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DECADENTISMO

SIMBOLISMO
 La Grande depressione Nonostante il continuo aumento della produzione industriale e del traffico
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Imperialismo per inserire un
Politica
commerciale, tra il 1873 e la fine del secolo l’economia mondiale attraversò un periodo di crisi, noto
come “Grande depressione”, la cui causa principale fu il forte calo dei prezzi dei prodotti agricoli in finalizzata ad estendere
Europa il dominio di una
 L’emigrazione verso le Americhe Una grande quantità di manodopera europea si riversò nelle
nazione su altri stati,
Americhe, in una delle più grandi emigrazioni di massa della storia tramite l’annessione
territoriale diretta o
 Protezionismo e concentrazione industriale Dall’agricoltura la crisi si estese all’industria e al mediante il controllo
commercio, provocando la reazione protezionistica dei governi.
indiretto dell’economia.
 Colonialismo e imperialismo Un’ulteriore via d’uscita dalle difficoltà economiche fu ricercata nelle Colonialismo
politiche imperialiste e colonialiste. Alcuni storici hanno evidenziato infatti la coincidenza cronologica Estensione della
fra il periodo di depressione economica e la fase di espansione coloniale sovranità di una nazione
su territori esterni ai
suoi confini, volta al
dominio economico
delle risorse e della
forza-lavoro

IL CONTESTO STORICO SOCIALE


Tra storia e cultura della fin de siècle

 Crisi dei valori e delle fiducie borghesi quali progresso


 solido realismo
 corsa spietata al denaro, colonialismo
 antidemocrazia, repressione
 declino della filosofia positivistica
 reazione all’arte del realismo perché troppo condizionata dal canone della verosimiglianza
 La società di massa
 La nascita della pubblicità
 Triplice Alleanza.
LA POETICA DEL SIMBOLISMO E LA REAZIONE AL POSITIVISMO

Negli ultimi decenni dell’800 l’arte e la cultura si mostrano attente ai valori


spirituali dell’uomo. Diceva Gauguin: “L’immagine che il pittore ha dentro di
se’ sovrasta l’immagine reale, quella fuori di se’”. Nel 1886, il poeta Jean
Moreas pubblica a Parigi il Manifesto del Simbolismo. Molti sono i legami tra
questa corrente artistica e la corrente letteraria del Decadentismo, rappresentata
dai poeti Stephane Mallarme’, Paul Verlaine e Charles Baudelaire, chiamati
anche «i poeti maledetti». In Italia, Gabriele d’Annunzio è il massimo
esponente del Decadentismo: l’uomo vuole evadere dagli aspetti materiali della
realta’ per comprendere il significato profondo delle cose. L’arte rivela per
SEGNI e per SIMBOLI una realta’ che e’ al di qua’ o al di la’ della coscienza.
Attenzione data al Subconscio e Superconscio: il simbolismo anticipa la
La cultura della REAZIONE AL
concezione surrealista del sogno come rivelazione della realta’ profonda
POSITIVISMO
dell’essere, dell’esistenza inconscia.
E IL MANIFESTO DEL
SIMBOLISMO
DISTACCO DEGLI INTELLETTUALI MIGLIORI DALLE
POSIZIONI POLITICHE E CULTURALI DELLA LORO CLASSE
POLEMICA CONTRO “IL BORGHESE”
ARTISTI E LETTERATI SI RIFUGIANO COSI’ IN UN MONDO
RAFFINATO FATTO DI IMMAGINAZIONE E DI SOGNI
AMANO RIFERIRSI AL MONDO DELLA LEGGENDA, DEL
SIMBOLO, DELLA RELIGIONE L’ARTE NON E’ IMPEGNATA
MA LA SCELTA DELL’ARTISTA E’ QUELLA DELL’EVASIONE
DALLA REALTA’
TALE EVASIONE SI ESPLICITA ATTRAVERSO ALCUNE
CORRENTI E ATTEGGIAMENTI:
1. L’ESTETISMO: FUGA DALLA REALTA’ E CULTO DEL
BELLO IN UNA ARISTOCRATICA SOLITUDINE
2. MITO DEL SELVAGGIO: GAUGUIN FUGGE NEI PAESI
ESOTICI ALLA RICERCA DEL “PRIMITIVO”

La posizione degli 3. IL DECADENTISMO: CORRENTE LETTERARIA E


ARTISTICA CHE PREDILIGE IL GUSTO PER UNA
CIVILTA’ SCOMPARSA, SENSO DI SOLITUDINE

artisti 4.
ESISTENZIALE
PANISMO: IMMAGINI POETICHE CHE FONDONO LA
NATURA CON LA FIGURA UMANA
5. EVASIONE NEL SOGNO: RICERCA DELLA LIBERTA’ NEL
SOGNO O NEL SILENZIO DEL PROPRIO IO INTERIORE O
IN SOLUZIONI METAFISICHE
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1857: BAUDELAIRE pubblica iI fiori del male e segna una svolta di ispirazione romantica del
gusto e della poetica
Nasce il mito dei poeti maledetti: vita sregolata, droghe, anticonformismo
Il poeta veggente e la scoperta di una realtà altra, legata al sogno e al mistero
L’intuizionismo di Bergson
Linguaggio poetico nuovo, non più logico, ma analogico (metafora, analogia, sinestesia)
Prevale l’aspetto musicale delle parole che diventano simboli
La natura viene concepita come una rete di corrispondenze che il poeta è chiamato a
decodificare
Stèphane Mallarmè: evasione dalla vita reale, la magia evocativa della parola pura, lo spirito
interiore e misterioso delle cose
Paul Verlaine: gusto vago e malinconico, potere simbolico evocativo – musicale del linguaggio,
contrasto tra il bene e il male
Arthur Rimbaud: il poeta veggente che illumina l’ignoto, lingua poetica innovativa che esprime
profumi suoni colori in una suggestione evocativa

IL SIMBOLISMO FRANCESE
L’INNOVAZIONE DEL LINGUAGGIO POETICO E IL MITO DEL POETA MALEDETTO
I mostri sacri del Simbolismo francese

Charles Baudelaire Arthur Rimbaud Stèphan Mallarmè


Corrispondenze Sensazione Rinascita
E' un tempio la Natura ove viventi D’estate, a calpestare per i sentieri andrò, L'esangue primavera già tristemente esilia
pilastri a volte confuse parole dentro il grano che punge, l’erba tenera a L'inverno, tempo lucido, tempo d'arte serena,
mandano fuori; la attraversa l'uomo sera. E in me, dove un oscuro sangue colma ogni vena,
tra foreste di simboli dagli occhi Sognando, la freschezza ai piedi sentirò,
familiari. I profumi e i colori lascerò che mi bagni la testa nuda il L'impotenza si stira ed a lungo sbadiglia.
e i suoni si rispondono come echi vento. Crepuscoli s'imbiancano tiepidi nella mente
lunghi che di lontano si confondono Che come vecchia tomba serra un cerchio di
in unità profonda e tenebrosa, Non parlerò, smarrito ogni pensiero
ferro,
vasta come la notte ed il chiarore. umano,
ma infinito nell’anima mi crescerà Ed inseguendo un sogno vago e bello, io erro

Esistono profumi freschi come l’amore Pei campi ove la linfa esulta immensamente.
carni di bimbo, dolci come gli òboi, e andrò come uno zingaro lontano assai
Poi procombo snervato di silvestri sentori,
e verdi come praterie; e degli altri lontano
per la Natura lieto come con una donna. E scavando al mio sogno una fossa col viso,
corrotti, ricchi e trionfanti, che hanno
l'espansione propria alle infinite Mordendo il suolo caldo dove, sbocciano i fiori,
cose, come l'incenso, l'ambra, il muschio, Attendo nell'abisso che il tedio s'alzi... Oh riso
il benzoino, e cantano dei sensi Intanto dell'Azzurro sulla siepe e sui voli
e dell'anima i lunghi rapimenti.
IL DECADENTISMO

 Il termine “decadente”, coniato a Parigi verso il 1880, ha, originariamente, una valenza negativa. La critica letteraria di
fine Ottocento, ispirandosi alla morale borghese allora dominante, definì “decadenti” quei poeti che esprimevano lo
smarrimento della coscienza di fronte ad una civiltà considerata in declino, una civiltà che dimostrava, nonostante
l’ottimismo ipocrita, l’illusorietà dell’idea positivista di progresso continuo. Scrittori e pittori che si riconoscevano nelle
nuove idee si riunirono attorno ad una rivista letteraria “Le Décadent” fondata nel 1886.
 Il Decadentismo sorge come reazione culturale che esprime la crisi del Positivismo e del pensiero scientifico, di cui erano
stati notati i limiti. La sfiducia nella ragione esaltata dal Positivismo determinò nel campo morale la crisi dei valori
tradizionali, generando insicurezza, scetticismo e quel senso di angoscia esistenziale. La nuova angoscia era dominata
dalla noia, dal senso del mistero e della solitudine dell’uomo, perfino dal desiderio dell’annientamento e
dell’autodistruzione
 Oltre l’origine simbolista, il Decadentismo è legatissimo all’Estetismo e alla tendenza del Panismo
La poetica decadente
Il Decadentismo è un fenomeno complesso, non esiste, una poetica a cui
far riferimento. Abbiamo piuttosto una proliferazione di poetiche che
possiamo raccogliere in due distinti movimenti: il Simbolismo e
l’Estetismo.

A Rebours (Controcorrente, 1884) di Joris-Karl Huysmans


Jean Des Esseintes, nobile francese disgustato e quasi estenuato dalla mediocre vita borghese, decide di chiudersi in una
splendida solitudine, circondandosi di cose raffinate e uniche. Nella sua sontuosa ed eccentrica dimora, egli comincia ad
accumulare freneticamente libri e oggetti rari, mobili dalle più preziose forme delle varie epoche e incroci di fiori e
piante sempre più stravaganti, talvolta mostruosi, sintomi di una sensibilità distorta e depravata, che ha bisogno di
procedere “controcorrente” e non può trovare né appagamento né freno. Infatti, il tentativo di Des Esseintes di provare
nuove attrattive nella vita fallisce: colpito da turbamenti mentali sempre più gravi, egli potrebbe trovare la salvezza solo
ritornando tra quelle persone, la gente comune, che aveva abbandonato con disprezzo.
scrittore, aforista, poeta,
L’Estetismo di drammaturgo, giornalista e
saggista irlandese dell'età
Oscar Wilde vittoriana, esponente del
decadentismo e
dell'estetismo britannico, il
simbolo del dandy

The Picture of Dorian Gray (Il ritratto di Dorian Gray, 1891) di Oscar Wilde

Il protagonista è un giovane di eccezionale bellezza, che un amico pittore ritrae in un quadro. Pur ossessionato dall’idea
di perdere la sua avvenenza, Dorian, avido di piaceri e del tutto privo di inibizioni morali, non rinuncia a nessuna
nefandezza. Per una sorta di magia, il passare del tempo e le abiette esperienze della vita non degradano la sua perfetta
bellezza, bensì il ritratto, che si deturpa sempre più. Quando Dorian, colto da rimorsi e incapace di sopportare oltre
l’immagine di depravazione che il quadro gli riflette, colpisce il ritratto con una pugnalata, cade morto come se avesse
colpito se stesso; così, egli assume l’orrida fisionomia che il tempo e la sua vita sciagurata gli hanno procurato, mentre
il quadro torna allo splendore originario.
Il Decadentismo si diffuse in Italia con un certo ritardo rispetto al resto d’Europa. Esso si espresse in particolare
nell’opera di Giovanni Pascoli (la poetica del “fanciullino”) e in quella di Gabriele D’Annunzio (che
probabilmente rappresenta il maggior esponente della cultura decadente italiana). Il Decadentismo italiano
presenterà spesso fenomeni di decisa reazione e di rifiuto dei modelli europei. Tuttavia gli ambienti in cui tale
rifiuto nasce hanno in comune con il Decadentismo la cornice generale;
la sfiducia in qualunque certezza,
l’individualismo, l’isolamento dell’artista rispetto alla società. consapevolezza di quanto sia fragile la condizione
umana
il senso di solitudine e di alienazione che opprimono l’uomo moderno
l’impossibilità di entrare in reale contatto con gli altri
denuncia della disperazione, dell’inettitudine e dell’impotenza dell’individuo di fronte alle scelte imposte dalla
realtà

il decadentismo
in Italia
GABRIELE D’ANNUNZIO

Nato a Pescara nel 1863, Gabriele d'Annunzio è stato uno dei pochi scrittori italiani del
Novecento ad avere fama europea. Il suo raffinato estetismo lo rese uno dei più noti
esponenti del Decadentismo europeo. Per estetismo si intende l'atteggiamento che porta a
cercare gli aspetti artistici anche nella vita quotidiana; vivere dunque la propria esistenza
come un'opera d'arte, seguendo il culto della Bellezza come valore supremo, definizione
tratta dal suo romanzo più celebre, Il piacere. D'Annunzio si fece largo nella mondanità
romana con uno stile di vita calcolato con estrema precisione, dall'abbigliamento alle
avventure amorose fatte apposta per incuriosire la stampa. Le stesse poesie e opere che
pubblicava sembravano create apposta per far parlare di sé. Fu così il primo in Italia a
capire l'importanza delle nuove comunicazioni di massa. Già quando era molto giovane,
all'inizio del successo, sparse per esempio la notizia della propria morte per ottenere
qualche necrologio sui giornali.
Proveniente da un'agiata famiglia borghese, d'Annunzio si distinse sin dall'adolescenza
per le straordinarie capacità poetiche. Compiuti gli studi liceali a Prato, si trasferì a
Roma per iscriversi alla facoltà di Lettere, che frequenterà senza laurearsi. Intanto
viveva le sue prime esperienze amorose, contraddistinte dalla volontà di inserirsi in
ambienti nobili. Iniziò a collaborare con alcuni periodici come giornalista letterario e
cronista mondano, riuscendo ad entrare in contatto con l'aristocrazia della capitale. In
questi anni fece scandalo la fuga con la duchessa Maria di Gallese, che d'Annunzio
sposò nel 1883, dalla quale ebbe tre figli. Già nel 1887 visse però una nuova storia
d'amore con Elvira Fraternali Leoni, cantata con il nome di Barbara, cui seguiranno altre
donne e altri amori, come Maria Gravina Cruyllas, con cui ebbe una figlia nel 1893. In
questo periodo si accostò a nuove letture, soprattutto alla filosofia di Nietzsche. L'anno
successivo, a Venezia, incontrò la grande attrice Eleonora Duse, con la quale si legò per
un periodo abbastanza lungo anche per le affinità artistiche che li univano, andando a
vivere insieme a Settignano, nei pressi di Firenze, in una lussuosa villa detta
"Capponcina". Questi anni rappresentarono per d'Annunzio una delle stagioni
artisticamente più felici, componendo i primi tre libri delle Laudi (Maia, Elettra e Eleonora Dusè
Alcyone) e il romanzo Il fuoco del 1900. 1858-1924
Nel 1915, allo scoppio della guerra, d'Annunzio decise di
tornare in Italia per schierarsi con gli interventisti. Si arruolò
nell'esercito e partecipò a coraggiose imprese terrestri, navali e
aeree. Perse l'occhio destro durante un incidente aereo e nel
periodo di infermità compose le prose del Notturno.
Il suo nazionalismo, cioè quell'ideologia che esalta il concetto
di nazione, lo rese un precursore del fascismo e si espresse
concretamente, oltre che nell'intervento nella Prima guerra
mondiale, nell'impresa di Fiume. Essa consistette nella
ribellione da parte dell'esercito italiano al fine di occupare la
città di Fiume, situata in quella che è l'attuale Croazia, contesa
allora tra il Regno d'Italia e il Regno di Jugoslavia. Nel 1921 si
ritirò a Gardone Riviera, nella sua fastosa villa chiamata "Il
Vittoriale degli Italiani", un vero e proprio museo dedicato alla
propria vita e alla propria opera, dove trascorse in disparte gli
ultimi anni senza rinunciare a nuove avventure amorose. Si
spense la sera del primo giorno di marzo dell'anno 1938.
Le opere di
GABRIELE
D’ANNUNZIO
accompagnati dai
rispettivi modelli
letterari
Le costanti della poetica di D’Annunzio

Estetismo (poesia decadente): dandysmo, vita come opera d’arte, vivere inimitabile, maestro di buon gusto e protagonista della
mondanità. (In questo senso l’esito non è il rifugio in sé e l’isolamento [Huysmans], ma l’essere protagonista, guida, modello,
scelta di vita pubblica.)
Superomismo: è una componente derivata dall’estetismo (si manifesta in imprese spettacolari; atteggiamenti da principe
rinascimentale; vita inimitabile; amori; esibizioni clamorose, scandali)
Sensualità: privilegiare la sensazione al sentimento: il corpo e la fisicità all’istinto e all’interiorità
Panismo: è connesso con la sensualità: visione panica della natura equivale a ritenere che il dio Pan si manifesta ovunque in
natura, nella natura il divino è ovunque e possiamo coglierlo con i sensi: tatto, olfatto ecc. In questo senso “panismo” equivale a
“fusione” in e con la natura, attraverso i sensi. Dietro vi sono anche suggestioni Nietzscheane = dionisiaco, vitalismo
D’Annunzio ESTETA e SUPERUOMO
In quanto esteta, superuomo, maestro di gusto il poeta è “artefice supremo”
considera la poesia arte sapiente e raffinata, la forma è curatissima, c’è una notevole
musicalità. Il poeta è «creatore di immagini». In questo senso il fine dell’arte non è
educare, non sono importanti i contenuti, i messaggi, ma è fondamentale la capacità
di emozionare, suscitare emozioni, è fondamentale la “bellezza”, unico fine
dell’arte: «il verso è tutto», sostiene Andrea Sperelli. Prevale l’importanza della
forma sui contenuti. E’ interessante notare come D’Annunzio, proponendosi come
“esteta”, modello, artefice di una vita inimitabile è il primo intellettuale italiano a
proporsi come “letterato-poeta di massa”, sa offrire ad un pubblico di massa
(borghese) ideali e modelli a cui ispirarsi. Nelle sue opere, ma anche con la sua
stessa vita, propone azioni grandi, amori innumerevoli e raffinati, personaggi
eccezionali, ambientazioni e letture aristocratiche, lontane dai moralismi: nasce il
“dannunzianesimo”.
La vita come un’opera d’arte
➲ D'Annunzio visse un'esistenza ricca e varia e realizzò
l'estetismo che è un atteggiamento di fondo del Decadentismo
➲ La sua stessa vita divenne un’opera letteraria: vita e opere si
intrecciarono e si influenzarono vicendevolmente e in modo
inscindibile
➲ Fu al centro delle cronache mondane, ebbe relazioni amorose
con le donne più affascinanti e note dell'epoca (come
Eleonora Duse) e fu attivo sulla scena politica e sociale,
provocando una profonda fascinazione sui suoi contemporanei
e sui successori
La poetica
➲ Modelli iniziali: Carducci e Verga.
➲ L'autore si sofferma compiaciuto nella
descrizione della violenza, dell'efferatezza,
del primitivo; l'incedere oggettivo della
prosa sembra voler celare la volontà di
sensazionalismo che le sue opere
producono
➲ La sensualità e la vitalità si trasformano in
lussuria e nella ricerca dell'artificio e
all'appagamento del “piacere” segue una
fase malinconica e di vagheggiamento di
bontà: questi sono i motivi che sottostanno
D’ANNUNZIO E NIETZSCHE
D’ANNUNZIO coglie alcuni aspetti del pensiero di Nietzsche, banalizzandoli e forzandoli con un proprio
sistema di concezioni: innanzitutto rifiuta il conformismo borghese, quello dei principi egualitari,
l’esaltazione dello spirito “dionisiaco”, il rifiuto dell’etica della pietà, dell’altruismo, tipica della
tradizione cristiana che mascherano l’incapacità del godere la gioia ogni oltre limite del vivere,
l’esaltazione della volontà di potenza, dello spirito della lotta e dell’affermazione di sé, il mito del
superuomo.
D’Annunzio ha degli atteggiamenti antiborghesi e antidemocratici nei confronti della borghesia del nuovo
Stato unitario in cui lo spirito affaristico contaminava il valore della bellezza, il gusto dell’azione eroica e
del dominio, che erano propri delle passate élites dominati. Egli voleva perciò l’affermazione di una nuova
aristocrazia che sapesse elevarsi a superiori forme di vita attraverso il culto del bello e l’esercizio della
vita attiva ed eroica.
Il motivo nietzschiano del superuomo è quindi interpretato da d’Annunzio nel senso del diritto di pochi
esseri eccezionali ad affermare se stessi, sprezzando le leggi comuni del bene e del male. Il dominio di
questi esseri privilegiati al di sopra della massa deve tendere ad una nuova politica aggressiva dello Stato
italiano.
Il superuomo e l’esteta
IL SUPERUOMO E L’ESTETA
IL PERSONAGGIO DELL’ESTETA, CREATO DA D’ANNUNZIO, VIENE INGLOBATO IN QUELLO DEL
SUPERUOMO. IL CULTO DELLA BELLEZZA È FONDAMENTALE NEL PROCESSO DI ELEVAZIONE
DELLA STIRPE NELLE PERSONE DI POCHI ELETTI: L’ESTETISMO NON È PIÙ RIFIUTO SDEGNOSO
DELLA REALTÀ, MA STRUMENTO DI UNA VOLONTÀ DI DOMINIO SULLA REALTÀ.
IL MITO DEL SUPERUOMO È SEMPRE UN TENTATIVO DI REAZIONE ALLE TENDENZE
DELL’EPOCA IN CUI SI EMARGINAVA LA FIGURA DELL’INTELLETTUALE, MA È UN TENTATIVO
DI REAZIONE CHE AGISCE IN MODO DIFFERENTE RISPETTO AL MITO DELL’ESTETA, POICHÉ
AFFIDA ALL’ARTISTA-SUPERUOMO UNA FUNZIONE DI “VATE” E DI GUIDA. E MENTRE LA
FIGURA DELL’ESTETA ERA IN NETTA OPPOSIZIONE RISPETTO ALLA REALTÀ DOMINANTE, LA
FIGURA DEL SUPERUOMO OFFRE SOLUZIONI CHE POSSONO ACCORDARSI CON LE TENDENZE
PROFONDE DELL’ETÀ DELL’IMPERIALISMO E DEL COLONIALISMO. CONSAPEVOLE DEI
PROCESSI DI DECLASSAZIONE DELL’INTELLETTUALE, D’ANNUNZIO CERCA DI RIBALTARE LA
SORTE COMUNE E RITROVARE UN RUOLO SOCIALE E, POICHÉ LA SOCIETÀ NON È IN GRADO DI
OFFRIRGLI NULLA, SI AUTO ATTRIBUISCE IL COMPITO DI PROFETA DI ORDINE NUOVO (VATE).
Il piacere

Appartenente al periodo romano, è il primo e più importante romanzo di d'Annunzio,


datato 1889. Con quest'opera, vengono introdotte nella cultura italiana la nuova tendenza
decadente e l'estetismo.
Protagonista dell'opera è Andrea Sperelli, nient'altro che d'Annunzio stesso. Per Andrea
l'arte è il valore assoluto e la bellezza un dono prezioso e per pochi da raggiungere ad
ogni costo. La vita stessa viene da lui concepita come arte: "Bisogna fare la propria vita,
come si fa un'opera d'arte".
La struttura del romanzo, diviso in quattro parti, risente del Naturalismo, sebbene l'autore
operi significativi cambiamenti. Il narratore è esterno, quindi in linea con la narrazione
oggettiva del Naturalismo, ma il punto di vista prevalente è quello soggettivo, cioè quello
del protagonista. Quest'ultimo è un'esteta, come il Dorian Gray di Oscar Wilde, che
insegue il bello e il piacere, circondandosi di bellezze esclusive e conducendo una vita
eccezionale al di fuori delle convenzioni sociali.
Egli disprezza il mondo borghese, ma dovrà fare i conti con la degradazione della società
e con il fallimento delle proprie aspirazioni. La notte di capodanno dell'anno 1886, nelle
stanze di un raffinato appartamento di palazzo Zuccari, in cima a piazza di Spagna a
Roma, il giovane conte Andrea Sperelli sta aspettando la sua vecchia amante, Elena Muti,
che non vede da circa due anni.
Senza seguire l'ordine cronologico degli eventi, bensì il filo dei ricordi del protagonista, il
narratore ricostruisce la storia in un lungo flashback che dura fino alla terza parte
dell'opera. I due innamorati si erano incontrati in casa di una marchesa, cugina di Andrea,
incominciando subito a frequentarsi, recandosi sempre in luoghi di grande raffinatezza e
di continua ricerca del piacere, alternando visite ai musei, passeggiate nella campagna
romana e feste nelle case più esclusive della società aristocratica. Elena decide però di
partire da Roma, senza alcun motivo, così il protagonista passa da un amore all'altro per
cercare il massimo piacere e di dimenticarsi dell'amata. Poco tempo dopo giunge però alla
villa Maria Ferres, donna di grande bellezza e sensibilità. Il protagonista vede dapprima in
Maria il simbolo della propria purificazione, ma ben presto nasce una passione amorosa.
D'Annunzio inserisce qui delle pagine del diario personale di Maria nelle quali la voce
narrante diviene quella della donna che racconta la dichiarazione d'amore di Andrea,
affermando ella stessa di ricambiare il sentimento.
Tornato a Roma, il protagonista si dedica ancora al piacere, vivendo la mondanità della
capitale, sino a quando incontra inaspettatamente Elena. Si chiude qui il lungo
flashback che riporta il lettore al momento in cui Andrea attende Elena presso Piazza
di Spagna. Durante il loro incontro la donna gli rivela di appartenere ad un altro uomo,
ma lo invita comunque, più avanti, nella sua residenza romana. Convinto di poter
stringere con la donna una nuova relazione, il protagonista rimane deluso quando vede
che all'appuntamento è presente anche il marito, un ricco inglese. Andrea si consola
però nell'amore per Maria Ferres, anch'ella giunta a Roma. Durante un concerto, le due
donne si conoscono ed il protagonista è sempre più convinto di poter amoreggiare con
entrambe. Ossessionato da Elena, che lo ha rifiutato nuovamente, Andrea si getta nella
passione con Maria, alla quale sostituisce l'immagine dell'altra donna. Una notte, per
sbaglio, in quello che è un vero e proprio lapsus freudiano, pronuncia il nome di Elena
mentre è con Maria che, inorridita, lo lascia.
Le vergini delle rocce
IL ROMANZO LE VERGINI DELLE ROCCE SEGNA UNA SVOLTA IDEOLOGICA
RADICALE CHE DIFFERISCE DAL ROMANZO PRECEDENTE. D’ANNUNZIO NON
VUOLE PIÙ PROPORRE UN PERSONAGGIO DEBOLE, TORMENTATO, INCERTO, MA
UN EROE FORTE E SICURO, CHE PERCORRE SENZA DUBBIO I SUOI OBIETTIVI. IL
ROMANZO È STATO DEFINITO “IL MANIFESTO POLITICO DEL SUPERUOMO”.
L’EROE È CLAUDIO CANTELMO, CHE SDEGNA LA REALTÀ BORGHESE
CONTEMPORANEA DEL LIBERALISMO POLITICO E DELL’AFFARISMO DELL’ITALIA
POSTUNITARIA E VUOLE PORTARE A COMPIMENTO IN SÉ “L’IDEAL TIPO LATINO” E
GENERARE IL SUPERUOMO, FUTURO RE DI ROMA CHE GUIDERÀ L’ITALIA A DESTINI
IMPERIALI. TUTTAVIA, NONOSTANTE LA SUA SICUREZZA, È POSSIBILE VEDERE
NELL’EROE PERPLESSITÀ E AMBIGUITÀ. LA “PUTREDINE” E LA MORTE, SECONDO
LA NUOVA IDEOLOGIA SUPEROMISTICA, VENGONO AD ASSUMERE FUNZIONE DI
STIMOLO ALLA VITA.
La pioggia nel pineto
Nella lirica si intrecciano i temi della metamorfosi (l’uomo e la
donna si fondono gradualmente con lo spirito stesso del bosco) e Alcyone, 1902-03
della musicalità, grazie alla forza evocatrice della parola poetica
(PANISMO). Il poeta invita Ermione a tacere e ad ascoltare le
varie modulazioni che le gocce di pioggia producono sulle piante
del bosco, cui si unisce il verso della cicala e della rana. La
sinfonia dei suoni li conduce gradualmente in una dimensione di
sogno, entro la quale avvengono i riti metamorfici: entrambi si
fondono nella rigogliosa vita vegetale, che avviluppa i loro corpi.
La lirica è un esempio, tra i più celebri, della parola che diventa
musica. La corrispondenza tra parole, gocciole e foglie fa che le
prime parlino le seconde (odo / parole più nuove / che parlano
gocciole e foglie), così le parole «non umane» e «più nuove» della
natura creano mediante suoni e sensazioni l’atmosfera
emozionante della metamorfosi.
Il panismo nell’Estetica liberty
Il panismo nei preraffaelliti

L’ESTETICA TARDOROMANTICA

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