Anche lui come Svevo subì un declassamento sociale, elemento che segnò la sua convivenza sociale. Nella sua vita lavorò sempre come insegnante, quindi il suo lavoro era comunque sempre incentrato nell’ambito letterario. Scriveva sia per passione si perchè ciò gli permetteva di guadagnare. Sua moglie nel corso della vita, a causa dell’allargamento della loro miniera di zolfo e a causa dell’imprigionamento immediato del glio in guerra, fu affetta da schizzofrenia. Avere la pazzia così vicino a lui probabilmente fu uno dei motivi che ispirò principalmente le sue opere. Iniziò la sua produzione scrivendo romanzi successivamente iniziò a scrivere opere teatrali, n quando ciò non diventò il suo lavoro per intero. Si focalizzerà, per urta la seconda parte della sua vita, sul metateatro, sul teatro che parla di sè. Aspetto rilevante è inoltre il rapporto con il fascismo. Si iscrisse al partito fascista in seguito all’omicidio Matteotti, dunque un’iscrizione fatta in un momento ambiguo. Inoltre la sua ideologia non è af ne a quella fascista. Probabilmente aderì al fascismo in qual credeva che avrebbe riportato l’ordine all’Italia e perchè aveva idee conservatrici e antiborghesi. Ben presto si rese conto della vuota esteriorità del regime e accentuò a poco a poco il suo distacco. POETICA: VITALISMO: È la sua visione della vita, un usso imperpetuo, un continuo divenire e per questo vivo. Tutta la realtà è vita e ciò che si distingue prende una forma concreta ed individuale ed inizia a morire. Anche l’uomo tende a cristallizzarsi ed assumere una concezione coerente e stabile di sè, senza sapere che sta inconsapevolmente formando un’illusione che nasce dalla concezione soggettiva del mondo. Anche gli altri vivendo si creano un’idea di un individuo, distinta dalla nostra e illuminata dalla sua visione. MASCHERE: Ogni persona indossa una maschera nel contesto sociale, ma sotto di essa vi è una personalità in accordo con la concezione vitalistica: UN FLUIRE INDISTINTO DI CONTINUE PERSONALITÀ NELL’UOMO CI SONO PIÙ PERSONALITÀ . Ciò è fortemente in contrasto con il concetto di IO, su cui si è fondata una lunga tradizione loso ca e letteraria. CRISI DELL’IDEA DI REALTÀ OGGETTIVA: Durante la società novecentesca entra in crisi l’idea di una realtà forte, oggettiva e unitaria e insieme ad essa anche il soggetto forte,unitario, coerente. Questa tenenza è da ricondurre alle caratteristiche della società fi fi fl Novecentesca: forte sviluppo industriale, capitale monopolistico, sterminati apparati burocratici, grande metropolitane moderne. A crollare è anche il determinismo e l’idea che si possa decidere il proprio destino tramite le azioni. La presa di coscienza di questa inconsistenza dell’IO genera nei personaggi piraelliani una sorta di smarrimento e di dolore, nonchè un forte senso di solitudine. LA TRAPPOLA ELLA VITA SOCIALE: nonostante l’uomo sia af itto da u forte senso di solitudine, i rapporti umani vengono sempre visti come crudeli, come se le uone maniere celassero in realtà un profondo senso di odio e disprezzo. Alla base di tutta l’opera pirandelliana si può scorgere perciò un disperato bisogno di autenticità, immediatezza e spontaneità vitale. Nella vita le trappole principali sono il luogo familiare e qla condizione economica, la prima perchè è un luogo ipocrito, ricco di menzogne che si mischiano con gli affetti viscerali; la seconda poichè gli uomini sono servi della condizione misera, di lavori monotoni e frustranti e di un’organizzazione gerarchica oppressiva. In tutto ciò Pirandello non offre mai una soluzione e da ciò scaturisce il suo pessimismo radicale. Non esistono utopie o realtà sociali dove le trappole non siano profondamente intrinseche. IL RIFIUTO DELLA SOCIETÀ: Pirandello non ricerca cause speci che e legate al periodo storico che portano alla morti cante società borghese, c’è novecentesca una condizione universale e immodi cabile intrinseca con il genere umano. L’unica via di fuga che si può trovare è l’immaginazione e la follia. RELATIVISMO CONOSITIVO: la realtà è per Pirandello perpetua, soggettiva e multiform, per questo non si può cercare di intrappolarla in schemi e forme o in principi ordinatori della realtà. Questo concetto porta al relativismo conoscitivo, ognuno ha la sua verità. Da qui nasce il crollo delle certezze positivistiche. UMORISMO: lo scopo della poesia, data la sua visione ella realtà, non può essere quello di attribuire alla realtà una visione logica ma quello di ANALIZZARE E SCOMPORRE LA REALTÀ CON UN ATTEGIAMENTO IRRAZIONALE E DISTACCATO che è l’UMORISMO. IL CONCETTO DI UMORISMO SI FONDA SU DUE ASPETTI: DA UNA PARTE ABBIAMO L’AVVERTIMENTO DEL CONTRARIO, DALL’ALTRA ABBIAMO IL SENTIMENTO DEL CONTRARIO. Grazie alla ri essione passiamo dalla prima fase d avvertimento del diverso che genera in noi una risata al secondo stadio che ci pota alla comprensione del duplice aspetto della realtà che ci porta al suo aspetto tragico. Tragico e comico vanno sempre insieme fi fl fi