collegamento tra la mammaria interna e una coronaria.
Questo tipo di intervento (praticato soprattutto in passato) ha una durata limitata. Dopo circa dieci
anni il 60‐65% dei bypass è ostruito a causa della differenza di iperplasia intimale. Quando la grande
safena non è disponibile possono essere utilizzate la piccola safena, la basilica o la cefalica.
15
WWW.SUNHOPE.IT
Dal 1976 ad oggi L’ARTERIA MAMMARIA INTERNA SX
primo ramo della succlavia, che al 6° spazio intercostale si divide in due ami: arteria muscolo‐frenica
e arteria epigastrica superiore che si anastomizza con l’inferiore proveniente dall’iliaca esterna. La
mammaria interna è un importante arteria perché consente la formazione di circoli collaterali nella
coartazione aortica(restringimento dell’aorta) .
L’utilizzo dell’arteria mammaria nel by‐pass è meno invasivo in quanto l'arteria mammaria non viene
spostata di sede, il sangue prossimalmente viene prelevato dalla succlavia e va distalmente
all’ostruzione e si ha quindi un normale apporto di sangue al di là della stenosi .
Questo metodo inoltre ha una durata maggiore (dopo dieci anni il 95% dei bypass è in ottime
condizioni) perché non vanno incontro a iperplasia intimale e hanno un rischio di ri‐occlusione molto
minore.
Altre arterie utilizzate , ma raramente, sono:
Arteria radiale
Arteria gastroepiploica
Arteria epigastrica
L’intervento è un ANASTOMOSI = suturare tra di loro due vasi. Può essere:
Impossibile v isualizzare l'immagine.
1) termino‐terminale: quando uniscono due capi vascolari
con le rispettive parti terminali.
2) termino‐laterale: la parte terminale di un vaso viene
anastomizzato con la faccia laterale di un altro vaso.
3) latero‐laterale.
INNESTO LIBERO: Anastomizzo posteriormente la coronaria
sull’ aorta ascendente, nello stesso modo della safena
L’intervento viene praticato comunemente in CEC, con un singolo clampaggio aortico con infusione
di soluzione cardioplegica fredda a base di potassio. È altrimenti possibile effettuare l’impianto
dell’AMIS su discendente anteriore tramite una discreta toracotomia anteriore sinistra, con l’utilizzo
di un divaricatore costale, il tutto a cuore battente con l’utilizzo di uno stabilizzatore.
16
WWW.SUNHOPE.IT
ACS ‐ SINDROMI CORONARICHE ACUTE
Sono definite “sindromi coronariche acute” (ACS) tutte quelle manifestazioni cliniche ascrivibili alla
riduzione improvvisa e critica della perfusione miocardica.
In base alle anomalie riscontrabili all’ECG, le ACS sono suddivise in:
1. ACS con sovraslivellamento del tratto ST (STEMI)
2. ACS senza sovraslivellamento del tratto ST (NSTEMI)
1.Lo STEMI riflette di norma una condizione di occlusione acuta e totale dell’arteria coronarica,
determinando, di fatto, una NECROSI TRANSMURALE. Solo il 25% dei casi ha una diagnosi di STEMI.
2.L’INFARTO NSTEMI è invece definito SUBENDOCARDICO e il grado di occlusione dell’arteria
coronarica colpita non è di norma totale. E’ più frequente (75% dei casi).
Fondamentale nel caso di NSTEMI è la stratificazione del rischio con il GRACE RISK SCORE:
valuta la mortalità intraospedaliera e il rischio a sei mesi basandosi sui seguenti parametri:
età
pressione arteriosa sistolica
FC
creatinina sierica
altri fdr (arresto cardiaco, elevati enzimi cardiaci ecc)
(il TIMI score predice solo la mortalità intraospedaliera!)
riconosciamo due forme: 1. UA (Angina instabile)
2. NSTEMI (infarto subendocardico senza sovraslivellamento del tratto ST)
La differenza tra UA e infarto NON‐ST è che nell'infarto c'è il rilascio di enzimi, nell'UA non c'è rilascio
di enzimi. C'è stata un'alterazione del flusso che ha determinato ischemia importante, tant'è che è
visibile all'ECG, però è stata transitoria, non ha determinato la necrosi di una buona componente
delle cellule cardiache, e quindi un importante rilascio di enzimi che non sono dosabili in circolo.
La mortalità di NSTEMI e STEMI è abbastanza simile, ma mentre nei primi due giorni è superiore la
mortalità nello STEMI (perchè le persone rischiano di non arrivare in ospedale in tempo, di non
ricevere una cura ottimale in tempo), superati i primi 2‐3 giorni, la mortalità è sovrapponibile nel
primo mese, fino a distaccarsi ed essere un po' più bassa nello STEMI rispetto al pz con NSTEMI.
Questo perchè il paziente con STEMI è un paziente più giovane, in cui c’è una placca instabile che
ha avuto una complicazione, sulla quale si è formato un trombo che ha determinato l'infarto. Il resto
delle coronarie non presenta aterosclerosi così diffusa.
Il paziente con NSTEMI appartiene a una popolazione più anziana, con molte comorbidità, quindi
l'aterosclerosi ha avuto più tempo per svilupparsi e quindi ci saranno più placche subocclusive, una
di queste si è complicata e ha determinato l'infarto NSTEMI. Però l'albero coronarico è diffusamente
più malato, per cui il paziente è a maggior rischio nei mesi successivi di avere altri eventi ischemici .
17
WWW.SUNHOPE.IT
DIFFERENZE ELETTROCARDIOGRAFICHE:
1. infarto STEMI elevazione tratto ST
2. infarto NON STEMI: anomalie della ripolarizzazione
ventricolare
appiattimento ST
inversione T
FISIOPATOLOGIA
Nel 90 % dei casi la causa di una sindrome coronarica acuta è la trombosi determinata dalla rottura
di una placca aterosclerotica.
Le placche ateromasiche che danno luogo a sindromi coronariche acute sono placche diverse da
quelle che determinano cardiopatie ischemiche croniche. Sono infatti particolarmente vulnerabili e
INSTABILI. Sono più prone alla rottura o fissurazione e determinano quindi più facilmente l’innesco
della cascata coagulativa con formazione di un trombo. Il trombo può essere di dimensioni tali da
occludere il sito di lesioni oppure, come più frequentemente avviene, da esso possono distaccarsi dei
piccoli emboli che vanno ad occludere il vaso coronarico in sede distale.
Le placche instabili sono differenziate dalla placche “stabili” per alcuni criteri istologici.
Più largo core lipidico (>40% dell’area totale della placca)
Cappuccio fibroso più sottile (<65μm)
Maggior presenza di infiltrato monocito‐macrofagico (>26% delle cellule totali)
Calcium score – di norma le placche meno calcifiche sono più instabili
È possibile inoltre che vi siano alterazioni trombogeniche:
mutazione con gain of function dei fattori della coagulazione (fattore V di Leiden)
bassi livelli di fattori antitrombotici (AT‐III, tPA)
gli alti livelli di inibitori degli attivatori del plasminogeno (PAI 1‐2‐3).
piastrinosi, ematocrito alto e alti livelli di omocisteina
18
WWW.SUNHOPE.IT
Tra i fattori determinanti l’instabilità della placca non è annoverata la GRANDEZZA totale della
placca. Le lesioni iniziali determinanti l’ACS, in più dei 2/3 dei pazienti non occupano nemmeno il
50% del vaso, che è in grado di adattarsi alla presenza di un corpo riducente il lume del vaso tramite
FENOMENI DI RIMODELLAMENTO:
NEGATIVO
POSITIVO
Il rimodellamento può essere :
positivo (outward remodelling) come accade nel vaso che contiene una placca instabile (il
vaso si dilata per permettere il passaggio di una quantità di sangue maggiore, motivo per cui,
raramente, lesioni aterosclerotiche possono non essere visibili alla coronarografia).
più spesso negativo (inward remodelling), per cui il restringimento del lume unito alla
presenza di placca, determina i fenomeni di angina stabile.
Oltre al rimodellamento la severità del danno dipende anche dalla FORMAZIONE DI CIRCOLI
COLLATERALI , che posso essere più sviluppati in uno piuttosto che in un altro paziente.
Nel momento in cui avviene la rottura di una placca instabile e l’occlusione del circolo coronarico il
primo fenomeno che si manifesta è L’ISCHEMIA. Ci vuole un po' di tempo perchè
all'ischemia di un determinato tessuto, in particolare quello cardiaco, segua la NECROSI. Nello
spessore del tessuto cardiaco distinguiamo uno strato endocardico, subendocardico ed epicardico.
Quelli subendocardici, più vicini alla cavità ventricolare, sono quelli più sensibili all'ischemia e alla
successiva necrosi, che va come onda di sviluppo fino all'epicardio.
Se il periodo ischemico è dura al massimo 30 minuti avremo esclusivamente ISCHEMIA
SUBENDOCARDICA è quella che viene definita UA, che si rileva all'ECG ma non c'è rilascio di
enzimi (non è vero e proprio infarto del miocardio);
se l’ischemia dura più di 30‐40 minuti si rischia la NECROSI SUBENDOCARDICA
se il periodo di ischemia è lungo anche molte ore si ha una NECROSI ANCORA PIÙ ESTESA.
in questi ultimi due casi si avrà il rilascio di enzimi a causa della necrosi miocardica (reale infarto).
19
WWW.SUNHOPE.IT
CLINICA
ANGINA INSTABILE
Il paziente con angina instabile è un soggetto che o ha un dolore di nuova insorgenza per sforzi di
intensità molto bassa (entro due mesi); oppure è un'angina ingravescente: ad esempio, soggetto
con angina stabile dopo due piani di scale; la settimana successiva inizia ad avere dolore dopo un
piano di scale, quella dopo ancora a metà del primo piano, è una condizione che sta peggiorando.
Fisiopatologicamente significa che il pz fino a due settimane prima aveva una placca stabile che
ostruiva il vaso per l'80% , che gli garantiva comunque una buona ossigenazione nonostante il pz
salisse a piedi due piani di scale. Probabilmente per erosione del cappuccio fibroso c’è l’esposizione
della placca, e il richiamo di piastrine che si aggregano aumentando l’ostruzione. Questi coaguli
vengono però lisi e per questo l’episodio ischemico è limitato e non causa necrosi con innalzamento
degli enzimi cardiaci. Tuttavia col passare del tempo i meccanismi di autodifesa vengono meno,
quindi la placca si complica ancora di più, si ulcera ancora di più e il soggetto a mezzo piano di scale
inizia ad avere la sintomatologia. Questa si chiama worsening angina, angina che sta peggiorando
nel tempo.
Probabilmente alla base dell’angina instabile si pone anche l’alterata reattività vasale a stimoli
vasocostrittori che riducono ancor di più il flusso sanguigno e l'apporto di ossigeno al miocardio.
variante dell’angina instabile ANGINA VARIANTE DI PRINZMETAL
si presenta generalmente a riposo, all’improvviso, e si caratterizza per
il sopraslivellamento del tratto ST, espressione di ischemia
transmurale. La causa di tale angina è da condurre ad uno spasmo
coronarico, con o senza stenosi (se presente di lieve grado.)
Causa dello spasmo: sconosciuta, probabilmente :
aumentata contrattilità endogena della fibrocellula muscolare
cardiaca e alla maggior presenza di fattori vasocostrittori, soprattutto
serotonina e leucotrieni. Lo spasmo prolungato impedisce l’afflusso
di sangue al miocardio, e può inoltre causare la fissurazione di una placca se presente e successivi
eventi trombotici .Non di rado i pazienti non ravvisano neanche dolore ischemico (ischemia silente)
La terapia consiste nell’utilizzo di vasodilatatori coronarici, come i nitrati.
20
WWW.SUNHOPE.IT
DIAGNOSI
ANAMNESI All’anamnesi è spesso possibile riconoscere la presenza di una certa familiarità per
patologie cerebro‐cardio‐vascolari. Alcuni pazienti, all’anamnesi patologica remota denunciano di
aver già subito episodi di angina o patologie su base ischemica. Taluni sono portatori di comuni
fattori di rischio cardiovascolari come le dislipidemie e/o il diabete, fanno uso di sostanze voluttuarie
come il tabacco e presentano elevati livelli di colesterolo LDL.
Il sintomo che domina la scena è sicuramente il DOLORE.
Localizzazione:
sede retrosternale ,carattere costrittivo
Dove si irradia?:
al collo e all’angolo mandibolare sinistro,
alla regione interscapolovertebrale e al
braccio sinistro, specificamente al lato ulnare .
Può irradiarsi talvolta all’epigastrio, ponendo
seri problemi di diagnosi differenziale con
patologie di interesse gastrointestinale (ernia
iatale, gastrite e acalasia).
Quando si presenta e come?
Il dolore può iniziare a riposo o dopo sforzo
fisico più o meno intenso o dopo uno stress
psichico o emotivo.
Ha un’intensità forte, tanto da essere insopportabile ed essere descritto come un senso di morte
imminente. Di norma ha una durata superiore ai 15 minuti (superati i 15 minuti vi è un aumentato
rischio di necrosi cellulare irreversibile)
In alcuni pazienti, soprattutto anziani e diabetici, a causa di una neuropatia sensitivo‐sensoriale, il
dolore infartuale può essere non ravvisato o descritto aspecificamente come senso di stanchezza.
sintomi associati
Nel dolore cardiaco propriamente detto tendono ad associarsi alcune manifestazioni vegetative,
derivanti dall’attivazione vagale e ortosimpatica. Tra queste vanno rilevate il sudore, vertigini,
palpitazioni, talvolta perdita di controllo sull’attività sfinteriale.
DD con altri dolori
cardiopatia ischemica cronica il dolore di un’ACS non si modifica con l’assunzione di composti
nitroattivi (, carvasin) né regredisce con il riposo.
dolore da dissezione aortica il dolore di un’ACS tende ad alleviarsi con la somministrazione di
morfina e con il ripristino del flusso ematico nel territorio infartuatO, rispetto al dolroe da
dissecazione aortica che non recede con gli oppiacei
dolore pleurico il quale si aggrava con la respirazione e con la tosse, nell’ACS no.
Il dolore derivante da una pericardite il cui dolore migliora con l’assunzione della posizione
genupettorale, nell’acs no
21
WWW.SUNHOPE.IT
dolore delle articolazioni condrosternali o dei muscoli intercostali il dolore è elicitato dalla digito‐
pressione locale, nell’ACS no
Le patologie di interesse gastroenterologico, come già detto, possono determinare la comparsa di
un dolore molto simile a quello cardiaco, a differenza di quest’ultimo, però, tendono a migliorare
con l’assunzione di antiacidi o di cibo. Anche la flogosi acuta della colecisti può determinare dolore,
oltre che all’ipocondrio dx e al punto scapolare inferiore destro di Budd, in sede toracica (sindrome
colecisto‐cardiaca).
2° sintomo DISPNEA
La dispnea si manifesta nel momento in cui per la ridotta contrattilità
del ventricolo sx c’è stasi che si trasferisce all’atrio sx e quindi al
campo polmonare causando congestione polmonare.
Viene ridotta la compliance del polmone e si attiva un riflesso
consistente in un respiro rapido e superficiale determinando una
sensazione soggettiva di dispnea.
ESAME OBIETTIVO
All’osservazione, il paziente si manifesta sofferente, spesso con la mano serrata a pugno sul
precordio (segno di Levine), la fronte è spesso imperlata di sudore. È importante in questa fase
ricercare e valutare i parametri vitali:
1. frequenza cardiaca
2. pressione arteriosa
3. controllo dei polsi periferici
4. osservazione del polso venoso giugulare
5. palpazione e ascoltazione del precordio
6. ascoltazione e percussione dei campi polmonari
1.la frequenza cardiaca, espressa in bpm, è, in corso di infarto, di norma aumentata per attivazione
adrenergica. Una tachicardia sinusale che continua per oltre 24 ore, in questi casi, è predittiva di un
più alto rischio di mortalità. Negli infarti diaframmatici (inferiori) spesso invece si associa bradicardia.
2.Una pressione arteriosa che scende al di sotto dei 80‐90 mmHg deve far sospettare uno shock
cardiogeno, vanno quindi ricercati eventuali danni da ipoperfusione d’organo .
3.Il polso è comunemente iposfigmico a causa della discinesia della parete che ha subito l’insulto
ischemico..
4.L’esame Del Polso Giugulare può essere importante soprattutto in caso di STEMI interessanti il
ventricolo destro. La riduzione della contrattilità del ventricolo destro determina infatti la comparsa
di stasi venosa sistemica, con aumento del turgore giugulare e comparsa di fegato da stasi. In questi
casi, paradossalmente, durante l’inspirazione profonda, le giugulari, anziché sgonfiarsi, si riempiono
di sangue (segno di Kussmaul) e si fanno manifeste all’occhio del medico.
22
WWW.SUNHOPE.IT
5.All’ascoltazione del precordio si rileva spesso la presenza di toni aggiuntivi (terzo tono, quarto
tono, ritmo di sommazione, ritmo a quattro tempi e ritmo embriocardiaco).
Si ricorda che la presenza di terzo tono (subito dopo il secondo tono e ben distanziato dal primo tono
successivo) sta ad indicare una disfunzione ventricolare marcata, con dilatazione della cavità
ventricolare che sta alla base della brusca apertura della valvola AV che causa il rumore. Il quarto
tono invece è indice di una vigorosa contrazione atriale in un ventricolo con compliance ridotta.
Dopo 24‐72 ore dall’insorgenza dell’infarto, fino a due settimane dopo, è possibile ascoltare uno
sfregamento pericardico derivante da trasmissione della flogosi al pericardio (sindrome pericardica
post‐infartuale di Dressler).
6.La frequenza respiratoria è di norma aumentata (tachipnea) in virtù dello stato di agitazione
psico‐fisico del soggetto o per la presenza di edema polmonare acuto secondario a disfunzione
critica del ventricolo sinistro. In questo caso, con l’esame obiettivo del torace è possibile ascoltare
rantoli, dapprima alle basi polmonari e in seguito su tutti i campi (marea montante).
Può esservi IPERTERMIA, soprattutto nei pazienti con STEMI e nercosi cardiaca, a causa del rilascio di
fattori infiammatori pirogenici, come il TNF‐α e le prostaglandine
In base alla presentazione clinica è stata proposta la CLASSIFICAZIONE DI KILIP , ovvero una
suddivisione in 4 classi che correla l’insufficienza cardiaca alla mortalità ospedaliera.
1. Classe Kilip I : assenza di tono S3 e assenza di stasi polmonare
2. Classe Kilip II :presenza del terzo tono e rantoli alle basi polmonari (c’è stasi alle basi)
3. Classe Kilip III : edema polmonare acuto
4. Classe Kilip IV : shock cardiogeno
ECG L’ECG è la metodica strumentale più utile e più diffusa nella diagnosi dell’IMA.
PUO’ ESSERE NORMALE!!!!!
Da informazioni circa la tipologia d’infarto, la sede e il ramo coronarico presumibilmente colpito.
Ogni paziente che giunge all’attenzione del medico per dolore toracico di sospetta origine cardiaca
deve essere sottoposto ad un tracciato elettrocardiografico a 12 derivazioni.
Le modificazione tipiche di un infarto, in una sequenza temporale sono:
1. alterazioni del tratto S‐T
2. Inversione dell’onda T (anomalie di ripolarizzazione)
3. comparsa di onde Q
23
WWW.SUNHOPE.IT
1. sopraslivellamento S‐T: onda di lesione di Pardee: indice di
ischemia transmurale (se transitoria angina di Prinzmetal) .
E’ associato a sottoslivellamento nelle derivazioni opposte. Il sovraslivellamento deve essere
ravvisato in almeno due o più derivazioni, deve essere persistente (per più di 15 minuti) e deve
superare la linea isoelettrica per più di 0.2mV per essere ritenuto prova di infarto STEMI. Il
sovraslivellamento ST è espressione di un’alterazione improvvisa e transitoria delle conduttanze
ioniche delle fibrocellule muscolari cardiache. Il vettore danno, nello STEMI, si dirige verso
l’epicardio e viene dunque letto come vettore in avvicinamento dall’elettrodo esplorante, pertanto,
graficamente, si avrà una deflessione positiva.
2. entro 12 h : ritorno dell’isoelettrica S‐T se ciò non accade
probabile aneurisma della zona necrotica.
In queste due fasi : alterazioni non specifiche onda T ONDA T appuntita, o onda T invertita a
branche simmetriche
3. Dopo 8‐10 ore onda Q di necrosi : durata maggiore di 0,04 sec e ampiezza maggiore di 1/3
della R corrispondente. Persiste per anni.. nei giorni successivi R scompare totalmente,
complesso Q‐S
A seconda della derivazione in cui è resente l’onda Q possiamo ipotizzare la sede della necrosi:
• Settali – V1 , V2
• Anteriori –V2,V3, V4 ,V5 infarto principale: discendente anteriore
• Antero‐settali – V1, V4
• Inferiori – aVF, DII, DIII coronaria ds o ramo circonflesso
• laterali –V5, V6 I e aVL
• Posteriori – è una diagnosi deduttiva (non vi sono elettrodi che esplorano la faccia posteriore)
Se c’è aVR sopraslivellato infarto da interessamento del tronco comune!
60%dei casi localizzazioni antero‐apicali per interessamento interventricolare anteriore
20‐40% localizzazione nel setto posteriore con interessamento della coronaria dx dominante o
raramente circonflessa dominante.
24
WWW.SUNHOPE.IT
Al contrario, nello NSTEMI, il vettore danno si muove
dal subendocardio verso la cavità cardiaca, allontanandosi
dall’elettrodo esplorante. Graficamente ciò determina la
comparsa di una deflessione negativa dell’ST.
Seppur rara, esiste la possibilità di infarto atriale. Questi infarti sono caratterizzati all’ECG da
anomalie dell’onda P (negativa e bizzarra) e dal sotto/sopraslivellamento del tratto PQ.
ESAMI DI LABORATORIO. I marcatori di miocardiocitolisi sono notevolmente importanti
nella valutazione del paziente infartuato. La ricerca di questi fattori nel sangue verte sul fatto che, in
conseguenza della necrosi cellulare, tali enzimi vengono riversati nel torrente ematico e la loro
concentrazione cresce al crescere danno cellulare. Gli enzimi di miocardiocitolisi ad utilizzati sono:
Impossibile v isualizzare l'immagine.
1.MIOGLOBINAnon è cardiospecifico, ma può essere comunque utilizzato per la rapidità di
comparsa (1‐4 ore), è il primo enzima ad esser rilasciato, elevato valore predittivo negativo.
2.CPK‐MB enzima atto alla produzione di ATP,è cardioselettiva, ma è presente in minima parte
anche nel muscolo. È pertanto maggiormente presente in caso di distrofie, rabdomiolisi, e dopo
traumi muscolari, nonché negli individui con massa muscolare importante. Aumenta dopo 2‐6 h,
utilizzato per diagnosticare un reinfarto.
3.TROPONINALa valutazione delle troponine cardiache rappresenta il gold standard per la
diagnosi tramite markers di IMA. Le troponine sono implicate nel processo di interazione calcio
mediato acto‐misionico. Esistono diverse troponine
1) la troponina C legante il Ca2+
2) la troponina T legante la tropomiosina
3) la troponina I con funzione inibitoria sull’aggregazione acto‐misionica.
25
WWW.SUNHOPE.IT
Le TROPONINE T e I hanno sequenze amminoacidiche diverse dalle troponine espresse nei sarcomeri
delle cellule muscolari e pertanto possono essere dosate in maniera selettiva.
Il livello normale della TnI è < 0,3 ng/ml. Le troponine, in corso di IMA, aumentano dopo 3‐8ore e
restano elevate fino a due settimane dopo l’evento acuto. Perciò quando un paziente arriva al
pronto soccorso con dolore toracico, si fa ECG, si fa l'anamnesi, se si vedono alterazioni dell'ECG si
fanno gli enzimi cardiaci, se questi sono negativi non si dice al paziente che non ha niente perchè
anche se il dolore è davvero anginoso bisogna aspettare che si sviluppi la cinetica normale degli
enzimi per andarli a dosare nel sangue, quindi in genere si fa aspettare il paziente 3‐6 ore o fino a
9h (dipende se si dosa la troponina normale o ad alta sensibilità)
Anche se la troponina è specifica del cuore, può aumentare o per una serie di patologie:
tachicardia (il cuore va più sotto sforzo e quindi ci sarà qualche cellula che non riuscirà a
sopravvivere a quello sforzo, da cui aumento di troponine);
cardiomiopatia ipertrofica(in cui il cuore si presenta più spesso e questi pazienti possono
avere, al dosaggio degli enzimi, aumento della troponina; )
patologie neurologiche che danno una lieve tachicardia
insufficienza renale
pazienti nel post‐operatorio
Altri enzimi di citolisi che aumentano in corso di IMA sono l’LDH, AST e ALT. È presente leucocitosi
TERAPIA DELLO STEMI
La terapia dell’infarto miocardico acuto si basa sul:
rapido riconoscimento della patologia da parte del medico e del paziente
pronto intervento di un team medico capace di eseguire manovre rianimative (compresa la
defibrillazione)
rapido trasporto del paziente in un centro fornito di emodinamica e UTIC(unità di terapia
intensiva coronarica) per procedere alla riperfusione coronarica.
La terapia è atta alla:
1. ripristino del flusso coronarico
2. sedazione del dolore e dei sintomi
3. protezione del miocardio
4. prevenzione delle complicanze
26
WWW.SUNHOPE.IT
1.RIPRISTINO DEL FLUSSO CORONARICO
Può essere eseguito farmacologicamente o meccanicamente mediante angioplastica primaria o by‐
pass aorto‐coronarico.
MECCANICA
1. PTCA =ANGIOPLASTICA DELLA LESIONE CORONARIA
Gold standard, va eseguita entro 120 minuti.
Se immediata è in grado di ripristinare la pervietà
dell’arteria in più del 90% dei pz, riducendo la percentuale
di ischemia ricorrente, reifarto e morte. La sua applicazione
è limitata ai centri forniti di UTIC. Dovrebbe essere eseguita
in tutti i pazienti con dolore toracico con :
sovraslivellamento del ST di 2mm in almeno due derivazioni precordiali
di 1 mm in due derivazioni periferiche adiacenti.
La PTCA può essere praticata tramite l’immissione di un catetere munito
di palloncino e stent metallico o in materiale inerte in arteria brachiale o femorale.
Dopo aver imboccato il seno di Valsalva opportuno, il catetere è guidato in prossimità della culprit
lesion. In tale zona viene impiantanto uno stent metallico che potrà essere medicato (DES) o non
medicato (BMS), ossia capace di rilasciare farmaco o meno. Ci sono anche stent ABSORD :
riassorbibili dopo 12 mesi. Possono essere usati cateteri capaci di aspirare il trombo.
Si ha danno da riperfusione nel 2‐3% dei casi e si ricorre a somministrazione di adenosina, potente
vasodilattatore (come complicanza potrebbe dare blocchi transitori) per favorire la dilatazione del
microcircolo non riperfuso.
Se il pz non può ricevere un PTCA entro 2 hTERAPIA FARMACOLOGICA
1.FIBRINOLITICA
I farmaci trombolitici sono capaci di lisare il coagulo e ripristinare il flusso sanguigno
L’efficacia è massima se somministrati entro 6 h, si riduce tra le 6 e le 12h è nulla dopo le 12 h.
Gli attuali agenti trombolitici sono:
urochinasi hanno diversi meccanismi ma tutti inducono
attivatore tissutale del plasminogeno l’attivazione della plasmina che è in grado di
altri lisare la fibrina.
CONTROINDICAZIONI ASSOLUTE alla somministrazioni di farmaci fibrinolitici sono:
‐ diatesi emorragiche conosciute
‐ pregressa emorragia intracranica o trauma cranico
‐ ictus nei precedenti 3 mesi
‐ sanguinamenti gastrointestinali nell’ultimo mese
‐ punture non comprimibili nelle ultime 24 ore (biopsia epatica, PTC, puntura lombare)
27
WWW.SUNHOPE.IT
‐ CONTROINDICAZIONI RELATIVE
ipertensione
ulcera peptica
gravidanza
retinopatia diabetica
Anche in pz scevro da controindicazioni ci possono essere COMPLICANZE:
emorragie
reazioni allergiche
ipotensione
ESITO DELLA TERAPIA FIBRINOLITICA
successo fallimento
risoluzione del tratto ST almeno del 50% a 60 min
coronarografia tra la 3° e 24° ora angioplastica di salvataggio
2. ANTICOAGULANTE Impossibile v isualizzare l'immagine.
La terapia fibrinolitica o la PTCA è generalmente seguita da un trattamento
anticoagulante con eparina endovenosa per assicurare il mantenimento del
flusso coronarico e impedire la formazione di trombi .L’eparina potenzia
l’attività dell’antitrombina III inibitore della trombinaBLOCCA LA CASCATA
COAGULATIVA ,NON SI FORMA FIBRINA DA FIBRINOGENO!
3.ANTIAGGREGANTE Impossibile v isualizzare l'immagine.
aspirina blocca L’AGGREGAZIONE PIASTRINICA in due modi
1) inibendo la ciclossigenasi impedisce la formazione di
trombossano, potente aggregante piastrinico
2) inibisce la degranulazione piastrinica
Farmaco inibitore della glicoproteina IIb/IIIa: recettore del fibrinogeno
Impossibile v isualizzare l'immagine.
2.TERAPIA SINTOMATICA
si somministra morfina, potente analgesico in grado
1. di ridurre l’ansia e quindi l’attivazione del snsimpatico che provoca
aumento della richiesta di O2 miocardica
2. vasodilatatore venoso riduce il precarico
3. può causare iperventilazione, vomito
MANO=morfina+aspirina+nitrati+O2terapia immediata ad un pz con IMA
28
WWW.SUNHOPE.IT
Impossibile v isualizzare l'immagine.
3.PROTEZIONE DEL MIOCARDIO
viene mantenuta con
B‐bloccanti riducono le richieste metaboliche miocardiche per la riduzione della frequenza
cardiaca , della PAS e contrattilità.Capaci di indurre una riduzione dell’aria necrotica.
nitrati vasodilatazione, quindi riduzione del precarico, e vasodilatazioen anche coronarica
ACE‐inibitoririduzione del post carico e aumento flusso ematico miocardico, riduzione estensione
area necrotica. Effetti cardioprotettivi specifici:a lungo tempo azione positiva sul rimodellamentoe
sulla funzione dell’endotelio dei vasi coronarici.
ca‐antagonisti (poco usati) vasodilatazione ed effetti ionotropi e cronotropi negativi
statina (effetti sulla stabilità di placca)
ossigeno terapia viene somministrato nei pz ipossiemici, perché l’ipossiemia può far aumentare le
resistenze vascolari sistemiche e la pressione arteriosa.
4.PREVENZIONE DELLE COMPLICANZE
Le complicanze di un infarto transmurale sono molte e possono comparire a distanza di 2‐3 giorni,
fino ad oltre una settimana dall’episodio acuto o anche in concomitanza di esso. Le complicanze che
possono insorgere sono sia di tipo meccanico che di tipo emodinamico oltre che artimiche.
INSUFFICIENZA MITRALICA ACUTA. Si verifica di norma dai 3 ai 7 giorni dopo lo
STEMI. Essa è secondaria a
1. necrosi parete ventricolare
2. rottura o allungamento una o più corde tendinee
3. alterazione del muscolo papillare
4. secondaria a dilatazione anulus valvola mitralica
Infatti l’infarto riduce la contrattilità cardiaca e quindi la quantità di sangue
espulsa ad ogni sistole,aumentando il volume telediastolico, quindi aumento di
pressione con la comparsa di dilatazione ventricolare. Per la riduzione della
gittata SHOCK CARDIOGENO
Diagnosi clinica:L’insufficienza mitralica che sopravviene è acuta e immediatamente determina
l’aumento di pressione in camera atriale sinistra e la comparsa di dispnea acuta conseguente alla
congestione polmonare. Vi è neocomparsa di soffio olosistolico da rigurgito per la legge di
propagazione dei soffi si ascolta meglio all’apice e si propaga nello spazio intercostale posteriore.
Subito dopo la diagnosi clinica nonostante non sono certo della DD con la rottura del setto, procedo
con terapia farmacologica:farmaci cardiocinetici, diuretici e impinto di un mezzo di assistenza
ventricolare sx quale il contropulsatore aortico (IABP).Stabilizzato il pz procedo con la DIAGNOSI
STRUMENTALE:con un ecocardiogramma a riposo è possibile fare la DD tra le due, perché in caso di
rottura del setto identifica lo shunt. Se è presente insuff mitralica acuta eseguo un ecocolordoppler
che quantifica l’insufficienza mitralica.
La terapia è chirurgica e consiste nella sostituzione valvolare o, quando possibile, nella riparazione
valvolare.
29
WWW.SUNHOPE.IT
ROTTURA DEL SETTO INTERVENTRICOLARE. La rottura del setto può avvenire sia in sede supero‐
basale che in sede infero‐apicale.(molto spesso parte anteriore!) La prima è associata a maggior
rischio di morte per la comparsa di aritmie fatali. Compare un soffio olosistolico da rigurgito che si
propaga a sbarra al 3° e 4° s.i. Tramite la soluzione di continuo si genera uno shunt sxdx, con
riduzione della portata cardiaca e segni di insufficienza ventricolare destra (epatomegalia, stasi
venosa sistemica, segno di Kussmaul). L’evento è drammatico e bisogna intervenire rapidamente con
la chirurgia altrimenti comporta shock cardiogeno. L’intervento consiste nella ventricolotomia (si
apre dal ventricolo sx) e si raggiunge il setto, si usano punti in teflon per far fronte alla friabilità del
tessuto. Spesso però il tessuto necrotico non riesce a trattenere i punti di sutura cosicchè il patch
non può essere tenuto opportunamente in sede.
Alcuni chirurghi prediligono pertanto la stabilizzazione del paziente tramite contropulsatore aortico
con pallone (IABP) per poter, in un secondo momento, suturare.Mentre operando subito il rischio
intraoperatorio è elevatissimo, aspettando aumenta invece il rischio di morte in attesa
dell’intervento, che comunque è molto alto.
ROTTURA ACUTA DI PARETE VENTRICOLARE LIBERA.
La necrosi transmurale può determinare il drammatico fenomeno della “rottura di cuore”.Interessa
più frequentemente la parete anteriore e laterale del ventricolo sx. In genere consegue
all’occlusione di un singolo vaso in un pz con scarsità di circolo coronarico.
La lacerazione della parete ventricolare determina la formazione di un emopericardio massivo e
istantaneo tamponamento cardiaco che comprime le camere a bassa pressione come atrio dx e vene
cave , causando un ostacolo al ritorno venoso. Conseguenza di ciò è il repentino collasso
cardiocircolatorio e la dissociazione elettromeccanica. la morte sopravviene in circa 2 minuti e non
c’è il tempo di operare il pz.
ROTTURA SUBACUTA DI PARETE VENTRICOLARE LIBERA La rottura di parete è meno importante
rispetto all’evento acuto,(non è a tt spessore!) ma si genera comunque un emopericardio (questa
volta trattabile con pericardiocentesi) e ipotensione da riduzione della portata cardiaca (per ridotto
precarico). La pericardiocentesi è un bridge to surgery, ossia un intervento necessario per preservare
il paziente in attesa della chirurgia. L’intervento prevede l’uso di colle biologiche e il posizionamento
di un patch di pericardio che viene suturato sulla parte di cuore non infartuata per la riparazione
della breccia
.
30
WWW.SUNHOPE.IT
Il contropulsatore aortico (o IABP, acronimo di Intra Aortic
Balloon Pump) è un supporto meccanico per il ventricolo sinistro.
Il supporto dispone di un catetere a palloncino posizionato nella
aorta toracica discendente circa 1‐2 cm al di sotto dell'origine
dell'arteria succlavia sinistra. Il principio di funzionamento
prevede il palloncino gonfio durante la diastole e sgonfio
durante la sistole. Aumenta la perfusione sistemica del 20%
senza provocare un aumento della richiesta di O2 da parte del
cuore. Migliora la perfusione coronarica, cerebrale,
mesenterica e renale.
SINDROME DI DRESSLER. La pericardite post‐infartuale di Dressler può insorgere sia
precocemente (per diffusione della flogosi e di materiale necrotico al pericardio viscerale) dopo un
infarto o tardivamente per esposizione di antigeni criptici pericardici e comparsa di reazione
autoimmunitaria. Si determina in questo modo una pericardite una polisierosite (coinvolge anche
pleura e peritoneo), svelabile con l’ingrandimento dell’ombra cardiaca all’Rx torace, la comparsa di
febbre e di dolore puntorio pericardico che si allevia con l’assunzione della posizione genupettorale.
ANEURISMA DEL VENTRICOLO SINISTRO. In caso di infarto transmurale, il tessuto miocardico
necrotico e perinfartuale tende a rimodellarsi, dilatandosi ed espandendosi. Il rimodellamento è
promosso dalla riduzione della gittata cardiaca secondaria a discinesia di parete. La riduzione della
gittata determina aumento del volume telediastolico e conseguente aumento di pressione esercitata
sulla parete ventricolare. La riduzione della gittata attiva inoltre un complesso sistema neuro‐
ormonale basato sull’aumento del tono adrenergico e sull’attivazione del sistema RAAS (renina‐
angiotensina‐aldosterone). L’angiotensina II ha un ruolo critico nell’induzione del rimodellamento
cardiaco. In questi STEMI (soprattutto gli infarti transmurali anteriori sono suscettibili di
31
WWW.SUNHOPE.IT
rimodellamento) è indicato l’uso di ACE‐inibitori o sartani per impedire all’angiotensina II di svolgere
tale deleteria azione, aumentando cosi la sopravvivenza.
Un aneurisma ventricolare si genera di norma in prossimità della zona infartuata, ove si è formato
tessuto fibroso cicatriziale facilmente modellabile dalla pressione endocavitaria ventricolare. La
sacca aneurismatica non ha una distensibilità e una contrattilità assimilabile a quella della
muscolatura cardiaca e pertanto induce fenomeni di disfunzione combinata, sia sistolica che
diastolica. Complicanza maggiore dell’aneurisma ventricolare è la formazione di un trombo murale,
che può dar vita a future embolizzazioni sistemiche. Nei pazienti con ampie anomalie cinetiche della
parete anteriore o con documentati aneurismi deve essere quindi intrapresa terapia anticoagulante
e antiaggregante piastrinica.
SHOCK CARDIOGENO. Quando l’infarto coinvolge più del 40% del ventricolo
sinistro spesso esita in shock cardiogeno. È la principale causa di morte
nei pazienti ricoverati per STEMI. La riduzione drastica della funzione
di pompa cardiaca (insufficienza ventricolare sinistra) determina la riduzione
critica della perfusione sistemica. Tale condizione, nella maggior parte
dei casi, è determinata da patologia trivasale o da ostruzioni
del tronco comune.
Clinicamente, lo shock cardiogeno è caratterizzato da:
1.Riduzione della pressione sistolica <90mmHg
2.Evidenti segni di ipoperfusione d’organo(cute pallida e marezzata,
gelida e sudata)
3. Anuria o oliguria <200mL/die
4.Evidenza di congestione polmonare ingravescente: dispnea
5.compare tachipnea, agitazione e confusione mentale, sonnolenza
6.Il polso è tipicamente filiforme e celere (>100bpm).
Lo shock cardiaco è definito, dal punto di vista emodinamico,
la riduzione dell’indice cardiaco (rapporto tra gittata cardiaca e
superficie corporea) fino a valori inferiori a 2.2L/min/m2.
Lo shock cardiogeno compare più facilmente in uno STEMI che coinvolge la parete anteriore, nel
sesso femminile e nel paziente di età avanzata.
L’ipoperfusione renale determina riduzione della filtrazione glomerulare, con aumento della
creatininemia e dell’azotemia, senza che nelle urina compaia cilindruria e proteinuria.
La ridotta perfusione epatica determina danno epatocellulare e aumento delle transaminasi.
Aumenta inoltre l’enzima di citolisi LDH che, in quanto acido, determina acidosi metabolica.
L’acidosi determina riduzione del pH e aumento della concentrazione di CO2 (in conseguenza
dell’aumento degli idrogenioni) e iperpotassemia. All’emogasanalisi, pertanto, sarà rilevabile un pH
32
WWW.SUNHOPE.IT
ridotto, un’ipossemia e un’ipercapnia, una riduzione dei bicarbonati e un aumento dell’elettrolita K+.
La DIAGNOSI, oltre che clinica, si basa sull’utilizzo dell’ecocardiocolordoppler, che permette di
stimare la FE e l’eventuale presenza di tamponamento cardiaco.
Considerato che lo shock cardiogeno è un’emergenza medica, il paziente va trattato in reparto di
terapia intensiva.
Vanno utilizzati farmaci inotropi positivi (è da preferire la noradrenalina e la dobutamina alla
dopamina che ha una maggior mortalità e una maggior probabilità di determinare eventi aritmici).
La congestione polmonare va trattata con forti diuretici dell’ansa, come la furosemide.
Il punto cardinale della terapia resta comunque la rivascolarizzazione cardiaca, mediante PTCA o
by‐pass aorto‐coronarico.
I pazienti che mostrano un quadro clinico particolarmente grave, in attesa della chirurgia, possono
avvalersi di supporti meccanici alla circolazione, come il contropulsatore aortico (IABP) e ventricoli
artificiali (VAD). L’ipossemia va trattata con la ventilazione meccanica. Talvolta è necessario
procedere al trapianto cardiaco d’urgenza.
COMPLICANZE ARITMICHE. La comparsa di aritmie in corso
di STEMI è frequente, soprattutto nelle fasi precoci.
La genesi di tali aritmie è da ricondurre ad un aumento del tono
adrenergico, alle alterazioni elettrolitiche ,soprattutto
l’iperpotassiemia, ossia aumento del potassio plasmatico oltre
il valore di 5 mmol/L. L'aumento della concentrazione di potassio
extra‐cellulare diminuisce la negatività del potenziale di riposo
della cellula cardiaca, depolarizzandola in parte. Di conseguenza
diminuisce anche l'intensità del potenziale d'azione e questo fa si
che la contrazione del cuore sia via via più debole. L’iperkaliemia
grave conduce prima a bradicardia marcata e dunque ad arresto cardiaco in fase diastolica (arresto
flaccido). All’ECG l’iperpotassia si mostra con complessi QRS slargati, onde T alte e appuntite e
assenza di onde P (nelle fasi estreme).
Tra tutte le aritmie, la più frequente è la fibrillazione atriale. I pazienti con scompenso e fibrillazione
atriale possono essere trattati con digitalici che, avendo effetto inotropo positivo e cronotropo
negativo, sono particolarmente indicati. La possibile tachicardia ventricolare sostenuta o le
tachiartimie ventricolari devono essere trattati con amiodarone e.v. e dovrebbe essere presa in
considerazione la cardioversione con scariche di corrente non sincronizzata a 200‐300 J. Una forma
particolare di aritmia è quella che sopravviene nello STEMI in paziente in trattamento con
furosemide, ossia la torsione di punta, dovuta all’ipokaliemia.
Anche il blocco atrio‐ventricolare completo (BAV III° grado) può associarsi a STEMI, soprattutto
nell’infarto inferiore per iperincrezione vagale (la parete diaframmatica del cuore è quella
33
WWW.SUNHOPE.IT
maggiormente innervata dal vago). L’utilizzo di pacemaker temporaneo fino alla rivascolarizzazione è
caldamente raccomandato.
TERAPIA DELLE N‐STEMI
I pazienti con NSTEMI e UA devono essere allettati e monitorati con ECG continuo. Si può avere un
po' più di tempo, si fa lo score di rischio, se questo è molto elevato si avrà un'urgenza simile a quella
dell'infarto STEMI, altrimenti il paziente può aspettare 2‐3 giorni o anche una settimana
La terapia medica consiste nella terapia anti‐ischemica e nella terapia anti‐trombotica.
LA TERAPIA ANTI‐ISCHEMICA punta a migliorare la distribuzione di O2 al miocardio e a ridurne le
richieste. Per raggiungere questo scopo si può procedere alla somministrazione di:
1. O2 – ossigenoterapia di 4‐6L/min nei pazienti con saturazione <90%.
2. Morfina ‐ per alleviare il dolore e conseguentemente l’attivazione adrenergica determinante
l’aumento della frequenza cardiaca, la contrattilità e la vasocostrizione periferica,
diminuendo dunque il lavoro cardiaco e il post‐carico. La morfina può indurre bradicardia
3. Nitrati – Inducono vasodilatazione coronarica e periferica, aumentano quindi l’ossigenazione
cardiaca e riducendo il post‐carico. La vasodilatazione periferica riduce inoltre il ritorno
venoso e quindi il volume telediastolico sinistro.. La controindicazione assoluta all’uso di
nitrati è l’ipotensione marcata e lo shock cardiogeno.
4. β‐bloccanti – Riducendo l’azione adrenergica sul cuore svolgono azione cronotropa e
inotropa negativa. Riducono cosi il consumo di ossigeno, aumento il tempo di diastole e
quindi il tempo di riempimento coronarico. Il target è una frequenza di 50‐60 bpm.
5. ACE‐inibitori – blocco dell’enzima ACE e della formazione di angiotensina II, principale
artefice dei fenomeni di rimodellamento cardiaco che esitano il più delle volte in scompenso
cardiaco. Riducono sia il precarico che il postcarico.
LA TERAPIA ANTI‐TROMBOTICA ha il ruolo di impedire l’aggregazione piastrinica e l’attivazione della
cascata coagulativa per evitare la formazione di trombi che potrebbero far precipitare il quadro
clinico. Tra gli antiaggreganti piastrinici vanno ricordati:
1. Inibitori della COX – Acido acetilsalicilico e altri FANS. Riducono la formazione di
trombossano A2, potente fattore vasocostrittivo favorente l’aggregazione piastrinica.
L’aspirina viene somministrata giornalmente a basse dosi, 100‐150 mg/die.
2. Inibitori della P2Y12 – Il P2Y12 è il recettore piastrinico per l’ADP. L’ADP è uno tra i principali
fattori implicati nella risposta biochimica piastrinica, ossia il cambiamento di forma da
discoidale a spiculata e l’esocitosi di sostanze favorenti l’emostasi. Tra essi si annovera la
ticlopidina, il clopidogrel e il prasugrel
3. Inibitori della GpIIb – Sono anticorpi monoclonali, come l’abciximab o come il tirofiban.
Impediscono alle piastrine di legarsi al fibrinogeno, estraniandole dalla reazione
trombogenica (come avviene nella sindrome di Glanzmann).
34
WWW.SUNHOPE.IT
LA TERAPIA ANTICOAGULANTE, invece, interviene sulla cascata coagulativa e sui fattori della
coagulazione. L’utilizzo di composti eparinici (come il fondaparinux) o l’eparina non frazionata
aumenta fortemente l’azione dell’AT‐III che, degradando la trombina, il fattore IX, X, XI e XII,
impedisce l’espletamento dell’emostasi secondaria.
35
WWW.SUNHOPE.IT
SCOMPENSO CARDIACO
Lo scompenso cardiaco è l’incapacità del cuore di assicurare un’adeguata
gittata per sostenere le richieste metaboliche dell’organismo.
Oggi, col migliorare delle tecniche cardiochirurgiche e con l’allungamento dell’aspettativa di vita
media, lo scompenso cardiaco ha una notevole incidenza. Secondo i dati infatti l’incidenza negli USA
è di 500 mila casi/anno con 260mila decessi/anno. Un tempo infatti, alcune patologie provocavano
l’exitus del paziente (come ad esempio alcune ACS). Ad oggi il paziente riesce a sopravvivere ma
talvolta con gravi reliquati. In Europa si stima che la prevalenza media dello scompenso sia di circa 3‐
9% e tende a crescere con l’età.(molto alta dopo i 70 aa)
La prognosi è infausta, essendo pari al 40% a 5 anni. Solo il cancro del polmone ha una mortalità a 5
anni peggiore.
ETIOLOGIA
Le cause di scompenso cardiaco possono essere
REVERSIBILI IRREVERSIBILI
cardiopatia ischemica
Stadi ipercinetici: cardiomiopatia dilatativa
anemia grave
ipertensione arteriosa sistemica.
beri‐beri
valvulopatie negli stadi avanzati
tireotossicosi
cardiopatie congenite (CC) DIV, stenosi aortica congenita,
ipertermia
coartazione aortica, Fallot rosa, DIA maligno.
sono in grado di aumentare in
alcune aritmie :TVS (tachicardia ventricolare sostenuta) e la FV
maniera spropositata le richieste
(fibrillazione ventricolare),riducendo grandemente il tempo di
metaboliche (soprattutto d’O2)
diastole per l’elevata frequenza cardiaca, impediscono al cuore di
tanto da rendere il cuore non
riempirsi e dunque di espellere una quantità utile di sangue.
idoneo alla soddisfazione di tali
A seguito di una qualsiasi patologia ad interesse cardiovascolare di
bisogni.
gravità tale da alterare, in maniera irreversibile, la funzione di
pompa cardiaca .
Diverse sono state le CLASSIFICAZIONI DELLO SCOMPENSO usate nel tempo :
1) diastolico e sistolico, a seconda se la compromissione riguardasse più la sistole o la diastole.
2) anterogrado o retrogrado, cioè rispettivamente sinistro o destro, a seconda che prevalgano
segni di bassa portata per riduzione della FE o segni di ipertensione venosa per insufficienza
congestizia.
3) Ad oggi si preferisce parlare di scompenso valutando la FE =FRAZIONE D’EIEZIONE
E’ corretto usare come parametro la FE e non la contrattilità, perché quest’ultima può essere
ridotta in diversi casi (es. cardiomiopatie ipertrofiche ) in cui si mantiene la FE normale.
WWW.SUNHOPE.IT
Distinguiamo lo scompenso con:
FE minore o maggiore di 45 %
FE minore o maggiore del 50%
FE minore o maggiore del 55%
La FE può essere misurata con ecocardiografia o con risonanza miocardica , che ad oggi è il gold
standard per la FE del ventricolo dx. Questo infatti per la sua scarsa componente muscolare è una
camera di volume , e per questo la sua FE è meglio valutata con risonanza.
Fisiopatologia
Per poter comprendere la fisiopatologia dello scompenso cardiaco bisogna anzitutto chiarire
LA REGOLAZIONE DELLA FUNZIONE CARDIACA.
La funzione principale del cuore è di trasferire il sangue dal settore
venoso al settore arterioso mediante il sistema circolatorio, in quantità
sufficiente ed adeguata alle esigenze metaboliche dell’organismo.
Il cuore si comporta come una POMPA IDRODINAMICA, in grado di
variare la propria gittata (ovvero la quantità di sangue che espelle)
in rapporto allo stato funzionale dell’organismo.
La funzione cardiaca, dal punto di vista emodinamico, comprende
dapprima una funzione diastolica, evidenziata dal riempimento del
ventricolo dx e sx, in cui il ventricolo raccoglie la quantità di sangue che
viene ad espellere, dunque segue una funzione sistolica, corrispondente
alla fase eiettiva.
Si definisce GITTATA CARDIACA (CO) la quantità di sangue pompata da un ventricolo in un minuto
CO= GITTATA SISTOLICA (o STROKE VOLUME) x FREQUENZA CARDIACA (HR)
quantità di sangue che il ventricolo espelle ad ogni battito numero di contrazioni al minuto
0,07 litri/ battito 72 battiti/minuto
quindi CO= 0,07litri/ battito x 72 battiti/minuto= 5 Litri / minuto
I FATTORI FONDAMENTALI che determinano ed influenzano la performance cardiaca sono:
1) PRECARICO
2) POSTCARICO
3) CONTRATTILITÀ
WWW.SUNHOPE.IT
1.PRECARICO
Costituisce il carico imposto alla fibra miocardica prima della sua contrazione, ovvero la forza
richiesta alla fibrocellula muscolare per produrre lo stiramento e l’allungamento.
Durante la fase diastolica, il cuore (il ventricolo sx) raccoglie una certa quantità di sangue; per
raccoglierla, le fibre miocardiche si allungano. Ovviamente, non è possibile misurare nel paziente la
lunghezza della fibrocellula muscolare. Nella pratica clinica, per stimare l’entità del precarico si
misura il diametro telediastolico (la grandezza massima del ventricolo in telediastole); in tal modo
otteniamo un valore indicativo del precarico.
In che modo il precarico influenza la performance cardiaca ?
“ l’aumento del volume telediastolico (= precarico)si associa ad un aumento della gittata cardiaca”
Questa associazione è spiegata dalla LEGGE DI FRANK‐MAESTRINI‐STARLING
Con l’aumento dello stiramento delle
fibrocellule muscolari cardiache, aumenta
la contrazione miocardica, fino ad un valore
di lunghezza (per ogni singola fibrocellula)
di 2,25 μm.
Al di là di questo valore di allungamento,
ulteriori incrementi di lunghezza della
fibrocellula miocardica non si associano ad
un aumento della contrattilità. Questo è un
meccanismo che il nostro organismo ha
adottato per fronteggiare eccessivi
incrementi di precarico.
Il meccanismo è validato da due evidenze:
1. lo stiramento delle fibrocellule muscolari
è responsabile di un maggior numero di ponti
di connessione tra actina e miosina.
2. lo stiramento provoca una maggiore sensibilità delle fibrocellule agli ioni calcio.
Vi sono alcune valvulopatie (insuf mitralica,insuf aortica) che determinano un incremento del
volume, poiché il cuore (il ventricolo sx in questi due casi) dovrà accogliere la quantità di sangue che
è data dalla gittata sistolica più la quantità di sangue che tornerà indietro a causa del
malfunzionamento valvolare. Per accogliere questa maggiore quantità di sangue, il ventricolo si
dovrà dilatare; ogni fibrocellula dovrà allungarsi. Fino ad un certo punto questo allungamento
determina un aumento di contrattilità per fronteggiare questo sovraccarico di volume; superato
questo limite, la fibrocellula si allungherà talmente tanto da perdere funzione contrattile.
WWW.SUNHOPE.IT
2.POSTCARICO
Costituisce la resistenza che si oppone allo svuotamento del ventricolo, ovvero il carico (il
cosiddetto stress) sopportato dal cuore dopo l’inizio della contrazione.
I fattori che influenzano il postcarico, determinandone un aumento, sono:
Pressione arteriosa → maggiore è la pressione arteriosa, maggiore è la resistenza che il ventricolo sx
incontrerà nello svuotarsi, nell’eiettare il sangue nel circolo sistemico.
Stenosi valvolare →, una stenosi aor ca costringerà il ventricolo sx ad affrontare una maggiore
resistenza alla eiezione, maggiore resistenza allo svuotamento che è detta appunto postcarico.
In che modo il postcarico influenza la performance cardiaca ?
“la gittata sistolica, a parità di precarico, è in relazione inversa alla forza o tensione che si oppone
allo svuotamento ventricolare”
Ciò è esplicitato dalla LEGGE DI LAPLACE :
T= lo stress, cioè il postcarico che il cuore deve affrontare, è direttamente
proporzionale a P=pressione arteriosa e R=diametro del ventricolo,
mentre è inversamente proporzionale a S= spessore parietale.
Ciò significa che se aumenta la pressione arteriosa e se aumenta il diametro(quindi se il ventricolo si
dilata )aumenterà il postcarico= aumenterà lo stress
Al contrario, il meccanismo di compenso per affrontare un aumento del postcarico è dato
dall’incremento dello spessore parietale (IPERTROFIA). Quindi un paziente con ipertensione
arteriosa o con stenosi aortica significative, presenterà un ventricolo sx ipertrofico, in cui l’aumento
di spessore parietale è necessario per mantenere nella norma lo stress parietale e per affrontare
questo maggiore postcarico.
3.CONTRATTILITÀ MIOCARDICA
Corrisponde alla capacità intrinseca delle fibrocellule muscolari cardiache di interagire e generare
forza .E’ una capacità intrinseca della fibra cardiaca, dipende dalle fibre miosiniche, actiniche e
dall’affinità con il calcio, non dipende dal pre e post carico. Per stimare la contrattilità miocardica si
usa l’ecocardiografia.
LA FRAZIONE DI EIEZIONE
stima della contrattilità che risente di variazioni di precarico e postcarico. Tale indice dunque
costituisce una stima globale della performance cardiaca, che tiene conto della contrattilità, del
precarico e del postcarico.
Valore normale della frazione di eiezione è superiore o uguale al 55%. La frazione di eiezione=
Volume telediastolico del ventricolo sx – volume telesistolico del ventricolo sx x 100
volume telediastolico
WWW.SUNHOPE.IT
PRECARICO, POSTCARICO E CONTRATTILITÀ
presiedono alla regolazione fisiologica della funzione cardiaca, ma sono reclutati anche in condizioni
patologiche al fine di mantenere o ripristinare il compenso cardiaco, per tempi brevi e limitati. Se la
disfunzione ventricolare infatti è sollecitata cronicamente, questi meccanismi non bastano al
mantenimento del compenso sono quindi MECCANISMI RAPIDI DI ADATTAMENTO!
Quando vi è persistenza del sovraccarico volumetrico e/o pressorio intervengono modificazioni
strutturali del cuore definibili “MECCANISMI LENTI DI ADATTAMENTO” ovvero:
ipertrofia delle pareti conducono ad un aumento della
dilatazione ventricolare MASSA CARDIACA
1)in presenza di un aumento pressorio (quindi aumento del postcarico come nella stenosi aortica,
ipertensione arteriosa) aumento degli spessori parietali e riduzione della cavità :IPERTROFIA
CONCENTRICA.
2)nel sovraccarico di volume, quando cioè il cuore si trova ad affrontare un aumento del ritorno di
sangue ad esempio per una patologia da insufficienza valvolare, ovviamente il cuore si dovrà dilatare
per accogliere questa maggiore quantità di sangue aumento del diametro cavitario ed aumento
degli spessori parietali: IPERTROFIA ECCENTRICA
L’ipertrofia può essere
1) fisiologica : donna in gravidanza, cuore d’atleta probabilmente dovuta a maggior
produzione di IGF1 che agisce sul pattern akt.
2) patologica da riportare al sistema ras/map chinasi intracellulare e allo sbilanciamento tra
metalloproteasi e inibitori, in cuore sottoposto a stimoli patologici o geneticamente
programmato.
WWW.SUNHOPE.IT
Un altro sistema di controllo è senza dubbi L’ATTIVAZIONE NEUROUMORALE
I sistemi neuroumorali implicati sono:
SNS : sistema nervoso simpatico
SRA : sistema renina‐angiotensina
aldosterone
ANP e BNP: peptide natriuretico atriale e cerebrale
vasopressina
citochine (TNF, IL2….)
L’attivazione neuroumorale conduce a
1. azione sul tono vascolare e sul meccanismo idrico‐elettrolitico
2. azione strutturale sul miocardio e sulle struttura vascolari (rimodellamento) per segnali
paracrini, autocrini, endocrini.
WWW.SUNHOPE.IT
2 Il maggior contenuto di sangue in ventricolo determina l’attivazione dei MECCANISMI RAPIDI DI
COMPENSO: aumento delle performance cardiache per la maggior distensione della fibrocellula
miocardica, in accordo con la legge di Frank‐Maestrini‐Starling.
3 Inoltre, la riduzione della gittata sistolica determina una rapida RISPOSTA NEUROUMORALE:
1. ATTIVAZIONE SISTEMA NERVOSO SIMPATICO con:
stimolazione B‐adrenergica cardiaca
effetto inotropo positivo: aumento della forza contrattile
del muscolo cardiaco; cronotropo positivo: aumento della
frequenza cardiaca, batmotropo: maggiore eccitabilità delle
cellule cardiache
stimolazione alfa‐adrenergica dei distretti arteriosi e venosi
vasocostrizione, mantenimento del ritorno venoso e della
pressione arteriosa, quindi del precarico.
Tuttavia un eccessivo incremento delle resistenze
periferiche può causare un aumento del postcarico.
2. SISTEMA RENINA.ANGIOTENSINA‐ALDOSTERONE:
E’ un meccanismo precoce, manifesto già nella fasi iniziali dello scompenso cardiaco.
I meccanismi che presiedono all’attivazione del sistema renina‐angiotensina sono:
1. aumento dell’attività simpatica stimola la produzione di renina
2. ridotta pressione arteriola afferente
3. diminuzione carico di soluti nel filtrato glomerulare deriva da riduzione portata cardiaca
Gli effetti di tale sistema sono:
vasocostrizione , aumento pressione arteriosa, ritenzione idrosalina sono effetti INIZIALMENTE
POSITIVI perché aumentano il precarico poi NEGATIVI per eccessivo stress e perché l’aldosterone
ha un effetto pro‐fibrotico e ischemico al cuore, quindi vengono somministrati anti‐aldosteronici per
ridurre rischio di morte aritmica.
WWW.SUNHOPE.IT
3.PRODUZIONE E RILASCIO DI VASOPRESSINA
determina vasocostrizione e aumentato riassorbimento di acqua dai tubuli collettori.
WWW.SUNHOPE.IT
Alla base dello scompenso ci sono anche CAUSE BIOCHIMICHE , ancora oggetto di studio e di ricerca:
1. modifica della composizione proteica del miocardio , che esprime un programma genico “di
tipo fetale”, più adatto a garantire la sopravvivenza in un ambiente precario ma meno
efficace sul piano funzionale. Cambia la composizione delle miosine e dei recettori di
membrana, e il ventricolo diventa capace di produrre il peptide natriuretico atriale
2. SHIFT DEL METABOLISMO più utilizzo del glucosio, meno acidi grassi.
3. alterazione della funzione mitocondriale e di produzione di energia
4. alterata conversione dell’energia in lavoro contrattile
5. prevalenza di isoforme lente di miosine (evidenza sperimentale su animali)
6. aumento delle proteine Ginibitorie e riduzione delle Gstimolatorie legate ai recettori delle
amine simpatiche
7. anormalità nella regolazione del calcio
L’aumento della massa, del volume e della fibrosi
determinano una serie di
CONSEGUENZE METABOLICHE ED EMODINAMICHE.
1. La massa cardiaca ipertrofica richiede maggiori
quantità di O2 rispetto al miocardio normale e ciò
può esporre al richio di angina e di infarti da
discrepanza.
2. La massa cardiaca ipertrofica può provocare uno
schiacciamento delle strutture capillari subendocardi
‐che coronariche, riducendo la perfusione degli strati
più interni del cuore
3. L’aumento della frequenza cardiaca fa sì che ad ogni ciclo cardiaco si accorci il tempo di
diastole, che impedisce al cuore di riempirsi adeguata
‐mente, riducendo di fatto la portata cardiaca. Poiché
le coronarie vengono perfuse in diastole, la riduzione
temporale di tale fase impedisce una buona vascolarizzazione cardiaca.
4. A differenza del muscolo scheletrico, all’ipertrofia cardiaca non fa seguito processo di
neoangiogenesi. I territori ipertrofici pertanto sono poco vascolarizzati .
5. Il tessuto fibrotico è meccanicamente e elettricamente inerte. Tale tessuto è acinetico e si
muove per ‘’assecondamento’’. Ciò provoca una discinesia di parete che contribuisce alla
riduzione irreversibile della contrattilità miocardica.
6. La dilatazione delle camere atriali e ventricolari determina un cambiamento della forma (shape)
cardiaca da struttura ad ellissoide di rotazione a sferoide. La dilatazione ventricolare può
provocare scostamento dei papillari e insufficienza valvolare organica. La dilatazione atriale
invece è costantemente associata alla comparsa di fibrillazione atriale.
Come si potrà intuire, tutte queste modificazioni portano irreversibilmente alla perdita di capacità
di pompa cardiaca, con un deterioramento della FE.
WWW.SUNHOPE.IT
Chi si occupa della gestione dello scompenso cardiaco?
Fase A‐B medico di base /internista
Fase C‐D cardiologo
CLASSIFICAZIONE AHA
Fase A : sono presenti fattori di rischio, come familiarità, diabete ecc..
Fase B: soggetto con cardiopatia controllata, in fase di compenso.
Fase C: soggetto sintomatologico bisogna impiantare un device come il defibrillatore o il
pacemaker biventricolare
Fase D: fase end stage, fallimento della terapia medica il pz richiede attenzione , necessita di
diuretici (pz caldo‐umido) o inotropi ( pz freddo‐secco per ipoperfusione) in vena. In qst fase può
necessitare di un cuore artificiale o trapianto.
CLINICA
I segni e i sintomi di scompenso cardiaco sono
1)DISPNEA è il sintomo più frequente. Si presenta per congestione polmonare, secondaria alla
difficoltà dell’atrio di scaricarsi in un ventricolo fibrotico e rigido, poco compliante .
La congestione polmonare provoca EDEMA INTERSTIZIALE
POLMONARE ,in cui i polmoni diventano più rigidi per ristagno
di sangue, c’è bisogno di un aumento di lavoro da parte dei
muscoli respiratori per distendere i polmoni. Inoltre il calibro
delle vie respiratorie si riduce sia per il volume ematico che
comprime dall’esterno sia per l’edema della mucosa
bronchiale genesi dell’insufficienza ventilatoria.
WWW.SUNHOPE.IT
Quando la congestione polmonare è severa , e c’è il passaggio di fluido dall’interstizio agli
alveoli, si formaEDEMA ALVEOLARE. La superficie di scambio respiratorio
è ridotta, consegue aumento della frequenza respiratoria e accentuazione della dispnea.
Quando si esaurisce la capacità di drenaggio linfatico il liquido passa nel compartimento
venoso causando EDEMA POLMONARE ACUTO.
La dispnea è ingravescente:
Inizialmente c’è dispnea da sforzo si presenta cioè solo durante gli sforzi fisici intensi… poi per
sforzi di minore intensità…infine anche A RIPOSO. Lo sforzo aumenta la frequenza cardiaca,
diminuendo il tempo di diastole e quindi riducendo la capacità dell’atrio sinistro di svuotarsi nel
ventricolo sinistro. Col tempo la dispnea diviene prevalentemente notturna (DISPNEA
PAROSSISTICA NOTTURNA), tipico segno cardiologico di scompenso ventricolare sinistro. I liquidi
raccolti nel polmone durante la sua imbibizione vengono drenati, con l’assunzione della posizione
supina, verso il rostro tracheale, determinando fastidio e senso di affogamento. Il paziente è
pertanto obbligato a DECOMBERE IN CLINOSTATISMO, fino all’ortopnea.
1) EDEMI DECLIVI: si formano per aumento di pressione in atrio destro, fenomeno
secondario all’aumento di volume telediastolico ventricolare destro.Per tale motivo,
sia la cava superiore che l’inferiore, hanno difficoltà di scarico in atrio destro. Ciò
provoca, oltre a tali edemi declivi o parasacrali, anche epatomegalia e splenomegalia,
ipertensione portale e talvolta ascite, turgore giugulare con onde a cannone e
reflusso epato‐giugulare. Con la posizione supina migliora il ritorno venoso dagli
edemi declivi che Si formano, tanto da aumentare significativamente la volemia e
indurre il blocco di secrezione di ADH da parte dell’ipotalamo. Ciò determina uno
stimolo alla diuresi che, tipicamente, si presenta di notte (nicturia).
2) ASTENIA
il pz spesso riferisce una estrema esauribilità e incapacità a svolgere gli
impegni fisici anche si modesta entità
4)SINTOMI CEREBRALI
anomali dello stato di orientamento, allucinazioni, perdita di memoria, insonnia
WWW.SUNHOPE.IT
L’astenia e la dispnea (=sintomi) hanno permesso di stratificare i pazienti con scompenso in quattro
classi secondo NYHA.
Classe I : assenza di sintomi con attività ordinaria
Classe II: presenza di sintomi che limitano lievemente l’attività ordinaria
Classe III: sintomatologia che sopravviene anche nell’attività fisica moderata e lieve
Classe IV: sintomi a riposo o con qualunque livello di attività fisica.
In pediatria : CLASSIFICAZIONE DI ROSS
1° classe asintomatico
2° classe sudorazione o tachipnea durante i pasti nei lattanti
dispnea da sforzo nei bambini più grandi
3° classe sudorazione o tachipnea marcate durante i pasti nei lattanti, deficit di crescita
marcata dispnea da sforzo nei bambini più grandi
4° classe tachipnea, retrazioni intercostali, rantoli e sudorazione profusa a riposo.
E.O. TORACICO
Si potranno rilevare tipici rantoli subcrepitanti dapprima alle
basi polmonari e dunque su tutto l’ambito nel caso in cui
l’edema polmonare sia importante (ossia se diviene importante
la congestione venosa polmonare). L’estendersi dei rantoli dalle
basi fino agli apici viene definito marea montante.
E.O CARDIOLOGICO
All’e.o. cardiologico compaiono alcuni segni identificabili
all’ascultazione. Tra questi i toni aggiuntivi pre‐sistolici S4 e
protomesodiastolici S3.
S4 precede il primo tono si presenta quando l’atrio in sistole provoca tale tono per la ridotta
distensibilità ventricolare.
S3 compare subito dopo il secondo tono è, dovuto alla brusca apertura della valvola AV per brusca
distensione dei papillari a causa della dilatazione ventricolare.
E.O. ADDOME
Alla palpazione dell’ipocondrio destro si ritrova un fegato ingrossato, caldo e dolente al tatto. Si può
palpare un fremito sistolico epatico. Esercitando una pressione sul fegato si assisterà ad un brusco
aumento del turgore giugulare.
WWW.SUNHOPE.IT
ESAMI DI LABORATORIO
L’emocromo non è alterato, ma va corretta un’eventuale anemia da altre cause in quanto può far
precipitare il quadro clinico, riducendo la quantità di O2 da cedere ad un cuore già tanto defedato.
Anche la portata renale diminuisce, ciò porta all’accumulo di alcuni cataboliti, tanto da simulare un
IRC (aumento creatininemia, urea e azotemia). Non essendovi danno glomerulare però non
comparirà mai cilindruria e proteinuria. Va monitorata la concentrazione plasmatica degli elettroliti.
L’ipopotassiemia può accelerare di molto la frequenza cardiaca, fino all’aritmia torsione di punta .
La tireotossicosi può mimare lo scompenso cardiaco, pertanto è importante dosare TSH, FT3 e FT4.
L’aumento dei peptidi natriuretici ANP e BNP sono indice di una dilatazione cardiaca e sono
associati a prognosi sfavorevole. Il pro‐BNP ha elevato VPN e consente la DD tra dispnea
cardiogena e respiratoria. (se basso esclude la dispnea cardiogena!)
ECG ‐ ECO
L’ECG dello scompenso ha elevato VPN : un ECG normale è rassicurante. Rapportando i dati ottenuti
con l’anamnesi all’ECG, si potrà individuare la causa determinante lo scompenso. Molte valvulopatie
sono dimostrabili all’ECG, gli infarti e l’ipertensione arteriosa altrettanto.
ECO: Otteniamo importanti informazioni come
dimensioni delle cavità cardiache
spessore pareti
anomalie valvolari
funzione ventricolare valuto frazione di eiezione (deve essere compresa tra 55% e 70%) .
Quest’ultima è molto importante perché se la FE <30‐35% c’è l’indicazione all’impianto di un
defibrillatore (device). L’impianto di un pacemaker invece richiede un BBS (blocco di branca
sx) con durata QRS >120ms.
differenza pacemaker –defibrillatore:
il PACEMAKER è composto da un generatore di impulsi (in inglese, “Pacemaker”) e da uno o due fili
(detti “elettrocateteri”) che lo connettono al cuore. Se il cuore batte troppo lentamente (bradicardia)
il pacemaker emette deboli segnali elettrici che vengono trasmessi al cuore attraverso gli elettrodi e
lo fanno battere più velocemente, aiutando inoltre il mantenimento di un ritmo regolare.
WWW.SUNHOPE.IT
DEFIBRILLATORE
Ha due funzionalità:
1) mantiene il cuore ad un ritmo regolare in caso di bradicardia (= al pacemaker)
2) interrompe aritmie ventricolari sostenute che altrimenti potrebbero essere fatali .
Fondamentale è quindi da parte del device il riconoscimento della presenza di tachicardie. Per fare
ciò, l’ICD monitorizza ogni battito cardiaco ventricolare attraverso gli elettrocateteri e ne controlla la
frequenza: quando tale frequenza supera un limite stabilito dal medico, il defibrillatore si attiva,
erogando due tipologie di terapie:
1) l’ICD cerca di stimolare il cuore ad una frequenza più alta di quella della tachicardia che è in
corso, in modo da “catturarla” e quindi interromperla;
2) l’ICD rilascia una forte scarica di corrente elettrica attraverso il cuore del paziente che
interrompe la tachicardia.
TERAPIA
La terapia dello scompenso cardiaco è molto complessa.
Possono essere scelti diversi approcci farmacologici, nessuno in monoterapia.
La terapia cronica deve puntare a ridurre la frequenza cardiaca, il precarico ed il postcarico. Dipende
dalle condizioni del pz, si fa riferimento alla scala NYHA.
Classe A solo prevenzione per fattori di rischio ed eventuale consulenza genetica per familiarità in
caso di cardiopatie genetiche.
Classe B ACE inibitori (o Sartani) B bloccanti
Classe C ACE inibitori (o sartani), B bloccanti, diuretici + eventuale impianto di un device o di una
clip metallica per via percutanea in caso di insufficienza mitralica, perché riduce l’orifizio rigurgitante.
Classe D indicazione per il trapianto.
ACE‐INIBITORI inibiscono l’enzima ACE, responsabile della conversione da angiotensina I ad
angiotensina II. Bloccando tale enzima, non avviene la produzione di angiotensina II,
metabolicamente attivo e responsabile della ritenzione di sodio, produzione di aldosterone e
attivazione del simpatico tutti effetti che promuovono un aumento della pressione arteriosa.
quindi riduzione del pre e del post carico.
SARTANI agonisti recettoriali dell’angiotensina II, effetti simili agli ace‐inibitori
B‐BLOCCANTI usati per ridurre la frequenza cardiaca e quindi le richieste di ossigeno da parte del
cuore. Hanno quindi effetto cronotropo e inotropo negativo.(sono i farmaci più usati!)
DIURETICI prima molto usati , oggi non molto perché possono causare alterazione elettrolitiche e
quindi effetto pro‐aritmico. Viene somministrato in associazione ad un anti‐aldosteronico.
IVABRADINA nuovo farmaco introdotto , riduce la FC per inibizione dei canali del nodo S‐A.
WWW.SUNHOPE.IT
Se ho già somministrato tutti i farmaci al pz ma non è responsivo TRAPIANTO CARDIACO.
INDICAZIONI AL TRAPIANTO:
si esegue il test cardiopolmonare per calcolare la VO2max o il picco. Se è <10 mL/Kg/min si ha
indicazione per trapianto cardiaco. (in un soggetto sano è > 20 mL/min/kg, corrisponde alla capacità
aerobica dell’individuo e quindi alla massima estrazione econsumo di ossigeno.)La soglia d’età
massima per effettuare il trapianto è 65‐70 aa.
CONTROINDICAZIONI:
diabete, collagenopatie sistemiche, obesità, ipertensione polmonare.
In questi casi si impianta un DEVICE VENTRICOLARE SX O BIVENTRICOLARE .
Il device è usato come:
1) bridge in attesa di stabilità emodinamica per eseguire il trapianto
2) bridge to recovery: pz con miocarditi tossiche o virali, in questo caso può esserci un recupero
totale
3) destination therapy : il device resta in sede per tutta la vita
WWW.SUNHOPE.IT
DEFINIZIONE
Le cardiomiopatie sono processi morbosi di origine nota o ignota che colpiscono il cuore causando
sia disturbi diastolici e/o sistolici sia della funzione bioelettrica(aritmie).
CLASSIFICAZIONE
Storicamente le cardiomiopatie sono state definite come malattie primitive o intrinseche o
idiopatiche:
o ipertrofica ,
o dilatativa e
o restrittiva
o aritmogena
e secondarie ad altre patologie:
o cardiopatia ischemica
o cardiopatia valvolare
o cardiopatia ipertensiva
o cardiopatia infiammatoria
o cardiopatia metabolica
Oggi definire le cardiomiopatie idiopatiche, non è più giusto in quanto si è visto che c'è un
substrato genetico. In particolar modo sono interessati geni della beta miosina, dell'alfa actinina,
della tropomiosina e di altri componenti del sarcomero
1
WWW.SUNHOPE.IT
CARDIOMIOPATIA DILATATIVA
DEFINIZIONE
E’ una patologia cardiaca caratterizzata da una dilatazione del ventricolo sinistro e dell’atrio
sinistro; talora può essere anche biventricolare, con interessamento delle camere di destra.
Per tanti anni è stata definita una patologia idiopatica o primitiva per distinguerla dalle forme
secondarie che possono portare a una dilatazione del cuore (infarto,ipertensione
arteriosa,cardiopatie congenite). Oggi non possiamo più definire la cardiomiopatia dilatativa
idiopatica perché sappiamo che è una patologia ereditaria,mendeliana.
EZIOPATOGENESI
E' legata, nella sua forma autosomica dominante, a mutazioni di geni del sarcomero o dei geni
del citoscheletro cellulare.
Tuttavia questa patologia riconosce anche altri tipi di trasmissione : possono essere causate dalle
distrofinopatie e dalle mitocondropatie (con caratteristica trasmissione matrilineare).
Inoltre esistono anche dei soggetti che sono predisposti geneticamente a sviluppare, in seguito a
un’infezione virale del miocardio, una cardiomiopatia dilatativa di tipo auto‐immune.
Probabilmente l'infezione virale svelerebbe determinati antigeni che cross reagiscono con
specifiche proteine miocardiche innescando il processo autoimmune.
Una tra le cause principali, oltre alle mutazioni genetiche, è la cardiomiopatia dilatativa su base
alcolica, di gran lunga la più frequente nel mondo occidentale. L’etanolo (così come la cocaina)
provocano un danno diretto alla fibrocellula cardiaca. L’astinenza dall’alcool in molti casi comporta
la restitutio ab integrum
ANATOMIA PATOLOGICA
Il cuore appare con grosse cavità con spessore e massa
aumentati; l'aumento di spessore, però, non è proporzionale
alla dilataione delle cavità (ipertrofia inadeguata).
Possono essere presenti trombi a causa dell'ipocinesia.
I trombi possono essere molto pericolosi perché si possono
staccare e causare emboli. Questo può succedere sotto sforzo,
se c’è un’aritmia oppure se con farmaco inotropo che altera le
caratteristiche di contrattilità del cuore senza aver valutato
prima la presenza di trombi o meno.
2
WWW.SUNHOPE.IT
FISIOLOGIA
La fisiopatologia della CD è caratterizzata dalla riduzione della contrattilità miocardica e dalla
riduzione della funzione sistolica ventricolare.
La perdita di gittata che è primitiva porta a un deficit di circolo che a livello renale determina
un’attivazione neurormonale la quale all’inizio è compensatoria e poi causa un circolo vizioso,
perché aumenta il lavoro del cuore.
Inizialmente, tuttavia, la gittata cardiaca cerca di essere costante, ma, aumenta la pressione
telediastolica ventricolare. In seguito la riduzione della contrattilità determina sindromi da bassa
portata ed ipoperfusione d’organo, fino allo shock cardiogeno. Facilmente si raggiunge
una frazione di eiezione cardiaca inferiore al 25%. (Normale 55%) La dilatazione del ventricolo
determina sfiancamento dei muscoli papillari e, quindi,
insufficienza della tricuspide e aumento delle pressioni
in atrio (scompenso sx). Quest'aumento si ripercuoterà a
monte in vena polmonare e quindi in arteria con
conseguente ipertensione polmonare e sovraccarico dx.
(scompenso dx)
CLINICA
La presentazione clinica è variabile; si passa da pz
asintomatici a pz della classe IV di NYHA.
Il paziente sarà astenico, dispnoico, gonfio,con edemi
molto spesso declivi. All’esame obiettivo vedremo oltre
agli edemi declivi,fegato aumentato di volume,reflusso
delle giugulari. Tutto questo dipende da quanto la
componente sinistra prevale sulla componente destra,
ma molto spesso la patologia è biventricolare.
DIAGNOSI
ECG‐‐‐> alterazioni del tratto ST e dell’onda T e varie aritmie susseguenti alla dilatazione (la più
comune risulta la fibrillazione atriale)
ECOCARDIOGRAMMA BIDIMENSIONALE ‐‐> consente di quantificare la dilatazione (volume
telediastolico), e la ridotta frazione di elezione. La tecnica color doppler permette di valutare
l'eventuale insufficienza mitralica.
CORONAROGRAFIA‐‐>Permette di distinguere con sicurezza una CD da una malattia coronarica
che abbia portato ad un'analoga disfunzione ventricolare sx.
Nella diagnosi differenziale è molto importante utilizzare alcuni esami ematochimici e tra questi il
BNP viene prima..
PROGNOSI
La cardiopatia dilatativa ha una mortalità piuttosto favorevole rispetto alle forme post‐ischemiche
e anche rispetto alla cardiomiopatia ipertrofica di tipo end‐stage. Non abbiamo dati definitivi ma
3
WWW.SUNHOPE.IT
rispetto allo scompenso cardiaco dove a 5 anni il 50% dei soggetti sono o trapiantati o morti la
storia naturale della forma genetica è favorevole però anche qui abbiamo un rischio di morte
improvvisa.
TERAPIA
Gli obiettivi sono riduzione del precarico‐‐> diuretici(ricordate che i diuretici non cambiano la
storia naturale del soggetto ma sono essenzialmente farmaci di tipo sintomatico e riducono il
precarico e la dispnea e eventualmente la forma acuta e l’edema polmonare). A lungo termine gli
unici farmaci che cambiano la storia naturale del soggetto sono i farmaci antineurormonali :
ACE‐inibitori, beta‐bloccanti. La terapia comincia con i beta bloccanti e gli ACE‐inibitori , nel
soggetto ancora sintomatico anti‐aldosteronici .
4
WWW.SUNHOPE.IT
CARDIOMIOPATIA IPERTROFICA
DEFINIZIONE
E’ una patologia del muscolo cardiaco caratterizzata da un ispessimento che interessa
prevalentemente il ventricolo sinistro ma che in circa un terzo dei casi può essere di tipo bi
ventricolare.
Il primo che descrisse questa patologia fu Teare, un giovane anatomopatologo. Egli un giorno si
imbattè per caso in una famiglia di persone giovani, morte improvvisamente nelle quali trovò dei
cuori abnormi. La sua prima diagnosi fu di rabdiomioma,un tumore familiare che può dare morte
improvvisa. Egli ne parlò con dei cardiologi cercando di recuperare le indagini di questi soggetti e si
rese conto che valutando gli ECG di questi soggetti e valutando l’anatomia patologica si era di
fronte probabilmente non a un tumore, ma ad una nuova patologia che definì “ipertrofia
asimmetrica ventricolare” . Infatti si è visto che nella maggior parte dei casi la parte del cuore più
interessata è il setto interventricolare e quindi l’ipertrofia è asimmetrica.
Questo quadro differisce dalle forme di ipertrofia secondaria come quelle che si hanno in caso di
ipertensione arteriosa in cui è interessato l'intero miocardio. Condizioni fisiologiche in cui
possiamo avere un ‘ipertrofia è un esercizio fisico intenso.
Ci possono essere ipertrofie concentriche (escludere che si tratti di un cuore d'atleta o
glicogenosi), o un'ipertrofia apicale, la quali però hanno hanno un marker elettrografico molto
tipico (IMPOOO!!) cioè la presenza di onde T negative molto profonde soprattutto nelle
derivazioni precordiali di sinistra, talora in tutte le precordiali. (io credo che sia così perchè l'onda T
essendo l'onda di depolarizzazione del ventricolo, e dovendo partire l'onda di depolarizzazione dal basso,
essendo la zona apicale ipertrofica ci vuole più forza => più profonde)
EPIDEMIOLOGIA
Si tratta di una patologia assolutamente non rara
5
WWW.SUNHOPE.IT
EZIOPATOGENESI
La malattia si trasmette per via autosomica dominante a penentranza incompleta in circa il 60%
dei casi ( nel 40 % dei casi ancora non conosciamo l’eziopatogenesi), legata alla mutazione di
almeno 12 geni che fanno parte della struttura del sarcomero.
Le mutazioni sono di tipo missense (sostituzione che altera un singolo codone). In particolare sono
coinvolti geni di proteine dei filamenti spessi come la beta‐miosina troponina T, geni di proteine
dei filamenti sottili (catene leggere) e geni di proteine associate al sarcomero come la proteina C
e la titina.
Ma come può un alterazione di una proteina del sarcomero (strutturale) determinare una
cardiomiopatia ipertrofica? In realtà noi non abbiamo una risposta su questo.
Esistono delle ipotesi:
1. TEORIA IPOCONTRATTA: ci dice che la presenza di una proteina anomala incorporata nel
sarcomero attraverso una serie di meccanismi può determinare un deficit della
contrattilità a livello miocitico ;tutto questo aumenterebbe lo stress dei miociti e
favorirebbe l’attivazione di una serie di fattori di crescita che porterebbero poi alle
alterazioni istologiche e anatomiche tipiche della cardiopatia ipertrofica.
2. TEORIA IPERCONTRATTA: in realtà esiste un fenotipo ipercontrattile ,quello che in termini
genetici viene chiamato guadagno di funzione di una mutazione e che in realtà porterebbe
ad un eccessivo utilizzo dell’ATP con conseguente eccessiva attivazione dei segnali legati al
calcio e alla proteina mb chinasi che sarebbero responsabili del fenotipo ipertrofico
ANATOMIA PATOLOGICA
Al microscopio vediamo fibrosi e disarrey delle cellule miocardiche (=>aritmie*).
fibrosi e
normale ‐‐‐> disarrey
N.B. contrattilità e funzione di pompa sono due cose diverse. La contrattilità è una funzione
intrinseca della fibrocellula mentre la funzione di pompa può rimanere normale perché dipende
da una serie di parametri. In un cuore con disaray la contrattilità seppure a chiazze( dove c’è
fibrosi) è alterata ma la funzione di pompa rimane normale. Per capire meglio tutto ciò dobbiamo
entrare nel concetto di frazione di eiezione.
Un'altra caratteristica istologica è la malattia dei piccoli vasi (riduzione del lume ed ispessimento
delle pareti dei rami intramurali) e dei ponti miocardici (compressione delle coronarie che hanno
un decorso intramurale)
*aritmie= poiché queste cellule non parlano tra loro e negli interstizi di fibrosi si possono creare
dei circuiti di rientro e generare aritmie ventricolari ,
6
WWW.SUNHOPE.IT
FISIOLOGIA
Consideriamo:
1. disfunzione diastolica
2. ischemia miocardica
3. ostruzione all'efflusso ventricolare dx
4. funzione sistolica
1) La disfunzione diastolica è dovuta all'ipertrofia, al disarrey e alla fibrosi che fanno
diventare la camera rigida, priva di distensibilità => oppone resistenza al riempimento diastolico
e ciò comporta un'elevata pressione telediastolica che induce un incremento della pressione
venosa polmonare
2)L'angina pectoris risulta da uno squilibrio tra la richiesta di O2 da parte del miocardio
ipertrofico e il suo apporto attraverso le arterie coronarie; questo è dovuto allo schiacciamento
delle coronarie (ponti miocardici), dall'ipertrofia dell'intima e della media delle arterie coronarie
intramiocardiche che riducono il lume vasale (malattia dei piccoli vasi),e, infine, dal fatto che il
riempimento coronarico è prettamente diastolico. ed essendo la funzione diastolica alterata ci
sarà un ridotto apporto di sangue
miocardio‐‐> ipertrofia‐‐> aumento necessità O2‐‐>ischemia
3)ostruzione all’efflusso ventricolare sinistro è determinata dal setto
interventricolare prossimo al cono arterioso aortico che, sporgendo, occlude parzialmente il
transito al sangue (per capire si fa tipo una stenosi aortica). Tale condizione è dinamica poiché al
restringimento sub‐aortico si correla un certo grado di partecipazione della valvola mitralica, il cui
lembo antero‐mediale tende a essere trasportato dal flusso aortico che accelera in prossimità
della stenosi per effetto Venturi o SAM (systolic anterior movement). Ai fini pratici la cuspide
antero‐mediale della valvola viene spinta verso il canale d’efflusso ventricolare dal turbinio di
sangue che si genera per l’ostruzione sub‐aortica. Il grado di SAM è variabile nel tempo e pertanto
la stenosi sub‐aortica è detta dinamica. Il movimento mitralico (SAM) a lungo andare può
provocare insufficienza mitralica funzionale
7
WWW.SUNHOPE.IT
4) Funzione sistolica: Ricordiamo che cos’è la frazione d’ eiezione(FE) E’ la quota di sangue
che viette iniettata ad ogni sistole ma in rapporto al volume telediastolico.
La formula è :
Volume tele‐diastolico ‐ volume tele‐sistolico
E’ quindi essenzialmente una differenza di volumi. Se io ho una cavità ventricolare molto piccola e
ho un volume tele‐sistoslico ancora più piccolo del volume tele‐diastolico io posso
apparentemente mantenere una adeguata frazione d’eiezione per molto tempo. E’ questo il
motivo per cui molti soggetti con cardiopatia ipertrofica vengono definiti come soggetti con
funzione sistolica normale, ma con disfunzione diastolica. ‐‐>scompenso
tipicamente diastolico
Tuttavia la contrattilità, cioè la funzione segmentaria di questi cuori è assolutamente alterata.
Nel 5‐10% dei casi con cardiopatia ipertrofica si ha l'“evoluzione end‐stage” ovvero il ventricolo
comincia a perdere spessore e massa a favore della cavità che si dilata e quindi comincia a perdere
in termini di volume e di frazione di eiezione. A questo punto l’evoluzione verso lo scompenso e il
trapianto di cuore è abbastanza rapida, più rapida di quella delle cardiomiopatie dilatative in cui è
come se si creasse una specie di compenso nel tempo. Purtroppo la prognosi a 5 anni
dell’evoluzione end‐stage è peggiore di quella della cardiomiopatia dilatativa infatti quasi tutti i
soggetti sono in lista di trapianto. A volte vengono inseriti in lista di trapianto anche soggetti con
una frazione d’eiezione apparentemente buona cioè del 40% mentre soggetti con cardiopatia
dilatativa con una frazione d’eiezione del 30.25% possono tranquillamente aspettare prima di
entrare in lista. Quindi la valutazione si deve sempre basare su più parametri.
CLINICA
Quali sono i sintomi della cardiopatia ipertrofica e da cosa dipendono?
1. dispnea da congestione
polmonare per disfuzione
diastolica del ventricolo sinistro,
aggravata dalla stenosi aortica
sottovalvolare dinamica. La
sussistenza di insufficienza
mitralica derivante dal SAM
aggrava l’ipertensione atriale.
2. Angina pectoris, è un’angina da
discrepanza tra le elevate richieste
di O2 e l’apporto ematico al
ventricolo. Ciò è determinato dallo
schiacciamento dei capillari
coronarici subendocardici al di
sotto della imponente massa
cardiaca.
3. Sincope, compare soprattutto nello sforzo. Si va dalle vertigini alla lipotimia. È determinata
dalla stenosi ed è ovviamente proporzionale alla sua entità. La stenosi aortica riduce infatti
la perfusione cerebrale (e sistemica). Ciò è enormemente aggravato dalla riduzione del
volume telediastolico incamerabile nel ventricolo ipertrofico.
8
WWW.SUNHOPE.IT
4. Morte improvvisa, di norma conseguente a fibrillazione ventricolare, ma si ha anche
quando la stenosi sottovalvolare si fa talmente serrata da impedire l’efflusso.
NB :Si noti che tutti i sintomi e segni sono sovrapponibili a quelli da stenosi aortica acquisita
(triade sintomatologica con dispnea da sforzo, angina da sforzo e sincope da sforzo).
DIAGNOSI
E.O.
All’esame clinico se l’ostruzione (quella dell'aorta) è assente l’obbiettività clinica può essere
assolutamente normale
Se è presente l’ostruzione questa può esserci a riposo quando abbiamo un’ipertrofia importante e
una mitrale coi lembi molto allungati oppure può essere provocata dallo sforzo o con una serie di
manovre come ad esmpio la manovra di Valsalva che riduce il ritorno venoso e, di conseguenza,
riduce il volume diastolico del ventricolo
sinistro, aumentando così il grado di
apposizione del lembo anteriore mitralico al
setto interventricolare ipertrofico. Per
questo, la manovra di Valsalva aumenta
l'intensità del soffio.
Si esegue, dopo una inspirazione profonda,
una espirazione forzata a glottide chiusa
Tutte le manovre o tutti i farmaci come gli
inotropi positivi oppure i diuretici( che
riducono il precarico) possono peggiorare la
situazione.
Quindi i farmaci che potremmo usare sono i
farmaci inotropi negativi, cioè i beta‐
bloccanti.
Sentiremo,quindi, un soffio tipico
mesotelesistolico da ostruzione.
Inoltre è possibile auscultare un soffio
olosistolico puntale irradiato all'ascella
sintomo di insufficienza mitralica
Strumentale
all’ECG (importante x il prof!) : l’ECG può essere il mezzo più precoce per fare diagnosi per un
soggetto con cardiopatia ipertrofica. Questo perchè nei portatori della mutazione diventa anomalo
prima dell’eco. Infatti sebbene l’eco sia il gold standard del cuore,questo può apparire ancora
normale, mentre l’ECG può mostrare segni di
”ipertrofia ventricolare sinistra” da sovraccarico sistolico
pseudonecrosi onde Q= (onde Q indicano la depolarizzazione del setto) sono profonde
nelle derivazioni diaframmatiche
Onde T negative (caratteristiche nella zona apicale
BBS
9
WWW.SUNHOPE.IT
ecocardiografia‐‐> ipertrofia asimmetrica del setto
doppler
DIAGNOSI DIFFERENZIALE
E' importante fare una DD poichè la cardiomiopatia ipertrofica è una delle principali cause di
morte improvvisa.
Esistono degli indicatori, cosiddetti marker di rischio che ci permettono di provare a prevedere chi
morirà di morte improvvisa. Dobbiamo chiedere se:
ci sono morti improvvise in famiglia soprattutto giovanili e inspiegate , se
il soggetto ha avuto sincopi;se
il suo cuore sarà più di 30 mlm => un cuore molto fibrotico, con disarray e alto di rischio di
sviluppare aritmie ventricolari.
Due o più fattori rischio indica la necessità di utilizzare un defibrillatore per “trattare in maniera
profilattica" .
TERAPIA
Medica
Sintomi assenti ‐‐> nulla
Sintomi presenti‐‐> calcio antagonisti e beta‐bloccanti (con effetto inotropo negativo).
Chirurgica
Intervento di mioectomia cioè
andiamo a tagliare quella parte
di setto che danneggia il cuore .
Talora l’intervento viene esteso
anche alla valvola mitrale e ai
muscoli papillari soprattutto
quando sono molto
ipertrofizzati e quindi rendono la
cavità più piccola. Possiamo in
realtà utilizzare un ‘altra tecnica
un po’ aggressiva ma utile negli
adulti cioè l’iniezione di etanolo
nei rami settali che determina
un infarto con la cosiddetta “ectomia clinica” .
10
WWW.SUNHOPE.IT
CARDIOMIOPATIA RESTRITTIVA
DEFINIZIONE
E' una patologia del miocardio caratterizzata da un cuore con spessore e diametri ventricolari
normali ma con una difficoltà al riempimento dovuto a un’alterazione della compliance
ventricolare. Sono cuori fibrotici che hanno difficoltà a riempirsi con dilatazione molto spesso
bicamerale.
EZIOLOGIA
CARDIOPATIA PRIMITIVA‐‐>E' dovuta a mutazioni del sarcomero ( troponina I) o di strutture
circostanti( desmina)
CARDIOPATIA SECONDARIA: dovuta a patologie da accumulo (amiloidosi, sarcoidosi, glicogenosi,
emocromatosi).
FISIOLOGIA
L'aumentata rigidità ventricolare dovuta a fibrosi e disarrey dei miocardiocii e non ad una
ipertrofia della parete, determina un aumento della pressione di riempimento ventricolare, con
conseguente aumento delle pressioni a monte, ovvero negli atri e nelle vene. (per quest do i
diuretici per ridurre il precarico!). Gli atri possono sfiancarsi e andare in fibrillazione.
Sono soggetti che hanno una frazione d’eiezione normale fino alle fasi terminali della malattia ma
che hanno uno scompenso diastolico cosicchè molti di loro entrano in lista di trapianto con una FE
conservata (come nella cardiopatia ipertrofica, ma non di quella dilatativa in cui c'è uno
scompenso sistolico dato che la FE non è conservata!)
TERAPIA
Nella storia naturale di questi soggetti ci sarà il trapianto cardiaco perché non abbiamo farmaci
capaci di trattare questa patologia se non farmaci sintomatici come i diuretici. Sono pazienti con
scompenso biventricolare diastolico con aumento delle pressioni pre e post capillari polmonari e
anche difficoltà nello scarico venoso sistemico. Si danno i diuretici ad alte dosi per tentare di
ridurre il precarico e quindi il sovraccarico cardiaco. In un cuore fibrotico con ridotta compliance il
11
WWW.SUNHOPE.IT
riempimento avviene nella fase rapida , poi ho una riduzione del riempimento e poi ho un picco
nella contrazione atriale che spinge e riesce a riempire un altro po’ questo ventricolo.
Quando si sviluppa un’aritmia come la fibrillazione atriale( per lo sfiancamento) si utilizzerà il
trattamento della fibrillazione.
CARDIOMIOPATIA ARITMOGENA
DEFINIZIONE
Per tanti anni è stata definita come cardiopatia aritmogena del ventricolo destro, oggi sappiamo
che nei due terzi dei casi è bi ventricolare e in un 5% dei casi può essere addirittura del ventricolo
sinistro.
EZIOLOGIA
Questi cuori hanno un’alterazione genetica per i geni delle proteine dei desmosomi ( strutture
presenti nelle gap‐junction) . Questa determina una fase apoptotica iniziale per cui le cellule
muoiono e si ha una sostituzione fibro‐adiposa del miocardio. Questo porta a circuiti di rientro,
quindi aritmie, quindi morte improvvisa.
alterazioni desmosomi‐‐‐> cellule muoiono, sostituite da tessuto fibro adiposo‐‐‐>creazione circuiti
da rientro‐‐‐> aritmie‐‐> morte improvvisa
Se nel tempo sostituisco gran parte del miocardio avrò dilatazione molto spesso bi ventricolare,più
raramente del ventricolo sinistro e quindi confondibile con una cardiomiopatia dilatativa .
Questi soggetti sono a rischio di morire improvvisamente o di sviluppare nel tempo scompenso
così come una cardiopatia dilatativa. ( con uguale trattamento).
SINTOMI
60% è asintomatico e la malattia viene scoperta per ricerca nei parenti degli affetti (cioè x es un
mio parente ha c.a. e faccio anche io lo screening e lo trovo!). Solo il 30% riferisce palpitazione. Il
10% invece, viene trasportato d'urgenza in ospedale per aritmia con sincope.
Come preveniamo la morte improvvisa nella cardiopatia aritmogena? Non tutti sono d’accordo ma
sicuramente la sincope, la presenza di aritmie ventricolari e un ‘estrema dilatazione
biventricolare per massiva sostituzione ipertrofica, sono i 3 eventi che ci fanno pensare che il
paziente con cardiomiopatia aritmogena è a rischio di morte improvvisa. In questi casi in
prevenzione primaria impiantiamo un
12
WWW.SUNHOPE.IT
La CARDIOLOGIA PEDIATRICA si occupa:
del soffio cardiaco, reperto ascoltatorio molto frequente nei bambini;
di aritmie;
di cardiomiopatie acquisite in età neonatale e pediatrica,
di cardiomiopatie congenite dell’adulto, che sono strettamente legate alla cardiologia
pediatrica, sono i bambini in cui non è stato diagnosticato il difetto in età neonatale e
pediatrica;
cardiologia interventistica, il cardiologo dell’adulto e del pediatra oggi in sala aereodinamica
o di elettrofisiologia , di curare alcuni difetti, non solo lasciata al cardiochirurgo.
Il SOFFIO INNOCENTE è presente nel 60% dei bambini normali. Quando si ascolta un soffio in
un bambino, se questo soffio è sistolico, perché non è mai diastolico il soffio innocente, se varia con
il decubito perché dipende dal ritorno venoso (se è di più o dimeno), se aumenta con la febbre ed ha
un timbro dolce, si tratta di soffio innocente.
Questo è presente perché probabilmente è dovuto al flusso che passa dal cuore all’arteria
polmonare e che provoca un rumore che in realtà c’è anche negli adulti; infatti nei soggetti magri
spesso si sente questo soffio mesosistolico che di solito si sente meglio in parasternale sinistra al II
spazio intercostale o al mesocardio. Se da pediatri non si è sicuri dell’innocenza del soffio, si manda il
bambino dal cardiologo per un’ecocardiografia per accertarsi che il cuore sia sano e si diagnostica
quindi un Suono innocente ( chiamarlo suono coi genitori ha un impatto psicologico minore).
nb. valori da sapere: Pressione a.polmonare picco sistolico di 18‐25 mmHg, un valore diastolico di 6‐10mmHg
La pressione aorta(=p. arteriosa sistemica) sistolica si situa tra 100‐140 mmHg e la diastolica tra 60‐90 mmHg
WWW.SUNHOPE.IT
CARDIOPATIE CONGENITE
Le cardiopatie congenite (CC) rappresentano le più frequenti malformazioni
congenite riscontrate alla nascita, raggiungendo un incidenza di 1/100 nati e di addirittura 2/100 in
epoca fetale(sono infatti anche la malformazioni più frequenti in utero)
Se le CC sono isolate il paziente sopravvive Una volta diventati adulti diventano GUCH ( bambini
cresciuti con le cardiomiopatie ) . Un paziente adulto può avere associata alla cardiomiopatia anche
un’ipertensione arteriosa, una cardiomiopatia ischemica.
Se le CC sono associate ad alterazioni cromosomiche morte in utero
La diagnosi
38% in epoca pre‐natale
32% prima della dimissione dal punto neonatale
25% dopo la dimissione dal punto neonatale
5% dopo la morte
L’ ecocardiografia è una metodica innocua ed è la metodica con cui si fa la diagnosi di cardiopatia e
con cui si può fare anche diagnosi prenatale. Quest’ultima si può fare dalla di diciannovesima/
ventesima settimana di gravidanza ( quinto mese) . Ai neonati non è un esame discreening. Si fa
quando c’è familiarità per cardiomiopatie congetite, se c’è il diabete materno, se la mamma prende
farmaci che possono essere teratogeni.
ETIOLOGIA
eziologia ambientale Agenti teratogeni, come il litio, a cui la mamma non deve essere
esposta in gravidanza;
difetti associate a sindromi genetiche Ad es, il 40‐50% dei bambini affetti da sindrome di
Down hanno un canale atrioventricolare incompleto e alla nascita vanno controllati. La
sindrome di De George, in cui il 75% dei pz è affetto da cardiomiopatie della regione tronco‐
conale.
Eziologia multifattoriale o idiopatica non si sa ancora di preciso; Non conosciamo l’eziologia
della maggior parte della cardiomiopatie congenite. Si sa che se c’è una migrazione errata delle
cellule della cresta neurale che vanno a formare la regione del tronco‐cono, riscontriamo difetti
in questa zona.
2
WWW.SUNHOPE.IT
PATOGENESI
La patogenesi delle CC sembra essere legata a :
1)difetti di migrazione del tessuto ecomesenchimale
2) anomalie dell’apoptosi cellulare
3)anomalie del connettivo
4) anomalie del situs visceris: in quanto soggetti con situs visceris inversus o ambigus hanno una
netta possibilità di sviluppare mutazioni cardiache. ricorda:
situs inversus: Gli organi addominali sono lateralizzati con posizione inversa e il cuore si può trovare
sia a sinistra (levocardia) che a destra (destrocardia).
situs ambigus: manca lateralizzazione degli organi addominali, alterazioni bronchi e cadiopatie
situs solitus: tutto normale.
CLASSIFICAZIONE CLINICA In questa classificazione possono sfuggire alcune
cardiomiopatie. Tiene conto dei sintomi presenti, cianosi o scompenso cardiaco.
CIANOSI
La cianosi è la colorazione bluastra di cute e mucose, ascrivibile alla presenza di più di 5 gr % di Hb
ridotta. La cianosi è definita centrale quando la causa è una desaturazione del sangue arterioso per
cause cardiopolmonari, al contrario, la cianosi è detta periferica quando la causa che la determina è
un rallentamento del circolo che comporta una maggior estrazione di ossigeno dal sangue. Si può
avere:
per atresia della polmonare . Il sangue quindi arriva nella polmonare attraverso il dotto di
Botallo e l’ossigenazione non è sufficiente e si può avere cianosi. La cianosi non è molto
precoce, in quanto in tutte le cardiomiopatie con ostruzione severe della polmonare compare
man mano che si chiude il dotto di Botallo , nei primi giorni e settimane di vita.
Da ricordare : il dotto di botallo collega la polmonare all’aorta, e durante la vita fetale garantisce una
circolazione in questa direzione. Dopo la nascita per l’espansione dei polmoni e cambio di pressione il
flusso si inverte, andando dall’aorta alla polmonare.
per trasposizione delle grandi arterie, cioè quando si nasce con aorta e polmonare invertite di
posizione, in modo che l’aorta nasce dal ventricolo destro e la polmonare dal ventricolo
sinistro. Siccome in aorta arriva sangue deossigenato, e non c’è un posto in cui il sangue si
mescola, la cianosi è precoce, il bambino nasce cianotico e può morire se non si interviene.
3
WWW.SUNHOPE.IT
SCOMPENSO CARDIACO
Lo scompenso cardiaco è la condizione di incapacità della pompa
cardiaca di mantenere una portata cardiaca in grado di esaudire
le richieste metaboliche dell’organismo. Se nell’adulto lo
scompenso si rende evidente con una progressiva astenia e
dispnea descritta mirabilmente dalle quattro classi NYHA*,
nel bambino classici segni di scompenso sono la difficoltà alla
suzione con o senza sudorazione e i deficit d’accrescimento.
La dispnea è determinata dalla congestione polmonare e si manifesta con polipnea (>60atti/minuto)
rientramenti intercostali e rumori umidi (rantoli crepitanti) alle basi polmonari o ai campi medio‐
apicali. Segno di scompenso destro congestizio è la presenza di edemi declivi e segni di stasi venosa
(epatosplenomegalia, turgore giugulare).Si può avere per:
ostruzione molto severa all’efflusso del ventricolo sinistro, arriva poco flusso in aorta e si ha uno
scompenso cardiaco classico.
iperafflusso polmonare lo scompenso si instaura dopo i primi giorni di vita.
La classificazione clinica suddivide la cardiopatie congenite in 5 diverse classi:
1. Cardiopatie con cianosi dalla nascita senza scompenso cardiaco
2. cardiopatie con scompenso cardiaco alla nascita
3. cardiopatie con cianosi precoce (prime 6 settimane di vita)
4. cardiopatie con scompenso cardiaco precoce
5. cardiopatie con cianosi e scompenso cardiaco precoce
*CLASSIFICAZIONE NYHA
Cardiopatia, ma senza conseguenti limitazioni dell'attività fisica. L'attività fisica ordinaria non è limitata, ma
I
compaiono sintomi per attività superiori all'ordinario.
II Il paziente sta bene a riposo ma l'attività fisica ordinaria causa la comparsa di sintomi.
III Compaiono sintomi anche per attività fisiche inferiori all'ordinario ma sta bene a riposo.
4
WWW.SUNHOPE.IT
CLASSIFICAZIONE FISIOPATOLOGICA
Raggruppa le cardiomiopatie a seconda del meccanismo fisiopatologico che ne è alla base.
1)CARDIOPATIE CON IPER‐AFFLUSSO POLMONARE
Si verificano quando arriva troppo sangue ai polmoni attraverso le arterie polmonari. Sono causate
dalla presenza di uno shunt , cioè un passaggio, dal cuore sinistro al cuore destro a localizzazione
intracardiaca o extracardiaca. Questo shunt si ritrova:
nel difetto interventricolare dopo qualche giorno dalla nascita le resistenze polmonari calano (
alla nascita esse sono identiche a quelle sistemiche), si abbassa la pressione nel ventricolo
destro, perché il ventricolo destro deve vincere delle resistenze molto inferiori di quelle
sistemiche, comincia il passaggio di sangue alla camera a pressione più alta a quella più bassa (da
sx a ds)
nel difetto interatriale: la pressione nell’atrio sinistro è un poco maggiore di quella dell’atrio
destro
nella pervietà del dotto arterioso di Botallo: la pressione dell’arteria polmonare è circa 1/5 di
quella dell’aorta, comincia il flusso da aorta alla polmonare.
canale atrioventricolare
in tutte le cardiopatie complesse in cui non c’è un’ostruzione polmonare: ad esempio c’è un
solo ventricolo il sangue è diretto preferenzialmente nella polmonare piuttosto che nell’aorta
perché nel primo c’è minore resistenza
L’entità dello shunt dipende:
1. Dall’ampiezza del difetto o del dotto in cui il flusso passa ( ad es se ho un difetto
interventricolare piccolo, vi passera meno flusso che in uno grande);
2. Dal valore delle resistenze sistemiche rispetto a quelle polmonari.
2)CARDIOPATIE CON IPOAFFLUSSO POLMONARE
caratterizzate dalla riduzione del flusso polmonare, secondariamente all’ostruzione all’efflusso
ventricolare destro. Ciò provoca una riduzione dell’ossigenazione del sangue arterioso.
tetralogia di fallot
Cardiopatie complesse con stenosi polmonare
5
WWW.SUNHOPE.IT
3)CIRCOLAZIONI IN PARALLELO: sono determinate da anomalie dei grossi vasi, per cui il sangue
venoso non ossigenato viene dirottato verso la circolazione sistemica e il sangue arterioso
ossigenato ritorna nuovamente nella circolazione polmonare.
TGA
TGA+DIV
TGA+DIV e stenosi Po
4)OSTRUZIONI DELL’EFFLUSSO VS determinate da stenosi localizzate a vari livelli lungo
l’efflusso ventricolare, destro o sinistro. La gravità di queste patologie non è in grado di determinare
una dotto‐dipendenza.
stenosi aortica
coartazione aortica
5)DOTTO DIPENDENZE
atresia aortica (VS ipoplastico)
atresia polmonare
DIAGNOSI STRUMENTALE
Un bambino con sospetta CC verrà visitato e sottoposto ad alcuni esami dirimenti.
ECG Nel bambino normale, entro il primo giorno di vita si assiste ad un progressivo aumento della
frequenza cardiaca, fino a 180 bpm, che devono pertanto essere ritenuti normali. Vi è inoltre una
fisiologica prevalenza delle forze ventricolari destre che non rappresentano dunque anomalie.
Permette di valutare l’eventuale ipertrofia e dilatazione atriale (tipica del DIA) o di un ventricolo
(come nel DIV e altre CC).
RX torace Permette di valutare istantaneamente un’eventuale anomalia dei grossi vasi, stimare
la grandezza dell’ombra cardiaca e esaminare le anomalie dell’arco aortico e apprezzare l’aumento
della vascolarizzazione polmonare con l’eventuale ectasia del tronco polmonare (tipico degli shunt
sxdx) o la sua riduzione (come avviene nello shunt dxsx e nell’ostruzione all’efflusso
ventricolare destro). L’eventuale edema polmonare viene inoltre ben visualizzato all’RX tramite un
addensamento ilare e parailare con periferia polmonare chiara e scissure interlobari accentuate.
Ecocardiografia 2D con color Doppler rappresenta oggi il gold standard per la diagnosi di tutte le
CC, permettendo di contestualizzarne l’entità e le differenze morfostrutturali rispetto al cuore
normale.
6
WWW.SUNHOPE.IT
1)C. C. CON IPERAFFLUSSO POLMONARE
Appartengono a questo gruppo i DIA (difetti del setto interatriale), i DIV (difetti del setto
interventricolare), la persistenza del dotto di Botallo e il canale AV (atrioventricolare).
DIA – DIFETTI DEL SETTO INTERATRIALE
Il DIA è la seconda cardiopatia congenita in ordine di frequenza
dopo il DIV (7‐11% di tutte le CC) È più frequente nel sesso femminile ed è stimato
esser presente in circa 4 bambini su 1000. Quasi il 30% dei
bambini ha un DIA alla nascita, ma questo si chiude
spontaneamente entro l’anno di vita nel 92% dei casi.
Il difetto è maggiormente presente nei soggetti affetti
da sindrome di Down, nella sindrome di Noonan.
La cardiopatia è caratterizzata dal difettoso sviluppo
del setto interatriale che, conformato in tal modo,
permette la comunicazione e lo shunt di sangue,
generalmente da sinistra a destra.
Esistono quattro tipi di DIA, a secondo della localizzazione nel setto.
1. DIA tipo ostium secundum (foro di Botallo): è il DIA più frequente, rappresentando oltre il
75% dei casi. È localizzato nella parte centrale del setto interatriale. Nella maggior parte dei
casi si chiude entro un anno di vita.
2. DIA tipo ostium primum: (15% dei casi) è localizzato nella parte inferiore del setto,
caudalmente all’ostium secundum. Può associarsi a canale AV
3. DIA tipo seno venoso: (7% dei casi) localizzato in prossimità dello sbocco della vena cava
superiore
4. DIA tipo seno coronarico (3% dei casi): localizzato in prossimità dello sbocco della grande
vena coronarica nell’atrio destro.
7
WWW.SUNHOPE.IT
FISIOPATOLOGIA
Il DIA è una CC con iperafflusso polmonare ove lo shunt sinistrodestro è strettamente dipendente
dalla grandezza del difetto, dalle resistenze polmonari e dalla distensibilità del ventricolo destro. Lo
shunt è detto significativo quando provoca dilatazione delle sezioni destre.
Lo shunt avviene in corso di sistole atriale, ossia durante la diastole .
In EPOCA NEONATALE lo shunt, seppur ampio, è di norma limitato in virtù della bassa distensibilità
ventricolare destra, delle alte resistenze polmonari e dalle basse resistenze periferiche, sicchè solo
parte del sangue è drenato attraverso il DIA, mentre la maggior parte di esso segue il suo corso
fisiologico.
DOPO 6‐8 SETTIMANE DALLA NASCITA, avviene la caduta delle resistenze polmonari, e l’entità
dello shunt aumenta, comportando, se il difetto è ampio, dilatazione delle sezioni destre (atrio e
ventricolo) e del secondo arco di destra (arteria polmonare) per sovraccarico di volume.
La STORIA NATURALE
dei pazienti con DIA evidenzia che solo lo 0.1% muore entro il primo anno di vita.
Nelle prime due decadi di vita l’effetto determinato da questa condizione sulla circolazione
polmonare non è quasi mai grave. L’aumento del flusso polmonare provoca si un aumento dello
spessore della media e dell’intima, favorendo la vasocostrizione, ma non determina quasi mai IAP
(ipertensione arteriosa polmonare).Sembra che la gravità di questo evento sia minore rispetto al
DIV per la bassa pressione del sangue passante per il DIA, ovviamente differente dal jet di sangue ad
alta pressione che passa per il DIV.
Dopo la terza decade di vita di norma il DIA è asintomatico fino a 50/60 anni.
Tuttavia spesso si presentano aritmie sopraventricolari e atriali, la più frequente
è sicuramente la fibrillazione atriale che tende inoltre a divenire cronica,dispnea.
Alcune forme di DIA sono definite “maligne” perché statisticamente possono provocare un rapido e
progressivo peggioramento della condizione clinica e dei parametri emodinamici, determinando
prematuramente scompenso cardiaco destro e MVP (malattia vascolare polmonare ) con sindrome
di Eisenmenger) La sindrome è caratterizzata da un rapido ipertrofizzarsi del ventricolo destro
secondariamente al crescere delle resistenze polmonari per proliferazione della media stimolata
dall’iperafflusso. La pressione in ventricolo destro aumenta in maniera tale da coinvolgere l’atrio
destro che facilmente supera in pressione l’atrio sinistro. Ciò provoca inversione dello shunt, con
immissione di sangue venoso nell’atrio sinistro e conseguente cianosi e dita ippocratiche.
8
WWW.SUNHOPE.IT
CLINICA
Il bambino con DIA non presenta quasi mai sintomi e possono restare asintomatici, se non di
dimensioni eclatanti, anche per tutta la vita. Alcuni bambini presentano infezioni polmonari
ricorrenti e solo rarissimamente dispnea da sforzo.
Tuttavia, l’ipertrofia e la dilatazione dell’atrio destro possono determinare:
1. TACHIARITMIE ATRIALI (fibrillazione atriale) o sopraventricolari con la comparsa di
fastidiose palpitazioni
2. EMBOLIE PARADOSSE, ossia di trombi venosi che embolizzando passano nel DIA e
raggiungono il ventricolo sinistro, da cui possono pericolosamente dirigersi verso distretti
arteriosi cefalici e/o caudali. Il passaggio di emboli dall’atrio destro all’atrio sinistro avviene
quando vi è un’inversione dello shunt per fisiologico e temporaneo aumento delle
resistenze polmonari (ossia durante le immersioni subacquee e durante i ponzamenti).
ESAME OBIETTIVO E DIAGNOSI STRUMENTALE
Si possono sentire 2 diversi tipi di soffi:
1. soffio sistolico eiettivo: al 2° spazio intercostale sx
(focolaio ascoltazione della polmonare) :
perché attraverso la polmonare passa più flusso del
dovuto, è come se ci fosse una stenosi polmonare
(si parla infatti di stenosi polmonare relativa)
2. soffio diastolico transtricuspidale: per il flusso in
eccesso che passa attraverso la tricuspide.
Non sentiamo il flusso che passa tra i due atri perché il gradiente pressorio
tra questi ultimi è basso e la velocità del flusso è basso, il flusso è laminare
non turbolento e non fa rumore quindi non si ausculta quello che dovrebbe
essere il soffio diastolico (in quanto avviene durante la sistole atriale)
per il passaggio del sangue attraverso il DIA .
Tipico è l’aumento del secondo tono sulla polmonare ed il costante sdoppiamento del secondo tono
per ritardo della chiusura della polmonare secondariamente all’aumento di pressione nell’arteria
polmonare. Lo sdoppiamento si annulla se si invita il paziente a trattenere il fiato (trattenere il fiato
determina aumento delle resistenze polmonari e riduce quindi l’entità dello shunt e dell’afflusso).
9
WWW.SUNHOPE.IT
ECG: Nei DIA piccoli è normale, in quelli modesti mostra un segno di sovraccarico volume sezione
destra del cuore che può condurre al blocco di branca destra , ,con QRS ad aspetto rSR’. Vi sono
segni di ipertrofia ventricolare destra (QRS alto voltaggio in V1) e deviazione destra dell’asse
elettrico.
RX torace: Nei DIA piccolo è normale, in quelli modesti mostra l’ingrandimento dell’atrio e
dell’auricola di destra, dilatazione del II arco di destra (corrispondente all’ arteria polmonare) e
campi polmonare chiari per l’iperafflusso.
ECOcardio: esame di prima scelta, rappresenta il gold standard per la diagnosi di DIA. Permette di
localizzare e quantificare il DIA e studiare gli effetti che ha prodotto sull’atrio e ventricolo destro e
sull’arteria polmonare.
TERAPIA
Nella stragrande maggioranza dei casi, il DIA non è sintomatico e non viene dunque trattato. La
terapia medica consiste soprattutto nel fronteggiare le ricorrenti infezioni respiratorie a cui sono
suscettibili tali pazienti. Nell’età adulta si possono presentare episodi di aritmie o di scompenso
destro da trattare con idonea terapia medica.
se peso >10kg e DIA ha margini adeguati CHIUSURA PERCUTANEA in sala d’emodinamica
:cateterismo femorale con tecnica Seldering ed immissione di un device metallico
occludente o trombogeno nel difetto. Condizione necessaria per l’attuazione della pratica
interventistica è il raggiungimento, da parte del paziente, di almeno 20kg di peso corporeo,
così che la femorale ha un diametro sufficiente per il passaggio del catetere e non rischia di
essere danneggiata. La chiusura del DIA in emodinamica può essere effettuato solo per DIA
tipo ostium secundum.
In casi gravi, in cui il pz pesa meno di 10 kg ma necessità di un operazione immediata, si passa
alla TERAPIA CHIRURGICA: fabbricazione di un adeguato patch in dacron da suturare per
occludere il DIA, viene preferita ogni qualvolta il DIA sia di tipo ostium primum o di tipo venoso,
quando supera i 4 cm2 di diametro o quando ha margini (rims) irregolari. La mortalità chirurgica è
pari allo 0.7% e le complicanze maggiori sono le aritmie post‐incisionali (28% dei casi) per
intaccamento del fascio di conduzione. Tecnica chirurgica: sternotomia o toracoctomia in cec.
10
WWW.SUNHOPE.IT
DIV – DIFETTI INTERVENTRICOLARI
I DIV sono, tra tutte le CC, le più frequenti, se si esclude la bicuspidia valvolare aortica,
rappresentando il 20 % delle CC. Il difetto può presentarsi da solo o spesso in associazione con altre
patologie genetiche come la trisomia 18, 13 e 21.
Da un punto di vista anatomico, i DIV sono suddivisi in:
1. DIV Perimembranoso (sottoaortico) 80%
2. DIV del setto trabecolato:dell’inlet 5‐20%
3. DIV del setto infundibulare: dell’outlet (sottopolmonare) 5%
4. DIV muscolare (apicale)
Fisiopatologia
Il DIV, così come il DIA, mette in comunicazione due camere, il ventricolo sinistro e il ventricolo
destro, normalmente separate tra di loro. A differenza del DIA però il DIV risente molto di più della
grandezza del difetto stesso, mettendo in comunicazione due camere con una differenza pressoria
significativa.
Nel caso di DIV innocui, di minutissime dimensioni, le pressioni sinistre e destre restano nei
range di normalità, il flusso polmonare resta inalterato e non si sviluppo IAP (ipertensione
arteriosa polmonare). Tale DIV è quello della Malattia di Roger, in cui minutissimi foraminula
si aprono nella parte apicale del setto muscolare dell’inlet ma tendono ad essere innocui ed
emodinamicamente inerti, in genere vanno incontro a completa chiusura entro i 2 anni di
vita. Un DIV non si espande, se di piccole dimensioni alla nascita o si chiude o rimane tale.
Nei DIV moderati: rischio di scompenso cardiaco nei primi mesi di vita
Nei DIV ampi: alto rischio di ipertensione polmonare e scompenso cardiaco.
In questi ultimi due lo shunt è significativo ed è diretto da sxdx.
LaGravità della patologia è direttamente proporzionale alla grandezza del difetto interventricolare
11
WWW.SUNHOPE.IT
STORIA NATURALE
NELLE PRIME 6‐8 SETTIMANE DI VITA le RVP (resistente vascolari polmonari) sono ancora
fisiologicamente elevate, lo shunt non è imponente, nemmeno per DIV di grosse dimensioni.
DOPO 6‐8 SETTIMANE le RVP calano e con esse la pressione nel ventricolo destro. Lo shunt
diventa significativo e in tale fase compare insufficienza cardiaca (e mai prima di 6‐8 settimane).
I DIV moderati sono causa di SOVRACCARICO ATRIALE E VENTRICOLARE SX, essendo localizzati in
sede sottotricuspidalica (sono le sezioni cardiache sinistre ad ingrandirsi e non le destre poiché nelle
comunicazioni sottotricuspidaliche il sangue passante dal ventricolo sinistro al destro si immette
direttamente nell’infundibolo polmonare piuttosto che raggiungere il ventricolo destro). Quindi nei
DIV le sezioni che vanno incontro a SCOMPENSO sono quelle SINISTRE. Nello specifico vengono
coinvolte arteria polmonare, vene polmonari, atrio sinistro e ventricolo sinistro
Nei DIV ampi, molto simili al cosiddetto “ventricolo unico” le pressioni vigenti nel ventricolo sinistro
si equiparano a quelle di destra, in maniera tale che rapidamente la pressione polmonare sale a
livelli uguali a quella sistemica. Se un ampio DIV non viene corretto, lo shunt che determina
iperafflusso polmonare provoca un danno vascolare irreversibile, prevalentemente mediato
dall’ipertensione arteriosa polmonare (IAP) che provoca fenomeni di iperplasia intimale e della
tonaca media arteriosa. Con l’aumento delle RVP oltre significativi valori compare una vera e propria
MVP, malattia vascolare polmonare, il ventricolo destro si ipertrofizza a causa dell’elevata
pressione vigente nel circolo polmonare, fino a superare in pressione il ventricolo sinistro. A tal
punto lo shunt diviene dxsx o bidirezionale. Il sangue venoso presente in ventricolo destro passa
in ventricolo sinistro e quindi nella circolazione sistemica, determinando cianosi centrale da mixing
ventricolare (s. di Eisenmenger). L’ipertrofia ventricolare sinistra in questa fase tende a recedere,
mentre restano chiari segni di ipertrofia ventricolare destra. Il soffio al mesocardio (olosistolico da
rigurgito) in questa fase avanzata scompare per equipararsi delle pressioni tra ventricolo destro e
sinistro. (scompenso cardiaco biventricolare). In tal caso l’unica terapia è il trapianto
cardiopolmonare.
12
WWW.SUNHOPE.IT
CLINICA
La gravità dei sintomi e dei segni è dipendente dalla grandezza del DIV e dall’eventuale patologico
aumento delle RVP.
I piccoli difetti sono totalmente asintomatici, e possono esser aggravati solo dall’endocardite
batterica.
Difetti di modeste e grandi dimensioni:Dopo le 6‐8 settimane di vita, il bambino comincia ad avere
TUTTI I SINTOMI DELLO SCOMPENSO CARDIACO:
grave e profonda astenia
tachipnea
rientramenti intercostali e al giugulo
difficoltà alla suzione al seno
deficit d’accrescimento
Nei difetti particolarmente ampi, quando si presenta la s. di Eisenmenger compare
cianosi
policitemia riflessa (e aumento dell’ematocrito)
ippocratismo digitale (tali segni sono più frequenti negli adolescenti e negli adulti).
DIAGNOSI ESAME OBIETTIVO
All’esame obiettivo cardiologico si potranno riscontrare numerosi rilievi. Il sangue passante
attraversi il DIV accelera e assume moto turbolento, provocando quindi :
soffio olosistolico al mesocardio (4° SIS?) che tende a coprire quasi tutto il primo tono. Ha un
irradiazione a sbarra. Si tenga sempre a mente che quando il DIV è piccolo il soffio è forte, mentre
nei DIV via via più ampi, per equipararsi delle pressioni tra ventricolo destro e sinistro, il soffio tende
a diminuire d’intensità e a scomparire.
INDAGINI STRUMENTALI
All’RX torace : normale se il DIV è piccolo e non causa sovraccarico di volume, oppure si rileva
cardiomegalia e segni importanti di iperafflusso polmonare (ilo e regione parailare chiari con
periferia polmonare scura e scissure interlobari ben definite, distensione e dilatazione dell’arteria
polmonare o II arco di destra).
All’ECG si notano chiari segni di ipertrofia ventricolare sinistra, dilatazione dell’atrio sinistro e
sovraccarico diastolico sinistro (onde T aguzze e positive sulle precordiali sinistre).
Nei DIV ampi, dove la pressione destra si equipara a quella sinistra e lo shunt diviene dxsx
l’ipertrofia ventricolare sinsitra tende a recedere ma resta ipertrofia ventricolare destra (che si
appalesa con il segno di Harzer e con QRS ad alto voltaggio in V1, asse elettrico del QRS spostato a
13
WWW.SUNHOPE.IT
destra, spesso BBD). In questa fase, come già detto, il soffio olosistolico non è più reperibile e, cosa
più importante, compare cianosi e policitemia.
EcocolorDoppler Cardiaco: è l’indagine strumentale di prima scelta. Tramite essa è possibile studiare
e quantificare lo shunt e localizzare sede ed estensione del DIV. Permette inoltre di misurare la
pressione all’interno del ventricolo dx e del ventricolo sx.
TERAPIA
medicaLo scompenso cardiaco provocato dai DIV di media e grande entità va trattato
farmacologicamente con β‐bloccanti (riducono la frequenza), ACE inibitori ( riducono la p.a e quindi il
post carico) nitrati, diuretici (riducono il precarico) e talvolta digitalici.
chirurgicaLa terapia d’elezione nei difetti ampi .Poiché per procedere all’intervento è necessario
che il paziente soddisfi alcuni parametri (tra questi sicuramente il più importante è il raggiungimento
di un peso corporeo idoneo e di confacenti condizioni cliniche) talvolta si può procedere al
bendaggio della polmonare come bridge to surgery. Il bendaggio polmonare riduce l’iperafflusso
polmonare e permette al paziente di raggiungere idonee condizioni prima dell’operazione.
L’intervento di chiusura chirurgica consiste
nell’apposizione di un patch in dacron o in pericardio
occludente il DIV, di norma applicato per approccio
transatriale o transapicale, mediante sternotomia mediana.
In alcuni pazienti con DIV muscolare dell’inlet non eclatanti e peso corporeo maggiore di 8 Kg si può
provare l’intervento percutaneo con approccio transcatetere e immissione di device metallico (di
apposita dimensione) a livello del DIV. La procedura viene praticata sotto la guida
dell’ecocardiogramma transesofageo.
Se il risultato è emodinamicamente buono e non vi sono DIV residui, non esiste restrizione all’attività
fisica. La profilassi dell’endocardite batterica può essere sospesa già dopo 6 mesi dall’intervento. Il
paziente dovrà essere valutato almeno una volta all’anno.
14
WWW.SUNHOPE.IT
PERVIETÀ DEL DOTTO ARTERIOSO DI BOTALLO
Il dotto arterioso di Botallo è una struttura vascolare fetale che connette l’arteria polmonare sinistra
con l’aorta , circa 1 cm distalmente all’origine dell’arteria succlavia sinistra.
I dotti di Botallo pervi tendono a chiudersi nel 99% dei casi entro il primo anno e nell’88% entro i
primi 2 mesi di vita, lasciando come vestigia un cordone fibroso, il ligamento arterioso. Ha
un’incidenza di 0.8/1000 nati vivi, ma il rapporto aumenta sensibilmente nei nati prematuri e nella
rosolia materna.
Il dotto di Botallo, nella vita fetale, ha diametro pari o superiore a quello dell’aorta ascendente e
serve, insieme al foro ovale di Botallo, a bypassare il circolo polmonare non funzionante nel feto.
Il sangue che raggiunge l’atrio di destra e il ventricolo destro viene infatti convogliato nella
circolazione sistemica tramite il foro ovale (ostium secundum) e il dotto di Botallo. In queste sedi lo
shunt è dxsx per le elevate RVP, maggiori delle resistenze periferiche.
Lo stimolo alla chiusura del dotto è la caduta delle resistenze polmonari che si verifica con la
respirazione. (Quindi per aumento della po2)Entro circa 24 ore dal processo si assiste alla chiusura
funzionale del dotto, mentre la chiusura anatomica avviene normalmente entro il primo mese di
vita. Farmaci FANS accelerano la chiusura del dotto di Botallo mentre alcune prostaglandine,
specificamente PGE1 e PGE2, la rallentano notevolmente.
La pervietà del dotto di Botallo è indispensabile in presenza di alcune CC, che pertanto sono
definite Cardiopatie Congenite dotto‐dipendenti. In queste CC la chiusura del dotto risulta fatale per
il bambino che, pertanto, deve essere trattato subito dopo la diagnosi con infusione di PGE1 e PGE2.
Tra queste cardiopatie dotto‐dipendenti vanno annoverate l’atresia polmonare, la coartazione
aortica severa, la TGA e il Fallot severo.
15
WWW.SUNHOPE.IT
FISIOPATOLOGIA
La presenza di una comunicazione (e dunque di uno shunt) tra l’aorta e l’arteria polmonare sinistra
determina un iperafflusso polmonare, dal momento in cui, per differenza di pressione, il sangue si
muove dall’aorta verso la polmonare. L’iperafflusso polmonare può determinare svariati quadri
clinici di gravità differenti, fino a giungere all’aumento irreversibile delle RVP e comparsa di
MalattiaVascolarePolmonare con sindrome di Eisenmenger.
L’entità dello shunt è quindi direttamente dipendente dal:
calibro del dotto arterioso
pressioni in aorta e in polmonare (direttamente proporzionali alle resistenze polmonari e
periferiche)
distensibilità dei ventricoli.
Lo shunt è generalmente irrisorio nelle prime 6‐8 settimane di vita per le elevate e fisiologiche
resistenze polmonari. Dopo 8 settimane dalla nascita, con la caduta delle resistenze polmonari,
l’entità dello shunt si fa maggiore e cresce col crescere del diametro duttale. Essendo lo shunt sxdx
post‐tricuspidalico, le sezioni che sono maggiormente interessate dal sovraccarico diastolico
(volumetrico o da aumentato precarico) sono l’atrio sinistro e il ventricolo sinistro.
Col passare del tempo , l’iperafflusso di sangue determina:
1) nel polmone un progressivo aumento delle RVP per via della proliferazione intimale e
della tonaca media muscolare dei rami dell’arteria polmonare, ialinizzazione delle arteriole e
successiva trombosi. Si determina IPA(ipertensione arteriosa polmonare) e successiva MVP e
sindrome di Eisenmenger, caratterizzata dall’inversione dello shunt attraverso il dotto (dalla
polmonare all’aorta) e con la comparsa di cianosi e policitemia.
2) nel cuore destro L’ ipertensione arteriosa polmonare (IAP) determina ipertrofia
ventricolare ds per sovraccarico pressorio (da aumentato postcarico).
Il ventricolo sinistro va incontro al tipico rimodellamento secondario ad aumento del precarico,
ossia l’ipertrofia eccentrica. ( aumento del diametro cavitario e riduzione degli spessori parietali)
Il ventricolo destro, sottoposto ad elevate pressioni generate dall’iperafflusso polmonare e
dall’aumento delle RVP e quindi per aumentato postcarico tende a compensare con un ipertrofia
concentrica.(aumento del diametro cavitario e degli spessori parietali)
16
WWW.SUNHOPE.IT
CLINICA
Un dotto arterioso pervio diviene sintomatico solo quando ha dimensioni abbastanza rilevanti.
Infatti, i piccoli dotti arteriosi pervi non sono quasi mai sintomatici, anche se complicanza temibile di
questa condizione è la maggiore suscettibilità all’endocardite da streptococco viridante. Quando
l’iperafflusso polmonare è importante (a causa della presenza di grossi dotti pervi) vi è un forte
sovraccarico diastolico (da aumento precarico) nelle sezioni sinistre del cuore e un forte sovraccarico
sistolico (da aumento postcarico) nelle sezioni destre. Ambedue le condizioni determinano
scompenso biventricolare manifesto con:
tachipnea
letargia
sudorazione durante le poppate
accrescimento insufficiente
DIAGNOSI:
esame obiettivo :Obiettivamente è rilevabile :
soffio continuo sisto‐diastolico in sede parasternale sinistra, correlabile all’accelerazione del
flusso ematico all’interno del dotto pervio.
Polsi periferici ampi e scoccanti con aumento della PA differenziale
ECG: normale o mostra i segni di ingrandimento e ipertrofia ventricolare sinistra con sovraccarico
diastolico sulle precordiali sinistre.(PDA medi) Condizione seguente e indice della progressione della
malattia è la diminuzione del sovraccarico diastolico sinistro e dell’ipertrofia sinistra in favore della
comparsa di ipertrofia ventricolare destra. (PDA ampi)
RX torace: l’immagine mostra:
1) cardiomegalia: Ombra cardiaca di dimensioni maggiori della norma.
2) i segni di iperafflusso polmonare, ossia l’aumento del II arco di destra, corrispondente
all’arteria polmonare che è invero dilatata e distesa
3) campi polmonari scuri e ilo e trama vascolare parailare chiara.
4) scissure interlobari sono ben delineate.
EcoColorDoppler cardiaco: è l’indagine dirimente, rappresenta il gold standard per la diagnosi di
pervietà del dotto di Botallo. Permette di quantificare e studiare la direzionalità dello shunt, valuta i
diametri e la frazione d’eiezione (indice della funzione di pompa cardiaca) dei ventricoli. Analizzando
il diametro, un dotto arterioso è definito ampioi se, nel suo punto più stretto presenta diametro > 2
mm, piccolo se < 1.5 mm.
17
WWW.SUNHOPE.IT
GESTIONE DEL PAZIENTE E TERAPIA
La storia naturale di un dotto arterioso dipende dalle DIMENSIONI DELLO STESSO:
1. Nei piccoli dotti vi è completa asintomaticità, eccezion fatta per l’aumentato rischio di
endocardite batterica da streptococco viridante.
2. Nei dotti di dimensioni modeste è lo scompenso cardiaco sinistrorso per sovraccarico
volumetrico del ventricolo sinistro.
3. I pazienti che hanno un dotto molto ampio sono fatalmente destinati all’ IAP che degenera in
MVP e sindrome di Eisenmenger con scompenso biventricolare.
Il trattamento del dotto arterioso pervio può essere
farmacologico percutaneo chirurgico
La gestione dei pazienti NATI PREMATURI
con dotto di Botallo pervio e basso peso è critica,
perché il dotto può creare furto, privando di sangue
alcuni territori come l’encefalo, i reni o l’intestino.
Nei pazienti prematuri in cui si riscontra un dotto
arterioso pervio, prima di procedere alla sua chiusura,
è assolutamente indispensabile valutare che non
coesistano altre cardiopatie congenite dotto‐dipendenti. Se tale condizione dovesse capitare è
invece necessario procedere all’infusione di prostaglandine PGE1 e PGE2 per impedirne la chiusura e,
se utile, praticare l’atriosettostomia secondo Rashkind (nella TGA).
1.Una volta esclusa la presenza di tali CC, si può procedere con il trattamento farmacologico alla
somministrazione di FANS, tra tutti ibuprofene e indometacina per avallare la chiusura del dotto.
1° gg :10mg/kg/die e.v., 2° gg : 5 mg/kg/die e.v., 3° gg 5 mgn/kg/die e.v.
Nel caso di fallimento di tale terapia si può procedere con
2.trattamento chirurgico: L’intervento viene eseguito per toracotomia anteriore sinistra , attraverso
il IV spazio intercostale, e consiste nella legatura e nella sezione del dotto. Essendo un intervento
extracardiaco non necessita di CEC.
NATI A TERMINE
1. trattamento farmacologico (anche con ACE inibitori, diuretici)
generalmente non ha effetto
2. se il pz ha un peso corporeo >4 kg :trattamento percutaneo
chiusura per via percutanea con approccio transcatetere, previa
incannulazione dell’arteria femorale. Una volta giunti col catetere
nel dotto di Botallo, si procede a rilasciare in loco una spirale
metallica occludente o un device metallico a doppio ombrello.
3. se il pz ha un peso corporeo <4kg trattamento chirurgico
Impossibile v isualizzare l'immagine.
18
WWW.SUNHOPE.IT
CANALE ATRIO‐VENTRICOLARE
Il canale atrio ventricolare rappresenta il3‐7% di tutte le cardiopatie congenite. È costantemente
associato alla sindrome di Down, nel senso che il 60% dei possessori di canale atrio ventricolare
(soprattutto completo) hanno anche trisomia 21. Spesso il canale atrio ventricolare si presenta
insieme ad altre anomalie anatomiche, all’interno di sindromi maggiori.
Il canale atrio ventricolare viene distinto in parziale e completo.
CANALE ATRIO VENTRICOLARE PARZIALE:
È contraddistinto da un DIA di tipo ostium primum
e da un cleft (schisi) della valvola mitralica,(=il lembo anteriore
della mitrale è tagliato in due parti!)
di norma determinante insufficienza valvolare.
Le valvole AV sono in genere separate.
Fisiopatologia CAV parziale
La fisiopatologia del canale atrio ventricolare parziale è dipendente dal grado di schisi mitralico
(cleft) e dalle dimensioni del DIA. Il DIA provocano iperafflusso polmonare, determinando aumento
delle RVP fino all’IAP e alla sindrome di Eisenmenger. La gravità di questa anomalia è direttamente
proporzionale alla grandezza del DIA, alle differenze pressorie esistenti tra atrio destro e sinistro e
allo stato delle resistenze vascolari polmonari (RVP). Come avviene nel DIA isolato, solo raramente e
di solito dopo i 20 anni si registra un aumento della pressione ventricolare destra tale da indurre
l’inversione dello shunt, che diventa dxsx con comparsa di cianosi centrale, refrattaria alla
somministrazione di O2. La schisi valvolare mitralica si comporta di fatto come un’insufficienza
mitralica, ossia determinando sovraccarico atriale sinistro e del circolo polmonare e aumento del
volume telediastolico ventricolare sinistro, con successiva ipertrofia eccentrica e diminuzione
rapporto massa/volume, fino alla disfunzione nella funzione di pompa.
CLINICA
in relazione all’insufficienza della mitrale asintomatici
scompenso (raro)
DIAGNOSI‐ESAME OBIETTIVO:
soffio da insufficienza mitralica
soffio sistolico funzionale sull’arteria polmonare se lo shunt è significativo
ECG deviazione assiale sx
ecocardio: diagnosi anatomica
doppler: shunt intracardiaci, insufficienza mitralica ,pressione ventricolare destra
19
WWW.SUNHOPE.IT
TRATTAMENTO
medico (dell’insufficienza mitralica) :
diuretici (riduzione precarico)
ace inibitori (riduzione post carico)
chirurgico
raramente la severità dell’insufficienza richiede un trattamento chirurgico nei primi mesi di vita,
infatti la terapia chirurgica è in genere eseguita dopo i 4 anni, e prevede:
1. riparazione del cleft mitralico e del difetto interatriale
2. chiusura ostium primum con patch o sutura diretta
3. chiusura del cleft con punti staccati
4. plastica della valvola mitrale
5. sostituzione valvolare media
La sopravvivenza a 20 anni:96%
rischio operatorio globale 3%
CANALE ATRIO VENTRICOLARE COMPLETO:
caratterizzato da DIA ostium primum (talvolta associato con DIA ostium secundum) con DIV
interessante la cresta del setto (parte più craniale del setto interventricolare) con fusione delle
valvole AV in un’unica valvola con 5 cuspidi (3 di derivazione tricuspidalica e 2 mitraliche) e cleft
della mitrale. Nella forma completa sono frequenti anomalie delle corde tendinee, che s’inseriscono
in siti anomali, come la cresta del setto, le valvole controlaterali ecc. L’entità dei difetti è molto
variabile, di norma i DIA sono di piccole dimensioni mentre il DIV è costantemente ampio. La valvola
AV comune può essere discretamente funzionante o assolutamente insufficiente.
La forma completa è quella che predomina nella sindrome di Down.
20
WWW.SUNHOPE.IT
Fisiopatologia CAV completoLa fisiopatologia del canale atrio ventricolare completo è invece
diversa. La presenza di un grosso DIV determina uno shunt post‐tricuspidalico, determinante cioè
iperafflusso polmonare e sovraccarico di volume delle sole sezioni sinistre del cuore, mente il
ventricolo destro conosce solo sovraccarico pressorio. Il sovraccarico di volume del ventricolo
sinistro si inasprisce per la concomitante presenza di insufficienza della valvola AV unica (per schisi
della parte mitralica). L’insufficienza valvolare AV determina sovraccarico diastolico in ventricolo e
atrio sinistro, con riverberazione del processo sulla circolazione venosa polmonare. Il circolo
polmonare viene dunque compromesso sia dal versante venoso che dal versante arterioso, col
determinarsi di IAP e successivo scompenso cardiaco destro, fino alla sindrome di Eisenmenger. Per
evitare il raggiungimento di questo drammatico quadro clinico è necessario sottoporre il paziente a
operazione entro 6‐9 mesi di vita. L’intervento va pratica a 6 mesi e non oltre nei soggetti affetti da
sindrome di Down, poiché in essi la malattia si presenta più aggressiva.
21
WWW.SUNHOPE.IT
ESAME OBIETTIVO:
L’obiettività riscontrabile è quella attribuibile ad ognuno dei difetti.
Il DIA provoca un soffio sistolico eiettivo
il DIV provoca un soffio olosistolico mesocardico irradiato a sbarra.
L’insufficienza valvolare mitralica provoca un soffio olosistolico sul focolaio mitralico.
L’ipertensione polmonare provoca rinforzo del secondo tono sulla polmonare.
per la presenza di una singola valvola AV il primo tono è unico
CLINICA: Il bambino presenta TUTTI I SINTOMI DELLO SCOMPENSO CARDIACO:
grave e profonda astenia
tachipnea
rientramenti intercostali e al giugulo
difficoltà alla suzione al seno
deficit d’accrescimento
Nei difetti particolarmente ampi, quando si presenta la s. di Eisenmenger compare
cianosi
policitemia riflessa (e aumento dell’ematocrito)
ippocratismo digitale (tali segni sono più frequenti negli adolescenti e negli adulti).
storia naturale: il 96% non raggiunge l’età adulta per ipertensione polmonare e scompenso cardiaco
intrattabile
DIAGNOSI STRUMENTALE
RX torace: La cardiomegalia si rivela facilmente. Compare dilatazione del II arco di destra per
ipertensione dell’arteria polmonare. Il polmone ha periferia scura con iperdiafanismo dell’ilo e della
regione parailare.
ECOcardioColorDoppler: definendo il setto interatriale e interventricolare si potrà ricercare
l’eventuale DIA e DIV, si studierà l’anatomia e il grado di fusione delle valvole AV. Informazioni
preziosissime per il cardiochirurgo sono quelle riguardanti il numero e l’inserzione delle corde
tendinee. Esse possono erroneamente ancorarsi alla cresta o ai margini del settointerventricolare
(overriding o straddling) o a porzioni delle valvole controlaterali.
22
WWW.SUNHOPE.IT
TERAPIA
la terapia medica si basa sulla somministrazione di :
1. ACE‐inibitori per la riduzione del postcarico
2. diuretici per ridurre il precarico
3. digitalici per ridurre la frequenza cardiaco e aumentare l’inotropismo allievando i sintomi di
scompenso.
4. diuretici dell’ansa per scaricare i polmoni
La chirurgia del canale atrio ventricolare completo consiste nella riparazione del DIA e del DIV, nella
plastica della valvola unica per ricavare due valvole separate e nel corretto reinserimento delle corde
tendinee sui naturali punti d’inserzione. L’intervento deve essere praticato entro 6 mesi nel Down
altrimenti entro 9‐12 mesi. In casi particolari, quando sia difficile raggiungere l’età e il peso richiesto
per l’intervento, si può procedere al bendaggio dell’arteria polmonare per ridurre l’iperafflusso
polmonare ( terapia bridge to surgery). Lunghezza della benda = peso del paziente in kg +20 mm
sopravvivenza opertaroia : 94%
qualità di vita dopo operazione: normali!
23
WWW.SUNHOPE.IT
2.C. C. CON IPOAFFLUSSO POLMONARE
In queste cardiopatie congenite è presente una riduzione del flusso ematico polmonare secondario
ad una ostruzione all’efflusso ventricolare destro con ipoossigenazione arteriosa di grado
proporzionale all’entità dell’ipoafflusso.
Appartengono a questa categoria la :
1)stenosi polmonare congenita
2)la tetralogia di Fallot.
3) la malattia di Ebstein*(forme gravi ad esordio neonatale) *vedi internet cos’è
4)CC complesse con stenosi o atrofia polmonare (in quest0’ultimo caso il sangue passa attraverso il
dotto arterioso di botallo)
Sono tutte foriere di una condizione di ridotta ossigenazione ematica arteriosa, che conduce alla
comparsa di cianosi. Sono dunque cardiopatie congenite cianogene.
STENOSI POLMONARE CONGENITA
La stenosi polmonare isolata è una cardiopatia congenita relativamente comune, rappresenta l’8‐
10% di tutte le CC. Ci sono diverse forme di stenosi polmonare con diversa eziologia:
idiopatica
sindromica Ne è affetto circa il 50% dei pazienti con sindrome di Noonan.
specifica infezione da virus della rosolia
In questa malformazione vi è un ostacolo all’efflusso ventricolare destro, a causa di un
restringimento che può esser localizzato :
1)a livello della valvola semilunare (spesso)
2)più raramente, a livello sopra o sottovalvolare (infudibolare).
3) nei rami polmonari
In cosa consiste la stenosi polmonare ?
Anzitutto occorre dire che la valvola semilunare
è costituita da 3 lembi separati da commissure.
1. fusione delle commissure con anulus normale
2. dispasia dei lembi ( ispessimento)
3. ipoplasia( rimpicciolimento) dell’anulus
(=anello polmonare)
Di norma, il tronco polmonare subito al di là
della stenosi si presenta dilatato per passaggio
di flusso eccentrico attraverso la valvola.
24
WWW.SUNHOPE.IT
Fisiopatologia
La più importante conseguenza della stenosi polmonare è l’aumento dell’impedenza all’efflusso
ventricolare destro, con aumento della pressione sistolica in camera ventricolare in maniera
direttamente proporzionale al grado e alla severità della stenosi. Talvolta la pressione nel ventricolo
destro può addirittura superare quella del ventricolo di sinistra.
L’incremento del postcarico determina IPERTROFIA CONCENTRICA DEL VENTRICOLO DESTRO. Con
l’esaurirsi della fase di compenso, nelle stenosi gravi, il ventricolo va incontro a sfiancamento e
dilatazione, con sopraggiunta della fase di SCOMPENSO VENTRICOLARE DESTRO. Questo conduce a:
1) la riduzione della gittata sistolica ventricolare destra provoca un minor afflusso di sangue ai
polmoni e dunque alle camere sinistre con ridotto ritorno venoso a sinistra riduzione della
portata cardiaca totale
2) provoca sovraccarico pressorio in atrio destro e fenomeni di insufficienza tricuspidalica
organica (per dilatazione del ventricolo destro e dunque dell’anulus valvolare) comparsa di
segni di congestione venosa.
Una forma particolare di stenosi polmonare è la stenosi polmonare severissima: attraverso la
polmonare non passa quasi flusso perché la valvola si apre pochissimo, e quando il bambino nasce il
flusso arriva attraverso il dotto di botallo. La cardiopatia diventa “dotto‐dipendente”. E’ anche
denominata sovrasistemica perché attraverso il forame ovale si inverte il flusso, che diventa ds sx
perché la pressione del ventricolo ds è più alta di quella del ventricolo sx, e lo stesso accade quindi
negli atri. Compare cianosi per due motivi:
1)il sangue è poco ossigenato perché poco sangue giunge ai polmoni
2) c’è uno shunt ds sx a livello del forame ovale
25
WWW.SUNHOPE.IT
CLINICA E DIAGNOSI
La maggior parte dei pazienti con ostruzione lieve‐moderata della valvola polmonare è asintomatica.
All’auscultazione cardiaca sarà obiettivabile un :
soffio eiettivo sistolico sul focolaio polmonare (II sis sulla marginosternale sinistra), in
genere con click eiettivo (nelle forme severe), a forma di losanga o diamante.
DD col “soffio innocente” si fa stendere e alzare il bambino , il soffio innocente tende a variare di
intensità e si ausculta solo al 2° sis e non si irradia.
DD con soffio da difetto interatriale.
il 2° tono può avere componente polmonare ridotta
SINTOMI
forme lievi‐moderate
sono per lo più asintomatiche diagnosi occasionale per riscontro di soffio cardiaco
forme severe
ridotta tolleranza allo sforzo (affaticamento alla suzione)
dispnea
cianosi,
Compare SCOMPENSO CARDIACO DESTRO, con tutti i segni di
stasi e ipertensione venosa (turgore giugulare, epatosplenomegalia,
edemi declivi e tensione della fontanella bregmatica, talvolta stasi
addominale con ascite). In questo caso compare soffio sistolico da rigurgito su focolaio
tricuspidalico per la concomitante insufficienza tricuspidalica organica, secondaria cioè a
dilatazione ventricolare destra.
forme dotto‐dipendenti
affaticamento alla suzione, alla chiusura del dotto scompenso
DIAGNOSI STRUMENTALE
All’RX del torace si notano tipici segni di ipoafflusso polmonare (trama vascolare ridotta,
iperdiafonia, ovvero ipertrasparenza campi polmonari, con ilo e regione parailare più scura).
Dilatazione del tronco polmonare post‐stenotico.
All’ECG si possono notare i segni dell’ipertrofia del ventricolo dx e del sovraccarico di pressione.
Onda R molto alta nelle precordiali di ds, onda T invertita. Generalmente quando si nasce c’è la
stessa pressione nei due ventricoli, questa condizione sussiste nella stenosi polmonare..si può
ipotizzare la diagnosi se c’è sempre lo stesso ECG dopo vari giorni dalla nascita. Ricorda che nel cuore
del neonato è predominante il ventricolo ds!
All’ECOcardiocolorDoppler la patologia vene ottimamente inquadrata, valutando esso il grado di
stenosi, la pressione vigente in ventricolo destro e l’area valvolare stenotica. Il doppler può inoltre
individuare, se presente, il grado di insufficienza tricuspidale organica.
26
WWW.SUNHOPE.IT
Il gradiente di pressione tra vetricolo ds e tronco polmonare è determinato dall’eq. di Bernoulli
modificata, ed è direttamente proporzionale all’incremento di velocità del flusso.
P=4V2 (dove V= velocità del flusso)
stenosi lieve : fino 40 mmHg del gradiente pressorio
stenosi moderata: 40‐70mmHg
stenosi severa:>70 mmHg
cateterismo cardiaco : non si fa per diagnosi ma per trattamento
STORIA NATURALE
La stenosi lieve in genere resta lieve per tutta la vita, non si interviene
La stenosi moderata può evolvere in stenosi grave
La stenosi grave va trattata subito
TRATTAMENTO
E’ riservato ai pazienti che all’ECO dimostrano un gradiente ventricolo dx‐tronco polmonare di 60‐
70mmHg. Il trattamento d’elezione per la stenosi valvolare è quello percutaneo, tramite
valvuloplastica con palloncino, che rompe le commissure e dilata la valvola.
efficacia 95‐98% recidiva 0‐10% mortalità <1%
Nelle forme sotto/sopravalvolari, o nelle severissime stenosi, o nella valvola displastica (troppo
piccola)…tutte condizioni in cui si rischia la rottura della polmonare: INDICAZIONE ALLA CHIRURGIA.
L’intervento chirurgico è di norma una valvulotomia (o commissurotomia), talvolta la sostituzione
valvolare. L’intervento chirurgico è eseguito in CEC e tramite accesso dal tronco polmonare. Consiste
nell’incisione della valvola e nella rottura delle commissure effettuata con dito o tramite dilatatore,
introdotte in cavità cardiaca dopo piccola incisione o ampia apertura del cuore.
27
WWW.SUNHOPE.IT
TETRALOGIA DI FALLOT
È la più comune CC cianogena alla nascita.(pur non essendo sempre cianogena!) Può arrivare a
costituire anche il 6,8% di tutte le CC. La sua incidenza in utero è maggiore, arrivando fino al 10% del
totale delle CC, ma, in utero, presenta una mortalità maggiore, tale da interrompere la gravidanza.
Non di rado i pazienti Fallot sono portatori di anomalie del cariotipo, come la trisomia 13,18 e 21. Il
Fallot è inoltre associato evidentemente alla microdelezione del cromosoma 22q11).
Lo sviluppo della tetralogia di Fallot è inoltre associato a diabete materno, fenilchetonuria o
assunzione di acido retinico nel primo trimestre di gravidanza.
Quadro anatomo‐patologico La tetralogia di Fallot è un vero e proprio complesso malformativo,
determinata da un’anomalia di base : DEVIAZIONE ANTERO‐SUPERIORE DEL SETTO
INTERVENTRICOLARE INFUNDIBULARE (=setto di uscita), che tende a protrudere verso la
polmonare. Ne derivano quattro anomalie anatomiche:
1. difetto interventricolare infundibulare da malallineamento del setto
2. Stenosi sottovalvolare e talvolta valvolare polmonare
3. malallineamento dell’aorta rispetto al ventricolo sx: aorta a cavaliere pescando sangue da
ambedue i ventricoli (l’aorta a cavaliere è sempre presente, con grado variabile dal 15% al
95%)
4. Ipertrofia ventricolare destra
Nel 3% dei casi di tetralogia di Fallot la
valvola polmonare è addirittura assente
(Fallot con absent pulmonary valve)
o in altri casi atresica, cioè imperforata.
La dilatazione post‐stenotica del tronco
aortico comprime quasi sempre la
retrostante trachea, determinando
deficit costrittivo respiratorio,
identificabile con il tirage.
Molto spesso si presentano difetti
cardiaci supplementari, come
DIA (70% dei casi), DIV (30%).
28
WWW.SUNHOPE.IT
Fisiopatologia
il quadro fisiopatologico è determinato principalmente dall’ostruzione all’efflusso ventricolare
destro, il grado di mixing e la direzione di shunt sono principalmente dipendenti dal grado di stenosi
valvolare e sottovalvolare polmonare.
Nelle stenosi lievi, lo shunt che si crea attraverso il DIV è in genere direzionato da sinistra verso
destro, poiché il ventricolo sinistro ha una pressione maggiore rispetto al destro. In questo caso, la
saturazione arteriosa di O2 è pressocchè normale e la cianosi non compare (“Fallor rosa”).
Nel caso in cui l’ostruzione all’efflusso ventricolare destro è severa, come avviene nella maggior
parte dei casi, lo shunt che si genera attraverso il DIV è dxsx, determinando un mixing di sangue
venoso con sangue arterioso che, sommato alla bassa portata polmonare (ipoafflusso polmonare)
spiega l’importante livello di cianosi.
Clinica la caratteristica saliente è la cianosi di tipo centrale, refrattaria cioè alla somministrazione
di O2. Nelle forme gravi, con grave impedenza all’efflusso ventricolare destro, la cianosi è molto
marcata e presente fin dalla nascita e la perfusione polmonare è estremamente ridotta, fino ad
essere talvolta dipendente dalla pervietà del dotto di Botallo. Nelle forme intermedie la cianosi
compare dopo circa una settimana dalla nascita. Nelle forme lievi la cianosi è minima e il quadro
clinico è dominato dall’iperafflusso polmonare (attraverso il DIV, con shunt sxdx).
Si noti che l’ostruzione all’efflusso ventricolare destro non è sempre fissa, poiché la stenosi
polmonare sottovalvolare è più che altro determinata da spasmo del setto infundibolare, fenomeno
che provoca crisi asfittiche anche in soggetti tendenzialmente rosei. Tali crisi asfittiche sono
scatenate dal pianto e aumentano i livelli di catecolamine in circolo che aggravano ancor di più lo
spasmo del setto infundibolare, costituendo vere e proprie emergenze mediche. In corso di queste
crisi, infatti, si verifica un improvviso aumento del grado di ostruzione all’efflusso ventricolare, con
inversione dello shunt attraverso il DIV da dxsx, provocando un’importante desaturazione
sistemica, con ipossia e acidosi metabolica. Se non trattate tempestivamente, queste condizioni
provocano il decesso del paziente. Nei pazienti fortemente cianotici, con DIV dxsx e con grave
ostruzione all’efflusso ventricolare destro, si presenta ippocratismo digitale.
29
WWW.SUNHOPE.IT
Diagnosie.o.
All’e.o. cardiaco si ricercherà la presenza di:
1) soffio eiettivo sistolico sul focolaio polmonare, come da stenosi polmonare valvolare.
2) Il secondo tono sarà anticipato per l’ipotensione polmonare secondaria ad ipoafflusso e di
intensità minore.
3) Durante le crisi asfittiche tale soffio scompare per l’assoluta mancanza di flusso in
polmonare.
4) Se sussiste permanenza del dotto di Botallo, in sede sottoclaveare sinistra si ascolterà un
soffio sisto‐diastolico.
La presenza del soffio è RASSICURANTE! Indica infatti che c’è una quantità di flusso tale che non se
ne va la maggior parte nel DIV e quindi genera un rumore turbolento. Se il setto al contrario è molto
deviato il flusso diventa filiforme,e non si sente nulla di più del rumore provocato dal dotto di
Botallo.
strumentale
ECG: non mostra nessun elemento utile alla diagnosi, eccezion fatta di una lieve ipertrofia
ventricolare destra (alti voltaggi QRS in V1 e possibile asseQRS spostato a destra).
RX torace: mostra il classico reperto di “cuore a scarpa”, ossia un’ombra cardiaca anomala, ristretta
in alto e slargata in basso. La restrizione craniale è dovuta alla diminuzione del II arco di destra, ossia
dell’arteria polmonare.
EcocardiocolorDoppler: è la metodica principe per la diagnosi di tetralogia di Fallot. Permette di
definire l’anatomia di tutti i difetti che caratterizzano la sindome. Si analizzerà l’anatomia del setto,
alla ricerca del DIV e della forma del setto infundibolare. Talvolta, infatti, il setto infundibolare può
mostrarsi ipotonotrofico, con figura “goosneck” cioè a “collo di cigno”. Questa tipologia di setto
infundibolare è meno pericolosa di altre poiché, avendo meno muscolatura, da meno
frequentemente luogo a crisi asfittiche. Le varianti a setto infundibolare corto e tozzo invece sono
maggiormente associabili a crisi asfittiche. Sarà valutata l’anatomia e la funzionalità della valvola
polmonare, studiando il jet di sangue passante e l’area valvolare, l’ipoplasia eventuale dell’anulus.
Per terminare, vanno ricercati eventuali difetti accessori, come DIA o DIV sovrannumerari.
STORIA NATURALE
Quando non trattata, la tetralogia di Fallot ha prognosi infausta. La storia naturale dei Fallot ha
infatti visto peggiorare il grado di ostruzione all’efflusso ventricolare destro, soprattutto per il
presentarsi di numerosi episodi asfittici. Questi, come già detto, costituiscono emergenze mediche in
quanto possono portare ad exitus il paziente. I pazienti cianotici vanno inoltre incontro a poliglobulia
EPO‐dipendente e ciò aumenta il rischio di complicanze trombotiche.
25% dei pz muoiono nel 1° anno di vita
40% dei pz muoiono nel 3° nno di vita
70% dei pz muoiono nel 10° anno di vita
95% dei pz muoiono nel 40° anno di vita
30
WWW.SUNHOPE.IT
TERAPIA
Nelle forme con cianosi alla nascita e grave ostruzione all’efflusso ventricolare destro,in attesa che il
bambino raggiunga il giusto peso e le giuste condizioni per affrontare l’intervento chirurgico (più o
meno ad un anno di vita) si deve trattare l’ipoafflusso polmonare.
1) terapia medical’infusione di prostaglandine PGE1 e PGE2 per impedire la chiusura del
dotto di Botallo e preservare una certa quantità di flusso ai polmoni.
2) chirurgia palliativa consiste nel confezionare uno shunt sistemico‐polmonare che assicuri
un adeguato flusso polmonare. E’ il posizionamento di un tubicino tra la succlavia di dx e
l’arteria polmonare, come se fosse un piccolo dotto di botallo supplementare, oppure di
mette uno stent nel dotto di Botallo (cilindro vuoto) che impedisce la chiusura del dotto.
DURANTE LE CRISI ASFITTICHE invece la terapia medica deve puntare a ridurre lo spasmo del setto
infundibolare, principale causa della crisi. Tale risultato si ottiene mediante somministrazione e.v. di
morfina e di betabloccanti (propanololo). Aumentando la pressione arteriosa media (farmaci
ipertensivanti e compressione degli arti inferiori in posizione genupettorale) si può forzare il
passaggio di sangue attraverso la valvola polmonare ristretta.
La terapia chirurgica Intervento definitivo‐ si esegue di norma poco prima dell’anno di vita, con
un peso corporeo di almeno 7‐8 kg, prevede sternotomia in CEC CON:
1) correzione del DIV con patch in materiale autologo o dacron
2) infundibololisi ,cioè rimozione di parte dell’infundibolo per rimuovere ipertrofia ventricolare
3) se l’anello polmonare è piccolo si mette un patch trans‐anulare
conduce alla risoluzione dell’ostruzione all’efflusso ventricolare destro.
La chirurgia è maggiormente riuscita quando non residui insufficienza secondaria della polmonare e
quando permane una leggera stenosi. Questa stenosi tiene “in allenamento” il ventricolo destro, che
va così meno facilmente incontro a dilatazione e quindi scompenso. È noto, infatti, che il ventricolo
destro tollera meglio una stenosi che un’insufficienza valvolare polmonare.
Il trattamento chirurgico può portare ad alcune sequele.
la più temibile è sicuramente la comparsa di aritmie ventricolari
insufficienza polmonare
shunt interventricolare attraverso il patch
31
WWW.SUNHOPE.IT
C.C. CON CIRCOLAZIONI IN PARALLELO
L’aorta e la polmonare sono in parallelo e non incrociano, le circolazioni sono in parallelo.
Appartengono a questo gruppo di CC
1) la TGA, ossia la trasposizione delle grosse arterie (isolata : 60% dei casi)
2) la TGA con DIV (40% dei casi)
3) la TGA con stenosi polmonare
TGATRASPOSIZIONE DELLE GROSSE ARTERIE
Come suggerisce il nome, nella TGA l’aorta nasce dal ventricolo destro e l’arteria polmonare dal
ventricolo sinistro L’aorta origina anteriormente al tronco comune della polmonare e la
polmonare è retroposta.
La trasposizione dei grossi vasi rappresenta circa il 5% di tutte le C.C.
Il neonato alla nascita è cianotico
il 60‐70% sesso maschile
si chiama anche “discordanza ventricolo‐arteriosa”
32
WWW.SUNHOPE.IT
FISIOPATOLOGIA
Per l’inversa origine dei grossi vasi, il sangue venoso viene dirottato verso l’aorta e quindi distribuito
alla periferia, mentre il sangue arterioso raggiunge nuovamente i polmoni tramite l’arteria
polmonare. Le circolazioni sono dunque definite in parallelo.
Di seguito i vari tipi di TGA:
1) NEL TGA A SETTO INTATTO
la cianosi è ad insorgenza precoce, è di tipo centrale e grave. È tanto maggiore quanto minori
sono i siti di mixing,solo una piccola quantità di sangue viene mixata a livello degli shunt
fisiologici cardiaci (ostium secundum e dotto di Botallo).
urgenza neonatale CIANOSI e segni clinici di SCOMPENSO CARDIACO alla nascita
2) NEL TGA CON AMPIO DIV
la cianosi è lieve per la presenza di un ampio sito di mixing. Sono invece presenti segni di
scompenso cardiaco per sovraccarico delle sezioni destre (ma funzionalmente sinistre) per lo
shunt post‐tricuspidalico esistente attraverso il DIV (nota che lo shunt è dxsx per l’inversione
delle resistenze)
CIANOSI e segni clinici di SCOMPENSO CARDIACO che compaiono gradualmente nel primo
mese di vita in relazione alla riduzione delle resistenze vascolari polmonari e all’entità del
difetto interventricolare.
Entrambi i casi esistano in SCOMPENSO DEL VENTRICOLO DESTRO MA FUNZIONALMENTE
SINISTRO. Il ventricolo destro non ha infatti le caratteristiche anatomiche e funzionali necessarie per
sostenere la circolazione sistemica, avendo una massa muscolare infinitamente minore rispetto al
ventricolo sinistro. Pertanto esordisce precocemente dilatazione ventricolare destra e scompenso
cardiaco con sindrome da bassa portata ematica.
Si ricordi che inoltre, nella TGA, il sangue che fluisce nelle coronarie è di tipo venoso, essendo queste
arterie originate dall’aorta (che nella TGA trasporta sangue venoso). Ciò provoca un’importante
sofferenza ischemica miocardica.
3) la TGA con stenosi polmonare prognosi migliore, la stenosi polmonare riduce l’iper‐afflusso
polmonare.
33
WWW.SUNHOPE.IT
ESAME OBIETTIVO
ascoltazione:
1) soffio continuo in sede sottoclaveolare sx (dotto di botallo pervio)
2) 2° tono aumentato d’intensità al SIS
RX torace: si nota subito l’anomala posizione dei grossi vasi ASPETTO OVALARE A GUSCIO
D’UOVO. La vascolarizzazione polmonare è aumentata come da iperafflusso polmonare, soprattutto
se vi è un DIV o un DIA.
ECG: mostra UN’IPERTROFIA VENTRICOLARE DESTRA con deviazione assiale del QRS destra o destra
estrema.
EcoCardiocolorDoppler: visualizzando le grosse arterie e le loro connessioni con i ventricoli ci si
accorge dell’anomala origine. Si studierà l’origine delle coronarie che, come detto, talvolta originano
in maniera ambigua. Quando fatta in età fetale tramite l’ECO, la diagnosi di TGA permette il
trattamento tempestivo del bambino, sia con la somministrazione di PGE che con la chirurgia.
La storia naturale della TGA dipende dal mescolamento di sangue , senza trattamento si ha una
mortalità:
30% nella prima settimana di vita
50% entro il primo mese
70% nei primi 6 mesi
90% entro l’anno
Le cause di morte sono: anossia, infezioni polmonari intercorrenti, eventi cerebrovascolari,
scompenso cardiaco.
TERAPIA
PALLIATIVA:
1) Il neonato con TGA necessita di trattamento con PGE (per ritardare la chiusura del dotto di
Botallo) fin dalle prime ore di vita. Va monitorato l’equilibrio acido‐base tramite un accesso
venoso ombelicale e trattare l’acidosi metabolica secondaria all’ipossia.
2) Shunt sistemico‐polmonare : nelle forme con difetto interventricolare e stenosi polmonare
severa
3) correzione acidosi se presente con bicarbonati
34
WWW.SUNHOPE.IT
4) Viene eseguita precocemente L’ATRIOSETTOSTOMIA SECONDO RASHKIND, ossia la formazione
di un DIA iatrogeno mediante stripping del setto con catetere munito di palloncino. Il DIA
iatrogeno permette il mixing tra sangue arterioso e venoso e non provoca facilmente scompenso
come il DIV.Questo intervento deve essere praticato entro 48‐72 h nelle forme a setto intatto e
con piccolo forame ovale (<4mm), o comunque deve essere eseguito prima che le resistente
polmonari (RVP) calino fisiologicamente, ossia prima delle 6‐8 settimane. Se le RVP calano, il
ventricolo sinistro si abitua a regimi pressori bassi e, una volta ristabilita la normale origine dei
grossi vasi tramite switch arterioso chirurgico, tale ventricolo non sarebbe più idoneo a
sostenere la circolazione sistemica, andando ben presto in sfiancamento e scompenso.
TERAPIA RIPARATIVA
SE TGA FORMA ISOLATA : INTERVENTO IMMEDIATO
SE TGA + DIV : INTERVENTO PRIMO MESE
SE TGA + DIV + STENOSI POLMONARE : INTERVENTO NEL PRIMO ANNO
Da un punto di vista storico, il primo intervento
chirurgico per la TGA fu quello ideato da Mustard e Senning.
L’intervento consisteva nel deviare le vene cave sull’atrio di sinistra e le
vene polmonari sull’atrio di destra,INVERTENDO I RITORNI VENOSI.
In tal modo il ventricolo destro si trovava a tutti gli effetti a operare
come ventricolo sinistro ed il sinistro faceva viceversa. L’intervento era
risolutivo per i primi anni di vita del paziente, ma già in adolescenza
comparivano segni di discinesia ventricolare destra e riduzione della
sua funzione sistolica, con aumento dei suoi diametri. Tale scompenso
destro era dovuto all’inadeguatezza della sua massa muscolare nel
sostenere la circolazione sistemica.
35
WWW.SUNHOPE.IT
Negli anni 80 Lecompte ha inventato: L’INTERVENTO DI SWITCH ARTERIOSO
si pratica mediante la resezione dell’aorta e della
polmonare subito sopra il piano valvolare e invertendo
i due vasi,ripristinando le condizioni normali.
Questo intervento deve essere fatto nei primi 10‐15
gg di vita perché se il ventricolo sx ha l’arteria
polmonare, quando calano le resistenze polmonari
si abitua a pompare sangue a basse resistenze quindi
a bassa pressione, e se mettiamo sopra l’aorta il
ventricolo sx non regge questo cambiamento.
Va mantenuto il dotto aperto con le prostaglandine
in modo che la pressione in arteria
polmonare fino all’intervento sia mantenuta alta.
SE ASSOCIATA DIV O DIV+STENOSI POLMONARE:
Fino agli anni 90 veniva utilizzato L’INTERVENTO DI RASTELLI: tunnelizzazione attraverso patch del
ventricolo sx all’aorta, chiusura del DIV e connessione attraverso un tubo del ventricolo destro alla
polmonare. Limite principale: necessità di sostituzione del tubo con la crescita.
Oggi: INTERVENTO REV : non si usa più il tubo ma un patch tra ventricolo ds e arteria polmonare, in
sede tutta la vita. Oggi sopravvivenza a 20 anni: 70‐75%
36
WWW.SUNHOPE.IT
L’intervento consta anche nel riposizionamento dei bottoni coronarici sulla nuova aorta. Tale fase è
sicuramente la più delicata e non scevra di rischi. Le coronarie possono essere lese o normalmente
stirate durante il processo di riposizionamento dell’aorta (fenomeno di kinking). I pazienti che hanno
subito switch arterioso denunciano infatti frequenti episodi di angina.
L’intervento ha una mortalità abbastanza alta, pari a circa il 10%.
L’intervento di switch arterioso può provocare un certo grado di stenosi polmonare e di insufficienza
aortica, essendo i diametri delle due valvole differenti (la polmonare è di poco più grande) e dunque,
durante l’impianto dei vasi nella posizione corretta, possono sorgere delle valvulopatie. La
complicanza maggiore dell’intervento resta però l’aumentato rischio di ischemie e talvolta di
rotture coronariche, per i già citati processi di stiramento durante il riposizionamento dei bottoni
coronarici sulla neo‐aorta.
TGA CONGENITAMENTE CORRETTA
Nella TGA congenitamente corretta, patologia molto rara, responsabile di meno dell’1% dei casi di
C.C, vi è un’anomalia anatomica tale da rendere corretta la TGA.
Infatti, in questa CC, il ventricolo destro (che qui è posto a sinistra e posteriormente) si connette con
l’atrio sinistro tramite la tricuspide e il ventricolo sinistro (qui posto anteriormente e a destra) si
connette con l’atrio destro mediante la bicuspide. Ovviamente, essendo una TGA, l’aorta nasce dal
ventricolo destro e la polmonare dal ventricolo sinistro. Si configura così una circolazione “corretta”.
Il ventricolo destro, come si sa, non può però sostituire il ventricolo sinistro per inadeguatezze
anatomico‐funzionali, pertanto la storia naturale di questa patologia è lo scompenso cardiaco.
37
WWW.SUNHOPE.IT
C. C. CON OSTRUZIONE ALL’EFFLUSSO
VENTRICOLARE SINISTRO
Appartengono a questo ordine di CC la STENOSI AORTICA CONGENITA E LA COARTAZIONE
AORTICA. Entrambe le patologie sono congenite e determinano l’aumento dell’impendenza
all’efflusso ventricolare sinistro. Sono caratterizzata dalla comparsa di spiccata ipertrofia
concentrica ventricolare con riduzione della cavità cardiaca. Tali patologie possono essere isolate o,
come spesso avviene, far parte di sindromi di maggior grandezza.
COARTAZIONE AORTICA
La coartazione aortica è caratterizzata da un restringimento localizzato od esteso del lume aortico
a livello dell’istmo, cioè distalmente all’emergenza della succlavia sinistra.
La stenosi può essere
PRE‐DUTTALE prossimalmente allo sbocco del dotto arterioso di Botallo
POST –DUTTALEdistalmente allo sbocco.
Impossibile v isualizzare l'immagine.
.
Costituisce fino al 7% di tutte le CC. Colpisce prevalentemente i maschi, con un rapporto di 3:1 col
sesso femminile. La coartazione aortica è presente nel 35% dei pazienti affetti da monosomia XO
(sindrome di Turner).
La malattie può presentarsi singolarmente o essere parte di una sindrome più vasta, associandosi a:
AORTA BICUSPIDE(85% dei casi di coartazione aortica)
STENOSI VALVOLARE AORTICA
DIFETTO INTERVENTRICOLARE
E’ definita coartazione estrema dell’aorta interruzione vera e propria dell’arco aortico , è una
cardiopatia dotto dipendente, se l’arco aortico è totalmente chiuso il flusso può passare solo
attraverso il dotto.
38
WWW.SUNHOPE.IT
Shelf lesion : RESTRINGIMENTO.
FISIOPATOLOGIA
La circolazione periferica è ovviamente tanto compromessa maggiore è il grado di coartazione.
39
WWW.SUNHOPE.IT
COARTAZIONE PRE DUTTALE:
Durante la vita fetale è garantito una normale perfusione per la stabilizzazione della circolazione
fetale e la presenza del forame ovale e del dotto di Botallo. Alla nascita i sintomi non si manifestano
fino a quanto non c’è la chiusura del dotto arterioso di botallo, perchè tramite di esso ( se la stenosi
è localizzata a monte dello sbocco del dotto) la perfusione a valle è garantita dalla pervietà del dotto
stesso. Vi è dunque dotto‐dipendenza.
CON LA CHIUSURA DEL DOTTO:
1. NEI CASI PIÙ GRAVI (con totale coartazione dell’aorta)
evento acuto di mancata perfusione a valla della coartazione e aumento di pressione a monte. Sono
letali se non trattate tempestivamente.
2. NEI CASI PIÙ MODESTI
Si palesano sintomi da bassa portata periferica
SOLO a livello caudale, mentre le sezioni craniali
hanno un adeguato apporto ematico.
fenotipo del paziente con coartazione, ossia:
treno superiore sviluppato con masse muscolari
normotoniche‐normotrofiche
Il paziente lamenta cefalea per ipertensione
arteriosa dei segmenti a monte della coartazione.
treno inferiore iposviluppato, freddo al
termotatto e con polsi iposfigmici
(vi è un’importante variazione dell’ABI , ossia
della pressione registrata all’avambraccio e al poplite).
L’aumento di pressione a monte determina fenomeni di AUMENTO DEL POSTCARICO con
IPERTROFIZZAZIONE CONCENTRICA DEL VENTRICOLO SINISTRO. Le conseguenze dell’ipertrofia
sinistra sono l’aumento del grado di fibrosi ,riduzione della qualità della perfusione cardiaca,
riduzione del volume telediastolico per riduzione della cavità ventricolare e riduzione della funzione
sistolica per deficit di contrattilità. Tali eventi determina una depressione della funzione di pompa
cardiaca, fino allo SCOMPENSO VENTRICOLARE SINISTRO.
Classici sintomi deficit d’accrescimento, difficoltà e astenia alla suzione e alla defecazione, pallore e
dispnea con tachipnea
40
WWW.SUNHOPE.IT
COARTAZIONE POST ‐DUTTALE
Quando la coartazione aortica ha sede post duttale è
abbastanza frequente lo svilupparsi di circoli collaterali
che bypassa la sede di stenosi, rendendo ad estrinsecazione
tardiva sintomi e segni clinici, talvolta fino all’adolescenza.
Tali circoli collaterali, soprattutto quello dell’AMIS
(arteria mammaria interna sinistra) determinano scanalature
o incisure costali rilevabili all’RX torace e sono ritenuti segni
suggestivi di coartazione aortica.
DIAGNOSI STRUMENTALE
ECG: classico reperto nella coartazione aortica è:
ipertrofia destra nei primi giorni di vita il ventricolo destro già nella vita fetale “aiuta” il ventricoo
sx ipertrofizzandosi.
l’ipertrofia ventricolare sinistra nel periodo post‐natale per aumento del post‐carico
L’ipertrofia destra si caratterizza per la presenza di QRS ad alto voltaggio in V1 e asse elettrico del
QRS deviato a destra, spesso v’è blocco di branca destro (complesso rSR’).
Al contrario l’ipertrofia del ventricolo sinistro si diagnostica con l’indice di Sokolov (S profonde in V1 e
V2 e R alte in V5 e V6 con somma maggiore di 35mm) e deviazione assiale sinistra.
RX torace: mostra eventuale cardiomegalia e aspetto globoso del cuore. Negli adolescenti con
coartazione aortica post‐duttale è classico il reperto di incisure costali per la formazione di collaterali
tra il segmento aortico preistimico e postistimico, soprattutto forniti dall’AMIS.
ECOcolorDoppler cardiaco: Valutando l’anatomia dell’arco aortico in prossimità della sede del
restringimento si potrà valutare lo shelf formato dalla confluenza del dotto di Botallo e il segmento
ristretto dell’aorta. Al doppler, in prossimità del tratto ristretto, si nota un’accelerazione del flusso ,
che diventa >20‐30mmHg(indagine velocimetrica) con alterazione della colorazione (che diviene
variegata, fenomeno dell’aliacin si legge aliesing). Il diametro del dotto di Botallo è classicamente
aumentato (quando pervio).
RMN è la metodica nucleare che meglio permette di visualizzare l’anatomia dell’arco aortico.
Nei neonati, il dotto di Botallo può avere diametro talvolta superiore a quello dell’aorta toracica e
ciò può provocare la formazione di un fenomeno ottico ben visibile all’eco e alla RMN, ossia la
formazione di uno shelf (gradino) tra il dotto e la sede di coartazione, come visibile qui.
41
WWW.SUNHOPE.IT
LA STORIA NATURALE nefasta di pazienti con coartazione aortica ha dimostrato che tale patologia
necessita di correzione chirurgica.
Ad 1 anno sopravvivenza nel 90% dei bambini, il 10% muore per chiusura dotto
A 50 annisolo il 10% dei pz sopravvie.
TERAPIA
Nelle forme severe con dotto‐dipendenza è necessaria la tempestiva somministrazione di
prostaglandine per ritardare la chiusura del dotto di Botallo.
Si tratterà l’acidosi metabolica se presente (secondaria ad ipoperfusione renale) e l’eventuale
scompenso.
Nell’adulto se la coartazione non è estesa all’arco trasversoTERAPIA INTERVENTISTICA:
utilizzo del palloncino con l’interposizione di uno stent cioè di un cilindro aperto sopra e sotto con
dentro il palloncino che si gonfia. L’efficacia arriva fino all’85‐95% dei casi,la mortalità è 0‐5% per
dissecazione dell’aorta che può verificarsi mentre si gonfia il palloncino.
Se la coartazione sia nell’adulto che nel bambino che nel neonato è estesa, arriva cioè all’ arco
aortico, allora si necessita dell’intervento chirurgico
Le tecniche strettamente chirurgiche sono:
1. Resezione del tratto stenosato e anastomosi termino‐terminale (end to end)(in
toracotomia, se la lesione non è molto estesa)
2. Resezione del tratto stenosato e interposizione di tubo in materiale plastico inerte (in
Sternotomia, per lesioni più estese)
3. Ampliamento del lume con flap di succlavia (da praticarsi solo nei bambini di età inferiore ad
1 anno). Consiste nel sacrificare la succlavia sinistra, tagliandola per poi ribaltarla in parte sul
tratto d’aorta da ampliare. Il braccio sinistro del paziente riesce ad essere nutrito per la
formazione di una ricca rete collaterale, che si forma soprattutto nei pazienti di età inferiore
ad un anno. Spesso il braccio sinistro presenta comunque ritardi d’accrescimento).
42
WWW.SUNHOPE.IT
La resezione di parte del tratto istmico o addirittura dell’arco aortico determina perdita dei
barorecettori posti proprio in quelle zone (barorecettori aortici). Per tale motivo, i pazienti che
subiscono chirurgia dell’arco aortico devono poi essere seguiti e trattati con farmaci anti‐ipertensivi.
Sopravvivenza all’intervento:
oggi raggiunge il 95% in caso di coartazione isolata ; non è un intervento che riesce al 100% perché
può avere delle complicanze a distanza oltre che delle complicanze post‐operatorie.
1) La più frequente complicanza è la RE‐COARTAZIONE dal 7 al 60 % dei casi. trattandosi di una re‐
coartazione localizzata, il cardiologo può fare l’angioplastica percutanea in sala di emodinamica .
2) Un’altra complicanza che colpisce il 50% di neonati,bambini e adulti operati è la PERSISTENZA
DELL’IPERTENSIONE ARTERIOSA cioè rimossa la causa meccanica i meccanismi fisiopatologici, i
fenomeni baro recettoriali, polmonari a sostegno dell’ipertensione restano. Ovviamente
più l’intervento si fa precocemente più si allontana l’ipotesi di un’ipertensione persistente quindi si
tratta di una complicanza più frequente nell’adulto operato.
aspettativa di vita
rimane ridotta nonostante un’adeguata correzione chirurgica, ipertensione arteriosa e aterosclerosi
sonpo le cause maggiori di eventi cardiovascolari. Le principali cause di morte sono: coronaropatie,
stroke, morte cardiaca improvvisa e scompenso cardiaco. La prognosi è legata all’età dell’intervento.
**********************************************************************
Si parla di sindrome di Shöne quando si associano i seguenti difetti:
1. coartazione ortica
2. stenosi sotto‐valvolare aortica
3. anello sopra valvolare mitralico
4. valvola mitrale a paracadute
43
WWW.SUNHOPE.IT
STENOSI AORTICA CONGENITA
Si definisce congenita per differenziarla dalla stenosi valvolare aortica acquisita per degenerazione
senile della valvola o per processi reumatici.
L’ostruzione può realizzarsi in diverse sedi del tratto d’efflusso ventricolare, ossia:
1. Livello valvolare – per anomalie congenite della valvola aortica, come la bicuspidia o la
valvola a diaframma spesso aggravate da ipoplasia dell’anulus
2. Livello sottovalvolare – subito prima della valvola aortica e può essere circoscritta o
interessare tutto il ventricolo
3. Livello sopravalvolare – a localizzazione craniale rispetto alla valvola aortica, cioè nella
porzione bulbare o seno‐tubulare dell’aorta.
Sono queste le sedi ove più frequentemente si può realizzare una stenosi ma non è raro che un
paziente possieda restringimenti in più di una sede o addirittura in ognuno dei tre livelli.
La patologia colpisce più frequentemente i maschi, con un rapporto di 4:1 col sesso femminile e la
più frequente sede di localizzazione della stenosi è quella valvolare (60‐70%) seguita dalla
sottovalvolare (20‐25%) e dalla sopravalvolare (5%).
Le CC con cui spesso si associa la stenosi valvolare aortica sono la coartazione aortica, il DIV e il dotto
di Botallo persistente.
STENOSI AORTICA vedi nelle VALULOPATIE!!!!
AORTA BICUSPIDE vedi appunti lezioni o da qualsiasi libro.
44
WWW.SUNHOPE.IT
45
WWW.SUNHOPE.IT
ENDOCARDIO= membrana sottile di colorito
biancastro che riveste le cavità cardiache ,
costituita da tre strati: endotelio, tonaca propria e
stato sottoendocardico, si adatta facilmente alle
variazioni di volume delle cavità cardiache.
Le sue funzione sono ancor’oggi ignote.
Probabilmente agisce come barriera elettrochimica
o rilascia mediatori chimici come endotelina e
peptide natriuretico.
ENDOCARDITE INFETTIVA
L’endocardite è una malattia sistemica dovuta ad una
colonizzazione microbica dell’endocardio, di norma batterica
o più raramente fungina.
Le lesioni determinate dalla popolazione infettante sono
diverse per entità, potendo variare dalla vegetazione
(+frequente)alla perforazione.
Distinguiamo:
L’ENDOCARDITE BATTERICA ACUTA evolve nel giro di pochi giorni o 1‐2 settimane.
Il decorso clinico è rapido e le complicanze precoci. E’ provocata da patogeni primari
aggressivi che possono invadere anche altre sedi corporee (es.Staphylococcus aureus).
L’ENDOCARDITE BATTERICA SUBACUTA evolve nel giro di settimane o mesi. Il decorso
clinico è lento e le complicanze tardive. E’ provocata da patogeni poco aggressivi e a bassa
virulenza, che hanno scarsa capacità di invadere altri distretti (es.Steptococcus viridans)
EZIOLOGIA
80% dei casi sostenuta da STREPTOCOCCHI (>50% dei casi ceppi viridanti) e STAFILOCOCCHI .
15% ENTEROCOCCHI
BATTERI ANAEROBI molto rara
SALMONELLE, SHIGELLE, BRUCELLE e altri gram‐ rara
FUNGINA : candida, aspergilli rara
WWW.SUNHOPE.IT
I ceppi streptococchi viridanti, di norma popolanti il cavo orale, riescono a penetrare talvolta il
torrente ematico (per poi distribuirsi all’endocardio) previa lesione del cavo orale (durante un
trattamento odontoiatrico o ortodontico e in caso di sanguinamenti gengivali e parodontiti).
stafilococcho Aureus è il principale artefice dell’endocardite tra coloro che abusano di droghe e
necessitano quindi di numerosi accessi venosi, spesso non sterili.
Staphilococcus epidermis è l’agente etiologico più importante per l’endocardite batterica su protesi
valvolare.
enterococchi interessa prevalentemente gli uomini , e li colpisce ad un età più avanzata rispetto alle
donne. circa il 50% degli affetti risulta aver eseguito recenti pratiche genito urinarie quali citoscopie,
cateterismi uretrali (uomo9, o aborti, applicazione anticoncezionali meccanici (donne)
endocardite nelle protesi valvolari interessa di regola la linea di sutura, per contaminazione durante
o subito dopo interventi.
miceti soprattutto su protesi valvolari e vascolari,il più importante è Candida albicans.
porta di ingresso gram +: Pratiche di igiene orale, infezioni cavo orofaringeo e estrazioni dentarie
Porta di ingresso gram ‐ : apparato digerente e vie genitourinarie
RISCHIO DI ENDOCARDITE IN SPECIFICHE LESIONI CARDIACHE:
ELEVATO Rischio intermedio Rischio basso – trascurabile
Protesi valvolari Stenosi mitralica pura Difetto interatriale
Endocardite pregressa Valvulopatia tricuspidale Placche aterosclerotiche
CC cianogene Stenosi polmonare Coronaropatia
Insufficienza o stenosi aortica Protesi cardiache non valvolari Pacemaker‐DEF
Insufficienza mitralica
Difetti interventricolari
ZONE PIÙ COLPITE:
Quelle ove sono presenti i Fattori emodinamici predisponenti:
flusso ematico anomalo ad alta velocità
flusso da una camera ad alta velocità ad una a bassa velocità
orifizio ristretto che crea un gradiente di P
Per questo è più frequente nell’insufficienza piuttosto che nella stenosi e si forma tipicamente sul
versante atriale della valvola mitralica e su quello ventricolare dell’aortica.
Più spesso sono colpite le valvole ma talvolta possono essere interessate anche strutture anomali,
come i DIV e la coartazione aortica.
WWW.SUNHOPE.IT
Le valvole più colpite sono quelle che già presentano anatomie anomale, come la valvola aortica
bicuspide, la mitrale prolassata ed in generale le valvole stenoinsufficienti degenerate per processi
senili e le valvole artificiali , che sono un terreno ancora più fertile per l’approdo della flora
infestante.
EPIDEMIOLOGIA
L’incidenza è di 1.6 – 6 casi per 100.000 persone ogni anno È più frequente negli uomini ma è più
grave nelle donne. Raro nei bambini, elevato nei pz affetti da Cardiopatie congenite.
PATOGENESI
L’infezione endocarditica si sviluppa in due tappe.
1)prima lesione dell’endocardio su cui si instaura il fisiologico processo emocoagulativo, con
adesione primaria piastrinica e secondaria attivazione della via coagulativa .
2) ingresso di batteri nel torrente circolatorioLa batteriemia trova nell’infiltrato piastrinico un
terreno fertile per l’insediazione. Pertanto riesce ad aderire alle strutture endocardiche, soprattutto
alle valvole (nello specifico soprattutto il versante atriale delle valvole).
Solo se il ceppo batterico è molto virulento, non vi è
bisogno della lesione dell’endocardio
i batteri possono da soli ledere l’endocardio e con
esordio brusco causare perforazione e ulcerazione
delle valvole che determinano insufficienza acuta valvolare.
In tutti gli altri casi nessuno dei due eventi da solo è in grado
di determinare l’instaurarsi dell’infezione.Formatasi infatti una lesione, e quindi una vegetazione
asettica con piastrine e fibrina i batteri sono in grado di impiantarsi legandosi a queste formazioni.
Tuttavia il processo coagulativo continua, e l’apposizione di nuove piastrine tende a mascherare i
microrganismi proteggendoli dal sistema immunitario.
WWW.SUNHOPE.IT
Formatesi la vegetazione , l’exitus dipenderà
1. dalla virulenza del microorganismo
2. dalla sede di attecchimento
3. dalla risposta immune
Le vegetazioni possono essere
ESTESE E CONSISTENTI FRIABILI
=endocardite micotica = danno origine a trombi ed emboli infetti
ostruiscono gravemente l’orifizio valvolare (endocardite da stafilococcus aureus
da enterococchi.)
EPISODI TROMBOTICI :1/3 dei pz, più frequentemente
livello polmonare
milza infarto splenico
circolazione encefalica ictus
circolazione retinica cecità
L’embolo può sempre causare un ascesso perché è infetto.
CLINICA
Le manifestazioni cliniche dipendono da:
1) manifestazioni dell’infezione sistemica
2) lesioni intravascolari
3) reazioni immunologiche all’infezione formazione di anticorpi possono depositarsi e
causare patologie da immunocomplessi.
La comparsa di segni e sintomi compare in genere dopo 2‐3 settimane dall’evento, può essere
graduale con febbre di lieve grado e malessere generale o brusco con febbre elevata e rapida
compromissione dello stato generale.
WWW.SUNHOPE.IT
La FEBBRE è presente in quasi tutti i pz.
Anche la presenza di un SOFFIO ORGANICO CARDIACO o più soffi è
preossochè la regola.
SPLENOMEGALIA:30‐60% dei pz, soprattutto nelle forme di lunga durata
PETECCHIE :nel 20‐40% dei pz, congiuntive, mucosa orale, arti inferiori
MACCHIE DI ROTH: 5% dei pz, sono emorragie retiniche a forma ovalare
con centro pallido
NODULI DI OSLER LESIONI DI JANEWAY:
piccoli noduli dolenti
aree emorragiche
sui polpastrelli delle
maculari, non dolenti
dita e sulla superficie
e localizzate sulle
plantare delle dita dei
mani e sui piedi
piedi.
IPPOSOCRATISMO
DIGITALE
DOLORI MUSCOLO‐ARTICOLARI
ANORMALITA’ URINARIE : microematura o IR nelle forme croniche
INSUFFICIENZA CARIACA CONGESTIZIA
WWW.SUNHOPE.IT
DIAGNOSI
può risultare difficile per vari motivi
1)la mattia è poco frequente
2)le manifestazioni cliniche sono poco specifiche
fino al 30% dei pz ha emoculture negative
Oggi per fare diagnosi si segue la classificazione di DURACK. La diagnosi è certa se sono rispettati
2 criteri maggiori … (oppure)
1 maggiore + 3 minori …(oppure)
criteri minori
5 minori
cardiopatia predisponente
criteri maggiori
droghe per via venosa
emocultura positiva
febbre >38°
evidenze ecocardiografiche:
segni di formazione di
ascessi endomiocardiaci
immunocomplessi
massa intracardiaca oscillante
distacco di protesi valvolare
comparsa di insuff valvolare
DD importante col mixoma atriale
COMPLICANZE DELL’ ENDOCARDITE INFETTIVA
Scompenso cardiaco‐ Embolia periferica‐ Anomalie di conduzione (BAV anche avanzati)‐
Manifestazioni neurologiche (infarto embolico o emorragia da embolia o aneurismi micotici)‐
Aneurisma micotico (danno della parete arteriosa per la risposta infiammatoria antimicrobica)
TERAPIA‐ MEDICA
La cura dell’endocardite ha come obiettivo la sterilizzazione delle vegetazioni. Il trattamento deve
essere precoce ma deve essere supportato da un numero sufficiente di emocolture che escludano
l’eventuale eziologia fungina.
Si effettua l’antibiogramma per poter cercare il giusto antibiotico. Deve essere somministrato
endovena per ottenere gradienti di diffusione sufficienti a garantire un adeguata penetrazione
all’interno delle vegetazioni endocardiache. La durata del trattamento deve essere prolungato sino
alla presunta sterilizzazione
in genere nelle infezioni da streptococchi si utilizza la penicillina.
trattamento endocarditi fungine: medico deludente, da associare a chirurgia
TERAPIA CHIRURGICA
c’è indicazione all’impianto di una rotesi se c’è un grave danno valvolare, o se è presente un
infezione valvolare resistente agli antibiotici, o dall’associazione delle due evenienze.
WWW.SUNHOPE.IT
LA PROFILASSI DELL’ ENDOCARDITE INFETTIVA:
Le manovre di piccola chirurgia o le procedure odontoiatriche prevedono l’ utilizzo della terapia
antibiotica a scopo profilattico in pazienti a rischio elevato .
************************************************************
FIBROELASTOSI ENDOCARDICA:
o sclerosi endocardica patologia ad eziologia sconosciuta, colpisce i neonati o i bambini.
E’ presumibilmente una patologia genetica con trasmissione autosomica recessiva, è caratterizzata
anzitutto da iperplasia fibroelastica dell’endocardio. Vi è un aumento della sostanza fondamentale
con accumulo di tessuto elastico e collageno, con possibile coinvolgimento anche delle valvole.
Ci sono due forme
1)primaria: idiopatica, senza altre malformazioni cardiache , solo dilatazione ventricolo
2)secondaria: si associa ad altre patologie cardiache, soprattutto stenosi aortica
segni e sintomi: alla nascita o tra i 4‐10 mesi: dispnea, aumentata sudorazione, difficoltà alla suzione,
deficit di accrescimento
e.o. tachicardia con ritmo di galoppo ,cardiomegalia documentabile, epatosplenomegalia, soffio da
rigurgito.
terapia: trattamento insufficienza cardiaca e infezioni e aritmie
WWW.SUNHOPE.IT
IPERTENSIONE ARTERIOSA
DEFINIZIONE
Il confine tra normotensione e ipertensione è stato preso in modo del tutt oarbitrario , tuttavia
l'OMS ha definito l'ipertensione arteriosa come un valore superiore a 140/90mmHg.
L'ipertensione è un importante fattore di rischio cardiovascolare e la sua relazione con queste
malattie è di tipo logaritmico e non lineare come ci si potrebbe aspettare. Altri fattori di rischio
cardiovascolari sono il fumo, l'ipercolesterolemia, il diabete la razza nera, il BMI, il sodio, l'alcol, il
caffè, il fumo.
EPIDEMIOLOGIA
La frequenza aumenta con l'età.
EZIOPATOGENESI
Pressione = Portata x Resistenze periferiche
Se la portata aumenta, la P resta inalterata perchè ci sono dei meccanismi di compenso.
1) In pochi secondi‐‐> meccanismo baro e chemorecettoriale
2) In pochi minuti‐‐> sistema renina angiotensina
3) In più tempo‐‐> Mineralcorticoidi.
Oltre a questi ci sono le sostanze vasodilatanti come le NO, prostaciclina, bradichinina.
Una qualsiasi alterazione di queste componenti potrebbe portare allo sviluppo di Ipertensione.
WWW.SUNHOPE.IT
CLASSIFICAZIONE
1. Essenziale o primitiva
2. Secondaria
Non si riscontra una causa vera e propria,ma ci sono sicuramente dei fattori genetici. Difetti che vi
possono essere sono:
SODIOSENSIBILITA':
↑Na ‐‐‐/ pompa Na/K => ↑Na intracellulare ‐‐‐> Attivazione pompa Na/ca‐‐> Ca entra
=> Ca intracellulare‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐> VASOCOSTRIZIONE ARTERIOLE!!
IPERINSULINEMIA...Non si sa perchè induca ipertensione
AUMENTATI VALORI RENINA ANGIOTENSINA
FATTORI ALIMENTARI
FATTORI AMBIENTALI
2. IPERTENSIONE SECONDARIA
Anche se la sua frequenza non supera il 10% deve comunque essere presa in considerazione dato
che se si toglie la causa l'ipertensione regredisce.
IPERTENSIONE DEL PARENCHIMA RENALE
Da malattie renali acute, croniche
da tumori secernenti renina
da ostruzione al flusso renale (per aterosclerosi, compressione ab estrinseco) con
conseguente attivazione del sistema renina angiotensina
FEOCROMOCITOMA
COARTAZIONE AORTICA
CONTRACCETTIVI ORALI
ACROMEGALIA
CONSEGUENZE IPERTENSIONE
Le conseguenze possono essere di tipo aterosclerotico o prettamente ipertensivo.
EFFETTI SUL CUORE: Rimodellamento‐‐> ipertrofia concentrica
EFFETTI SUL SNC‐‐> Emorragia cerebrale per la creazione di microaneurismi a causa dell'alta
pressione, e edema.
WWW.SUNHOPE.IT
EFFETTI SUL RENE ‐‐> Alterazioni glomerulari‐‐> Microalbuminuria all'esame delle urine. Col tempo
ci può essere una perdita di nefroni.
DISSEZIONE AORTICA
SINTOMI
E' anche detto killer silenzioso poichè è perlopiù asintomatica. Nonostante ciò possono essere
presenti: palpitazione, ansia, agitazione, vertigini, cefalea, dispnea
DIAGNOSI
‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐> Anamnesi
Nonostante l'ipertensione sia per lo più asintomatica, all'anamnesi ricerchiamo se il pz ha una
storia familiare positiva, se ci sono altri fattori di rischio, lo osserviamo parlare e valutare quindi se
ci sono deficit neurologici a causa magari di emorragie cerebrali. Chiediamo se prende molti caffè,
se mangia liquirizia, quanto sale usa, se usa cortisonici e se ha altre patologie concomitanti (per es
Chushing).
‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐> E.o.
Misurazione della pressione (attenzione negli anziani all'areteria brachiale sclerotica‐‐> falsi
positivi)
Valutare lo stato delle arterie.
‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐> Esami di laboratorio
Si fanno laddove si pensa ad una forma secondaria.
‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐> INFINE BISOGNA VALUTARE LE CONSEGUENZE DELL'IPERTENSIONE...
o CUORE‐‐‐> ecg ed eco per valutare le dimensioni cardiache
o SISTEMA NERVOSO....TAC
o RENE‐‐> Valutare la funzionalità (creatinina) e microalbuminuria.
o RETINOPATIA‐‐‐> Fondo Oculare
TERAPIA
Non farmacologica
Riduzione alcol, esercizio fisico, dimagrire, ridurre il caffè, evitare estroprogestinici, curare il
diabete
WWW.SUNHOPE.IT
Farmacologico
Trattamento pz con ipertensione moderata e grave. C'è una diatriba sul trattamento
farmacologico in pz con ipertensione lieve. In generale si segue questo schema
Ipertensione lieve
stratificare il rischio
MOLTO ALTO ALTO ‐‐‐> MEDIO BASSO
‐‐‐‐>
Trattamento
trattamento
Monitorare la
Monitorare
pressione per
la pressione
6‐8 mesi
per 6‐12
mesi
PAS >140 e PAS <140 e PAS >150 e PAS <140 e
PAD > 90 PAD < 90 PAD > 95 PAD < 90
Farmaci usati: diuretici, Beta bloccanti, ACE inibitori, calcioantagonisti, Alfa bloccanti, antagonisti
recettoriali per l'angiotensina II.
WWW.SUNHOPE.IT
focolai di auscultazione del cuore
<‐‐‐‐Soffi cardiaci
WWW.SUNHOPE.IT
1. VALVOLA MITRALICA
Anatomia della valvola mitralica
La valvola è disposta tra atrio sinistro e ventricolo sinistro. Ha orifizio valvolare compreso tra 4‐5
cm2. È costituita da due cuspidi (valvola bicuspide), di cui una antero‐mediale ed ha dimensioni
ampie e l’altra postero‐laterale, di dimensioni più ridotte ma con superficie d’inserzione
sull’anulus maggiore. La valvola è circondata da uno scheletro fibroso sul quale si inserisce,
l’anulus mitralico. Ogni cuspide fa capo ad un muscolo papillare.
Ai fini chirurgici, le cuspidi sono divise in tre porzioni per la cuspide antero‐mediale (A1, A2 e A3) e
in tre porzioni per la cuspide postero‐laterale (P1, P2 e P3). Ad oggi, più che parlare di valvola
mitralica si suole parlare di apparato valvolare mitralico, per intendere che il funzionamento
corretto della valvola è dipendete dal funzionamento di tutte le sue componenti:
1. Anulus‐‐> struttura dinamica, si dilata in diastole e si restringe in sistole. Tali escursioni
sono prevalentemente a carico della porzione posteriore dell'anulus. Circonferenza 8‐10
cm
2. Cuspidi
3. Commissure
4. Corde tendinee‐‐>divise in corde di 1°, 2° e 3° ordine. Le prime sono le più importanti
poichè vanno a legare direttamente il muscolo papillare
5. Muscoli Papillari‐‐> perfusi dalle porzioni terminali coronariche
6. Ventricolo sx
La pressione media in AS 7 mmHg, mentre in VS la pressione telediastolica è circa 5 mmHg
2
WWW.SUNHOPE.IT
1.1 STENOSI MITRALICA
DEFINIZIONE
Progressivo restringimento dell’area valvolare con ostruzione al flusso di sangue dall’atrio al
ventricolo sinistro
EZIOLOGIA
La causa più frequente di stenosi acquisita è la malattia reumatica, anche se, talvolta, la
degenerazione senile della valvola può portare a calcificazione dell’anulus mitralico e determinare
stenosi. Per la maggior parte dei casi la senescenza valvolare determina insufficienza.
Acutamente la malattia reumatica determina insufficienza valvolare.
Negli anni successivi all’episodio (circa 10) si assiste alla fusione delle commissure valvolari
esistenti tra i lembi e quindi alla riduzione della mobilità e dell’apertura valvolare e, quindi, stenosi
Sui lembi valvolari, col passare del tempo, si deposita calcio, rendendo
la valvola di consistenza simile alla pietra, aggravando la stenosi.
Altre cause, oltre alla m. reumatica, sono cause congenite o post
endocarditica.
CLASSIFICAZIONE
• Stenosi mitralica lieve: area valvolare 2‐1,5 cm2
• Stenosi mitralica moderata: area valvolare 1,5‐1,1 cm2
• Stenosi mitralica importante: area valvolare 1‐ 0,6 cm2
3
WWW.SUNHOPE.IT
FISIOPATOLOGIA
Il sangue nel passaggio dall'atrio sinistro al ventricolo sinistro dovendo attraversare un orifizio
ristretto, richiederà la necessità di elevare la pressione nell'atrio per forzare il flusso. La pressione
dell'atrio sinistro è direttamente proporzionale alla severità della stenosi ed è dipendente dal tempo
di riempimento del ventricolo sinistro (durata della diastole). Per capire se ho una pressione alta
nell'atrio e bassa nel ventricolo a causa della stenosi, per far svuotare l'atrio nel ventricolo,
ovviamente, devo avere più tempo! quindi il mio tempo di diastole è meglio se è più lungo ‐‐>
riesco così a far svuotare tutto l'atrio e ridurre la P dell'atrio}. Pertanto una riduzione del tempo di
diastole, ovvero quando aumenta la frequenza (e ci sarà quindi meno tempo per svuotare l'atrio,
che non si svuoterà del tutto) aumenta il gradiente transvalvolare, determinando la comparsa dei
sintomi per aumento pressorio atriale sinistro.
Questo è il motivo per cui la fibrillazione atriale è molto mal tollerata nella stenosi mitralica.
La fibrillazione atriale compare molto spesso nei
pazienti con stenosi mitralica. Oltre a aumentare la
frequenza cardiaca e quindi conseguentemente ridurre
il tempo di diastole, aumentando dunque il gradiente
transmitralico, la fibrillazione atriale fa si che la
contrazione atriale non sia efficace, ne consegue una
riduzione del riempimento ventricolare. Questo
aggrava la dispnea per congestione polmonare e
l’astenia per riduzione della perfusione sistemica.
4
WWW.SUNHOPE.IT
Conseguenza ben più grave della fibrillazione atriale è la formazione di trombi per stasi ematica,
soprattutto in corrispondenza dell’auricola sinistra. I trombi, mobilizzandosi possono embolizzare
e dar luogo ad eventi cerebrovascolari ischemici o ischemie periferiche.
La pressione atriale così aumentata si riverbera sul circolo capillare polmonare, dove, per
aumento della pressione idrostatica, si assiste a trasudazione e imbibizione polmonare. L’edema
polmonare acuto nelle stenosi mitraliche gravi è comune e si presenta soprattutto nelle prime
fasi, quando il circolo polmonare non è ancora avvezzo a tale aumento pressorio, ossia quando
non è compensato.
La compensazione fisiologica del circolo polmonare si avvale della contrazione degli sfinteri pre‐
capillari arteriolari, con l’avvento di ipertensione polmonare (IAP). L’ipertensione polmonare
determina un sovraccarico di volume del ventricolo destro per aumento delle resistenze vascolari
polmonari. La patologia esita in MVP (malattia vascolare polmonare) con comparsa di segni di
scompenso cardiaco destro. Il ventricolo destro infatti prematuramente si ipertrofizza, per poi
sfiancarsi e dilatarsi.
Dopo la fase d’ipertrofia ventricolare destra sopravviene lo sfiancamento e l’assottigliamento di
parete, con la dilatazione del diametro endocavitario, compare pertanto insufficienza
tricuspidalica. In questa fase si parlerà pertanto di tricuspidalizzazione della stenosi mitralica. La
comparsa di insufficienza tricuspidalica è una tappa evolutiva nettamente sfavorevole poiché,
riducendo la quantità di sangue espulsa dal ventricolo destro, determina una riduzione ulteriore
della portata cardiaca.
SINTOMI
Il quadro clinico della stenosi mitralica è determinato dall’aumento di pressione internamente
all’atrio sinistro e dalle sue ripercussioni sulla congestione polmonare, sulla riduzione della portata
cardiaca e sulla patologia ventricolare destra associata.
‐‐> Sintomi da Congestione Polmonare:
Dispnea Compare inizialmente da sforzo, ossia quando vi è un aumento della frequenza
cardiaca che, come detto, riduce il tempo di diastole ventricolare e quindi riduce la
possibilità di scarico dell’atrio sinistro.
Dispnea parossistica notturna
Ortopnea
Edema Polmonare acuto
Tosse ‐ Emottisi
‐‐> Astenia secondaria a riduzione della portata cardiaca per la presenza della stenosi. L’astenia
peggiora durante lo sforzo e ogniqualvolta la frequenza cardiaca aumenta (per la riduzione del
tempo di diastole ventricolare).
‐‐> Sintomi da tromboembolia polmonare: è una condizione frequente nella stenosi. Tali pazienti
devono essere necessariamente posti sotto terapia anticoagulanti con dicumarolici, mantenendo
un INR alto, compreso tra 3 e 5.
il pz riferisce tachicardia, tachipnea, sensazione d'ansia, cardiopalmo
‐‐> dolore toracico
‐‐> Raucedine: Sindrome di Ortner, per compressione del nervo laringeo ricorrente sx
‐‐> Sintomi da scompenso dx: alta pvc, epatomegalia, edema, ascite, idrotorace
5
WWW.SUNHOPE.IT
COMPLICANZE
• Aritmie: fibrillazione/flutter atriale
• Embolie: sistemiche, coronarica, periferica, polmonare
DIAGNOSI
‐‐‐‐> E.O.
ISPEZIONE
Facies mitralica – chiazze rossastre sulle gote
Turgore giugulare
Edemi declivi
PALPAZIONE
Impulso ventricolare dx sulla parasternale.
ASCULTAZIONE
SAM=schiocco di apertura della mitrale che si accompagna ad un aumento del 1° tono e
accentuazione di P2. per l'ipertensione polmonare La valutazione della gravità della stenosi si può
orientativamente valutare in base alla distanza tra 2 tono e SAM
Se è presente insufficienza tricuspidale si avrà un soffio diastolico
‐‐‐‐> STRUMENTALE
1. ECG – è quasi sempre presente segno di ingrandimento atriale‐‐‐> onda P mitralica onda P
mitralica e onda R molto alta in D2 V5 e V6, si presenta bifasica in V2 e V3) .
Spesso è riscontrabile fibrillazione atriale (assenza di onde P con presenza di onde F).
In caso di ipertensione polmonare‐‐> Asse elettrico deviato a dx (>90°), BBdx.
6
WWW.SUNHOPE.IT
1. RX torace Permette la corretta valutazione della circolazione polmonare e il livello di
stasi. L’inversione del rapporto base‐apici, con aumento della vascolarizzazione apicale,
indica ipertensione del circolo polmonare. Anche la presenza di versamento pleurico e di
drenaggio linfatico è correlabile alla congestione polmonare. In ultima analisi, anche
l’edema alveolare (edema polmonare acuto) e l'edema interstiziale ( linee settali B di
Kerley) sono valutabili con la Rx.
Per quanto riguarda l'ombra cardiaca, invece, l'Rx mostrerà un aumento dell’ombra
cardiaca a destra e sarà ben visibile il II arco polmonare, corrispondente all’arteria
polmonare;
2. Ecocardiografia è il gold standard per la diagnosi di stenosi mitralica. Permette di
quantificar:
il gradiente transmitralico,
la velocità di flusso (direttamente proporzionale al grado di stenosi)
l’area valvolare pervia,
l’anatomia delle cuspidi
la struttura ventricolare sinistra.
3. L’eco Doppler valuta la dinamica di svuotamento atriale in ventricolo e, con l’analisi
flussimetrica, il gradiente esistente in sede valvolare. L’ecocardiogramma transesofageo è
necessario per ricercare trombi formatisi in atrio o in auricola. L’area valvolare mitralica
nelle stenosi è sempre inferiore a 2 cm2 e il gradiente pressorio maggiore di 5 mmHg.
4. Cateterismo cardiaco:consente di:
valutare il grado di stenosi, della pressione dell'arteria polmonare, dell'atrio e del
ventricolo
Consente di effettuare una valvuloplastica percutanea
TERAPIA
La terapia è chirurgica, in quanto la causa scatenante la malattia è un’anomalia strutturale della
valvola, congenita o acquisita. La terapia medica ha però l’importante ruolo di tenere a bada i
principali sintomi.
‐‐‐>TERAPIA MEDICA
Lo scopo principale di tale terapia è
la riduzione della pressione atriale sinistra.
Lo svuotamento atriale è migliore se la diastole ventricolare viene prolungata.
Per ottenere questo effetto è necessario ridurre la frequenza cardiaca, utilizzando β‐bloccanti se il
paziente ha ritmo sinusale o digitalici se il paziente è fibrillante (la digitale ha mostrato proprietà
antiaritmiche, oltre ai famosi effetti cronotropi negativi).
L’uso di diuretici è importante per svuotare il circolo polmonare in caso di congestione causante
sintomatologia dispnoica. I diuretici riducono la volemia, e quindi la quantità di sangue che giunge
in atrio sinistro ad ogni diastole atriale. Se tale volume di sangue si riduce, contemporaneamente
si riduce il gradiente pressorio vigente a livello valvolare, pertanto i sintomi migliorano
7
WWW.SUNHOPE.IT
notevolmente.
Non va dimenticato l’uso di anticoagulanti nel caso di fibrillazione atriale.
‐‐> TERAPIA CON CATETERI
Consiste nella valvuloplastica mitralica percutanea. Un
catetere munito di palloncino viene introdotto in vena
femorale con tecnica di Seldering e fatto avanzare fino
all’atrio sinistro, previa perforazione del setto interatriale
(questo approccio si è rivelato migliore rispetto all’approccio
retrogrado, ossia dal ventricolo sinistro all’atrio). Una volta
giunti a livello mitralico il palloncino si apre forzando una
commisurolisi. La valvola stenotica in molti casi diviene cosi
lievemente insufficiente. Dopo la rimozione del catetere si
provvede all’immissione di un device metallico nel DIA
iatrogeno.
L’intervento è eseguito quando l’area valvolare è minore di
1,5 cm2 in assenza di calcificazioni, di trombi in atrio o
ispessimenti cuspidali importanti (l’assenza di calcificazione
significa che la valvola è fibro‐sclerotica).
‐‐> TERAPIA CHIRURGICA
La terapia chirurgica deve essere preferita all’intervento di valvuloplastica ogniqualvolta
l’anatomia della valvola è sfavorevole, quando vi è una valvola calcifica con cuspidi spesse, quando
sussiste ipoplasia dell’anulus.
INDICAZIONI ASSOLUTE Si interviene generalmente quando l’area valvolare è al di sotto di 1 cm2.
INDICAZIONI RELATIVE: trombo in atrio, fibrillazione
CONTROINDICAZIONE: dilatazione VD
Valvuloplastica a cielo aperto‐‐>consta in una commissurotomia, tramite l’exeresi di parte dei
lembi valvolari. Alla commissurotomia deve far sempre seguito l’anuloplastica, ossia il
posizionamento di un cercine di forma anulare, di materiale sintetico o di pericardio autologo, per
rinforzare la parte posteriore della valvola (anuloplastica posteriore).
Sostituzione della valvola mitrale con applicazione di protesi valvolari
8
WWW.SUNHOPE.IT
1.2 INSUFFICIENZA MITRALICA
DEFINIZIONE
E'caratterizzata da reflusso di sangue dal ventricolo sx
all'atrio sx durante la sistole.
Il rigurgito avviene tra una camera ad alta pressione ad una
a bassa pressione e, quindi, con bassa impedenza (dove per
impedenza si intende la resistenza opposta ad un flusso) e
ridotto stimolo a portare ipertrofia. Tuttavia vi è un certo
grado di dilatazione.
EZIOLOGIA
L'insufficienza mitralica può essere acuta o cronica. Essa può derivare da un'alterazione di una
qualsiasi delle componenti anatomiche; per cui possiamo avere:
FORME ACUTE FORME CRONICHE
Emerge perché non c'è il tempo per instaurare un C'è il meccanismo di compenso con la
meccanismo di compenso, quindi una grossa quantità di conseguente dilatazione dell'intero cuore di sx.
sangue tornerà indietro non dando il tempo all'atrio sinistro
di dilatarsi per cui sale la pressione in questa camera dando
la congestione e l'edema polmonare.
Cause: Cause:
Alterazioni dell'anello‐‐‐> endocardite infettiva, Alterazioni dell'anello‐‐> cardiopatia
dilatativa primitiva o post ischemica,
trauma, calcificazione dell'anulus
Alterazione delle corde‐‐> per degenerazione Alterazioni delle corde‐‐> degenerazione
mixedematosa (collagenopatie)
mixedematosa (floppy valve)
Alterazione dei lembi‐‐> endocardite,
Alterazioni dei lembi valvolari‐‐> endocardite e malattie autoimmunitarie, prolasso mitrele
traumi, tumori
Alterazione dei muscoli papillari‐‐>
Alterazione dei muscoli papillari‐‐> cardiopatia ischemica, infiltrazione
coronaropatia=> cardiopatia ischemica
Discorso a parte merita l'insufficienza mitralica senile.
9
WWW.SUNHOPE.IT
FLOPPY VALVE CARDIOMIOPATIA DILATATIVA
EPIDEMIOLOGIA
CLASSIFICAZIONE
In prospettiva di una chirurgia di tipo riparativo, in realtà assume maggiore importanza una
definizione funzionale del meccanismo patogenetico di base. Sulla base di queste considerazioni,
Carpentier ha proposto un sistema di classificazione estremamente efficace, ormai
universalmente accettato, che si basa essenzialmente sul movimento dei lembi nel contesto
della patologia della valvola.
10
WWW.SUNHOPE.IT
Esistono pertanto tre tipi di condizioni:
Tipo I : IM con movimento dei lembi normale;
Tipo II : IM con eccessiva motilità dei lembi, o prolasso*;
Tipo III : IM con movimento dei lembi limitato
III a : limitazione in sistole
III b : limitazione in diastole
*VEDI DOPO L'INSUFFICIENZA DELLA MITRALE
FISIOPATOLOGIA
L’insufficienza mitralica consiste nel rigurgito di sangue dal ventricolo all’atrio sinistro. Il sangue
rigurgitato dall’atrio ritornerà in ventricolo alla diastole ventricolare successiva. Si viene quindi a
creare una gittata anterograda, diretta verso l’aorta, e una gittata retrograda, rifluente verso
l’atrio. Complessivamente, quindi, il volume presistolico nel ventricolo è aumentato, per
partecipazione della quota retrograda proveniente dall’atrio sinistro ma la gittata anterograda è
ridotta, perché solo parte del sangue viene sospinto verso la camera dell’efflusso (=> sincope).
L’entità del rigurgito è strettamente dipendente da:
1. Area rigurgitante mitralica
2. Pressione sistolica
L’insufficienza mitralica si può presentare in forma acuta o in forma cronica.
Forma acuta Le forme acute sono quelle classicamente determinate dalla patologia
ischemica, specificamente da ACS.
Nelle forme acute, la riduzione della gittata anterograda determina aumento della frequenza
cardiaca e della frazione d’eiezione, il tutto per pronta attivazione ortosimpatica che legge il calo
dello stroke volume. Il rigurgito di sangue
attraverso la mitrale determina riduzione della
gittata anterograda e subitaneo aumento di
pressione in camera atriale sinistra, fino a
valori di 40‐50 mmHg in un atrio non ancora
dilatato e quindi poco compliante.
Tale aumento pressorio si ripercuote subito sul
circolo venoso polmonare, determinando
dispnea di gravissima entità ed edema
polmonare. Inoltre si può determinare
acutamente scompenso destro congestizio.
11
WWW.SUNHOPE.IT
Nei casi particolarmente gravi, quando l’area valvolare rigurgitante è estremamente ampia, la
gittata anterograda (sistemica) è cosi ridotta da determinare shock cardiogeno.
Frome croniche Nelle forme croniche si fa evidente l’ipertrofia ventricolare
eccentrica da aumento del precarico. Nuovi sarcomeri vengono apposti in serie, con aumento
della massa
muscolare e aumento del diametro endocavitario.
Il volume cresce maggiormente rispetto alla massa (a differenza dell’ipertrofia concentrica). La
causa di tale processo risiede nella quota di sangue retrogrado derivante dall’atrio ad ogni diastole
ventricolare che, a lungo andare, determina sovraccarico diastolico ventricolare. Il ventricolo ha
inoltre una bassa impedenza al flusso sistolico, essendoci due vie di uscita per il sangue, una
aortica e l’altra mitralica. L’aumento di volume telediastolico (determinato dal sangue che ritorna
al ventricolo in diastole dopo il rigurgito mitralico) fa si che la frazione d’eiezione aumenti.
Col tempo però, l’ipertrofia eccentrica e la dilatazione della camera ventricolare (rapporto
massa/volume diminuito) determinano disfunzione sistolica ventricolare, con riduzione della
frazione d’eiezione.
Da questo punto in poi, vi è una rapida progressione verso lo scompenso prevalentemente
sistolico a frazione d’eiezione ridotta (si noti che lo scompenso inizia già quando la frazione
d’eiezione è superiore al 50%, poiché il volume telediastolico di questi cuori è aumentato, e ciò
può nascondere la riduzione complessiva della gittata sistolica).
Quando il volume telesistolico diviene > di 50 ml la contrattilità ventricolare è fortemente ridotta e
si suggerisce un sollecito intervento.
(N.b. la parte dell'ins. cronica è uguale alla cardiomiopatia dilatativa!)
12
WWW.SUNHOPE.IT
SINTOMI
I sintomi dipendono essenzialmente dall’aumento di pressione in atrio sinistro, dallo stato della
portata cardiaca e dalla funzione ventricolare sinistra.
Nelle forme acute l’edema polmonare è la prassi e può esservi ipoperfusione
sistemica fino allo shock cardiogeno per riduzione della gittata cardiaca.
Per cui i sintomi sono: palpitazioni, astenia, dispnea, prima da sforzo, poi parossistica
notturna
Nelle forme croniche il paziente è asintomatico per molti anni, talvolta per
tutta la vita. La frazione d’eiezione è normale o molto spesso aumentata in virtù
dell’aumento del volume telediastolico rimpinguato dal sangue che per via retrograda
ritorna in ventricolo dall’atrio. Quando il ventricolo comincia a mostrare segni di
disfunzione (per sovraccarico diastolico, ossia per cronico aumento di precarico) la frazione
d’eiezione comincia a ridursi e compare astenia per sforzi fisici moderati. La disfunzione
ventricolare fa si che il volume telesistolico progressivamente aumenti, con aumento della
pressione ventricolare che si ripercuote sull’atrio (si avrà ipertrofia e dilatazione atriale) e
sul circolo polmonare, cagionando dispnea da sforzo. La comparsa di fibrillazione atriale,
connessa alla dilatazione atriale, riduce la quota di sangue che torna in ventricolo ad ogni
diastole e aggrava la pressione atriale, peggiorando sia l’astenia che la congestione
polmonare.
.
13
WWW.SUNHOPE.IT
DIAGNOSI
‐‐‐‐> E.O.
ISPEZIONE
L'aia cardiaca può essere aumentata a seconda del grado di ingrandimento del ventricolo sx.
ASCULTAZIONE
1 tono indebolito‐‐> le due valvole non si toccano!!
2 tono sdoppiato‐‐‐> a causa della minore quantità di sangue pompata in aorta, la valvola
aortica si chiude prima!!
2 tono può essere più forte se c'è ipertensione polmonare
Soffio olosistolico da rigurgito sul focolaio mitralico irradiato sull'ascella
‐‐‐‐> STRUMENTALE
ECG è quasi sempre presente segno di ingrandimento atriale‐‐‐> onda P mitralica e onda R
molto alta in D2 V5 e V6, si presenta bifasica in V2 e V3). Possono esserci segni di fibrillazione
atriale. .
Vi sarà ipertrofia ventricolare sinistra e segni di sovraccarico diastolico ventricolare (onde T alte e
aguzze sulle precordiali sinistre‐‐> vedi V4,5 e 6).
RX Forme cronica‐‐> Dilatazione
atriale e ventricolare sx. Edema
interstiziale con strie B di
Kerley
Forme acute‐‐> Segni di stasi
polmonare
Possibile visualizzazione di calcificazioni
dell'anello mitralico
guarda solo le strie B ‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐>
14
WWW.SUNHOPE.IT
Ecocardiogramma Documenta il rigurgito
mitralico e la sua entità .
Mono‐Bidimensionale
• Doppler e Color‐Doppler: consente di valutare la gravità
Area jet 20% area AS : IM lieve
Area jet 20‐40% area AS : IM moderata
Area jet >40% area AS : IM importante
• Trans‐esofageo (TEE) : anche Intraoperatoria per stabilire
l’anatomia e guidare la riparazione
• Follow up nelle IM in terapia medica
• Follow up dopo riparazione o sostituzione valvolare
Cateterismo cardiaco Offre la misura dei valori pressori atriali e ventricolari sx
Coronarografia Si fa in pz con angina o precedenti infarti, in caso di ischemia
sospettata come fattore eziologico della IM o per confermare assenza di malattia coronarica,
in pz di età > 65 anni
TERAPIA
‐‐‐>TERAPIA MEDICA
Profilassi dell'endocardite batterica.
Per il resto cambia a seconda della forma, cronica o acuta.
Nella forma acuta‐‐‐>
va trattato anzitutto lo shock cardiogeno e l’edema polmonare.
somministrazione di liquidi diuretici dell’ansa
La terapia è solo un bridge alla chirurgia che deve essere eseguita d’urgenza.
Nella forma cronica si tenta di ridurre il rigurgito mitralico riducendo la pressione
sistolica. La riduzione della pressione arteriosa fa si che una maggior massa di sangue sia
direzionata verso il cono arterioso aortico piuttosto che verso la mitrale.
ACE‐inibitore (o sartani) per ridurre il post carico
calcio‐antagonisti
diuretici per ridurre il precarico
15
WWW.SUNHOPE.IT
‐‐‐>TERAPIA CHIRURGICA
SOSTITUTIVA RIPARATIVA
INDICAZIONI su base eziologica
Pz con IM degenerativa ‐‐> chirugia precoce e riparativa
Pz con endocardite‐‐> chirurgia precoce e riparativa/sostitutiva
Pz con malattia reumatica‐‐> chirurgia dilazionata e riparativa/sostitutiva
Pz con sindrome ischemica acuta‐‐> precoce
Pz con sindrome ischemica cronica
severa‐‐> precoce
moderata‐‐> valutare la contrattilità con test da sforzo
lieve‐‐> no chirurgia
Ma chi operare dal punto di vista funzionale?
forma acuta‐‐> chirurgia subito
forma cronica
o con NYHA II, III, IV: subito anche se LVESD<45mm
o con NYHA I: subito se LVESD>45mm
o tutti i pazienti sintomatici se LVESD non è >55mm
o per LVESD> 60mm: chirurgia a rischio elevato e risultato insoddisfacente
(trapianto?)
LVESD= Left ventricular end‐systolic dimension (ovvero le dimensioni del ventricolo alla fine della
sistole)
CHIRURGIA SOSTITUTIVA
Indicazioni
Calcificazioni massive
Grave sovvertimento della struttura valvolare
Endocardite in atto
Sostituzione protesica pregressa
Svantaggi
• Sovvertimento della funzione di sostegno dell’apparato sottovalvolare
• Perdita dell’elasticità annulare
• Necessità di terapia anticoagulante
• Esposizione a patologie protesiche
16
WWW.SUNHOPE.IT
Impianto transatriale dx o sx. Si cerca di conservare le corde posteriori, mettendo poi la protesi
con 16‐18 punti
CHIRURGIA RIPARATIVA
Obiettivo
1) correggere le anomalie di motilità dei lembi
2) stabilizzare l’annulus
3) conservare un’apertura ottimale
TIPO 1:
DILATAZIONE ANULUS ‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐> anuloplastica
PERFORAZIONE ‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐> ricostruzione lembo
17
WWW.SUNHOPE.IT
TIPO 2
Resezione quadrangolare o
IPERMOTILITA' DEI LEMBI (prolasso mono o bi lembo)‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐>
triangolare se è più grande. Poi con
punti staccati si chiude P1 con P3.
Accorciamento di corde: si apre il
‐‐‐‐‐‐‐‐‐> muscolo papillare e si fanno
scendere le corde all'interno
‐‐‐‐‐‐‐‐‐> Trasposizione di corde
Tecnica di Alfieri se il prolasso è
bilembo. Si mette un punto in
‐‐‐‐‐‐‐‐‐> mezzo ai 2 lembi, cos' da creare
una mitrale a doppio orifizio
18
WWW.SUNHOPE.IT
TIPO 3a
IPOMOTILITA' DEI LEMBI IN DIASTOLE‐‐‐> Plastica del lembo posteriore
TIPO 3b
IPOMOTILITA' DEI LEMBI IN SISTOLE
*********************************
Alla fine di una plastica si fa sempre la PROVA IDRODINAMICA che consiste nel riempire le siringhe
con acqua e la iniettiamo nel ventricolo per vedere le l'acqua passa o meno.
19
WWW.SUNHOPE.IT
PROLASSO DELLA MITRALE (anche detta Malattia
di Barlow)
n.b. rientra sempre nell'insufficienza
DEFINIZIONE
La sindrome da prolasso valvolare
mitralico è una valvulopatia caratterizzata
dallo spostamento di una cuspide,
anormalmente ispessita, della valvola
mitrale nell'atrio sinistro durante
la sistole.
È la causa più comune di grave
insufficienza mitralica isolata
EZIOLOGIA
FORME PRIMARIE FORME SECONDARIE
SINDROME DI MARFAN E
POST ISCHEMICHE,
ALTRE PATOLOGIE DEL
MALATTIA REUMATICA
CONNETTIVO
SINTOMI
Lo strato spongioso di cui è composto il lembo valvolare è infiltrato di mucopolisaccaridi.
I lembi possono prolassare cospicuamente ‐‐‐> floppy valve, oppure possono addirittura
sbandierare nell'atrio‐‐> flail
FISIOPATOLOGIA
Solo nel 10% dei casi si ha insufficienza mitralica
SINTOMI
I segni e i sintomi clinici sono uguali a quelli dell’insufficienza mitralica cronica, qualora questa sia
presente.
20
WWW.SUNHOPE.IT
DIAGNOSI
‐‐‐‐> E.O.
All’esame obiettivo, a differenza dell’insufficienza mitralica organica, il primo tono è forte e il
secondo tono è normale. Caratteristica peculiare dell’ascoltazione del prolasso è che i rumori
prodotti sono dinamici e cambiano al cambiare delle condizioni cardiocircolatorie Tra i rumori
ricordiamo un click mesosistolico, seguito, in caso di insufficienza da un soffio.
‐‐‐‐> STRUMENTALE
La diagnosi è ecocardiografica. Con tale sistema si riesce spesso ad individuare il “flailleaflet”, ossia
una porzione di lembo mitralico liberamente fluttuante in atrio per la rottura di una corda, che in
parte resta attaccata al lembo.
21
WWW.SUNHOPE.IT
2. VALVOLA AORTICA
Anatomia della valvola aortica
La valvola aortica regola il flusso tra ventricolo sinistro e aorta. È costituita da tre lembi
relativamente spessi che, unendosi tra di loro in una nodosità (nodulo di Aranzio), determinano la
chiusura della valvola e impediscono il reflusso aortico. La valvola si innesta su un anulus aortico di
3 cm2 di diametro.
Le cuspidi valvolari, in numero di tre, sono definite coronarica destra, sinistra e non coronarica, in
virtù dei rapporti intimi di due dei tre lembi valvolari con i seni di Valsalva. Il tratto di aorta che fa
seguito ai seni di Valsalva è detta giunzione seno‐tubulare, a cui fa seguito la porzione tubulare
vera e propria.
La commissura tra il
lembo non coronarico e
coronarico sx è posta lungo la
zona di continuità mitro‐aortica
La commissura tra
cuspide coronarica dx e non
coronarica è posta direttamente
sopra il nodo atrio‐ventricolare e
il setto membranoso
La commissura tra
cuspide coronarica dx e sx è
opposta invece alla commissura
della valvola polmonare
Il meccanismo di apertura e chiusura della valvola è passivo ed è legato alle variazioni di pressione
tra camera ventricolare ed aorta durante il ciclo cardiaco. Infatti, per definizione, normalmente
tra ventricolo sx e aorta non c'è un gradiente pressorio e, quando questo compare (ad esempio
durante la diastole, la valvola, passivamente, si apre.
22
WWW.SUNHOPE.IT
2.1 STENOSI AORTICA
DEFINIZIONE
Consiste nel restringimento valvolare e ostruzione al flusso di sangue dal ventricolo sx in aorta,
con sviluppo di gradiente pressorio transvalvolare e ipertrofia concentrica del ventricolo sx.
CLASSIFICAZIONE
‐‐‐> In base al sito dell'ostruzione ;
1. Valvolare (il più frequente)
2. Sottovalvolare(distinto in dinamico, come nella cardiomiopatia ipertrofica, e fisso.
3. Sopravalvolare (il più raro)
‐‐‐> In base all'area della valvola:
1. Serrata con diametro valvolare <0.8 cm2
2. Moderata tra o.8 e 1 cm2
3. Lieve > 1,0 cm2
‐‐> In base al gradiente di pressione tra ventricolo e aorta
Stenosi aortica lieve: grad VS‐AO 25 mmHg
Stenosi aortica moderata: grad VS‐AO 25‐50 mmHg
Stenosi aortica serrata: grad VS‐AO > 50 mmHg
EPIDEMIOLOGIA
Nel mondo occidentale la stenosi aortica è la valvulopatia più diffusa, soprattutto in età senile,
data l’eziopatogenesi degenerativa (ad oggi, almeno nel mondo occidentale, la forma reumatica,
seppur ancora fortemente rappresentata nei paesi in via di sviluppo, è rara).
EZIOLOGIA
CONGENITE: una causa comune di stenosi aortica è la
bicuspide aortica. Avendo solo due valvole, invece di tre,
queste vanno più facilmente incontro alla degenerazione.
Si potrà andare incontro, quindi, o a stenosi o a
insufficienza, nel senso che vedremo che questa
bicuspide aortica andrà incontro ad uno di questi due
fenomeni a seconda che in questa degenerazione
prevalga una ridotta o esagerata apertura.
ACQUISITA:
o Malattia reumatica
o calcificazione: molto comune, soprattutto perchè la
stenosi aortica è una malattia dell'anziano. Il processo
fibro‐calcifico comincia nei seni di Valsalva; la
calcificazione può poi interessare l'orifizio delle arterie
coronarie o interessare anche le pareti aortiche.
23
WWW.SUNHOPE.IT
FISIOPATOLOGIA
Se pensiamo che la stenosi aortica porta ad un'ostruzione a livello dell'efflusso del ventricolo sx,
questo comporterà un aumento del postcarico, ovvero la resistenza applicata all'efflusso del
ventricolo.
Come una persona ipertesa ha un aumento del postcarico e sviluppa una ipertrofia ventricolare sx,
allo stesso modo anche nella stenosi aortica si ha uno sviluppo di un'ipertrofia ventricolare sx
(concentrica, contro l'ipertrofia eccentrica da sovraccarico di volume tipica dell'insufficienza), per
cercare di andare a vincere l'aumento del post carico e garantire un'adeguata gittata sistolica nono
stante l'ostruzione all'efflusso. Si sviluppa, così, un'ipertrofia per lo più concentrica (con
moltiplicazione delle unità contrattili dall'epicardio
verso l'endocardio, nota anche come
moltiplicazione in parallelo). {Questa ipertrofia è
possibile anche valutarla con l'ecocardiogramma
che valuta anche lo spessore oltre che le cavità del
ventricolo}.
C'è una prima fase in cui c'è, quindi, un aumento
della contrattilità miocardica pouchè il fine ultimo
è sempre quello di garantire una gittata sistolica
adeguata.
Per cui, in un primo momento, si ha una ipertrofia
con funzione sistolica conservata. Alla lunga, però,
questo meccanismo di compenso cede...Il ventricolo ipertrofico comincia a dilatarsi e l'ipertrofia
da concentrica potrebbe diventare eccentrica fino ad arrivare all'insufficienza cardiaca, dove il
cuore non riesce più a garantire una adeguata gittata sistolica.
Contemporaneamente questa ipertrofia porta anche ad una compromissione del riempimento
diastolico poichè quando c'è un'ipertrofia del ventricolo, si ha un aumento della sintesi di
collagene all'interno delle pareti del ventricolo stesso e, quindi, il rilassamento della diastole è
compromesso a causa di questa sintesi. A causa di ciò il ventricolo non si riempirà abbastanza.
24
WWW.SUNHOPE.IT
Altra possibile evoluzione è che aumentando l'ipertrofia del ventricolo sx, si ha un aumento della
richiesta miocardica di ossigeno e, allo stesso tempo, si ha una ipoperfusione coronarica a caussa
della compressione di queste ultime dovuta all'ipertrofia stessa. Tutto ciò porta, ovviamente,
all'ischemia miocardica.
E' bene ricordare che molto spesso stenosi aortica e coronaropatie sono associate, poichè molto
spesso si trovano lesioni alle coronarie in pz che hanno stenosi aortica; quindi, in caso di interventi
di sostituzione valvolare, è sempre bene effettuare una coronarografia, cosichè, in sede di
intervento, si possa effettuare anche un'operazione di bypass.
SINTOMI
La stenosi aortica si manifesta con una classica triade sintomatologica, formata da angina, sincope
e dispnea, tutte da sforzo.
1. sincope: E' da sforzo. Il sintomo è spiegato dal fatto che, fisiologicamente, durante lo
sforzo fisico la pressione aumenta per aumento della portata cardiaca, che può aumentare,
in caso di necessità, fino a 5 volte. Quando vi è una stenosi serrata, l’aumento della portata
cardiaca non può aumentare oltre un certo livello per evitare che in ventricolo sinistro si
generi una pressione tale da essere insopportabile, che potrebbe causare addirittura lo
sfiancamento di parete o l’arresto cardiaco (cosa che tragicamente avviene in alcuni
individui morti improvvisamente per stenosi aortica durante uno sforzo fisico). La
pressione ventricolare durante uno sforzo, in un caso di stenosi aortica, viene infatti
25
WWW.SUNHOPE.IT
abbassata per riflesso vagale di Bezold‐Jarisch, e ciò provoca la sincope (per caduta della
pressione di perfusione cerebrale).
2. angina è anch’essa da sforzo. L’ipertrofia ventricolare sinistra non è accompagnata da
neoangiogenesi
3. dispnea è di norma da sforzo. Il ridotto volume ventricolare non permette all’atrio di
scaricarsi durante la diastole ventricolare. Con lo sforzo fisico e il fisiologico aumento di
frequenza, il tempo di diastole scende ulteriormente con impossibilità da parte dell’atrio e
del circolo venoso polmonare di scaricarsi opportunamente. Compare congestione
polmonare e quindi dispnea da sforzo.
DIAGNOSI
‐‐‐‐> E.O.
PALPAZIONE
Itto della punta:forte e protratto, con fremito sistolico
Polso radiale: Il polso è piccolo (polso tardo)
ASCULTAZIONE
1 tono normale
2 tono indebolito sul focolaio di auscultazione aortico‐‐‐> a causa della minore quantità di
sangue pompata in aorta, la valvola aortica si chiude prima!!
Ci può essere sdoppiamento del 2 tono in espirazione (sdoppiamento paradosso)
Soffio mesodiastolico a diamante che si irradia al giugulo e alle carotidi
Ci può essere un IV tono, segno di gravità atriale che deve spingere in presistole, il sangue
in un ventricolo poco distensibile per ridotta compliance
‐‐‐‐> STRUMENTALE‐‐> le fondamentali sono eco e cateterismo
ECG‐‐‐> Segni di ipertrofia e del sovraccarico sistolico del ventricolo sx
‐ deviazione assiale sx
‐ R di aumentato voltaggio
‐ ST sottoslivellato
‐ T negativa
Nell’ECG in figura si nota
inoltra l’onda P negativa
in V1, segno di dilatazione
atriale sinistra (insieme
alla P bifasica con fase
negativa lenta e all’onda
P mitralica a doppia
gobba).
26
WWW.SUNHOPE.IT
RX‐‐> Puo’ essere normale o vi puo’ essere un arrotondamento del margine ventricolare sx e
dell’apice. La calcificazione della valvola aortica si ritrova in quasi tutti gli adulti con stenosi aortica
emodinamicamente significativa
Ecocardiogramma‐‐> indagine fondamentale per la valutazione della stenosi. Tramite
Doppler continuo si misura il gradiente pressorio esistente tra ventricolo e porzione seno‐tubulare
aortica. Si calcolerà poi l’area valvolare per definire il grado di stenosi e la vena contracta, ossia la
parte più ristretta del jet osservabile all’ecodoppler.
Cateterismo cardiaco‐‐>ci può essere utile, ma noi già con l'eco abbiamo gran parte
delle informazioni che ci interessano. Ci permette di definire bene il gradiente perchè con il
catetere andiamo a misurare la differenza di pressione direttamente all'interno del ventricolo sx e
dell'aorta. E' fondamentale per valutare lo stato delle coronarie.
Terapia
Si instaura una terapia nel momento in cui
Il gradiente medio trans‐valvolare è uguale o superiore a 50 mmHg
L’area valvolare non indicizzata è uguale o inferiore a 0,75 cm2
‐‐‐>TERAPIA MEDICA
Non esiste terapia medica della stenosi aortica. Ovviamente si potranno somministrare ACE‐
inibitori o sartanici che, essendo protettori d’organo, inibiscono il rimodellamento ventricolare
(fenomeno mediato prevalentemente dall’angiotensina II). I vasodilatatori e i β‐bloccanti sono da
evitare per non incappare in cali di pressione. Considerata l’etiopatogenesi sclero‐ateromasica, si
potrà trattare il paziente con statine e altri farmaci utili nella riduzione dei fattori di rischio.
‐‐‐>TERAPIA CHIRURGICA
La terapia è strettamente chirurgica.
In base alle linee guida europee, la stenosi aortica richiede un trattamento quando vi è:
Gradiente pressorio transvalvolare di picco > 50mmHg
Area valvolare < 0,8 cm2
La terapia varia in base all'età del pz:
Bambini‐‐‐> dilatazione transcatetere con palloncino in quanto l’innesto di una protesi non
è correlabile all’accrescimento staturale del cuore del bambino.
Adulti‐‐> valvulopastica
In quest'ultimo caso occorre precisare che la chirurgia della stenosi aortica è universalmente
sostitutiva, anche se persistono alcuni centri dove si esegue, con risultati ancora discutibili, una
chirurgia conservativa.
Si può fare una AVR (sostituzione chirurgica della valvola) o una TAVI ( transcateter aortic valvol
implant)
27
WWW.SUNHOPE.IT
TAVI
Si utilizza solo per pz ad alto rischio chirurgico (impianto compassionevole), che
sono rifiutati dal chirurgo (di solito sono pz anziani)
Cosa vuol dire essere rifiutati dal chirurgo?
I chirurghi hanno un EUROSCORE che sono tabelle internazionali del rischio. Un
pz con EUROSCORE > 15è un pz a rischio.
La procedura prevede l'introduzione percutanea per accesso femorale in
anestesia locale, di una guida metallica che viene sospinta fino ad oltrepassare il piano valvolare
aortico. Sulla scorta della guida metallica viene infilato un catetere alla cui estremità vi è un
palloncino che giunto a livello valvolare si gonfia => dilatazione della valvola. A questo punto viene
rimosso il pallone facendo rimanere in sede la guida metallica. Sempre sulla scorta di una guida
metallica viene introdotto un nuovo catetere, anch'esso dotato di un palloncino gonfiabile sul
quale è posizionata una protesi che viene sospinta fino a livello del piano valvolare. Il gonfiaggio
del palloncino permette di posizionare la valvola artificiale che va a sostituire la valvola nativa
stenotica. Viene quindi rimosso il catetere e, successivamente, la guida metallica.
Rischi di questa procedura:
Distacco: poichè essendoci molto calcio la protesi non si attacca molto bene
Embolizzazione: se il medico si accorge che potrebbe esserci il distacco già al momento
dell'impianto, può ritirare la protesi e reimpiantarla.
Blocchi A‐V
AVR
La sostituzione della valvola si esegue in CEC, che può essere
normotermica o ipotermica.
Una volta che il cuore è fermo si fa una aortotomia che mostra una
valvola calcifica. E' importante che, quando rimuoviamo la valvola,
togliamo tutto il calcio perchè se un pezzettino migra, può andare
nelle coronarie => infarto.
**************
Dal punto di vista tecnico, l’intervento chirurgico deve essere preferito alla TAVI quando vi sono
calcificazioni estese e quando vi è un restringimento dell’anulus.
28
WWW.SUNHOPE.IT
2.2 INSUFFICIENZA AORTICA
DEFINIZIONE
Reflusso diastolico dall'aorta in ventricolo sx per
lesioni delle cuspidi valvolari o
dell'aorta ascendente
con coinvolgimento dei lembi valvolari, cui segue un reflusso di sangue
dall'aorta in ventricolo sx.
EZIOLOGIA
‐‐>Malattie della valvola:
malattia reumatica ‐‐> causa retrazione dei lembi valvolari.
Endocardite batterica ‐‐> causa perforazione dei lembi valvolari. La bicuspidia aortica da
frequentemente insufficienza ed è più facilmente attaccabile dalla vegetazione endocarditica.
Aorta bicuspide
‐‐>Malattia della radice aortica:
sindrome di Marfan
sifilide
dissezione
FISIOPATOLOGIA
29
WWW.SUNHOPE.IT
L’insufficienza aortica determina un rigurgito di sangue dall’aorta al ventricolo sinistro in diastole,
di entità proporzionale alla grandezza dell’orifizio rigurgitante, dalla durata della diastole
ventricolare e dalla pressione sistolica.
Forme acute ‐‐‐> Il rigurgito viene sottratto alla gittata anterograda, che risulterà pertanto
diminuita. Ciò determina stimolazione simpatica e aumento della frequenza cardiaca (tachicardia).
Ciò avviene subitaneamente quando la causa scatenante è acuta (endocardite perforante i lembi,
dissezione dell’aorta ascendente con ectasia anulo‐valvolare) e ciò determina un flusso retrogrado
che, sommandosi al flusso atriale normale, determina un aumento di pressione nel ventricolo tale
da riverberarsi subito su atrio e polmoni (in atrio si può registrare una pressione anche pari a
50mmHg), con dispnea grave ed edema polmonare.
forme croniche‐‐> l’aumento del precarico (quota di sangue che giunge al ventricolo stressante la
parete) aumenta per la somma di una quota anterograda atriale e di una retrograda aortica. Il
sovraccarico diastolico determina ipertrofia eccentrica (che a differenza dell’ipertrofia concentrica
porta ad un aumento del volume ventricolare in maniera tale da far ridurre il rapporto
massa/volume).
La maggior quota di sangue fa si che la gittata sistolica aumenti considerevolmente (e con essa la
pressione sistolica), mentre la pressione diastolica è diminuita perché la camera aortica si svuota
facilmente sia in senso anterogrado che retrogrado. Pertanto la pressione differenziale è
aumentata.
Col tempo la funzione miocardica si deteriora per una serie di motivi. Primo tra tutti è la riduzione
della perfusione coronarica che va diminuendo per la ridotta pressione diastolica, per il rigurgito
(più sangue viene rigurgitato in ventricolo meno sangue viene direzionato verso gli osti coronarici)
e per l’aumento della massa ventricolare (l’aumento di massa non è associato a neoangiogenesi).
Inoltre l’aumento di massa e di volume è segnato dal processo di fibrosi. Si deve ricordare infatti
che non tutta la massa miocardica che aumenta nei processi di ipertrofia è funzionante, anzi, una
buona parte di essa è fibrotica. Le aree fibrotiche non hanno capacità contrattile e si muovono per
“assecondamento”. La contrattilità di un cuore ipertrofico (tranne che nel caso dell’ipertrofia
fisiologica dell’atleta) non è sempre aumentata come si può pensare, anzi, il più delle volte e
disomogenea o, più precisamente, c’è discinesia di parete. La riduzione della contrattilità, il
cambiamento di shape (forma ventricolare sinistra, paragonabili in condizioni normali ad un
ellissoide di rotazione) e la ridotta perfusione coronarica determinano la riduzione della
contrattilità, stimabile con la frazione d’eiezione.
Quando la FE comincia a decrescere, la patologia può rapidamente dirigersi verso lo scompenso
cardiaco
SINTOMI
forme acute‐‐> scompenso precoce e tutti i segni dell'edema polmonare acuto
forme croniche‐‐> il paziente con insufficienza aortica è spesso asintomatico o
paucisintomatico. Nelle fasi tardive della malattia lamenterà:
Dispnea‐‐> secondaria alla riduzione della frazione d’eiezione e al sovraccarico pressorio
atriale e polmonare e, come tale, compare in fasi avanzate
tachicardia‐‐> a causa della riduzione della gittata anterograda che determina l’aumento
del tono simpatico, e ciò rende più frequenti le palpitazione.
30
WWW.SUNHOPE.IT
L’angina (che compare a riposo) è un sintomo non frequente, è determinata da una
riduzione del flusso coronarico sia per la ridotta quota di sangue che riesce a raggiungere
gli osti sia per la ridotta pressione aortica in diastole. A essa è associata la piccola quota di
morti improvvise per insufficienza aortica.
DIAGNOSI
‐‐‐‐> E.O.
L’esame obiettivo dell’insufficienza aortica è importantissimo.
L'aumento della pressione differenziale determina:
Polso capillare di Quincke,
polso scoccante di Corrigan‐‐> polso celere e ampio
segno del De Musset, ‐‐> capo ritmicamente scosso ad ogni pulsazione
pressione differenziale aumentata
segno di Landolfi‐‐< midriasi e miosi pupillar
PALPAZIONE
Fremito sistolico: palpabile all’apice, alla base del cuore o nella fossetta soprasternale e
sulle carotidi
ASCULTAZIONE
soffio protodiastolico da rigurgito sul focolaio aortico
soffio di Austin Flint, telediastolico sul focolaio mitralico. Il rullio è generato dal sangue
rigurgitato dall’aorta che cozza col lembo antero‐mediale della mitrale, determinando un
rumore. Col procedere questa condizione porta ad insufficienza mitralica relativa.
L’itto puntale èè spostato in basso e a sx,
i toni cardiaci sono indeboliti per la grossa massa cardiaca interposta.
‐‐‐‐> STRUMENTALE
ECG I voltaggi del QRS sono molto aumentati per l’aumento della massa cardiaca.
Deviazione assiale sx
Sovraccarico volume diastolico V. sx (ampia onda Q in D1, AVL, V3 V6 e piccola in V1)
Onda T alte e positive, segno tipico di ipertrofia ventricolare
RX‐‐> forme croniche il III arco del cuore si presenta allungato e prominente.
forme acute: il cuoere è delle dimensioni normali, ma ci sono i segni di congestione
polmonare
Ecocardiogramma utile per la diagnosi. L'eco transesofageo di solito è inutile. L'unico
caso in cui può servirmi è se ho una endocardite e, in questo caso, mi può par vedere se la
vegetazione ha invaso posteriormente.
31
WWW.SUNHOPE.IT
Cateterismo cardiaco Permette il rilevamento della P diastolica ventricolare. Se >
20mmHg‐‐> chirurgia.
L'ortografia con mezzo di contrasto consente di dare un giudizio sulla gravità del rigurgito( valori
da 1+ a 4+). Questo giudizio è dato in base al grado di opacizzazzione dopo m.d.c. In base a questo
noi calcoliamo la FR frazione di rigurgito con la formula
FR= RSV/TSV
Dove RSV è il volume rigurgitato ogni battito e TSV la gittata totale (cioè sia quella retrograda che
anterograda), ottengo...
‐ una frazione rigurgitante inferiore al 20% IA 1+
‐ un rigurgito del 60% IA 4+
TERAPIA
‐‐‐>TERAPIA MEDICA
Il trattamento medico si basa sulla riduzione della pressione sistolica, in modo da direzionare il
sangue verso la periferia piuttosto che verso il ventricolo. Allo scopo quindi di ridurre il rigurgito si
possono utilizzare farmaci vasodilatatori periferici, come i nitrati. Sembra comunque che questo
trattamento funzioni solo nei pazienti ipertesi, come è lecito supporre, e non nei pazienti con
resistenze vascolari periferiche normali.
‐‐‐>TERAPIA CHIRURGICA
Il trattamento risolutivo è chirurgico. L'intervento viene preso in considerazione quando:
il rigurgito è importante, ossia quando all’ecocardiogramma si dimostri un jet importante
con vena contracta maggiore di 6 mm.
Il diametro ventricolare in telesistole maggiore di 5 cm e in telediastole maggiore di 7.
Se il paziente è sintomatico (classe IIe IV NYHA) anche se la funzioni ventricolari non sono
compromesse.
Paziente asintomatico con FE<50%
Dopo la riparazione o la sostituzione della valvola il volume telediastolico si riduce e la frazione
d’eiezione aumenta per aumento della gittata sistolica.
Nel 90% dei casi la terapia chirurgica d’elezione per il trattamento dell’insufficienza aortica è
quella sostitutiva con idonea protesi, scelta in base all’età, all’anatomia e alla compliance del
paziente. In alcuni centri, in casi selezionati, si può procedere alla plastica paracommissurale, che
consiste nella sutura di parte delle cuspidi, per ottenere l’orifizio di dimensione desiderata. Tale
metodica può portare ad un certo grado di stenosi quando, per imperizia, si serri troppo la valvola.
32
WWW.SUNHOPE.IT
Il battito cardiaco ha origine in un punto specifico del sistema di conduzione cardiaco e, da lì,
diffonde a tutto il miocardio attraverso questo sistema.
Le strutture che compongono questo tessuto specifico di conduzione sono: il NSA – vie internodali
(in numero di tre, di Bachman, Wenkebach e Torel) – NAV – fascio di His – branche del fascio – fibre
del Purkinjie.
Tutte le parti del sistema di conduzione, così come lo stesso miocardio di lavoro, sono in grado di
depolarizzarsi spontaneamente, in maniera ritmica e autonoma.
Tuttavia è il NSA a scaricare alla frequenza maggiore (una frequenza normale è compresa tra 60 e
100 bpm) e pertanto la depolarizzazione, in condizioni normali, si propaga sempre con partenza dal
NSA e si porta a depolarizzare le strutture successive, prima che esse si depolarizzino
automaticamente.
Pertanto il NSA è definito pacemaker (segnapassi) cardiaco in quanto, con la sua frequenza di
scarica, determina la frequenza cardiaca.
Il NSA è localizzato in atrio destro, in prossimità dello sbocco della vena cava superiore. Tale
posizione anatomica permette al nodo di regolare la sua frequenza di scarica in maniera
proporzionale al ritorno venoso registrato. Il NSA è connesso tramite le tre vie internodali al NAV.
Dal NAV origina il fascio di His, disposto a livello settale che, prematuramente, da origine a due
branche discendenti, la branca destra e la branca sinistra. La branca di sinistra è divisa in un fascicolo
anteriore ed in uno posteriore. Al termine del setto interventricolare le due branche si sfioccano in
numerosi ramuscoli, la rete di fibre del Purkinjie.
Il nodo AV si trova nel contesto del triangolo di Kock, punto di repere per identificarlo. Questo è
delimitato anteriormente dal lembo settale della valvola
tricuspide, inferiormente dall'orifizio del CS (seno coronarico) e
medialmente dal tendine di Todaro (che va dalla cava inferiore
alla muscolatura del setto. E' fondamentale per l'ablazione
della via accessoria a lenta conduzione nella tachicardia da
rientro.
WWW.SUNHOPE.IT
Il sistema di conduzione è composto prevalentemente da cellule miocardiche modificate. Tale
miocardio specifico ha cellule di dimensioni ridotte rispetto al miocardiocita di lavoro e sono
connesse tra di loro da numerose gap junction. Tali cellule sono definite cellule P.
Il miocardio specifico è dipendente dai flussi elettronici e dai movimenti ionici che depolarizzano e
ripolarizzano le cellule.
A. La normale cellula cardiaca di lavoro ha un potenziale di membrana a riposo pari circa a ‐‐
90mV (per la presenza di anioni fissi intracitoplasmatici). Le singole cellule si depolarizzano
singolarmente ma, essendo il miocardio un sincizio cellulare (per la presenza dei dischi
intercalari tra i vari cardiomiociti), agli effetti pratici, il miocardio di lavoro si comporta come
un’unica massa.
La depolarizzazione è determinata dal flusso verso l’interno della cellula di ioni sodio.
L’ingresso di cariche positive determina la depolarizzazione fino a un potenziale di +20 mV. A
questo punto, la chiusura dei canali del sodio fa si che cominci la ripolarizzazione che viene
resa più lenta dall’apertura di canali lenti per il calcio Ca+2 . L’ingresso di calcio provoca la
contrazione e determina la fase di plateau. La ripolarizzazione fino ai valori di ‐90mV è data
dall’efflusso (verso l’esterno) di ioni K+.
B. Le cellule pacemaker (miocardio specifico) hanno un diverso modo di depolarizzarsi e
ripolarizzarsi. Tali cellule infatti, dopo ogni impulso si riattivano senza tregua, al fine di
perpetuare e preservare il battito cardiaco. Il potenziale di tali cellule è pari a ‐60mV ed è
determinato da una pregressa fuoriuscita di K+ verso l’ambiente extracellulare.
Al raggiungimento del valore di ‐60mV , la corrente IK declina in favore dell’apertura di canali
per Na+ e K+; tali canali sono definiti funny e si aprono in seguito alla ripolarizzazione
potassio‐dipendente e al raggiungimento di ‐60mV. (chiamati appunto funny perchè si
attivano grazie alla fuoriuscita di K e non all'ingresso di Na+). Appena la corrente funny If
aumenta e la membrana inizia a depolarizzarsi per l’ingresso concomitante di sodio e
potassio, si aprono i canali per il Ca+2. I canali per il calcio, a livello cardiaco, sono di due tipi,
canali T (transitori) e canali L (lunga durata). Il prepotenziale, ossia la fase di depolarizzazione
della membrana iniziata dal canale funny viene completata con l’ingresso di calcio tramite i
WWW.SUNHOPE.IT
canali T. Al raggiungimento di ‐40mV si aprono i canali L del calcio, con il conseguente
“calcium sparks” e il raggiungimento del potenziale d’azione.
Le cellule del sistema di conduzione sono innervate dal vago e dall’ortosimpatico.
Le terminazioni vagali (parasimpatico) hanno lo scopo di ridurre la
frequenza cardiaca in virtù della loro neurotrasmissione acetilcolinica.
L’acetilcolina, a livello cardiaco, viene recepita dai recettori muscarinici M2 che
determinano un aumento della conduttanza per il K+ che pertanto è portato ad
uscire, iperpolarizzando la cellula cardiaca e aumentano il tempo necessario
alla corrente If per raggiungere il valore al quale si apriranno i canali per il calcio.
L’interazione con i recettori M2 è inoltre in grado di ridurre i livelli di cAMP e
dunque il grado di attivazione dei canali per il calcio, che risulteranno quindi rallentati.
la stimolazione simpatica velocizza l’effetto
depolarizzante la corrente If, velocizzando dunque l’apertura dei
canali per il calcio. I recettori β‐adrenergici, reagendo con la
noradrenalina secreta dalle terminazioni simpatiche, aumentano il
livello di cAMP all’interno della cellula e ciò aumenta l’attività dei
canali per il calcio, nello specifico per i canali L del calcio.
Agli effetti pratici il vago determina quindi bradicardia mentre il
simpatico induce tachicardia.
WWW.SUNHOPE.IT
A B
‐‐‐‐> Nella figura A (a sinistra), riguardante il miocardio di lavoro o ventricolare:
Fase 0: fase di depolarizzazione rapida, dovuta a corrente INa che entra nella cellula.
Fase I: fase di iperpolarizzazione precoce, per fuoriscita di K+ e ingresso di Cl‐
Fase II: fase di plateau per ingresso di calcio tramite canali LL (long lasting)
Fase III: fase di iperpolarizzazione per chiusura canali del calcio e continua fuoriuscita di K+
Fase IV: ripristino condizioni iniziali per azione della pompa Na+/K+ ATP‐asica.
‐‐> Nella figura B (a destra), riguardante il miocardio specifico (di conduzione):
Fase 0: fase di apertura dei canali L per il calcio, con raggiungimento del potenziale d’azione
a +20mV e contrazione (sistole).
Fase 3: fase di ripolarizzazione, per efflusso (verso l’esterno della cellula) di ioni K+, fino al
valore di ‐60mV
Fase 4: apertura canali funny e inizio corrente If con ingresso di Na+ e K+. Al raggiungimento
di ‐40mV si aprono i canali T per il calcio con ingresso di calcio, fino all’apertura di canali L per
il calcio e raggiungimento dello Ca+2 sparks.
WWW.SUNHOPE.IT
L’ECG, registrato con elettrodi posti sulla superficie corporea, può essere considerato la risultante
della miriade di potenziali d’azione che avvengono, durante l’eccitamento, nella miriade di cellule
che costituiscono il miocardio.
L’elettrocardiogramma è la rappresentazione grafica dell’attività elettrica del cuore che si verifica nel
ciclo cardiaco. Il segnale elettrico che viene registrato risulta periodico, in quanto si ripete
ciclicamente, e complesso, perché costituito da onde di forme diverse cui si assegnano dei nomi
specifici.
Tutte le registrazioni elettrocardiografiche sono fatte sulla base di opportune linee di calibrazione
sulla carta di registrazione.
Ogni segmento di 5
mm, indicato dalle
linee scure (lati di un
quadrato grande),
corrisponde a 0,20 sec.
Gli intervalli di 0,20 sec
sono poi suddivisi da
linee sottili (lati di un
quadratino) in 5
intervalli più piccoli,
ciascuno dei quali
corrisponde a 0,04 sec.
LE DERIVAZIONI
Le derivazioni che registrano la differenza di potenziale tra due punti sono dette bipolari in quanto
le differenze di potenziale vengono registrate tra due elettrodi, posti in zone opportune della cute e
collegati all’elettrocardiografo.
Nella I derivazione, il terminale negativo (elettrodo di riferimento) dell’elettrocardiografo è
collegato al braccio destro, mentre quello positivo (elettrodo esplorante) al braccio sinistro.
L’asse di registrazione relativo a questa coppia di elettrodi sarà disposto orizzontalmente, con
il verso positivo dalla parte del braccio sinistro.
WWW.SUNHOPE.IT
Nella II derivazione, il terminale negativo dell’elettrocardiografo è collegato al braccio destro,
mentre quello positivo alla gamba sinistra. L’asse di registrazione relativo a questa coppia di
elettrodi sarà inclinato dall’alto verso il basso e da destra verso sinistra, con il verso positivo
dalla parte della gamba sinistra.
Nella III derivazione, il terminale negativo dell’elettrocardiografo è collegato al braccio
sinistro, mentre quello positivo alla gamba sinistra. L’asse di registrazione relativo a questa
coppia di elettrodi sarà inclinato dall’alto verso il basso e da sinistra verso destra con il verso
positivo dalla parte della gamba sinistra.
I DERIVATA II DERIVATA III DERIVATA
Ciò consente di dividere il piano su cui dobbiamo analizzare il vettore dipolo (che è di 360°) in tre
parti di 120° ciascuno. Tuttavia tre derivazioni non bastano, ed è per questo che sono state aggiunte
altre 3 derivazioni che esplorano sempre il piano dal punto di vista frontale lungo le bisettrici degli
angoli del triangolo di Einthoven. Queste sono dette derivazioni unipolari aumentate di Goldberger.
Essa sono:
WWW.SUNHOPE.IT
Gli angoli tra i tre assi sono approssimativamente di 120°.
Riassumendo siamo arrivati ad esplorare l'attività cardiaca con 6 derivazioni (3 bipolari e 3 nipolari)
che ci permettono di dividere il piano frontale in zone da 30° l’una. Facendo una traslazione degli assi
di registrazione delle 6 derivazioni, in modo tale che abbiano tutte la stessa origine, corrispondente
ad un punto al centro del triangolo di Einthoven, otteniamo che l’asse della I derivazione è a 0°, la
direzione della II derivazione è a +60°, la III è di circa +120°, la derivazione aVR si colloca a ‐150°
(+210°), la aVL a ‐30° e la aVF a +90°. Le direzioni degli assi di tutte queste derivazioni formano il
cosiddetto sistema di riferimento esassiale sul piano frontale.
WWW.SUNHOPE.IT
Per avere una maggior definizione dell'attività cardiaca è necessario avere degli elettrodi che siano
abbastanza vicini al cuore, al contrario di quelli delle derivazioni unipolari agli arti e bipolari che si
trovano lontane.
Furono così introdotte le 6 derivazioni unipolari precordiali che vanno così posizionate:
V1, nel 4° spazio intercostale sulla linea parasternale destra;
V2, nel 4° spazio intercostale sulla linea parasternale sinistra;
V3, a metà tra V2 e V4;
V4, nel 5° spazio intercostale sulla linea emiclaveare sinistra
(corrispondente alla punta cardiaca);
V5, nel 5° spazio intercostale di sinistra sulla linea ascellare
anteriore;
V6, nel 5° spazio intercostale di sinistra sulla linea ascellare
media.
Le derivazioni sono disposte in modo da circondare praticamente il cuore e poiché le superfici del
cuore sono vicine alla parete del torace, ciascuna derivazione precordiale registra principalmente il
potenziale elettrico della muscolatura cardiaca
immediatamente al di sotto dell’elettrodo.
La V1e la V2 registrano prevalentemente gli eventi del
ventricolo destro;
le V4‐V6 quelli del ventricolo sinistro;
invece la V3 è detta di transizione, essendo intermedia
tra posizioni in cui si registra prevalentemente negatività
(V1e V2) e posizioni in cui si registra positività (V4e V6).
WWW.SUNHOPE.IT
L'ASSE ELETTRICO
Abbiamo visto quali sono le derivazioni che "guardano" l'asse elettrico del cuore. Ma occorre
precisare che l'asse elettrico, durante l’eccitamento del miocardio, varia di direzione mentre si
propaga: quindi, anche la sua rappresentazione vettoriale. Il vettore risultante, è detto asse elettrico
istantaneo medio del cuore. Esso indica la direzione media che l’onda di eccitamento prende in un
determinato istante. Invece, è detto asse elettrico cardiaco medio la risultante di tutti gli assi
elettrici cardiaci istantanei che si riferiscono ad un dato evento cardiaco.
DESCRIZIONE DELLE ONDE
Onda P: prima deflessione positiva espressione della depolarizzazione DEGLI ATRI.È
espressione del ritmo sinusale ed è, normalmente sempre positiva ad eccezionedi aVR
(perché aVR è derivazione unipolare del braccio destro e vede il vettore allontanasi perché il
segnale va dal nodo SA al nodo AV). Ha una durata < 0,11 sec
PQ o PR: tempo di conduzione atrio‐ventricolare. Dura 0,12‐0,20sec (4‐5quadratini). È
espressione dell’attività normale o alterata di conduzione tra atri e ventricoli.
WWW.SUNHOPE.IT
Complesso QRS: espressione della depolarizzazione dei ventricoli. La prima onda
negativa è detta onda Q; la prima onda positiva è segnata come onda R; l’onda negativa che
segue la R è detta onda S ed eventuali deflessioni positive o negative che seguono l’onda S
saranno rispettivamente R’oS’. La durata normale è < 0,12 sec .
Onda Q: depolarizzazione del setto interventricolare da sinistra a destra (vedi
disegno vettore)
Onda R: depolarizzazione dell'apice ventricolare inizialmente mediale e poi
laterale; cresce progressivamente nelle derivazioni precordiali in condizioni
normali.
Onda S: depolarizzazione della parte postero basale del ventricolo sinistro e del
cono polmonare.
Segmento ST e ondaT: ripolarizzazione dei ventricoli; è un’onda lenta ed ha la
stessa polarità del complesso QRS; normalmente il tratto ST è sulla isoelettrica e l’onda T è
positiva.
Intervallo QT: è l’espressione di tutta l’attività ventricolare (sistole elettrica ventricolare);
dura 0,24–0,44sec. InparticolaresimodificaquestodatoconilcalcolodelQTcorretto–vedidopo.
Onda U:ripolarizzazione dei muscoli papillari. È raramente visibile.
ECG NORMALE
WWW.SUNHOPE.IT
PARAMETRI VALUTATI ALL'ELETTROCARDIOGRAMMA
Lo studio dell’ECG prevede l’analisi sequenziale di determinati punti fondamentali .
Ritmo sinusale.
Morfologia Onda P.
PQ (durata e morfologia).
Frequenza.
Asse elettrico.
Durata QRS e morfologia.
Tratto ST e onda T.
QT .
Battiti prematuri.
Ischemia.
1 – Ritmo Sinusale
Per poter dire che il ritmo sia sinusale bisogna riscontrare l’ondaP, positiva in tutte le derivazioni,
ad eccezione di aVR.
2 – Morfologia dell’Onda P
P Mitralica: come da sovraccarico atriale sinistro, come per esempio la stenosi mitralica,
l’insufficienza cardiaca. Si presenta come una onda P con due gobbe. Dopo un’iniziale ipertrofia
l’atrio sinistro si dilata con ripercussioni a livello polmonare
P Polmonare:come da sovraccarico atriale destro, come per esempio da stenosi tricuspidale o
da ipertensione polmonare. Si presenta come onda P appuntita.
Passente “vermicolare” : si riscontra un movimento vermicolare. Gliatri hanno contrazione
emodinamicamente inefficace, perché dilatato; la frequenza è, solitamente bassa per
l’attivazione di altri pacemaker a valle. È tipica di patologie dell’anziano.
WWW.SUNHOPE.IT
Passente “a dente di sega”:è tipico in patologie quali
o Fibrillazione: è l’aritmia più comune negli adulti e l’attività atriale è ingenere rapida,
con frequenza di 450‐600 bpm. Il nodo AV, per la sua refrattarietà, riesce a bloccare
gil impulsi, con una conduzione di 150‐180 bpm, totalmente aritmica. Si ha: 1) perdita
della sistole atriale, 2) inappropriata frequenza ventricolare che risulta troppo alta, 3)
irregolarità del ritmo ventricolare con variazione continua della gittata sistolica, così
come della pressione arteriosa. È divisa in acuta parossistica (emboliapolmonare),
persistente (stenosi mitralica) e cronica. Bisogna procedere con la conversione
elettrica o farmacologia (chinidina o amiodarone o Ca2+‐antagonisti).Il polso è
totalmente aritmico!
o Flutter: è un’aritmia sincronizzata caratterizzata da onde atriali tutte uguali, ad una
frequenza compresa tra 250‐350 bmp, conconduzione variabile del tipo 2:1, 3:1, 4:1 e
così via. All’ECG si riscontrano le onde F. Il polso è ritmico!
P negativa: pone diagnosi di ritmo nodale. Ciò significa che lo stimolo parte dal nodo AV e
non dal nodo SA, per cui il vettore di attivazione si allontana dall’ atrio e poi vi ritorna. Ciò
mette in risalto una disfunzione del nodo del seno. La P negativa può precedere il QRS, può
essere incorporata ( e quindi non vista) o può seguirlo (attivazione tardiva). Nell’atleta è
facile il riscontro di ritmo nodale (compensato da una FE molto alta); per dirimere il dubbio
lo si mette sotto sforzo e si riscontrerà una positivizzazione dell’onda P).
3– PQ
Il PQ è espressione della conduzione atrio‐ventricolare. Aumento o diminuzione del PQ ci
permettono di discriminare tachi‐aritmie o bradi‐aritmie.
WWW.SUNHOPE.IT
‐‐>PQ corto– Tachiaritmie
Wolff‐Parkinson‐White: tachicardia da via accessoria manifesta. Il PQ è corto, inferiore a
0,10 sec e si manifesta con un impastamento della parte iniziale del QRS (onda delta); il QRS
è >0,12sec. Si ha tachicardia.
PQ lungo – Bradiaritmie
Bradicardia sinusale:tutto ok,solo frequenza<60 bpm, tipica, ad esempio, nell’atleta.
Blocchi atrio‐ventricolari:
o BAV tipo 1: semplice; presenta solo un allungamento del PQ che risulta>0,20 sec.
o BAV tipo 2 di Mobitz: è diviso in due tipi principali.
Mobitz2:PQ costante. Ognitanto un QRS non è condotto. Si stabilisce un
rapporto preciso (2:1, 3:1, 4:1).
o BAV tipo3: completa mancanza di conduzione AV, con dissociazione AV. È conosciuto
anche come Morgagni‐ Adams‐ Stokes. La frequenza è molto ridotta, per l’instaurarsi
di un pacemaker alternativo.
13
WWW.SUNHOPE.IT
4 – Frequenza
La frequenza è, generalmente, indicata da tutti i cardioline di nuova generazione, ma non sempre
il conto è esatto, né tantomento si ha sempre un cardioline di nuova generazione a
disposizione.
In base alladistanza di due complessi R‐R si può calcolarrapidamente la frequenza:
1quadrato:300bpm
2 quadrati: 150 bpm.
3 quadrati: 100 bpm.
4 quadrati: 75 bpm.
5 quadrati: 60 bpm.
6 quadrati: 50 bpm.
5 – Asse elettrico
L’asse elettrico del cuore sul piano frontale rappresenta la direzione dominante media delle
forze di depolarizzazione ventricolare. Normalmente è posto tra+30°e+90° (45° nel normale). Si
considera orizzontale se è verso 0°, deviato a sx se tra‐30°e‐90° , e deviato a dx se tra
+95°e+180°. Ogni deviazione corrisponde ad un’aumentata media delle forze di depolarizzazione
verso sinistra o verso destra, quindi è un indice di eventuali alterazioni del cuore: ad esempio
una ipertrofia ventricolare prevede un asse elettrico orizzontale o deviato a sx.
Ricerca dell’asse elettrico.
ricerca del QRS difasico, in modo tale che adesso corrisponda un vettore che abbia
proiezione perpendicolare; esempio: se la difasica è DI, la perpendicolare è aVF. Della
derivazione trovata bisogna osservare la R positiva, per cui l’asse elettrico avrà valore
positivo; al contrario, se è presente un QRS che ha una R negativa, l’asse elettrico avrà valore
negativo.
14
WWW.SUNHOPE.IT
A) Asse Elettrico Normale (tra 0 e 90 gradi)
II vettore globale del QRS è rivolto verso il polo positivo di entrambe le derivazioni: il QRS
risultante risulterà pertanto Positivo sia in D1 che in aVF.
B) Deviazione Assiale Sinistra (tra 0° e ‐90°)
Una deviazione a sinistra dell'asse elettrico cardiaco porterà il vettore a rivolgersi verso il polo
negativo di aVF mentre continuerà a rimanere rivolto verso il polo positivo di D1
Il QRS sarà positivo in D1 e negativo in aVF.
C) Deviazione Assiale Destra (tra 90° e 180°_)
Una deviazione a destra dell'asse elettrico cardiaco porterà il vettore a rivolgersi verso il polo
negativo di D1 mentre continuerà a rimanere rivolto verso il polo positivo di aVF.
Il QRS sarà negativo in D1 e positivo in aVF.
D) Asse Elettrico Indeterminato (tra 180° e ‐90°)
Sia una deviazione assiale destra che sinistra marcate possono portare l'asse nel quadrante
superiore destro.
Il QRS risulterà negativo sia in D1 che in aVF.
6 – Durata QRS e morfologia
Il QRS dura, normalmente, 0,04‐0,10 sec. Si presenta, normalmente, con onde R che aumentano
progressivamente quanto più si applicano derivazioni a sinistra (in corrispondenza del ventricolo
sinistro). Oltre alla durata, la morfologia è importantissima, poiché quando il QRS è slargato,
impastato o comunque alterato, bisogna valutare attentamente il paziente poiché cardiopatico:
l’alterazione del QRS indica patologia ventricolare!‐‐‐‐In questo caso il contesto clinico è
importantissimo: la presenza di dispnea, sudorazione, ipotensione denota per una patologia
emodinamicamente instabile, per cui bisogna agire bene ed in fretta.
Come visto prima, infatti, la WPW prevede un QRS slargato ed intaccato da una onda Delta e ciò
mette in evidenza quanto una tale sindrome possa influire sulla funzionalità cardiaca. Poi:
Blocchi di branca:
o Blocco di branca dx: QRS>0,10sec. Il vettore di attivazione passa il setto, depolarizza
prima il ventricolo sinistro e poi quello destro in ritardo. In V1 si riscontra una R, una
S ed una R’; in V6 si riscontra una Q, una R ed una S larga e profonda.
15
WWW.SUNHOPE.IT
o Blocco di branca sx: QRS>0,10sec. Il vettore di attivazione passa il setto, depolarizza
prima il ventricolo destro e poi quello sinistro in ritardo. In V1 si registra una onda S a
forma di W, ed in V6 si registra una onda R a forma di M.
Tachicardia ventricolare da rientro: il rientro è determinato da un ostacolo anatomico,
generalmente una cicatrice post‐infarto, con F variabile dai 100 ai 250 bpm.
Fibrillazione ventricolare: è legato al rapido insorgere di una disomogenea refrattarietà delle
fibre miocardiche lese, in seguito ad extrasistole precoce, per esempio: ciò determina
l’attivazione di post‐potenziali di depolarizzazione, con rientro e aritmia. La fibrillazione
ventricolare conduce all’arresto cardiaco ed è l’aritmia più grave.
Flutter ventricolare: sovviene quando la frequenza ventricolare supera i 250 bpm,
caratterizzato dalla fluttuazione della parete senza una coordinata contrazione. Qui è
importantissimo valutare il problema dell’embolia e bisogna sempre somministrare, come
nella fibrillazione o nel flutter atriale, anticoagulanti orali come Warfarin o Cumadin.
16
WWW.SUNHOPE.IT
7 – Tratto ST e onda T
Tratto ST: normalmente il tratto ST si trova sulla linea
isoelettrica e così si presenta normale. Una deflessione verso
l’alto o verso il basso di questo tratto molto certamente una
patologia cardiaca(ad eccezione degli atleti in cui è facile il
riscontro di un ST sotto slivellato). Un tratto ST sotto
slivellato con T invertita è indice di ischemia miocardica.
Il riscontro di un tratto ST perennemente sovra slivellato è
indice di aneurisma!!!
OndaT: l’ondaT indica la ripolarizzazione dei ventricoli e, dato che il vettore di
ripolarizzazione va dall’endocardio all’epicardio, si presenta positiva. Una negativizzazione
dell’ondaT è indice di ischemia miocardica a tutto spessore in quanto si registrano i
potenziali negativi endocavitari.‐‐‐‐!!!è importante ricordare che esistono infarti NON‐Q,
dove non sono presenti T negative, per cui il tracciato non risulta francamente ischemico,
anche se in presenza di sintomatologia bene o male tipica, per cui bisogna fare sempre gli
esami enzimatici( CK,LDH, ma spt Troponina!!).
8– QTc
Il tratto QT è l’espressione del tempo che intercorre tra la depolarizzazione ventricolare e la sua
ripolarizzazione. Il QT si corregge mediante la formula seguente:
QTc= QT /√(RR)in secondi
Questo valore deve essere compreso in un intervallo tra 0,38e0,42 sec. È importante perché è la
diretta espressione dell’equilibrio idro‐elettro salino del cuore (e non dell’organismo se si effettua
ilcontrollo di potassiemia o sodiemia –possibili falsi positivi per emolisi da prelievo).
QT allungato (sindrome del QT lungo): si registra un QT lungo con una curva molto bassa
ed è tipico degli stati di ipopotassiemia. Sappiamo, infatti, che la fase 3 e 4 della
depolarizzazione miocardica sono legate alla fuoriuscita di potassio dalla cellula, per cui se
il gradiente si modifica si ha un allungamento del potenziale d’azione nella fase di
ripolarizzazione e la possibilità di instaurarsi extrasistoli ventricolari e aritmie anche fatali.
Questo succede spesso in pazienti che effettuano terapia con diuretici potenti come la
furosemide (anche i soggetti anoressici). Si somministra una resina a scambio ionico:
carbeyexalate.
QT corto: tipico della iperpotassiemia. Ciò determina un QT corto ed una onda T
appuntita a tenda. È grave perché diminuisce il gradiente di K+ (che dovrebbe uscire dalla
cellula) e si ha un blocco della ripolarizzazione in diastole con arresto cardiaco.
9. Battiti prematuri
In seno agli atri e dai ventricoli esistono, gruppi di cellule che mostrano potenziali d’azione molto
simili, nella fase diastolica, a quelli delle cellule segnapasso, dette segna‐passo potenziali; in
condizioni normali la frequenza di scarica e l’attività del nodo SA e AV ne blocca il
funzionamento. Questi PPM possono attivarsi nel caso in cui uno stimolo avviatore non percorra
17
WWW.SUNHOPE.IT
in tempo il suo percorso. Sono, quindi, dei meccanismi di protezione che, però, in alcuni casi,
possono attivarsi anche se tutto funziona bene; questo processo è alla base della formazione
delle extrasistoli. Le extrasistoli sono classificate in singole o a coppia, monomorfi o polimorfi.
Sono divisi in base alla loro sede d’origine:
Atriali: in genere asintomatiche e benigne, con un’origine in qualsiasi punto dell’atrio e
riconoscibile come una P isolata.
Giunzionali: partono dal fascio di His e sono meno frequenti di quelle atriali o ventricolari ed
associate a malattie cardiache oda intossicazione digitalina.
Ventricolari: sono battiti anticipati, di forma bizzarra, più lunghi degli usuali QRS. Il QRS può
essere totalmente sballato, in base all’origine dell’extrasistole. Due extrasistoli in successione
sono coppia, mentre tre o più extrasistoli successive con frequenza>100bpm sono definite
tachicardia ventricolare non sostenuta. Sono, solitamente, in un cuore sano, monomorfe e
non presentano un segno di aumentato rischio di mortalità. Nel paziente infartuato
l’extrasistole ripetitiva (>10/H), è un rischio elevato.
10 – Ischemia
Vedi riassunto IMA
18
WWW.SUNHOPE.IT
Il termine "aritmia" indica ogni situazione non classificabile come ritmo cardiaco normale.
Un ritmo cardiaco è regolare se:
origina dal nodo seno atriale
risulta regolare
presenta la frequenza e la conduzione normali
Il ritmo viene definito regolare de la variabilità esistente tra intervalli RR è < 160 msec (4
quadratini)
La frequenza, nell'adulto a riposo, viene ritenuta normale, se è compresa tra 60 e 1000 bpm.
La conduzione viene ritenuta normale se all'ECG mostra:
Onda P sinusale di durata < 120msec
Intervallo PR </= 200 msec
complesso QRS di durata </= 100msec
Le aritmie si distinguono in:
ARITMIE IPERCINETICHE o
ARITMIE IPOCINETICHE o
TACHIARITMIE o TACHICARDIE BRADIARITMIE o BRADICARDIE
Si parla di tachicardia quando si ha un Qualunque ritmo cardiaco documentabile con
aumento della FC (frequenza cardiaca) al di una frequenza < 60 bpm
sopra di valori normali per l'età.
19
WWW.SUNHOPE.IT
aritmie ipercinetiche
Aumento della FC (frequenza cardiaca) al di sopra di valori normali per l'età.
Le aritmie ipercinetiche possono essere classificate in base:
N.b. nelle aritmie l'ecocardiogramma non serve! Serve solo l'ECG!
20
WWW.SUNHOPE.IT
(Per automatismo, in fisiologia cardiaca, si intende la capacità della fibra cardiaca di depolarizzarsi
e di effettuare un nuovo potenziale d'azione spontaneamente.)
L'alterato automatismo è dovuto a flussi patologici di Ca2+ che attivano
focolai ectopici e non. (N.b. non per forza ectopici! Per esempio in quella
sinusale non sono attivati foci ectopici!)
Queste tachicardie sono:
1. Sinusale
2. Atriale ectopica
3. Giunzionale ectopica
1.1 TACHICARDIA SOPRAVENTRICOLARE
DA ALTERATO AUTOMATISMO SINUSALE
‐‐> sarebbe tipo quella che ti viene dopo una corsa!
Caratteri dell'ECG:
FC> 100 bpm
Ritmo regolare
Complesso QRS normali per morfologia ed ampiezza (max 0,12 sec)
Onde P normali ( + in DI/ D II / D III / aVF. Può essere ‐ in D III se il pz è obeso)
Intervallo PR normali (0,12‐1,20 sec)
Queste tachicardie si distinguono in (Cause):
FISIOLOGICHE
FARMACOLOGICA PATOLOGICHE
Sono quelle dei bambini Assunzione di farmaci Febbre, ipertiroidismo,
prima
dei 2 anni e quelle simpatico mimetici, alcol, ipossiemia, ipotensione,
che si presentano dopo un nicotina, caffeina. anemie, scompenso
esercizio fisico. cardiaco, IMA
21
WWW.SUNHOPE.IT
La DD con le altre tachicardie sopraventricolari può essere facilitata dal massaggio del seno
carotideo, che determina una graduale riduzione della FC
1.2 TACHICARDIA SOPRAVENTRICOLARE
DA ALTERATO AUTOMATISMO ATRIALE
ECTOPICA
I foci responsabili sono localizzati nell'atrio, ma sono esterni al NSA, quindi l'onda P presenterà
asse e morfologia diversa.
Le P saranno tutte uguali se il focolaio è unico, mentre quando sono presenti molte P diverse la
tachicardia è detta multifocale (stadio prefibrillatorio.‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐> RICORDIAMO CHE LA TACHICARDIA
SOPRAVENTRICOLARE DA ALTERATO AUTOMATISMO ATRIALE ECTOPICA PUO' PORTARE A
FIBRILLAZIONE ATRIVALE )
Si presenta in forma:
Permanente‐‐> presente costantemente nelle 24 h
Parossistica‐‐> attacchi improvvisi di durata variabile
Iterativa‐‐> periodi sinusali con alternati "treni" di TAE (tachicardia atriale ectopica)
Caratteri dell'ECG:
FC> 125/250 (per ricordare...125 è la metà di 250)
Ogni impulso ectopico viene condotto attraverso il normale sistema di conduzione
ventricolare => si determina la comparsa di normali cicli P‐QRS‐T.
Cause
DISTURBI IDROELETTROLITICI: ipokaliemia, ipossia, acidosi
respiratoria.
Sintomi
Questa tachicardia presenta il fenomeno del warning up e cooling down‐‐> il pz
presenta una sintomatologia a diamante, ovvero avverte un graduale aumento della
frequenza con cardiopalmo che gradualemente scompare)
Terapia
Controllo della frequenza con farmaci che agiscono sul nodo AV (beta bloccanti, verapamil)
1.3 TACHICARDIA SOPRAVENTRICOLARE
DA ALTERATO AUTOMATISMO
GIUNZIONALE ECTOPICA
La tachicardia ectopica giunzionale è una forma rara di tachicardia, dovuta ad un aumento
dell'automatismo a causa di un focus ectopico localizzato perlopiù nel fascio di His. Si osserva
spesso dissociazione A‐V per interferenza, ma può anche esservi retroconduzione atriale.
Caratteri dell'ECG:
Onda P retrograda (dopo il complesso QRS) e negativa in DI
/DII/ DIII e aVF.
Complesso QRS stretto (se non fosse stretto la tachicardia
sarebbe ventricolare)
22
WWW.SUNHOPE.IT
Cause:
Congenita o intossicazione da farmaci.
Sintomi
Questa tachicardia presenta il fenomeno del warning up e cooling down
Caratteristiche all'ECG
Assenza onde P
Presenza onde F a dente di sega
Ritmo e frequenza cardiaca dipendono dal rapporto di conduzione degli impulsi al
ventricolo.
Comuni sono i rapporti di conduzione 2:1, 3:1
Classificazione
FLUTTER TIPICO FLUTTER ATIPICO
E' caratterizzato dalla presenza di un circuito di rientro In questo tipo di flutter rientrano tutte le aritmie da
a livello dell'atrio dx, nel triangolo di kock. rientro che non possono essere descritte nelle
In base al senso di rotazione del circuito riconosciamo: precedenti.
Tipo comune: rotazione antioraria‐‐> Onde f
negative in D2, D3 e aVF; Onda P nascosta nel TERAPIA
QRS
Tipo non comune: rotazione in senso orario ‐‐> Forma acuta (il pz viene in pronto soccorso con flutter)
onde F positive in D II/ D II e aVF. L'onda P terapia anticoagulante! (la in base al tempo di
segue il QRS. insorgenza:
TERAPIA
Insorgenza da Insorgenza da più
Forma acuta (il pz viene in pronto soccorso con flutter) meno di 48 h: di 48 h:
Devo valutare prima la stabilità emodinamica:
‐‐‐>Emodinamicamente stabile: sotalolo/amiodarone
‐‐‐>Emodinamicamente instabile: cardioversione
elettrica... Prima di fare la cardioversione, bisogna fare No terapia Ecocardiogram
terapia anticoagulante!!!! Ovviamente non si fa ma trans
sempre, ma solo se ci sono i fattori di rischio per esofageo
embolia come Valvulopatie, arteriopatia, precedenti
ictus)
Forma cronica no trombi Si trombi
Antiaritmici di classe IC, II e III atriali‐‐>no atriali‐‐> si
terapia terapia
Forma cronica
Solo terapia farmacologica
24
WWW.SUNHOPE.IT
Fibrillazione atriale
Definizione
Tachicardia sopraventricolare caratterizzata da un'attività
elettrica atriale totalmente scoordinata con conseguente
deterioramento della funzione meccanica degli atri.
E' sostenuta da molteplici microcircuiti di rientro che cambiano
continuamente sede e direzione, con fronti d’onda che possono
fondersi o collidere trovando sempre il modo di perpetuare il
loro moto continuo.
E' l'aritmia più frequente nella pratica clinica. Infatti l' 1‐ 2%
della popolazione generale nei paesi occidentali ne è affetto.
Fattori di rischio: ipertensione, IMA, insufficienza cardiaca,
valvulopatie, diabete, fumo, BMI.
Caratteristiche all'ECG
scomparsa delle onde P, sostituite da oscillazioni della linea isoelettrica variabili per
morfologia, ampiezza e tempo di comparsa, definite onde f, la cui frequenza può arrivare
fino a 600 /min
Variabilità intervallo RR
Nota:
Assenza onde P
Irregolarità RR (la
distanza tra i vari R
cambia sempre!!)
Come detto prima (vedi ECG) la frequenza ventricolare può anche essere elevata (ma non fino a
600) o addirittura normale, a causa della refrattarietà del nodo AV. Tuttavia anche se normale la
frequenza sarà sempre irregolare! => l'unica cosa che possiamo fare è calcolare la frequenza
ventricolare media‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐>si calcola vedendo quanti complessi QRS ci sono in 6 sec (30
quadratini) e moltiplicare per 10
Frequenza ventricolare media= n°QRS in 6 sec x 10
Se la frequenza diventa regolare vuol dire che c'è un problema al nodo AV‐‐‐> Ovvero c'è un BAV
(blocco atrio ventricolare...in cui il QRS è stretto (dato che è una tachicardia sopraventricolare), il
ritmo sarà lento. [quindi sto tipo sta nguiat perchè tine fibrillazione atriale più BAV).
25
WWW.SUNHOPE.IT
Classificazione
Eziologia
La FA non è una’aritmia benigna… perché associata a:
Mortalità 2 volte
Ospedalizzazioni 10% anno
Ictus 4,5 volte
Scompenso 2‐3 volte
26
WWW.SUNHOPE.IT
Fisiopatologia
La FA ha importanti conseguenze emodinamiche. Perchè? Perchè se aumenta la frequenza di
scarica atriale e, quindi, anche quella ventricolare, la durata della diastole ventricolare si riduce e
la gittata sarà minore e, quindi meno sangue alle coronarie.
Se la FA è di tipo PERMANENTE, può indurre nel tempo una tachicardiomiopatia dilatativache
può esitare nello scompenso, poichè la riduzione della gittata induce sintesi di angiotensina II,
aldosterone, vasopressina che determinano apoptosi dei cardiomiociti e fibrosi.
Quindi la fa è sia causa che conseguenza di scompenso.
Clinica
Attenzione al rischio embolia! Nell'atrio si attua la triade di Virkow caratterizzata da:
Stasi del sangue
disfunzione dell'endotelio
Ipercoagulabilità
Diagnosi
‐‐‐‐> ANAMNESI
Mi è indispensabile per capire il momento di insorgenza, per quanto tempo è durato, le modalità
di arresto degli episodi sintomatici (spontaneo o dopo trattamento), presenza di sottostante
cardiopatia o di altre cause (alcol, DM..)
‐‐> E.O.
Una FA è riconoscibile già alla palpazione del polso in quanto questo risulterà completamente
aritmico. La conferma, ovviamente, è data dall'ECG.
‐‐‐> ECG
27
WWW.SUNHOPE.IT
‐‐‐> ECOCARDIOGRAMMA
Serve per definire la presenza e la tipologia di una sottostante cardiopatia, le dimensioni degli atri,
del ventricolo sx, la presenza di trombi (meglio evidenziabili con un ecotransesofageo).
‐‐‐> ESAMI EMODINAMICI
Test di funzionalità tiroidea, glicemia, azotemia, creatininemia, prove di funzionalità epatica,
elettroliti sierici, emocromo.
Terapia
28
WWW.SUNHOPE.IT
In caso di anamnesi per FA permanente o impossibilità a ripristinare un ritmo sinusale, la terapia
è diversa:
1. Terapia anticoagulante
2. controllo frequenza con:
Beta bloccanti /calcio antagonista: se la funzione ventricolare sin e normale e se non vi
e un WPW(piccola parentesi sui beta bloccanti.. I beta bloccanti interferiscono con il
flusso di ioni calcio verso l'interno della cellula)
Amiodarone/digossina, se la funzione ventricolare sin e compromessa e se non vi e
una WPW
Amiodarone/sotalolo, se la funzione ventricolare sin e compromessa e se vi e una WPW
N.B. nei pz con WPW, sono assolutamente controindicati i farmaci che bloccano il nodo AV
(digitale, adenosina, CCB, beta‐bloccanti) per la facilitazione indiretta della conduzione lungo la via
accessoria con possibilita di raggiungere frequenze ventricolari elevate e rischio di degenerazione
in FV.
2.2 TACHICARDIA SOPRAVENTRICOLARE
DA CIRCUITI DA RIENTRO NODALE
(TRNAV)
Definizione
Aritmia di tipo parossistico, legata alla presenza di un circuito di
rientro localizzato nell’area del nodo A‐V. La frequenza è
generalmente compresa tra 150 e 250 batt/min.
Caratteristiche all'ECG
L'ECG è diagnostico al momento della crisi, ma è normale al di fuori.
Il QRS è stretto
Non c'è onda P o perchè nascosta dal QRS o segue il QRS (vedi classificazione). L'unica in
cui si può vedere è in D1 perchè è anatomicamente più vicina
29
WWW.SUNHOPE.IT
Classificazione
Comune Non Comune
Slow‐Fast Fast‐Slow
Onda P nascosta nel Onda P segue il QRS
QRS (intervallo RP > PR)
Fisiopatologia
Il nodo AV nei pazienti affetti da TRN si comporta funzionalmente come se fosse costituito da due
vie distinte attraverso le quali l’impulso può viaggiare. Le due vie (alfa e beta) si differenziano tra
di loro per le loro caratteristiche elettrofisiologiche.
La via alfa o lenta di solito ha un periodo refrattario effettivo (ERP) relativamente breve e
conduce lentamente.
La via beta o rapida ha invece un periodo refrattario effettivo relativamente lungo e una
velocità di conduzione maggiore.
30
WWW.SUNHOPE.IT
Questa condizione è nota come duplicità di conduzione nodale.
Nei pazienti con duplicità di conduzione nodale un normale battito sinusale verrà condotto ai
ventricoli attraverso la via beta o rapida del nodo AV, dato che questa conduce più rapidamente
della via alfa.
Diversamente un impulso atriale sufficientemente precoce (come nel caso di una extrasistole) può
giungere al nodo AV quando la via beta o rapida è ancora refrattaria per effetto della conduzione
dal battito precedente e può pertanto essere condotto ai ventricoli solo attraverso la via alfa o
lenta. L’impulso in questo caso verrà condotto attraverso il nodo AV con un modesto ritardo
rispetto ad un battito normale per effetto della minore velocità di conduzione della via beta o
lenta. Questo fenomeno si manifesta sull’ ECG di superficie con prolungamento dell’intervallo PR
successivo ad un’extrasistole atriale. Se il ritardo nella propagazione dell’impulso prodotto dalla
conduzione attraverso la via lenta è tale per cui questo raggiunge la porzione distale del nodo
quando la via beta o rapida ha recuperato la capacità di condurre (ha raggiunto la fine del periodo
refrattario) potrà percorrere in via retrograda la via rapida dando origine ad un battito eco atriale.
Tale battito eco può comportarsi come l’impulso atriale iniziale e ripetere il ciclo di conduzione in
senso anterogrado attraverso la via lenta e in senso retrogrado attraverso la via rapida dando
origine ad un meccanismo di rientro attraverso il nodo AV.
Sintomi
in assenza di altre patologie cardiache che ne compromettano la funzionalità solitamente
è ben tollerata. I sintomi più comuni includono palpitazioni, nervosismo, ansia,
stordimento, vetigini, dolore toracico e dispnea. Una poliuria può verificarsi dopo la
cessazione dell’aritmia a causa del rilascio di fattore natriuretico atriale.
nei pazienti con malattia coronarica può causare angina o infarto miocardico.
31
WWW.SUNHOPE.IT
32
WWW.SUNHOPE.IT
Tachicardia da via accessoria Tachicardia da via Tachicardia da via Tachicardia da via
manifesta accessoria occulta accessoria lenta accessoria Atrio
Ventricolare
Ortodromica Antidromica
Tachicardia da via accessoria manifesta‐‐> a lez hanno spiegato solo questa
E quella che si instaura nei pz con sindrome da pre‐eccitazione ventricolare o Sindrome di Wolff‐
Parkinson‐White.( Sindrome clinica associata alla presenza di un fascio accessorio di conduzione
AV, caratterizzata dalla presenza di pre‐eccitazione ventricolare e tachicardia reciprocante atrio‐
ventricolare)
Caratteristiche ECG
PR corto < 0,12 sec
Impastamento della parte iniziale del QRS
(onda delta), che risulta allargato
L'onda delta è indice di preeccitazione ventricolare
Questo quadro dipende dal fatto che la via anomale (fascio di Kent) conduce lo stimolo ai
ventricoli piu rapidamente della normale via di conduzione
Classificazione
ORTODROMICA 95% dei casi ANTIDROMICA 5% dei casi
33
WWW.SUNHOPE.IT
34
WWW.SUNHOPE.IT
Antidromica‐‐‐> è una fibrillazione ventricolare???
35
WWW.SUNHOPE.IT
‐‐>Cronica
Farmacologica, utilizzando antiaritmici (propafenone, flecainide, amiodarone)
Non farmacologica: Ablazione transcatetere del fascio anomalo mediante RF
L'ablazione transcatetere è una pratica mininvasiva utilizzata nella cura delle aritmie.
La procedura viene svolta in un laboratorio di elettrofisiologia cardiaca, in associazione a uno
studio elettrofisiologico del cuore.
L'intervento si pratica introducendo un catetere per via percutanea attraverso una vena
femorale (e talvolta una vena giugulare interna). La punta del catetere (detto catetere ablatore)
viene posizionata in specifiche localizzazioni all'interno delle cavità cardiache e viene
somministrata una stimolazione elettrica al miocardio, allo scopo di studiare la conduzione
cardiaca e le eventuali aritmie.
Una volta studiato il sistema di conduzione del paziente, e dopo aver confermato l'eventuale
esistenza di un'alterazione del ritmo cardiaco, attraverso il catetere viene fatta passare una
corrente elettrica a radiofrequenza che, riscaldando la punta metallica, provoca la distruzione del
tessuto miocardico patogeno responsabile dell'innesco o del mantenimento dell'aritmia, senza
danneggiare i tessuti sani circostanti
3. TACHICARDIE VENTRICOLARE
Il meccanismo fisiopatologiaco, anche in questo caso, riguarda:
fenomeni di automatismo
fenomeni di rientro
FC>100 BPM
Caratteristiche ECG
C'è dissociazione atrio ventricolare
i complessi QRS sono allargati
Cause
• Ischemiche e post‐ischemiche
La sindrome di
• Cicatriziali (postoperatorie) brugala e quella
del QT lungo sono
• Miocardite e post‐miocardite due disordini
aritmogeni
• Displasia aritmogena del ventricolo destro congeniti
• Idiopatiche
• Sd di Brugada (anomalia dei canali del Na)
• Sd del QT lungo congenito (anomalia dei canali del K)
36
WWW.SUNHOPE.IT
Può essere da alterato automatismo o da rientro a seconda dell'eziologia
Definizione
Aritmia con una FC > 100 bpm e durata di almeno 30 sec. Si definisce monomorfa poichè tutti i
complessi ventricolari hanno identica morfologia.
Caratteristiche ECG
Presenza di tre o piu battiti ectopici ventricolari in successione con una frequenza
>100/min
Onde P non riconoscibili. Quando visibili non hanno alcuna evidente correlazione con i
complessi ventricolari.
Complessi QRS bizzarri ed ampi (> 0,12 sec), con morfologia costante
Onda T generalmente di polarità opposta al QRS
Ritmo solitamente, ma non sempre, regolare (cioè la distanza RR è bene o male la stessa)
Eziologia
L’eziologia della TV ne
condiziona il meccanismo e la presentazione clinica
→Nel pz con pregresso infarto del miocardio, la TV e causata
dallo sviluppo di un circuito di rientro intorno alla cicatrice
fibrosa. La sua sintomaticita dipende dalla FC e dal grado di
disfunzione ventricolare.
Le manifestazioni cliniche sono da bassa portata.
→TV in pz senza pregressa cardiopatia (da alterazioni metaboliche/elettrolitiche, intossicazioni
farmacologiche), sono generalmente dovute ad automatismi anomali e, pur presentandosi con
frequenze piu elevate, sono meglio tollerata perche la funzione ventricolare e di solito normale.
TERAPIA
37
WWW.SUNHOPE.IT
Acuta
E' finalizzata al ripristino del ritmo sinusale
La scelta della modalita di ripristino del ritmo sinusale e basata sulla valutazione del quadro
emodinamico:
Forme con compromissione Forme emodinamicamente
emodinamica stabili
cardioversione Ischemiche Non ischemiche
elettrica
lidocaina, sotalolo o
Alternativa: propafenone
amiodarone
Cronica
E finalizzata alla prevenzione delle recidive
Può essere:
Famacologica (amiodarone, beta‐bloccanti)
Non‐farmacologica
Ablazione transcatetere mediante RF; viene riservate alle forme emodinamicamente stabili ma
refrattarie alla terapia farmacologica
Impianto di un defibrillatore automatico; indicato per pz con TV sostenuta, non tollerata
emodinamicamente e refrattaria alla terapia farmacologica
3.2 Torsione di punta
Definizione
E’ una forma di tachicardia ventricolare caratterizzata da un’ elevata frequenza, usualmente non
tollerata emodinamicamente, con complessi QRS polimorfi e variabili in ampiezza e lunghezza del
ciclo.
Caratteristiche ECG
Allungamento del tratto QT (generalmente > 0,60 secondi)
Onde T slargate
Complessi QRS polimorfi e loro fluttuazione attorno all'isoelettrica
38
WWW.SUNHOPE.IT
intervalli R‐R variabili
Eziologia
Solitamente insorge in pz con intervallo QT lungo che puo essere:
Congenito: sindrome del QT lungo, sindrome di Brugada
Secondario a: Bradicardia estrema Farmaci come ADT, chinidina, procainamide, digossina o
Squilibri elettrolitici (ipopotassiemia, ipomagnesiemia)
TERAPIA
Non si usa il defibrillatore, ma il solfato di magnesio.
3.3 flutter e fibrillazione
ventricolare
Definizione
In queste aritmie manca una vera e propria contrazione
ventricolare per cui si verifica un arresto cardiocircolatorio
con morte entro 4 min, qualora non si intervenga
prontamente.
Eziologia
IMA
Cardiopatia post‐infartuale con ridotta funzione ventricolare sin
Cardiomiopatie
Sindrome del QT lungo
Sindrome di WPW
FLUTTER FIBRILLAZIONE
39
WWW.SUNHOPE.IT
Caratteristiche ECG
complessi QRS larghi, monomorfi,
funsione di QRS ed onda T in un’unica onda
rapida e regolare
Caratteristiche ECG
oscillazioni elettriche di ampiezza (alto e basso
voltaggio), durata e conformazione variabili,
frequenza impossibile da determinare
impossibilità a riconoscere onde P, complessi
QRS ed onde T
Terapia
Una fibrillazione ventricolare ad alto voltaggio di solito indica una recente insorgenza e, quindi,
unamaggiore probabilita di interruzione mediante defibrillazione. Tale probabilita e minore nella
FV a basso
voltaggio.
In queste aritmie il perde rapidamente coscienza e si nota scomparsa di polso, pressione e respiro.
La sola terapia efficace dell’arresto cardiocircolatorio da flutter e fibrillazione ventricolare e la
defibrillazione ad alto con manovre rianimatorie.
Poi, rimozione delle cause che hanno portato all’arresto cardiaco.
Se la causa non e identificabile o eliminabile, utilizzo di un defibrillatore impiantabile
40
WWW.SUNHOPE.IT
Temporaneo blocco AV o
T. sinusale
no effetto
Temporaneo blocco AV o
T. atriale
no effetto
Temporaneo blocco AV o
Flutter atriale
no effetto
Temporaneo blocco AV o
Fibrillazione atriale
no effetto
Brusca interruzione o no
T. Da rientro nodale
effetto
Brusca interruzione o no
T. Da rientro AV
effetto
Valutare:
instabilità emodinamica, denunciata da:
Alterazioni della coscienza; dolore toracico; PAS < 90 mmHg; scompenso cardiaco
PRESENTE????
41
WWW.SUNHOPE.IT
4° QRS tipici di TV
Si‐‐>TV
No‐‐>TSV con aberranza
42
WWW.SUNHOPE.IT
aritmie ipocinetiche
Qualunque ritmo cardiaco documentabile con una frequenza < 60 bpm
Le aritmie ipocinetiche possono essere classificate in base alle:
ANOMALIE DELLA
ANOMALIE DELLA
FORMAZIONE SENO ATRIALE
CONDUZIONE ATRIO
DELL'IMPULSO
Bradicardia sinusale
VENTRICOLRE DELL'IMPULSO
Blocchi atrio‐ventricolari
Blocchi seno atriale
I grado
I grado
II Grado → po wenkeback
II grado→ po wenkeback → po Mobitz
→ po Mobitz
III grado →2:1
→Avanzato
Arresto seno‐atriale
III grado completo
Quindi le basi elettrofisiologiche dell'impulso sono caratterizzate o da una anomalia della
FORMAZIONE o della CONDUZIONE dell'impulso.
La bradicardia viene definita sintomatica quando la ridotta frequenza cardiaca e direttamente
responsabile di: vertigini, lipotimia, sincope, turbe neurologiche cognitive, adinamia, astenia,
dispnea.
Si parla di incompetenza cronotropa quando il cuore di dimostra incapace di aumentare la sua
frequenzadurante l’esercizio fisico
43
WWW.SUNHOPE.IT
44
WWW.SUNHOPE.IT
BSA I grado
Non e distinguibile all’ECG di superficie se non per la bradicardia sinusale
BSA II grado
Se ne riconoscono 2 tipi:
Tipo 1
E caratterizzato da un progressivo allungamento del tempo di conduzione seno‐atriale, sino a
quando un impulso non viene più condotto.
ECG: Pausa il cui intervallo PP è inferiore al doppio del ciclo PP sinusale
. 1000MS 960 1880
Tipo 2
Si caratterizza per un improvviso arresto della conduzione di un impulso sinusale che non riesce ad
attraversare la giunzione seno‐atriale e giungere ai ventricoli.
ECG: Pausa il cui intervallo PP è uguale al doppio del ciclo PP sinusale
1000ms 1000 2000
45
WWW.SUNHOPE.IT
46
WWW.SUNHOPE.IT
N.B. Bradicardia sinusale, blocco del seno e BSA sono associabili alla malattia del nodo del
seno (Sick Sinus Syndrome, SSS).
Eziologia
Puo essere dovuta a:
Condizioni patologiche che pongono il seno nelle condizioni di non svolgere la sua funzione
(miocarditi virali e reumatiche, connettiviti, fibrosi miocardica, infiltrazione amiloidotica del
miocardio, ischemia)
Disfunzioni del sistema nervoso autonomo
Farmaci cardioattivi
Verapamil e diltiazem, che aumentano il tempo di recupero del nodo del seno ed il
tempo di conduzione seno‐atriale
Antaritmici di classe I e III
Digitale
La SSS predomina nell’età avanzata.
Sintomi
Può essere sintomatica o manifestarsi con sincopi recidivanti
Terapia
La terapia consiste nell'impianto di un pace maker.
47
WWW.SUNHOPE.IT
2. ANOMALIE DELLA CONDUZIONE ATRIO-VENTRICOLARE
Rallentata o mancata conduzione dell’ impulso elettrico atriale ai ventricoli
Il disturbo può essere localizzato:
Nodo AV (blocco sopra‐hissiano)
Tronco fasco di His (blocco intra‐hissiano)
Branche del fascio di His (blocco sotto Hissiano)
2.1 BLOCCHIATRIO VENTRICOLARI
BAV I grado
E' un prolungamento dell’intervallo PQ, ossia della conduzione atrioventricolare. Per
definire BAV di primo grado l’intervallo deve superare i 0,20 msec. Per la corretta
definizione di BAV di primo grado, oltre ad un PQ lungo, è necessario che vi sia un QRS di
aspetto normale. Nei PQ lunghi con QRS anomali si possono sospettare anche alterazioni
del fascio di His e della rete del Purkinjie.
48
WWW.SUNHOPE.IT
BAV II grado
E' presente quando alcuni impulsi atriali non sono trasmessi al ventricolo. Se ne conoscono
diversi tipi.
BAV di II grado tipo Mobitz 1
Si caratterizza per un progressivo allungamento dell’intervallo PR fino a quando un onda P non
viene più condotta (non seguita, cioè, da un complesso QRS). Tale fenomeno prende il nome di
periodismo di Luciani‐Wenkebach. Il numero di onde P è quindi > a quello dei complessi QRS
(rapporto P:QRS = 3:2; 4:3; etc.)
Si tratta per lo più di un disturbo funzionale che può essere riscontrato negli atleti oppure
conseguire a:
− Farmaci (propafenone, flecainide, chinidina, beta‐bloccanti, CCB, digitale, Li)
− Ischemia cardiaca
E generalmente asintomatico.
Non necessita di terapia (impianto di un pacemaker)
BAV di II grado tipo Mobitz 2
Si caratterizza dalla comparsa di un’onda P bloccata (non seguita, cioè, da un complesso QRS)
dopo un numero quasi sempre costante di battiti, con intervallo PR normale.
La sede del blocco è nel fascio di His.
49
WWW.SUNHOPE.IT
Ha tendenza ad evolvere verso un blocco AV completo.
E dovuto a cardiopatie organiche di varia natura
Puo causare episodi sincopali (Sindrome di Morgagni‐Adams‐Stokes)
Necessita dell’impianto di un pacemaker
BAV di II grado tipo 2:1
Si caratterizza per una successione di 2 onde P ogni complesso QRS.
La sede del blocco può essere nel NAV, nel fascio di His o nelle branche.
Può causare scompenso cardiaco se la frequenza ventricolare è particolarmente bassa.
BAV di II grado tipo avanzato
Si caratterizza per una successione di 3 onde P ogni complesso QRS.
La sede del blocco e nel fascio di His o sottohissiana
BAV III grado
E' caratterizzato dall’assenza completa di rapporto delle onde P con i complessi QRS
(dissociazione atrioventricolare)
Il nodo seno‐atriale è il segnapassi degli atri ma nessuno degli impulsi atriali viene condotto ai
ventricoli.
La depolarizzazione dei ventricoli e sostenuta dallo sviluppo di un altro segnapassi che produce un
ritmo di scappamento e che può essere:
GIUNZIONALE VENTRICOLARE
ritmo di scappamento definito “idionodale” ritmo di scappamento definito
“idioventricolare”
• FV = 40‐60 bpm • FV < 40 BPM
diagnosi diagnosi
1. ECG di superficie 1. ECG di superficie
o QRS stetto o QRS largo
2. Manovre vagali 2. Manovre vagali
Peggiorano i blocchi a sede nodale, per Migliorano i blocchi a sede sottohissiana
depressione del nodo AV.
3. Atropina 3. Atropina
Migliora i blocchi a sede nodale, per Peggiorano i blocchi a sede sottohissiana
facilitazione della conduzione a livello del nodo
AV
50
WWW.SUNHOPE.IT
Quanto più e basso il livello del segnapassi nei ventricoli, tanto minore e la frequenza ventricolare:
Si distinguono un BAV di III grado:
Congenito, associato a cardiopatie congenite (trasposizione corretta dei grossi vasi)
Acquisito, come malattia isolata (sindrome di Lev‐Lenegre) oppure associata a IMA (con
buona prognosi se in sede inferiore; con prognosi severa se in sede anteriore),
cardiomiopatie, vizi aortici, malattie infiammatorie o degenerative.
I blocchi a livello del nodo (caso di infarto inferiore) sono ben tollerati perche il ritmo di
scappamento, originando dalla giunzione AV, è piu veloce e piu stabile
I blocchi sottohissiani (caso di infarto anteriore) sono scarsamente tollerati perche il ritmo di
scappamento, originando dai ventricoli, è piu lento e meno stabile, con sincope, compromissione
emodinamica, angina pectoris.
Terapia
La necessità del pacemaker dipende dalla sede del blocco: è indicato nel BAV completo a QRS
largo. Nelle situazioni di emergenza lo stimolatore trans toracico rappresenta un presidio utile
come soluzione ponte in attesa di un pacemaker definitivo
*************************************************
VERTIGINI DISPNEA ASTENIA SINCOPE
51
WWW.SUNHOPE.IT
52
WWW.SUNHOPE.IT
Per sottoporre il paziente ad intervento cardiochirurgico è indispensabile MONITORARE I
PARAMETRI VITALI sia in sede pre‐operatoria che intraoperatoria e nel post‐operatorio.
Il paziente viene dunque monitorato con diversi macchinari che valutano:
1. Pressione arteriosa – il parametro è monitorato incannulando l’arteria radiale con un sensore
collegato ad un computer. Serve a valutare la funzione cardiaca, essendo la PA espressione della
Gittata cardiaca.
2. PVC – pressione venosa centrale – tramite incannulazione giugulare interna ds,il catetere
attraversa la succlavia, poi la cava superiore e così giunge in atrio ds. Da un’idea ben precisa della
quantità di liquidi corporei (volemia) e del riempimento del cuore.
3. Emogasanalisi – monitoraggio della saturazione periferica e prelievi arteriosi seriati col catetere
di Swan‐Ganz *per valutare PO2, PCO2,pH, equilibrio acido/base, quindi ventilazione e
sìossigenazione del pz
4. Controllo diuresi – in corso di operazione cardiochirurgica la diuresi ammonta di norma a 100mL
circa. La riduzione di questo valore è indicativo di una ridotta portata renale.
5. ECG e talvolta ecocardio intraoperatorio – da valutare costantemente per la possibile comparsa
di aritmie.(L’ECG intraoperatorio è trans‐esofageo? ). L’ecg post‐operatorio è effettuato in 2‐3
derivazioni con placche su spalla ds e sx.
6. Temperatura corporea – deve essere mantenuta entro certi range, in genere si introduce un
catetere tran‐nasale che giunge in esofago e rileva la tc. Può anche essere rilevata la t° rettale.
7. diuresi‐con catetere vescicale controllo la perfusione corporea e la funzionalità renale
8. EEG – elettroencefalogramma – per la valutazione della perfusione cerebrale e dello stato di
salute dell’encefalo.
CONTROLLO VARIABILI FISIOLOGICHE DURANTE CEC:
1. ci sono variabili che hanno un controllo completamente esterno GC,PA,PVS, Hct, PO2..
2. variabili con un controllo misto: esterno + paziente
3. variabili incontrollabili dall’esterno: es. reazione infiammatoria
*ll catetere di Swan‐Ganz, noto anche come catetere arterioso polmonare (PAC), è un dispositivo di
monitoraggio emodinamico invasivo, è costituito da un catetere a più lumi, dotato alla sua estremità di un
palloncino gonfiabile. Tramite un introduttore, inserito in una vena centrale di grosso calibro (vena giugulare
interna, succlavia, femorale comune) il catetere può essere sospinto in atrio destro, quindi in ventricolo ed
in arteria polmonare. Il catetere di Swan‐Ganz monitorizza la portata cardiaca in continuo e l'ossimetria
venosa mista, la frazione di eiezione del ventricolo destro e il volume ventricolare destro di fine diastole, per il
monitoraggio in continuo del bilancio fra apporto e consumo di ossigeno.
WWW.SUNHOPE.IT
CEC: CIRCOLAZIONE EXTRACORPOREA
La CEC è una tecnica di assistenza meccanica al circolo che permette di escludere dal circolo cuore e
polmoni. E’ anche detta “macchina cuore‐polmoni”. Permette
1. fermare il cuore durante l’intervento cardiaco
2. rendere il cuore esangue
3. sostituire la funzione di pompa del cuore
4. sostituire la funzione di ematosi del polmone
perché perfonde e ossigena l’organismo.
STORIA DELLA CEC:
La storia della circolazione extracorporea si può dire nasca a partire dal 1916, quando ci fu la
scoperta dell’eparina. Impedendo la coagulazione del sangue nei tubi, è uno dei capisaldi della CEC.
Circa 20 anni più tardi scoperta della protammina , che al contrario è un coagulante, e primi studi
sperimentali sulla CEC su animali.
Nel 1954 circolazione controllata crociata genitore‐figlioIl sangue venoso del bambino fluiva in
una grossa vena del genitore attraverso una pompa e il sangue arterioso del genitore nel bambino.
elevatissima mortalità (200%!!!)
Nel 1955Il primo tentativo riuscito di CEC, ad opera di Kirklin. Segna l’inizio dell’era della
cardiochirurgia a cuore aperto.
oggi: moderna CEC
2
WWW.SUNHOPE.IT
SCHEMA CEC
l sangue venoso del pz viene drenato immettendo una CANNULA IN VENA cava superiore o inferiore
quindi atrio destro. Talvolta, soprattutto nei pazienti che hanno già ricevuto interventi
cardiochirurgici è possibile l’incannulazione periferica della vena femorale.
Il sangue per caduta (il tavolo è posto in alto, il reservoir in basso) passa dunque in tubi di materiale
plastico (silastic) e raggiunge un RESERVOIR, cioè un serbatoio dal quale passa all’OSSIGENATORE ,
ove viene ossigenato. Da qui il sangue viene spinto tramite una POMPA ( che genera quindi una
pressione ) allo SCAMBIATORE DI CALORE, passa in una serie di FILTRI, e tramite una CANNULA
ARTERIOSA è immesso in aorta ascendente.
Quindi i componenti principali della CEC sono:
1. cannule di connessione ( venosa /arteriosa)
2. reservoir
3. ossigenatore
4. pompa
5. scambiatore di calore
3
WWW.SUNHOPE.IT
CANNULE DI CONNESSIONE
Collegano in modo sterile il corpo del paziente a tubi che si portano al macchinario.
1.Le cannule devono avere un calibro giusto
non essere troppo piccolo al punto da ridurre la massa
necessaria per riempire il circuito
ne troppo grande , perché rischierebbe di creare gradienti
pressori.
2.Sono costituita da resine chimiche inerti, polimeri del vinile,
sostanze plastificate che danno flessibilità.
3.Sono armate cioè provviste di un filo di acciaio all’interno
così anche se si piegano non si strozzano.
4.Le cannule sono più o meno lunghe dipende dal tragitto che devono effettuare.
Cannule venosesono posizionate in atrio dx o attraverso una delle cave , o nella femorale.
Cannule arteriose sono poste in aorta ascendente oppure in grosse arterie come la femorale o
l’ascellare (es. reinterventi oppure aneurismi aorta ascendente)
Devono essere praticati due meccanismi fondamentali dopo il posizionamento delle cannule:
1. TURNIQUÈ:laccio che passa intorno alla cava superiore o inferiore e che stringe la vena sulla
cannula. Se non mettiamo il turniquè una parte del sangue non va in cannula ma raggiunge
l’atrio ds: ovvero fa un by pass cardio‐polmonare parziale.
2. CLAMP O ANGIOSTATO: chiude totalmente l’aorta ascendente dopo la cannula (tra cannula e
cuore)
Attraverso turniquè e clamp si escludono dal circolo cuore e polmone.
POMPA
La CEC è costituita da un unico e semplificato meccanismo costituito da 4 pompe. La pompa
meccanica (main pump) ha il compito di sostituire la funzione del cuore e di muovere il flusso del
sangue nel circuito e nel sistema vascolare dell’organismo. Serve a generare un gradiente pressorio.
un’altra è utilizzata per la cardioplegia e le altre due servono come aspiratori.
Due tipi di pompe:
1.POMPE RULLO (ROLLER)
Più usate,economiche, svantaggio: possono essere usate solo
per un intervento di breve durata. Questa pompa è costituita
da uno statore e un rotore collegato da un tubo di silastic.
Lo statore è un blocco di acciaio fisso a forma di ferro di cavallo.
Il rotore è costituito da due rulli posti a 180° l’uno dall’altro
che comprimono il tubo di silastic. Il sangue quindi viene sospinto
nel tubo da questo movimento e schiacciamento dei rulli.
Il rotore è controllato da un motore elettrico attraverso una manopola,
se si aumentano i giri del rullo aumenta la portata.
4
WWW.SUNHOPE.IT
Se si inverte la rotazione del rullo invece di pompare, aspira.
Se lo strumento è tarato aduna velocità e forza eccessivaIl sangue è traumatizzato dai rulli che
schiacciano il tubo, si può avere emolisi, il tubo si può danneggiare e rilasciare particelle che causano
embolia. Si deve trovare il giusto compromesso pressorio !
2.POMPA A CENTRIFUGA
è costituita da un motore elettrico che fa girare un magnete (girante) che
a sua volta fa girare la pompa , che ha una struttura a forma di chiocciola.
E’ quindi basata su un meccanismo magnetico, crea minor traumatismo
al sangue. E’ usata per interventi più lunghi , sono pompe
più costose.
Il flusso garantito dalla pompa è un flusso continuo, non pulsatile come quello fisiologico!
OSSIGENATORE
E’ un sistema artificiale metallico che ha il compito di regolare lo scambio gassoso del sangue che lo
attraversa fornendo ossigeno e desaturandolo di CO2. Sostituisce quindi la funzione polmonare.
Sono dei presidi monouso. Si dividono in due grandi categorie:
AD ESPOSIZIONE DIRETTA (STORICI): A GORGOGLIAMENTO
Nella parte inferiore del sistema viene messo sangue venoso e una
miscela di gas con una quota di Ossigeno.
Quando il gas viene a contatto con l’O2 avviene :
1. scambio gassoso i globuli rossi cedono la CO2 e legano l’O2
2. Il sangue in presenza di gas da gorgogliamento e si produce una schiuma. Ciò avviene per la
presenza di proteine
Attraverso un filtro il sangue viene deschiumato e così, ossigenato viene pompato al pz. Tale
ossigenatore comporta emolisi, emboli gassosi , turbolenze , nonché denaturazione delle proteine
plasmatiche.
ESPOSIZIONE INDIRETTA: A FIBRE CAVE
a loro volta divisi in ossigenatori a membrane o a fibre.
Il sangue è separato dalla miscela gassosa da una
membrana (estesa 2‐4mm2, in teflon o prolipropilene
con macropori di 100 micron)
che lavora come la membrana alveolare
del polmone e tramite questa vi è lo scambio
senza che vi sia contatto diretto tra sangue e ossigeno.
Oggi è usato questo ossigenatore!!!!
5
WWW.SUNHOPE.IT
Vantaggi d’uso:
ridotto volume di priming ( =riempimento della macchina)
scambio di gas più efficiente
più affidabilità
minor traumatismo della componente corpiscolata del sangue
SCAMBIATORE DI CALORE 1 2
Lo scambiatore di calore è un sistema capace di regolare la
temperatura del sangue che vi passa. E’ costituito da due
scompartimenti
1) quello in cui vi passa il sangue
2) quello in cui è posto il liquido raffreddante o
riscaldante (generamente acqua)
Ha due fondamentali ruoli:
1.mantenere costante la TC corporea del pz (normotermia 36°/37°),
quando è il sala operatoria a circa 18° col torace aperto
2. permettere di raffreddare e/o riscaldare il sangue, in modo da raffreddare / riscaldare il corpo. La
velocità con cui si svolgono i processi enzimatici nell’organismo è direttamente proporzionale alla
temperatura: tantoche i processi enzimatici diminuiscono di 10 volte per ogni grado perso dal cuore.
( maggior calore= aumenta velocità p. enzimatici e viceversa). Raffreddando il sangue diminuisce il
fabbisogno metabolico e quindi di ossigeno di organi e tessuti , e si evita un danno irreversibile a
organi fondamentali come reni, cervello.
IMPORTANZA TEMPERATURA CORPOREA NELLE OPERAZIONI IN CEC:
La temperatura corporea ha un ruolo fondamentale negli interventi, perché ci permette di regolare
direttamente l’attività metabolica. Durante le operazioni quindi diminuiamo la temperatura
corporea per aumentare il tempo idi ischemia! Al termine dell’operazione tutte le funzionalità
d’organo devono essere ripristinate.
Diminuendo di 10 gradi la temperatura corporea, l’attività metabolica si dimezza.
A mano a mano che scendiamo la temperatura corporea, si hanno rallentamenti dell’attività
metabolica, fino ad arrivare al di sotto dei 25 gradi dove si ha perdita dell’attività cerebrale.
Si parla di NORMOTERMIA= 37°
Al di sotto di 37°= IPOTERMIA .Questa può essere: Cosa succede fisiologicamente a queste T°?
ipotermia moderata :dai 37° ai 29° 33° perdita di coscienza
ipotermia intermedia : dai 28 ai 20° 28° fibrillazione atriale
ipotermia profonda: al di sotto dei 20° 25° fibrillazione ventricolare
20° perdita dell’attività cerebrale.
ALLA FINE DELL’INTERVENTO occorre far tornare la
temperatura del paziente alla normalità (facendo passare il sangue attraverso acqua più calda) per
poi poter scollegare il paziente della macchina.
Apparecchi moderni: ossigenatore e scambiatore di calore insieme(con scambiatore a monte.)
6
WWW.SUNHOPE.IT
FILTRI
Sono magli di nylon con pori di 40‐200micron, i pori devono filtrare le
impurità del sangue e i frammenti di sylastic che si formano nel
traumatismo del sangue nella pompa. Si trovano:
nell’ossigenatore (per filtrare il sangue prima di restituirlo al pz)
nel reservoir ( sangue aspirato e recuperato dal pz)
sulla linea arteriosa ( a valle della pompa)
PRIMING
Prima di far partire il macchinario è necessario che il circuito venga riempito, cioè che l’aria che vi è
contenuta venga sostituita da liquidi, altrimenti il pz si riempirebbe di aria embolia gassosa.
E’ definito “priming” la quantità e la qualità dei liquidi necessari per riempire il circuito.
In passato:
Circa 2,5 litri di sangue venivano prelevati al pz,; questo sangue autologo veniva eparinizzato per
renderlo incoagulabile e così veniva immesso nel macchinario per il suo riempimento.
Tuttavia dopo l’intervento il pz aveva l’ ematocrito altissimo, con emoglobina altissima, ovvero
sviluppava la “sindrome da sangue omologo” , per aumento della viscosità del sangue ! ( Ricorda che
la viscosità aumenta sia per aumento dell’Hct sia per l’abbassamento della TC)
C’era quindi una compromissione della circolazione di tutti gli organi:
polmone shock lung : polmoni sa shock, diventano bianhi
IR
embolie cerebrali e sistemiche
Quando un pz rifiutò la trasfusione si provò a riempire la macchina con acqua , e si vide che la
viscosità del sangue non aumentava. Quindi progressivamente vennero fatte prima delle
EMODILUIZIONI PARZIALI ( 50% sangue, 50% soluzione cristalloide –cioè acqua)
oggisi ricorre al priming della EMODILUIZIONE TOTALE: ovvero il sistema è riempito con 1000ccc
di liquido cristalloide. Tale procedura è scevra di complicanze perchè
evita l’aggregazione degli eritrociti
riduce la viscosità
facilita la circolazione in ipotermia.
Priming: acqua + ringler lattato 5% + eparina 50 mg
Quando viene somministrata questa soluzione al pz si ha una riduzione del 20‐30% dell’Hct ( perché
la soluzione rappresenta il 30‐35% del volume ematico). Ma l’Hct ritorna alla norma dopo
l’intervento con la diuresi.
7
WWW.SUNHOPE.IT
EPARINIZZAZIONE
il pz deve essere eparinizzato prima di iniziare la CEC (3 mg di eparina per kg di peso corporeo) .
Questo perché in condizioni normali il sangue coagula in pochi minuti dopo aver perso il contatto
con l’endotelio vascolare. Si inietta subito prima di entrare in CEC. Verranno valutati ad intervalli di
tempo regolari il PT e l’INR.(tempo di trombina e protrombina)
Bisogna valutare la quantità di eparina somministrata per poter somministrare alla fine un adeguata
quantità di protamina (coagulante) 1mg per ogni 100 unità di eparina
All’inizio abbiamo detto che la CEC permette:
1. fermare il cuore durante l’intervento cardiaco
2. rendere il cuore esangue
3. sostituire la funzione di pompa del cuore
4. sostituire la funzione di ematosi del polmone
COME SI FA A MANTENERE IL CUORE FERMO ED ESANGUE?
Con ARRESTO ANOSSICO: cioè col clampaggio aortico il sangue non va nelle coronarie, consuma
progressivamente la sua riserva di 02, va prima in fibrillazione ventricolare e poi arresto. Se si
prolunga per 18‐20’’: il cuore si contrae su se stesso : contrazione tetanica irreversibile con morte del
pz cuore di pietra.
Oggi per impedire questa complicazione è stato introdotto: L’ARRESTO CARDIO‐PLEGICO:plegia
(quindi blocco/paralisi) del cuore in diastole, cioè flaccido,per ridurre il consumo di O2, grazie all’
iniezione di sostanze farmacologiche, in paticolar modo del potassio. L'aumento della
concentrazione di potassio extra-cellulare diminuisce la negatività del potenziale di riposo della
cellula cardiaca, depolarizzandola in parte. Di conseguenza diminuisce anche l'intensità del
potenziale d'azione, e questo fa sì che la contrazione del cuore sia via via più debole.
E’ somministrato o veicolato da soluzione cristalloide CARDIOPLEGIA CRISTALLOIDE.
Se k+ è veicolato dal sangue CARDIOPLEGIA EMATICA
Somministrazione per VIA ANTEROGRADA : attraverso incannulazione degli osti coronarici
Somministrazione RETROGRADA: attraverso il seno coronarico
Tali somministrazioni possono essere
effettuate in normo‐ipotermia
L’arresto del cuore con soluzione
cardioplegica può essere
PROTRATTA PER 3 ORE
con somministrazione piccola
ogni 20‐30 minuti.
8
WWW.SUNHOPE.IT
AL TERMINE DELL’INTERVENTO:
Dopo l’intervento e lo svezzamento dalla CEC, l’attività cardiaca riprende di norma con la rimozione
del clampaggio aortico, cioè con l’arrivo di sangue in coronaria. Talvolta è necessario coadiuvare con
un cocktail di farmaci.
Ci sono delle evenienze in cui non solo dobbiamo fermare il cuore ma dobbiamo anche
ESANGUINARE IL PZ , creando il cosìdetto ARRESTO DI CIRCOLO è usato ad es. nella
chirurgia dell’aorta. Si ottiene l’arresto del circolo raffreddando progressivamente il sangue, e quindi
il pz fino a raggiungere l’ipotermia profonda, ed un rallentamento dell’attività cerebrale.
1) dobbiamo attentamente valutare costantemente la T rettale e trans‐esofagea
2) bisogna valutare l’EEG si può scendere di temperatura fino a quando l’EEG non è piatto.
A questo punto, quando si è certi che l’EEG sia piatto, si può esanguinare il pz, tutto il sangue è
prelevato e circola nella macchina CEC. Dopo di ciò eseguiamo l’intervento, riscaldiamo il sangue e lo
reimmettiamo quindi nel pz. Concluso. Sono in uso tecniche che permettono la vascolarizzazione
cerebrale durante l’arresto di circolo per impedire danno cerebrali irreversibili.
(????)il cervello è suscettibile al danno da arresto del circolo: dopo4‐5 min danno irreversibile . Due
strategie chirurgiche:
1. ipotermia
2. cec
9
WWW.SUNHOPE.IT
Assistenze meccaniche al circolo sanguigno
e trapianto cardiaco
Per assistenza meccanica al circolo s’intendono tutte quelle procedure che si esplicano per
vicariare la funzione di pompa cardiaca, utilizzabili cioè in quei pazienti che, per diversi motivi,
vedono scendere la loro frazione d’eiezione (FE) oltre limiti critici.
Patologie determinanti questa condizione sono gli esiti di una ACS (come uno shock cardiogeno,
un grosso grado d’acinesia di parete), cardiomiopatie in stato di scompenso, scompenso cardiaco
per qualunque etiologia e le miocarditi fulminanti.
Il supporto meccanico alla circolazione s’avvale di più meccanismi. Tra questi contropulsatore
aortico e, se questo è insufficiente, si ricorre al VAD che può essere temporaneo, in attesa di un
trapianto di cuore, oppure permanente, in caso di pz anziani nei quali rappresenta l'unico sistema
per tenerli ancora in vita.
Quindi:
bassa portata operatoria
contropulsazione aortica
VAD
Trapianto cardiaco
WWW.SUNHOPE.IT
Contropulsazione aortica (IABP – intra
aortic balloon pump)
È una metodica di assistenza meccanica cardiocircolatoria
temporanea. Rappresenta un supporto meccanico per il ventricolo di sx.
Il contropulsatore è costituito da un vano, da un monitor e da un display con
tutti i parametri del pz.
Consiste nell’immissione, attraverso l’arteria
femorale, dunque per via percutanea con tecnica di
Seldering, di un catetere che monta un pallone
all’estremità distale.
Il catetere con pallone viene posizionato in aorta toracica, di norma 1‐2 cm
sotto l’origine dell’arteria succlavia di sinistra, subito dopo l'istmo aortico.
Il pallone viene ripetutamente gonfiato e sgonfiato tramite insufflazione d’elio (He).
Specificamente il pallone si gonfia in diastole e si sgonfia in sistole.
Il contropulsatore può essere gonfiato totalmente oppure parzialmente.
Di solito inizialmente viene gonfiato completamente e poi,
nello svezzamento si riduce della metà.
Il gonfiaggio e lo sgonfiaggio avvengono
precisamente durante la diastole e la sistole per
la presenza di un’unità di controllo
computerizzata che associa i due eventi con
grande precisione temporale.
Tale macchinario è capace di determinare lo
sgonfiaggio del pallone ad ogni QRS normale o
extrasistolico.
Il pallone da inserire deve avere diametri conformi
alla dimensione dell’aorta in questione. La
frequenza della contropulsazione è variabile, può
avvenire ad ogni sistole (rapporto 1:1) o ogni due,
tre sistoli (rapporto 1:2 e 1:3).
La contropulsazione aortica determina
un miglioramento della perfusione
coronarica e sistemica
una riduzione delle resistenze vascolari periferiche, con miglioramento dunque della
perfusione sistemica.
una riduzione degli stress di parete
2
WWW.SUNHOPE.IT
Il meccanismo secondo il quale avviene questo miglioramento è derivante dal giusto tempismo
di gonfiaggio e sgonfiaggio del pallone intraortico. Quando il pallone si gonfia in concomitanza
della diastole, v’è un aumento della pressione diastolica nella camera aortica. Pertanto, il sangue
che sta lasciando l’aorta per dirigersi verso la periferia viene in parte dirottato dall’aumento di
pressione nuovamente verso i segmenti a monte del pallone, cioè verso le coronarie e
l’encefalo.
Lo sgonfiaggio repentino sincrono con la sistole fa si che il sangue possa perfondere la periferia.
Il contropulsatore può essere gonfiato totalmente oppure
Indicazioni all’utilizzo del contropulsatore aortico
Sono tutte quelle condizioni in cui la FE d’eiezione scende al di sotto di valori critici, quindi:
Shock cardiogeno
aritmie ventricolari refrattarie a terapia farmacologica
DIV post infartuale
Angina instabile refrattaria
Sindromi da bassa gittata pre/intra operatoria
Controindicazioni assolute all’utilizzo del contropulsatore aortico
Sono
o l’insufficienza valvolare aortica severa (in tal caso il sangue non refluisce verso le carotidi
o le coronarie ma ritorna in ventricolo sinistro),
o gli aneurismi (perchè dove c'è l'aneurisma c'è tutto un quadro di trombosi e il pallone,
passando, creerebbe emboli)
o Aterosclerosi diffusa dell'asse aorto‐iliaco
o diatesi emorragiche per le quali non è possibile fare trattamento anticoagulante (sempre
necessario quando si inserisce il pallone).
Complicanze
ACUTE CRONICHE
‐ eventuale rottura aortica, ‐ claudicatio intermittens dell’arto inferiore
‐ dissezione aortica, ‐ pseudoaneurisma dell’aorta toracica
‐ infezioni nel sito di puntura femorale nel punto di azione del pallone
‐ ischemia acuta dell’arto (ALI).
.
3
WWW.SUNHOPE.IT
Lo svezzamento dalla contropulsazione deve essere graduale, riducendo la frequenza della
contropulsazione e la quantità di He immesso nel pallone.
Se il contropulsatore aortico non basta‐‐> VAD
Il marchingegno è munito di due fili che, passando attraverso la parete addominale, vengono
connessi a delle batterie portatili con autonomia di almeno 4‐6 ore.
4
WWW.SUNHOPE.IT
Indicazioni
Quando il paziente non riesce ad ottenere una buona gittata cardiaca (neanche con
contropulsazione aortica)
Pz che non riescono ad essere svezzati dalla contropulsazione aortica
pazienti anziani con comorbidità avanzate=>il VAD è una terapia definitiva‐‐>DESTINATION
THERAPY
Pz con shock cardiogeno secondario a miocarditi fulminanti
Pz in scompenso cardiaco cronico refrattario a terapia medica ed in attesa di trapianto
(BRIDGE TO TRANSPLAN‐‐>PONTE PER IL TRAPIANTO)
Pz in scompenso cardiaco cronico refrattario a terapia medica nei quali i VAD viene
considerata una terapia definitiva (DESTINATION THERAPY)
Criterio necessario per l’impianto del VAD è la presenza di un
indice cardiaco (CI) < 2L/ minuto, pressione arteriosa sistemica
(PAS) < 65 mmHg, P atrialie sx > 20mm/Hg, una VO2max <
12ml/Kg. La presenza di VO2max < 10 ml/Kg è oggi considerato un
parametro necessario per l’iscrizione in lista trapianti.
Quindi:
Vo2 MAX < 10 ‐‐‐‐> trapianto di cuore
10<Vo2<14 ‐‐‐> c’e’ un indicazione alla terapia ma e’ necessario valutare le condizioni cliniche del
paziente
Vo2> 14 ‐‐‐> c'è sicuramente un cuore dilatato ma puo’ aspettare.
Classificazioni dei VAD
In base alla durata
1. ACUTI ‐‐‐> tipo ECMO, IABP, IMPELLA...impiego di giorno o settimane
2 CRONICI ‐‐‐>Impiego della durata di mesi o anni
In base alla destinazione clinica
1. come BRIDGE alla guarigione‐‐> aspettiamo cioè che il suo cuore recuperi;
2. come BRIDGE per il trapianto
3. come BRIDGE per un altro BRIDGE
4. come DESTINATION THERAPY
5
WWW.SUNHOPE.IT
In base al target ventricolare
o Dx
o sx‐‐‐> più frequente
o biventricolare ‐‐‐‐‐‐>
In base alla posizione del device rispetto al pz
Sistemi totalmente impiantabili ‐‐> localizzati nella gabbia toracica‐‐> JARVIK
sistemi paracardiaci‐‐> NOVACOR, THORATEC
sistemi extracardiaci ‐‐> pompa a circuiti esterni ‐‐> ECMO
Classificazioni dei VAD
tromboembolismo
sanguinamento più frequenti (la prof li vuole sapere!)
infezioni
Insufficienza multi organo
Disfunzione del device
6
WWW.SUNHOPE.IT
VAD A BREVE TEMPO (acuti)
Tra i VAD extracardiaci c’è da ricordare l’ECMO. L’ecmo simula una CEC portatile.
L’ecmo è un macchinario che sostituisce la funzione di pompa cardiaca e la funzione ematosica
polmonare ed è munito di cannula di inflow (che drena il sangue), di outflow (che restituisce il
sangue al pz), di un sistema di propulsione (ovviamente per far progredire il sangue), e di un filtro
per l'ossigenazione
7
WWW.SUNHOPE.IT
Esiste un ECMO respiratorio e un ECMO cardiaco.
Differenza ECMO RESPIRATORIO E CIRCOLATORIO:
Quando il sangue venoso, drenato e ossigenato, viene re‐immesso nel circolo venoso, la
circolazione extracorporea ha il compito di vicariare solo la funzione polmonare ( ECMO
RESPIRATORIO).
Quando il sangue venoso, drenato e ossigenato, viene re‐immesso nel circolo arterioso
sistemico, la circolazione extracorporea vicaria le funzioni cardiaca e polmonare (ECMO
CARDIACO).
Indicazioni
pazienti con shock cardiogeno a seguito di miocardite fulminante
pazienti con ARDS,
nell'infarto,
nell'embolia polmonare (anche in seguito ad infezione da virus H1N1)
.
Anche i pz che hanno un DIV post infartuale vanno sottoposti ad ECMO tenuto per pochi giorni per
aspettare che l'infarto si consolidi per poi fare una chirurgia correttiva con patch in Dacrontm .
VAD A MEDIO TEMPO
Possono essere di supporto per tempi superiori ad un anno.
8
WWW.SUNHOPE.IT
VAD A LUNGO TEMPO ‐‐> Thoratec, novacor, jarvik e hearthmate
Tutti quanti danno una gittata che varia dai 6 ai 10 litri,ovviamente la gittata viene regolata su
quella che e’ la superficie corporea del paziente
Thorathec ,
Assistenza mono e biventricolare
o Come assistenza sn sangue prelevato mediante cannule dall’atrio sn (o dal Vsn
attraverso l’apice) e re‐ immesso in aorta ascendente.
o Come assistenza dx sangue prelevato dall’atrio dx (o dal Vdx) e re‐immesso nel
tronco dell’art. polmonar
Paracorporeo pompe allocate sui quadranti superiori dell’addome collegate a una
consolle portatile
9
WWW.SUNHOPE.IT
NOVACOR
Componenti:pompa con due piastre che comprimono fisicamente una sacca di
poliuretano
Portata 9 L/min
Paracardiaco:alloggiato in sede addominale pre‐peritoneale con cannula di prelievo in
apice ventricolare e cannula di re‐immissione in aorta ascendente. Cavo percutaneo di
connessione, pompa‐consolle esterna. Con batterie ricaricabili che consentono la mobilità
del paziente
Doppia modalità di funzionamento
AUTOMATICA
La sincronizzazione avviene sulla base dell'onda R dell' ECG.
FISSA
La portata device è programmata dall’operatore
10
WWW.SUNHOPE.IT
jarvik‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐> destination therapy
Componenti: pompa di titanio attivata da energia elettro‐meccanica
Portata max 7 L/min
Sito pompa impiantabile direttamente nell’apice del Ventr. sangue re‐immesso, mediante
cannula, in aorta toracica discendente
haearthmate II LVAD (L= left)‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐> destination therapy
o LVAD a flusso assiale rotante, in titanio
o Portata > 10 L/min
o Componenti: cannula d’afflusso attraverso l’apice del Vsn cannula d’efflusso in aorta
o Anticoagulazione con INR 1,5‐2,5
*******************************************
11
WWW.SUNHOPE.IT
differenze tra i vari VAD
TAH-t
E’un programma al quale si sta lavorando che e’
totalmente inpiantabile e andrebbe a sostituire il
cuore,e’ costituito da 2 ventricoli e da 2 tubi che vanno
sull’aorta e sulla polmonare,con 2 tubi che
fuoriescono.L’obbiettivo e’ di avere un cuore artificiale
totale.
12
WWW.SUNHOPE.IT
Trapianto cardiaco
Il primo trapianto cardiaco della storia fu in Sud Africa, ad opera di Barnard, nel 1967. Nel
1980 fu scoperta la ciclosporina, farmaco su cui si basa la terapia antirigetto. Ovviamente fu
un fatto importantissimo dato che tutti i pz fino ad ora sottoposti a trapianto morivano per
rigetto. Nel 1988 il prof. Cotrufo esegue il primo trapianto di cuore dell’Italia meridionale.
Il trapianto cardiaco è destinato ai pazienti la cui funzione cardiaca è irrimediabilmente
deteriorata, con un VO2 max < 10ml/kg, IV classe NYHA e refrattari a qualsiasi terapia
farmacologica, con un massimo d’età di 65 anni, e assenza di patologie importanti ad
organi e apparati.
Le cause principali di trapianto cardiaco, od oggi, sono: (DOMADA ESAME)
1. Cardiomiopatia dilatativa
2. Cardiomiopatia ischemica in pz che hanno avuto più di un infarto (un cuore che ha già
subito un infarto e ne subisce un altro e poi un altro ancora avrà delle pareti che sono
fibrotiche e tenderanno verso la dilatazione;
3. Patologie valvolare
Il pz. trapiantato ritorna ad una vita normale ma necessita di ripetuti controlli, dovendo
assumere degli immunosoppressori atti a ridurre o evitare il rigetto immunitario. Tra questi,
quello che ha rivoluzionato il trapianto cardiaco e non solo, è la ciclosporina A.
I pazienti con VO2 max compresa tra 10 e 14 ml/Kg vengono probabilmente accettati.
Controindicazioni al trapianto cardiaco sono:
1. Importante comorbidità (es BPCO)
2. Ipertensione arteriosa polmonare severa (>25 mmHg, di norma oltre i 35‐40mmHg)
3. Infezione attiva
4. Insufficienza renale/epatica
Nella lista trapianti, i pazienti che vengono privilegiati nella scelta sono quelli di classe one
(portatori di VAD, urgenze, quelli sottoposti a ventilazione meccanica e a contropulsazione
aortica) mentre la classe two raccoglie tutti i pazienti non‐one (sono quelli cioè che stanno a
casa)
13
WWW.SUNHOPE.IT
tecnica chirurgica
Il donatore da cui operare l’espianto cardiaco deve essere clinicamente morto. (La morte
cerebrale è uno stato irreversibile provocato dalla totale e definitiva perdita delle
funzioni cerebrali, inequivocabilmente evidenziato con accertamenti clinici e
strumentali)
I donatori i così detti “cadaveri ad organi perfusi” ossia quei casi in cui siano soddisfatti i
criteri di diagnosi di morte cerebrale, secondo la legge 593 del 28/12/1993, sono soggetti che
soddisfano i seguenti punti:
‐Stato di incoscienza
‐Assenza di riflessi e di reazioni a stimoli dolorifici
‐Assenza di respiro spontaneo
‐Assenza di attività elettrica cerebrale (silenzio elettrico)
‐Evidente riduzione della temperatura corporea
‐Arresto del flusso cerebrale
La causa principale di morte cerebrale sono gli incidenti stradali.
Quando arriva la segnalazione che c’e’ un possibile donatore viene attivato un collegio di
osservazione fatto da un anestesista rianimatore,da un medico legale e dal neurologo.Il
periodo di osservazione puo’ durare per 6 ore nell’adulto,fino a un massimo di 24 ore nel
bambino.
Il donatore maschile è considerato idoneo se non supera i 45/50 anni d’età, mentre la donna
anche poco dopo i 50 anni. Se in buone condizione, l’età può essere anche maggiore.
Per avere un idoneita’ al trapianto e’ necessaria una compatibilita’ d’eta’,del sistema ABO e la
differenza di peso tra donatore e ricevente(size –mach) deve essere piu’ o meno del 10%.
Quando si organizza un trapianto di cuore c’e’ sempre un equipe fatta da 2 persone che
vanno a fare il prelievo e altre 2 che rimangono in sede per organizzare l’impianto.
E'necessario sottoporre il donotore all’esame fisico e anamnestico per cui si fanno una serie di
esami come il tracciato,l’eco,emogasanalisi,i markers. Soprattutto e’ necessario valutare in che
condizioni si trova il donatore,perche’ spesso possiamo avere donatori che sono mal gestiti.
Infatti i colleghi che sono andati a fare il prelievo per fare attivare la fase di impianto devono
portare in sala operatoria il cadavere aprire il torace e vedere il cuore e toccare le
coronarie(perche’ spesso un donatore potrebbe avere una malattia coronarica di cui non era a
conoscenza)per vedere se ci sono delle placche calcifiche che potrebbero far pensare a delle
stenosi e poi in base a questo dare il cosidetto "ok cuore!".A questo punto il ricevente puo’
essere portato in sala operatoria e essere preparato per il trapianto.Il centro nazionale
trapianti che sta a Roma coordina tutte le attivita’ trapiantologiche regionali e interregionali.
L’espianto dell’organo è praticato da un’equipe composta in genere da due cardiochirurghi e
un medico legale, l’operazione consta nel prelievo della maggior parte possibile del tessuto,
tagliando i vasi il più distante possibile dalla sede d’inserzione cardiaca. Il cuore viene
trasportato in un apposito contenitore da un’unità per trasporto organi. Il tempo di ischemia è
uno dei fattori che maggiormente influenzano la riuscita del trapianto. Un tempo di ischemia
maggiore di 5 ore si correla di norma ad un insuccesso (“graft failure”).
Il cuore del ricevente viene espiantato, lasciando però in sede la parete posteriore degli atri, le
quattro vene polmonari e le due cave. Il nuovo cuore viene suturato prima a livello degli atri
14
WWW.SUNHOPE.IT
(sinistro e poi destro) per poi suturare l’aorta e l’arteria polmonare. Tale tecnica è definita
“cuffie atriali”.
La tecnica delle cuffie atriali significa che quando si va a fare l’espianto si lascia la parete
posteriore degli atri (in modo che non bisogna riaccattare le 4 vene polmonari e le vene
cave)e quando si posiziona il nuovo cuore si vanno a fare 4 suture che sono
atrio sinistro‐
atriodestro ,
polmonare
aorta.
In questo ordine!!
15
WWW.SUNHOPE.IT
TERAPIA ANTIRIGETTO
Il paziente va incontro a una terapia antirigetto da subito,il farmaco fondamentale e’ la
ciclosporina,il paziente fa la ciclosporinemia quotidianamente nel primo periodo,poi a
distanza di settimane,nel primo anno va tenuta piuttosto alta intorno a 300 perche’ il rischio
di rigetto e’ piu’ alto,dopo il primo anno puo’ essere mantenuta tra 150‐200,e questo si
aggiungono delle microglobuline
Per sapere se un paziente sta avendo un rigetto si fa la biopsia endomiocardica ,si punge la
giugulare e attraverso questa si inserisce un cardiotomo che va al livello del ventricolo destro
fa un piccolo prelievo che va in anatomia patologica per i successivi riscontri.In genere un
paziente trapiantato fa la prima biopsia dopo 7‐8 giorni,se questa e’ negativa il paziente viene
dimesso e va a casa,e la fa settimanalmente per i primi 2 mesi,poi ogni 15 giorni e poi a
seconda dei paziente diventa periodica.
COMPLICANZE
Sono rappresentate dal rigetto acuto e cronico.
RIGETTO ACUTO‐‐‐> avviene al tavolo operatorio‐‐‐>ECMO
RIGETTO CRONICO‐‐> si presenta con una coronarite del cuore trapiantato, che puo’ portare
ad un infarto oppure puo’portare a un danneggiamento delle coronarie anche nei tratti
distali con impossibita’ al chiurgo di intervenire con bypass o angioplastica.
Altra complicanza sono le infezioni,le piu’ frequenti sono le polmoniti(da Citomegalovirus,
Pneumocisti)e infezioni fungine.
XENOTRAPIANTO. consiste nel trasferire un cuore di un'altra specie all’uomo,l’unica specie
compatibile e’ quella del maiale,ma e’ poco praticabile dal momento che l’uomo non
riuscirebbe a superare le zoonosi cioe’ le malattie tipiche del maiale.
16
WWW.SUNHOPE.IT
Ancora oggi non esiste una valvola perfetta con tutte le caratteristiche ideali.
Sostituto valvolare ideale:
Emocompatibilità: bassa o nulla azione trombigena, emolitica e denaturante proteica
Sicurezza: assenza di cedimenti strutturali e complicanze intrinseche alla protesi;( oggi
superata , tutte le protesi sono sicure)
Performance emodinamica: ricreare un flusso trans protesico quanto più vicino a
quello fisiologico, con basso gradiente pressorio, privo di resistenza, turbolenze e rigurgiti.
I sostituti valvolari possono essere:
BIOLOGICI:
MECCANICI:
Omoinnesti: donatore ricevente stessa
I generazione : a palla
specie
Eteroinnesti: donatore ricevente specie
diversa
Autoinnesti: donatore ricevente stesso
II generazione: monodisco individuo
( ricordo storico insieme al precedente) Bioprotesi: (QUELLE UTILIZZATE
ATTUALMENTE) che possono essere
porcine o da pericardio bovino ( steted
III generazione : bidisco (quelli utilizzati oppure stentless)
oggi)
Vantaggi: forme e funzioni più naturali, no
Vantaggi : durata teorica illimitata ‐‐> fino a 300 terapia anticoagulante (solo per i primi 3 mesi,
anni. dopo solo cardioaspirina)
Svantaggi: terapia anticoagulante, rischio Svantaggi: durata limitata(12‐15anni)
tromboembolico. La terapia anticoagulante
richiede una buona funzionalità renale e un
INR>1. Se l'INR è > di 1, vuol dire che il pz è
scoagulato. L'INR deve essere compreso tra 2 e
3 in caso di protesi aortica, e tra 2,5‐3,5 in caso
di protesi mitralica. Questa differenza è dovuta
al fatto che la P tra atrio e ventricolo è diversa
rispetto a quella tra ventricolo e aorta
1
WWW.SUNHOPE.IT
PROTESI MECCANICHE
PRIMA GENERAZIONE‐‐‐> A PALLA
Impossibile v isualizzare l'immagine.
L'evento che condiziona l'apertura/chiusura di questo tipo di valvola artificiale è passivo, poiché
determinato dalla differenza di pressione creata dalla corrente ematica del circolo cardiaco.
L'elemento costitutivo centrale della protesi è una pallina.
La Valvola di Starr‐Edwards ancora oggi è utilizzata nelle sue versioni più recenti. È costituita
da una gabbietta metallica (a 3 rami per la valvola aortica e a 4 rami per la valvola mitrale)
contenente una pallina di caucciù ricoperto di silicone. La complicazione principale che la
riguarda è l'impregnazione lipidica dell'elemento mobile, che diminuisce la sua escursione. In
questo caso, non si sostituisce l'intera valvola, ma solo la pallina.
SECONDA GENERAZIONE‐‐‐> MONODISCO
• Una prima tipologia di protesi fu quella di Björk-Shiley introdotta nel 1969 che si
apre obliquamente rispetto al piano dell’anello di sostegno, con un’ inclinazione che varia
dai 60° nelle protesi mitraliche a i 70° nelle protesi aortiche ed un flusso pressoché centrale
2
WWW.SUNHOPE.IT
• LILLEHEI‐KASTER : disco di pirocarbone in anello di titanio
con 2 sporgenze a cono (ang.apert.80°); ritirata dal
commercio nel 1987 per alta trombogenicità e bassa
performance emodinamica.
TERZA GENERAZIONE‐‐> BIDISCO
È costituita da due emi‐dischi collegati all'orifizio con un Meccanismo a cardine: si aprono e si
chiudono in base alle differenze di pressione che si sviluppano all'interno dei ventricoli cardiaci.
creano 3 orifizi al flusso (1 centrale e 2 laterali). Distinguiamo:
DISCHI PIANI [SJM, CARBOM., JYROS] : il flusso privilegia
gli orifizi laterali (70‐80%)
CARATTERISTICHE INNOVATIVE
CARBONIO PIROLITICO [1970] : materiale emocompatibile che riduce la trombogenicità della
protesi.Le strutture valvolari possono essere :
INTERAMENTE IN C.P. : poco maneggevole e difficile da modellare
CARBOFILM (copertura di C.P.) : il core di metallo (grafite o titanio) può essere meglio
lavorato
***********************************************
3
WWW.SUNHOPE.IT
COMPLICANZE DELLE PROTESI MECCANICHE
• EMORRAGIE DA ANTICOAGULAZIONE
• ENDOCARDITE PROTESICA ‐‐> EVENIENZA DISASTROSA (così dice lei a lez!); può provocare
un leak della protesi
• EMOLISI : soprattutto nei polivalvolari
• MALFUNZIONI ESTRINSECHE : leak perivalvolare
PRECOCI : errori tecnici d’impianto
TARDIVE : endocardite
• MALFUNZIONI INTRINSECHE : malfunzionamento dell’elemento mobile
PROTESI BIOLOGICHE
OMOINNESTI‐‐‐> HOMOGRAFT
Viene prelevato un tratto di circa 5‐6 cm di aorta ascendente, valvola aortica e LAM, in assoluta
asepsi da cadaveri tra i 18 e i 55 anni, entro 24 h dall’ exitus per evitare l’inquinamento microbico
e la degenerazione tissutale. (NB da cuori non adatti per altri motivi a trapianto)
Criteri di esclusione dei donatori
• Anomalie congenite o deformazioni patologiche valvolari
• Sepsi o endocardite
• Infezioni virali maggiori
• Età > 55 anni
I vantaggi consistono in un eccellente profilo emodinamico, basso rischio tromboembolico senza
bisogno di anticoagulazione, possibile riduzione della massa ventricolare sinistra e il basso rischio
d’infezione di questa valvola.
Gli svantaggi sono la durata limitata: la libertà da reintervento a 20 anni è 38%‐50% mentre la
libertà da malfunzione protesica strutturale a 20 anni è 18%‐32%
4
WWW.SUNHOPE.IT
La percentuale di degenerazione della protesi incrementa in maniera proporzionale in rapporto
all’età del donatore e del ricevente
Possono essere usati freschi entro 24 ore (pochissime esperienze in merito nei vari centri), se
conservate a 4°C utilizzo entro 1 mese (fresh) o se conservate in liquido nitrogeno (da –80 a –
196°C) con aggiunta di sostanze citoprotettrici (Cryolife) possono essere conservate anche per un
tempo indeterminato
AUTOINNESTI
Intervento di Ross: si fa nel giovane con insufficienza aortica in cui non si vuole andare ad
impiantare una protesi. Si preleva la sua valvola polmonare e si trapianta in sede aortica; e in sede
polmonare si mette un omoinnesto (prelevato da cadavere). Lo svantaggio è che il rischio di
recidiva è molto elevato. L’unica indicazione per questo tipo di intervento è in caso di endocarditi
recidivanti, soprattutto in pz tossicodipendenti dove le varie protesi impiantate si sono infettate e
non è rimasto più tessuto sano.
BIOPROTESI
PORCINE PERICARDIO BOVINO
ENTRAMBE POSSONO ESSERE:
INDICAZIONI
• Paziente con età > 70 anni, se la terapia anticoagulante non è indispensabile
• Controindicazione medica a terapia anticoagulante a vita
• Stato socioeconomico, che controindica terapia anticoagulante
• Desiderio di gravidanza in donne in età fertile
5
WWW.SUNHOPE.IT
1. VALVOLE PORCINE
La Hancock e la Carpentier‐Edwards sono le più utilizzate, almeno fra quelle a telaio (stent) rigido
o flessibile; fra quelle prive di intelaiatura spiccano le St.Jude Medical Toronto SPV e la Medtronic
Freestyle
Le protesi porcine, ma in generale tutte le protesi biologiche, possono essere distinte a seconda
del tipo di fissaggio e di conservazione in :
I GENERAZIONE: tessuti fissati con glutaraldeide ad alta pressione ( degenerazione fibre collagene)
II GENERAZIONE: glutaraldeide a bassa pressione + polisorbato 80 o sodio dodecyl solfato (
surfactant per bloccare i siti di legame del calcio )
2. VALVOLE DI PERICARDIO BOVINO
• CARPENTIER‐EDWARDS pericardica aortica : tre pezzi di pericardio montati senza suture su
stent flessibile di elgiloy; performance emodinamica superiore alle porcine, migliore
sopravvivenza e freedom a 10 anni
*****************************
Come faccio a decidere se usare una protesi meccanica o biologica?
Linee guida europee
o Pz >65 anni‐‐‐> p. biologica
o <60 anni‐‐‐>p. meccanica
Tra 60 e 65 anni???? Decidi tu!! Si tende per protesi meccaniche
Tenere sempre conto della volontà del pz; cioè ci sono pz che magari preferiscono essere rioperati
piuttosto che fare terapia anticoagulante a vita. Inoltre il cumadin è teratogeno => Se è una donna
in età fertile potrebbe preferire la protesi meccanica in previsione di un figlio.
6
WWW.SUNHOPE.IT
EMERGENZE CARDIOCHIRURGICHE
l’angina pre‐infartuale
trattamento dell’ IMA
complicanze post‐angioplastica coronarica e valvolare
le complicanze meccaniche post‐infartuali,
le patologie acute dell’aorta
malfunzioni delle protesi valvolari
STRUTTURA PARETI ARTERIOSE
parete costituita da:
tonaca intima (endotelio+ lamina
basale+membrana elastica)
tonaca media con lamine
elastiche fenestrate e fibrocellule
muscolari lisce
tonaca avventizia con vasa
vasorum e nervi
PATOLOGIE AORTICHE
L’aorta è una struttura estremamente vulnerabile perché la tunica media è
povera di fibrocellule muscolare e ricca di tessuto elastico che è fonte di
processi degenerativi primitivi (medionecrosi primitiva)
secondari (aterosclerosi)
L’aorta ascendentetratto più ricco in elastina(struttura lamellare), conferisce elasticità al vaso
L’aorta discendente il contenuto in elastina diminuisce, aumenta quello in fibrocellule muscolari
WWW.SUNHOPE.IT
CRONICHE ACUTE
ANEURISMI NON DISSECANTI AAS: SINDROMI AORTICHE ACUTE
determinati da:
medionecrosi cistica: malattia degenerativa della media caratterizzata da:
o frammentazione fibre elastiche
o perdita di cellule muscolari lisce e fibrosi
o accumuli cistici di materiale mucoide
aterosclerosi
sifilide
infezioni batteriche (TB) o micotiche
traumi
alterazioni congenite sindrome di Marfan: patologia caratterizzata da alterazioni
antropometriche, muscolo scheletriche e oculari
Sono classificati in :aneurisma vero : dilatazioni della parete dell’arteria presenti
quindi in tutti gli strati della parete
falso: (o pseudoaneurismi)
Non costituito da tutti e tre gli strati, ma solo
da avventizia e tessuto reattivo circostante.
Sono conseguenze di rottura coperta o fissurazione,
a volte in seguito ad intervento chirurgico.
Gli ANEURISMI VERIpossono essere
SACCIFORMI (RARI!) FUSIFORMI (QUASI SEMPRE)
dilatazione localizzata ad una porzione dilatazione simmetrica che coinvolge
della circonferenza aortica, protudente l’intera circonferenza della parete aortica
a mò di sacca (raro in aorta ascendente più spesso arco e aorta discendente)
2
WWW.SUNHOPE.IT
FISIOPATOLOGIA ANEURISMATICA
La dilatazione progressiva e la rottura dell’aneurismasono eventi progressivi e prevedibili.
Secondo la legge di Laplace T=P x r. La tensione parietale quindi dipende dalla pressione e dal
raggio.I tre eventi che permettono tale progressione sono:
o aumento dello stress parietale aortico
o perdita di elasticità della parete
o aumento del diametro e riduzione dello spessore
Il diametro normale dell’aorta ascendente è correlato con l’età, il sesso e la superficie corporea
Sono state sviluppate diverse formule per predire nel singolo soggetto le dimensioni normali
dell’aorta ascendente, si considera un valore di 3.3 ‐3.7 cm per un maschioadulto di media
corporatura.
STORIA NATURALE
Se un aneurisma dell’aorta ascendente non viene trattato , la dilatazione tende a progredire fino
alla rottura spontanea o alla dissecazione aortica.
La progressione della dilatazione è influenzata da:
1) diametro di partenza
2) presenza di fattori di rischio (ipertensione, bicuspidia)
3) eziologia: essa è in media 0,4‐0,5 cm all’anno nelle forme non sindromiche, è più rapida nella
sindrome di Marfan.
La ROTTURA è un evento catastroficocon mortalità a 24 h del 76%
MANIFESTAZIONI CLINICHE
La malattia dilatativa è asintomatica nel 40% dei casi. Quando sintomatica, i sintomi sono legati:
Ad un’eventuale INSUFFICIENZA AORTICAassociata
dispnea
palpitazioni
lipotimie
scompenso cardiaco congestizio
all’ESPANSIONE DELL’ANEURISMA(sono
tardivi edeterminati dalla compressione
delle strutture circostanti)
disfonia:nervo laringeo ricorrente
disfagia : esofago
edema a mantellina: vena cava
superiore
tosse secca (trachea)
dolore toracico (sterno
3
WWW.SUNHOPE.IT
ROTTURA DELL’ANEURISMA
La rottura dell’aneurisma è caratterizzata da dolore toracico acuto, dal carattere drammatico
segue lo shock emorragico con improvvisa perdita di coscienza, ipotensione e in breve tempo arresto
cardiocircolatorio.
La sede di rottura dipende dalla sede dell’aneurisma:
1. aneurisma dell’aorta ascendente (rottura )nella cavità pericardica
2. aneurisma dell’arconel mediastino superiore
3. aneurisma dell’aorta discendenteincavità pleurica sx.
DIAGNOSI
L’e.o. in genere negativo, a meno che non ci siano segni di insufficienza aortica
Non vi sono segni ECG precisi
Rx: allargamento ombra mediastinica
possibile accentuazione 1° arco di dx
L’ecocardio(ecocardiografia transesofagea) permette :
misurare i diametri dell’aorta a diversi livelli
stimare la presenza e l’entità di rigurgito aortico
stimare la presenza ed entità di stenoti (e quindi dilatazioni post stenotiche)
individuare valvulopatie associate
TERAPIA:esclusivamente CHIRURGICA
in quiescenza : a scopo preventivo delle complicanze, in base al diametro che influenza il
rischio di rottura (50% a 6 cm),se presente Marfan anticipare l’intervento, si valuta la
progressione della dilatazione.
in emergenza : per rottura
4
WWW.SUNHOPE.IT
TECNICHE CHIRURGICHE(Il prof. non le ha spiegate)
1. sostituzione aorta ascendente tubulare
2. sostituzione aorta ascendente tubulare + radice aortica risparmiando la valvola
3. sostituzione aorta ascendente tubulare + valvola aortica con 2 protesi distinte
4. sostituzione di valvola aortica + radice aortica + aorta ascendente tubulare(BENTALL)
5. interventi di aortoplastica
in base a cosa scelgo che intervento effettuare ?
1. in base all’estensione dell’aneurisma
2. in base all’eziologia (se c’è marfan maggiore radicalità, se non c’è una patologi congenita
del connettivo la radice se non coinvolta può esser risparmiata)
3. in base alle caratteristiche del pz (comorbidità, aspettativa di vita)
4. Gli interventi sono sempre eseguiti in CEC
5
WWW.SUNHOPE.IT
AAS: SINDROMI
AORTICHE ACUTE
Sindromi aortiche acuta è una moderna terminologia che raggruppa un insieme di condizioni
cliniche, spesso interconnesse tra loro, accumulate da vari aspetti
1) sono patologie aortiche tutte a carattere di emergenza
2) hanno eziologia in comune
3) quadro clinico in comune
4) gestione terapeutica simile
Queste includono:
1) DISSEZIONE AORTICA ACUTA
2) EMATOMA INTRAMURALE (IMM)questi due possono precedere la dissezione
3) ULCERA ATEROSCLEROTICA PENETRANTE (PAU)
4) TRAUMI DELL’AORTA CON LACERAZIONE INTIMALE
EZIOLOGIA :
Vi sono diversi fattori di rischio e cause predispondenti alle sindromi aortiche acute;
1. IPERTENSIONE DI LUNGA DATAè presente nel 75‐90% dei pz con dissecazione aortica. Sembra
inoltre che un’elevata pressione differenziale sia correlata ad un rischio particolarmente alto.
2. DEGENERAZIONE SENILE: causa indebolimento parete arteriosa
3. L’ATEROSCLEROSI AORTICApuò anch’essa determinare la formazione di un locus
minorisresistentiae., quindi un fdr può essere la dislipiemia
4. L’ABUSO DI SOSTANZE STUPEFACENTIalcolaidi (amfetamine e cocaina), aumentando la
pressione arteriosa, aumentano il rischio di sviluppare la dissezione.
5. Alcune patologie genetiche, CONNETTIVITI, riducendo la quantità di collagene delle strutture
arteriose in favore dell’elastina, aumentano notevolmente il rischio di dissezione. Tra questa la
sindrome di Marfan, la sindrome di Ehler‐Danlos. connettiviti
6. PATOLOGIE CARDIACHE: coartazione aortica, valvola aortica bicuspide
7. INFEZIONI
8. TRAUMI
9. FATTORI IATROGENI( introduzione di cateteri per posizionamento di pacemaker)
10. L’ARTERITE TEMPORALE DI HORTONè associabile in un certo grado alla patologia.
6
WWW.SUNHOPE.IT
PATOGENESI:
La patogenesi di queste patologie è in comune, hanno infatti due cause principali, le quali possono
entrambe condurre alla dissezione aortica acuta.
1) lacerazione intimale o ulcerazione di una placca aterosclerotica il sangue penetra
all’interno ed è contenuto tra le membrane elastiche
2) rottura dei vasavasorum nella tunica media con sviluppo di ematoma intramurale (resta
localizzato nella zona in cui si è formato?????)
Si forma così in entrambi i casi una tasca turgida di sangueCon la forza propulsiva della spinta
sistolica, il sangue si incunea nelsito di rottura, determinando lo scollamento progressivo di sezioni
sempre più grandi del vaso, lo slaminamento della lamina media, e quindila progressione verso la :
DISSEZIONE AORTICA ACUTA
vera e propria con la formazione del lume falso, che si trova perifericamente al vaso stesso,
compreso tra intima e media, e restringimento del lume vero. aspetto “ a canna di fucile”.La lesione
è definita porta d’accessoe il lembo intimale pendulo è detto flap intimale.
Dalla breccia iniziale il lume falso tende ad espandersi e progredire.
A seconda della direzione e del verso in cui si propaga lo scollamento, si avranno:
DISSEZIONE DISTALE: se il danno si propaga verso l’aorta toracica
DISSEZIONE PROSSIMALE: quando l’evento si dirige verso il cuore.
Esiste la possibilità che la dissezione inizi con una porta di ingresso ma determini poco dopo la
formazione di una porta d’uscita, tramite la quale il sangue entra nuovamente in aorta.
7
WWW.SUNHOPE.IT
Con la progressione cominciano a manifestarsi COMPLICANZE quali:
1)COINVOLGIMENTO DEI VASI ARTERIOSI EMERGENTI DALL’AORTA
1. La dissecazione può con la sua massa schiacciare il vaso emergente
2. dissecarli circolarmente la base di emergenza del vaso che resta attaccato all’aorta soltanto
per l’avventizia con conseguente fenomeno di mal‐perfusione.
3. la tunica intima e media si staccato e si invaginano nel vaso occludendo il volume
VASI COINVOLTI:
vasi coronarieventualmente complicata dalla rottura in pericardio (tamponamento cardiaco.)
tronco brachiocefalico ictus
tronco celiaco addome acuto
2)INSUFFICIENZA VALVOLARE AORTICA ACUTA
per ectasia anulo‐valvolare acuta da distensione della radice aortica
2)ROTTURA DELL’AORTA
Le possibilità di sopravvivenza dipendono dall’entità della lacerazione
1) rottura coperta:fuoriuscita di sangue dal vaso tamponata dai tessuti circostanti tanto da
impedire per un tempo variabile lo shock ipovolemico. Può osservarsi nel tratto dell’aorta
toracica dove posteriormente è in contatto con il piano osteovertebrale ed i muscoli
paravertebrali e anteriormente è protetta dalla pleura parietale.
2) rottura massiva:evento eclatante e fatale morta in pochi minuti
rottura aorta ascendente emopericardio/tamponamento cardiaco nelle fasi più avanzate.
rottura aorta toracica emotorace
rottura aorta addominale addome acuto da emoperitoneo
8
WWW.SUNHOPE.IT
CLINICA
Il principale sintomo riferito è il DOLORE. Assume carattere lacerante, squarciante, a colpo di
pugnale.È in genere molto forte fin dall’esordio , è migrante:e tende a essere riferito in base alla
sede e all’evoluzione della dissezione (collo e mandibola per le dissezioni ascendenti, torace e
regione interscapolovertebrale per quelle del tratto subito successivo all’arco aortico e all’addome
per i tratti più caudali).
Il dolore della dissezione, tipicamente, NON RECEDE CON LA SOMMINISTRAZIONE DI
OPPIACEI(morfina). Questa è l’elemento principale per la diagnosi differenziale con le ACS. La
differenza conqueste,è che nelle ACS il dolore è di norma in crescendo e si dirama
caratteristicamente al braccio sinistro (lato ulnare), vi è presenza di markers ematochimici di
miocardiocitolisi e alterazioni ECGrafiche.
Il dolore della dissecazione REGREDISCE INVECE ABBASSANDO LA PA E LA FC, perché tanto maggiori
sono questi valori tanto maggiori sono i colpi d’airiete sull’aorta; sono i due principali fattori che
favoriscono la progressione del falso lume.
2. SHOCK AD ALTO FLUSSO(CON PA ELEVATA!)
I sintomi includono:
Respirazione rapida
Grave insufficienza respiratoria
Improvvisa, accelerazione del battito cardiaco (tachicardia)
Confusione
Perdita di coscienza
Polso debole
Sudorazione
Pelle pallida
Mani e piedi freddi
Urinare meno del normale o per niente
Se c’è rottura lo shock diventa a basso flusso!
9
WWW.SUNHOPE.IT
A questi due sintomi si associano i sintomi delle complicanze:
ALTERAZIONE DEL POLSOiposfigmia o addirittura l’assenza dei polsi periferici, in virtù della
riduzione del flusso anterogrado aortico per la formazione di una tasca (falso lume)
SOFFIO DIASTOLICOSe si associa insufficienza aortica acuta allora compare un soffio diastolico da
rigurgito sul focolaio d’ascoltazione aortica (II s.i. dx)
MANIFESTAZIONI NEUROLOGICHE
TAMPONAMENTO CARDIACOcoinvolgimento coronarie e rottura con emopericardio
ICTUScoinvolgimento tronco brachiocefalico
ADDOME ACUTOcoinvolgimento tronco celiaco
DISSECAZIONE AORTICA‐EPIDEMIOLOGIA
E’ la più comune manifestazione delle AAS
2‐3,5 casi per 100’000 abitanti / anno
Più frequente negli uomini ma più grave nelle donne. Incidenza tra 60‐70 aa
CLASSIFICAZIONI
ANATOMICA
A seconda della sede della porta d’entrata e lalocalizzazione del falso lume si possono identificare
anche 3 TIPI SECONDO DE BACKEY:
I porta d’entrata aorta ascendente la dissecazione coinvolge sia l’aorta ascendente che
l’arco che la discendente (pertinenza cardiochirurgo)
II porta d’entrata aorta ascendente e la dissecazione interessa solo quella ascendente ,si
ferma cioè prima dell’arteria anonima (pertinenza del cardiochirurgo)
IIIp.e. distalmente all’origine della succlavia di sx (pertinenza chirurgo vascolare)
IIIa : la dissezione resta localizzata all’aorta toracica e discende fino al diaframma
IIIB : la dissezione si estende oltre il diaframma anche lungo l’arteria addominale
10
WWW.SUNHOPE.IT
CLASSIFICAZIONE CHIRURGICA SECONDO STANFORD
TIPO A– La dissezioneresta localizzata all’aorta ascendente (75% dei casi totali) approccio in
sternotomia mediana
TIPO B– La dissecazione non coinvolge l’aorta ascendente (25% dei casi) approccio in
toracotomia
CLASSIFICAZIONE DI PENN:4 profili in base alla presenza /assenza di ischemia
A) assenza di malperfusione
B) perviene la malperfusione
C) px con collasso cardiocircolatorio
B+C) pz con malperfusione e collasso
CLASSIFICAZIONE TEMPORALE: si fa in base all’epoca di insorgenza della sintomatologia
all’evoluzione della dissecazione :
acuta<2 settimane
subacuta 2‐6 settimane
cronica>6 settimane
DIAGNOSI
La diagnosi deve essere FATTA D’URGENZA:DIAGNOSI CLINICA.
Per conferma possono essere fatte indagini strumentali:
1. Alla RX‐TORACEsi vedranno segni di slargamento del profilo aortico.
2. ESAME ANGIOGRAFICO: oggi non più utilizzato
3. L’ECOCARDIOGRAMMA TRANS‐ESOFAGEOpermette:
buona visualizzazione del flap intimale
visualizzazione di un eventuale rigurgito aortico
stima dei diametri dell’aorta ai vari livelli
studio su eventuali valvulopatie
ricerca della breccia intimale
4. TC TORACE CON /SENZA MDC: informazioni su parete, lume, estensione del processo
5. RM: info su parete e lume, estensione aneurisma, no mdc, lunghi tempi di acquisizione
STORIA NATURALE
La dissezione aortica è l’unico caso in cui la PA è elevata (SHOCK AD ALTO FLUSSO!) a meno che
non ci sia stata la ROTTURA della parete dell’aorta.
rottura aorta ascendente emopericardio / tamponamento nelle forme più gravi
rottura aorta toracica emotorace
rottura aorta addominale addome acuto da emoperitoneo
11
WWW.SUNHOPE.IT
La tipologia di dissezione influenza la prognosi:
Se di tipo A non trattata: elevatissima mortalità. Ad una settimana dall’evento è maggiore del 60%.
Rappresenta un emergenza chirurgica, il pz muore o per occlusione coronarica o per insufficienza
aortica massiva
Se di tipo B: prognosi meno severa
TERAPIA
La terapia della dissecazione aortica è medica e chirurgica.
LA TERAPIA CHIRURGICA
è il trattamento di sceltaper le dissezioni acute dell’aorta prossimale:ovvero iltipo A di
STANFOLDsono tutte emergenze chirurgiche
E’ anche il trattamento di scelta per le dissezioni acute dell’aorta distale: Tipo B di STANFOLD
COMPLICATE da:
compromissione di organi vitali
rottura o minaccia di rottura (formazione di aneurisma sacculare)
estensione retrograda all’aorta ascendente
dolore intrattabile
dissezione nella sindrome di Marfan
La SCELTA DELLA CONDOTTA OPERATORIAdipende da:
1) estensione della dissecazione(se prossimale o distale)
2) sede della breccia principale
NEL TIPO Al’intervento si effettua in sternotomia mediana, nella maggior parte dei casi si stabilisce la
CEC. Si localizza l’area patologicamente interessata e si effettua la resezione della tonaca intima che
si è sollevata a causa della breccia, e quando possibile la si riaccolla alla media, altrimenti viene
ristabilita una continuità solo con la media e l’avventizia.
Se la dissezione si trova nell’arco aortico sarà necessario portare il pz in ipotermia profonda, se ha
determinato invece insufficienza aortica oltre la riparazione della lesione sarà necessario intervenire
sostituendo la valvola aortica con una protesi valvolare.
Nel caso non si possa effettuare questo intervento di riparazione occorreeliminare e sostituire il
tratto di aorta a livello della dissecazione ere‐indirizzare il sangue nel vero lume distalmente al
tratto sostituito: ciò previene la rottura e le complicanze ischemiche potenzialmente fatali.
NEL TIPO B l’intervento si effettua in toracotomia, mortalità post –operatoria fino al 60%
12
WWW.SUNHOPE.IT
Nel tipo B può anche essere effettuatoL’INTERVENTO PERCUTANEO:impianto di endoprotesi
aortiche per via trans‐femorale ha
permesso di ridurre notevolmente la mortalità. Si procede quando si ha
una dissezione di tipo B non complicata. La protesi giunta a livello della
porta d’entrata si espande e chiude la p.e., eventualmente chiude se
presente anche la porta d’uscita, comprime il falso lume consentendo
al lume vero di riespandersi. L’estremità dell’endoprotesi deve ancorarsi
ad una porzione di parete sana zona di ancoraggio. Il doppio lume a
seguito del posizionamento dell’endoprotesi può:
trombizzarsi ed occludersi
continuare ad essere rifornito
TRATTAMENTO CONSERVATIVO : TERAPIA MEDICA.
somministrazione di farmaci che contrastano i fattori patogenetici della dissecazione aortica, prima
abbassando FCcon B‐bloccanti poi la PAcon i nitrati, che inducono rilasciamento della muscolatura
liscia vasale in quanto stimolano il rilasciamento di NO, inducendo vasodilatazione arteriosa e
venosa. Si abbassa prima FC e poi PA per evitare che per via riflessa l’abbassamento della PA dia
aumento della FC. Per valutare se la perfusione persiste di monitorizza la diuresi con catetere. Se il
pz ha anuria di per sé in questo caso si mantiene la PA entro limiti più o meno normali.
ROTTURA DELL’AORTA
La rottura dell’aorta può essere è conseguenza di:
1. aneurisma
2. dissezione aortica
3. rottura post‐traumatica
13
WWW.SUNHOPE.IT
ROTTURA DELL’AORTA POST‐TRAUMATICA
Nelle forti decelerazioni orizzontali o verticali il movimento d’inerzia sposta il cuore e l’arco aortico,
che sono relativamente mobili, lasciando in sede l’aorta discendente, mantenuta in sede dai
peduncoli intercostali. Questo può provocare la lacerazione dell’aorta, generalmente a livello
dell’arco aortico, al livello del legamento di Botallo.Generalmente si realizza in corso di incidente
stradale
E’ un evento mortale!!!Solo una piccola % di pz raggiunge l’ospedale ancora in vita perchéla
continuità del vaso è mantenuta dall’avventizia, oppure perché la formazione di un trombo per
coagulazione consente di formare uno pseudo aneurisma.
TECNICA CHIRURGICA
CONSISTE NEL RICOSTRUIRE LA CONTINUITÀ AORTICA: o suturando tra loro i due monconi del vaso
o interponendo una protesi tubulare di calibro adeguato. Nei casi più lievi l’intervento può essere
eseguito senza l’ausilio della CEC ma col clampaggioperchè di breve durata. Negli interventi più
complessi occorre impiantare un sistema di assistenza meccanica al circolo,che varia a seconda del
tratto di aorta leso.
La MORTALITÀ CHIRURGICAè molto alta, perché nei pz politraumatizzati in genere ci sono lesioni
multiple anche in altri organi e tessuti. Inoltre l’eparinizzazione necessaria per l’intervento può
favorire l’insorgere di emorragie.
AORTA ASCENDENTE:
mantenimento del circolo sistemico
protezione miocardica
quindiCEC con cardioplegia normo o ipotermia
14
WWW.SUNHOPE.IT
ARCO AORTICO
varie sono le tecniche per l’arco dell’aorta
1.circuito extracorporeopompa che aspira il sangue da atrio sinistro (quindi ossigenato) e lo
reinfonde nell’arteria. ascellare o femorale .
2.CEC
1. ipotermia profonda + arresto del circolo + esanguinamento
2. ipotermia profonda + arresto del circolo + esanguinamento+ perfusione cerebrale retrograda
(dopo 20 minuti bisogna riperfondere il cervello)
3. ipotermia moderata + arresto del circolo+ esanguinamento+ perfusione cerebrale selettiva
anterograda
4. ipotermia moderata + perfusione cerebrale aterograda + TAP
5. oggitecnica diKATZUI : permette di ridurre l’ipotermia profonda proteggendo il cervello:
cec
ipotermia moderata 26 °
arresto del circolo
apertura dell’aorta
incannulamento ascellare e arteria anonima e carotide di sx
si perfonde così il cervello
possibile mettere un’altra cannula in aorta discendente per perfondere rene ed altri organi,
consentendo di mantenere la temperatura più alta e riducendo il tempo di arresto di circolo
AORTA DISCENDENTE
mantenimento circolo sistemico
protezione del midollo spinale
Si può utilizzare
1) CLAMP AND GO(isolamento con angiostato del tratto prossimale e distale e riparazione con
protesi del tratto leso)
2) POMPARE IL SANGUE A VALLE DEL CLAMP:assenza di ossigenatore perché è sangue
arterioso
3) ASSISTENZA FEMORO‐FEMORALE: si prende il sangue dalla vena femorale e lo si rimette in a.
femorale : in questo caso è presente l’ossigenatore perché è venoso
4) SHUNT AORTA‐AORTA DI GOTT: posto tra aorta prossimalmente e distalmente alla rottura
(come fosse un by pass)
15
WWW.SUNHOPE.IT
DEFINIZIONE
Aneurisma = dilatazione di un’arteria al di sopra del 50% del suo diametro di origine.
(dal greco ανευρισμα= dilatazione)
Se abbiamo una dilatazione al di sotto del 50% si parla di ectasia.
Il concetto base è quello di una cavità in diretta comunicazione con il lume di un vaso e contenete
in varia misura sangue circolante.
Gli aneurismi possono presentarsi in qualsiasi vaso, ma più frequentemente possono localizzarsi a
livello aortico, cardiaco e raramente in sede caudale, a livello popliteo e/o femorale dell’arteria
poplitea.
EPIDEMIOLOGIA
Attualmente 36 casi di aneurisma su 100000 individui, dopo i 60 anni
CLASSIFICAZIONE
‐‐‐> Gli aneurismi possono essere divisi in base alla loro struttura in:
1. veri: le pareti delle cavità sono formate dalle pareti stesse dell'arteria. Questi sono:
congeniti,
aterosclerotici‐‐‐‐> 70%‐90%
protesici
infettivi‐‐>5%
Infiammatori‐‐‐> 10%
2. falsi o pseudoaneurismi: le pareti sono formate da tessuto fibroso, esito di un processo
reattivo da parte dei tessuti vicini, che circonda un primitivo ematoma. Questi sono:
post traumatici
anastomotici
settici
‐‐‐> Gli aneurismi possono essere classificati in base alla loro forma in:
o sacciformi: quando si forma una vera e propria sacca che
esula dal disegno del vaso per oltre il 50%.
o fusiforme: ha di norma profilo allungato e non eccede il
50% del diametro vascolare
‐‐‐> Possono, infine essere classificati in base alla sede in:
Aneurismi aortici
Aneurismi periferico
WWW.SUNHOPE.IT
1. Aneurisma dell’aorta addominale ed iliaco
n.b. possono essere veri, falsi, fusiformi o sacciformi.
EPIDEMIOLOGIA
Da un punto di vista epidemiologico, gli aneurismi aortici colpiscono in genere i maschi (in
rapporto di 5:1 col sesso femminile) di età compresa tra i 50 e i 70 anni.
Orientativamente si può ritenere che un aneurisma dell'aorta è presente in circa il 2% della
popolazione totale, ed in almeno il 5% dei soggetti maschi al di sopra dei 50 anni.
La sede di localizzazione preferenziale di tali aneurismi è l’aorta addominale sotto renale, nel
tratto compreso tra le arterie renali e la biforcazione iliaca
FATTORI DI RISCHIO
Sono tutti quelli della cardiopatia ischemica, per cui:
Fumo;
Ipertensione
dislipidemia
diabete
iperomocisteinemia
WWW.SUNHOPE.IT
EZIOLOGIA
Aterosclerosi‐‐> il più importante! Sembrerebbe che le placche ateromasiche siano in
grado di occludere i vasa vasorum, determinando ischemia della parete vascolare e
sostituzione del connettivo elastico aortico con tessuto fibrotico e necrotico. Proprio in tale
sede si forma dunque un locus minoris resistentiae, ove il sangue, specialmente negli
ipertesi, battendo contro tale regione, determina la formazione dell’aneurisma.
La localizzazione sottorenale è preferenziale perché il diametro aortico decresce mano a
mano che raggiunge la biforcazione, pertanto a tele livello la tensione murale è massima.
Cause congenite: a causa dell’elastasi, componente dei vasi. un eccesso di elastasi nei
soggetti geneticamente predisposti rappresenta un rischio. (sindrome di Marfan, sindrome
di Ehler‐Danlos),
Post infettivi
L'evoluzione naturale di un aneurisma dell'aorta addominale è verso la rottura. Un
portatore di aneurisma dell'aorta addominale non operato muore per la rottura
dell'aneurisma, a meno che non muoia per le complicanze delle lesioni arteriose associate.
Raramente muore per cause diverse.
CLINICA
Di solito gli aneurismi di questo tipo sono asintomatici nell’80% dei casi finchè, ovviamente resta
integro!!!
I sintomi iniziano a comparire quando gli aneurismi, ingrandendosi, comprimono organi vicini.
Spesso si diagnosticano quando si ricorre ad altri esami per altre patologie (molto importante in
questo caso è ricorrere alla TC addome).
Triade sintomatologica:
dolore addominale o delle regioni lombari
dimagrimento
VES aumentata
Il dolore addominale e lombare può associarsi a situazioni di ischemia agli arti inferiori (arti
addormentati). La dilatazione può comprimere gli ureteri(DD con colica renale), altri grossi vasi
venosi e strutture nervose, con una classica sintomatologia da compressione e relativo dolore
riferito a questi organi.
La regola clinica vuole che se un'aneurisma dell'aorta addominale si accompagna a dolore, questo
è sospetto ad avviarsi a rottura, o essere già in corso di fissurazione, e va considerato come
un'urgenza.
La rottura dell’aneurisma è un evento raro, di norma fatale entro un paio di minuti. La possibilità
di una rottura è direttamente proporzionale al diametro dell’aneurisma. Più è largo il diametro
aneurismatico, maggiore è il rischio di rottura. Da 4 a 8 cm la possibilità di rottura si alza dal 10 al
30%. La rottura dell’aneurisma può essere franca o tamponata dai tessuti vicini.
WWW.SUNHOPE.IT
DIAGNOSI
La diagnosi è spesso strumentale, essendo i reperti clinici poco obiettivi.
Esame obiettivo;
Palpazione dell’addome ‐‐> chiara pulsazione addominale e allontanamento delle mani poste a
palmo al di sopra dell’aneurisma. Reperto difficilmente riscontrabile (ci vuole molta fortuna!);
Auscutazione‐‐> Può esservi il reperto clinico di soffio (per turbolenza) a livello dell’aneurisma.
Strumentale
rx‐addome l’aneurisma può essere visualizzato per le numerose calcificazione che spesso reca
dentro di se.
Eco‐colordoppler
E' il migliore e anche il più economico . E' è possibile vedere il vero calibro della sacca
aneurismatica;
TC spirale; visualizza in maniera ottimale l’aneurisma e la sua dimensione, i rapporti con gli organi
limitrofi e la compressione esercitata dalla sacca
Angiografia e angiorisonanza magnetica (utili soprattutto per confermare diagnosi e spesso per
risolvere chirurgicamente con introduzioni di una endoprotesi).
TERAPIA CHIRURGICA
L'intervento può essere:
1) A cielo aperto: può essere condotta sia per via trans‐
peritoneale che retroperitoneale.
L’intervento si basa sull’exeresi del tratto dilatato,
l’immissione di una bypass protesico in Dacron sostitutivo e
sulla ricostruzione dei vasi contigui con l'aneurisma.‐‐‐‐‐‐‐‐‐>
2) Mini‐invasica con video‐laparoscopia o mini‐laparoscopia;
3) Endovascolare (E.V.A.R.): esclusione della
sacca aneurismatica con inclusione di
endoprotesi tramite accesso femorale. La
protesi può essere retta, biforcata o
aorto‐uniliaca. Le protesi sono di diversa
natura e si applicano infatti solo su alcuni
tipi di pazienti con particolari aneurismi; il
trattamento protesico avviene ad
personam, non si sono protesi standard
ma confezionate su misura.
WWW.SUNHOPE.IT
2. Aneurisma periferici
EPIDEMIOLOGIA
Si osservano prevalentemente nel sesso maschile in età superiore ai 60 anni.
La sede di localizzazione più frequente è l'arteria poplitea (con ischemia dell'arto inferiore), ma
anche femorali o ilaci
Possono essere isolati ovvero senza continuità con quello addominale, o continui con questo.
EZIOLOGIA
Aterosclerosi‐‐> il più importante! Sembrerebbe che le placche ateromasiche siano in
grado di occludere i vasa vasorum, determinando ischemia della parete vascolare e
sostituzione del connettivo elastico aortico con tessuto fibrotico e necrotico. Proprio in tale
sede si forma dunque un locus minoris resistentiae, ove il sangue, specialmente negli
ipertesi, battendo contro tale regione, determina la formazione dell’aneurisma.
La localizzazione sottorenale è preferenziale perché il diametro aortico decresce mano a
mano che raggiunge la biforcazione, pertanto a tele livello la tensione murale è massima.
Cause congenite: a causa dell’elastasi, componente dei vasi. un eccesso di elastasi nei
soggetti geneticamente predisposti rappresenta un rischio. (sindrome di Marfan, sindrome
di Ehler‐Danlos),
Post infettivi
CLINICA
La presenza dell'aneurisma passa inosservata nel 20‐30% dei casi. In altri casi coincide con un
quadro clinico di rilievo, in particolare in rapporto al dolore ed alla claudicazione e alla presenza di
una tumefazione pulsante lungo l'asse arterioso di un arto. In un certo numero di casi, infine, una
sintomatologia acuta mette in evidenza l'esistenza dell'aneurisma
DIAGNOSI
Esame obiettivo;
palpazione‐‐> la presenza di una tumefazione sull'asse di un'arteria, pulsante espansivamente,
con o senza soffio sistolico deve far pensare ad un aneurisma.
Strumentale
Come aortico
TERAPIA CHIRURGICA
Innesto di materiale protesico.
‐ Aneurisma infiammatorio da protesi: aneurisma perianastomotico dell’arteria femorale comune,
WWW.SUNHOPE.IT
I tronchi sovraortici (TSA), come tutte le arterie, possono essere colpite da processi patologici
determinanti stenosi e riduzione della perfusione ematica cerebrale. L’ipoperfusione cerebrale
può anche essere determinata da ostruzione o riduzione del calibro delle arterie vertebrali o del
tronco basilare.
Il cervello umano, nonostante da solo corrisponda solo al 3% del peso corporeo, riceve circa il 20%
della gittata cardiaca totale. Il sangue giunge ad esso per il 70% attraverso le arterie carotidi e per
il 30% attraverso le due arterie vertebrali. Più d’ogni altro organo, l’encefalo è suscettibile
d’ischemia e d’ipossia.
EZIOLOGIA
Da un punto di vista etiologico, tali episodi
possono essere causati da diversi fattori, il più
importante tra essi è però sicuramente
l’aterosclerosi carotidea e vertebro‐basilare.
La sede di localizzazione della placca carotidea
è spesso la biforcazione carotidea. ‐‐‐‐‐‐>
La stenosi vascolare può determinare una
riduzione diretta della perfusione cerebrale.
L’occlusione vascolare comporta ictus
ischemico quando raggiunge l’80% del lume
totale. È più frequente a livello vertebrale che
carotideo, per la diversità di lume e diametro.
Allo stesso modo, la fissurazione e l’ulcerazione della placca, con la successiva sovrapposizione
trombotica può determinare l’embolismo (patogenesi trombo‐embolica) e l’occlusione acuta di
distretti vascolari intracranici, con la conseguente comparsa di Ictus. Tale trombo‐embolismo è più
frequente a livello carotideo piuttosto che a livello vertebrale. Non deve essere tralasciata la
possibilità che l’embolia sistemica derivi dal cuore, per aritmie (fibrillazione e flutter atriale)
endocarditi vegetanti, mixomi atriali.
CLINICA
La riduzione della perfusione può determinare 3 quadri clinici diversi:
Ictus (stroke): o attacco apoplettico, è un episodio cerebrovascolare determinate danno
irreversibile e duraturo. Si conosce una forma major, minor e una forma “in progressione”.
TIA: è un attacco ischemico transitorio, di norma causante danno cerebrale e che si risolve
da solo in un periodo di 30‐60 minuti. Può presentarsi con emiparesi controlaterale,
WWW.SUNHOPE.IT
parestesie e disturbi visivi, fino alla cecità completa transitoria (amaurosi). Compaiono
inoltre turbe del linguaggio e della compressione verbale.
Drop‐attack: è determinato da un’insufficienza vertebro‐basilare. È una forma posteriore di
TIA. Sono caratterizzati dalla perdita di tono degli arti inferiori, con conseguente caduta al
suolo del paziente.
DIAGNOSI
Velocimetria doppler e ecocolor doppler TSA, consente l’esplorazione della carotide comune,
interna ed esterna, della succlavia e delle vertebrali. Tale indagine svela solo stenosi superiori al
30%. La stenosi determina un’accelerazione del flusso sanguigno e una turbolenza, determinante
tra l’altro un soffio all’ascoltazione.
Metodiche che identificano precisamente la placca sono l’ecografia B‐mode e la TAC.
Angiografia;
AngioRHN;
TERAPIA
La TEA (tromboendoarterectomia) carotidea è la chirurgia tradizionalmente applicata per i
pazienti con TIA. L’intervento consiste nell’isolamento del vaso, nel suo clampaggio a monte e a
valle e nella sua incisione per eliminare il trombo. Quando la malattia è estesa a gran parte della
carotide si può impiantare un bypass aortico‐carotideo.
La TEA può essere praticata sia in anestesia generale che in anestesia loco‐regionale. L’encefalo
viene salvaguardato dall’ischemia previa protezione con barbiturici.
Figura 1‐ TEA
WWW.SUNHOPE.IT
Quando possibile, in assenza di trombo ma in presenza di placca stenosante il lume carotideo,
l’intevengo preferenziale è l’angioplastica percutanea transluminale con immissione di stent
previa dilatazione con catetere a palloncino.
Il trattamento endovascolare ha più successo nei casi in cui è già stata aperta l’arteria, in quanto la
riapertura non è sempre una buona scelta, per via dell’adesione tra le strutture muscolari e i vasi.
L’adesione dopo l’intervento chirurgico è sempre molto forte e quindi pericolosa da trattare.
Dalla femorale o dalla ascellare si raggiunge la carotide interna (talvolta per quella esterna) e si
inserisce il palloncino e lo STENT, una rete che riesce a tenere aperte le pareti, evitando
un’eventuale occlusione.
WWW.SUNHOPE.IT
La FLEBOLOGIA si occupa delle vene. Le patologie più importanti per quanto riguarda il
sistema venoso sono:
le varici ( sia quelle grandi e superficiali sia quelle varici molto piccole, presenti non solo
nelle donne più anziane ma anche nelle ragazze),
le tromboflebiti superficiali,
la trombosi venosa profonda,
la sindrome post‐ trombotica
le tromboflebiti ischemizzanti che sono un po’ un reperto storico perché non se ne vedono
molte.
CENNI DI ANATOMIA
Il sistema venoso degli arti inferiori è costituito da:
I l circolo venoso superficiale si divide in tre grandi settori: il
settore della grande safena, quello della piccola safena e quello delle vene
perforanti. Qui vedete la vena safena che si getta nella vena femorale. Potete
vedere tutto il tragitto a livello di coscia e di gamba fino al malleolo interno. Qui si
evidenziano di più tutti i rami collaterali ( vena epigastrica,vena circonflessa iliaca,
vena pudenda). Il territorio della piccola safena è posteriore, origina dal malleolo
esterno, sale e si getta nella vena poplitea. Il territorio di competenza della grande
safena è quasi tutta la coscia (anteriormente, lateralmente, medialmente e anche
posteriormente).Le vene superficiali del piede sono costituite dall’arco dorsale, dalle
vene plantari, dalle vene digitali e quelle marginali.
1
WWW.SUNHOPE.IT
I circolo venoso profondo (sotto fasciale) è costituito dalle vene del piede, poi
l
ci sono le vene gemellari, le vene tibiali anteriori e posteriori che insieme vanno a formare
vena poplitea all’altezza dell’arcata tendinea del
muscolo soleo. Proseguendo verso l’alto, la vena
femorale superficiale si unisce con la vena
femorale profonda a formare la vena femorale
comune (triangolo dello Scarpa) che continua con
la vena iliaca e poi con la vena cava inferiore.
L e
vene perforanti più importanti sono:
le vene di COCKETT che si trovano tra il terzo medio e il terzo inferiore di gamba
le vene di BOYD, più in alto delle precedenti
le vene di DODD che sono le perforanti più importanti
le vene perforanti di Bassi che sono postero‐ laterali e si trovano in prossimità della piccola
safena.
CENNI DI FISIOLOGIA
Cosa permette al sangue di andare contro la gravità?
VIS A TERGO
VIS A FRONTE: duranti l’inspirazione si crea una specie di risucchio che porta il sangue
verso l’alto
TONO DI PARETE
MASSAGGIO ARTERIOSO (le arterie dilatandosi ad ogni battito premono sulle vene)
POMPA MUSCOLARE (gastrocnemi soprattutto)
PRESENZA DELLE VALVOLE: le valvole sono estroflessioni bicuspidali dell’intima con
rinforzo connettivale a partenza dalla media, hanno funzione ANTIGRAVITAZIONALE,
frazionando la colonna di stasi e garantendo un flusso centripeto a senso unico.
2
WWW.SUNHOPE.IT
Distribuzione delle Valvole:
vena cava inferiore e iliache comuni‐‐‐> 0
vena iliaca esterna, vena femorale e vena poplitea ‐‐> 1
vena femorale superficiale ‐‐> tra 1 e 4
tibiale‐‐> numerose
vena piccola safena ‐‐> 6‐12
grande Safena ‐‐> 20.
DEFINIZIONE
Sono alterazioni morfofunzionali delle vene superficiali (variazioni nella struttura della parete e
nel moto e pressione del sangue in esse contenuto) delle vene superficiali o “soprafasciali”, che
divengono allungate, dilatate e/o tortuose. triade x definire una varicosità!
RICORDA‐‐> le varici sono una caratteristica del sistema venoso superficiale, in particolare dei
rami della safena (interna ed esterna). È importante sottolineare che sono i rami della safena
interna ed esterna perché molto raramente la vena safena diventa varicosa. Il professore mostra
alcune immagini di varici gravi e meno gravi, ricordando che non tutte sono curate allo stesso
modo.
EPIDEMIOLOGIA
Si sa che il sesso femminile è quello più predisposto (rapporto 4:1). Interessa principalmente i
soggetti tra 40‐60 anni, per il 20% soggetti di 20‐30 anni. Nel 60% dei casi è la grande safena che fa
varici, meno frequentemente la piccola safena. La prima gravidanza difficilmente determina la
formazione di varici. I soggetti in sovrappeso sono più esposti a rischio.
FATTORI DI RISCHIO
Cosa contribuisce alla formazione delle varici?
La gravidanza
Obesità
Contraccettivi orali
Lavorare in piedi in ambienti caldi
Alterazioni muscolo‐scheletriche
Predisposizione genetica (?)
3
WWW.SUNHOPE.IT
EZIOLOGIA
In base all'eziologia, le varici sono distinte in:
ESSENZIALI: non sappiamo perché si formano, forse c’è una debolezza congenita
della parete venosa. C’è familiarità.
SECONDARIE o SINTOMATICHE sono una sequela di una trombosi venosa
profonda
Varici dovute a FISTOLA ARTERO-VENOSA (congenita o
iatrogena). Quando un ago perfora una vena che sta vicino ad una arteria, si
stabilisce un tramite. Dunque la vena subisce gli effetti della pressione arteriosa e
si ingrossa. Quando si visita una persona è importante mettere una mano sulla
varice e sentire eventualmente il “thrill” (fremito)
VARICI ANGIODISPLASTICHE (che non affrontiamo...)
4
WWW.SUNHOPE.IT
SINTOMI
Spesso le varici sono asintomatiche (3% dei casi) e molti pazienti (soprattutto donne) si
sottopongono all’intervento per motivi estetici (25%). Tuttavia ciò è vero se una persona si opera
quando le vene sono ancora integre, quando, cioè l'ipertensioene non le ha ancora danneggiate.
Se invece si attende, questa imperfezione venosa cronica provocherà una certa sintomatologia.
dolore (72%)
Edema in ortostatismo (60%)
Senso gravativo a polpacci e caviglie (48%)
Crampi (40%)
Prurito cutaneo nella regione perimalleolare
A questo punto cominciano le alterazioni della cute, perché l’ipertensione determina una
diapedesi degli eritrociti; il globulo rosso si rompe e assistiamo alla degradazione della
emoglobina, fino ad una colorazione brunastra della cute.
La cute comincia ad essere estremamente delicata e predisposta a infezioni.
Dermatite da stasi (16%)
Iperpigmentazione (15%)
Bruciore (9%)
Lesioni ulcerative
Ipodermiti
Atrofia bianca
5
WWW.SUNHOPE.IT
COMPLICANZE
Emorragia: non riguarda le varici molto grandi. Con il
passare del tempo, in genere, si formano sul dorso del
piede delle piccole varici che somigliano a dei puntini
neri. Sono così delicate che solo a guardarle si
rompono, le ha chiamate “varicette a sfoglia di
cipolla”. ( ci sono pazienti che già sanno cosa fare
quando queste piccole varici si rompono: alzano le
gambe, comprimono con una garza, mettono una
fascia stretta per circa un’ora e poi riprendono la loro
attività);
VARICOFLEBITE. È una infiammazione delle varici che
può essere dovuta a traumi o immobilità. Determina
arrossamento della cute sovrastante, dolore alla
digitopressione, turgore e aumento delle varici,
edema circostante.
Ultime(in ordine di tempo) alterazioni della cute sono
Eczema varicoso: dermatite con desquamazione furfuracea e infezioni stafilococciche
ricorrenti, può dare piccole ulcerazioni superficiali;
Ulcera varicosa: è il risultato di un processo di necrosi cellulare e tissutale. Si trova più
facilmente sulla faccia mediale della gamba e nella regione perimalleolare. Oggi non sono
frequenti.
DIAGNOSI
--> Anamnesi
Familiarità, gravidanza, terapia ormonale, professione
‐‐‐> Esame obiettivo
Ispezione
a) quale il distretto venoso interessato (della grande o della piccola safena)
c) Vedere se ci sono discromie e discheratosi cutanee per capire se sono varici complicate. In
questo caso si può comunque operare, ma deve essere prima curata la complicanza. Se si esegue
una safenectomia in presenza di una piodermite eczematosa, si rischia una setticemia.
6
WWW.SUNHOPE.IT
Palpazione
a) consistenza del sottocute;
b) valutare l'elasticità e la consistenza delle vene‐‐> devono essere morbide.
Se ce n’è una più dura‐‐> varicoflebite
Dolore=> è complicata No dolore => è guarita
Prima di operare curare le Posso operare
complicazioni
c) Presenza di thrill (vuol dire che la varice è secondaria e si devono eseguire approfondimenti
diversi rispetto alle varici primitive).;
d) Soluzioni di continuità della fascia.
PROVA DI RIMA TRENDELEMBURG
Si fa stendere il pz, gli si alza la gamba, si svuotano le varici con un massaggio, si mette un laccio
emostatico alla radice della coscia per chiudere la valvola safeno femorale. Si invita il paziente ad
alzarsi: se queste varici dipendono dalla incontinenza della valvola safeno femorale, una volta tolto
il laccio, le varici si formano rapidamente dall’alto verso il basso. Se, invece, compaiono varici dal
basso verso l’alto vuol dire che ci sono due o più vasi comunicanti insufficienti. In questo caso è
7
WWW.SUNHOPE.IT
possibile avvertire alla palpazione “buchi nella fascia” causati dalla dilatazione delle vene
comunicanti insufficienti
PROVA DI PERTERS (serve per valutare la pervietà del circolo profondo)
Si mette il laccio sempre alla base dell’arto, si invita il paziente a camminare. Se queste varici si
svuotano, vuol dire che le vene superficiali tramite i vasi comunicanti si gettano nel circolo venoso
profondo ( che quindi è pervio). In questo caso il paziente può essere operato. Se invece le varici
aumentano ( e si presenta dolore) vuol dire che le vene superficiali trovano un ostacolo nel circolo
venoso profondo.
ECOCOLORDOPPLER
TERAPIA
terapia medica e prevenzione
1) Elastocompressione ( le calze elastiche) che il professore consiglia anche alle ragazze giovani che
presenta6no una certa familiarità.
2) Controllo del peso
3) Farmaci flebotropi
8
WWW.SUNHOPE.IT
4) Terapia sclerosante: iniezione di sostanze cicatrizzanti e compressione immediata della vena per
evitare che si formi un trombo. È indicata nelle teleangectasie e nelle piccolissime varici
superficiali.
Terapia chirurgica
Indicazioni :
Varici sintomatiche
Complicanze
Varici voluminose
Motivi estetici
Prima di altri interventi chirurgici ( ad esempio se un paziente deve avere anche un
intervento al ginocchio si operano prima le varici per ridurre il rischio di emorragia)
Varicorragia
Quali interventi si possono fare?
Stripping della grande Safena (quello storico): si esegue una incisione a livello inguinale
prendendo come punto di riferimento l’arteria femorale e si esegue una piccola incisione 1
cm medialmente ad essa. Nel frattempo si
prepara la safena in basso a livello del
malleolo interno. A questo punto si
inserisce la sonda dal basso verso l’alto
(ciò non esclude che si possa fare dall’alto
verso il basso).
{Quando la sonda viene inserita dal basso
è bene ricordare che c’è il nervo safeno
strettamente accollato e, anche
dissociando le fibre dalla vena, si può
avere perdita della sensibilità locale per
qualche anno}.Alla fine della guida c’è un
cono che si avvita o si incastra e in questo modo si tira la safena. Mentre
si tira, conviene fasciare subito con la benda elastica perché tutti i vasi
comunicanti si svuotano nella cavità che si è formata evitando che si
formino ematomi importanti. Questo è lo stripping lungo. Esiste inoltre
uno STRIPPING CORTO che viene eseguito quando il calibro della safena
è aumentato nella coscia, ma normale (o comunque piccolo) nella
gamba. (cioè praticamente si toglie solu un pezzo della safena)
Le vene comunicanti che restano monche dopo la safenectomia non
vengono legate. Dopo un po’ di tempo diventano spastiche.
Stripping della piccola Safena
Varicectomia
9
WWW.SUNHOPE.IT
Varicectomia con mini incisione secondo Muller (attualmente si fa solo così): si esegue un
piccolo taglio con un bisturi triangolare (neanche 0,5 cm), con un uncino si prende la varice
e viene lentamente tirata via con una piccola pinza.
ENDOVENOUS LASER THERAPY: la luce laser viene veicolata attraverso una sonda, questa
sonda emana energia che viene assorbita da un cromoforo bersaglio (ossiemoglobina e
acqua se si usa un apparecchio laser a 240‐280 nm o solo ossiemoglobina se si usa
l’apparecchio laser a 400 nm). Si genera calore che determina una fotocoagulazione della
parete venosa che, a sua volta, provoca sclerosi e obliterazione del lume e la scomparsa
della vena trattata. Si esegue sempre sotto guida ecografica. Il trattamento laser si
comincia a circa 2cm dal ginocchio, si rintraccia la vena safena. Si introduce l’ago
direttamente in vena (la vena grande safena viene punta), si inserisce una guida e in
seguito la fibra laser. Una volta inserita la sonda laser si ritira il filo guida. L’intervento si fa
in anestesia locale per
tumescenza (tante piccole
iniezioni di anestetico
locale intorno alla
safena). Il laser viene
attivato e retratto lungo il
percorso grazie ad un
pedale che viene calibrato
in base alle caratteristiche
del paziente e del calibro
della vena. La sonda deve
essere ritirata entro 2cm‐
2,5 cm dall’ostio safeno
femorale. L’ecografo
consente di vedere la punta del laser e quindi capire quando fermarsi.
Esiste anche un trattamento con RADIOFREQUENZE. Segue lo stesso principio della
precedente ma non ha avuto molto successo perché le sonde costano molto.
10
WWW.SUNHOPE.IT
DEFINIZIONE
Sono processi infiammatori a carico del circolo venoso superficiale.
EZIOLOGIA
primitive idiopatiche
Migranti: ovvero il pz una volta ce l'ha ad una gamba, una volta all'altra gamba e
bisogna stare attenti perché possono nascondere patologie gravi come
neoplasie maligne, tubercolosi, Lupus, sclerodermia
secondarie possono essere dovute a traumi, infezioni, farmaci, ustioni.
Poi sono delle forme superficiali particolari:
A bottone di camicia: sono tromboflebiti delle perforanti
tromboflebite settica
tromboflebite superficiale di Favre, detta anche a fil di ferro. È caratteristica della TBC.
tromboflebite superficiale di Mondor: è più frequente e colpisce la vena mammaria
esterna ed epigastrica.
SINTOMI
Segmenti venosi brevi e infiammati e dolenti la cui infiammazione regredisce nell’arco di tre
settimane residuando una iperpigmentazione della cute soprastante. La ricanalizzazione delle vene
è rapida. La prognosi è favorevole.
TERAPIA
La terapia si basa sull’eparina a basso peso molecolare. Esiste però anche un vecchio rimedio con
impacchi caldo‐umidi: pomata al cortisone, panno umido e una borsa d’acqua caldo‐tiepida. È
fondamentale l’elastocompressione con benda elastica o calza elastica.
In questo caso va fatto sempre un doppler perché si deve andare a vedere sempre la safena. A
volte il trombo che si forma durante queste flebiti superficiali può raggiungere la vena safena ,
l’ostio safeno‐ femorale e gettarsi nel sistema venoso profondo causando embolia polmonare.
Ovviamente è un caso raro.
11
WWW.SUNHOPE.IT
In passato anche per il sistema venoso profondo si parlava di tromboflebite profonda, in realtà il
termine è cambiato perché si è visto che da un punto di vista anatomopatologico c’è la formazione
del trombo, ma non c’è l’infiammazione. Quindi si è passati alla dizione di trombosi venosa
profonda.
Oggi, siccome una delle complicanze principali della trombosi venosa profonda è l’embolia
polmonare, si è pensato di parlare di malattia trombo embolica: in realtà è meglio sempre parlare
di trombosi venosa profonda perché l’embolia è una complicanza e quindi non ha senso mettere
insieme una patologia con una complicanza, anche perché di complicanze ce ne sono altre.
DEFINIZIONE
E' una flebotrombosi, cioè la formazione di un trombo in una vena profonda, prevalentemente
negli arti inferiori. Si parla di trombosi venosa profonda perché interessa le vene poste al di sotto
della fascia profonda degli arti: il circolo venoso profondo è sotto fasciale, il circolo superficiale è
sopra fasciale e tra i due ci sono delle vene che perforano la fascia e che sono le cosiddette
perforanti
Che differenza c'è con una trombosi arteriosa?
trombosi arteriosa → è la formazione di un trombo in un’arteria che impedisce l’afflusso di
sangue. , non arriva il sangue e abbiamo arto freddo, pallido, immobile.
Trombosi venosa → la formazione di un trombo in una vena profonda; sarà quindi
impedito il ritorno del sangue dalla periferia, si avrà un intasamento del sangue e quindi il
sintomo fondamentale sarà l’edema. . Il processo di trombosi venosa inizia sempre a livello
di una tasca valvolare.
12
WWW.SUNHOPE.IT
Ci sono caratteristiche differenze tra il trombo nel circolo arterioso e quello nel circolo venoso
anche da un punto di vista anatomo‐patologico:
il trombo arterioso è formato da aggregati piastrinici su un endotelio leso, quindi è
essenzialmente un trombo piastrinico (bianco)
il trombo venoso è formato da eritrociti inglobati in una massa di fibrina con una quota
variabile di piastrine e leucociti e insorge tipicamente a livello delle tasche valvolari.
.
FATTORI DI RISCHIO
EZIOPATOGENESI
Perchè si forma un trombo? Triade di Vircow:
o ipercoagulabilità ematica: difetti congeniti, ad esempio il deficit di antitrombina
III, il deficit di proteina c, il deficit di proteina S e i
disturbi della sintesi del plasminogeno.
cause acquisite: alcune neoplasie, lupus anticoagulans, sindrome nefrosica.
o Rallentamento del flusso: tutte quelle condizioni che possono mantenere allettato un
pazinete sono fattori di rischio per trombosi venosa profonda
o Danno parietale:
.
13
WWW.SUNHOPE.IT
Schematicamente la formazione del trombo segue queste fasi: prima l’aggregazione piastrinica,
poi la deposizione e l’organizzazione degli elementi cellulari,…(, formazione del trombo rosso,…
CLINICA
dolore, ma nelle trombosi che cominciano piano piano ci può essere anche nessuna
sintomatologia all’inizio, ma il dolore comparirà in un secondo momento. Il dolore può
essere spontaneo, oppure provocato dallo stiramento dei muscoli,
rossore (ma non sempre),
14
WWW.SUNHOPE.IT
cianosi
aumento della temperatura cutanea,
crampi.
Elemento centrale è sempre l’aumento delle dimensioni dell’arto con edema.
aumento delle consistenze delle masse muscolari, che diventano di una consistenza duro‐
pastosa. Quando la tvp fa si che i muscoli diventino molto duri e comprimono addirittura
sulle arterie ci può essere una diminuzione dei polsi arteriosi fino alla tromboflebite
ischemizzante che è una complicanza in cui alla trombosi venosa segue un’otturazione (ma
al giorno d’oggi non si arriva mai a questo punto dato che si interviene subito con l’eparina
a basso p.m., se ne vedono 3‐4 casi al mondo).
sviluppo di circoli collaterali (ci sono delle vene superficiali, non varici, dette vene
sentinella di Pratt, che servano a consentire il ritorno del sangue creando percorsi
alternativi rispetto a quello ostruito dal trombo, e che si sviluppano col tempo).
DIAGNOSI
Tutti questi segni clinici non sono affatto esclusivi di questa patologia. Il quadro clinico della
trombosi arteriosa è decisamente più caratteristico!! Per cui un corretto inquadramento ci può
venire offerto innanzitutto dall’anamnesi.
ANAMNESI
Ci consentirà di valutare la presenza dei vari fattori predisponenti. Andiamo a valutare se un pz ha
già avuto una trombosi venosa profonda (è facile che ne possa avere un’altra), se c’è stata una
recente operazione chirurgica (sia per il danno parietale subito, sia per l’immobilizzazione), se è
obeso, se fa uso di terapia ormonale estroprogestinica, se ha malattie della coagulabilità.
ESAME OBIETTIVO
Fondamentalmente ricerchiamo l'edema, il calore all'arto
Ma ancora non basta per una diagnosi certa e quindi dobbiamo certamente approfondire il nostro
percorso diagnostico ulteriormente.....
.....SCORE DI WELLS!!
15
WWW.SUNHOPE.IT
Caratteristiche cliniche punteggio
Probabilità clinica:
≤0: bassa
1 – 2: intermedia
≥3: alta.
.
L’inquadramento del pz in una di queste categorie è importante perché
guida poi l’iter procedurale: se c’è
alta probabilità ‐‐‐‐‐‐> ricovero, seguirà la diagnosi di certezza durante la degenza e si userà una
terapia anticoagulante;
probabilità intermedia ‐‐‐‐‐>seguire con attenzione il quadro clinico, conferma strumentale e
da subito terapia anticoagulante;
bassa probabilità il quadro clinico è incerto, ‐‐‐> seguire e studiare più approfonditamente il
pz.
16
WWW.SUNHOPE.IT
DIAGNOSTICA STRUMENTALE
Oggi la diagnosi si fa con strumentazioni.
→ECOCOLORDOPPLER ‐‐‐> accoppia le informazioni dell’ecografia a quelle del doppler che ci
indica la velocità del flusso, il colore ci serve a comprendere se il flusso è anterogrado o
retrogrado. Ci dà, quindi, la possibilità di vedere il flusso, l’estensione del trombo e se occupa
completamente la vena o meno (ovviamente se occupa interamente la vena, c’è occlusione totale
e non si vede alcun flusso). All’immagine all’ecocolordoppler nel caso di un trombo non
completamente occludente vediamo nel vaso una parte nera data dal trombo e poi una
colorazione sotto che ci indica che c’è flusso che passa sotto. L’ecocolordoppler è importante
perché è un esame accurato, poco costoso, ripetibile, non invasivo.
Quindi all'ecocolordoppler se non c'è trompo e io premo‐‐‐‐> non si vede più il flusso
semplicemente perche non passa! Se c'è un trombo (che ovviamente non ostruisce tutto!), questo
non mi fa premere bene sulla vena e un po di flusso sanguigno sempre passa e io lo riesco a
vedere!
Nei casi in cui abbiamo seri dubbi che ci sia una tvp e col doppler non riusciamo a comprendere,
facciamo la...
→FLEBOGRAFIA ‐‐> il trombo apparirà come un minus (difetto) di riempimento, se appare non
completamente adeso alla parete è un trombo particolarmente pericoloso perché può sparare
un embolo e dare la complicanza dell’embolia polmonare. A
che serve quindi la flebografia? Ad evidenziare l’intero
sistema venoso del territorio in esame, presenza di flusso
ematico, presenza di trombi e la relativa estensione,
opacizzazione dei circoli collaterali, studio del circolo venoso
profondo e di quello superficiale e per lo studio delle vene
superficiali del polpaccio. A tal proposito occorre dire che in
alcune zone molto imbrigliate di vene risulta difficile
l'ecocoloprdoppler e si fa una flebografia.
DIAGNOSTICA DI LABORATORIO
→D‐DIMERO, che è un prodotto di degradazione della fibrina stabile. Questo test ha solo valore
predittivo negativo, cioè se è negativo (quindi ritrovo valori normali) non c’è trombosi venosa
profonda, ma se è positivo questo non significa nulla (bassa specificità),
17
WWW.SUNHOPE.IT
DIAGNOSI DIFFERENZIALE
Con
tromboflebite superficiale perchè ci sono delle tromboflebiti superficiali talmente
importanti ed estese che possono simulare una tvp; lacerazione del muscolo gemello (es.
frequente nei calciatori, con conseguente gonfiore della gamba); si deve fare d.d. con la
possibilità di una compressione della vena poplitea;
linfedema e linfangite;
edema da altre cause come anasarca, da patologie epatiche, renali e cardiache, che
possono causare edemi agli arti inferiori allo stesso modo.
TERAPIA
Obiettivo:
1. PREVENIRE EMBOLIZZAZIONE (fai embolia polmonare da pneumo,lui la rifa!)
‐‐> Terapia medica
Uso di
farmaci trombolitici ‐‐‐‐> l’urochinasi e la streptochinasi
eparine,
anticoagulanti,
Pz con trombosi venosa profonda di grossa entità ‐‐‐> terapia con trombolitici.
Pz con tvp femoro‐iliaca di entità media ‐‐‐‐> eparine.
Se ci troviamo di fronte a una tvp trattabile anche ambulatorialmente allora useremo
prima eparina a basso peso molecolare in dosi comparate al peso, per cui se pesi 60
kg diciamo uno 0.6 mattina e sera per alcuni giorni; allo stesso tempo questa terapia viene
embricata con un anticoagulante più importante tipo warfarin, cumadin cioè dicumarolici e poi
quando l’INR è arrivato tra 2 e 3 allora tolgo l’eparina. Bisogna seguire il paziente facendo prelievi
all’inizio magari anche ogni 2‐3 giorni, quando si è stabilizzato l’INR tra 2 e 3, allora si può fare
anche ogni 15 giorni un esame del sangue.
La durata varia a seconda del vaso che è stato colpito: ad esempio nel caso sia colpita una vena
poplitea facciamo un anno di terapia.
18
WWW.SUNHOPE.IT
Poi dipende anche dalle cause che l’anno scatenata perché se uno ha un deficit di proteina S o un
difetto congenito della coagulazione può darsi anche che la debba fare a vita, quindi si fanno gli
esami per la trombofilia e se c’è qualcosa che non va in tutto quello che rappresenta la cascata
ematica coagulativa, allora si dà il dicumarolico a vita.
INDICAZIONI alla trombolisi (quindi un pz con trombosi di grossa entità)
Una potenziale compromissione della vitalità dell’arto (significa che è una trombosi
veramente di quelle massive),
la giovane età con interessamento dell’asse iliaco e cavale,
assenza di fattori di rischio emorragico.
Allora usiamo l’urochinasi e successivamente la terapia eparinica, tipica è l’embricazione eparina
anticoagulante orale dopo il raggiungimento di un valore di INR tra 2 e 3 con sospensione
dell’eparina.
‐‐‐> Terapia chirurgica
Inserimento di un filtro cavale, che è un presidio
messo messo da un chirurgo vascolare.Il filtro
cavale viene messo per filtrare eventuale
materiale embolico distaccatosi dal trombo e
impedire così a questo di raggiungere le sezioni
destre del cuore e dar luogo ad un’embolia
polmonare.
Questi filtri possono essere:
o permanenti
o temporanei, cioè che durano 3‐4 mesi e
poi, passato il pericolo vengono.
In passato si eseguivano anche interventi (trombectomia) per rimuovere chirurgicamente trombi
di una certa importanza a rischio di embolia, ma si tratta di interventi completamente desueti,
perché erano pericolosissimi. Infatti, mentre nella trombosi arteriosa si infila il catetere di Fogarty
e si rimuove l’ostruzione, quando invece consideriamo un materiale friabile come il trombo
venoso andare a fare una manovra del genere significa embolia! Per evitare questa complicanza si
usavano dei palloncini messi distalmente così da trattenere il materiale distaccato
Tentativi chirurgici fatti in passato:
o Nel caso di una vena femorale occlusa al di sotto della safena, stacca la safena nella sua
porzione inferiore e la attacca sotto il punto di occlusione, così da costituire un by‐pass.
19
WWW.SUNHOPE.IT
o Nel caso di trombosi iliaca,invece, prendo la safena da un lato e la porto dall’altro in modo
tale che il sangue di quest’arto (quello con l’occlusione), viene scaricato in quest’altro arto
e raggiunge poi il cuore.
2. PREVENIRE LE COMPLICANZE
COMPLICANZE TVP
Quando abbiamo una tvp e andiamo a fare terapia bisogna tenere presente che possono esserci,
alla fine della terapia:
→persistenza dell’ostruzione venosa nel tempo (cosa abbastanza rara)
→insufficienza delle valvole nel territorio venoso colpito. Grazie alla terapia il trombo si
riassorbe, ma in questo processo le valvole rimangono distrutte‐‐‐> insufficienza
venosa cronica, quindi a quel punto aumenta notevolmente la pressione. L'elevata
pressione dilata nel tempo le perforanti, rendendone gradualmente incontinenti le
loro valvole. Tale reflusso si riversa poi nel circolo superficiale dilatandolo. Le
valvole delle superficiali fino ad un certo punto vanno bene, ma poi diventano
esse stesse incontinenti.‐‐‐‐> sindrome post trombotica!!!
20
WWW.SUNHOPE.IT
DEFINIZIONE
La sindrome post‐trombotica deve essere intesa come un complesso di sintomi che conseguono
ad un stato di flebostasi prima, di flebolinfostasi poi, conseguenza di una insufficienza venosa
cronica che si instaura a carico dell’arto colpito e che consegue ad una trombosi venosa profonda.
Sintomatologia:
grado I con ipertensione lieve e dolore lieve e con riscontro obiettivo di edema alla
caviglia;
grado II ipertensione moderata, senso di peso e riscontro obiettivo di edema alla
caviglia e alla gamba;
grado III ipertensione grave, con dolore e dal punto di vista obiettivo
edema, varici, distrofie cutanee, ulcera
21
WWW.SUNHOPE.IT
‐‐> Terapia chirurgica
Sindrome Post‐Trombotica
insufficineza venosa profonda
insufficienza venosa profonda insufficienza venosa superficiale
Ostruzione venosa Incontinenza valvolare
profonda
o Interventi di bonifica del
circolo venoso superficiale
(quelle che si fanno nelle
varici, vedi su)
o Cross‐over o Valvuloplastica o Legatura delle vene
o By‐pass o Trapianto valvolare perforanti incontinenti
o Trasposizione
segmento venoso
insufficienza venosa profonda
CROSS OVER
BYPASS
VALVULOPLASTICA
TRAPIANTO VALVOLARE
22
WWW.SUNHOPE.IT
insufficienza venosa superficiale
legatura delle perforanti consiste nella legatura della SEPS.
In effetti si insuffla aria sotto la fascia: insufflando aria con un oculare si possono vedere queste
vene che sono le perforanti, perché se alziamo la fascia sotto c’è il circolo venoso profondo, sopra
c’è il circolo venoso superficiale, in mezzo si trovano le comunicanti. Quindi con un altro
apparecchio, c’è una specie di pinza coagulatrice, si stringe, quindi si coagula e così abbiamo
chiuso la perforante. Praticamente da questo intervento residueranno due cicatrici da 1 cm circa
PREVENZIONE CASALINGA
L’elastocompressione insieme a un’adeguata terapia medica e rigide norme igienico‐posturali,
sono le cose più importanti.
23
WWW.SUNHOPE.IT
EZIOLOGIA
T. puerperale
T. postoperatoria
T. post traumatica
T. neoplastica
T. post infettiva
T. post scleroterapia
QUADRO CLINICO GANGRENA VENOSA
Lesioni trofiche periferiche‐‐> colorito brunastro delle dita, flittene contenenti sierosità
filante, tendenza a demarcazione
Compromissione dello stato generale con elevazione della T corporea, tachicardia, talora
shock
DIAGNOSI
Doppler, Flebografia, esami di laboratorio
TERAPIA
Correzione dell'alterazione metabolica, superamento dell'eventuale shock, drenaggio e detersione
compartimentale
24
WWW.SUNHOPE.IT
DEFINIZIONE
Si intende per sindrome ischemica acuta quella condizione patologica che si verifica quando un
determinato territorio dell'organismo si realizzi un improvviso arresto dell'apporto ematico o un a
riduzione così importante da non consentire la vita e la funzione dei tessuti compresi in quel
territorio.
EZIOLOGIA
Le cause più frequenti di SIAA sono:
l'embolia arteriosa:
la trombosi arteriosa acuta:
i traumi
le dissecazioni aorto‐iliache
le tromboflebiti ischemizzanti
1 Embolia arteriosa
EZIOLOGIA
Questa è una condizione morbosa caratterizzata dalla
presenza nella corrente sanguigna arteriosa di materiali
estranei di variabile dimensione, di natura differente (solida,
liquida o gassosa) che finiscono con l'occludere un vaso,
determinando, di conseguenza, un ostacolo a quel territorio
vascolare. L'embolia può essere:
1. di origine cardiaca: in caso di fibrillazione atriale,
malattia reumatica, IMA, endocardite batterica
(embolo settico)
2. di origine arteriosa: in caso di placche ed ulcere
ateromasiche o per lesioni della parete arteriosa
WWW.SUNHOPE.IT
Le sedi dell'embolia arteriosa sono per lo più a livello della femorale comune (35%), seguita
dall'iliaca comune e dalla poplitea (entrambe 15%), dalla femorale superficiale (10%) e dall'iliaca
esterna (5%)
EZIOLOGIA
L'eziologia della trombosi arteriosa
acuta può riguardare arteriti,
aterosclerosi, policitemia,
trombofilia, crioglobulinemia,
trattamenti chirurgici.
Il meccanismo che vi è alla base è la
cosidetta TRIADE DI VIRCHOW
(danno endoteliale, modiicazioni del
flusso, ipercoagulabilità ematica)
******************************************
CLINICA EMBOLIA E TROMBOSI
Dolore: improvviso e lancinante di tipo costrittivo
o impotenza funzionale
o ipotermia
o paralisi sensitiva motoria
DIAGNOSI EMBOLIA E TROMBOSI
.............E.O.
ispezione‐‐> colorito pallido
palpazioe‐‐> ricerca dei polsi periferici ed eventuali fremiti, valutare il gradiente termico
WWW.SUNHOPE.IT
...........strumentale
ultrasonografica doppler
ecocolordoppler
angiografia
angio tc
angio rnm
misurazione transcutanea PO2 e PCO2
DIAGNOSI DIFFERENZIALE TRA LE DUE
TERAPIA
‐‐‐>CONSERVATIVA
Indicata in caso di impossibilità o fallimento della terapia chirurgica.
terapia farmacologica‐‐> anticoagulanti, fibrinolitici.
I trombolitici sono farmaci ad azione selettiva in grado di sciogliere direttamente il trombo già
formatosi. Sono meno maneggevoli degli anticoagulanti. Rappresentano i farmaci elettivi
WWW.SUNHOPE.IT
nell’ischemia acuta di origine trombotica, poiche’ se utilizzati per via radiologica, vengono iniettati
direttamente nel materiale occludente a successivi intervalli (trombolisi meccanica).Verrà poi
eseguito,nel post‐intervento, un trattamento con eparina a pieno dosaggio, 4000‐5000 UI/ora.
Farmaco di scelta si è dimostrato sinora l’Urochinasi, in dosaggio variabile a seconda delle
necessità durante la seduta angiografica e, se il circolo è riattivato con pervietà soddisfacente, si
sospende la somministrazione del farmaco.
bisogna utilizzare le più alte dosi posibili affinchè la lisi avvenga nelle prime ore, riducendo i tempi
d’ischemia. Sembra utile praticare un bolo di 200.000‐300.000 UI in 10‐20 minuti per saturare il
trombo, cui seguirà un’infusione continua, mediante pompa, di 240.00 UI/ora per 2 ore o fino al
ripristino del flusso; allora si proseguirà a 120.000 UI/ora per altre 2ore e poi 60.000 UI/ora (Per
ricordare....sempre la metà! :)) fino alla lisi completa. La procedura può essere proseguita per non
più di 48 ore. E' opportuno eseguire dei controlli arteriografici ogni 6‐12 ore per poter,tra l’altro
spingere il catetere più in basso via via che la lisi si realizza.
controindicazioni
• Un evento cerebrovascolare, compreso un TIA, entro gli ultimi 2 mesi
• Diatesi emorragica
• Recente sanguinamento gastro intestinale
• Neurochirurgia(intracranica, spinale) entro gli ultimi 3 mesi
• Trauma cranico entro gli ultimi 3 mesi
WWW.SUNHOPE.IT
blocco epidurale‐‐> il blocco
peridurale consiste nel somministrare
anestetico locale e cortisonici all’interno
dello spazio peridurale, ovvero in uno
stretto spazio collocato tra il midollo e il
canale osseo della colonna vertebrale.
Tale procedura viene effettuata al livello
(cervicale, toracico o lombare) esatto ove
la radice nervosa che si ritiene
infiammata fuoriesce dalla colonna
vertebrale andando ad innervare la parte
del corpo in cui il paziente sente dolore
‐‐‐> CHIRURGICA
o Embolotrombectomia e trombectomia‐‐> a cielo aperto
con catetere di fogarty
o BypassTROMBO‐ENDOARTERIECTOMIA: dopo aver aperto
l'arteria, i depositi che ne provocano la stenosi sono
asportati dalla parete arteriosa (disobliterazione). ‐‐‐‐>
WWW.SUNHOPE.IT
3 lesione traumatica delle arterie
I traumi possono essere aperti e chiusi
I traumi arteriosi possono essere dovuti ad:
una contusione arteriosa: lesione post trumatica consistente in una vera e propria
soluzione di continuo di una o più tuniche della parete vasale
una ferita: interessa, al contrario della precedente, tutte e tre le tuniche parietali con
interruzione della continuità della parete arteriosa. Il soggetto potrà presentare sia segni
locali come una emorragia, ma anche sistemici, potendo andare incontro a shock
ipovolemico
uno spasmo arterioso: reazione della tonaca muscolare della parete arteriosa ad una
sollecitazione traumatica esterna, che si traduce in una riduzione del lume vasale.
N.B. Studia malattia reumatica, tumori cardiaci, miocarditi e pericarditi dal DELLA VOLTA.
Bisogna integrare il materiale di chirurgia vascolare con le sbobinature della prof. Florio.
WWW.SUNHOPE.IT