Metallo
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Il metallo un materiale che riflette la luce conferendole una particolare tonalit (detta appunto
lucentezza metallica), un ottimo conduttore di calore e di elettricit,[1] che pu essere attaccato
dagli acidi (con sviluppo di idrogeno) e dalle basi, spesso con buone caratteristiche di resistenza
meccanica. L'acqua pu attaccare i metalli (soprattutto del primo e secondo gruppo), ai quali
strappa gli elettroni di valenza per dare appunto l'idrogeno attraverso una reazione particolarmente
esotermica.
In base alle propriet chimiche i metalli danno luogo ad ossidi basici (es: Na2O, CaO).
Sono elementi chimici (si tratta di una delle tre categorie in cui gli elementi chimici sono suddivisi,
insieme ai semimetalli e ai non metalli) oppure leghe.
Esistono vari tipi di metalli; questi furono scoperti in epoche distanti nel tempo, perch ben pochi
metalli sono reperibili in natura allo stato nativo; inoltre ogni metallo ha una sua temperatura di
fusione: pi bassa tale temperatura, pi facile lestrazione del metallo dalle rocce che lo
contengono. In particolare i primi metalli lavorati (il rame e lo stagno) hanno una temperatura di
fusione relativamente bassa, ottenibile con gli antichi forni di circa 10.000 anni fa (epoca in cui,
presumibilmente, inizi la lavorazione del rame).
Con l'espressione materiale metallico si fa riferimento in generale ai metalli e alle loro leghe.
Caratteristiche
Cristalli di gallio
Caratteristica essenziale del metallo la sua struttura regolare, basata sulla ripetizione di una cella
elementare. Le pi comuni celle sono la CCC (cubica corpo centrato; esempi: ferro, tungsteno e
molibdeno), CFC (cubica facce centrate; esempi: rame e alcune sue leghe, acciaio austenitico, leghe
di alluminio o di nichel, piombo, oro e argento) ed EC (esagonale compatta; esempi: magnesio,
cadmio e zinco).[2]
Sottoraffreddato dallo stato liquido un metallo si solidifica in grani, le cui dimensioni sono
immagine della temperatura a cui avviene il processo e i cui bordi rappresentano un'importante zona
di discontinuit della struttura metallica. Maggiore il sottoraffreddamento, minore sar il raggio
critico al di sotto del quale si decostruiscono gli embrioni dallo stato solido; inoltre per un maggior
numero di embrioni che diventano grani risulter minore la dimensione del grano metallico.
Quest'ultimo aspetto ha fondamentale importanza nello studio della resistenza a deformazione: a
prof. Agen Federico
Appunti di Chimica dei Materiali
temperatura ambiente la frattura a trazione avviene per rottura dei grani e non per distacco tra essi, a
causa del maggior contenuto energetico, e quindi migliore coesione, associato alla distorsione dei
giunti cristallini. Per contro all'aumentare della temperatura la maggiore mobilit dei difetti,
concentrati nei giunti, ne abbassa notevolmente la coesione (frattura intercristallina).
I metalli tendono a cedere con facilit i propri elettroni di valenza a non tenersi quelli in eccesso per
raggiungere la configurazione elettronica dei gas nobili: hanno cio una bassa energia di
ionizzazione e una scarsa affinit elettronica.[1] Il contrario accade per i semimetalli ed a maggior
ragione per i non metalli. Quando pi atomi metallici si aggregano a formare una struttura
cristallina quindi, gli elettroni di legame vengono condivisi tra tutti i partecipanti dando luogo ad
orbitali molecolari delocalizzati in tutto il solido. La delocalizzazione elettronica e l'elevato numero
di oggetti presenti contribuisce a tenere insieme gli ioni costituenti, anche se l'energia di legame per
atomo non molto elevata; nel contempo, essa d luogo alla sovrapposizione delle bande di
energia, permettendo di conseguenza alle cariche di muoversi liberamente all'interno del metallo. Si
parla per questo di gas di elettroni. La disponibilit di tante cariche libere spiega bene l'ottima
conducibilit elettrica e termica, insieme alla propriet di assorbire e/o riflettere la luce totalmente
anche in strati sottilissimi, di poche decine di atomi.
Generalmente gli elementi chimici metallici sono quasi tutti nella zona di transizione centrale della
tavola periodica, fra i alcalino-terrosi e gli alogeni; sono quasi tutti di peso atomico medio o medio-
alto; gli elementi metallici pi leggeri possono essere portati allo stato metallico solo con difficolt.
l'argento (Ag)
l'alluminio (Al)
il ferro (Fe)
il rame (Cu)
l'oro (Au)
lo zinco (Zn)
il platino (Pt)
il piombo (Pb)
lo stagno (Sn)
il titanio (Ti)
il mercurio (Hg)
il bronzo (lega rame-stagno, ma anche -alluminio, -nichel, -berillio)
l'ottone (lega rame-zinco, con aggiunta di Fe, As, Sn, Sb, Al, ed altri metalli e semimetalli)
gli acciai (leghe ferro-carbonio-cromo-nichel-molibdeno ed altri metalli cobalto, vanadio).
Quindi il metallo viene fuso e passa allo stato liquido per le successive lavorazioni. Dopo
lestrazione, il metallo viene raffinato, cio vengono eliminate le impurit fino ad ottenere la
percentuale di purezza desiderata. A questo punto il metallo viene colato, cio viene estratto dal
forno come metallo fuso. I metalli fusi possono quindi essere modellati, messi in appositi stampi e
quindi assumere la forma data.
Per ottenere i prodotti metallici finiti bisogna prima passare alla produzione dei semilavorati, cio
dove si producono le bramme, i blumi e le bilette. Infine avviene la lavorazione meccanica, che
consiste nella laminazione e stampaggi dei semilavorati.
Metalli pesanti
Non esiste una definizione ufficiale di metallo leggero o pesante da parte della IUPAC, l'autorit
internazionale che fissa e aggiorna la nomenclatura e la terminologia degli elementi e composti
chimici, o da parte di organismi simili.[3] Nonostante questo, numerosi articoli e pubblicazioni
parlano genericamente di "metalli pesanti" e "leggeri" omettendo una chiara definizione o dando
definizioni in contrasto tra loro basate sulla densit, sul peso atomico o altre propriet chimiche.[3]
Metalli indicati come "pesanti" messi tipicamente in correlazione alla loro tossicit e
bioaccumulazione nella catena alimentare sono: mercurio, cromo, cadmio, arsenico, piombo[3] e
recentemente uranio[4].
Difetti di punto: sono le occasionali vacanze (la cui concentrazione dipende dalla
temperatura secondo un legame esponenziale), gli atomi sostituzionali o interstiziali (specie
quando nelle soluzioni solide notevole la differenza nelle dimensioni degli elementi
componenti), gli atomi autointerstiziali (nel caso di atomi uguali a quelli del reticolo), i
difetti di Frenkel (uno ione positivo lascia la sua posizione reticolare, creando cos una
vacanza cationica, per andare a formare uno ione interstiziale) e di Schottky (coppia di una
vacanza anionica e cationica in un solido ionico).
Difetti di linea: separano parti che hanno subito lo slittamento da altre che non lo hanno
subito. Accumulano tensione e per effetto dell'applicazione di sforzi tendono a moltiplicarsi.
Sono detti dislocazioni.
Difetti di superficie: ovvero i bordi di grano presso i quali cambia interamente
l'orientamento dei piani di reticolo da un grano all'altro.
prof. Agen Federico
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Difetti di volume: le irregolarit nella sequenza ordinata dei piani cristallini nel metallo.
Poich questi difetti influenzano enormemente il comportamento metallico sono estremamente
importanti per la metallurgia.
L'aumentare dello sforzo oltre un certo limite imporr in seguito una irreversibile deformazione
plastica accompagnata dall'incrudimento, cio un aumento progressivo del limite elastico del
materiale e del valore della tensione di rottura. Se il valore teorico di energia necessario per
deformare plasticamente un campione notevolmente maggiore rispetto a quello in effetti
necessario, ci dovuto alla presenza di dislocazioni, ossia discontinuit di linea nella struttura
cristallina che a seconda della forma sono dette a vite, a spigolo o mista.
La frattura si distingue a seconda della natura del metallo in duttile o fragile. Nel primo caso il
metallo si deforma sensibilmente nel campo plastico, si verifica uno strizzamento a causa dei
microvuoti venutisi a creare e la superficie di frattura ha la caratteristica forma di coppa cono. Nel
secondo caso la frattura improvvisa, subito oltrepassato il limite elastico e la superficie
perpendicolare alla direzione dello sforzo, di aspetto brillante e cristallino.
Fenomeni degenerativi
Un particolare tipo di frattura fragile il cosiddetto clivaggio, tipico della struttura cubica a corpo
centrato (CCC), esagonale compatta (EC) pi raramente. Il clivaggio frutto di sforzi elevati
condotti a bassa temperatura. Il clivaggio in genere transgranulare ma pu essere anche
intergranulare se a bordo grano sono presenti particolari precipitati o impurezze.
Il creep invece un fenomeno che avviene ad alte temperature che in funzione del tempo vede
prima l'aumento delle dislocazioni e l'incrudimento, fenomeno non attivato termicamente (creep
primario) quindi il disancoramento delle dislocazioni (fenomeno questo si attivato termicamente)
che comporter la rottura dopo aver pareggiato l'intensit dell'incrudimento (nel creep secondario la
velocit di creep diventa stazionaria) la supera, accelera la velocit di deformazione ( creep
Terziario) e induce la rottura.
Creep dei metalli: Deformazione plastica dipendente dal tempo detta anche scorrimento viscoso a
caldo che avviene quando un materiale metallico sottoposto ad una sollecitazione costante a
temperatura elevata. Il meccanismo del creep viene illustrato da curve che riportano la
deformazione in funzione del tempo e si pu suddividere in varie fasi:
La fatica quel fenomeno per il quale un metallo sottoposto ad uno sforzo ciclico pu pervenire a
rottura anche per valori dello sforzo molto al di sotto del suo limite di snervamento. Ad una prima
fase di incrudimento (hardering) segue l'assestamento microstrutturale (softering), l'orientarsi delle
dislocazioni presso precise bande di slittamento, il presentarsi presso la superficie di caratteristiche
microintrusioni e microestrusioni. lungo le bande di slittamento, che si presentano dopo appena il
5% della vita utile del campione, che avr luogo la rottura il cui punto di innesco appena al di
sotto della superficie. La rugosit superficiale un parametro importantissimo per quel che riguarda
la resistenza a fatica di un metallo.
Fatica dei metalli: I materiali vengono sottoposti a sollecitazioni cicliche che possono portare a
rottura il componente anche per carichi inferiori al carico di rottura; queste prove avvengono in
prevalenza su componenti in movimento e si articolano in 3 fasi:
Innesco della cricca: in un punto in cui la geometria del componente permette una
concentrazione degli sforzi oppure in corrispondenza di difetti.
Propagazione della cricca: avviene per effetto dell'applicazione ciclica dello sforzo e
provoca una riduzione della sezione resistente.
Rottura finale: Avviene in corrispondenza del raggiungimento delle dimensioni critiche da
parte della cricca.
Lo studio della resistenza a fatica dei materiali viene effettuato con prove accelerate su provini gi
dotati di intaglio (pre ciccati) e i risultati vengono riportati in grafici sforzo-numero di cicli a
rottura [-N]. Alcuni materiali presentano un limite di fatica, ovvero un asintoto della curva [-N],
al di sotto del quale non si ha pi diminuzione della resistenza a fatica all'aumentare di N (es.
Acciaio 1047). su provini gi dotati di intagli (pre ciccati)
L'usura infine distrugge il metallo in presenza di un ambiente tribologico dove cio vi attrito tra il
pezzo e altre componenti. L'usura pu essere dovuta alle forze fluidodinamiche, detta
tribossidazione in un ambiente particolarmente aggressivo, si dice adesiva, quando determinata da
microgiunzioni venutesi a creare tra le creste di rugosit di due corpi in mutuo slittamento l'uno
sull'altro, o erosiva quando semplicemente una superficie in moto relativo contro particelle
particolarmente dure. Un caso particolare risulta la corrosione-erosione, in cui un'usura superficiale
non eccessiva per sufficiente ad asportare lo strato superficiale passivato, ripresentando quindi
metallo vivo agli agenti corrosivi.
Lega (metallurgia)
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Una lega una combinazione, sia in soluzione o in miscela, di due o di pi elementi, di cui almeno
uno un metallo e dove il materiale risultante ha propriet metalliche differenti da quelle dei
relativi componenti.
Una lega con due componenti denominata una lega binaria; una con tre una lega ternaria ed una
con quattro una lega quaternaria.
Le leghe sono ideate solitamente per avere propriet pi desiderabili di quelle dei loro componenti.
Per esempio l'acciaio (lega ferro-carbonio) ha una resistenza meccanica maggiore del ferro, il suo
componente principale, e l'ottone (lega rame-zinco) pi duro del rame e pi lucente dello zinco.
Diversamente dai metalli puri, molte leghe non hanno un singolo punto di fusione ma attraversano
un intervallo di fusione in cui il materiale una miscela di fase solida e liquida. La temperatura in
cui comincia la fusione denominata solidus e quella in cui la fusione completa denominata
liquidus. Leghe speciali possono tuttavia essere progettate con un singolo punto di fusione: queste
sono definite eutettiche.
A volte una lega designata con il nome del metallo pi importante: l'oro a 14 carati una lega di
oro con altri elementi; lo stesso accade per l'argento usato in gioielleria e per l'alluminio usato nelle
strutture.
In una lega si possono avere casi diversi in base alle azioni mutue fra gli atomi:
soluzione solida disordinata se atomi diversi si attraggono con forze simili a quelle tra
atomi uguali, con conseguente distribuzione atomica omogenea e casuale;
soluzione solida ordinata se atomi, tutti metallici, diversi si attraggono con forze diverse;
composto intermetallico se atomi diversi hanno elettronegativit marcatamente differente e
la struttura acquista quindi alcune caratteristiche proprie di un composto chimico; nel caso
limite in cui un componente si cos elettronegativo da realizzare un composto ionico (per
esempio non metalli come S, O2, Cl2), si ha un composto chimico e non una lega;
lega eutettica se atomi diversi si attraggono molto meno che atomi uguali e quindi nascono
alternanze di cristalli dell'una e dell'altra composizione, in quanto non esiste solubilit allo
stato solido.
Soluzione solida
In analogia con le soluzioni liquide si hanno le soluzioni solide metalliche, esse sono formate da
una matrice di atomi (solvente) in cui sono presenti, in posizioni sostituzionali o interstiziali, atomi
differenti di un secondo elemento (soluto). La quantit massima di soluto che pu essere presente
nel solvente in condizioni di equilibrio, detta solubilit. Affinch un dato elemento possieda
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Dimensioni atomiche: il soluto non deve avere raggio atomico che differisca pi del 15% da
quello del solvente
Struttura cristallina: Le strutture devono essere quanto pi simili possibile, oppure la stessa.
Elettronegativit: le elettronegativit devono esserre le stesse o quanto pi simili possibile
Valenza: le valenze degli atomi devono essere quanto pi simili possibile.
A differenza delle leghe eutettiche esse sono omogenee e, a differenza dei composti, possono avere
ampie variazioni di composizione.
Tenendo presente il suo diagramma di stato, si pu studiare con quale struttura solidifichi una
soluzione. La divergenza tra curva del liquidus e del solidus porta ad avere un locale arricchimento
nel componente bassofondente presso l'interfaccia solido - liquido; la temperatura del liquidus
dell'interfaccia, che dipende dalla sua composizione, pu quindi assumere valori minori o maggiori
di quelli effettivi del fluido metallico, dipendenti invece dal gradiente termico: sono queste le
condizioni per le quali nasce un sottoraffreddamento costituzionale o di composizione.
Le strutture che si possono osservare sono:
Lega eutettica
A) Lamellare
B) Fibroso
C) Globulare
D) Aciculare
Quando i componenti non sono solubili fra loro, oppure superano la massima solubilit, si forma un
aggregato di fasi solide, ciascuna costituita da un elemento chimico, un composto o una soluzione
solida: questa la lega eutettica.
La maggior parte degli acciai e delle ghise sono costituiti da leghe eutettiche.
Di solito la matrice costituita da una soluzione solida, costituente il primo elemento della lega,
con all'interno il secondo elemento, spesso un composto intermetallico, presente in minore quantit
ma la cui forma e distribuzione influenza notevolmente le propriet della lega.
Le distribuzioni pi comuni sono quelle lamellari, globulari, aciculari e fibrose, la cui formazione
dipende dalla composizione, dalla velocit di nucleazione e dall'accrescimento dei grani cristallini.
Particolarmente importante la cristallizzazione ritmica: se una delle due fasi solidifica prima, il
liquido si arricchisce del secondo componente ed cos favorita la solidificazione dell'altra fase,
spesso secondo definite orientazioni cristallografiche che riducano l'energia di accomodamento; si
raggiunge cos la disposizione lamellare. Condizione necessaria che le percentuali volumetriche
delle due fasi non siano troppo diverse.
Variando il gradiente termico, la velocit di solidificazione e le composizioni, si possono creare le
altre distribuzioni. La trasformazione eutettica chiamata trasformazione invariante perch avviene
in condizioni di equilibrio ad una specifica temperatura e composizione di lega, che non possono
essere variate.
Se la lacuna di miscibilit si espande fino a toccare gli assi delle coordinate si ha completa
insolubilit allo stato solido. Dalle miscele liquide, al punto di solidificazione, si formano pertanto
germi cristallini dei metalli puri e le leghe solide saranno costituite dai grani dei due metalli
separati. Se le leghe sono di composizione eutettica i grani saranno costituiti da un fitto intreccio dei
due metalli; per le altre miscele vi sar una certa percentuale di eutettico e il resto del solido
costituito da grani dei due metalli non si separano mai
Alliganti
Incrudimento
Pallinatura
La pallinatura (chiamata anche con la denominazione anglofona shot peening) un'operazione che
consiste nel martellamento superficiale eseguito a freddo mediante un violento getto di pallini
sferici, oppure di cilindretti ottenuti tagliando un filo (chiamati cut-wire).
Le macchine che eseguono detto trattamento, le pallinatrici, proiettano il getto verso i pezzi da
lavorare tramite una o pi giranti centrifughe in rapida rotazione oppure tramite aria compressa, in
ogni caso i materiali utilizzati per la graniglia possono essere ghisa, acciaio, vetro e, pi raramente,
ceramica.
Tale edificio (un memorial statunitense) mostra come le lastre di alluminio pallinaturate (a destra)
abbiano colori e riflessi simili a quelli della pietra bianca (a sinistra).
Utilizzo
I pezzi che si possono sottoporre al processo sono prevalentemente organi metallici quali ad
esempio molle o bielle, ma anche eccezionalmente pezzi in bronzo, ottone, titanio, alluminio e varie
leghe; tuttavia il campo dove la pallinatura riveste un ruolo principale sicuramente quello
aerospaziale e automobilistico.
Effetti
La pallinatura in altre parole provoca una compressione superficiale, in quanto il suo getto induce
una deformazione plastica che si propaga fino ad alcuni decimi di millimetro nel materiale
considerato e tecnicamente essa serve a migliorare la distribuzione delle tensioni superficiali,
aumentando la resistenza a fatica del pezzo trattato.
Pi precisamente produce delle tensioni residue a compressione nella superficie del materiale e
negli strati sottostanti che riescono a diminuire le tensioni interne allorch il pezzo sottoposto a
sollecitazioni e il materiale reso in tal modo pi resistente alle sollecitazioni a fatica, la durezza se
varia ha variazioni non rilevabili nei campi di applicabilit con metodo HRC, per acciai legati e
leghe a base nichelio.
Alla fine del trattamento, a causa delle microcavit che si generano e che si sovrappongono l'una
con l'altra, si ha come effetto secondario anche un affievolimento della quantit di luce riflessa sul
materiale, ovverosia una specie di satinatura, ad esempio i fogli di alluminio trattati in questo modo
assomigliano alla pietra bianca e sono ampiamente utilizzati in alcuni edifici.
Tale trattamento, insomma, per quanto riguarda le modalit di esecuzione assomiglia alla
sabbiatura, mentre per lo scopo che si prefigge pi simile alla rullatura, operando pi sulla
plasticit che sull'abrasione.
Leffetto finale della pallinatura dipende dalla durezza, dalla dimensione dei pallini, dalla portata,
dalla velocit e dallangolo di impatto del getto, dalla distanza del pezzo dal getto e dallintensit
(misurata in gradi Almen).