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Scienza e Tecnologia dei Materiali: Riassunti

1.1 Struttura della Materia


La scienza e tecnologia dei materiali riguarda in parte lo studio dei materiali, e
successivamente le loro applicazioni ingegneristiche. I materiali più diffusi oggi si
dividono in tre macrocategorie:
 Materiali Metallici: formati da metalli e piccole percentuali di non metalli
 Materiali Ceramici: formati da metalli e non metalli legati chimicamente
 Materiali Polimerici: formati da composti del carbonio
Ne esistono tuttavia anche categorie per specifiche applicazioni, come i materiali
compositi e quelli per l’elettronica.
Atomi e Legami Chimici
Gli atomi sono l’unità base dei materiali e sono costituiti da tre particelle
fondamentali, protoni, neutroni ed elettroni. Gli elettroni formano una nuvola
elettronica, a densità variabile, intorno al nucleo più denso. Gli elettroni più esterni
sono chiamati elettroni di valenza, e sono loro a determinare le caratteristiche
principali degli elementi. Gli elettroni obbediscono alle leggi della meccanica
quantistica, cioè la loro energia è quantizzata: può assumere solo determinati livelli
energetici, chiamati orbitali, separati fra loro da livelli non consentiti. Una
sollecitazione dunque, porta l’elettrone a cambiare stato energetico, e un conseguente
assorbimento o rilascio di energia, relazionato alla frequenza dell’elettrone tramite la
legge di Plank:
Δ𝐸 = ℎ𝜈
La variazione energetica avviene tramite l’emissione o l’assorbimento di fotoni.
Ad ogni orbitale, cioè una zona a densità variabile di probabilità di presenza di
elettroni, sono assegnati quattro numeri quantici:
 Numero Quantico Principale: Descrive il livello energetico e il raggio
dell’orbitale.
 Numero Quantico Secondario: Detto anche Azimutale, descrive la forma
dell’orbitale
 Numero Quantico Magnetico: Descrive l’orientazione spaziale dell’orbitale
 Numero Quantico di Spin: Descrive il senso di rotazione dell’orbitale
La meccanica quantistica si basa su due fondamenti, il primo è il Principio di
esclusione di Pouli, secondo il quale non è possibile che due elettroni possano
presentare tutti e quattro gli stessi numeri quantici. Il secondo è il Principio di
indeterminazione di Heisenbarg, secondo il quale non è possibile determinare
contemporaneamente quantità di moto e posizione di un elettrone, ne segue che la
posizione degli elettroni in un atomo deve essere considerata in termini di
distribuzione di probabilità.
Gli atomi si legano fra loro per costruire composti, i tipi di legami sono due, quelli
primari, in cui le forze elettromagnetiche in gioco sono forti, e quelli secondari, in cui
le forze elettromagnetiche sono deboli.
I legami primari si distinguono in:
 Legame Ionico: Formato fra elementi ad alta differenza di elettronegatività
 Legame Covalente: Formato in seguito alla condivisione di una coppia
elettronica al fine di raggiungere la configurazione di Gas Nobile.
 Legame Metallico: Formato fra elementi metallici dello stesso tipo, in un
agglomerato di atomi in cui gli elettroni sono equamente distribuiti.
I legami secondari invece sono divisi in due categorie:
 Dipoli Fluttuanti: Dovuti ad attrazioni fra atomi per via dell’asimmetria degli
orbitali
 Dipoli Permanenti: Dovuti a un momento risultante non nullo nella struttura
VSEPR
Struttura Cristallina e Amorfa dei Materiali
L’arrangiamento atomico nei solidi cristallini può essere descritto tramite una
struttura tridimensionale chiamata Reticolo Cristallino, ogni reticolo presenta
un’unità base che si ripete in maniera più o meno ordinata chiamata Cella
Elementare. Esistono sette tipologie di Celle Elementari, ognuna di queste può
presentare fino a quattro sottostrutture, per un totale dunque di quattordici celle
possibili. L’identificazione di una cella avviene tramite sei parametri, tre vettoriali e
tre angolari.
Nei metalli, le più comuni sono tre:
 Cubica a Corpo Centrato (CCC): Con un fattore di compattazione pari a 0,68 e
un numero di coordinazione pari a otto.
 Cubica a Facce Centrate (CFC): Il fattore di compattazione è 0,74 e il numero
di coordinazione pari a otto.
 Esagonale Compatta (EC): Il fattore di compattazione è sempre 0,74 e il
numero di coordinazione dodici, la sua struttura è una variante più densa della
CFC.
Le direzioni cristallografiche nei cristalli cubici sono definite da indici di direzione,
queste sono le componenti vettoriali normalizzate a numeri interi, si indicano nella
notazione [uvw] e le famiglie equivalenti di direzioni come <uvw>. Gli indici dei
piani sono il reciproco delle componenti vettoriali, e successivamente normalizzate.
Per le celle esagonali il discorso è analogo, ma gli indici sono ovviamente quattro, l
m n e k. Utilizzando la drastica approssimazione di atomi come sfere rigide ed
indeformabili si possono calcolare per ogni cella densità volumetrica, planare e
lineare.
Alcuni metalli presentano diversa struttura cristallina a seconda della temperatura,
come il ferro, o anche in base alle condizioni di solidificazione (temperatura e
pressione) come carbonio e diamante. Tale fenomeno è chiamato Polimorfismo o
Allotropia. L’analisi delle strutture cristalline avviene tramite l’utilizzo dei Raggi X,
seguendo la legge di Bragg.
Solidificazione, Imperfezioni Cristalline e Diffusione
La solidificazione è un processo industriale di fondamentale importanza, permette di
imprimere una forma ad un materiale. Durante la solidificazione, si formano dei
germi che, una volta raggiunto un certo raggio critico, diventano grani. Per molte
applicazioni è preferibile avere una struttura con grani molto piccoli, per via dell’alta
resistenza a scorrimento viscoso ad alte temperature, anche se per alcuni materiali,
tipicamente di elettronica, i materiali come silicio devono avere una struttura
monocristallina.
La solidificazione porta alla creazione di difetti cristallini, di vario genere, quelli più
semplici e diffusi sono i difetti di punto, adimensionali. Questi sono di due tipologie,
le vacanze, cioè l’assenza di un atomo dal reticolo, e le interstizioni, cioè atomi
posizionati in una zona stretta, normalmente vuota. Ci sono poi i difetti di linea,
sviluppati su una dimensione, possono essere a spigolo, in seguito all’aggiunta di un
semipiano nel reticolo, o a vite, formato in seguito all’applicazione di sforzi di taglio.
Questi difetti aumentano notevolmente l’energia interna del materiale, e sono
considerati condizioni di non equilibrio, per la loro identificazione è necessario il
vettore di Burgers. Anche i bordi di grano e la superficie esterna sono difetti, in
questo caso di superficie, poiché deboli e meno resistenti.
La diffusione atomica è definita come il meccanismo attraverso il quale la materia
trasporta la materia. Avviene principalmente grazie ai difetti cristallini. La diffusione
in condizioni stazionarie segue la prima legge di Fick, secondo la quale la diffusione
ha luogo a seguito della differenza di concentrazione della specie che si diffonde fra
un punto ed un altro. La diffusione in condizioni non stazionarie è espressa dalla
seconda legge di Fick, secondo la quale questa viene fortemente influenzata dalla
temperatura, dal tipo di reticolo e dai tipi di difetti. Afferma che la velocità di
variazione della concentrazione è proporzionale alla velocità di variazione della
concentrazione nel tempo, tramite un coefficiente di diffusività, dipendente dai
parametri prima elencati.

1.2 Deformazione e Prove Meccaniche


La deformazione plastica nei metalli avviene nella maggior parte dei casi in seguito
ad un processo di scorrimento che coinvolge il movimento delle dislocazioni. Di
solito lo scorrimento ha luogo lungo i piani più compatti, e lungo le linee più
compatte, l’insieme di un piano di scorrimento e di una direzione di scorrimento
costituisce un sistema di scorrimento. I metalli con un alto numero di sistemi di
scorrimento sono più duttili rispetto a quelli con pochi sistemi di scorrimento, molti
metalli si deformano in seguito a geminazione quando lo scorrimento diventa
difficoltoso. Gli sforzi sui metalli di interesse maggiore sono lo sforzo nominale 𝜎 e
lo sforzo di taglio 𝜏 definiti:

𝐹 𝑆
𝜎= ; 𝜏=
𝐴 𝐴

I bordi di grano alle basse temperature rafforzano i metalli, costituendo una barriera
allo scorrimento delle dislocazioni. In condizioni di alta temperatura invece, questi
diventano regioni deboli, favorendo lo scorrimento.
Possiamo distinguere due tipi di lavorazioni, la lavorazione a freddo, effettuata sotto
la temperatura di ricristallizzazione, e la lavorazione a caldo, effettuata sopra tale
temperatura.
Quando un metallo viene deformato plasticamente a freddo si incrudisce, aumentando
la sua resistenza e diminuendo la duttilità. L’incrudimento viene rimosso con
trattamenti termici di ricottura, dove il metallo incrudito viene riscaldato lentamente
(ad una temperatura sempre inferiore a quella di fusione). Grazie a questo processo
avvengono fenomeni di ricristallizzazione e ingrossamento dei grani, addolcendo il
metallo. La combinazione di trattamenti di incrudimento e ricottura consente di
ottenere grosse riduzioni di spessore sei semilavorati metallici, senza rottura.
Prove Meccaniche
I metalli e le leghe sono lavorati in diverse forme con varie tecniche di produzione.
Alcuni dei processi industriali più importanti sono le lavorazioni di fonderia per
ottenere getti, la laminazione, l’estrusione, la trafilatura, la forgiatura e l’imbutitura.
Le prove effettuate sui metalli e sulle leghe più importanti sono:
 Prova di Trazione: Ad un provino viene applicato uno sforzo assiale, abbiamo
un’iniziale deformazione elastica, seguita subito dopo da una plastica
permanente. Le caratteristiche più importanti ottenute sono il carico di
snervamento, il carico di rottura, l’allungamento percentuale e l’indice di
duttilità. Tutte queste grandezze sono relazionate nel diagramma sforzo-
deformazione.

 Prova di Durezza: Un penetratore applica una forza sulla superficie del


metallo, e se ne misura la deformazione in base alla forza applicata. Il tipo di
penetratore identifica la prova, per Brinell il penetratore è sferico, per Vickers
è piramidale, mentre per Rockwell, si usano entrambi, ma il carico è applicato
in due tempi per eliminare gli effetti elastici.

 Prova di Resilenza: La rottura di un materiale può essere classificata come


fragile o duttile, con questa prova si colpisce un provino opportunamente
scavato con un pendolo pesante, dalle altezze iniziali e finali si deduce il lavoro
necessario a romperlo.

 Prova di Fatica: La fatica è la sollecitazione ciclica a sforzi di trazione e


compressione, anche molto inferiori alla massima sollecitazione statica che si
può subire. La prova è effettuata facendo ruotare il provino applicando un
carico ortogonalmente all’asse.

 Prova di Creep: Il creep è una deformazione dipendente dal tempo, avviene ad


alte temperature, e può portare a rottura. La prova si effettua misurando
temperatura e carico variando uno dei parametri per misurazione.

1.3 Diagrammi di Stato


I diagrammi di stato sono rappresentazioni grafiche delle fasi presenti in una lega
metallica, a diverse temperature, pressioni e composizioni.
Ogni sostanza pure può esistere in diverse fasi, come ad esempio l’acqua che ha fase
solida, liquida e di vapore, tuttavia ci sono sostanze come il ferro che presentano
cinque fasi, una liquida, una di vapore e tre solide, il ferro-𝛼, il ferro-𝛾 e il ferro-𝛿,
che si differenziano per struttura cristallina.
I diagrammi maggiormente diffusi sono quelli temperatura-composizione di leghe
binarie, ci fornisco informazioni su quante e quali fasi sono presenti nel sistema in
base alla composizione e alla temperatura.
Definiamo punto triplo, il punto in cui coesistono tre fasi, e per la regola delle fasi di
Gibbs:
𝐹+𝑉 =𝐶+𝑛
Questo risulta un punto di invarianza, dunque possiede zero gradi di libertà.
Le leghe binarie che rispettano i criteri di Hume-Rothery si chiamano leghe isomorfe,
cioè hanno stessa struttura cristallina, per queste sono definibili nel diagramma di
stato due curve, la linea di liquidus, sopra la quale la fase liquida è stabile, e la linea
di solidus, sotto la quale la fase solida è stabile. La lega isomorfa più diffusa è la lega
Ni-Cu. Nella zona intermedia fra le due curve, la fase solida e quella liquida
coesistono, e per determinare la composizione di fase solida e liquida si usa la regola
della leva.
Trasformazioni Invarianti
In base al tipo di lega possiamo distinguere diverse tipologie di trasformazioni di
fase, le principali sono tre (tutte e tre possiedono delle varianti):
 Leghe Eutettiche: Sono costituite da limitata solubilità allo stato solido, come
St-Pb, qui una fase liquida origina due fasi solide distinte.
 Leghe Peritettiche: Sono costituite da elementi il cui punto di fusione differisce
sensibilmente, come Fe-Ni, qui una fase solida e una fase liquida originano una
fase solida.
 Leghe Monotettiche: Si parte da una fase liquida che origina una seconda fase
liquida e una fase solida, sono ad esempio leghe Cu-Pb.

1.4 Materiali Metallici


I metalli costituiscono i materiali più usati grazie alle loro ottime proprietà
relazionate ad un buon prezzo.
Acciai
Si ottengono riducendo ossidi di ferro (tramite coke), inizialmente si ottengono ghise,
che hanno un tenore di carbonio maggiore del 2,11%, successivamente un
convertitore ad ossigeno riduce il tenore a valori compresi fra 0,5% e 1%, questi sono
acciai.
Analizziamo il diagramma di stato Ferro-Carburo di Ferro (o cementite): sono
presenti una fase liquida e quattro fasi solide, la prima è la ferrite-𝛼, soluzione
interstiziale del carbonio con il ferro- 𝛼. La seconda è l’austenite, soluzione
interstiziale del carbonio con il ferro-𝛾, è poi presente un composto intermetallico
chiamato cementite, ed infine una terza fase interstiziale del carbonio, questa volta
con il ferro-𝛿, chiamata ferrite-𝛿.

Nel diagramma sono presenti tre trasformazioni invarianti:


 Peritettica (1459°): 𝐿𝑖𝑞𝑢𝑖𝑑𝑜 (0,53% 𝑑𝑖 𝐶) + 𝐹𝑒𝑟𝑟𝑖𝑡𝑒 𝛿 (0,09% 𝑑𝑖 𝐶) → 𝐴𝑢𝑠𝑡𝑒𝑛𝑖𝑡𝑒 𝛾 (0,17% 𝑑𝑖 𝐶)
 Eutettica (1148°): 𝐿𝑖𝑞𝑢𝑖𝑑𝑜 (4,3% 𝑑𝑖 𝐶) → 𝐹𝑒3 𝐶 (6,67% 𝑑𝑖 𝐶) + 𝐴𝑢𝑠𝑡𝑒𝑛𝑖𝑡𝑒 𝛾 (2,08% 𝑑𝑖 𝐶)
 Eutettodica (723°): 𝐴𝑢𝑠𝑡𝑒𝑛𝑖𝑡𝑒 (0,8% 𝑑𝑖 𝐶) → 𝐹𝑒3𝐶 (6,67% 𝑑𝑖 𝐶) + 𝐹𝑒𝑟𝑟𝑖𝑡𝑒 𝛼 (0,02% 𝑑𝑖 𝐶)
La reazione eutettodica avviene completamente allo stato solido, da austenite di
ottengono ferrite alpha e cementite, la loro formazione è però contemporanea solo nel
caso di concentrazioni di carbonio pari all’0,8%, per cui distinguiamo:
 Acciai al Carbonio Eutettodici: Hanno un tenore di carbonio dell’0,8%, portati
a 750° diventano austenite omogenea, raffreddati sotto 723° formano ferrite
alpha e cementite in struttura ordinata, chiamata perlite.

 Acciai al Carbonio Ipoeutettodici: Hanno un tenore di carbonio inferiore allo


0,8%, se portati a 900° diventano austenite omogenea, durante il
raffreddamento, incontrano la linea di bifasica ferrite-𝛼 e austenite, dunque si
inizia a formare ferrite-𝛼 chiamata ferrite proeutettodica. Proseguendo il
raffreddamento, la lega alza il suo tenore di carbonio tendendo a 0,8% fino ad
arrivare al punto eutettico, dove si forma la perlite, la ferrite alpha della perlite
formata è chiamata ferrite eutettodica.
 Acciai al Carbonio Ipereutettodici: È analogo al caso precedente, ma a formarsi
prima è la cementite proeutettodica, quella successiva nella perlite è cementite
eutettodica.
I seguenti diagrammi riassumono i tre casi:

Nel caso di tempra (raffreddamento veloce), la struttura della lega sarà martensitica,
cioè formata di martensite. La martensite è una struttura metastabile, soluzione solida
interstiziale di carbonio e ferro. Il carbonio è posto nel reticolo CFC dell’austenite,
quando il raffreddamento è rapido, non c’è possibilità che cambi posizione (assenza
di fenomeni diffusivi) per cui rimane incastrato nella struttura CCC formata,
deformandola ad una struttura TCC, tetragonale a corpo centrato. La struttura della
martensite dipende molto dalla concentrazione di carbonio, per tenori inferiori allo
0,2% sarà a listelli, cioè aghi ordinati e sottili, per tenori maggiori all’1% sarà a
placchette, dove gli aghi sono più sparsi e grossolani, per concentrazioni intermedie
la struttura sarà mista.
Abbiamo dunque visto che una lega ferro-carburo di ferro, per raffreddamento lento
assume una struttura perlitica, per raffreddamento veloce una martensitica. Per
raffreddamento abbiamo sempre considerato come temperatura iniziale quella in cui
la struttura è austenitica, analizziamo ora cosa succede in caso di raffreddamento
veloce a partire da temperature diverse, cioè in caso di raffreddamento isotermo.
Prendiamo un provino in temperatura austenitica, e raffreddiamolo velocemente a
temperature di poco inferiore a quella eutettodica, circa 700° e poi tempriamolo.
Notiamo che la struttura risultante è perlite, ripetendo l’esperimento, fino a 550° il
risultato sarà lo stesso, possiamo dunque creare un diagramma di raffreddamento
isotermo (TTT), che sarà composto da due curve ad “S”, la prima dirà il tempo
necessario all’inizio della trasformazione, la seconda il tempo necessario al
completamento.
Per temperature inferiori a 550°, ma maggiori di 250°, la struttura risultante sarà un
misto fra quella martensitica e quella perlitica, chiamata bainitica, cioè bainite, una
struttura eutettodica non lamellare, che a sua volta si divide in superiore per
temperature fra i 550° e 350° gradi, caratterizzata da larghi aghetti di cementite (per
via della buona diffusione) e inferiore, per temperature fra i 250° e i 350°.
I diagrammi TTT sono stati determinati anche per leghe non eutettodiche, queste
presentano due differenze: le curve “S” sono traslate (non si può temprare e ottenere
martensite) e c’è una line superiore di trasformazione proeutettodica (cementite o
ferrite).
Analizziamo ora altri processi termici industriali atti a migliorare le proprietà dei
metalli:
 Ricottura: La ricottura è un processo termico che porta l’acciaio a riscaldarsi
sopra una certa temperatura, con lo scopo di eliminare le fasi metastabili e
disciogliere le tensioni acquisite per deformazione a freddo. Può essere
completa, se il raffreddamento avviene nella regione di austenite, di
distensione se sotto questa, omogeneizzazione se avviene ad altissima
temperatura (elimina le micro-segregazioni), di rigenerazione per
riscaldamenti non prolungati, e per sferoidizzazione, per temperature
oscillanti.

 Normalizzazione: Questo processo è simile alla ricottura, ma il


raffreddamento avviene in aria calma e porta ad una perlite di struttura fine.

 Tempra: Questo è un rapido raffreddamento partente dalla regione di


austenite, può essere martensitica differita, o bainitica completa, a seconda di
quando si interrompe il processo. La temprabilità si misura tramite la prova di
Jominy.

 Rinvenimento: L’acciaio viene riscaldato a temperatura inferiore a quella


eutettodica, ottenendo una struttura più duttile e tenace, risentendone in
resistenza. Il processo avviene sempre post-tempra, e gli atomi di carbonio
vengono segregati in posizioni non interstiziali, ma in dislocazioni, dove la
loro energia è minore. La ridistribuzione avviene tramite precipitazione del
carburo 𝜀, che fra i 200° e i 700° gradi è cementite.

 Trattamenti Superficiali: Sono processi termici con i quali la superficie del


metallo viene indurita, mantenendo il cuore duttile e tenace. La tempra
superficiale avviene tramite riscaldamento di fili per effetto Joule.
Cementazione e Nitrurazione diffondono entrambi atomi nella superficie,
rispettivamente carbonio per la prima e azoto (atomico) per la seconda. Questi
processi possono avvenire diffondendo gli atomi in tutti e tre gli stati. La
nitrurazione ha maggiore resistenza, e range di invariabilità della durezza, ma
è costosa la superficie indurita è più sottile.
Quando il tenore di cromo negli acciai è superiore al 12% si parla di acciai
inossidabili. Sono di cinque famiglie
1) Acciai Inossidabili Ferritici: Mantengono la struttura CCC, poiché anche il
cromo ha questa struttura.
2) Acciai Inossidabili Martensitici: Hanno minore tenore di cromo, e sono meno
efficaci
3) Acciai Inossidabili Austenitici: Sono leghe ferro-cromo-nichel, e la loro
struttura è CFC
4) Acciai DUPLEX: Sono acciai bifasici, cioè mantengono doppia struttura, di
ferritica e austenite
5) Acciai indurenti per Precipitazione: Aumentano le loro proprietà grazie
all’invecchiamento.

Ghise
Sono leghe ferro carbonio dove il tenore di carbonio supera il 2,11%, non sono in
generale deformabili, ed hanno un’ottima attitudine a colare. Si dividono in varie
categorie
 Ghise Bianche: Si ottengono quando nella solidificazione non precipita grafite,
ma carburo di ferro, che sarà inserito nella matrice perlitica.
 Ghise Grigie: Si formano quando la quantità di carbonio presente è maggiore
di quella discioglibile nell’austenite, per cui precipita grafite.
 Ghise Malleabili: Si ottengono dalle ghise bianche per malleabilizzaizone, si
trasformano i carburi di ferro in grafite, che assumono forma di noduli di
ricottura, tramite prima ricottura di grafitizzaizone, e poi raffreddamento
veloce.
 Ghise Sferoidali: Sono molto diffuse perché presentano vantaggi mischiati, sia
di acciai che delle ghise, la struttura sferoidale della grafite porta ad una certa
tolleranza di scorrimento.
Alluminio
L’alluminio è un materiale leggero, economico e antiossidante, per cui ampiamente
utilizzato, anche come lega.
Si produce a partire dalla bauxite, minerale contente ossidi idrati di alluminio, che
viene fatta reagire con idrossido di sodio, si eliminano i fanghi rossi prodotti, e si
lascia il tetra-idrossido di sodio, che viene calcinato per produrre allumina.
L’allumina viene disciolta in criolite per produrre alluminio metallico, trattato con
cloro gassoso per rimuovere l’ossigeno residuo.
Si classificano con codici a quattro numeri, il primo indica la serie, il secondo i limiti
delle impurità, e gli ultimi due la superficie.
Se preceduti dalla lettera P possono subire lavorazioni platiche, se dalla G sono
ottenuti come processo di fonderia. Le serie 1,3,5 non sono induribili per
precipitazione. L’indurimento per precipitazione crea un inter-metallo che impedisce
lo scorrimento, si forma in tre passaggi:
Si uniformizza l’alluminio in una temperatura compresa fra la line di solidus e quella
di solvus, poi si tempra e successivamente lo si lascia invecchiare. La precipitazione è
proprio effettuata dal lavoro guadagnato nel diminuire il livello energetico dallo stato
precedente. Durante l’invecchiamento, se l’energia è sufficiente si formano zono GP,
poi un precipitato metastabile ed infine un precipitato stabile. Bisogna però stare
attenti a non incorrere in sovrainvecchiamento.
L’alluminio non ossida grazie ad un processo chiamato anodizzazione, tramite anodo
e catodo di carbonio, nel pezzo viene fatta scorrere corrente, che attira ioni di
alluminio in superficie, che ossidano costruendo uno strato protettivo.
L’alluminio è anche uno dei materiali più riciclabili, gli scarti vengono eliminati
tramite macchine apposite, chiamate separatori ad induzione, poiché funzionano
tramite induttori di campo magnetico rotante, e poi trattati termicamente per
rimuovere altre impurità.
Rame
Il rame è ampiamente utilizzato per l’industria elettrica ed elettronica, grazie alla
conducibilità alta, viene estratto da minerali contenenti solfuro di rame e solfuro di
ferro.
Il rame può essere
 Rame non legato: Spesso ha impurità di ossigeno trascurabili, ma che possono
eventualmente essere rimosse per vaporizzazione, fosforizzazione o riduzione.
 Ottoni: Lege rame-zinco, con tenore di zinco alto e piccole percentuali di
piombo
 Bronzi: Leghe rame-stagno, con maggiore resistenza meccanica degli ottoni
 Leghe rame-berillio: Con aggiunte di cobalto, sono molto resistenti a trazione
1.5 Materiali Polimerici
Un polimero è una sostanza composta da molecole elementari, dette monomeri, che si
ripetono in una catena, formando il materiale.
A questa famiglia appartengono la gomma vulcanizzata, bakelite, polivinilcloruro,
poliestere, polietilene, poliammide, politetrafluoroetilene e polipropilene.
Si classificano in base alla natura, alla struttura (omopolimeri, copolimeri e
eteropolimeri), in base al tipo di polimerizzazione e in base alle proprietà termiche
(termoelastici, termoindurenti e elastomeri).
Processo di Polimerizzazione
Il processo di polimerizzazione è il processo di crescita della catena polimerica da i
monomeri, può essere di vario tipo:
 Polimerizzazione per Addizione: La molecola di etilene si attiva, e il doppio
legame fra i due atomi di carbonio produce due legami singoli, il prodotto
risultante è chiamato polietilene. Il processo ha inizio tramite dei catalizzatori,
come radicali liberi, e una volta propagato, termina grazie ad agenti esterni. A
questa famiglia appartengono PVC, PP e Teflon.

 Polimerizzazione per Condensazione: Si distingue dalla precedente poiché


nella reazione viene creato un prodotto di scarto a bassa densità chiamato
condensato. Si noti che il monomero deve avere due estremità uguali. A questa
famiglia appartengono Nylon, gomma vulcanizzata e resina fenolica.

 Polimerizzazione per Coordinazione: Forma composti ad elevata cristallinità


grazie a i catalizzatori di Natta-Ziegler

Proprietà Termiche
Analizziamo le classi di polimeri:
 Termoplastici: Richiedono calore per essere plasmati, postumo il
raffreddamento mantengono la forma ed il processo può essere iterato un certo
numero di volte. Sono formati da lunghe catene libere non reticolate.
Possono solidificare come cristallini, semicristallini o amorfi. Per i cristallini,
al diminuire della temperatura non c’è una significativa riduzione del volume
specifico. Continuando il raffreddamento si nota una brusca variazione di
pendenza nella curva. In tale punto identifichiamo la temperatura di transizione
vetrosa, indice di un cambiamento de comportamento da duttile a viscoso. Se
solidifica come parzialmente cristallino la diminuzione del volume specifico è
più evidente e la struttura risultante è una distribuzione di reticoli cristallini in
una matrice amorfa, proseguendo si incontra sempre la temperatura di
transizione vetrosa. I fattori che influenzano la solidificazione cristallina sono:
velocità di raffreddamento, complessità della molecola e grado di
polimerizzazione.

 Termoindurenti: Si induriscono in seguito a reazioni chimiche, non possono


essere rimodellati e dunque non sono riciclabili. Sono composti da una resina
contenente agenti di reticolazione e da un materiale di rinforzo. Tra i più
utilizzati ci sono: resine fenoliche ottenute per polimerizzazione fra fenolo e
formaldeide. Resine epossidiche, caratterizzate dal gruppo epossido e
induriscono per catalizzatori come ammine, anidridi e aldeidi. Ci sono poi i
poliimmidi che sono plastiche ad alte prestazioni formati da un gruppo
immidico.
Produzione e Riciclaggio
La produzione può avvenire principalmente in quattro modi: iniezione e soffiaggio,
compressione e sottovuoto, estrusione calandratura.
Il riciclaggio è fondamentale a causa dell’alto costo della produzione. Dai pallet
vengono rimossi agenti contaminanti più grandi, il processo è completato da
separatori magnetici. Segue un prelavaggio e una divisione dei polimeri tramite
rilevatori ottici. Dopo ciò vengono tritati in pezzi fini detti flakes, viene ripetuto un
lavaggio a caldo intensivo, un’essiccazione, stoccaggio e un controllo della qualità.

1.6 Materiali Ceramici


Sono materiali inorganici non metallici, formati da metalli e non metalli legati fra
loro da legami ionici e covalenti, per questo le loro caratteristiche variano molto.
Si dividono in ceramici tradizionali, formati da più elementi, come argilla, feldspato o
silice, o ceramici avanzati, formati principalmente da più elementi, come ossido di
alluminio, nitruro di silicio ecc…
Le loro proprietà variano molto, in generale sono duri, fragili, poco tenaci e poco
duttili, il che li rende inadatti a impieghi strutturali. Sono buoni isolanti sia termici
che elettrici.
La loro lavorazione viene effettuata seguendo tre fasi, la prima di preparazione del
materiale, dove viene miscelato, la seconda di formazione, dove gli si dona forma, ed
infine un trattamento termico. Il trattamento termico si distingue in sinterizzazione e
vetrificazione.
La vetrificazione da origine ai vetri, ceramici molto diffusi data la resistenza elevata a
corrosione, la durezza e la trasparenza. Questi sono prodotti inorganici di fusione,
raffreddati senza cristallizzazione. Sono basati su tetraedri di ossido di silicio, e
vengono aggiunti altri elementi per variarne le proprietà.

1.7 Materiali Compositi


Un materiale composito è l’unione di due costituenti che differiscono in forma e
composizione, insolubili l’uno nell’altro. Il risultato è un materiale con prestazioni
superiori a quelle dei componenti presi singolarmente.
Struttura dei Materiali Compositi
Le due fasi sono separate da un’interfaccia, la prima è chiamata matrice, e può essere
di natura metallica, ceramica o polimerica, il suo scopo è trasferire il carico alla
seconda fase. La precedente prende il nome di fibra, cioè il rinforzo, ed ha lo scopo di
sostenere il carico. Le strutture più utilizzate sono Laminati e Sandwich.
Matrici nei Materiali Compositi
Le matrici esistenti sono:
 Polimeriche: Principalmente termoindurenti ottenuti mediante Curing, cioè
catalizzatori in presenza di alta pressione ed alta temperatura. I termoplastici
sono meno utilizzati per la bassa impregnabilità. I termoindurenti
maggiormente utilizzati sono resine epossidiche, resine poliestere e resine
fenoliche.
 Metalliche: Difficilmente usate per via della precisa temperatura di utilizzo.
 Ceramiche: Utili per aumentare tenacità e resistenza
Fibre nei Materiali Compositi
Le fibre più utilizzate sono:
 Fibre di Vetro: (C.R: 2500-4800, M.Y:72000-90000, 2,5 g/cc) Sono molto
economiche e ampiamente utilizzate, per via della resistenza ad alte
temperature.
 Fibre di Carbonio: (C.R: 3500-4800, M.Y:240000-390000, 1,8 g/cc) Sono
molto costose, ma le migliori in fatto di prestazioni. Alta resistenza a
corrosione, ma facilmente infiammabili.
 Fibre Aramidiche: (C.R: 3000-3800, M.Y:60000-180000, 1,25 g/cc),
presentano numerosi vantaggi: elevata resistenza a gli urti e trasparenza alle
onde elettromagnetiche. Ma è difficile da lavorare e ha bassa resistenza
termica.
 Fibre di Polietilene: Polietilene ad altissimo peso molecolare, con ampio grado
di cristallinità. Hanno alta resistenza a trazione, assorbono vibrazioni e sono
resistenti ad acidi e basi.

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